EDR 7

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Stordita
    Posts
    2,757

    Status
    Offline
    “Insomma non è rimasta più una lira!”
    Fabrizio si allungò pigramente sulla poltrona, sotto lo sguardo leggermente irritato dell’amministratore
    “Non ho detto questo, conte!Certo , sugli immobili di Torino gravano parecchie ipoteche e a Rivombrosa avete venduto tutto quello che poteva esserci , di terreni e fattorie..ma vi resta Milano…e qualche terra in Piemonte , le proprietà del vostro bisnonno..no, qualcosa c’è ancora..certo che se continuate a spendere con questo ritmo, finirà tutto in breve tempo!”
    “ Bellentani, quanto siete noioso..
    “Conte..Lo sapete benissimo ..io sono affezionato alla vostra famiglia e amministro i beni dei Ristori da molto tempo, già con vostro padre..”
    “Mio padre non c’è più..altra epoca..altri tempi!E io non ho intenzione di fare il gentiluomo di campagna, come ha fatto lui.per carità!Voglio vivere, io..e divertirmi!”
    L’uomo guardò Fabrizio di sottecchi…che peccato..un’altra vecchia famiglia nobile piemontese che sarebbe così sparita..ah, i giovani!E sospirò…
    “E poi ho deciso..voglio trasferirmi a Roma!Basta Torino..e Milano..città così provinciali..”
    Fece roteare il bastone dal pomo d’avorio e sorrise
    “Lì c’è vita Bellentani..e occasioni, se volete!”
    “Beh, conte- l’uomo rispose gravemente- se è quello che desiderate, certo…ma non è tutto oro quello che luccica, temo…”
    E iniziò a ritirare i libri contabili
    “Io ho comunque deciso..e pensavo di trasferirmi a breve..”
    “Avete già anche un indirizzo..dovessi cercarvi..”
    “Oh..mia cugina vive a Roma con il marito..pensavo inizialmente di trasferirmi da lei..e poi troverò qualcosa!”
    “E allora..conte!Spero possiate trovare quello che cercate..”
    Fabrizio guardò cupo fuori dalla finestra..



    “Ho ricevuto una lettera di Fabrizio”
    Maria Costanza si drappeggiò nello scialle di cachemire, girandosi verso lo specchio; l’orfana del monastero di santa Chiara si era trasformata in una bellissima donna..
    “E che cosa dice di bello?”
    “Oh…vorrebbe venire qui a Roma..gli ho risposto che casa nostra è aperta..ho fatto bene, no?”
    L’uomo piegò il giornale e sorrise amabilmente
    “Mia cara..trovo Fabrizio un perfetto gentiluomo..un po’ volubile..ma del resto chi non lo è!”
    “Magari potresti trovargli un lavoro in ambasciata..parla benissimo l’inglese..”
    “Lo so..beh, potrebbe essere un’idea..”
    “Vuole proprio trasferirsi, sai?Vuole lasciare il suo Piemonte..”
    “Per me sbaglia”
    L’uomo si alzò e raggiunse davanti allo specchio Maria Costanza
    “Trovo che il suo castello sia un luogo affascinante e raro”
    “Lo diceva anche Caroline..ricordava il periodo trascorso tra quelle mura come uno dei più felici della sua esistenza..e sognava di tornarci..”
    “Vedi?”
    “Comunque credo che ci siano anche altre ragioni..”
    “L’amore?”
    “Oh, stupido..no, certo!E’ che a Fabrizio Rivombrosa è sempre andata un po’ stretta; suo padre non voleva lasciarla, mai..solo ogni tanto andava a Milano dalla sorella…mah!”
    “E quindi Fabrizio ora vuole essere libero..come l’aria..”
    “Se è per questo è già andato sufficientemente in giro, da quando il padre è mancato due anni fa..il mese scorso a Parigi….e poi Torino, Firenze, Venezia….e l’anno scorso, ti ricordi?Passò tutta la Stagione a Londra..”
    “Mi ricordo benissimo..e credo se lo ricordino anche un paio di nobildonne”
    “Sei impossibile!”
    Maria Costanza rise, mentre aiutata dalla cameriera sistemava l’acconciatura..
    “Belle queste piume e anche il tuo chignon...anche se trovo che con i capelli sciolti sia molto meglio..direi che sei proprio una fata, Costanza ..una fata bellissima”
    Maria Costanza arrossì
    “Bene..io sono pronta..possiamo andare al ricevimento, caro il mio ambasciatore!”
    E rivolse al marito uno sguardo carico d’amore


    Fabrizio guardò con aria critica il grande dipinto che sovrastava il caminetto della sala
    “Potrei anche venderlo..mai sopportato!Una veduta orribile della campagna..molto meglio i quadri di Boldini che ho visto a Parigi l’anno scorso”
    “Fabrizio!”
    “Mia cara…”
    La giovane donna si fermò davanti alla specchiera e iniziò a togliersi il cappellino
    “Cos’è questa storia che ho sentito dalle cameriere?Vuoi andar via..ancora?Ma se sei appena tornato!”
    “Cara cugina..”
    Fabrizio si alzò con eleganza dalla sedia e depose un rapido bacio sulla mano inguantata della donna
    “Non capisco proprio questa tua smania di vedere il mondo….non puoi fermarti a Milano ancora qualche giorno?Avevo intenzione di farti conoscere alcuni amici..”
    “Carissima- Fabrizio rise- basta che i tuoi amici non diventino delle amiche..come l’ultima volta..non capisco perché tu mi voglia ammogliato a tutti i costi..è una fissazione questa!Anche zia Sofia..impossibile..”
    “Lascia stare mia madre, Fabrizio!In fondo..è solo per il tuo bene..”
    “Già, per il mio bene..e allora preferirei che non ve ne occupaste più!Io sto bene così, benissimo!”
    “E al tuo titolo, non ci pensi?”
    “Come no?Ci penso , ci penso ogni giorno..non ti preoccupare Lucilla..me lo ricordano in tanti..soprattutto quelli a cui devo qualcosa”
    “Appunto…”
    “Ma non ho alcuna intenzione di fare un matrimonio d’interesse solo per salvare le mie finanze..mettitelo bene in testa”
    “E già..per i Ristori solo matrimoni d’amore!”
    “Cara mia ..ti sbagli…perché in questo caso non ci sarà nessun matrimonio..io non mi sposerò mai!”
    “Tu e le tue stupide idee..vedrai, quando troverai quella che ti farà girare la testa..vedrai dove finiranno tutti i tuoi buoni propositi di libertà!”
    Lucilla irata si lasciò andare con assai poca grazia sul divano, mentre Fabrizio terminò di bere in silenzio il suo liquore..
    “Beh?Ti sei calmata?Oh..benissimo..comunque non parto subito; pensavo di fermarmi per il Carnevale..a Roma quest’anno l’hanno sospeso, non so perché...”
    “E tu come fai a saperlo?”
    “Ho scritto a Maria Costanza”
    “Ah!”
    “Beh?Adesso non sarai gelosa di Costanza!”
    “Per carità…certo..a Roma , tutto un altro genere di vita..”
    Fabrizio sospirò, quasi esasperato
    “Ascolta Lucilla..Ho passato tutta la mia esistenza tra Rivombrosa e Milano..quando mio padre si ricordava di avere dei parenti!Permetterai che voglia godermi un po’ il mondo..tu hai passato la tua esistenza tra ricevimenti e balli…io tra mucche e campi..”
    “Tuo padre non ti ha fatto mancare mai niente!”
    “Certo..e io gli ho voluto bene, veramente..ma ora voglio vivere a modo mio..sarò pur libero, no?”

    “Libertà..”
    I due giovani trasalirono..Sofia era entrata senza farsi notare...anche se ormai doveva appoggiarsi al bastone , per spostarsi da una stanza all’altra..
    “Una volta questa parola l’usavamo per qualcosa di più serio..ma forse è così..cambiano i tempi!”
    “Cara zia..”
    “Oh, Fabrizio..ti ho sentito benissimo..così vuoi più libertà, eh?”
    Sofia si appoggiò alla scrivania..la vecchia scrivania di Paolo e di Alessandro..quanto tempo era passato..davvero..e lei era così stanca..
    “Bene..non posso certo oppormi..e neanche tua cugina Lucilla..ovvio..però ti chiedo solo una cosa..”
    E si protese verso il nipote
    “Cerca di non rovinarti per la tua libertà..si può essere liberi..ma con giudizio, Fabrizio..con giudizio”
    Poi bruscamente cambiò argomento
    “Ho ricevuto questa mattina una lettera del tuo amministratore..è preoccupato..”
    Fabrizio gemette
    “Bellentani è un idiota”
    “Non direi..è un amministratore oculato..e vorrebbe avere in futuro qualcosa da amministrare, visto che è il suo lavoro!Mi dice che ci sono dei problemi..”
    “Esagera..”
    “Non credo..in vita sua non l’ha mai fatto..parla di ipoteche..e di vendite..non starai vendendo Rivombrosa, vero Fabrizio?”
    Sofia guardò ansiosa il nipote
    “Ho venduto dei terreni…c’è qualche problema?”
    Sofia trattenne il fiato..
    “Quella casa..è tutta la nostra storia, Fabrizio..mai..hai capito?mai, dovrà essere venduta..lo chiese mia madre a tuo padre, tanti anni fa..e io lo dico a te…è la nostra casa, lo capisci?La nostra storia..non puoi venderla!”

    “I sacrifici imposti da Sella dieci anni fa non sono piaciuti a molti politici, né agli italiani, se ricordate..”
    “Resta il fatto che in questo modo si era riportato in pari il bilancio dello Stato”
    Il senatore Todeschini aspirò il fumo del suo sigaro toscano…
    “Sono state comunque misure fiscali impopolari e hanno creato disordini; datemi retta, ambasciatore..essere troppo severi non conviene..in politica!”
    Sir Acton sorrise
    “Sella è un fine politico, senatore;e queste sue idee scomode, è vero ma non potete negare che grazie alla sua finanza, non certo allegra come quella di questi tempi, l’Italia ha goduto di una notevole ripresa economica..noi inglesi vorremmo avere un Sella anche a Londra!”
    “Potremmo anche regalarvelo!”
    Il diplomatico scoppiò in una risata
    “E noi accetteremo il vostro dono..senza storcere il naso, senatore!”
    Un terzo gentiluomo si avvicinò prendendo parte alla conversazione
    “Molti italiani stimano comunque Quintino Sella..”
    “Non certo la Chiesa, visto che ne ha incamerato i beni!”
    “Oh..il vostro Papa…meglio l’arcivescovo di Canterbury..almeno non pubblica encicliche contro la politica…”
    “Signori..”
    La padrona di casa interruppe la conversazione
    “Vi prego..volete lasciare le vostre disquisizioni politiche per questa sera?Mio caro sir Acton..vostra moglie vi cerca disperatamente nella sala dei concerti..e voi, caro Zanardelli, limitate i vostri interventi alla sala parlamentare, vi prego!”
    “Principessa…obbediamo!Come disse Garibaldi..”
    “Oh, per carità!Lasciamo fuori da queste sale, il caro Generale..vorrei solo sentir parlare di musica e di poesia questa sera!”
    E la giovane donna ridendo trascinò con sé il senatore Todeschini verso la sala dei rinfreschi.

    “Spero che questa sera al circolo ci si un po’ di gente Armando..”
    “Oh, direi di sì, conte ..Sono quasi tutti nel salone..scusate”
    Il cameriere afferrò il cappello e il mantello che Fabrizio si era appena tolto
    “E’ arrivato il conte Emilio Borromeo da Parigi…”
    “Bene!”
    Fabrizio si avvicinò al fuoco del caminetto, un po’ infreddolito
    “Caro Fabrizio!”
    “Antonio!Ma guarda..anche tu questa sera?”
    Il nuovo arrivato ammiccò
    “Per carità.. arrivava mia suocera..capirai!”
    Fabrizio rise, divertito
    “Ma come..non mi dirai che te ne sei scappato per non vederla!”
    “Ridi, ridi..mia suocera è terribile..e poi quando mi guarda attraverso il suo occhialino..brr!”
    “Ma come, Antonio…ti fai mettere sotto così!!.”
    “Ma quella non è una donna..è un’arpia, una megera…e mi odia”
    “E perché ti odia?Cosa le hai fatto?”
    “Io niente..ma lei sostiene che sono una rovina…e sobilla mia moglie..”
    Fabrizio ormai rideva senza più ritegno
    “Caro mio, ti sta solo bene..vedi, cosa ti avevo detto?Hai voluto sposarti ..e adesso sei nei guai!”
    “Signori, signori!”
    Una testa irata si sporse da dietro la pagina del Corriere
    “Vi spiace andare da un’altra parte a discutere?Questa è la sala di lettura..e si fa silenzio!”
    “Uhh..scusate!Non ce ne eravamo accorti”
    I due amici, trattenendo il riso, lasciarono la sala
    “Ma chi era quello?”
    “Oh, è l’ingenier Cremonini ; un bilioso da non dire!..non si può scherzare con lui tra i piedi..vabbè, dai..andiamo a sentire Emilio!”
    Nella sala grande un gruppo circondava un gentiluomo vestito all’ultima moda
    “Vi dico che è stata una cosa fantastica.. questa Mostra Internazionale dell'Elettricità di Parigi, con le ultime scoperte di Edison e le sue lampade ad incandescenza..”
    “Ho sentito che vogliono aprire una centrale qui in centro”
    “Vicinissimo al Duomo, in via santa Radegonda”
    “Ma c’è un teatro lì!”
    “Si parla di abbatterlo..e poi vogliono passare con le prime reti di illuminazione inizialmente in Galleria..”

    “E poi i caffè..il Biffi, di sicuro!”
    “Incredibile…”
    “Al primo piano nella centrale ci saranno le caldaie a carbone ed al piano terra le macchine alternative a vapore e la dinamo. Costruiranno una ciminiera di mattoni , alta 52 metri..”
    “L’è minga possibil..come el Dom!”
    “Ma và!”
    Un anziano gentiluomo sospirò
    “Sembra ieri quando posero la prima pietra della Galleria..”
    “E’ il progresso, amici miei è il progresso!”
    “Sarà anche come dite voi, caro conte, il progresso..ma io ho molta nostalgia di un passato che era così bello..”
    “Sembrate mia zia Sofia!Caro barone..il passato è passato..davvero!Bisogna guardare avanti..Viviamo in un’epoca bellissima, non trovate?Piena di scoperte, di novità e di gioia di vivere!”
    Fabrizio appoggiò con foga il suo bicchiere sul tavolino
    “Inizia un nuovo secolo, amici miei, e sarà splendido..”
    “Va bene, caro mio..e allora brindiamo..”
    “Si, brindiamo amici, al progresso…al signor Edison…alle sue scoperte..”
    “E alle donne!”
    “Ma sì, cari miei..alle belle donne!E all’amore..”
    E tutti risero mentre i camerieri si affrettavano a riempire con lo champagne i calici..



    Il vecchio cane randagio annusò sospettoso l’involto: il cameriere del circolo lasciava sempre qualche buon boccone per lui .e così, anche quella sera avrebbe fatto un pasto decente….tuffò deciso il naso tra gli scarti, ma poi .improvvisamente drizzò un orecchio: c’era qualcuno dietro l’angolo che canterellava!Il cane si sporse: umani..decisamente ubriachi!E poi dicevano le bestie…scrollò la testa e si mise a mangiare..
    “Fabrizio!”
    “Scic..non urlare..sei matto..e ubriaco!”
    “Già, perché tu invece sei completamente sobrio, eh?”
    Fabrizio si appoggiò al lampione, il cilindro pericolosamente inclinato sul capo e lo sparato fuori di posto..
    “Piantala…e aiutami piuttosto..non ridere!”
    Antonio crollò su una panchina
    “Sei buffo..ma cosa fai attaccato a quel lampione?Conte Ristori, la prego di rimettersi in piedi..e di chiamare una vettura di piazza..”
    Fabrizio alzò lo sguardo verso la luce giallastra del lampione e poi più su verso il cielo della notte..
    “Guarda quante stelle, Antonio.”
    “Uhm?”
    “Quante stelle..sai , mi ricordo..ma mi ascolti?Antonio!Non dormire, animale”
    Lentamente Fabrizio si tolse il cilindro e restò così, nel silenzio della notte
    Le stelle..un ricordo confuso.. una notte, là a Rivombrosa..un cielo trapuntato di stelle..e una promessa..
    “Sai, Antonio?Mi ascolti?Io odio quella casa..l’ho sempre odiata..per tutta la mia infanzia…le stanze, i corridoi..il giardino.eppure .lui stravedeva per quelle mura..non riusciva a staccarsene..e anche mia zia Sofia...è la persecuzione dei Ristori...ma io sono stufo..stufo..mi capisci?Io non ci voglio più tornare, in quell’incubo..per me era solo un incubo..Mi ascolti?”
    Ma Antonio si era ormai addormentato sulla panchina
    Fabrizio lasciò faticosamente il lampione e ondeggiò pericolosamente sul marciapiede
    “Mi hai sentito..ehi!Tu..dove sei?”
    E minacciò il cielo con il bastone
    “Non mi avrete mai più..Dovrete lasciarmi in pace, finalmente..avete sentito?In pace!”
    Ma le stelle lontane sembrarono non far caso alle sue grida e continuarono a brillare lassù, nel buio cupo della notte

    Il suono argentino del campanello, posto sulla porta della bottega , avvisò la panettiera dell’arrivo di un cliente; la donna si sporse,speranzosa , oltre la porta del retronegozio .. e gli occhi le si illuminarono nel riconoscere chi stava entrando nel locale
    “Oh, madamin!Cerea!”
    Un timido sorriso rischiarò a sua volta il volto della giovane donna che stava richiudendo la porta
    Un bellissimo viso, con una spruzzata di piccolissime efelidi, gli zigomi arrotondati, un nasino appena all’insù e illuminato da un paio di splendidi occhi azzurri .I soffici e lunghi capelli ramati erano riuniti in uno stretto chignon , che non riusciva a mortificarne la bellezza…Il personale slanciato , le mani lunghe e affusolate, ne rivelavano le origini che, se non nobili , erano certo appartenenti ad un ceto elevato…ma sugli abiti lisi, anche se accuratamente puliti ,solo uno scialle era appoggiato e a malapena copriva le spalle.. questo benché la temperatura fosse solo qualche grado sopra lo zero,
    “Buongiorno signora Donata..avete ancora per caso qualche panino per la mia mamma?”
    “Come no, signorina!Ma dovete aver freddo, Gesù…tra poco nevica , di sicuro! Perché non venite qui, accanto alla stufa, a farmi un po’ di compagnia e a chiacchierare ?Oggi ho passato quasi tutto il pomeriggio sola con il gatto, il mio povero Anselmo, io , lui e il fuoco, a contarcela su..con un tempo così, pochi clienti si sono ricordati di farmi visita!”
    “Fa molto freddo..è vero!”
    E la ragazza si arrischiò ad oltrepassare il bancone per seguire l’invito della buona donna
    “Ecco..brava..qui!Spostati, Anselmo, che abbiamo visite..e agli ospiti si offre il sedile migliore”
    Il gatto miagolò, saltando giù dal suo cuscino, e andando a strusciarsi contro le gambe della cliente
    “Ah, brutta bestia..sei un furbacchione Anselmo..così fai le feste anche alla signorina!Guarda che mi offendo, eh?Traditore!”
    “Oh, è così bello..e morbido..”
    La ragazza passò una mano sulla testa del micione, che, soddisfatto, chiuse gli occhi a fessura e iniziò a far le fusa
    “Guardalo..ha capito che gli piacete!”
    Rassicurato , il gatto le saltò in grembo..
    “E’ un amore, il vostro gatto!”
    “Si vede che vi piacciono gli animali, signorina!”
    Un subitaneo rossore le si diffuse in volto
    “Oh, si, tanto..cani, gatti..ma non possiamo tenerne..”
    La bottegaia capì che era il caso di cambiar discorso
    “Certo, certo..allora..cosa mi raccontate, buone notizie?”
    “Oh, non direi, purtroppo.. La mamma è sempre così stanca..”
    “ Mia cara – la buona donna le appoggiò una mano sporca di farina sul braccio- vedrete che quando ritornerà la buona stagione anche la vostra mamma starà meglio, di sicuro!”
    “Oh, lo spero tanto..perchè capite..come potrei fare senza di lei..”
    “Ma non dovete neanche pensarci!La vostra mamma ritornerà in forze..come prima..”
    “Sapete, ..lei è sempre stata un po’ debole di salute, ma non così..così mai”
    “E il medico che dice?”
    “Di non preoccuparsi…ma io ho paura, signora Donata!”
    “Su, su..una signorina come voi..non deve certo aver paura..e poi tutti vi vogliono bene nel quartiere..non siete sola signorina Eleonora..avete tanti amici....e, poi, diamine!Come dice il proverbio..a volte il diavolo lo si dipinge più brutto di quel che sembra..”
    “Siete molto gentile..le vostre parole mi confortano, davvero”
    “Ecco..è quel che penso, del resto…”
    Donata si abbassò pensierosa verso lo sportello della stufa , lo aprì e aggiunse veloce un ciocco di legno , per vivacizzare il fuoco
    “Però dovete pensare anche a voi,cara la mia ragazza!Scusate, eh, se ve lo dico..ma dovete tenervi in forze.e non farvi prendere dallo scoramento.”
    “Oh,..ma io sto bene e poi ho il mio lavoro!”
    “Lo so, lo so che avete delle mani d’oro..le monache della Visitazione vi hanno insegnato bene a tener in mano l’ago, cara signorina Eleonora ..”
    E la bottegaia represse un sospiro..certo..quella ragazza lavorava.ma si vedeva bene che non c’era abituata..era come un timido fiore in mezzo a tante erbacce..e si sentì stringere il cuore…



    Lucilla terminò con calma di imburrare la sua fetta di pane e poi, maliziosamente, agitò il coltello in direzione del cugino
    “Devi avere un mal di testa terribile…poverino!Sbaglio o ieri sera hai fatto un po’ tardi, Fabrizio?”
    Fabrizio alzò lo sguardo …mal di testa?Una marea di spilli sembravano trafiggergli il capo..e le lanciò una silenziosa maledizione..donne!Solo vederla mangiare…nausea e vertigini lo riassalirono; e scostò bruscamente il piatto che il maggiordomo gli aveva posto innanzi
    “Non ho fame”
    “Oh..mio caro.. non bisognerebbe mai bere a stomaco vuoto..sai?”
    “Sono perfettamente sobrio”
    “In questo momento non ne dubito; comunque è inutile cercare di farti sbollire con qualche ritrovato gli strascichi delle tue libagioni di ieri sera, Fabrizio. Sai, esiste un solo modo di curare i postumi di un’ubriacatura: il tempo…”
    “Lucilla…”
    “Si?”
    “Ti odio”
    La giovane scoppiò in una risata
    “Ti spiace non ridere?”
    “Povero Fabrizio..non preoccuparti..la mia colazione è terminata..devo andare altrimenti rischio di arrivare in ritardo alle lezioni”
    Lucilla piegò con cura il tovagliolo
    Fabrizio chiuse gli occhi..aver le vertigini era veramente terribile..la stanza sembrava ruotargli attorno..si attaccò ai lembi della tovaglia..
    “Non mi dirai che stai ancora frequentando l’Università?”
    Lucilla sorrise e allontanò la sedia, alzandosi
    “Certamente; oggi devo seguire le lezioni del prof.Lorenzi..è un luminare del foro di Milano!Le sue arringhe sono famose”
    “Bubbole..una donna..tu all’Università..è irreale!”
    “Io trovo invece pazzesco vederti così conciato dopo una notte di bagordi!Ma quando crescerai, Fabrizio? E cercherai di condurre una vita meno scioperata..alla tua età, poi..”
    “Non sono ancora rimbambito, Lucilla!”
    “Lo sarai tra breve, se non la smetti..e perderai anche quel poco di rispetto verso te stesso che alberga ancora in te!E poi, si può sapere cosa ci trovi a vivere in questo modo?”
    “Lucilla..te l’ha mai detto nessuno che sei acida , più di un limone?Anche se non vuoi stare ad ascoltarmi, ti avviso che se continui così non troverai neppure uno straccio di marito!”
    “ E tu?Cosa speri di ottenere con questo comportamento idiota?”
    “Io mi diverto…e sono contento così”
    “Contento..felice..ma sentitelo..tu non sai cos’è la felicità Fabrizio..e neppure cos’è l’amore…”
    “Qui ti sbagli!”
    “Caro cugino..vuoi che ti dica cosa penso veramente di te e dei tuoi amori?Tu capirai cosa vuol dire amare davvero una donna, solo quando ne troverai una che ti amerà sul serio…”
    E Lucilla lasciò altezzosa la stanza da pranzo
    Fabrizio seguì con uno sguardo vacuo la cugina Lucilla …cosa aveva voluto dire?Donne..così complicate..e assurde!
    Gemette..dannato mal di testa..aveva bevuto troppo davvero la sera prima e mescolato vini e liquori
    “Renato..per piacere!”
    “Ditemi, signore.”
    “Portami veloce dell’olio, un uovo, ketchup, tabasco, sale e pepe..svelto!”
    Sospirò,ripensando alla breve conversazione avuta con Lucilla, mentre si preparava il rimedio che già altre volte aveva utilizzato contro i postumi di una simile sbronza..l’amore..ma cosa poteva saperne quella lì, dell’amore!Patetica..
    Fece scivolare il tuorlo intero in un bicchiere , aggiunse delicatamente gli ingredienti,e trangugiò veloce con una smorfia il tutto.


    .Belle Epoque.. tumultuoso sviluppo, incrollabile fede nel progresso, spensieratezza! La luce elettrica annullava le differenze tra il giorno e la notte, facendo sfavillare vetrine ricolme di ogni ben di Dio, caffè, teatri, cabaret e cinema dove vorticavano gli incontri…e dove l’unica legge era il piacere..
    Tutto sembrava permesso e possibile. Denaro e ottimismo parevano destinati a non finire mai, accendevano i sensi e garantivano l’appagamento di ogni voglia.
    Eppure come erano forti in quegli anni le disparità sociali!Non vi erano vie di mezzo: o si era ricchi e circondati dal lusso, o si viveva nella miseria più assoluta..
    Una nobiltà antica e raffinata consumava i propri riti mondani in ogni occasione, tra teatri, circoli e ville, mischiata spesso ad una borghesia ipocrita e spesso indifferente ai problemi che la circondavano... Era una società il più delle volte insensibile ,perché ormai rapita solo dal fascino del denaro e delle nuove tecnologie, verso il povero, il diverso..
    La Belle Epoque non era quindi una “bella epoca” per tutti: erano gli anni di alti tassi di mortalità per bambini e adulti dovuti alle carenze igieniche che perduravano; anni in cui si lavorava dall'alba al tramonto per dei salari reali bassissimi, anni dello sfruttamento minorile, contrassegnati da un malessere sociale che si manifestava con la diffusione dell'alcolismo, sintomo di una malinconica rassegnazione delle masse costrette ad un basso tenore di vita.
    Regola assoluta e cultura imperante era, come scrisse in quegli anni De Roberto, fare gli affari propri, al di là delle ideologie e contro le utopie, al di sopra dei confini geografici e di ogni morale, con il mondo ridotto ad un grande palcoscenico, ad un grande Moulin Rouge dove si danzava , si gioiva e si beveva spensierati..

    Eleonora mise sotto il braccio il paniere con la spesa e richiuse dietro di sé la porta della panetteria ,stringendosi con precauzione nel vecchio scialle di lana:dal cielo plumbeo e ovattato scendevano ora lenti e splendidi fiocchi di neve…
    Si sorprese ad allungare una mano, per sfiorarli , come quando era bambina ..e sospirò, ripensando ad un’epoca felice e spensierata, così lontana, ormai!
    Con cautela attraversò la strada, scivolando tra gli omnibus a cavalli e i birocci dei verdurieri; raggiunse il marciapiede e , cercando di far ben presa con il piede, si incamminò con difficoltà verso casa ..I piedi, malamente calzati da vecchie scarpe sfondate, affondavano ora nella fanghiglia che si era accumulata…
    “Finalmente ..a casa!”
    L’androne della vecchia casa sembrava accoglierla maternamente;iniziò a salire le scale, inerpicandosi sempre più in alto.
    Dalle porte socchiuse, sui pianerottoli si udivano pianti di bimbi, chiacchiericci, urla, risate soffocate… si indovinava un’umanità varia e dolente, nascosta dietro quelle porte ..
    Al terzo piano incontrò una donna ormai sfatta che con fatica trascinava il secchio del carbone
    “Signora Adelaide..aspettate che vi aiuto!”
    “Oh..ma signorina..che fate?E’ così pesante..potreste farvi male”
    “E voi?”
    “Ma io sono abituata..grazie..grazie..che Dio ve ne renda merito”
    Eleonora depositò il secchio sullo stuoino e svelta continuò a salire..verso il cielo!
    Arrivata all’ultimo pianerottolo si soffermò a tirare il fiato ,ansante e poi si appoggiò alla ringhiera, sporgendosi verso il basso..aveva le gambe buone..ma tutti i giorni salire e scendere per quelle scale..le si strinse un po’ il cuore: mamma non usciva da così tanto tempo..ed era così stanca!Come poteva salire e scendere da quelle scale, come lei?Ah, se ci fosse stato ancora il babbo!Fu un lampo..e rivide davanti a lei quel volto così amato..le sembrava persino di risentirne il buon odore di cuoio..di quel liquido che papà si cospargeva sul viso dopo la barba..e il suo riso, gioviale!Una pena infinita le ghiacciò il cuore..povero papà, povero generale!Se avesse visto la sua famiglia ora..in quella soffitta, tra gli stracci..e la fame!L’accusa di tradimento..di aver abbandonato gli uomini al pericolo..era stata così infame e ingiusta..l’aveva colpito al cuore,ne aveva minato irrimediabilmente la salute..e il generale si era spento così, improvvisamente, sui gradini del ministero, dove si era recato per l’ennesima volta a perorare la sua causa.
    Cosa restava alla vedova e ai figli, ora?Solo un ricordo tenero e appassionato, la consapevolezza di aver avuto un padre e uno sposo giusto e retto..ma, ahimè anche la miseria .e il disprezzo di chi aveva creduto possibile che il generale de Robillant fosse in fondo un vile!Lui..proprio lui..che aveva accompagnato Garibaldi nelle sue campagne, .in Lombardia, in Sicilia,..sempre in prima linea…Eleonora soffocò un singhiozzo, appoggiando la mano sulla maniglia della porta ed entrò in quella soffitta che era ormai la sua casa..

    “Professore, professore!”
    Il professor Lorenzi corrugò lo sguardo e si volse: una giovane donna affannata gli correva dietro, lungo il portico dell’Università, una mano a trattenere il cappellino, l’altra a sorreggere una pila di libri
    “Scusate, professore!”
    “Ebbene, signorina?”
    Il tono era burbero e un po’ seccato, ma ci voleva altro per smontar Lucilla!
    “Volevo complimentarmi con lei, per il suo acuto discorso..non capita spesso qui in Università di assistere ad una lezione così affascinante!”
    “Affascinante?Avete trovato la mia lezione sui principii che regolano i rapporti tra la successione per legge e per testamento , secondo il diritto romano, francese ed italiano, affascinante?Diamine, signorina..questo non mi era ancora stato detto..”
    “Vi prego di scusarmi”
    Ora Lucilla arrossiva, rendendosi conto di essere stata troppo impulsiva..cosa le era saltato mai in testa..fermare l’illustre principe del foro…
    Eppure la conferenza l’aveva entusiasmata e le era sembrato così naturale complimentarsi con quell’uomo!
    “Sono solo una studentessa..e forse non avrei dovuto interpellarvi, ma volevo comunque farvi i miei complimenti ; capisco però di avervi disturbato e me ne dispiaccio, scusate, ancora!”
    Fece per ritirarsi, dopo aver salutato inchinando affrettatamente il capo
    Il professore si fermò in mezzo al portico, togliendosi gli occhiali
    “Signorina..sono io che debbo scusarmi con voi!Sono stato brusco, ma generalmente le studentesse del mio corso non mi inseguono in quel modo”
    “Non vorrei essere fraintesa..ma le vostre idee sono per me preziose..e volevo utilizzarle nella mia tesi”
    “Ah, la tesi!Vi state dunque per laureare?”
    “Se supero gli ultimi esami conterei di discutere la tesi alla fine dell’anno, professore”
    “I miei complimenti..vi facevo più giovane”
    Lucilla arrossì, lei sempre così perfetta..si sentì stranamente a disagio sotto quello sguardo ironico
    “Comunque…la ringrazio ancora per la disponibilità “
    E fece per allontanarsi
    “Signorina!”
    “Si’”
    “Beh..lei afferma di conoscermi..ma io con chi ho avuto l’onore di parlare?”
    “Oh, mi scusi, professore..sono imperdonabile..mi chiamo Lucilla..sono la signorina Lucilla Riberi”
    “Riberi..Riberi..- il professore sembrò colpito, come se quel nome gli avesse ricordato improvvisamente qualche cosa..- siete per caso parente del dottor Riberi?”
    “Era mio padre..è mancato lo scorso anno”
    I due sembrarono studiarsi per un breve attimo
    Il professore ruppe per primo l’imbarazzante silenzio che era caduto tra loro
    “Vi chiedo scusa, cara signorina !Conoscevo il dottor Riberi , un ottimo medico..un chirurgo di chiara fama..ne apprezzavo le idee, il suo spirito libero e fiero..bene..- un sorriso, questa volta molto più cordiale illuminò il volto dell’uomo – adesso so da chi avete preso, signorina!”
    E scoppiò a ridere, tendendole la mano per salutarla

    “Sei tu, Eleonora?”
    Eleonora si affrettò a rispondere a quella flebile voce
    “Si, mamma, sono io..”
    La giovane posò il cesto della spesa e si tolse rapidamente lo scialle
    “La signora Donata è stata così gentile..aveva ancora dei panini…quelli morbidi, che ti piacciono tanto”
    “Non ti sentivo tornare ed ero preoccupata..sta nevicando, lo vedo dalla finestra”
    “Oh, si, mamma..ed è bellissimo, sai?”
    Eleonora si sedette ai piedi dell’umile pagliericcio
    Un viso pallido e sofferente sbucava da sotto una coltre di coperte che avevano conosciuto tempi migliori..
    “Tra breve torneranno anche i tuoi fratelli.”
    “Ed io preparerò la minestra calda..così non sentiranno freddo, cara mamma!”
    “Eleonora..”
    “Ditemi!”
    La contessa di Robillant guardò quella sua figlia così bella…cosa ne sarebbe stato alla sua morte di lei e degli altri figli..perchè non si faceva molte illusioni, al contrario di Eleonora!Si stava spegnendo poco per volta..il freddo, la miseria, il dolore avevano ormai distrutto e minato il suo fisico, per sempre..
    “Nulla..fammi vedere”
    Eleonora iniziò a svuotare il cesto..
    “La signora Donata ha un bellissimo gatto, sapete?Lo chiama Anselmo..non è buffo?Come una persona..e sembra capisca tutto..oh!”
    La povera donna sussultò sentendo l’esclamazione della figlia
    “Che accade, Eleonora?”
    “Madre..-Eleonora era smarrita_ ma io avevo acquistato solo due panini.,.anche perchè avevo solo due centesimi nel borsellino..ed invece..”
    “Ebbene?”
    “La signora Donata si è sbagliata, certamente..qui ce ne sono sei..”
    Ed indicò i sei minuscoli panini che sembravano brillare sulla coperta sdrucita
    “Adesso torno indietro..ci deve essere un errore..”
    “Non credo sia stato un errore, figlia mia..e penso che la signora Donata sia proprio una brava donna..”
    “Ma madre!”
    “Sì. Proprio una brava donna …e Dio la ricompenserà certamente per la sua buona azione…verso una vedova e i suoi figli..”
    E una lacrima scese sul volto della contessa.

    Cupole, marciapiedi di tegole, incroci di cornicioni; ingarbugliati saliscendi tra una folla di camini, balconcini, capitelli, pinnacoli scolpiti…
    Eleonora contemplava dall’alto della sua soffitta il panorama fantastico di una Torino di tetti: seduta sul davanzale dell’abbaino lasciava scorrere lo sguardo e sognava…
    Dietro di lei il cicaleccio discreto dei fratellini, la voce sempre più stanca della madre sembravano perdersi lontano..
    Lassù qualche stella aveva bucato la distesa opalescente; non nevicava più ma una coltre bianca aveva ricoperto i tetti di una Torino che sembrava ora lo scenario di una favola perfetta..
    Eleonora amava fantasticare e perdersi dietro i suoi pensieri..in quei momenti la miseria, le difficoltà di ogni giorno, le preoccupazioni di un domani sempre più cupo sembravano stemperarsi e sparire, almeno per un attimo..
    Sognare un futuro migliore, un amore unico e vero..erano così in fondo i sogni di tutte le giovinette della sua stessa età; anche Eleonora sognava l’amore e un giovane garbato che l’avrebbe un giorno stretta tra le sue braccia e amata..
    Anzi, se chiudeva gli occhi le pareva quasi di intravvederlo..alto, scuro di capelli, con un caldo sguardo…
    In quei momenti Eleonora sentiva che la vita, la sua vita , valeva ancora la pena d’essere vissuta…


    “Avete avuto una bellissima idea, contessa”
    “Mio marito credeva in tutto ciò; era una parte della sua vita. E io voglio ricordarlo così”
    L’ingegner Rota riavvolse i rotoli con i disegni dei progetti
    “Poche persone di questi tempi farebbero così tanto per gli altri..”
    “Faccio solo in fondo quello che avrebbe desiderato veder realizzato il dottor Riberi; se non ci avesse lasciato sarebbe stato certamente il suo prossimo impegno..era per lui un sogno realizzare una simile opera!”
    “Non è un sogno, contessa..non lo resterà almeno per molto”
    L’ingegnere ripose i fogli nelle custodie di cartone, sorridendo
    “Il Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Milano è onorato di essere stato coinvolto in questo progetto: tutti noi speriamo ardentemente di potervi aiutare e di realizzare in tempi brevi la carrozza ospedale”
    “E io a mia volta vorrei che ringraziaste tutti…tutti , gli amici di mio marito e quanti hanno creduto e credono in un mondo migliore..”
    Sofia si alzò a fatica dalla poltrona
    “Mio marito ha sempre creduto nelle idee di Dunant..ed è grazie a lui che è stato fondato il primo comitato italiano della Croce Rossa, qui a Milano,allo scopo di provvedere all’assistenza sanitaria dei malati e feriti in guerra..E’ vero, in questo momento siamo in pace ma resta il fatto che i mezzi sanitari sono pressoché inesistenti tra le truppe; in questo modo assolveremo il compito assegnatoci dal comitato. e in caso di guerra non ci saranno più problemi per i soldati”
    “Una vasta sala di accettazione, una sala operatoria,la farmacia , un reparto disinfezione e lavanderia..un vero e proprio ospedale viaggiante, contessa!Con un sistema di aerazione e di riscaldamento modernissimi…”
    “Dobbiamo ringraziare la Compagnia del Tramways milanese..l’idea in fondo viene dalle loro carrozze viaggianti”
    “Ho avuto modo di presentare la settimana scorsa il progetto allo Stato Maggiore; l’impressione suscitata è stata ampiamente positiva e il ministro Ferrero si è dichiarato entusiasta:se l’esperimento si rivelerà positivo l’esercito pensa di creare altri ospedali viaggianti, ispirati al nostro”
    “E’ una bellissima notizia, ingegnere”
    “Sapevo che ne sareste stata felice..Ora vi lascio, ma spero di rivedervi presto e di portarvi buone nuove”
    “Di certo io le accoglierò molto volentieri”
    E Sofia tese la mano al giovane professionista, che si inchinò in un rapido baciamano


    “Il senatore Binaschi questa sera si è rivelato per quello che è in realtà: un emerito imbecille”
    Sir Acton si slacciò lentamente il nodo del cravattino davanti allo specchio, mentre Maria Costanza a sua volta si toglieva i gioielli, riponendoli nello stipetto
    “Mio caro..”
    “Oh, sì..al diavolo il faire- plaire, Costanza!La prossima volta che si permetterà simili apprezzamenti sull’intervento inglese in Egitto..E poi..ha continuato a fare il cascamorto con mia moglie!Imperdonabile”
    Maria Costanza scoppiò a ridere
    “Non è che questo tuo improvviso odio nei suoi confronti sia solo un attacco..di gelosia?”
    La giovane donna sorrise teneramente all’uomo che la guardava ,riflesso nello specchio
    “Geloso..geloso!Adesso ..diciamo seccato!”
    “Caro ambasciatore..lei si sta facendo condizionare dall’ambiente: guardi che solo i mariti italiani sono gelosi delle proprie mogli!”
    “Oh, se è per questo..- e sir Acton l’attirò a sé , improvvisamente- anche gli inglesi, Maria Costanza..anche gli inglesi!”

    Attorno ai tavolini del “Gran Caffè Biffi”in Galleria soleva raccogliersi l’alta borghesia e l’aristocrazia milanese per degustare prelibati dolcetti della pasticceria milanese e sorseggiare uno dei migliori caffè di Milano; certo,quando Paolo Biffi , famoso prestinée e uffelèe milanese e confettiere di sua Maestà , aveva inaugurato il suo caffè nell’ormai lontano1867 , non avrebbe certo allora pensato di vederlo diventare uno dei centri nevralgici della vita cittadina: al Biffi ci si incontrava per scambiare notizie, concludere affari, rinnovare amicizie..e logicamente per spettegolare sugli scandali che scuotevano spesso la vita milanese o intessere oscuri giochi politici..tutto passava sotto le sue volte e i suoi soffitti arabescati! Corteggiamenti, colloqui amorosi e confidenze tra amici, scambiati tra i calici di un brindisi nell’ora del caffè o sotto la veranda protesa in Galleria..
    Fabrizio osservava con aria annoiata il passeggio, seduto al tavolino; il giornale ripiegato sulle gambe, il bastone appoggiato sul ripiano …come era lontana ormai da quel gentiluomo alla moda e visibilmente insofferente l’immagine vivace di un bimbo curioso che aveva incantato Caroline!Eppure, ogni tanto, a ben guardare, specie quando non si sentiva osservato, un bagliore illuminava lo sguardo di Fabrizio…era un attimo, certo, ma forse ,dietro quel sorriso sardonico ,vi era ancora il vago ricordo di un ragazzo che voleva scoprire il mondo..
    “Fabrizio!”
    Il gentiluomo fendette la calca e raggiunse il conte, sedendosi al suo tavolo
    “E’ da ieri che ti cerco!”
    “Mio caro Tommaso…ieri ero impegnato!”
    “Si si .li conosco i tuoi impegni: come si chiamavano?Guendalina, Mimi..”
    “Sei il solito pettegolo..ero da Duval”
    “Ah..non ha una gran fama”
    “E quando mai ?Una bisca clandestina è pur sempre una bisca..anche se vinci!”
    “Hai vinto?”
    “Vinto, perso..che vuoi!E poi il vino era ottimo..”
    “E le donne?”
    “Ma non pensi ad altro?Sei come Antonio..”
    “Per carità!Lui è sposato”
    I due amici scoppiarono in una risata , mentre un cameriere accorreva per l’ordinazione
    “Uh..vediamo..tu che hai preso?”
    “Un caffè..questa mattina non avevo ancora fatto colazione”
    “Beh…se per questo..scommetto che non sei neanche andato a dormire!”
    “In effetti..”
    “Oh..vabbè..io invece devo festeggiare..cameriere,portatemi un bicchiere di champagne!”
    “Subito, signore”
    “Ma sei matto..a quest’ora, poi..e cosa devi festeggiare?”
    Tommaso De Velzi rise divertito
    “Sempre il solito..vivi nel tuo mondo dorato..e niente altro ti interessa!”
    “Dipende”
    “Ti sei dimenticato che dovevo andare a parlare con Melzi?Dai, per quella concessione, in Etiopia..”
    “Ah, già..il tuo sogno africano..”
    “Scherza..intanto è cosa fatta..parto!”
    “Parti?E quando?”
    “Il tempo di sistemare i miei affari..salutare gli amici..e via!”
    “Tu sei matto..e che ci vai a fare?”
    “Commerci..esplorazioni ed avventura!Perchè non parti con me?Che ne dici?”
    ”Tu sei totalmente matto..cosa ci vengo a fare, in Africa..in Eritrea.poi.”
    “Ad Assab c’è il console italiano e dei nostri connazionali…c’è da arricchirsi laggiù, facilmente!”
    “In mezzo ai cannibali..”
    “Eppur mi sembra di ricordare un certo Fabrizio che non si fermava di fronte a niente.e che ha condiviso con me più di un sogno e di un’esperienza :un vecchio amico, insomma..”
    “Cosa credi?Di essere l’unico a volere cambiare il mondo?”
    “E allora parti con me”
    “Non posso”
    “Cosa ti trattiene, scusa?”
    Fabrizio giocherellò con il pomo del bastone
    “Non me ne volere Tommaso..ma non me la sento”
    “Stai diventando come tutti gli altri… lusso , bische, caffè.. feste e appuntamenti galanti!”
    “Forse hai ragione..comunque non si sa mai..chissà!Magari in un futuro..”
    E occhieggiò verso la donna dal cappellino sbarazzino e dal voluttuoso strascico, che si era in quel momento seduta al tavolino vicino, in compagnia di un maturo corteggiatore.
    Tommaso lo guardò, sogghignando

    “Vorrà dire che ti penserò, in vista della costa africana ; e mentre ti arrostirai gli stinchi al fuoco del camino e la brina fuori imbiancherà i campi, io mi troverò al caldo..”
    “Beh, mio caro..sul caldo..non ci scommetterei..”
    “In che senso?”
    “Oh..in fondo..anche io se voglio posso dormire al caldo..”
    E Fabrizio alla battuta scoppiò in una risata, mentre il cameriere versava nel calice di cristallo lo champagne ..

    “La fonte dei pizzi”in via delle Orfane 2 era un negozio famosissimo a Torino: regno delle sartine e delle future spose in cerca di un corredo,che si perdevano tra sete, lini, preziose bordure, ricami a tombolo, punto erba, punto Rodi e chiacchierino.. Il pavimento in legno, la scala a chiocciola in ferro battuto, le scaffalature colme di scatole in cartoncuoio, e la preziosa insegna in legno bulinato accoglievano il cliente che apriva per la prima volta la pesante porta a vetri: dietro il bancone la vedova Bisio accoglieva gran dama e popolana con lo stesso fine sorriso..dietro la tenda che chiudeva in fondo il locale si apriva lo stanzone dove alcune dozzine di ragazze, strettamente pigiate, le une di fianco alle altre, tessevano, infilavano fili, muovevano canocchie, realizzando quei capolavori di filo degni di Aracne..
    Nel chiacchiericcio si udiva frammischiato e onnipresente il suono del filo che si avvolgeva sulla spoletta….ore ed ore con la testa china, ad infilare l’ago nel tessuto, a ricamar coccarde, ghirlande, tralci che altre mani avrebbero poi sfiorato e teso sui letti o riposto nei grandi armadi e nelle cassapanche che accompagnavano la sposa…
    Eleonora in un angolo, sotto la finestra che dava sul cortile, passava le sue ore così, ricamando , fino a quando la luce si affievoliva, per pochi soldi…e grazie al suo lavoro la famiglia di Robillant sopravviveva..ma fino a quando?Ogni tanto Eleonora era presa dallo scoramento.la mano rallentava e il punto diveniva più rado..fino a quando avrebbe potuto continuare quello sfinimento?E la mamma.. ogni giorno di più , sempre più debole..e le medicine..costavano così care!E la fame..quella sempre..Eleonora pensava a volte di impazzire nel vedere quei volti attorno al desco e quegli occhi che supplicavano in silenzio..fame..fame..anche lei aveva fame..sempre!Ed ora, poi..il padrone era tornato alla carica per l’affitto..ma lei non aveva che pochi centesimi, per saldare il debito..aveva supplicato..avrebbe pianto, anche!L’uomo era stato irremovibile: senza i soldi dell’affitto li avrebbe buttati fuori, sulla strada, in mezzo al gelo..
    Eleonora quella mattina aveva avuto l’ultima discussione con quell’uomo …ed era disperata..aveva chiesto addirittura alla vedova un anticipo sul lavoro svolto, ma la donna, glielo aveva negato..dar a lei dei soldi? E come avrebbe potuto?E poi..se si ammalava e il lavoro non veniva svolto, chi l’avrebbe poi rimborsata?Eleonora aveva chinato il capo, smarrita…chiedere alle compagne non osava..erano povere figlie, come lei, con famiglie povere alle spalle..e penavano ad arrivare alla fine del mese..non avrebbero potuto certo darle niente..
    Guardò l’ora..la luce scemava e diventava impossibile ormai lavorare; meccanicamente iniziò a sbottonarsi il grembiule con cui si copriva l’abito, mentre anche le altre smettevano il lavoro..un’altra giornata .e il problema non si era risolto ..pochi soldi..solo pochi soldi, ma per lei, che non ne aveva , quella sembrava una fortuna..
    Si ritrovò così in strada, tra le carrozze che la sfioravano, veloci, lungo la Dora, nel buio della sera..il sole aveva ormai raggiunto e superato l’orizzonte..cadeva presto la notte in inverno!Si strinse nello scialle, affrettando il passo..
    Ma lo scicquabordio dell’acqua la attirava , verso il bordo..Rallentò il passo, incerta ..Si sporse sul parapetto: il fiume scorreva plumbeo sotto di lei e veloce..sarebbe bastato poco..ancora un poco..chiudere gli occhi e lasciarsi andare..
    “Ehi, signorina!Vi sentite male?”
    Una voce gioviale e una mano salda posta sotto il braccio la riscossero da quella specie di incubo..
    “Dico..si fa presto a scivolare verso l’acqua..dovete stare più attenta..una signorina come voi..cosa ci fa qui, vicino al fiume?Venite..vi porto al caldo..siete gelata!”
    Eleonora si sorprese a battere i denti..ma non per il freddo..lo sapeva bene..e si nascose il volto tra le mani!

    Nell’ampia ed elegante sala circolava come un alito di vita nuova : conversazioni animate e discussioni, tutto quel sussurro e quell´agitazione che accompagna solo i grandi avvenimenti e che segna le grandi battaglie..
    “Finalmente ! Questa sera pare di essere ritornati ai bei tempi del nostro teatro, quando alla Scala il pubblico milanese era chiamato a dare il battesimo ai nuovi lavori”
    “Veramente caro senatore, avete perfettamente ragione..ma avete visto, là nel palco ?”
    “Quale palco?Mi dica , eminenza!”
    “Il palco 12..quello vicino ai Belgioioso.. le signore Ricordi, moglie e nuora del commendator Giulio…”
    “E già…ma a proposito..e i Belgioioso?E’ tanto che non vedo la contessa…”
    “Mi dicono che non si muova più dal palazzo..è sofferente e poi, da quando è morto il marito..non è più lei..”
    “E la figlia?”
    “Studia..”
    “Studia?”
    “Eh..caro il mio senatore..che ci vuol fare!Ora le signore fanno altro che gli angeli del focolare..la nostra gioventù!Ahimè..altri tempi..”
    “Che tempi eminenza, che tempi!”
    Monsignor Calabiana, arcivescovo di Milano sorrise
    “Ha sentito eminenza parlare quella donna..la Mozzoni?Non solo rivendica il diritto delle donne al lavoro, ma anche ad una pari retribuzione..cose da pazzi”
    “Mio caro senatore..se non ricordo male la signora in questione era sostenuta dal suo Mazzini..”
    “Mazzini sosteneva l’Italia, eminenza!”
    “A me risulta anche questa signora..”
    Il senatore Forleo divenne un po’ rosso..dannata politica!Non poteva certo rispondere all’arcivescovo..e preferì cambiar discorso.
    “Chissà questa nuova versione del Don Carlos, del maestro Verdi..ne dicono un gran bene.!”
    “Speriamo, caro senatore , speriamo…io comincio a diffidare delle novità!”


    Sofia si appoggiò con fatica al bastone;si sorprese a riflettere che quell’oggetto era diventato ormai una parte di lei..e sorrise con ironia, ripensando a quando riusciva a muoversi tranquillamente nel salone..lei che si era sempre fatta un vanto d’essere indipendente..dannata età!
    Sospirò e allontanò la tenda per guardare fuori dalla finestra, verso il giardino imbiancato dalla nevicata..gli alberi erano spogli e cristallizzati dal freddo, l’acqua del laghetto si era ghiacciata..
    Sofia si ricordò di quando bambina aveva pattinato proprio su quello specchio d’acqua..quando, buon Dio..così tanti anni erano passati!E Alessandro le aveva tirato dietro a tradimento una palla di neve, sul collo..quanti pianti e strilli!E Paolo…Paolo..
    Sofia trattenne il respiro..non poteva essere..stava sognando..un’allucinazione..eppure..Vi erano un uomo e una donna là nel parco, mano nella mano..
    “Mamma…papà..”
    Gli occhi le si riempirono improvvisamente di lacrime…li chiuse, bruscamente e quando li riaprì non vi era più nessuno sulla coltre bianca, solo il soffio del vento che spingeva la brina in un rapido mulinello ..


    “Venite, entriamo qua ..fa caldo, almeno!”
    Eleonora si ritrovò, spinta dal suo salvatore, in un locale fumoso e vociante: una trattoria dove si ritrovavano al termine della giornata lavoratori, operai e operaie , per bere qualcosa e passare un po’ di tempo in allegria.
    “Sediamoci qui..adesso ordino qualcosa..siete gelata!”
    “Io..no..grazie..non ne ho bisogno”
    Eleonora fece per alzarsi dalla panca..si sentiva terribilmente a disagio in quell’ambiente, spaventata anche..un fumo acre che avvolgeva tutta quella gente sembrava chiuderle la gola..e quelle donne poi!Alcune ridevano, sguaiate, tra le braccia di uomini compiacenti..
    “Devo andare..mi aspettano!”
    “Adesso vi risedete, da brava..Non vi lascerò andare finchè non vi siate rimessa, cosa credete?”
    L’uomo si chinò verso di lei..Eleonora si trovò a scrutare un paio di occhi ridenti e buoni..
    “Non è certo Palazzo Reale, concordo..ma era il posto più vicino..e poi, è tutta brava gente, sapete?Pronta ad aiutare il prossimo..è gente che lavora, senza tanti grilli per la testa..”
    La ragazza arrossì, violentemente…
    “Io non sono mai entrata in un posto così”
    “L’avevo capito..basta guardarvi..e allora, cosa ci facevate lungo la Dora?”
    “Niente”
    “Non mi sembrava..se non vi avessi afferrato a questo punto sareste in mezzo ai pesci..”
    “Vi sbagliate!”
    “Non è un buon sistema quello, per risolvere i problemi…”
    “Non ho nessun problema”
    “Eh, già..come no?Ve lo si legge in faccia…Sentite, lo so che io sono per voi un illustre sconosciuto, ma posso dirvi una cosa?Non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto ..”
    “Belle parole!Ma cosa ne sapete voi..”
    “Oh, perché vi sembro forse l’imperatore del Perù?Pensate forse di avere solo voi dei problemi?”
    Eleonora abbassò la testa, stringendosi ancor di più nel suo scialletto
    “I miei problemi non si risolvono”
    “Balle!Scusate..tutti noi abbiamo avuto brutti momenti, anche io!Eppure siamo qui..che problemi avete, sentiamo”
    “Io..ma a voi cosa interessa?”
    “Mi interessa e basta”
    “Non ho una lira”
    “E allora?Metà della gente che è in questo locale ha giusto i soldi della paga per bersi un buon bicchiere”
    “Io lavoro, ma i soldi non bastano..e il padrone di casa ci ha minacciato di sfratto..e mia madre sta malissimo..e i miei fratelli hanno fame..fame!”
    Ed Eleonora, per la prima volta in vita sua scoppiò in un pianto dirotto, irrefrenabile ..ogni sogno frantumato..sparita quella vita normale, rispettabile, decorosa , della sua infanzia..il ricordo del padre..l’angoscia del futuro…singhiozzò, la testa abbandonata tra le braccia, su quel tavolaccio sporco di vino…e pianse, pianse..mentre il suo salvatore le stringeva una mano, silenzioso..



    Nel salotto di casa Acton il chiacchiericcio delle dame intorno al tavolino si levava gioioso
    “Mia cara Giuliana!La vostra toilette al ballo dei D’Andreis era splendida; avete sempre un gusto squisito”
    “Veramente..trovo che abbiate un’ottima sarta, amica mia!”
    “Devo darvi il suo indirizzo, carissima..ma anche voi, siete sempre così elegante!”
    Maria Costanza fece un cenno alla cameriera che iniziò a versare il thè nelle tazze
    “Avete letto l’ultimo libro di quel poeta abruzzese., di .D’Annunzio? “Intermezzo di rime”,mi pare si chiami..”
    “Per carità, Maria Luisa!Non sono letture che mi interessano, cara mia..”
    “Lo trovo appassionante!”
    “Chi?Lui o il suo libro?”
    Guendalina di Rudinì scoppiò in una risata
    “Siete terribile,Giuliana!”
    “Quando ti guarda sembra che ti spogli con lo sguardo”
    “Io non apprezzo molto questo suo modo di scrivere..non lo trovo adatto, ecco..un po’ volgare..e poi, quella storia con Maria Hardouin di Gallese!”
    “L’ha sposata”
    “Ma intanto è scappato con lei..e se non era per il fratello che li ha raggiunti!Uno scandalo!”
    “Umh, che buono questo pane da thè..”
    Maria Costanza sorrise
    “E’ ottimo quello con mandorle e banane ma provate anche quello al sidro, ai fichi, con mascarpone ed erba cipollina..ed ecco quello alla marmellata d'arancia e all'avena..”
    “Ah, mia cara, solo gli inglesi sanno come sorseggiare una buona tazza di thè..cara lady Acton, anche questi dolcetti sono terribilmente buoni!”
    “Li prepara la mia cuoca..”
    Ma chissà cosa avrebbero detto quelle donne se avesse loro confidato che anche lei era bravissima nel preparare i dolci..e ricordò con nostalgia la buia cucina del monastero..
    Intanto la discussione aveva preso una piega diversa
    “Avete sentito?Hanno terminato finalmente la linea per Frascati!”
    “Davvero?”
    “Certo: vi è stata l’inaugurazione giovedì scorso “
    “Era ora; quanti soldi sprecati, in tutti questi anni..un’indecenza!”
    “Ora sarà più facile raggiungere i Castelli Romani per la villeggiatura”
    “La villa del principe Filippo Lancellotti è da quelle parti, no?Mi hanno detto che dà delle feste stupende”
    “Ma anche voi ho sentito aprirete presto i saloni dell’ambasciata!”
    La giovane donna ridente rivolse lo sguardo verso Maria Costanza
    “Non penso prima della primavera..dobbiamo ancora far fare parecchi lavori di ristrutturazione..”
    “Sarebbe bellissimo se inauguraste la legazione con un ballo..vi sono così poche occasioni di divertimento in questi ultimi tempi..”
    “Adesso Guendalina esagerate, come vostro solito: vi siete dimenticata il ballo dei Cesarini Sforza?E due giorni fa..sbaglio o vi ho visto nel palco reale del Teatro Apollo, vicino alla Regina Margherita?”
    “Ma io parlo di divertimento vero..non degli stupidi balli di rappresentanza o impegni di etichetta!”
    “La Regina era bellissima, comunque :aveva un abito di broccato candido, chiuso al collo, molto semplice..ma su di lei l’effetto era fantastico”
    “La Cesarini Sforza era invece il solito scintillio di gemme, damaschi e broccati: quella donna è proprio una parvenue…”
    “Ho saputo che il duca l’ha sposata solo per i suoi soldi..aveva perso tutto alle corse ..e così..ma lei in fondo è solo la figlia di un commerciante…ricca ma così ordinaria, poverina.”
    “Manca di garbo, lo si nota terribilmente”
    “Questi borghesi che si credono nobili..ma la classe non è acqua, vero mia cara?”
    Maria Costanza trattenne il respiro per un attimo…chissà cosa avrebbero detto di lei tutte se avessero saputo che era solo una povera trovatella, adottata, …l’avrebbero rifiutata, certo derisa..e provò un sentimento di odio per quelle donne, belle, sì, ma così aride di cuore!

    “Lucilla, devo parlarti”
    La giovane richiuse dietro di sé la porta dello studio : le tende erano state tirate e nella penombra era difficile riuscire a distinguere qualcosa..ma Sofia sembrava odiare da qualche giorno anche la luce ..
    Cercò ,strizzando gli occhi ,di raggiungere la madre, seduta dietro la vecchia scrivania e che sembrava intenta a cercare di aprirne i cassetti, alla ricerca di qualcosa..
    “Aprì la tenda , Lucilla..ecco!Così potrò farti vedere..questi dannati cassetti!E’ passato così tanto tempo .. non li apre mai nessuno .e la serratura sembra addirittura arrugginita..Ah, finalmente..”
    Sofia si alzò dalla sedia, tra le mani un astuccio di velluto azzurro..
    “E’ qualche giorno che non mi sento troppo bene, Lucilla”
    “Volete che chiami il dottore?”
    “Per carità..alla mia età..non servono più i dottori..comunque, non è per questo che ti ho fatto venire..volevo dire..questo mi ha fatto riflettere..non ho più molto tempo, Lucilla, me ne rendo conto..e voglio che tu abbia qualcosa..solo tu.”
    Lucilla nella penombra percepì un bagliore provenire dall’astuccio che la madre aveva aperto..
    “Figlia mia…volevo donarti questo ciondolo”
    Sofia quasi religiosamente prese la collana …e il medaglione di Elisa ruotò nell’aria…
    “ E’ molto bello..ma non capisco. Lo sapete che non porto oggetti preziosi”

    Sofia si appoggiò con fatica al suo bastone
    “Questo pendente..non è solo un monile, o meglio un inutile orpello, come dici tu..ma ha una storia, Lucilla..e io ho deciso di raccontartela”




    Maria Costanza meccanicamente aggiunse un cucchiaino di zucchero alla chicchera del caffè, lasciando errare uno sguardo vacuo sulla tappezzeria della sala da pranzo; davanti a lei, sul tavolino, il maggiordomo posò con garbo il vassoio con una colazione tipicamente britannica a base di eggs and bacon ,burro salato irlandese e muesli.
    Sir Acton, il giornale piegato sul tavolo, con in vista un articolo di politica estera, distratto , terminò a sua volta di bere il thè e posò la tazza sul tavolo; riprese tra le mani il Corriere e si immerse nella lettura.
    Quella mattina era previsto un incontro parlamentare per l’ambasciatore inglese a cui sir Acton non poteva assolutamente mancare, mentre Maria Costanza era attesa a sua volta dalle amiche in via Condotti , per una visita ad una famosa casa di moda..
    Maria Costanza si sorprese a considerare che si potevano ormai contare sulle punta delle dita le occasioni in cui aveva potuto passare un intera giornata sola con il marito..inaugurazioni, visite di rappresentanza ai politici locali,rapporti da dover coltivare con nobili e personaggi in vista del bel mondo..insomma, sempre impegni..certo, non era nuova a quel genere di vita!In fondo era stato così da quando si erano sposati .e non se ne era mai lamentata, tutt’altro!Quel turbine di follie mondane l’aveva in fondo sempre affascinata e resa euforica; eppure..doveva essere l’atmosfera romana, concluse, che le ispirava solo malinconia....
    “George!”
    “Uhm?”
    “George, lascia stare quel giornale, per favore, e ascoltami!Ti prego”
    La fronte del nobile inglese spuntò oltre le pagine del giornale
    “Dimmi, cara..qualche problema?”
    “Senti..è da questa mattina che ci penso; perchè non facciamo venire i bambini qui a Roma, in legazione?Ne sento la mancanza, soprattutto delle loro risate..”
    Sir Acton emerse del tutto dalla marea di pagine stropicciate
    “Ma Costanza..mi sembrava fossimo d’accordo, no?Ci siamo appena trasferiti, la casa non è ancora totalmente sistemata..e poi i bambini stanno benissimo a Firenze, presso mia sorella..in fondo si tratta solo di qualche settimana”
    “Si, lo so, hai ragione..ma io mi sento così sola!”
    “Sola, sola?Diamine lady Acton..può spiegarmi come riesce a sentirsi sola in mezzo a tutte quelle donne che si dichiarano spasmodicamente sue amiche?”
    “Sciocco..beh, hai messo il dito nella piaga..non mi piacciono!E non sono mie amiche: devo frequentarle..ma lo faccio solo perché non posso esimermi dall’invitarle.Cosa direbbero se mi rifiutassi, ti pare?Ma le considero solo un branco di oche, dalla prima all’ultima..anzi, ti dirò: sono delle vipere, pronte a criticare e a spettegolare...”
    Sir Acton scoppiò a ridere
    “Ecco la mia Costanza, così retta e assai poco diplomatica..E’ per questo che ti amo, anima mia: il mio saggio mentore..!”
    “George,smettila di ridere e di prendermi in giro..non sono tranquilla: ho come un presentimento..e non mi piace affatto”
    “I presentimenti lasciali a tua madre, darling!In questo è imbattibile: quando mi lancia le sue famose occhiate ho sempre paura che veda per me un futuro terribile!Lo so che non gli vado a genio e mi vede come il fumo negli occhi, visto che.le ho rapito la sua bellissima figlia..”
    E , protendendosi sul tavolino , afferrò galantemente una mano della moglie, portandosela alle labbra


    “Beh, perché piange quella?”
    La donna si era fermata accanto al loro tavolo, le mani sui fianchi, sfacciatamente sensuale; una prosperosa bellezza torinese, da osteria.
    Eleonora tra le lacrime trattenne il fiato davanti a quella donna così poco vestita: il corpetto racchiudeva a stento il seno e la gonna , rialzata ai fianchi, metteva in mostra una gamba tornita e salda
    La donna , chiaramente ebbra, si era appoggiata al bordo del tavolo e li guardava con i suoi grandi occhi tondi..
    “Daide..vieni qua!Che fai, lì con quelli?Vieni a farci divertire!”
    Le voci urlanti degli ubriachi la distrassero per un attimo, ma poi prese il sopravvento in lei una curiosità innata
    “E allora?Si può sapere che cos’ha ?”
    “Nulla, Daide..la signorina è stanca, sconvolta.”.
    “Zitto tu!Non parlo con te, ma con la gatta morta!Allora bel visino..che ti succede?Non hai più la lingua?”
    Eleonora si retrasse spaurita: una zaffata di vino l’aveva avvolta…
    “Ehi!”
    La donna allungò una mano e le artigliò il braccio
    “Dico a te, rispondimi!”
    “Le fai male, smettila!”
    “Lasciatemi andare, vi prego..”
    “Cosa sei venuta a fare qui?Non è il tuo posto questo..vuoi portarmi via qualche cliente?”
    “Daide, piantala!Non vedi che trema ed è spersa?”
    Altri si erano ora avvicinati, sentendo le urla della donna.
    Il soccorritore di Eleonora si alzò e pacatamente cerco di far intendere ragione alla donna della taverna
    “Questa donna è disperata..sei contenta ora, brutta megèra?Non ha soldi ed è alla fame..”
    Daide emise un riso sgangherato
    “Fame?Come?Ma con quel bel visino..basta poco bella, sai?E potresti raccoglierne di soldi..”
    L’uomo strinse la mano di Eleonora, che aveva ripreso a tremare , questa volta per la paura , come per invitarla al silenzio e rispose , schernendo la donna
    “Ora vai via, Daide,sei contenta?Vai via , che sei ubriaca..e questa è una signorina perbene..”
    “Signorina perbene ..anche io sono una signorina perbene, che credi?”
    “Si, si..ma adesso vai dai tuoi amici..non senti che ti chiamano?”
    “Adesso basta!”
    L’oste sbuffò mentre depositava con violenza la caraffa sul piano del tavolaccio
    “Daide, piantala e vai dai clienti che ti reclamano!E voi poche ciance, bevete e poi andatevene..qui non voglio grane!”
    Eleonora guardò la caraffa fumante: l’odore di un buon vin speziato le solleticò le narici..
    L’uomo la guardò sorridendo
    “Bevete, su..finchè è caldo”
    “Ma cos’è?”
    “Diamine..è vin brulè!”
    “Io non bevo”
    “Voi adesso berrete..e svelta, prima che mi arrabbi..su, da brava..dopo vi sentirete meglio!Non voglio farvi ubriacare, statene certa..ma così vi riscalderete..e forse vi passerà un po’ di malinconia!..”
    Eleonora trangugiò il vino e un calore benefico iniziò a diffondersi nel suo corpo…

    Sofia si svegliò di soprassalto: il cuore batteva all’impazzata, come se dovesse esploderle nel petto da un momento all’altro. Si portò una mano alle tempie , smarrita e poi cercò di raggiungere con l’altra il bicchiere d’acqua che la cameriera aveva posato alla sera sul comodino. Il dottore era stato molto chiaro e il sudore freddo che ora la scuoteva poteva avere solo un significato..anche il respiro stava diventando sempre più sottile….Si protese verso le pillole che aveva abbandonato vicino al bicchiere, le prese in mano e le inghiottì velocemente.
    Il tremolio sfumò, piano, piano, mentre il cuore riprendeva il suo ritmo affaticato.
    Oramai però anche il sonno se ne era andato; inutile tentare di ritornare in breve tra le braccia di Morfeo!Stizzita spinse via le coperte e scese lentamente giù dal letto.
    Si infilò la vestaglia , che qualcuno alla sera aveva appoggiato ai piedi del letto e , afferrato il bastone, si diresse verso la finestra della sua camera : era una notte serena e la luna piena illuminava il parco della villa, proiettando con la sua luce fredda ombre fantastiche sulla bianca coltre innevata.
    Non nevicava più, fortunatamente: il cielo anche se ancora scuro doveva essere terso e senza nubi..era stato un lungo e freddo inverno quello appena trascorso, un inverno rigido come quello in cui era mancata Virginia ..come quell’inverno che aveva visto iniziare la disperazione di Elisa..
    Sofia si scoprì a desiderare l’arrivo della primavera , delle rondini e dei fiori ….Chiuse gli occhi, come a ritrovarne il profumo…curioso..eppure avrebbe giurato che un sottile profumo di gelsomino stava sprigionandosi dalle tende alle quali si stava aggrappando per sostenersi..gelsomino..il profumo preferito da sua madre, da Isabella..Isabella…da quanto tempo non la sognava!Isabella e la sua parure di diamanti..Isabella e le sue fantastiche toilette..Isabella e il suo sorriso, tutto bontà, pace. e amore..l’amore per Paolo, il suo sposo!


    “La Solanina nel Solanum insanum..ma si può sapere cosa stai studiando, Camilla?”
    Lucilla restituì il volume rilegato in marocchino all’amica d’infanzia: le due donne erano sedute al tavolino di un caffè alla moda, in Galleria
    “Solo una patata, Lucilla..”
    “Patate!Studi le patate!”
    “Beh, adesso non generalizzare..sto seguendo Botanica..è una materia appassionante!”
    “Scommetto che è appassionante anche l’insegnante..”
    “Lucilla, sei un’oca!”
    “Ma dai, Camilla, lo sai che scherzo!E poi te ne sono piaciuti alcuni che..beh!Forse in quel momento avevi lasciato gli occhialini appesi alla borsetta”
    “E tu , che mi insegui un principe del Foro di Milano?”
    Lucilla arrossì
    “Non farmelo ricordare!Mi sono sentita una stupida..chissà cosa è andato a pensare..già di donne in Università siamo quattro gatte..e tutti quei maschi che ti guatano..per loro le donne dovrebbero stare solo a casa, a fare la calza!”
    “Anche a Medicina..mi sento un po’ isolata: è per questo che ho deciso di frequentare le lezioni di botanica..mi sento più rilassata..e non è detto che cambi..”
    “Faresti molto male: tu sei un medico nato..ti ricordi?Lo diceva sempre mio padre”
    “Quello che non capisco Lucilla..”
    “Dimmi”
    Camilla posò bruscamente sul tavolino la tazza di cioccolata calda
    “Perché non ti sei iscritta a Medicina?Ne ero quasi certa..”
    “E fare la crocerossina a vita?No grazie..ne ho avuto abbastanza con l’esimio dottor Riberi!”
    “Tuo padre era un ottimo medico e un chirurgo eccelso”
    “Lo so..e so anche di avergli dato un dispiacere..la sua unica figlia..che si rifiuta di scegliere la sua carriera!Non me la sentivo, Camilla; è stato più forte di me..e poi voglio diventare un avvocato, un magistrato e difendere i deboli, gli indigenti, fare in modo che possano avere una vita migliore ..”
    Camilla l’interruppe
    “Lo so quali sono le tue idee..ma non credi di esagerare?”
    “Esagerare?Pensa solo al lavoro delle operaie nelle filande, agli orari massacranti, ai miseri salari, in condizioni igieniche spaventose..pensa Camilla, a come queste povere donne siano in balia del padrone..”
    Camilla si fece pensierosa
    “Sono stata l’altro giorno ad una riunione dell'Unione Femminile Nazione , sai l’associazione fondata da quella Ersilia Bronzini di cui ci parlava Angela , la settimana scorsa..”
    “La conosco; ha sposato un avvocato vicino alle posizioni dei socialisti. So che collabora con la Ravizza nella guardia medica gratuita per le donne povere ..”
    “Ho incontrato in quella riunione una donna fantastica..si chiama Anna Kuliscioff”
    “Ah!”
    “Sai chi è?”
    “E’ una ebrea russa, molto vicina alle idee dei nichilisti.. mi hanno detto che tiene contatti con anarchici e si prodiga per gli esuli politici del suo paese”
    “Ha parlato benissimo..lo sai che sta per laurearsi in medicina?
    “Si e vuole diventare il dottore dei poveri., qui a Milano, prestando orecchio ai diseredati, ai disperati nei quartieri più poveri della città “
    “Anche a Milano ce n’è di miseria.. violenze, sopraffazioni, povertà ai limiti della sopravvivenza”
    “Carolina le ha trovato casa, in via San Pietro all'Orto..alla riunione c’era anche Turati”
    “Sapevo che aveva avuto una figlia da Andrea Costa, quel deputato socialista ha appena fondato l'"Avanti!" “
    “Si sono separati l’anno scorso..e credo che ne abbia sofferto molto”
    “Ah, l’amore!”
    E Lucilla ripensò alle parole della madre..a quell’amore incredibile ed appassionato che aveva travolto l’esistenza di Fabrizio ed Elisa...l’amore!Aveva ascoltato il racconto con incredulità, come davanti ad una bella fiaba....un amore contro tutti e contro tutto..e poi...che tragedia..e si trovò a pensare come Alessandro, tanti anni prima,se ne fosse valsa veramente la pena..Valeva la pena rovinarsi l’esistenza per amore? Eppure, qualcosa dentro di sé le diceva che per amore, solo per amore, lei stessa avrebbe dannato la sua anima…



    “E’ una serata bellissima, non trovate?”
    Eleonora non aveva più freddo ora: avvolta nella giacca di Pietro, camminava lentamente lungo la sponda del fiume che ora non sembrava più invitarla tra le sue acque..
    “Si..le stelle sembrano brillare così vicine..”
    L’uomo alzò lo sguardo verso il cielo
    “Ho sempre pensato che le stelle da lassù ci guardino e ridano dei nostri affanni!”
    Eleonora continuò a camminare, in silenzio
    “Siete più tranquilla, ora?”
    “Più rassegnata, forse..dovete scusarmi..non è mia abitudine piangere in quel modo”
    “E di che?Capita a tutti noi un momento di sconforto..ma poi ci si ripiglia!Basta avere vicino degli amici, no?”
    “E voi lo siete stato, anche se per me non eravate che uno sconosciuto, un passante che ti sfiora nella sera..”
    “Se non ci si fa coraggio tra di noi, che mondo sarebbe?”
    “Avete ragione e di ciò vi ringrazio: di avermi ridato un po’ di fiducia in questo mondo”
    “E spero anche di avervi ridonato un po’ di calore!”
    Eleonora rise
    “Certamente, quella bevanda mi ha riscaldato ; aveva un così buon odore ed era cos’ buona!Però, vi dirò: io non avevo mai bevuto vino..ed è stata la prima volta”
    “Me ne sono accorto: eravate un po’ troppo allegra dopo!E continuavate a sorridere, così..come adesso..Sapete?siete bella quando sorridete”
    Eleonora arrossì; l’uomo proseguì, un po’ impacciato
    “Scusate se ve l’ho detto, mi prenderete per uno sfacciato o uno stupido moscone..ma lo penso!E una signorina come voi non dovrebbe piangere e disperarsi..”
    “Vi ringrazio ma purtroppo, amico mio ,con la bellezza non si risolve nulla…”
    “Vorrei potervi aiutare”
    “L’avete già fatto: non mi avete lasciato sola”
    “Non avrei potuto..ve l’ho detto!Non sopporto vedere una giovane donna disperata”
    Eleonora restò in silenzio e si strinse nella giacca…

    Non avrebbe dovuto dirle che era bella: in quel momento lei si era come retratta ed era tornata nel suo mondo, così lontano dal suo!
    Ora non trovava più niente di cui parlare e si sentiva così impacciato, mentre l’accompagnava verso casa, camminando rasente al muro dell’argine

    Nel salotto di casa Ottoboni, in fondo alla sala, nel gran specchio inclinato sul caminetto, la donna si specchiò un istante per assicurarsi che la stella di brillanti fosse ben ferma tra la chioma dai riflessi bluastri ;un’ansietà acuta sembrava balenarle suo malgrado negli occhi che, mobilissimi, si volgevano quasi timorosi verso la porta d’ingresso del salotto .
    Improvvisamente, al suono delle voci che provenivano dalla stanza accanto, divenne pallidissima, quasi di una sfumatura livida .
    Le voci divenivano sempre più vicine...in un attimo un gruppo di uomini e di donne riempì come in un giocoso gioco danzante il locale: gli uomini nei vestiti neri e dagli sparati bianchi si confondevano tra le gonne arricciate e elaborate, con complicati panneggi e applicazioni, delle dame..nel contrasto con le ampie e ricche gonne, i corpini delle dame delineavano toraci stretti e vita esilissime , donando a quelle donne un non so che di languido e di efebico..
    Fabrizio si fece innanzi, un fiore all'occhiello della giacca, fermandosi più volte tra la folla a baciar la mano alle signore o a salutar gli amici che gli si facevano incontro , ridenti e vocianti ; poi ,improvvisamente , il suo sguardo scoprì, nel vano di una finestra , la donna che si era prima specchiata .. un lieve aggrottar di ciglia ne segnalò il disagio..ma fu solo un attimo..ed eccolo ritornare sorridente tra gli amici.. lisciandosi con un gesto meccanico i baffi , quasi a dissimulare una ruga sottile che ora si disegnava all'angolo della bocca..
    La giovane donna lo guardò un istante come trasognata, sbattendo le palpebre; si disegnò su quel viso delicato , un sorriso pallido e stentato
    Risate argentine , squillavano intanto in mezzo al brusìo e alle chiacchiere della sala, nel va e vieni degli invitati che, a piccoli gruppi , tra un fruscìo di seta e un luccicare di gemme, scambiavano futili conversazioni..
    “Mio caro Fabrizio!”
    “Marchesa..”
    Fabrizio si inchinò deferente per il baciamano davanti ad una dama dallo sguardo arcigno e dalla scollatura un po’ troppo profonda
    “Non vi siete fatto vedere all’ultima rappresentazione alla Scala..vi aspettavo.”
    “Mia cara..ve l’avevo detto..odio Verdi e soprattutto i suoi ultimi lavori!”
    “Siete ben strano, amico mio- la dama agitò il ventaglio, adagio adagio, muovendo lentamente le mani scintillanti di anelli – ci sarete solo voi in tutta Milano a non provare un minimo di trasporto per la musica del sommo maestro..”
    “Che volete..per me altri sono gli autori..”
    “Un giorno dovrete suonarmi qualcuna delle vostre romanze preferite!”
    “Non mancherò, signora, ma ora dovrete scusarmi , anche perché non ho ancora salutato la padrona di casa!”
    E con decisione raggiunse una dama attorniata da un gruppo di garruli amici
    “Eccovi, dunque..cominciavo a disperare!”
    “Giuliana carissima!”
    “Fabrizio..siete sempre il solito..vi piace fare il prezioso,eh?”
    “In che senso, cara amica?”
    “Nel senso che diventa un po’ difficile avervi a qualche manifestazione mondana o in un salotto alla moda..voi fate disperare tutte queste donne che non vedono altro che potervi invitare alle loro feste.”
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Stordita
    Posts
    2,757

    Status
    Offline
    E allungò la mano , tendendogliela per il baciamano; Fabrizio sì inchinò , le rigirò adagio adagio l'apertura del guanto, che le saliva fino al gomito, sfiorando la pelle con le labbra…
    La donna gli strinse d’impeto le dita..tra i due fu un lampo, uno sguardo d’intesa..che non sfuggì però alla donna dello specchio…

    Eleonora si aggrappò improvvisamente al corrimano: il coraggio che l’aveva sostenuta fino a quel momento,sorto dall’incontro con Pietro, il sentirsi in fondo ammirata e poi anche la confusione, quell’atmosfera vociante ed ebbra.,il non sentirsi sola in mezzo ad un mondo arcigno, l’insieme di tutte queste cose avevano avuto su di lei un benefico effetto e le avevano fatto dimenticare l’angoscia ..ma ora , che si era ritrovata in quell’androne, sola, davanti alla cruda realtà e all’angoscia della sua situazione, ecco che quel peso, quel macigno era invece ritornato a gravarle sulle spalle.
    Cosa avrebbe fatto?Cosa avrebbe detto alla madre, ai fratelli?Buttati fuori, in mezzo al gelo..e dove andare, poi?Chi li avrebbe ospitati, se non l’arcata di un ponte..ansimava quasi e si sedette sui gradini., torcendosi le mani…per un attimo si era sentita rincuorare, ma la realtà era purtroppo amara..non c’era un soldo, per l’affitto ! E con questa angoscia nel cuore aprì la porta di casa..


    Le nobili romane erano solite passare tra le quattro e le cinque del pomeriggio, in via del Corso, adagiate nelle loro carrozze scoperte, malgrado la fredda stagione.. D’Annunzio ben le descriveva nei suoi racconti, adorati da quelle stesse donne che a parole lo criticavano ma che erano poi le prime a spasimargli dietro, come “pallide, per lo più nascoste da un velo denso, sprofondate nella mollezza delle pellicce”..
    Nella carrozza dell’ambasciatrice le cinque donne, avvolte nei loro mantelli di lontra, morbidi e caldi, sembravano languidamente sorridere ai passanti; ogni tanto lasciavano cadere con grazia un saluto agli amici che scorgevano sul marciapiede della via.. più spesso , i capi chinati, le bocche avvicinate alle delicate orecchie, bisbigliavano tra loro, criticando, ribattendo colpo su colpo ad ogni frizzo o novità, soavemente..ma con una crudezza che a Maria Costanza ricordava molto la perversione..
    “Avete sentito?La Cacciatori al ballo ha dato in escandescenze..c’era l’amante del marito, poverina!Non se l’aspettava..”
    “Ma quello che hai salutato, Guendalina, non era il Cormani?Avevo sentito che se ne era dovuto andare via da Roma..”
    “Figurati!Basta un cenno del senatore Azzimanti.. uno sguardo languido della moglie a sai bene chi..e il gioco è fatto”
    “Quel parvenu del Bossi;l’ hai notato?Ti ha salutato..si è tolto il cappello..”
    “Dici?Non me ne sono accorta..”
    “Eri distratta..ti ho visto lanciare un’occhiata al giovane Alessandri!”
    La carrozza si era intanto fermata davanti alla casa di moda di Beatrice Araldi, la sarta delle donne dell’alta borghesia romana e delle nobildonne più alla page…Un fruscio di seta e raso..il gruppo di nobildonne scese e si affrettò ad entrare in quel tempio di voluttà..
    “Signore!”
    La sarta si affrettò verso il gineceo femminile, pronta a ricevere le clienti che sapeva molto danarose e pronte a spendere cifre incredibili per le sue creazioni
    “Cara Araldi..le ho portato le mie amiche – Guendalina di Rudinì altezzosamente affrontò la donna che , servile, si inchinò davanti alla beltà romana- mi raccomando..c’è un matrimonio la prossima settimana e vorremmo vedere qualche modello..si sposa l’Attamello..quindi..”
    “Vedrò di accontentarvi tutte..è che con un preavviso così breve..”
    “Oh, suvvia..lo sappiamo che lei è in grado di risolvere ogni problema..altrimenti non saremmo qui, no?Volevo presentarle poi l’ambasciatrice inglese, lady Acton..è giunta a Roma solo da qualche settimana..ma ha un gusto squisito, direi quasi italiano..”
    Maria Costanza si affrettò a salutare la donna e le sorrise, allungando la mano in un saluto.
    Beatrice strinse quella mano e alzò lo sguardo intanto verso il volto di Maria Costanza..
    La giovane donna si sentì avvolta da quello sguardo che sembrava scenderle nell’anima..eppure..era stata forse un’impressione?La sarta le era sembrata impallidire…senza ragione, ovviamente ,eppure Maria Costanza sentì improvvisamente freddo e tremò…
    Era stato un attimo, solo un attimo.. ma la giovane donna ricordò nei giorni seguenti quello sguardo, che le era parso foriero di tempesta e di misteri..

    Sei paia di occhi attorno al desco accolsero Eleonora, che trasalì..
    “Che accade?Mamma!”
    La contessa a fatica si alzò dalla sedia; un sorriso, anche se stentato le illuminava il volto, un volto che da giovane doveva essere stato incredibilmente bello..
    “Eleonora..io..”
    “Cara signorina che la me scusi..”
    La portinaia del palazzo, una rubicozza donna dall’età indefinita che passava le sue giornate nel gabbiotto a pian terreno, si alzò a sua volta
    “Che succede ?Non capisco..signora Salviati, signor Bermani..ma cosa fate tutti qui?”
    Eleonora con sorpresa scorgeva nella penombra della stanza i volti dei suoi vicini..
    La portinaia, che sembrava aver assunto il comando della spedizione, fece scivolare uno sguardo rapido su tutti quei volti e decisa iniziò un discorsetto, lo si intuiva, con molta fatica imparato per l’occasione ..
    “Cara signorina Eleonora, lei è sempre stata così gentile con tutti noi..una brava fiola..come non ce ne sono più, vero signor Giovanni?E allora, sa, abbiamo saputo , che ,insomma..sareste un po’ nelle strette come si dice.. ci siamo detti che era proprio un’indegnità, per la sua mamma poi, da far ciapà spavent par gnenta…allora, ho detto agli inquilini che non si poteva far passare una cosa così: per farla breve..ecco..”
    La brava donna , sempre più rossa e in visibile difficoltà, depose sulla tavola un fazzolettone consunto, chiuso malamente, che si aprì rivelando il suo contenuto ..tanti centesimi luccicanti, che ad Eleonora parvero simili alle stelle del firmamento..
    “Hanno contribuito tutti , sa..anche il fiurè del primo piano e la signorina Adelaide, quella ciapà ‘nti scervèli del terzo..e la nena che’al viva mia d’entrada..ma tutti, chi poco, chi qualcosa di più , tutti hanno dato..ecco qua: ora potete pagare quel cancar del padrone di casa”
    Eleonora sentì le lacrime scenderle lentamente sulle gote..ma erano lacrime di gioia, queste!
    “Eleonora..tutta questa brava gente..hai visto?”
    “Oh, mamma…”
    La contessa sorrise alla figlia
    “C’è sempre la provvidenza..sempre!”

    La donna seguiva ora febbrilmente Fabrizio con lo sguardo; pareva soppesarne i frizzi e le galanterie che il gentiluomo rivolgeva alle altre donne..
    Il conte, ignorando quelle occhiate, sembrava divenire invece sempre più allegro e libertino
    “Leontine ..la mia colta e raffinata Leontine, che ama vestirsi alla moda..”
    La donna , dal corpetto più che attillato, rise
    “Sempre il solito, eh, caro Fabrizio?Quando la smetterai di cercare di sedurre tutte quelle che ti passano a tiro?”
    Fabrizio si chinò a baciarne la mano, gli occhi ardenti e fissi sull’audace scollatura
    “Quando non ci saranno più donne da sedurre, Leontine..”
    “Fabrizio..Fabrizio..vieni qui,,subito!Vieni a sentire cosa dice di te il barone!”
    “Tutto il male possibile, certamente!”
    Fabrizio Ristori si avvicinò ad un gruppo particolarmente allegro..
    “..come vi stavo dicendo , è stato magnifico, uno spettacolo superbo..”
    “Su chi state spettegolando?”
    “Oh, su di una bella e inebriante ragazza dai capelli rossi,che canta al Caffè Romano…”
    “Ah, la Fleury!Quella tutta imbellettata e vestita di velo, che fa il numero di centro, nello spettacolo del Galimberti…beh, non mi sembra poi così interessante..”
    “Quando ti si avvicina ..ti sembra di raggiungere il paradiso..”
    “ Come no!Specie se la vedi barcollare sui tacchi delle sue scarpette di raso lilla…e poi, ma signori! Tutto quel patrimonio di gioielli falsi che sfolgorano sulla sua pelle..direi, a voler essere gentile che è solo goffa, bizzarra e pietosa. ..”
    “E’ l’ultima fiamma di Luigi”
    “Ha sempre avuto un gusto pessimo in fatto di donne ..guardate un po’ la moglie..”
    Gli amici alle parole di Fabrizio scoppiarono in una risata
    “Mi avevano detto che ti eri lasciato irretire da una simile beltà”
    “Per carità, Tommaso!Non hai proprio niente altro a cui pensare?Non mi lascio conquistare così facilmente, da nessuna donna..da questa , poi..una ballerina, una sciantosa..ma mi considerate proprio un uomo da poco, cari miei!”
    “Già..tu cerchi sempre il meglio..attento però..qualche volta resterai scottato”
    “Mai, mio caro, mai…deve ancora nascere quella che riesca a catturarmi!”
    In mezzo all'allegria generale , solo quella donna, in un angolo , sembrava rimanere taciturna e pensierosa..

    Lucilla non l’aveva ascoltata più di tanto; ne era sicura..quelle parole d’amore le erano scivolate addosso, accolte con un sorrisetto di sufficienza…Sofia si era emozionata invece, a ricordare la storia di Elisa e di Fabrizio, di quei due giovani che si erano amati profondamente ed appassionatamente quasi cento anni prima..Cento anni!Tanto tempo era così passato..eppure a Sofia sembrava quasi di poterne sentire dentro di sé le voci, i sospiri, le dolci frasi d’amore…
    Quante volte aveva riletto il diario..poteva ripeterne a memoria i passi più belli, quelli così pieni d’amore e di passione..la sera del ballo a palazzo Ristori…la dichiarazione , là sulla scalinata…l’incontro al Monginevro, tra le montagne…e la disperazione di Elisa , quando si era resa conto di non poter donare un figlio al suo unico amore!
    E poi la lista..e la macchinazione che aveva portato i due amanti molto vicino al patibolo..un romanzo..come e più avvincente di un romanzo, era la lettura di quel diario , su cui Elisa aveva pianto .oh, sì anche pianto..
    Sofia sospirò: come poteva Lucilla rimanere insensibile a tutto ciò?E’ vero, lei era stata in fondo un’inguaribile romantica..ma anche quella figlia!Lei e il suo movimento per la pace e il diritto di voto, le sue pose da intellettualoide..e quelle idee socialiste!Per carità..tanti anni prima, anche lei si era battuta per degli ideali, ai suoi tempi..e che ideali! si parlava di patria, di respingere l’invasore, di libertà!E non di voto femminile, emancipazione e femminismo pratico..
    Scrollò il capo..che mondo!E Fabrizio?Anche quella era una spina nel fianco…Alessandro si era tanto raccomandato, negli ultimi tempi!Capiva che il figlio mordeva il freno, ma da lì a scoprirlo così scioperato e libertino…un po’ come gli altri giovani, a ben guardare..eppure, Fabrizio era diverso..Sofia lo sapeva bene..non era come tutti , pronti a svendersi sul tavolo da gioco o tra le braccia di donne compiacenti..dove era finito quel ragazzo, capace di slanci e di riflessioni così acute?
    “Oh, Alessandro..cosa farò di questo tuo figlio, così caparbio..e che tanto somiglia a noi Ristori!”
    Appoggiò la fronte al vetro gelido e si sorprese a scrutare nel buio della notte, tra le spettrali ombre del parco




    “E così ho pagato la pigione..con i soldi rimasti potremo tirare avanti ancora per un poco; almeno spero!”
    Eleonora si appoggiò al portone di casa e sorrise a Pietro che l’aveva accompagnata silenzioso, dal negozio di via delle Orfane fino a casa
    “Ne ho piacere; vi vedo contenta”
    “Mia madre sembra anche migliorata..lo so che è stato solo un respiro di sollievo, ma ne aveva bisogno..e anche noi, del resto”
    Pietro cincischiò con il cappello che si faceva rigirare tra le mani
    “Ho deciso, sapete?Porterò i miei fratelli dalle suore di San Luigi, lì almeno avranno di che mangiare tutti i giorni..e io resterò sola con la mamma..la curerò..e lei si riprenderà”
    “Siete una ragazza coraggiosa, Eleonora”
    “No..io non ho coraggio..ma tanta fede: il Signore non ci lascerà sole.avrà pietà di una vedova e dei suoi figli..l’ha già avuta..”
    Pietro si schiarì la voce
    “Bene..allora bisogna festeggiare, non credete?”
    “Festeggiare?”
    “Mi hanno regalato due biglietti per il Carignano..che ne dite?”
    Quanto tempo..quanto tempo era passato dall’ultima volta che anche lei era andata a teatro..con il padre e la madre, al Regio..e rivide in un lampo la sua vita passata..
    “Rappresentano Cavalleria Rusticana , un dramma del Verga; dell’attrice protagonista mi hanno detto un gran bene..si chiama Eleonora, come voi..Eleonora Duse “
    Eleonora aveva sempre amato la musica; possedeva , come le aveva detto tanti anni prima il suo maestro di canto, la voce di un usignolo..ma anche il teatro..oh, potersi ritrovare tra il pubblico..come una volta!
    Alzò il viso ridente verso Pietro
    “Ebbene..visto che siete così gentile..verrò!”
    Pietro sorrise e le afferrò la mano: restarono così per un attimo, nella luce dorata del tramonto..

    Era una rosa bellisssima ,dai petali vellutati e carnosi; solitaria, nel suo vaso di cristallo. Lucilla la raccolse e distrattamente se la portò alle narici..la fragranza di quell’ aroma l’avvolse, come il profumo intenso di una boccetta di colonia preziosa..l’allegria di quei petali, insieme alla nostalgia..che strane sensazioni sorsero in lei, improvvisamente!..un guazzabuglio di emozioni e di desideri..come quelle che ritrovi in un soffio di vento o in un mattino radioso di sole..o, ancor meglio, in una notte che sembra trascinarti sotto il suo manto di stelle..
    Rimase così, per un attimo..sospirò
    “Come la porpora che infiamma il mattino, come la lama che scalda il tuo cuscino, come la spina che al cuore si avvicina, rossa così è la rosa che porto a te”…
    “Dove ho letto questi versi?Che follia..”
    E fece per rimettere la rosa dal lungo gambo nel vaso di cristallo
    “Ahi!”
    Il dolore per la spina , con cui si era punta, la fece sussultare : e una goccia di sangue le stillò dal dito..restò così a vederla scendere piano piano, pensierosa..cercando in fondo ai suoi pensieri un viso sconosciuto..


    “Stai scherzando col fuoco,questa volta Fabrizio, per davvero!”
    “Non capisco..a cosa alludi, Antonio?”
    “Sembri non rendertene conto..ma non capisci che basta un nulla?Quella ha i nervi a fior di pelle..e smettila di far finta di non capire..sai bene a chi alludo”
    Fabrizio terminò in silenzio di bere il liquore, facendo ruotare lentamente il calice tra le mani, corrucciato…
    Antonio gli mise una mano sul braccio, ansioso
    “Vai via, lascia questa riunione, Fabrizio..trova una scusa ed allontanati..prima che scoppi una tempesta!”
    “Non vedo perché, Antonio: in fondo non ho più nulla da dirle..ci siamo lasciati..e allora?Dovessi aver paura di tutte le donne che ho illuso..”
    “Appunto, bestia..adesso l’hai detta giusta..illuso!Ma guardala.. è sull’orlo di una crisi..”
    “Oh, conosco bene i suoi momenti isterici, che credi?..ma non ho alcuna intenzione di scappare..perchè dovrei?Io non ho fatto nulla..non posso farci niente se non sento più nulla per lei..il suo amore non è più corrisposto..è stato bello per un po’..ma poi, che noia!”
    “Non pensi davvero un po’ a lei?.Alla sua disperazione?Ma non hai proprio cuore, Fabrizio!”
    Fabrizio rise..una risata secca..e amara..
    “Del mio cuore rispondo io, carissimo..e al mio non si comanda..”
    “Sei un irresponsabile: Elisabetta di Camerino non aspetta altro che farti una piazzata, qui, tra i tuoi amici..”
    “Sarebbe solo una sciocca a provocare uno scandalo..non oserà”
    E Fabrizio, con fare tranquillo si allontanò verso il gruppo dei gentiluomini che ,tra risa e lazzi , aveva deciso di iniziare , nella sala da gioco,una partita di biliardo..



    Ad Eleonora pareva di aver toccato quella sera il cielo..stretta tra la folla , nel loggione del Teatro Carignano, seduta sulle panche di duro legno ,in un vestito preso a prestito dalla signora Rosa che, ringraziando il Signore , aveva una figlia della sua età, aveva assistito al trionfo di quella attrice sconosciuta così giovane quanto straordinaria :bella, gentile, con un volto sereno…le labbra carnose, sensuali, due grandi occhi verdi, stupendi..una Santuzza splendida, malgrado, come molti appassionati avevano commentato, i pronostici sfavorevoli della vigilia….
    Aveva dimenticato i suoi guai, rapita da quella voce, dal modo di proporsi sulla scena della Duse,
    dal totale coinvolgimento che ella manifestava per la rappresentazione dell’opera , lo splendido controllo dell’azione e il rispetto dei tempi..era come se ogni entrata in scena fosse una sua personale creazione..un animale da palcoscenico, perfetto!
    E poi, il dopoteatro..Pietro aveva insistito e le aveva offerto una cenetta in un’osteria della zona..niente di particolare, certo..ma solo uscire e stare in mezzo all’allegria, tra risate e frizzi..sentirsi sotto il suo caldo sguardo, ammirata..e perché no? Forse anche un poco amata, come tutte le giovani dabbene della sua età..Era un sentimento onesto e tenero quello che Eleonora sentiva di aver suscitato nel giovane operaio..
    Era stata quindi una sera perfetta ed Eleonora si sentiva felice, come non lo era mai stata nella sua breve vita..Anche il saluto timido , con cui Pietro l’aveva lasciata sul portone, l’aveva resa se possibile ancor più contenta..e quindi ora saliva i gradini della scala della vecchia casa a due a due e canterellando…anzi, ad un certo punto si sovvenne di una romanza, che cantava sempre al padre, alla sera, quando ci si trovava nel salotto di casa ; lui l’accompagnava al pianoforte..al generale piaceva suonare e adorava la sua voce..voce di paradiso, diceva, guardandola con affetto..gli brillavano gli occhi in quei momenti..
    Eleonora iniziò così, prima sommessamente, poi con voce sempre piu sicura ad intonare la romanza …
    Qualche piano più sotto il vecchio maestro di canto che stava infilando nella toppa la sua chiave restò basito..ma chi mai cantava e così bene sulle scale, là in alto?E si sporse, aggrottando lo sguardo..un braccio bianco e ben tornito, una capigliatura bionda e riccioluta..ma era la signorina Eleonora!Ma guarda.chi l’avrebbe mai detto!E scuotendo la testa, sorridendo, aprì la porta della sua casa..

    “Buca!”
    “Una fortuna sfacciata, come al solito..!”
    Fabrizio poggiò il bicchiere che un solerte cameriere gli aveva appena porto, sulla spalletta del biliardo
    “Solo classe, caro mio..classe e occhio”
    “Altro che occhio..non vorrei risultar volgare, caro mio, ma stai esagerando..”
    “Il biliardo, si sa, è il gioco di precisione e calma per eccellenza..”
    “Allora io non sarei preciso, eh?”
    “Forza di tiro, effetto e punto in cui colpire la palla…..e voilà!!”
    “In buca la nera…hai vinto!”

    “Conte Ristori!”
    Fabrizio si immobilizzò al sentir quella voce..tra gli amici cadde improvvisamente un silenzio preoccupato
    “A voi piace vincere..sempre..e non vi interessa lasciar sul campo morti o feriti!”
    La donna avanzava, lo sguardo fremente, pallidissima in volto….sulla porta del salone cominciò ad affollarsi chi si era reso conto che stava per verificarsi un evento su cui poter in seguito spettegolare alquanto..
    Fabrizio strinse le labbra..quello era un gioco che non gli piaceva affatto..trovarsi a fronteggiare una situazione per lui incresciosa era un qualcosa a cui non era certo abituato..lanciò uno sguardo intorno, come ricercando aiuto..ma gli amici si erano allontanati e sembravano poco disposti a dargli una mano..decise così che l’unico sistema era affrontar la donna, cercando di smorzarne la disposizione d’animo..
    Sorrise blandamente, tentando di ribattere con leggerezza alle accuse
    “Mia cara Elisabetta..non vi avevo notata.scusate ma non vi capisco : non mi sembra di avervi vinto alcunché..e poi.stiamo solo giocando, no?.”
    “Un gioco, sentitelo, un gioco!Ma tutto è per voi solo un gioco, l’avete ben detto..e che vi cale dell’altrui sofferenze..non è importante, vero?Solo io e nessun altro..solo i Ristori..i Belgioioso ..e dopo il nulla!”
    Fabrizio impallidì a sua volta e si alterò rapidamente!
    “Adesso non siete in voi, vi ordino di calmarvi”
    E a voce più bassa le sibilò
    “Attenta a come vi comportate..uno scandalo può solo distruggervi..e non ne avreste niente di ritorno!”
    La donna gli si fece quasi addosso, gli occhi fiammeggianti
    “Non ho paura di uno scandalo, io..cosa ho da perdere?Non ho più niente da perdere..con voi..con chiunque..nulla!
    Si girò verso gli astanti che, stupefatti, si pigiavano nel riguadro della porta
    “E cosa avete da guardare, voi, tutti quanti..andate via.vi dico ...andate via..!!”
    Si appoggiò ansante alla spalletta del biliardo; Fabrizio ristette , la stecca in mano..
    “Mi avevate fatto una promessa, signore..e non l’avete mantenuta.Valgo forse così poco?Voi non avete onore..voi non sapete neanche cosa esso sia.. …vigliacco!”
    “Adesso basta!”
    Fabrizio cercò di afferrarle i polsi; la donna fece un balzo indietro ed afferrò il calice..
    Lo spruzzo del liquore colse Fabrizio in volto…
    Elisabetta arretrò, una mano sulla bocca..girò le spalle e corse via….



    E tutte quelle donne, poi!Sofia ne aveva perso il conto..certo, anche Alessandro ai suoi tempi..ricordò come un lampo il famoso colpo di pistola che aveva colto Alessandro sul portone di casa..e che tanta parte della sua vita aveva influenzato…ma il fratello metteva nelle sue imprese un ardore franco, giocoso, allegro..e non si poteva infine condannarlo.. invece Fabrizio sembrava mettesse un gusto particolare nello sfidare gli altri e la vita..un tentativo di autodistruzione, in fondo..ma il perchè?Mistero..
    Fabrizio aveva sempre avuto tutto, anche il superfluo..Alessandro gli aveva voluto, dopo quei dieci anni di abbandono , un bene folle..e per lui aveva rinunciato a tutto il resto!E adesso?
    Sofia intravedeva dietro quel modo distaccato e amaro di vivere la vita una rabbia profonda, verso tutto e tutti, come se quel ragazzo dovesse provare agli altri e a se stesso chissà chè..
    E lei non poteva farci niente, lo sapeva..
    Il ripensare ad Alessandro e alla sua vita le aveva improvvisamente fatto ricordare eventi a cui non ritornava col pensiero da tanti anni..Alfredo moribondo, là in quel vicolo, tra le sue braccia….le Cinque Giornate..la barricata ..e l’inno suonato al pianoforte….
    Come era stata in fondo bella, la sua vita!Gloriosa, anche..e rivide in un lampo tutti i suoi cari:la nonna Agnese, Isabella,suo padre Paolo…e riappoggiò la fronte ardente contro il vetro, soffocando un singhiozzo..poterli avere ancora lì, vicino a lei ..e Lorenzo..oh, Lorenzo..

    Chiuse gli occhi.e scosse la testa…Lorenzo..Lorenzo..come posso stare senza di te..vienimi a prendere presto, caro..non voglio, non voglio stare qui sola..si, lo so..c’è Lucilla..ma ormai è grande..e anche lei ha la sua vita;io sono triste e sola, Lorenzo,..ti prego..vienimi a prendere..presto!

    Che strano.. sentiva una musica ora..una nenia dolcissima..Alzò le palpebre,stupefatta..il suono di un violino, ne era certa…ma non era possibile!Eppure qualcuno stava suonando nel parco..a quell’ora?Aprì con uno sforzo la grande porta finestra che dava sui vialetti, si strinse nella vestaglia e si avventurò sulla terrazza..la luna, una grande luna piena illuminava i vialetti e le aiuole , fino al laghetto, in fondo al parco..Nulla..eppure..alzò un lume, che aveva raccolto uscendo ..e poi, come se una forza inspiegabile la stesse spingendo avanti, iniziò a scendere i gradini della scalinata..Un passo dietro l’altro, a fatica, sorretta dal suo bastone..non c’era neve sui gradini, neppure nei vialetti, ripuliti dai giardinieri..oramai anche l’inverno si stava ritirando..e la primavera, un’altra primavera avrebbe inondato di fiori il parco..come quando era mancata Isabella…
    Alzò lo sguardo verso quell’angolo di parco che la madre aveva sempre amato, verso le sponde del laghetto ghiacciato, tra i cumuli di neve che ancora , in penombra , non se ne volevano andare e sciogliersi..si stropicciò gli occhi, stupefatta..non era possibile..non era vero..

    Non vi era più freddo ora, ma solo sole e tanta gioia..e i fiori..quanti fiori colorati!macchie di colore..gli anemoni, le rose, le solari margherite..e in un angolo il profumo intenso delle gardenie..
    Sofia avanzava affascinata, verso quell’angolo di cielo: seduta sotto il salice del lago Isabella le sorrideva , così giovane e bella..e accanto a lei Paolo, una mano appoggiata sulla spalla della moglie , ridente..e poi…
    “Lorenzo..amore mio..”
    E lo rivide, come quella volta, nella campagna piemontese, quando le loro vite si erano intrecciate…..Sembrava aspettarla, appoggiato al tronco dell’albero e Sofia rise, rise .. Era come se tutti quegli anni fossero scomparsi e anche lei fosse ritornata improvvisamente giovane: le gambe , le sue gambe erano tornate ben salde.. non c’era più bisogno del bastone, ormai!e si mise a correre , verso di lui, chiamandolo a gran voce..
    “Sono qui Lorenzo, sono qui con te..”

    Fu trovata alle prime luci dell’alba da un solerte giardiniere, vicino al laghetto ghiacciato, le braccia protese in avanti , a malapena coperta dalla lunga vestaglia da camera, : sembrava addormentata tra la neve, con il viso sorridente..
    Nessuno riuscì mai a capire perché fosse uscita di notte in mezzo al parco , nè cosa l’avesse spinta là…


    “Che noia!”
    Guendalina di Rudinì sbuffò , con poca grazia, sdraiata sulla dormeuse del suo salottino
    “Potremmo andare alle corse, questo pomeriggio..che ne dici?”
    “Oh , no!Non mi piacciono poi così tanto i cavalli..e rischiamo anche di incontrare quell’arpia della Cattermole..sei matta?”
    “Allora si potrebbe andare a Trinità dei Monti..oppure al Pincio..che ne dici?”
    “Per carità…come delle sartine d’infimo grado…non hai un minimo di immaginazione, Vittoria!”
    “Diciamo che sei incontentabile…proponi tu, allora!”
    “Mah!Si potrebbe andare dalla Pucci..ho sentito che vi si trova spesso il barone Motta”
    “Oppure dalla nostra cara ambasciatrice..”
    Vittoria di Caltabiano alzò lo sguardo ridente verso l’amica.
    Guendalina di Rudinì aggrottò le sopracciglia, come infastidita da quel nome

    “Uhm..ti dirò...non mi piace quella donna..e noi non le andiamo a genio..ne sono sicura”
    “Ma cosa stai dicendo? Lady Acton è così gentile..”
    “Troppo, per i miei gusti..sembra finta..anzi, ti dirò..c’è qualcosa che non mi convince !”
    “Adesso Guendalina esageri..tu devi cercare sempre di mettere in difficoltà il tuo prossimo..l’ambasciatrice inglese è una donna come tante altre…”
    “E’ troppo perfetta..e io odio la perfezione!”
    “Senti chi parla!Proprio tu, capace di far volare una spazzola sulla testa della tua cameriera se l’acconciatura non ti soddisfa..”
    “Che c’entra questo?”
    Guendalina si stiracchiò con garbo
    “Redarguire una cameriera è normale..odio gli incapaci..no, non mi hai capito, Vittoria..”
    “Lady Acton è inglese, Guendalina..altri modi..altre idee..”
    “Trovi?Chissà perché..a volte non mi sembra poi così inglese..”
    “Adesso esageri!Sei proprio malfidente..Lord Acton è stato a Firenze per quasi cinque anni prima di venire qui a Roma e sua moglie era logicamente con lui..cinque anni sono tanti !”
    “Sarà…”
    “Lasciamo perdere lady Acton, comunque..che ne dici di fare una visita al salotto di Berenice?Oggi si declamano poesie affascinanti…e dovrebbe essere presente anche quell’esploratore di Milano..Manfredo Camperio di Villasanta”
    “Ah, si.ne aveva riportato le imprese la Bergamini, sul Giornale….”
    “La Bergamini?”
    “Ma sì…non ricordi?E’quella civetta che stravede per Carducci”
    “Il quale a sua volta preferisce la Vivanti..”
    “Quella è una vera avventuriera..”
    “Diciamo che gli ricorda la gioventù!”
    Guendalina di Rudinì rise beffarda
    “Gli uomini..cara Vittoria, sono così facili da imbrogliare…sono solo degli ingenui.. grandi amatori, sognatori..ma fondamentalmente ingenui…Gli uomini sono creature semplici, Vittoria; e se vuoi farli soffrire devi puntare a distruggere il loro amor proprio, è l’unica via..”
    “Quando dici queste cose , Guendalina, mi fai paura!”
    Guendalina di Rudinì rise beffarda
    “Paura?Mia cara…per quale ragione ?Noi donne dovremmo qualche volta ricordarci di questa verità…anzi, dovremmo farlo sempre !”





    “Mi stai ascoltando, Fabrizio?Sei nei guai e seri, hai capito?”
    Fabrizio alzò sull’amico uno sguardo torbido; sdraiato sul divano, il colletto semiaperto, la cravatta allentata, il calice di liquore stretto tra le dita sembrava lontano mille miglia da quel salotto…
    “Ho compreso, Antonio…e allora?”
    “Io non ti capisco..quella pazza scriteriata di Elisabetta fa una sceneggiata terribile dagli Ottoboni, poi tenta di avvelenarsi..cosa che non le è logicamente riuscita.., quel cornuto del marito ti sfida a duello..e tu sei lì, su quel divano..impassibile!Ma stai bene?E poi, si può sapere perché c’è quel panno nero sul tuo portone?”
    Fabrizio alzò il calice, scrutando il liquido perlaceo controluce
    “E’ mancata mia zia Sofia, ieri sera..”
    “Ah, me ne dispiace....ma come è successo?”
    Fabrizio sospirò
    “L’hanno trovata questa mattina, morta nel parco..il cuore, probabilmente..non stava bene già da qualche tempo”
    “Che orrore..”
    “Mah!Credo comunque che lei sia finalmente felice, ora”
    “Felice?”
    “Già”
    Fabrizio sorrise, continuando a far ruotare il calice tra le dita..un movimento che gli era solito, come l’amico ben sapeva,quando un qualcosa lo turbava
    “Sai, Antonio..noi Ristori siamo molto particolari…da quando mio zio Lorenzo è morto, circa due anni fa, mia zia Sofia non è stata più la stessa; si amavano così tanto..incredibile, vero?Da non poter restar divisi..neppure nella morte..si sono ritrovati..buffo, non trovi?”
    “Cosa?”
    “L’amore…fragile e lieve come la piuma di un cigno, forte e resistente come la roccia, come il vento, che scompiglia i capelli e la tua anima..è una forza selvaggia, che ti travolge;quando tenti di imprigionarlo ti rende schiavo e ti incatena alle sue ruote,quando tenti di capirlo ti lascia confuso ed inerme…è un alito che ti sfiora appena e poi, improvvisamente ne sei così intriso da non saper pensare ad altro..e quando termina, non hai più paura di nulla…né della notte, né del buio che ti avvolge..l’amore!Un sospiro, nel silenzio del giorno..una goccia nel mare delle emozioni, un fuoco che brucia ogni incertezza..gioia, serenità. Lacrime..paura.. dolore…questo è l’amore..ed io non l’avrò mai”
    E con un gesto brusco, senza una ragione, scagliò il suo bicchiere per terra, verso il rilievo in pietra del caminetto che sporgeva oltre le piastrelle..

    “Oh, Dio mio!”
    “Che accade?”
    Lord Acton incuriosito guardò la moglie
    “Un biglietto nella posta del mattino..Fabrizio mi avvisa che è mancata sua zia , Sofia di Belgioioso”
    Maria Costanza era impallidita; i grandi occhi color maiolica si rivolsero verso l’uomo che dall’altra parte del tavolo stava terminando di bere il tè.
    “Devo andare a Milano, George..non posso lasciarli soli in questo momento,nè lui né Lucilla…”
    “Va bene, non ti preoccupare..vuoi che ti accompagni?Disdico i miei impegni, non ci sono problemi..l’ambasciata può fare a meno di me..e anche quel noioso del mio attache..”
    Maria Costanza aggrottò lo sguardo, accartocciando intanto tra le mani , quasi senza accorgersene, il biglietto di Fabrizio; guardò negli occhi il marito che attendeva paziente una sua risposta
    “No, non credo sia necessario; prenderò il treno e poi , alla stazione, una carrozza di piazza..Non mi fermerò molto presso i Belgioioso..due o tre giorni, il tempo dei funerali….povera Sofia!”
    Lord Acton ripiegò in silenzio il giornale
    “Da quello che mi hai raccontato tante volte, forse per lei è stata una liberazione..”
    Maria Costanza sospirò
    “Certo, hai ragione..però..non so come spiegartelo, caro; ho provato a questa notizia una sensazione terribile , come se si chiudesse improvvisamente una parte della mia esistenza..io adoravo Sofia, sai?specie quando iniziava a raccontare dei tempi andati..era sicurezza..serenità, pace, amore ..e mi mancherà, mi mancherà tantissimo, lo sento..Erano così amiche, lei e la mamma..forse dovrei comunicarle la notizia..”
    “L’avrà già fatto Fabrizio, anima mia..lo sai come sono curiosamente legati tra di loro.”
    Maria Costanza trattenne impercettibilmente il respiro..
    “Come ti ho già raccontato , mia madre per breve tempo visse con loro a Rivombrosa, quando Fabrizio era piccolo..suo padre era lontano e Fabrizio si legò a lei moltissimo..”
    “Non ne sei mai stata gelosa, però..”
    “E perché mai?”
    “Tua madre lo tratta come e più di un figlio, non trovi?Qualche volta mi sono chiesto se non rimpiangesse in lui il maschio non avuto...”
    La giovane donna arrossì appena
    “Ti sbagli, caro..si vogliono molto bene, certamente..e io non ne sono gelosa...perchè mai dovrei esserlo?Cosa ti viene in mente?Ho sempre considerato Fabrizio come e più di un fratello e lui ha per me affetto e immensa stima..e anche Lucilla!”
    “Certo..certo..sono io che sbaglio..però è curioso..qualche volta, specie da come ne parla, lui ne sembra il figlio, non tu!”
    “Adesso esageri..- Maria Costanza si alzò dalla sedia, un po’ a disagio- non capisco perché tu stia dicendo questo : io e mia madre ci intendiamo benissimo; lei mi vuol bene ed io gliene voglio, tantissimo, proprio come deve volerne una brava figlia…E’ una nonna attenta e premurosa;ti ricordi quando le abbiamo portato le bambine l’estate scorsa , al castello?..ne era entusiasta!.”
    “Già..a volte però, scusa se te lo dico, tua madre è comunque strana…e sono contento che tu non le somigli affatto!A proposito mi sono sempre chiesto da chi tu abbia preso..non volevo dirtelo così brutalmente, cara, ma sei la più bella fra tutti i Russel e di gran lunga, specie fra tutti i tuoi antenati..almeno, a guardare quegli orribili ritratti che tua madre conserva nella galleria.”
    Maria Costanza trasalì.. lord Acton intanto seguiva un suo personale pensiero..
    “E’ vero che non si può mai sapere.tra moglie e marito...io non metterei la mano sul fuoco per nessuno..Chissà!In tutti questi secoli,magari qualche lady Russel avrà preferito rivolgere le sue attenzioni a un gentiluomo più simpatico ..e bello!rispetto al legittimo consorte…E meno male..perchè. cara lady Acton..scommetto ..scommetto che nessuno le ha ancora detto di essere una vera delizia per gli occhi di un povero mortale..una dea in terra.., un soffio di voluttà.”
    E si chinò, per baciarla..la giovane donna però lo bloccò improvvisamente, puntandogli le mani contro il petto
    “Beh?Cos’hai Costanza?..adesso non mi dirai che i miei baffi ti punzecchiano ancora..li ho spuntati questa mattina, amor mio!”
    Maria Costanza ansimava..sorrideva, ma in fondo allo sguardo un osservatore attento avrebbe notato un lieve lampo di paura..
    “Mi meraviglio di lei, signor ambasciatore..secondo il suo ragionamento, allora le mogli tradirebbero così facilmente i propri mariti e viceversa…Quindi lei non si fida, neppure di sua moglie..e io dovrei forse credere ad un simile gentiluomo? Ah..interessante!Per caso , lord Acton, ha intenzione di riservarmi qualche sorpresa?”
    “Per carità, Costanza..ma io sto scherzando!Amore mio..non potrei tradirti mai..neanche con il pensiero…”
    “Giuramelo!”
    Il lord guardò con un sorriso la giovane donna
    “Te lo giuro..su quello che ho di più caro, cioè tu…sei contenta ora?”
    E le sollevò con la mano il mento, per rubarle un bacio..
    “Io su certe cose non scherzo..mai!Non potrei mai tradirti, mai con nessuno, George !”
    “Lo so..lo so..scusami per queste stupidaggini..ma quando ti guardo, Costanza..tu hai il potere di farmi diventare pazzo..pazzo d’amore!”
    E la strinse in un abbraccio appassionato..Costanza sentì i suoi baci sul viso, sul suo collo..chiuse gli occhi..e arrischiò un’ultima domanda, persa tra le sue braccia..
    “George..”
    “Uhm?”
    “Cambierebbe per te qualcosa..dico..cambieresti la tua opinione su di me se non fossi veramente una Russel?”
    Lord Acton la guardò ridendo
    “Ma cara..l’ho sempre detto che difetti in senso dell’umorismo..del resto , in una scozzese..cosa pretendi!Era così , tanto per dire..figurati….e poi a ben guardare si potrebbe sospettare anche degli Acton…non trovi che le mie orecchie siano terribili?..scommetto che provengono dagli incontri galanti di qualche antenato dai gusti perfidi!Ti amerei comunque, anima mia..e ringrazierei mille volte chi mi avesse dato l’occasione di poterti avere per sempre tra le mie braccia, così bella!”
    E riprese a baciarla , là in mezzo al salotto..



    Lucilla era rannicchiata sul divano della sua stanza, le braccia attorno alle ginocchia, nella penombra creata dalle grandi tende,come quando, bambina, si rifugiava nel silenzio della nurse, per farsi consolare dalla sua tata; stretta nel vestito scuro, che odiava, ripensava alle ultime parole di Sofia..
    Curioso!Eppure non si sentiva triste per la sua morte…quando le urla del giardiniere l’avevano richiamata là, in fondo al giardino, quello che l’aveva subito colpita , era stata il vedere ,rispecchiata sul volto della madre, un’intima tranquillità, quasi la gioia..
    Sì, Sofia era morta felice, ne era certa..chissà cosa aveva intravisto in quell’angolo desolato di parco..o cosa aveva sognato di vedere....
    Lucilla si sentiva così stranamente felice, come se in fondo Sofia non fosse davvero morta; era solo andata , ne era certa, in un posto molto più bello e desiderabile..
    E da quel luogo , così lontano, l’avrebbe sempre amata, comunque.. l’avrebbe protetta, anche contro se stessa, guardandola con quei suoi occhi buoni e amati…Quante discussioni, inutili, oh, adesso , come le sembravano veramente inutili…la sua caparbietà, il suo resistere ad ogni tentativo di mediazione..Sofia rideva in quei momenti, confessando che in fondo anche sua figlia era una Ristori.. non si poteva certo cambiare un carattere vecchio di secoli!E appoggiava la mano sulla spalla del marito, con uno sguardo complice..
    Come si erano amati i suoi, veramente amati….di un amore vero, fatto di frasi appena accennate, di sguardi, di sorrisi teneri…Lucilla sentì in quel momento di invidiare quell’amore, che aveva legato fin oltre la morte i suoi genitori .. se ne sentì smarrita.
    No, non poteva esistere al mondo un amore così grande ed unico, come quello che aveva travolto i suoi..come tra Elisa e Fabrizio....almeno, non per lei, non per lei..
    Chiuse gli occhi e immaginò sorrisi, tenere carezze, baci, dolci baci, un brivido senza fine..
    “Ah, ma è follia questa, solo follia!”
    Chinò così infine ,singhiozzando , il volto sulle ginocchia,.. le lacrime iniziarono a scorrere lente sulle gote..e il medaglione di Elisa scivolò dolcemente dalle sue mani , sul tappeto .


    “Ti vedo pensierosa, figlia mia!”
    La contessa di Robillant sorrise teneramente alla figlia, accarezzandole i setosi capelli
    “Nulla mamma, nulla..non vi preoccupate!Grazie a quelle brave persone abbiamo per il momento risolto in parte i nostri guai..”
    “E allora cos’hai?E non protestare ancora..ti conosco bene, Eleonora:quando qualcosa ti affligge i tuoi occhi diventano più cupi e tristi..”
    “Oh..è nulla..ecco – le gote di Eleonora si arrossarono lievemente - volevo dire..sapete..Pietro..”
    “Ebbene?”
    “Credo mi faccia un poco di corte..”
    “E’ naturale figlia mia..tu sei così bella!”
    “Sì..ma ..non so....io non l’ho incoraggiato, madre”
    “Ne sono sicura..ti conosco bene, anima mia..”
    “Io non so bene come comportarmi..”
    “L’ami?”
    “Mamma!”
    “Ebbene?Cosa ci sarebbe di così tragico?Tu sei una ragazza onesta..lui un giovane uomo dabbene.. un operaio provetto, che lavora per mantenersi e nei ritagli di tempo studia…un animo buono a cui ti cederei volentieri, Eleonora!Due donne sole..in questa situazione..io ne sarei contenta…e lascerei questo mondo consolata, perché ci sarebbe qualcuno pronto a pensare a te, a proteggerti ..”
    “Oh, madre…vedete- ed Eleonora arrossì ancor di più, penosamente- è che io non l’amo!”
    “Ne sei convinta?Forse col tempo..”
    “No..no…”
    Eleonora strinse le mani della madre, guardandola negli occhi
    “Non pensate male di me, madre…..ma io non potrò mai amarlo..lo sento!”
    “Perché, Eleonora?”
    “Oh, come posso spiegarmi?Non è possibile..”
    E si torse le mani, angosciata
    “Figlia mia..”
    “Oh, mamma…quante volte ho cercato di immaginarmi un futuro di madre e di sposa, accanto ad un uomo che mi amasse, almeno un poco!Ed ora..non so.quando guardo Pietro negli occhi .è come se mancasse qualcosa..quello che sento potrebbe farmi veramente felice..”
    “Forse quel brivido che ti prende quando sai di essere vicino ad un uomo che ti ama..”
    La contessa sospirò
    “Ho amato tantissimo tuo padre, anche se in fondo il nostro matrimonio era stato deciso dai miei genitori; ricordo ancora quando venne a chiedere la mia mano..era così goffo..ma sentii dentro di me che avrei potuto essere felice con lui..poter gioire delle piccole cose di ogni giorno, sorridere guardandolo negli occhi, in ogni istante..”
    “E’ questo l’amore che cerco, madre, attendo e desidero..un amore vero, che bruci e mi emozioni..”
    “Certo che è così strana l’esistenza, Eleonora!In fondo, se ci pensi, figlia mia ,passiamo la vita ad amare chi non ci ama e ad essere amati da chi non amiamo…”



    Lui la guardò. Non aveva mai visto niente di più bello, nella sua esistenza.. Era giovane, spettinata, i capelli lucenti come fili di rame, le gote leggermente arrossate per il calore del locale.. pensò , per la prima volta, che forse l’amava…sì, lui l’amava..e soffocò rapido un sospiro…




    Il notaio abbassò gli occhialini dorati, sospirando
    “Allora..penso che non vi aspettiate molto dalla lettura di questo testamento; la contessa Sofia di Belgioioso ha lasciato alcuni benefici ai servitori, alle sue opere di misericordia e alla Croce Rossa di Milano…”
    “Mia madre ha sostenuto in più riprese il comitato”
    Lucilla, seduta sulla poltroncina settecentesca, cincischiava tra le mani un fazzolettino appallottolato; Fabrizio, le spalle voltate, sembrava perso nel contemplare il parco, attraverso i vetri cattedrale delle finestre dello studio.
    “La contessa vostra madre era una donna di garbo ..una nobildonna particolare!Comunque..alcuni mesi fa mi ha fatto visita: e ha voluto in quell’occasione aggiungere al testamento vero e proprio alcuni legati..”
    “Legati?”
    “Sì, signorina..probabilmente si era già resa conto dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute e voleva essere certa che tutto fosse a posto..”
    “Dite, notaio Cerri…parlate pure….”
    “Mi consegnò anche in quell’occasione una lettera che oggi vi leggerò; fu molto chiara quel giorno..avrei dovuto aprirla solo alla presenza di ambedue”
    Lucilla alzò lo sguardo sorpresa, mentre Fabrizio non sembrò quasi accorgersi di queste ultime parole; fissava un punto lontano del parco..là, verso il laghetto ghiacciato…
    “Ehm…dunque..vi confesserò che non so neppure io cosa contenga questo scritto..ma sembrava che vostra madre vi annettesse un valore particolare: si raccomandò tanto quel pomeriggio!”
    “Vi prego, allora..iniziate, notaio!”
    L’uomo aprì con delicatezza la busta color crema, spezzando i sigilli di ceralacca con cui Sofia aveva chiuso il suo scritto.Nel silenzio della stanza il notaio cominciò a leggere…

    “ Sono sicuro che vostra madre sapesse molto bene di avere solo pochi mesi di vita, quando scrisse tutto ciò”
    “Lo penso anche io”
    Lucillla trasalì, sentendo la voce del cugino
    “Ecco…questo è il diario di cui parla vostra madre..me lo consegnò quel giorno con particolare cura: come se stesse lasciando per sempre una persona cara, qualcuno con cui aveva passato una parte della sua esistenza, un vecchio amico che non avrebbe più rivisto, …”
    Il diario di Elisa..Lucilla trattenne il respiro..allora esisteva! Il famoso diario…e si girò verso Fabrizio..
    “No”
    Lucilla sgranò gli occhi, mentre Fabrizio, finalmente si voltava verso di loro..uno sguardo furibondo…e dolente!
    “Non lo voglio!”
    “Ma conte..vostra zia è stata molto chiara!Desiderava lasciarvi questo diario..voleva fosse solo vostro”
    “E io rifiuto il suo dono”
    “Fabrizio!”
    “Quel diario…ha condizionato tutta la mia esistenza..e quella di mio padre!Non lo voglio..non lo voglio..per me puoi bruciarlo!”
    “Fabrizio..ti ha dato di volta il cervello!Perchè?”
    “Perché..perchè?Prova a passare tutta la tua esistenza condizionata da un ricordo…da una lenta agonia …dal rimorso di un qualcosa che sarebbe potuto essere e che non vi è stato e averne in cambio solo malinconia..solo ricordi..solo ricordi..ed un destino amaro ”
    “Ma Fabrizio..quel diario..è amore…un inno d’amore..come puoi vedervi solo dolore o angoscia?Torna in te.”
    “Non voglio più vederlo…e con lui Rivombrosa..lasciatemi stare..tutti..tutti!”
    E come un pazzo uscì dalla stanza, lasciando senza parole la cugina
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Stordita
    Posts
    2,757

    Status
    Offline
    L’uomo, avvolto nel lungo e pesante tabarro, si avvicinò al portone del convento; sembrò esitare un attimo, ma poi, alzando il braccio , tirò con decisione la corda della campanella.
    Il trillo attutito si perse sotto le volte di mattoni del chiostro; il visitatore paziente si addossò alla colonna che impreziosiva il portoncino.Finalmente uno scalpiccio lontano rispose al suono ..
    Con uno scatto improvviso lo spioncino si aperse: oltre quell’apertura si sentì scrutato ora da un paio d’occhi senza colore.
    “Deo grazias..che volete?”
    “Vi chiedo scusa, sorella.Vengo da molto lontano, e vorrei parlare con la reverenda madre!”
    “Siete atteso?”
    “No..ma ho urgenza di parlarle..vi prego!”
    “Il vostro nome?”
    L’uomo scosse il capo
    “Non le direbbe comunque niente.., ditele che debbo parlarle, per pietà!”
    La donna restò in silenzio oltre la soglia per un istante , che all’uomo sembrò eterno..poi la porta, lentamente iniziò a ruotare sui propri cardini..
    “Venite”

    “Non so proprio cosa fare, Maria Costanza!”
    Lucilla abbandonò bruscamente sul piattino la tazza del thè che fino a quel momento aveva rigirato tra le mani
    “In che senso, Lucilla?”
    “Lo hai visto anche tu..oggi poi, alla lettura del testamento, si è comportato in un modo incredibile!”
    “Sei preoccupata per Fabrizio..”
    “Più che preoccupata, mi sento impotente, Maria Costanza..non lo capisco, non riesco più a capirlo..in certi momenti si estranea da tutto: è pigro, indolente, beffardo, se vuoi..e poi, improvvisamente è come rabbioso, verso di sé e gli altri..Mi ha fatto paura, oggi..dovevi vederlo quando ha capito che mia madre gli aveva lasciato il diario di Elisa..una furia..perchè, poi?Perchè?”
    Maria Costanza rigirò lentamente il cucchiaino nella tazza; Lucilla si alzò e si diresse verso la finestra; un timido raggio di sole filtrava tra i vetri e disegnava sul tappeto una scia di luce..
    “Credo non lo sappia neppure lui, Lucilla….è come se improvvisamente si fosse trovato di fronte ad una realtà spiacevole, da cui è meglio fuggire”
    La giovane sospirò
    “Può succedere, Lucilla, sai?Tutto quello in cui credevi..le tue convinzioni..le tue certezze sfumano..e cosa ti resta, poi?Solo il fantasma di un passato che credevi felice…”
    Maria Costanza si era come immobilizzata: guardava nel nulla,ora, lo sguardo fisso, verso un punto lontano..

    Nel parlatorio del convento il tempo sembrava essersi fermato; il lungo tavolo di legno scuro , le sedie alte ed addossate alla parete, l’affresco della Santa Vergine benedicente..niente sembrava essere mutato….. Maria Costanza avrebbe ritrovato con facilità i luoghi un tempo a lei cari..
    La Madre Superiora scrutò con calma lo straniero
    “La suora portinaia mi ha avvisato che volevate vedermi; abbiate pazienza , ma non credo di conoscervi, buon uomo!”
    Il visitatore sembrava ora, sotto lo sguardo acuto di quella donna, stranamente intimidito ; continuava a rigirare tra le mani le falde del cappello, tormentandone il risvolto
    “Avete ragione, madre: infatti noi non ci conosciamo .Vi chiedo umilmente perdono per aver insistito nel volere questo incontro... ma solo voi potete aiutarmi, reverenda madre!”
    “Bene, figliolo ..allora ditemi cosa volete da me!”
    L’uomo si appoggiò alla tavola, esitante
    “Vi chiederò di ritornare con il ricordo a più di venti anni fa…”
    “Vent’anni?”
    “Si..ad essere sincero devono esserne passati almeno venticinque…”
    La Madre superiora rialzò sorpresa lo sguardo; l’uomo continuò..una voce soffocata e quasi spenta..
    “In quell’epoca venne affidata al convento una bambina…Ve la consegnò una donna; essa non poteva più tenerla con sé: era disperata, non aveva neppure di che mangiare, era sola, perché il suo uomo l’aveva lasciata..e voi ne aveste pietà , l’aiutaste .. lei vi lasciò quindi la bimba ; essa si chiamava Maria Costanza e aveva circa cinque anni..La donna , così come era arrivata, senza un perché,qualche giorno dopo scomparve.... “
    La religiosa e lo straniero si guardarono per un lungo attimo ..poi la suora, per prima, ruppe il silenzio
    “Ho paura di non potervi essere d’aiuto, amico mio..Mi spiace, ma sono divenuta superiora di questa comunità solo una decina di anni fa; non vi erano orfane in convento..almeno in quel periodo..ed io non so nulla di questa bimba!”
    L’uomo , bruscamente si frugò nelle tasche e ne tirò fuori un foglio stropicciato..
    “Voglio farvi vedere questo scritto.. è una lettera, inviatami tanti anni fa da quella donna..vi chiederete certo come io possa avere un simile scritto e il perché!Ebbene, quella povera donna disgraziata era mia moglie, madre! Io ho sbagliato tutto nella mia esistenza, madre, ma ho pagato, sapete?Ho pagato..vent’anni madre..vent’anni della mia esistenza, senza poter essere libero..la mia casa, la mia famiglia..lontano..lontano.......Mi sembrava di impazzire a saperle così ! Non poter far nulla per loro, non poter stare loro accanto.. accanto !Solo la disperazione può portare una madre a tanto..abbandonare la propria figlia, per consentirle un futuro..un futuro migliore!
    Ersilia non trovò di meglio che lasciare mia figlia tra queste mura e solo in un secondo momento si rese conto dell’errore commesso .e mi implorò in questa lettera di intervenire, quando sarei stato libero..ed ora sono qui, sono tornato, finalmente..e voglio mia figlia, madre!”
    Un tremito impercettibile attraversò il viso della religiosa
    “Vi capisco..ma io non posso far nulla..”
    “Ma è’ mia figlia! Io non l’avrei mai abbandonata!”
    L’uomo scoppiò improvvisamente in pianto e nascose il volto tra le mani
    La suora ebbe pietà di lui e gli si avvicinò
    “Ascoltate..sono passati, come voi avete detto molti anni, troppi, forse…ed io non posso aiutarvi..non posso e non voglio..per il vostro bene e per il suo!Tra queste mura non vi è più né la bimba che bramate di ritrovare e neppure la donna che ormai sarà..rassegnatevi”
    “…la rivoglio!”
    “Ma io non posso darvela, figlio..neanche se volessi.. come tanti altri bambini abbandonati , vostra figlia è stata adottata da qualche famiglia che le ha voluto comunque bene..come gliene avreste voluto voi, ne sono certa!”
    L’uomo con rabbia si asciugò il volto; e un lampo terribile gli illuminò lo sguardo
    “Ma io non avrò pace finchè non la ritroverò…e giuro che ci riuscirò, madre!”



    Immerso nella nebbia quell’angolo di parco Sempione sembrava un luogo incantato.
    L’umidità pungente penetrava fin dentro le ossa, ma il profumo dell’erba unito a quello delle foglie bagnate e marce , era quasi inebriante…mischiato ad esso ma facilmente riconoscibile vi era anche l’odore aspro della legna bruciata e del carbone che ardeva nei mille caminetti della città; quella bruma..era Milano!
    Tutto il bosco era immerso nel silenzio , in quella lattescente opacità …eppure già si riusciva a scorgere, verso il suo limitare ,la luce livida dell’alba che sembrava penetrare ,dividere a brani e spegnere la coltre perlacea..
    L’uomo cercava di scaldarsi battendo i piedi per terra, sulle pietre che delimitavano il sentiero; ogni tanto spingeva lo sguardo verso il sentiero o, impaziente , consultava l’orologio d’oro che sporgeva dal suo taschino..
    “Finalmente!”
    La frase era rivolta al nuovo arrivato sbucato all’improvviso nella radura ,proprio dove la nebbia sembrava più addensata
    “Bene arrivato..cominciavo a disperare!”
    “E perché mai, caro collega?Non è ancora l’alba..siamo in anticipo, sia io che voi”
    “Fa freddo, non trovate?”
    “Bah..del resto è ancora inverno…allora, possiamo iniziare?Devo accertarmi che le armi utilizzate siano uguali!”
    “Caro amico…veramente gli offesi saremmo noi e quindi..”
    “Su, mentre aspettiamo scegliamo la distanza e le armi, caro il mio signor secondo..”
    Il primo uomo rise
    “E’ che pensavo..è buffo!Generalmente io non faccio mai il secondo..mi sento un po’ fuori zona!”
    “Non avete tutti i torti, Felice!Lo so che preferite sfidare e vincere..”
    Felice Cavallotti sorrise beffardo mentre si stringeva nel mantello
    “Che volete, Maffei..tutta colpa del mio famoso carattere focoso e testardo..un po’ come quello di Fabrizio e di Alessandro”
    “So che eravate amici, voi e Alessandro di Belgioioso”
    Felice sospirò
    “Altri tempi , caro mio..quando ancora gli ideali del Risorgimento erano degli ideali degni di tanto nome..e non inquinati da questo moderismo pantofolaio..”
    “Alt!Esimio deputato, qui non siamo alla Camera; risparmiatemi i vostri discorsi infiammati contro il trasformismo..e vediamo di controllare queste pistole!”

    “E’ quasi ora”
    Fabrizio si lasciò andare contro il sedile di velluto della carrozza; chiuse gli occhi, come se fosse improvvisamente stanco..
    “Fabrizio..dobbiamo andare..il visconte è già arrivato; ho visto la sua carrozza svoltare all’angolo della via, mentre venivo da te..”
    “Antonio..”
    “Dimmi!”
    “No..nulla..stupidi pensieri….mi stavo chiedendo cosa sia in fondo la vita..ma è inutile,non trovi?”
    “In che senso, Fabrizio?E’ qualche giorno che sei veramente strano..non ti conoscessi direi che hai paura di quel marito imbufalito...non vorrai rinunciare adesso al duello?Pensa allo scandalo!Sarebbe ancora più tragico rifiutare di incontrarlo…”
    Ma Fabrizio sembrava non ascoltarlo, perso nei suoi pensieri
    “Ogni momento, ogni respiro, è una lotta per sopravvivere ..C’è un tempo per vivere e uno per morire, in fondo …”
    “Morire?Ma che discorsi sono questi?Tu , proprio tu così esperto nelle armi?Mi fai paura..Fabrizio!”
    Fabrizio riaprì gli occhi
    “Antonio..non ti preoccupare..lo incontrerò quel pover’uomo..e se è destino, gli pianterò una pallottola nel petto, senza pensarci troppo…è che, vedi, ieri durante i funerali di mia zia, riflettevo..non fare quella faccia!Ti sembra così strano?Mi sono improvvisamente reso conto che la vita è come un viaggio, dal quale nessuno torna..un bellissimo viaggio..ma con un’unica conclusione, neppure troppo lontana.. e noi ci affanniamo; vogliamo imbrogliare le carte, come un baro che si aspetta una vittoria facile, sicura..e invece siamo solo dei perdenti, Antonio,solo dei perdenti , perchè crediamo che la vita sia appannaggio dei più forti ...perchè è così difficile vivere, amare e morire...."

    Felice Cavallotti si arrestò al termine della radura, dopo aver piantato nel terreno le spade per segnalare il campo di tiro.
    Fabrizio si era tolto la giacca e soppesava con fare quasi indolente la pistola dalla lunga canna che aveva scelto per lui il suo secondo; il suo nemico intanto discuteva animatamente con gli amici che l’avevano scortato al duello..

    “Allora.signori!Vi prego.un attimo di attenzione: vi metterete ora schiena contro schiena, impugnando le vostre pistole cariche, poi farete venti passi come precedentemente concordato… al termine vi girerete di fronte l’uno davanti all’altro e farete fuoco,a volontà..ma solo al segnale convenuto..cioè quando lascerò cadere il fazzoletto.Se dopo il primo colpo , sparato da ognuno di voi ,nessuno risulterà colpito o ferito, lo sfidante potrà dichiararsi soddisfatto e ritenere concluso il duello ..a voi!”

    Nel silenzio irreale i due gentiluomini si disposero così come ordinato e poi seguendo gli ordini loro impartiti iniziarono ad attraversare la radura..due passi..quattro..dieci..venti.. si girarono contemporaneamente e presero la mira..Il fazzoletto bianco ..
    Al rumore simultaneo dei due spari uno stormo di passeri, sorpreso, abbandonò con strepito i rami delle alte querce che circondavano la radura..


    Il treno viaggiava veloce nella campagna, attraversando un panorama ondulato e verdeggiante; dopo aver costeggiato il mare per un tratto ora si stava spingendo tra le colline , oltrepassando i mille corsi d’acqua che incontrava sul suo percorso e sferragliando sugli arditi ponti di ferro che li scavalcavano..
    Maria Costanza, avvolta nel suo caldo mantello, bordato di pelliccia, guardava affascinata dal finestrino il panorama ; in una Roma appena divenuta capitale del Regno, travolta nella frenesia edilizia di imprenditori e immobiliaristi che si erano gettati come lupi affamati sulla
    speculazione delle aree fabbricabili, iniziava a rimpiangere il verde dei prati e gli spazi liberi ,aperti, della sua infanzia che le sembrava in quel momento così lontana!
    Eppure il rumore inconfondibile del treno, l’ansimare lento della locomotiva a vapore, le avevano fatto ricordare in quel momento proprio un episodio curioso legato alla sua permanenza nel convento: capitava almeno una volta al mese che le suore andassero a far visita al parroco , verso Gallarate ..in quelle occasioni , per scendere verso il paese, le religiose preferivano al biroccio di Attilio o alla diligenza che collegava i paesi della Bassa, il minuscolo trenino … il treno degli zoccoli,o come diceva sempre suor Crocefissa, ul trenu di zocur.. si trattava di un tragitto modesto, pochi chilometri, in fondo , ma per Maria Costanza, per quella bimba sola, era sempre un viaggio fantastico, un prezioso momento di svago..
    Le sembrava di risentire ancora in bocca lo sfilacciarsi dello zucchero filato che, di nascosto , in quelle occasioni, la suora cuciniera le comprava..
    “Signora!
    “Dimmi , Andreina”
    “Ma state tremando..avete forse freddo?Adesso vi sistemo la coperta sulle gambe”
    E la cameriera sollecita iniziò a disfare il bagaglio, mentre Maria Costanza si lasciava cullare dal dondolio del treno, persa nei suoi ricordi..


    “Uno scandalo terribile!”
    “Del resto non poteva certamente evitare di incontrare in un regolare duello il visconte”
    “Con il bel risultato, cara Camilla, di aver così sulla coscienza non solo una moglie, ma anche un marito!”
    “Adesso Lucilla non esagerare..doveva forse farsi uccidere perché un’oca giuliva aveva fatto finta di suicidarsi?”
    Camilla si fece aria con un cartoncino; Lucilla, imbronciata, giocherellava con il tovagliolino.
    “Non capisci?Due giorni dopo il funerale di mia madre..e senza dirmi niente!”
    “Non voleva dartene pena..”
    “Ma si può sapere perché lo difendi?Sei rimasta affascinata anche tu dal suo sguardo assassino?”
    “Non far l’idiota, Lucilla!Figurati..ho altro per la testa io,altro che tuo cugino..ma direi che in questo frangente si sia comportato correttamente, nel rispetto delle regole, no?”
    “Sai cosa avrebbe detto la mia tata a queste tue parole? Quand pioeuvv, gotta i tecc ..quando piove gocciolano i tetti..stai dicendo solo delle banalità e cose ovvie.. non mi convinci, cara mia!”
    Camilla sospirò
    “E adesso?”
    “ Adesso..adesso se ne deve andare..e anche in fretta!Sai lo scandalo..gli amici ..i conoscenti ..un terribile guazzabuglio.così ha pensato bene di sparire per un po’; voleva partire per Roma , ma Maria Costanza gliel’ha per il momento sconsigliato..quindi va a Torino, anche per sistemare alcune faccende finanziarie.. Comunque parte domani..”
    “E tu?”
    “Io?”
    “Si..volevo dire..resterai da sola, così..”
    Lucilla alzò lo sguardo, altera
    “Non ho bisogno di nessuno, men che meno di quell’animale di mio cugino.sono abituata a cavarmela da sola, che credi?E poi , scusa, ho i miei studi, l’Università, direi che non ho poi quel gran tempo libero per sentirmi sola..”
    Camilla guardò con stupore l’amica ,che si era improvvisamente alzata e si appoggiava fremente al manico dell’ombrellino
    “Ma che ti prende? Non volevo offenderti, Lucilla..hai frainteso!E’ che ..non so..io mi sentirei a disagio in quella grande casa…senti, perché non vieni a vivere a casa mia, per qualche tempo?I miei sono partiti per Venezia, in visita ad alcuni parenti..che ne dici?”
    Il tono buono dell’amica fece un po’ vergognare Lucilla…..il suo era stato uno scatto dettato dall’incertezza e dall’angoscia: le accadeva spesso, soprattutto quando era preoccupata per qualcosa, di aggredire, per evitare di essere a sua volta travolta dagli eventi..un dannato carattere..quante volte la madre l’aveva rimproverata per questo suo modo di fare....
    “Dico che sei veramente una preziosa amica, Camilla!Ma non ti preoccupare per me…riuscirò a vivere lo stesso..sai, noi Ristori siamo degli esseri caparbi e molto testardi…questo almeno.da un paio di secoli..ma ti assicuro che ce la farò, Camilla..ce la farò..devo farcela!”



    “Povera signorina Eleonora!”
    La panettiera non finiva più di asciugarsi gli occhi
    “Ma ci pensate? Si era quasi convinta che la sua mamma ce l’avrebbe fatta.lo diceva anche il dottore, un miracolo sembrava!Era così contenta, spensierata..e invece?Mah, cara la mia Susanna..siamo proprio qui di passaggio!”
    “E adesso dove andrà?Cosa farà?”
    “Eh,per quello.. un mestiere ce l’ha…è ricamatrice di fino, presso quella avaraccia della Bisio...e la pigione è pagata, almeno fino al prossimo mese..però una signorina così ammodo, gentile..un donnino così dolce..dovevi sentire i pianti e i singhiozzi..mi si stringe il cuore, solo a pensarci!”
    Il suono del campanello distrasse la buona donna dai suoi discorsi; nascose il fazzoletto nella tasca del grembiule e si affrettò verso il cliente
    “Oh, signor Anselmo..cosa desiderate?”
    “Volevo dei rubatà, signora Donata..ma che avete?”
    “Ma come?Non l’avete saputo?E’ morta la signora de Robillant, la mamma della signorina Eleonora….i de Robillant..quelli che vivono nella soffitta del Maresca..”
    Il buon uomo sgranò gli occhi
    “Mi spiace..mi spiace…due brave donne..eh, signora Donata!Si vive per soffrire..”
    “Avete ragione caro il mio signor Anselmo..ecco i vostri grissini..sono dieci soldi”

    L’uomo raccolse il pacchetto dal bancone..sembrava perplesso, quasi timoroso..
    “Signora Donata..volevo ..sentite..se la signorina Eleonora vuole.e ha bisogno di guadagnare...io ..forse c’è un mezzo per farle guadagnare qualche soldo in più..non una grossa cifra, eh?Ma almeno per non penare alla fine del mese..potrebbe lavorare anche da qualche altra parte..”
    “Non capisco signor Anselmo”
    “Sapete… Io fino a poco tempo fa- e il brav’uomo sembrò per un breve istante gonfiare il petto in un sussulto di amor proprio –ero secondo violino di fila al Regio..ho insegnato canto..insomma..la signorina Eleonora ha una voce bellissima…se volesse..cercano coristi al Regio..e potrei mettere una buona parola..si ricordano ancora di me nell’orchestra..e il direttore è un mio buon amico...che ne dite?Si offenderebbe?”
    “Mah..non credo..non credo proprio!Però..facciamo così, signor Anselmo; lasciamo passare qualche giorno e poi glielo accenniamo…se dite che è così brava!”
    “Un usignolo..davvero!”
    “Vedi, Susanna..- la panettiera si rivolse all’amica che occhieggiava dal retrobottega-è proprio vero che c’è sempre la provvidenza!”



    Lungo la strada maestra, che correva tra campi e case, ai limiti del borgo, sorgeva la vecchia locanda del Cadenabbio ; essa, doveva aver certo conosciuto maggior fortuna nei tempi andati , quando davanti ad essa si fermava la diligenza e per i viaggiatori costituiva una gradevole sosta … ma ora il servizio era sospeso e per chi voleva raggiungere la città più vicina l’unico mezzo era costituito dal tramway pubblico o da qualche biroccio di fortuna;e lo stato di degrado in cui versava la facciata, faceva presagire per l’interno una situazione analoga
    Un poco più avanti si scorgeva il peso pubblico ed un canale che scorreva, scoperto , lungo le case verso mezzogiorno.
    Sopra la casa d’angolo,là dove si apriva una piazzetta e un ristretto viottolo, una piccola edicola conserva una statuetta della Madonna di Oropa, probabile omaggio della popolazione della zona alla Madre celeste.
    L’uomo , avvolto nel tabarro, spinse con decisione lo scuro del portone e si avventurò nel buio del locale..l’interno era scuro come la pece e fumoso; davanti alla fiamma misera del camino un vecchio, seduto su di una panca sembrava perso nel suo fantasticare..qualche raro avventore era ai tavoli , mentre l’oste ,segaligno e imbronciato, si intravvedeva dietro il suo bancone, sonnacchioso..
    Il nuovo arrivato si avvicinò al caminetto
    “Fa freddo, non trovate?”
    Il vecchio si riscosse e guardò con stupore l’uomo
    “E voi chi siete?”
    “Un viaggiatore che ha voglia di stare un po’ vicino al fuoco e di scambiar due chiacchiere..vi spiace?
    “Per me..c’è posto sulla panca..ma in quanto a conversazione, cascate male..sono di poche parole,io..a meno di riscaldarmi la gola con un po’ di vino!”
    “Siete di questi luoghi?”
    “Mio caro signore…!Una volta ero il birocciaio,in questo stramaledetto paese, ma ora..non lavoro più..e se non si lavora , lo sapete anche voi…mettere insieme pane e companatico diventa difficile..però in questa locanda con un soldo si può acquistare un bicchierone di vino, scadente ma abbastanza forte da ubriacare la testa e lo stomaco e dimenticare per un poco il pane che non c’è”
    Il vecchio rise, mettendo in mostra una chiostra sdentata ; poi si rivolse all’oste che , senza parere, gli occhi bassi, aveva seguito la conversazione tra i due
    “Vorrei bere del vino..oste!”
    L’oste rispose, asciugandosi le mani nel grembiule bisunto
    “E chi paga?”
    “Sono uscito senza soldi: ma ti pagherò un altro giorno”
    “Non se ne parla!Come se non ti conoscessi..è una storia vecchia , Alfonso: se ti dò il vino a credito posso star certo che non ti rivedrò per un bel pezzo!”
    “Non temere, ti porto i soldi domattina..non ti fidi?”.
    “Niente da fare: o paghi subito, o mi rendi il vino.”
    “Pago io per lui”
    L’uomo che aveva assistito in silenzio al battibecco lanciò sul bancone qualche moneta, tra lo stupore dei due
    L’oste fu il primo a riprendersi
    “Bene..visto che il signore te lo offre..bevi il tuo vino, Anselmo, ma poi fuori dai piedi!”

    “Dovete scusarci, ma non ci avevano avvisati del vostro arrivo..la casa è un po’ sottosopra!”
    “Non vi preoccupate, Paolo…basta che prepariate la mia camera; sono stanco, molto stanco e vorrei andare a dormire subito”
    “Certo, signor conte!Ora chiamo Lucetta ..”
    Fabrizio si avvicinò ad una delle finestre e scostò con decisione la pesante tenda di velluto: le luci di Torino brillarono nella notte buia..
    “Mi fermerò per qualche settimana..”
    “Non preoccupatevi: domani mattina rimetteremo in ordine il salone e lo studio di vostro padre…del resto, anche lui ci aveva abituato ad arrivi improvvisi…”
    “Mio padre..”
    “Oh, il conte Alessandro veniva raramente qui a Torino..non amava l’ambiente di corte , anche se i Savoia hanno sempre manifestato una certa predilezione per i Ristori!Preferiva stare in campagna..ma ogni tanto una scappatina qui a Torino la faceva…in inverno, soprattutto…quando forse si annoiava un poco a Rivombrosa..ma ricorderete certamente..”
    “Venivo raramente a Torino; mio padre preferiva lasciarmi solo , in campagna..”
    “Forse pensava che vi sareste annoiato..non credete?”
    “Già, può essere”
    Il vecchio servitore guardò Fabrizio un po’ severamente; poi aprì la porta per richiamare gli altri servitori..ma si vedeva che qualcosa lo rodeva ed infine si arrischiò
    “Vostro padre, conte, vi voleva molto bene …e quando eravate bambino teneva in mostra sulla sua scrivania un vostro ritratto in miniatura…e poi una foto, quando eravate più grande..si sentiva dai suoi discorsi , che era fiero di voi..diceva sempre che eravate un vero Ristori…e rideva quando l’affermava…Scusate” Ed uscì per chiamare la cameriera
    Fabrizio restò nel silenzio della stanza, solo….

    “Se in giudizio è stata fornita qualche prova della sussistenza in genere dei miglioramenti, all'enfiteuta compete la ritenzione del fondo fino a quando non è soddisfatto il suo credito. Per le addizioni fatte dall'enfiteuta, quando possono essere tolte senza nocumento del fondo, il concedente, se vuole….uffa!”
    “Beh? Perchè hai smesso di leggere il Codice?Guarda che l’appello è tra venti giorni e noi non abbiamo neppure concluso la prima parte d’appunti”
    “Non ci riesco..non mi resta in testa..”
    “E’ perché pensi ad altro..”
    “E a cosa, se è lecito?”
    “Mah….magari ad un certo principe del Foro..”
    “Adesso smettila!”
    Lucilla prese il pesante libro e lo tirò verso il compagno…un coro di risate scoppiò nell’aula di studio della facoltà
    “Sei un animale!”
    “Ahi, Lucilla!Ma io scherzavo..”
    “Non permetterti,mai..hai capito?..mai ..di dire simili stupidaggini nei miei confronti…Bestia!”
    “Signori!”
    L’incaricato battè la mano con forza sul bancone
    “Il regolamento non permette disturbo in sala: vi faccio allontanare se non la smettete con questi schiamazzi!”
    “Non si preoccupi, ce ne andiamo..”
    E Lucilla irata iniziò a raccogliere , sotto lo sguardo allibito del compagno di studi , libri e quaderni
     
    Top
    .
2 replies since 7/7/2013, 14:30   146 views
  Share  
.