|
|
“Insomma non è rimasta più una lira!” Fabrizio si allungò pigramente sulla poltrona, sotto lo sguardo leggermente irritato dell’amministratore “Non ho detto questo, conte!Certo , sugli immobili di Torino gravano parecchie ipoteche e a Rivombrosa avete venduto tutto quello che poteva esserci , di terreni e fattorie..ma vi resta Milano…e qualche terra in Piemonte , le proprietà del vostro bisnonno..no, qualcosa c’è ancora..certo che se continuate a spendere con questo ritmo, finirà tutto in breve tempo!” “ Bellentani, quanto siete noioso.. “Conte..Lo sapete benissimo ..io sono affezionato alla vostra famiglia e amministro i beni dei Ristori da molto tempo, già con vostro padre..” “Mio padre non c’è più..altra epoca..altri tempi!E io non ho intenzione di fare il gentiluomo di campagna, come ha fatto lui.per carità!Voglio vivere, io..e divertirmi!” L’uomo guardò Fabrizio di sottecchi…che peccato..un’altra vecchia famiglia nobile piemontese che sarebbe così sparita..ah, i giovani!E sospirò… “E poi ho deciso..voglio trasferirmi a Roma!Basta Torino..e Milano..città così provinciali..” Fece roteare il bastone dal pomo d’avorio e sorrise “Lì c’è vita Bellentani..e occasioni, se volete!” “Beh, conte- l’uomo rispose gravemente- se è quello che desiderate, certo…ma non è tutto oro quello che luccica, temo…” E iniziò a ritirare i libri contabili “Io ho comunque deciso..e pensavo di trasferirmi a breve..” “Avete già anche un indirizzo..dovessi cercarvi..” “Oh..mia cugina vive a Roma con il marito..pensavo inizialmente di trasferirmi da lei..e poi troverò qualcosa!” “E allora..conte!Spero possiate trovare quello che cercate..” Fabrizio guardò cupo fuori dalla finestra..
“Ho ricevuto una lettera di Fabrizio” Maria Costanza si drappeggiò nello scialle di cachemire, girandosi verso lo specchio; l’orfana del monastero di santa Chiara si era trasformata in una bellissima donna.. “E che cosa dice di bello?” “Oh…vorrebbe venire qui a Roma..gli ho risposto che casa nostra è aperta..ho fatto bene, no?” L’uomo piegò il giornale e sorrise amabilmente “Mia cara..trovo Fabrizio un perfetto gentiluomo..un po’ volubile..ma del resto chi non lo è!” “Magari potresti trovargli un lavoro in ambasciata..parla benissimo l’inglese..” “Lo so..beh, potrebbe essere un’idea..” “Vuole proprio trasferirsi, sai?Vuole lasciare il suo Piemonte..” “Per me sbaglia” L’uomo si alzò e raggiunse davanti allo specchio Maria Costanza “Trovo che il suo castello sia un luogo affascinante e raro” “Lo diceva anche Caroline..ricordava il periodo trascorso tra quelle mura come uno dei più felici della sua esistenza..e sognava di tornarci..” “Vedi?” “Comunque credo che ci siano anche altre ragioni..” “L’amore?” “Oh, stupido..no, certo!E’ che a Fabrizio Rivombrosa è sempre andata un po’ stretta; suo padre non voleva lasciarla, mai..solo ogni tanto andava a Milano dalla sorella…mah!” “E quindi Fabrizio ora vuole essere libero..come l’aria..” “Se è per questo è già andato sufficientemente in giro, da quando il padre è mancato due anni fa..il mese scorso a Parigi….e poi Torino, Firenze, Venezia….e l’anno scorso, ti ricordi?Passò tutta la Stagione a Londra..” “Mi ricordo benissimo..e credo se lo ricordino anche un paio di nobildonne” “Sei impossibile!” Maria Costanza rise, mentre aiutata dalla cameriera sistemava l’acconciatura.. “Belle queste piume e anche il tuo chignon...anche se trovo che con i capelli sciolti sia molto meglio..direi che sei proprio una fata, Costanza ..una fata bellissima” Maria Costanza arrossì “Bene..io sono pronta..possiamo andare al ricevimento, caro il mio ambasciatore!” E rivolse al marito uno sguardo carico d’amore
Fabrizio guardò con aria critica il grande dipinto che sovrastava il caminetto della sala “Potrei anche venderlo..mai sopportato!Una veduta orribile della campagna..molto meglio i quadri di Boldini che ho visto a Parigi l’anno scorso” “Fabrizio!” “Mia cara…” La giovane donna si fermò davanti alla specchiera e iniziò a togliersi il cappellino “Cos’è questa storia che ho sentito dalle cameriere?Vuoi andar via..ancora?Ma se sei appena tornato!” “Cara cugina..” Fabrizio si alzò con eleganza dalla sedia e depose un rapido bacio sulla mano inguantata della donna “Non capisco proprio questa tua smania di vedere il mondo….non puoi fermarti a Milano ancora qualche giorno?Avevo intenzione di farti conoscere alcuni amici..” “Carissima- Fabrizio rise- basta che i tuoi amici non diventino delle amiche..come l’ultima volta..non capisco perché tu mi voglia ammogliato a tutti i costi..è una fissazione questa!Anche zia Sofia..impossibile..” “Lascia stare mia madre, Fabrizio!In fondo..è solo per il tuo bene..” “Già, per il mio bene..e allora preferirei che non ve ne occupaste più!Io sto bene così, benissimo!” “E al tuo titolo, non ci pensi?” “Come no?Ci penso , ci penso ogni giorno..non ti preoccupare Lucilla..me lo ricordano in tanti..soprattutto quelli a cui devo qualcosa” “Appunto…” “Ma non ho alcuna intenzione di fare un matrimonio d’interesse solo per salvare le mie finanze..mettitelo bene in testa” “E già..per i Ristori solo matrimoni d’amore!” “Cara mia ..ti sbagli…perché in questo caso non ci sarà nessun matrimonio..io non mi sposerò mai!” “Tu e le tue stupide idee..vedrai, quando troverai quella che ti farà girare la testa..vedrai dove finiranno tutti i tuoi buoni propositi di libertà!” Lucilla irata si lasciò andare con assai poca grazia sul divano, mentre Fabrizio terminò di bere in silenzio il suo liquore.. “Beh?Ti sei calmata?Oh..benissimo..comunque non parto subito; pensavo di fermarmi per il Carnevale..a Roma quest’anno l’hanno sospeso, non so perché...” “E tu come fai a saperlo?” “Ho scritto a Maria Costanza” “Ah!” “Beh?Adesso non sarai gelosa di Costanza!” “Per carità…certo..a Roma , tutto un altro genere di vita..” Fabrizio sospirò, quasi esasperato “Ascolta Lucilla..Ho passato tutta la mia esistenza tra Rivombrosa e Milano..quando mio padre si ricordava di avere dei parenti!Permetterai che voglia godermi un po’ il mondo..tu hai passato la tua esistenza tra ricevimenti e balli…io tra mucche e campi..” “Tuo padre non ti ha fatto mancare mai niente!” “Certo..e io gli ho voluto bene, veramente..ma ora voglio vivere a modo mio..sarò pur libero, no?”
“Libertà..” I due giovani trasalirono..Sofia era entrata senza farsi notare...anche se ormai doveva appoggiarsi al bastone , per spostarsi da una stanza all’altra.. “Una volta questa parola l’usavamo per qualcosa di più serio..ma forse è così..cambiano i tempi!” “Cara zia..” “Oh, Fabrizio..ti ho sentito benissimo..così vuoi più libertà, eh?” Sofia si appoggiò alla scrivania..la vecchia scrivania di Paolo e di Alessandro..quanto tempo era passato..davvero..e lei era così stanca.. “Bene..non posso certo oppormi..e neanche tua cugina Lucilla..ovvio..però ti chiedo solo una cosa..” E si protese verso il nipote “Cerca di non rovinarti per la tua libertà..si può essere liberi..ma con giudizio, Fabrizio..con giudizio” Poi bruscamente cambiò argomento “Ho ricevuto questa mattina una lettera del tuo amministratore..è preoccupato..” Fabrizio gemette “Bellentani è un idiota” “Non direi..è un amministratore oculato..e vorrebbe avere in futuro qualcosa da amministrare, visto che è il suo lavoro!Mi dice che ci sono dei problemi..” “Esagera..” “Non credo..in vita sua non l’ha mai fatto..parla di ipoteche..e di vendite..non starai vendendo Rivombrosa, vero Fabrizio?” Sofia guardò ansiosa il nipote “Ho venduto dei terreni…c’è qualche problema?” Sofia trattenne il fiato.. “Quella casa..è tutta la nostra storia, Fabrizio..mai..hai capito?mai, dovrà essere venduta..lo chiese mia madre a tuo padre, tanti anni fa..e io lo dico a te…è la nostra casa, lo capisci?La nostra storia..non puoi venderla!”
“I sacrifici imposti da Sella dieci anni fa non sono piaciuti a molti politici, né agli italiani, se ricordate..” “Resta il fatto che in questo modo si era riportato in pari il bilancio dello Stato” Il senatore Todeschini aspirò il fumo del suo sigaro toscano… “Sono state comunque misure fiscali impopolari e hanno creato disordini; datemi retta, ambasciatore..essere troppo severi non conviene..in politica!” Sir Acton sorrise “Sella è un fine politico, senatore;e queste sue idee scomode, è vero ma non potete negare che grazie alla sua finanza, non certo allegra come quella di questi tempi, l’Italia ha goduto di una notevole ripresa economica..noi inglesi vorremmo avere un Sella anche a Londra!” “Potremmo anche regalarvelo!” Il diplomatico scoppiò in una risata “E noi accetteremo il vostro dono..senza storcere il naso, senatore!” Un terzo gentiluomo si avvicinò prendendo parte alla conversazione “Molti italiani stimano comunque Quintino Sella..” “Non certo la Chiesa, visto che ne ha incamerato i beni!” “Oh..il vostro Papa…meglio l’arcivescovo di Canterbury..almeno non pubblica encicliche contro la politica…” “Signori..” La padrona di casa interruppe la conversazione “Vi prego..volete lasciare le vostre disquisizioni politiche per questa sera?Mio caro sir Acton..vostra moglie vi cerca disperatamente nella sala dei concerti..e voi, caro Zanardelli, limitate i vostri interventi alla sala parlamentare, vi prego!” “Principessa…obbediamo!Come disse Garibaldi..” “Oh, per carità!Lasciamo fuori da queste sale, il caro Generale..vorrei solo sentir parlare di musica e di poesia questa sera!” E la giovane donna ridendo trascinò con sé il senatore Todeschini verso la sala dei rinfreschi.
“Spero che questa sera al circolo ci si un po’ di gente Armando..” “Oh, direi di sì, conte ..Sono quasi tutti nel salone..scusate” Il cameriere afferrò il cappello e il mantello che Fabrizio si era appena tolto “E’ arrivato il conte Emilio Borromeo da Parigi…” “Bene!” Fabrizio si avvicinò al fuoco del caminetto, un po’ infreddolito “Caro Fabrizio!” “Antonio!Ma guarda..anche tu questa sera?” Il nuovo arrivato ammiccò “Per carità.. arrivava mia suocera..capirai!” Fabrizio rise, divertito “Ma come..non mi dirai che te ne sei scappato per non vederla!” “Ridi, ridi..mia suocera è terribile..e poi quando mi guarda attraverso il suo occhialino..brr!” “Ma come, Antonio…ti fai mettere sotto così!!.” “Ma quella non è una donna..è un’arpia, una megera…e mi odia” “E perché ti odia?Cosa le hai fatto?” “Io niente..ma lei sostiene che sono una rovina…e sobilla mia moglie..” Fabrizio ormai rideva senza più ritegno “Caro mio, ti sta solo bene..vedi, cosa ti avevo detto?Hai voluto sposarti ..e adesso sei nei guai!” “Signori, signori!” Una testa irata si sporse da dietro la pagina del Corriere “Vi spiace andare da un’altra parte a discutere?Questa è la sala di lettura..e si fa silenzio!” “Uhh..scusate!Non ce ne eravamo accorti” I due amici, trattenendo il riso, lasciarono la sala “Ma chi era quello?” “Oh, è l’ingenier Cremonini ; un bilioso da non dire!..non si può scherzare con lui tra i piedi..vabbè, dai..andiamo a sentire Emilio!” Nella sala grande un gruppo circondava un gentiluomo vestito all’ultima moda “Vi dico che è stata una cosa fantastica.. questa Mostra Internazionale dell'Elettricità di Parigi, con le ultime scoperte di Edison e le sue lampade ad incandescenza..” “Ho sentito che vogliono aprire una centrale qui in centro” “Vicinissimo al Duomo, in via santa Radegonda” “Ma c’è un teatro lì!” “Si parla di abbatterlo..e poi vogliono passare con le prime reti di illuminazione inizialmente in Galleria..”
“E poi i caffè..il Biffi, di sicuro!” “Incredibile…” “Al primo piano nella centrale ci saranno le caldaie a carbone ed al piano terra le macchine alternative a vapore e la dinamo. Costruiranno una ciminiera di mattoni , alta 52 metri..” “L’è minga possibil..come el Dom!” “Ma và!” Un anziano gentiluomo sospirò “Sembra ieri quando posero la prima pietra della Galleria..” “E’ il progresso, amici miei è il progresso!” “Sarà anche come dite voi, caro conte, il progresso..ma io ho molta nostalgia di un passato che era così bello..” “Sembrate mia zia Sofia!Caro barone..il passato è passato..davvero!Bisogna guardare avanti..Viviamo in un’epoca bellissima, non trovate?Piena di scoperte, di novità e di gioia di vivere!” Fabrizio appoggiò con foga il suo bicchiere sul tavolino “Inizia un nuovo secolo, amici miei, e sarà splendido..” “Va bene, caro mio..e allora brindiamo..” “Si, brindiamo amici, al progresso…al signor Edison…alle sue scoperte..” “E alle donne!” “Ma sì, cari miei..alle belle donne!E all’amore..” E tutti risero mentre i camerieri si affrettavano a riempire con lo champagne i calici..
Il vecchio cane randagio annusò sospettoso l’involto: il cameriere del circolo lasciava sempre qualche buon boccone per lui .e così, anche quella sera avrebbe fatto un pasto decente….tuffò deciso il naso tra gli scarti, ma poi .improvvisamente drizzò un orecchio: c’era qualcuno dietro l’angolo che canterellava!Il cane si sporse: umani..decisamente ubriachi!E poi dicevano le bestie…scrollò la testa e si mise a mangiare.. “Fabrizio!” “Scic..non urlare..sei matto..e ubriaco!” “Già, perché tu invece sei completamente sobrio, eh?” Fabrizio si appoggiò al lampione, il cilindro pericolosamente inclinato sul capo e lo sparato fuori di posto.. “Piantala…e aiutami piuttosto..non ridere!” Antonio crollò su una panchina “Sei buffo..ma cosa fai attaccato a quel lampione?Conte Ristori, la prego di rimettersi in piedi..e di chiamare una vettura di piazza..” Fabrizio alzò lo sguardo verso la luce giallastra del lampione e poi più su verso il cielo della notte.. “Guarda quante stelle, Antonio.” “Uhm?” “Quante stelle..sai , mi ricordo..ma mi ascolti?Antonio!Non dormire, animale” Lentamente Fabrizio si tolse il cilindro e restò così, nel silenzio della notte Le stelle..un ricordo confuso.. una notte, là a Rivombrosa..un cielo trapuntato di stelle..e una promessa.. “Sai, Antonio?Mi ascolti?Io odio quella casa..l’ho sempre odiata..per tutta la mia infanzia…le stanze, i corridoi..il giardino.eppure .lui stravedeva per quelle mura..non riusciva a staccarsene..e anche mia zia Sofia...è la persecuzione dei Ristori...ma io sono stufo..stufo..mi capisci?Io non ci voglio più tornare, in quell’incubo..per me era solo un incubo..Mi ascolti?” Ma Antonio si era ormai addormentato sulla panchina Fabrizio lasciò faticosamente il lampione e ondeggiò pericolosamente sul marciapiede “Mi hai sentito..ehi!Tu..dove sei?” E minacciò il cielo con il bastone “Non mi avrete mai più..Dovrete lasciarmi in pace, finalmente..avete sentito?In pace!” Ma le stelle lontane sembrarono non far caso alle sue grida e continuarono a brillare lassù, nel buio cupo della notte
Il suono argentino del campanello, posto sulla porta della bottega , avvisò la panettiera dell’arrivo di un cliente; la donna si sporse,speranzosa , oltre la porta del retronegozio .. e gli occhi le si illuminarono nel riconoscere chi stava entrando nel locale “Oh, madamin!Cerea!” Un timido sorriso rischiarò a sua volta il volto della giovane donna che stava richiudendo la porta Un bellissimo viso, con una spruzzata di piccolissime efelidi, gli zigomi arrotondati, un nasino appena all’insù e illuminato da un paio di splendidi occhi azzurri .I soffici e lunghi capelli ramati erano riuniti in uno stretto chignon , che non riusciva a mortificarne la bellezza…Il personale slanciato , le mani lunghe e affusolate, ne rivelavano le origini che, se non nobili , erano certo appartenenti ad un ceto elevato…ma sugli abiti lisi, anche se accuratamente puliti ,solo uno scialle era appoggiato e a malapena copriva le spalle.. questo benché la temperatura fosse solo qualche grado sopra lo zero, “Buongiorno signora Donata..avete ancora per caso qualche panino per la mia mamma?” “Come no, signorina!Ma dovete aver freddo, Gesù…tra poco nevica , di sicuro! Perché non venite qui, accanto alla stufa, a farmi un po’ di compagnia e a chiacchierare ?Oggi ho passato quasi tutto il pomeriggio sola con il gatto, il mio povero Anselmo, io , lui e il fuoco, a contarcela su..con un tempo così, pochi clienti si sono ricordati di farmi visita!” “Fa molto freddo..è vero!” E la ragazza si arrischiò ad oltrepassare il bancone per seguire l’invito della buona donna “Ecco..brava..qui!Spostati, Anselmo, che abbiamo visite..e agli ospiti si offre il sedile migliore” Il gatto miagolò, saltando giù dal suo cuscino, e andando a strusciarsi contro le gambe della cliente “Ah, brutta bestia..sei un furbacchione Anselmo..così fai le feste anche alla signorina!Guarda che mi offendo, eh?Traditore!” “Oh, è così bello..e morbido..” La ragazza passò una mano sulla testa del micione, che, soddisfatto, chiuse gli occhi a fessura e iniziò a far le fusa “Guardalo..ha capito che gli piacete!” Rassicurato , il gatto le saltò in grembo.. “E’ un amore, il vostro gatto!” “Si vede che vi piacciono gli animali, signorina!” Un subitaneo rossore le si diffuse in volto “Oh, si, tanto..cani, gatti..ma non possiamo tenerne..” La bottegaia capì che era il caso di cambiar discorso “Certo, certo..allora..cosa mi raccontate, buone notizie?” “Oh, non direi, purtroppo.. La mamma è sempre così stanca..” “ Mia cara – la buona donna le appoggiò una mano sporca di farina sul braccio- vedrete che quando ritornerà la buona stagione anche la vostra mamma starà meglio, di sicuro!” “Oh, lo spero tanto..perchè capite..come potrei fare senza di lei..” “Ma non dovete neanche pensarci!La vostra mamma ritornerà in forze..come prima..” “Sapete, ..lei è sempre stata un po’ debole di salute, ma non così..così mai” “E il medico che dice?” “Di non preoccuparsi…ma io ho paura, signora Donata!” “Su, su..una signorina come voi..non deve certo aver paura..e poi tutti vi vogliono bene nel quartiere..non siete sola signorina Eleonora..avete tanti amici....e, poi, diamine!Come dice il proverbio..a volte il diavolo lo si dipinge più brutto di quel che sembra..” “Siete molto gentile..le vostre parole mi confortano, davvero” “Ecco..è quel che penso, del resto…” Donata si abbassò pensierosa verso lo sportello della stufa , lo aprì e aggiunse veloce un ciocco di legno , per vivacizzare il fuoco “Però dovete pensare anche a voi,cara la mia ragazza!Scusate, eh, se ve lo dico..ma dovete tenervi in forze.e non farvi prendere dallo scoramento.” “Oh,..ma io sto bene e poi ho il mio lavoro!” “Lo so, lo so che avete delle mani d’oro..le monache della Visitazione vi hanno insegnato bene a tener in mano l’ago, cara signorina Eleonora ..” E la bottegaia represse un sospiro..certo..quella ragazza lavorava.ma si vedeva bene che non c’era abituata..era come un timido fiore in mezzo a tante erbacce..e si sentì stringere il cuore…
Lucilla terminò con calma di imburrare la sua fetta di pane e poi, maliziosamente, agitò il coltello in direzione del cugino “Devi avere un mal di testa terribile…poverino!Sbaglio o ieri sera hai fatto un po’ tardi, Fabrizio?” Fabrizio alzò lo sguardo …mal di testa?Una marea di spilli sembravano trafiggergli il capo..e le lanciò una silenziosa maledizione..donne!Solo vederla mangiare…nausea e vertigini lo riassalirono; e scostò bruscamente il piatto che il maggiordomo gli aveva posto innanzi “Non ho fame” “Oh..mio caro.. non bisognerebbe mai bere a stomaco vuoto..sai?” “Sono perfettamente sobrio” “In questo momento non ne dubito; comunque è inutile cercare di farti sbollire con qualche ritrovato gli strascichi delle tue libagioni di ieri sera, Fabrizio. Sai, esiste un solo modo di curare i postumi di un’ubriacatura: il tempo…” “Lucilla…” “Si?” “Ti odio” La giovane scoppiò in una risata “Ti spiace non ridere?” “Povero Fabrizio..non preoccuparti..la mia colazione è terminata..devo andare altrimenti rischio di arrivare in ritardo alle lezioni” Lucilla piegò con cura il tovagliolo Fabrizio chiuse gli occhi..aver le vertigini era veramente terribile..la stanza sembrava ruotargli attorno..si attaccò ai lembi della tovaglia.. “Non mi dirai che stai ancora frequentando l’Università?” Lucilla sorrise e allontanò la sedia, alzandosi “Certamente; oggi devo seguire le lezioni del prof.Lorenzi..è un luminare del foro di Milano!Le sue arringhe sono famose” “Bubbole..una donna..tu all’Università..è irreale!” “Io trovo invece pazzesco vederti così conciato dopo una notte di bagordi!Ma quando crescerai, Fabrizio? E cercherai di condurre una vita meno scioperata..alla tua età, poi..” “Non sono ancora rimbambito, Lucilla!” “Lo sarai tra breve, se non la smetti..e perderai anche quel poco di rispetto verso te stesso che alberga ancora in te!E poi, si può sapere cosa ci trovi a vivere in questo modo?” “Lucilla..te l’ha mai detto nessuno che sei acida , più di un limone?Anche se non vuoi stare ad ascoltarmi, ti avviso che se continui così non troverai neppure uno straccio di marito!” “ E tu?Cosa speri di ottenere con questo comportamento idiota?” “Io mi diverto…e sono contento così” “Contento..felice..ma sentitelo..tu non sai cos’è la felicità Fabrizio..e neppure cos’è l’amore…” “Qui ti sbagli!” “Caro cugino..vuoi che ti dica cosa penso veramente di te e dei tuoi amori?Tu capirai cosa vuol dire amare davvero una donna, solo quando ne troverai una che ti amerà sul serio…” E Lucilla lasciò altezzosa la stanza da pranzo Fabrizio seguì con uno sguardo vacuo la cugina Lucilla …cosa aveva voluto dire?Donne..così complicate..e assurde! Gemette..dannato mal di testa..aveva bevuto troppo davvero la sera prima e mescolato vini e liquori “Renato..per piacere!” “Ditemi, signore.” “Portami veloce dell’olio, un uovo, ketchup, tabasco, sale e pepe..svelto!” Sospirò,ripensando alla breve conversazione avuta con Lucilla, mentre si preparava il rimedio che già altre volte aveva utilizzato contro i postumi di una simile sbronza..l’amore..ma cosa poteva saperne quella lì, dell’amore!Patetica.. Fece scivolare il tuorlo intero in un bicchiere , aggiunse delicatamente gli ingredienti,e trangugiò veloce con una smorfia il tutto.
.Belle Epoque.. tumultuoso sviluppo, incrollabile fede nel progresso, spensieratezza! La luce elettrica annullava le differenze tra il giorno e la notte, facendo sfavillare vetrine ricolme di ogni ben di Dio, caffè, teatri, cabaret e cinema dove vorticavano gli incontri…e dove l’unica legge era il piacere.. Tutto sembrava permesso e possibile. Denaro e ottimismo parevano destinati a non finire mai, accendevano i sensi e garantivano l’appagamento di ogni voglia. Eppure come erano forti in quegli anni le disparità sociali!Non vi erano vie di mezzo: o si era ricchi e circondati dal lusso, o si viveva nella miseria più assoluta.. Una nobiltà antica e raffinata consumava i propri riti mondani in ogni occasione, tra teatri, circoli e ville, mischiata spesso ad una borghesia ipocrita e spesso indifferente ai problemi che la circondavano... Era una società il più delle volte insensibile ,perché ormai rapita solo dal fascino del denaro e delle nuove tecnologie, verso il povero, il diverso.. La Belle Epoque non era quindi una “bella epoca” per tutti: erano gli anni di alti tassi di mortalità per bambini e adulti dovuti alle carenze igieniche che perduravano; anni in cui si lavorava dall'alba al tramonto per dei salari reali bassissimi, anni dello sfruttamento minorile, contrassegnati da un malessere sociale che si manifestava con la diffusione dell'alcolismo, sintomo di una malinconica rassegnazione delle masse costrette ad un basso tenore di vita. Regola assoluta e cultura imperante era, come scrisse in quegli anni De Roberto, fare gli affari propri, al di là delle ideologie e contro le utopie, al di sopra dei confini geografici e di ogni morale, con il mondo ridotto ad un grande palcoscenico, ad un grande Moulin Rouge dove si danzava , si gioiva e si beveva spensierati..
Eleonora mise sotto il braccio il paniere con la spesa e richiuse dietro di sé la porta della panetteria ,stringendosi con precauzione nel vecchio scialle di lana:dal cielo plumbeo e ovattato scendevano ora lenti e splendidi fiocchi di neve… Si sorprese ad allungare una mano, per sfiorarli , come quando era bambina ..e sospirò, ripensando ad un’epoca felice e spensierata, così lontana, ormai! Con cautela attraversò la strada, scivolando tra gli omnibus a cavalli e i birocci dei verdurieri; raggiunse il marciapiede e , cercando di far ben presa con il piede, si incamminò con difficoltà verso casa ..I piedi, malamente calzati da vecchie scarpe sfondate, affondavano ora nella fanghiglia che si era accumulata… “Finalmente ..a casa!” L’androne della vecchia casa sembrava accoglierla maternamente;iniziò a salire le scale, inerpicandosi sempre più in alto. Dalle porte socchiuse, sui pianerottoli si udivano pianti di bimbi, chiacchiericci, urla, risate soffocate… si indovinava un’umanità varia e dolente, nascosta dietro quelle porte .. Al terzo piano incontrò una donna ormai sfatta che con fatica trascinava il secchio del carbone “Signora Adelaide..aspettate che vi aiuto!” “Oh..ma signorina..che fate?E’ così pesante..potreste farvi male” “E voi?” “Ma io sono abituata..grazie..grazie..che Dio ve ne renda merito” Eleonora depositò il secchio sullo stuoino e svelta continuò a salire..verso il cielo! Arrivata all’ultimo pianerottolo si soffermò a tirare il fiato ,ansante e poi si appoggiò alla ringhiera, sporgendosi verso il basso..aveva le gambe buone..ma tutti i giorni salire e scendere per quelle scale..le si strinse un po’ il cuore: mamma non usciva da così tanto tempo..ed era così stanca!Come poteva salire e scendere da quelle scale, come lei?Ah, se ci fosse stato ancora il babbo!Fu un lampo..e rivide davanti a lei quel volto così amato..le sembrava persino di risentirne il buon odore di cuoio..di quel liquido che papà si cospargeva sul viso dopo la barba..e il suo riso, gioviale!Una pena infinita le ghiacciò il cuore..povero papà, povero generale!Se avesse visto la sua famiglia ora..in quella soffitta, tra gli stracci..e la fame!L’accusa di tradimento..di aver abbandonato gli uomini al pericolo..era stata così infame e ingiusta..l’aveva colpito al cuore,ne aveva minato irrimediabilmente la salute..e il generale si era spento così, improvvisamente, sui gradini del ministero, dove si era recato per l’ennesima volta a perorare la sua causa. Cosa restava alla vedova e ai figli, ora?Solo un ricordo tenero e appassionato, la consapevolezza di aver avuto un padre e uno sposo giusto e retto..ma, ahimè anche la miseria .e il disprezzo di chi aveva creduto possibile che il generale de Robillant fosse in fondo un vile!Lui..proprio lui..che aveva accompagnato Garibaldi nelle sue campagne, .in Lombardia, in Sicilia,..sempre in prima linea…Eleonora soffocò un singhiozzo, appoggiando la mano sulla maniglia della porta ed entrò in quella soffitta che era ormai la sua casa..
“Professore, professore!” Il professor Lorenzi corrugò lo sguardo e si volse: una giovane donna affannata gli correva dietro, lungo il portico dell’Università, una mano a trattenere il cappellino, l’altra a sorreggere una pila di libri “Scusate, professore!” “Ebbene, signorina?” Il tono era burbero e un po’ seccato, ma ci voleva altro per smontar Lucilla! “Volevo complimentarmi con lei, per il suo acuto discorso..non capita spesso qui in Università di assistere ad una lezione così affascinante!” “Affascinante?Avete trovato la mia lezione sui principii che regolano i rapporti tra la successione per legge e per testamento , secondo il diritto romano, francese ed italiano, affascinante?Diamine, signorina..questo non mi era ancora stato detto..” “Vi prego di scusarmi” Ora Lucilla arrossiva, rendendosi conto di essere stata troppo impulsiva..cosa le era saltato mai in testa..fermare l’illustre principe del foro… Eppure la conferenza l’aveva entusiasmata e le era sembrato così naturale complimentarsi con quell’uomo! “Sono solo una studentessa..e forse non avrei dovuto interpellarvi, ma volevo comunque farvi i miei complimenti ; capisco però di avervi disturbato e me ne dispiaccio, scusate, ancora!” Fece per ritirarsi, dopo aver salutato inchinando affrettatamente il capo Il professore si fermò in mezzo al portico, togliendosi gli occhiali “Signorina..sono io che debbo scusarmi con voi!Sono stato brusco, ma generalmente le studentesse del mio corso non mi inseguono in quel modo” “Non vorrei essere fraintesa..ma le vostre idee sono per me preziose..e volevo utilizzarle nella mia tesi” “Ah, la tesi!Vi state dunque per laureare?” “Se supero gli ultimi esami conterei di discutere la tesi alla fine dell’anno, professore” “I miei complimenti..vi facevo più giovane” Lucilla arrossì, lei sempre così perfetta..si sentì stranamente a disagio sotto quello sguardo ironico “Comunque…la ringrazio ancora per la disponibilità “ E fece per allontanarsi “Signorina!” “Si’” “Beh..lei afferma di conoscermi..ma io con chi ho avuto l’onore di parlare?” “Oh, mi scusi, professore..sono imperdonabile..mi chiamo Lucilla..sono la signorina Lucilla Riberi” “Riberi..Riberi..- il professore sembrò colpito, come se quel nome gli avesse ricordato improvvisamente qualche cosa..- siete per caso parente del dottor Riberi?” “Era mio padre..è mancato lo scorso anno” I due sembrarono studiarsi per un breve attimo Il professore ruppe per primo l’imbarazzante silenzio che era caduto tra loro “Vi chiedo scusa, cara signorina !Conoscevo il dottor Riberi , un ottimo medico..un chirurgo di chiara fama..ne apprezzavo le idee, il suo spirito libero e fiero..bene..- un sorriso, questa volta molto più cordiale illuminò il volto dell’uomo – adesso so da chi avete preso, signorina!” E scoppiò a ridere, tendendole la mano per salutarla
“Sei tu, Eleonora?” Eleonora si affrettò a rispondere a quella flebile voce “Si, mamma, sono io..” La giovane posò il cesto della spesa e si tolse rapidamente lo scialle “La signora Donata è stata così gentile..aveva ancora dei panini…quelli morbidi, che ti piacciono tanto” “Non ti sentivo tornare ed ero preoccupata..sta nevicando, lo vedo dalla finestra” “Oh, si, mamma..ed è bellissimo, sai?” Eleonora si sedette ai piedi dell’umile pagliericcio Un viso pallido e sofferente sbucava da sotto una coltre di coperte che avevano conosciuto tempi migliori.. “Tra breve torneranno anche i tuoi fratelli.” “Ed io preparerò la minestra calda..così non sentiranno freddo, cara mamma!” “Eleonora..” “Ditemi!” La contessa di Robillant guardò quella sua figlia così bella…cosa ne sarebbe stato alla sua morte di lei e degli altri figli..perchè non si faceva molte illusioni, al contrario di Eleonora!Si stava spegnendo poco per volta..il freddo, la miseria, il dolore avevano ormai distrutto e minato il suo fisico, per sempre.. “Nulla..fammi vedere” Eleonora iniziò a svuotare il cesto.. “La signora Donata ha un bellissimo gatto, sapete?Lo chiama Anselmo..non è buffo?Come una persona..e sembra capisca tutto..oh!” La povera donna sussultò sentendo l’esclamazione della figlia “Che accade, Eleonora?” “Madre..-Eleonora era smarrita_ ma io avevo acquistato solo due panini.,.anche perchè avevo solo due centesimi nel borsellino..ed invece..” “Ebbene?” “La signora Donata si è sbagliata, certamente..qui ce ne sono sei..” Ed indicò i sei minuscoli panini che sembravano brillare sulla coperta sdrucita “Adesso torno indietro..ci deve essere un errore..” “Non credo sia stato un errore, figlia mia..e penso che la signora Donata sia proprio una brava donna..” “Ma madre!” “Sì. Proprio una brava donna …e Dio la ricompenserà certamente per la sua buona azione…verso una vedova e i suoi figli..” E una lacrima scese sul volto della contessa.
Cupole, marciapiedi di tegole, incroci di cornicioni; ingarbugliati saliscendi tra una folla di camini, balconcini, capitelli, pinnacoli scolpiti… Eleonora contemplava dall’alto della sua soffitta il panorama fantastico di una Torino di tetti: seduta sul davanzale dell’abbaino lasciava scorrere lo sguardo e sognava… Dietro di lei il cicaleccio discreto dei fratellini, la voce sempre più stanca della madre sembravano perdersi lontano.. Lassù qualche stella aveva bucato la distesa opalescente; non nevicava più ma una coltre bianca aveva ricoperto i tetti di una Torino che sembrava ora lo scenario di una favola perfetta.. Eleonora amava fantasticare e perdersi dietro i suoi pensieri..in quei momenti la miseria, le difficoltà di ogni giorno, le preoccupazioni di un domani sempre più cupo sembravano stemperarsi e sparire, almeno per un attimo.. Sognare un futuro migliore, un amore unico e vero..erano così in fondo i sogni di tutte le giovinette della sua stessa età; anche Eleonora sognava l’amore e un giovane garbato che l’avrebbe un giorno stretta tra le sue braccia e amata.. Anzi, se chiudeva gli occhi le pareva quasi di intravvederlo..alto, scuro di capelli, con un caldo sguardo… In quei momenti Eleonora sentiva che la vita, la sua vita , valeva ancora la pena d’essere vissuta…
“Avete avuto una bellissima idea, contessa” “Mio marito credeva in tutto ciò; era una parte della sua vita. E io voglio ricordarlo così” L’ingegner Rota riavvolse i rotoli con i disegni dei progetti “Poche persone di questi tempi farebbero così tanto per gli altri..” “Faccio solo in fondo quello che avrebbe desiderato veder realizzato il dottor Riberi; se non ci avesse lasciato sarebbe stato certamente il suo prossimo impegno..era per lui un sogno realizzare una simile opera!” “Non è un sogno, contessa..non lo resterà almeno per molto” L’ingegnere ripose i fogli nelle custodie di cartone, sorridendo “Il Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Milano è onorato di essere stato coinvolto in questo progetto: tutti noi speriamo ardentemente di potervi aiutare e di realizzare in tempi brevi la carrozza ospedale” “E io a mia volta vorrei che ringraziaste tutti…tutti , gli amici di mio marito e quanti hanno creduto e credono in un mondo migliore..” Sofia si alzò a fatica dalla poltrona “Mio marito ha sempre creduto nelle idee di Dunant..ed è grazie a lui che è stato fondato il primo comitato italiano della Croce Rossa, qui a Milano,allo scopo di provvedere all’assistenza sanitaria dei malati e feriti in guerra..E’ vero, in questo momento siamo in pace ma resta il fatto che i mezzi sanitari sono pressoché inesistenti tra le truppe; in questo modo assolveremo il compito assegnatoci dal comitato. e in caso di guerra non ci saranno più problemi per i soldati” “Una vasta sala di accettazione, una sala operatoria,la farmacia , un reparto disinfezione e lavanderia..un vero e proprio ospedale viaggiante, contessa!Con un sistema di aerazione e di riscaldamento modernissimi…” “Dobbiamo ringraziare la Compagnia del Tramways milanese..l’idea in fondo viene dalle loro carrozze viaggianti” “Ho avuto modo di presentare la settimana scorsa il progetto allo Stato Maggiore; l’impressione suscitata è stata ampiamente positiva e il ministro Ferrero si è dichiarato entusiasta:se l’esperimento si rivelerà positivo l’esercito pensa di creare altri ospedali viaggianti, ispirati al nostro” “E’ una bellissima notizia, ingegnere” “Sapevo che ne sareste stata felice..Ora vi lascio, ma spero di rivedervi presto e di portarvi buone nuove” “Di certo io le accoglierò molto volentieri” E Sofia tese la mano al giovane professionista, che si inchinò in un rapido baciamano
“Il senatore Binaschi questa sera si è rivelato per quello che è in realtà: un emerito imbecille” Sir Acton si slacciò lentamente il nodo del cravattino davanti allo specchio, mentre Maria Costanza a sua volta si toglieva i gioielli, riponendoli nello stipetto “Mio caro..” “Oh, sì..al diavolo il faire- plaire, Costanza!La prossima volta che si permetterà simili apprezzamenti sull’intervento inglese in Egitto..E poi..ha continuato a fare il cascamorto con mia moglie!Imperdonabile” Maria Costanza scoppiò a ridere “Non è che questo tuo improvviso odio nei suoi confronti sia solo un attacco..di gelosia?” La giovane donna sorrise teneramente all’uomo che la guardava ,riflesso nello specchio “Geloso..geloso!Adesso ..diciamo seccato!” “Caro ambasciatore..lei si sta facendo condizionare dall’ambiente: guardi che solo i mariti italiani sono gelosi delle proprie mogli!” “Oh, se è per questo..- e sir Acton l’attirò a sé , improvvisamente- anche gli inglesi, Maria Costanza..anche gli inglesi!”
Attorno ai tavolini del “Gran Caffè Biffi”in Galleria soleva raccogliersi l’alta borghesia e l’aristocrazia milanese per degustare prelibati dolcetti della pasticceria milanese e sorseggiare uno dei migliori caffè di Milano; certo,quando Paolo Biffi , famoso prestinée e uffelèe milanese e confettiere di sua Maestà , aveva inaugurato il suo caffè nell’ormai lontano1867 , non avrebbe certo allora pensato di vederlo diventare uno dei centri nevralgici della vita cittadina: al Biffi ci si incontrava per scambiare notizie, concludere affari, rinnovare amicizie..e logicamente per spettegolare sugli scandali che scuotevano spesso la vita milanese o intessere oscuri giochi politici..tutto passava sotto le sue volte e i suoi soffitti arabescati! Corteggiamenti, colloqui amorosi e confidenze tra amici, scambiati tra i calici di un brindisi nell’ora del caffè o sotto la veranda protesa in Galleria.. Fabrizio osservava con aria annoiata il passeggio, seduto al tavolino; il giornale ripiegato sulle gambe, il bastone appoggiato sul ripiano …come era lontana ormai da quel gentiluomo alla moda e visibilmente insofferente l’immagine vivace di un bimbo curioso che aveva incantato Caroline!Eppure, ogni tanto, a ben guardare, specie quando non si sentiva osservato, un bagliore illuminava lo sguardo di Fabrizio…era un attimo, certo, ma forse ,dietro quel sorriso sardonico ,vi era ancora il vago ricordo di un ragazzo che voleva scoprire il mondo.. “Fabrizio!” Il gentiluomo fendette la calca e raggiunse il conte, sedendosi al suo tavolo “E’ da ieri che ti cerco!” “Mio caro Tommaso…ieri ero impegnato!” “Si si .li conosco i tuoi impegni: come si chiamavano?Guendalina, Mimi..” “Sei il solito pettegolo..ero da Duval” “Ah..non ha una gran fama” “E quando mai ?Una bisca clandestina è pur sempre una bisca..anche se vinci!” “Hai vinto?” “Vinto, perso..che vuoi!E poi il vino era ottimo..” “E le donne?” “Ma non pensi ad altro?Sei come Antonio..” “Per carità!Lui è sposato” I due amici scoppiarono in una risata , mentre un cameriere accorreva per l’ordinazione “Uh..vediamo..tu che hai preso?” “Un caffè..questa mattina non avevo ancora fatto colazione” “Beh…se per questo..scommetto che non sei neanche andato a dormire!” “In effetti..” “Oh..vabbè..io invece devo festeggiare..cameriere,portatemi un bicchiere di champagne!” “Subito, signore” “Ma sei matto..a quest’ora, poi..e cosa devi festeggiare?” Tommaso De Velzi rise divertito “Sempre il solito..vivi nel tuo mondo dorato..e niente altro ti interessa!” “Dipende” “Ti sei dimenticato che dovevo andare a parlare con Melzi?Dai, per quella concessione, in Etiopia..” “Ah, già..il tuo sogno africano..” “Scherza..intanto è cosa fatta..parto!” “Parti?E quando?” “Il tempo di sistemare i miei affari..salutare gli amici..e via!” “Tu sei matto..e che ci vai a fare?” “Commerci..esplorazioni ed avventura!Perchè non parti con me?Che ne dici?” ”Tu sei totalmente matto..cosa ci vengo a fare, in Africa..in Eritrea.poi.” “Ad Assab c’è il console italiano e dei nostri connazionali…c’è da arricchirsi laggiù, facilmente!” “In mezzo ai cannibali..” “Eppur mi sembra di ricordare un certo Fabrizio che non si fermava di fronte a niente.e che ha condiviso con me più di un sogno e di un’esperienza :un vecchio amico, insomma..” “Cosa credi?Di essere l’unico a volere cambiare il mondo?” “E allora parti con me” “Non posso” “Cosa ti trattiene, scusa?” Fabrizio giocherellò con il pomo del bastone “Non me ne volere Tommaso..ma non me la sento” “Stai diventando come tutti gli altri… lusso , bische, caffè.. feste e appuntamenti galanti!” “Forse hai ragione..comunque non si sa mai..chissà!Magari in un futuro..” E occhieggiò verso la donna dal cappellino sbarazzino e dal voluttuoso strascico, che si era in quel momento seduta al tavolino vicino, in compagnia di un maturo corteggiatore. Tommaso lo guardò, sogghignando
“Vorrà dire che ti penserò, in vista della costa africana ; e mentre ti arrostirai gli stinchi al fuoco del camino e la brina fuori imbiancherà i campi, io mi troverò al caldo..” “Beh, mio caro..sul caldo..non ci scommetterei..” “In che senso?” “Oh..in fondo..anche io se voglio posso dormire al caldo..” E Fabrizio alla battuta scoppiò in una risata, mentre il cameriere versava nel calice di cristallo lo champagne ..
“La fonte dei pizzi”in via delle Orfane 2 era un negozio famosissimo a Torino: regno delle sartine e delle future spose in cerca di un corredo,che si perdevano tra sete, lini, preziose bordure, ricami a tombolo, punto erba, punto Rodi e chiacchierino.. Il pavimento in legno, la scala a chiocciola in ferro battuto, le scaffalature colme di scatole in cartoncuoio, e la preziosa insegna in legno bulinato accoglievano il cliente che apriva per la prima volta la pesante porta a vetri: dietro il bancone la vedova Bisio accoglieva gran dama e popolana con lo stesso fine sorriso..dietro la tenda che chiudeva in fondo il locale si apriva lo stanzone dove alcune dozzine di ragazze, strettamente pigiate, le une di fianco alle altre, tessevano, infilavano fili, muovevano canocchie, realizzando quei capolavori di filo degni di Aracne.. Nel chiacchiericcio si udiva frammischiato e onnipresente il suono del filo che si avvolgeva sulla spoletta….ore ed ore con la testa china, ad infilare l’ago nel tessuto, a ricamar coccarde, ghirlande, tralci che altre mani avrebbero poi sfiorato e teso sui letti o riposto nei grandi armadi e nelle cassapanche che accompagnavano la sposa… Eleonora in un angolo, sotto la finestra che dava sul cortile, passava le sue ore così, ricamando , fino a quando la luce si affievoliva, per pochi soldi…e grazie al suo lavoro la famiglia di Robillant sopravviveva..ma fino a quando?Ogni tanto Eleonora era presa dallo scoramento.la mano rallentava e il punto diveniva più rado..fino a quando avrebbe potuto continuare quello sfinimento?E la mamma.. ogni giorno di più , sempre più debole..e le medicine..costavano così care!E la fame..quella sempre..Eleonora pensava a volte di impazzire nel vedere quei volti attorno al desco e quegli occhi che supplicavano in silenzio..fame..fame..anche lei aveva fame..sempre!Ed ora, poi..il padrone era tornato alla carica per l’affitto..ma lei non aveva che pochi centesimi, per saldare il debito..aveva supplicato..avrebbe pianto, anche!L’uomo era stato irremovibile: senza i soldi dell’affitto li avrebbe buttati fuori, sulla strada, in mezzo al gelo.. Eleonora quella mattina aveva avuto l’ultima discussione con quell’uomo …ed era disperata..aveva chiesto addirittura alla vedova un anticipo sul lavoro svolto, ma la donna, glielo aveva negato..dar a lei dei soldi? E come avrebbe potuto?E poi..se si ammalava e il lavoro non veniva svolto, chi l’avrebbe poi rimborsata?Eleonora aveva chinato il capo, smarrita…chiedere alle compagne non osava..erano povere figlie, come lei, con famiglie povere alle spalle..e penavano ad arrivare alla fine del mese..non avrebbero potuto certo darle niente.. Guardò l’ora..la luce scemava e diventava impossibile ormai lavorare; meccanicamente iniziò a sbottonarsi il grembiule con cui si copriva l’abito, mentre anche le altre smettevano il lavoro..un’altra giornata .e il problema non si era risolto ..pochi soldi..solo pochi soldi, ma per lei, che non ne aveva , quella sembrava una fortuna.. Si ritrovò così in strada, tra le carrozze che la sfioravano, veloci, lungo la Dora, nel buio della sera..il sole aveva ormai raggiunto e superato l’orizzonte..cadeva presto la notte in inverno!Si strinse nello scialle, affrettando il passo.. Ma lo scicquabordio dell’acqua la attirava , verso il bordo..Rallentò il passo, incerta ..Si sporse sul parapetto: il fiume scorreva plumbeo sotto di lei e veloce..sarebbe bastato poco..ancora un poco..chiudere gli occhi e lasciarsi andare.. “Ehi, signorina!Vi sentite male?” Una voce gioviale e una mano salda posta sotto il braccio la riscossero da quella specie di incubo.. “Dico..si fa presto a scivolare verso l’acqua..dovete stare più attenta..una signorina come voi..cosa ci fa qui, vicino al fiume?Venite..vi porto al caldo..siete gelata!” Eleonora si sorprese a battere i denti..ma non per il freddo..lo sapeva bene..e si nascose il volto tra le mani!
Nell’ampia ed elegante sala circolava come un alito di vita nuova : conversazioni animate e discussioni, tutto quel sussurro e quell´agitazione che accompagna solo i grandi avvenimenti e che segna le grandi battaglie.. “Finalmente ! Questa sera pare di essere ritornati ai bei tempi del nostro teatro, quando alla Scala il pubblico milanese era chiamato a dare il battesimo ai nuovi lavori” “Veramente caro senatore, avete perfettamente ragione..ma avete visto, là nel palco ?” “Quale palco?Mi dica , eminenza!” “Il palco 12..quello vicino ai Belgioioso.. le signore Ricordi, moglie e nuora del commendator Giulio…” “E già…ma a proposito..e i Belgioioso?E’ tanto che non vedo la contessa…” “Mi dicono che non si muova più dal palazzo..è sofferente e poi, da quando è morto il marito..non è più lei..” “E la figlia?” “Studia..” “Studia?” “Eh..caro il mio senatore..che ci vuol fare!Ora le signore fanno altro che gli angeli del focolare..la nostra gioventù!Ahimè..altri tempi..” “Che tempi eminenza, che tempi!” Monsignor Calabiana, arcivescovo di Milano sorrise “Ha sentito eminenza parlare quella donna..la Mozzoni?Non solo rivendica il diritto delle donne al lavoro, ma anche ad una pari retribuzione..cose da pazzi” “Mio caro senatore..se non ricordo male la signora in questione era sostenuta dal suo Mazzini..” “Mazzini sosteneva l’Italia, eminenza!” “A me risulta anche questa signora..” Il senatore Forleo divenne un po’ rosso..dannata politica!Non poteva certo rispondere all’arcivescovo..e preferì cambiar discorso. “Chissà questa nuova versione del Don Carlos, del maestro Verdi..ne dicono un gran bene.!” “Speriamo, caro senatore , speriamo…io comincio a diffidare delle novità!”
Sofia si appoggiò con fatica al bastone;si sorprese a riflettere che quell’oggetto era diventato ormai una parte di lei..e sorrise con ironia, ripensando a quando riusciva a muoversi tranquillamente nel salone..lei che si era sempre fatta un vanto d’essere indipendente..dannata età! Sospirò e allontanò la tenda per guardare fuori dalla finestra, verso il giardino imbiancato dalla nevicata..gli alberi erano spogli e cristallizzati dal freddo, l’acqua del laghetto si era ghiacciata.. Sofia si ricordò di quando bambina aveva pattinato proprio su quello specchio d’acqua..quando, buon Dio..così tanti anni erano passati!E Alessandro le aveva tirato dietro a tradimento una palla di neve, sul collo..quanti pianti e strilli!E Paolo…Paolo.. Sofia trattenne il respiro..non poteva essere..stava sognando..un’allucinazione..eppure..Vi erano un uomo e una donna là nel parco, mano nella mano.. “Mamma…papà..” Gli occhi le si riempirono improvvisamente di lacrime…li chiuse, bruscamente e quando li riaprì non vi era più nessuno sulla coltre bianca, solo il soffio del vento che spingeva la brina in un rapido mulinello ..
“Venite, entriamo qua ..fa caldo, almeno!” Eleonora si ritrovò, spinta dal suo salvatore, in un locale fumoso e vociante: una trattoria dove si ritrovavano al termine della giornata lavoratori, operai e operaie , per bere qualcosa e passare un po’ di tempo in allegria. “Sediamoci qui..adesso ordino qualcosa..siete gelata!” “Io..no..grazie..non ne ho bisogno” Eleonora fece per alzarsi dalla panca..si sentiva terribilmente a disagio in quell’ambiente, spaventata anche..un fumo acre che avvolgeva tutta quella gente sembrava chiuderle la gola..e quelle donne poi!Alcune ridevano, sguaiate, tra le braccia di uomini compiacenti.. “Devo andare..mi aspettano!” “Adesso vi risedete, da brava..Non vi lascerò andare finchè non vi siate rimessa, cosa credete?” L’uomo si chinò verso di lei..Eleonora si trovò a scrutare un paio di occhi ridenti e buoni.. “Non è certo Palazzo Reale, concordo..ma era il posto più vicino..e poi, è tutta brava gente, sapete?Pronta ad aiutare il prossimo..è gente che lavora, senza tanti grilli per la testa..” La ragazza arrossì, violentemente… “Io non sono mai entrata in un posto così” “L’avevo capito..basta guardarvi..e allora, cosa ci facevate lungo la Dora?” “Niente” “Non mi sembrava..se non vi avessi afferrato a questo punto sareste in mezzo ai pesci..” “Vi sbagliate!” “Non è un buon sistema quello, per risolvere i problemi…” “Non ho nessun problema” “Eh, già..come no?Ve lo si legge in faccia…Sentite, lo so che io sono per voi un illustre sconosciuto, ma posso dirvi una cosa?Non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto ..” “Belle parole!Ma cosa ne sapete voi..” “Oh, perché vi sembro forse l’imperatore del Perù?Pensate forse di avere solo voi dei problemi?” Eleonora abbassò la testa, stringendosi ancor di più nel suo scialletto “I miei problemi non si risolvono” “Balle!Scusate..tutti noi abbiamo avuto brutti momenti, anche io!Eppure siamo qui..che problemi avete, sentiamo” “Io..ma a voi cosa interessa?” “Mi interessa e basta” “Non ho una lira” “E allora?Metà della gente che è in questo locale ha giusto i soldi della paga per bersi un buon bicchiere” “Io lavoro, ma i soldi non bastano..e il padrone di casa ci ha minacciato di sfratto..e mia madre sta malissimo..e i miei fratelli hanno fame..fame!” Ed Eleonora, per la prima volta in vita sua scoppiò in un pianto dirotto, irrefrenabile ..ogni sogno frantumato..sparita quella vita normale, rispettabile, decorosa , della sua infanzia..il ricordo del padre..l’angoscia del futuro…singhiozzò, la testa abbandonata tra le braccia, su quel tavolaccio sporco di vino…e pianse, pianse..mentre il suo salvatore le stringeva una mano, silenzioso..
Nel salotto di casa Acton il chiacchiericcio delle dame intorno al tavolino si levava gioioso “Mia cara Giuliana!La vostra toilette al ballo dei D’Andreis era splendida; avete sempre un gusto squisito” “Veramente..trovo che abbiate un’ottima sarta, amica mia!” “Devo darvi il suo indirizzo, carissima..ma anche voi, siete sempre così elegante!” Maria Costanza fece un cenno alla cameriera che iniziò a versare il thè nelle tazze “Avete letto l’ultimo libro di quel poeta abruzzese., di .D’Annunzio? “Intermezzo di rime”,mi pare si chiami..” “Per carità, Maria Luisa!Non sono letture che mi interessano, cara mia..” “Lo trovo appassionante!” “Chi?Lui o il suo libro?” Guendalina di Rudinì scoppiò in una risata “Siete terribile,Giuliana!” “Quando ti guarda sembra che ti spogli con lo sguardo” “Io non apprezzo molto questo suo modo di scrivere..non lo trovo adatto, ecco..un po’ volgare..e poi, quella storia con Maria Hardouin di Gallese!” “L’ha sposata” “Ma intanto è scappato con lei..e se non era per il fratello che li ha raggiunti!Uno scandalo!” “Umh, che buono questo pane da thè..” Maria Costanza sorrise “E’ ottimo quello con mandorle e banane ma provate anche quello al sidro, ai fichi, con mascarpone ed erba cipollina..ed ecco quello alla marmellata d'arancia e all'avena..” “Ah, mia cara, solo gli inglesi sanno come sorseggiare una buona tazza di thè..cara lady Acton, anche questi dolcetti sono terribilmente buoni!” “Li prepara la mia cuoca..” Ma chissà cosa avrebbero detto quelle donne se avesse loro confidato che anche lei era bravissima nel preparare i dolci..e ricordò con nostalgia la buia cucina del monastero.. Intanto la discussione aveva preso una piega diversa “Avete sentito?Hanno terminato finalmente la linea per Frascati!” “Davvero?” “Certo: vi è stata l’inaugurazione giovedì scorso “ “Era ora; quanti soldi sprecati, in tutti questi anni..un’indecenza!” “Ora sarà più facile raggiungere i Castelli Romani per la villeggiatura” “La villa del principe Filippo Lancellotti è da quelle parti, no?Mi hanno detto che dà delle feste stupende” “Ma anche voi ho sentito aprirete presto i saloni dell’ambasciata!” La giovane donna ridente rivolse lo sguardo verso Maria Costanza “Non penso prima della primavera..dobbiamo ancora far fare parecchi lavori di ristrutturazione..” “Sarebbe bellissimo se inauguraste la legazione con un ballo..vi sono così poche occasioni di divertimento in questi ultimi tempi..” “Adesso Guendalina esagerate, come vostro solito: vi siete dimenticata il ballo dei Cesarini Sforza?E due giorni fa..sbaglio o vi ho visto nel palco reale del Teatro Apollo, vicino alla Regina Margherita?” “Ma io parlo di divertimento vero..non degli stupidi balli di rappresentanza o impegni di etichetta!” “La Regina era bellissima, comunque :aveva un abito di broccato candido, chiuso al collo, molto semplice..ma su di lei l’effetto era fantastico” “La Cesarini Sforza era invece il solito scintillio di gemme, damaschi e broccati: quella donna è proprio una parvenue…” “Ho saputo che il duca l’ha sposata solo per i suoi soldi..aveva perso tutto alle corse ..e così..ma lei in fondo è solo la figlia di un commerciante…ricca ma così ordinaria, poverina.” “Manca di garbo, lo si nota terribilmente” “Questi borghesi che si credono nobili..ma la classe non è acqua, vero mia cara?” Maria Costanza trattenne il respiro per un attimo…chissà cosa avrebbero detto di lei tutte se avessero saputo che era solo una povera trovatella, adottata, …l’avrebbero rifiutata, certo derisa..e provò un sentimento di odio per quelle donne, belle, sì, ma così aride di cuore!
“Lucilla, devo parlarti” La giovane richiuse dietro di sé la porta dello studio : le tende erano state tirate e nella penombra era difficile riuscire a distinguere qualcosa..ma Sofia sembrava odiare da qualche giorno anche la luce .. Cercò ,strizzando gli occhi ,di raggiungere la madre, seduta dietro la vecchia scrivania e che sembrava intenta a cercare di aprirne i cassetti, alla ricerca di qualcosa.. “Aprì la tenda , Lucilla..ecco!Così potrò farti vedere..questi dannati cassetti!E’ passato così tanto tempo .. non li apre mai nessuno .e la serratura sembra addirittura arrugginita..Ah, finalmente..” Sofia si alzò dalla sedia, tra le mani un astuccio di velluto azzurro.. “E’ qualche giorno che non mi sento troppo bene, Lucilla” “Volete che chiami il dottore?” “Per carità..alla mia età..non servono più i dottori..comunque, non è per questo che ti ho fatto venire..volevo dire..questo mi ha fatto riflettere..non ho più molto tempo, Lucilla, me ne rendo conto..e voglio che tu abbia qualcosa..solo tu.” Lucilla nella penombra percepì un bagliore provenire dall’astuccio che la madre aveva aperto.. “Figlia mia…volevo donarti questo ciondolo” Sofia quasi religiosamente prese la collana …e il medaglione di Elisa ruotò nell’aria… “ E’ molto bello..ma non capisco. Lo sapete che non porto oggetti preziosi”
Sofia si appoggiò con fatica al suo bastone “Questo pendente..non è solo un monile, o meglio un inutile orpello, come dici tu..ma ha una storia, Lucilla..e io ho deciso di raccontartela”
Maria Costanza meccanicamente aggiunse un cucchiaino di zucchero alla chicchera del caffè, lasciando errare uno sguardo vacuo sulla tappezzeria della sala da pranzo; davanti a lei, sul tavolino, il maggiordomo posò con garbo il vassoio con una colazione tipicamente britannica a base di eggs and bacon ,burro salato irlandese e muesli. Sir Acton, il giornale piegato sul tavolo, con in vista un articolo di politica estera, distratto , terminò a sua volta di bere il thè e posò la tazza sul tavolo; riprese tra le mani il Corriere e si immerse nella lettura. Quella mattina era previsto un incontro parlamentare per l’ambasciatore inglese a cui sir Acton non poteva assolutamente mancare, mentre Maria Costanza era attesa a sua volta dalle amiche in via Condotti , per una visita ad una famosa casa di moda.. Maria Costanza si sorprese a considerare che si potevano ormai contare sulle punta delle dita le occasioni in cui aveva potuto passare un intera giornata sola con il marito..inaugurazioni, visite di rappresentanza ai politici locali,rapporti da dover coltivare con nobili e personaggi in vista del bel mondo..insomma, sempre impegni..certo, non era nuova a quel genere di vita!In fondo era stato così da quando si erano sposati .e non se ne era mai lamentata, tutt’altro!Quel turbine di follie mondane l’aveva in fondo sempre affascinata e resa euforica; eppure..doveva essere l’atmosfera romana, concluse, che le ispirava solo malinconia.... “George!” “Uhm?” “George, lascia stare quel giornale, per favore, e ascoltami!Ti prego” La fronte del nobile inglese spuntò oltre le pagine del giornale “Dimmi, cara..qualche problema?” “Senti..è da questa mattina che ci penso; perchè non facciamo venire i bambini qui a Roma, in legazione?Ne sento la mancanza, soprattutto delle loro risate..” Sir Acton emerse del tutto dalla marea di pagine stropicciate “Ma Costanza..mi sembrava fossimo d’accordo, no?Ci siamo appena trasferiti, la casa non è ancora totalmente sistemata..e poi i bambini stanno benissimo a Firenze, presso mia sorella..in fondo si tratta solo di qualche settimana” “Si, lo so, hai ragione..ma io mi sento così sola!” “Sola, sola?Diamine lady Acton..può spiegarmi come riesce a sentirsi sola in mezzo a tutte quelle donne che si dichiarano spasmodicamente sue amiche?” “Sciocco..beh, hai messo il dito nella piaga..non mi piacciono!E non sono mie amiche: devo frequentarle..ma lo faccio solo perché non posso esimermi dall’invitarle.Cosa direbbero se mi rifiutassi, ti pare?Ma le considero solo un branco di oche, dalla prima all’ultima..anzi, ti dirò: sono delle vipere, pronte a criticare e a spettegolare...” Sir Acton scoppiò a ridere “Ecco la mia Costanza, così retta e assai poco diplomatica..E’ per questo che ti amo, anima mia: il mio saggio mentore..!” “George,smettila di ridere e di prendermi in giro..non sono tranquilla: ho come un presentimento..e non mi piace affatto” “I presentimenti lasciali a tua madre, darling!In questo è imbattibile: quando mi lancia le sue famose occhiate ho sempre paura che veda per me un futuro terribile!Lo so che non gli vado a genio e mi vede come il fumo negli occhi, visto che.le ho rapito la sua bellissima figlia..” E , protendendosi sul tavolino , afferrò galantemente una mano della moglie, portandosela alle labbra
“Beh, perché piange quella?” La donna si era fermata accanto al loro tavolo, le mani sui fianchi, sfacciatamente sensuale; una prosperosa bellezza torinese, da osteria. Eleonora tra le lacrime trattenne il fiato davanti a quella donna così poco vestita: il corpetto racchiudeva a stento il seno e la gonna , rialzata ai fianchi, metteva in mostra una gamba tornita e salda La donna , chiaramente ebbra, si era appoggiata al bordo del tavolo e li guardava con i suoi grandi occhi tondi.. “Daide..vieni qua!Che fai, lì con quelli?Vieni a farci divertire!” Le voci urlanti degli ubriachi la distrassero per un attimo, ma poi prese il sopravvento in lei una curiosità innata “E allora?Si può sapere che cos’ha ?” “Nulla, Daide..la signorina è stanca, sconvolta.”. “Zitto tu!Non parlo con te, ma con la gatta morta!Allora bel visino..che ti succede?Non hai più la lingua?” Eleonora si retrasse spaurita: una zaffata di vino l’aveva avvolta… “Ehi!” La donna allungò una mano e le artigliò il braccio “Dico a te, rispondimi!” “Le fai male, smettila!” “Lasciatemi andare, vi prego..” “Cosa sei venuta a fare qui?Non è il tuo posto questo..vuoi portarmi via qualche cliente?” “Daide, piantala!Non vedi che trema ed è spersa?” Altri si erano ora avvicinati, sentendo le urla della donna. Il soccorritore di Eleonora si alzò e pacatamente cerco di far intendere ragione alla donna della taverna “Questa donna è disperata..sei contenta ora, brutta megèra?Non ha soldi ed è alla fame..” Daide emise un riso sgangherato “Fame?Come?Ma con quel bel visino..basta poco bella, sai?E potresti raccoglierne di soldi..” L’uomo strinse la mano di Eleonora, che aveva ripreso a tremare , questa volta per la paura , come per invitarla al silenzio e rispose , schernendo la donna “Ora vai via, Daide,sei contenta?Vai via , che sei ubriaca..e questa è una signorina perbene..” “Signorina perbene ..anche io sono una signorina perbene, che credi?” “Si, si..ma adesso vai dai tuoi amici..non senti che ti chiamano?” “Adesso basta!” L’oste sbuffò mentre depositava con violenza la caraffa sul piano del tavolaccio “Daide, piantala e vai dai clienti che ti reclamano!E voi poche ciance, bevete e poi andatevene..qui non voglio grane!” Eleonora guardò la caraffa fumante: l’odore di un buon vin speziato le solleticò le narici.. L’uomo la guardò sorridendo “Bevete, su..finchè è caldo” “Ma cos’è?” “Diamine..è vin brulè!” “Io non bevo” “Voi adesso berrete..e svelta, prima che mi arrabbi..su, da brava..dopo vi sentirete meglio!Non voglio farvi ubriacare, statene certa..ma così vi riscalderete..e forse vi passerà un po’ di malinconia!..” Eleonora trangugiò il vino e un calore benefico iniziò a diffondersi nel suo corpo…
Sofia si svegliò di soprassalto: il cuore batteva all’impazzata, come se dovesse esploderle nel petto da un momento all’altro. Si portò una mano alle tempie , smarrita e poi cercò di raggiungere con l’altra il bicchiere d’acqua che la cameriera aveva posato alla sera sul comodino. Il dottore era stato molto chiaro e il sudore freddo che ora la scuoteva poteva avere solo un significato..anche il respiro stava diventando sempre più sottile….Si protese verso le pillole che aveva abbandonato vicino al bicchiere, le prese in mano e le inghiottì velocemente. Il tremolio sfumò, piano, piano, mentre il cuore riprendeva il suo ritmo affaticato. Oramai però anche il sonno se ne era andato; inutile tentare di ritornare in breve tra le braccia di Morfeo!Stizzita spinse via le coperte e scese lentamente giù dal letto. Si infilò la vestaglia , che qualcuno alla sera aveva appoggiato ai piedi del letto e , afferrato il bastone, si diresse verso la finestra della sua camera : era una notte serena e la luna piena illuminava il parco della villa, proiettando con la sua luce fredda ombre fantastiche sulla bianca coltre innevata. Non nevicava più, fortunatamente: il cielo anche se ancora scuro doveva essere terso e senza nubi..era stato un lungo e freddo inverno quello appena trascorso, un inverno rigido come quello in cui era mancata Virginia ..come quell’inverno che aveva visto iniziare la disperazione di Elisa.. Sofia si scoprì a desiderare l’arrivo della primavera , delle rondini e dei fiori ….Chiuse gli occhi, come a ritrovarne il profumo…curioso..eppure avrebbe giurato che un sottile profumo di gelsomino stava sprigionandosi dalle tende alle quali si stava aggrappando per sostenersi..gelsomino..il profumo preferito da sua madre, da Isabella..Isabella…da quanto tempo non la sognava!Isabella e la sua parure di diamanti..Isabella e le sue fantastiche toilette..Isabella e il suo sorriso, tutto bontà, pace. e amore..l’amore per Paolo, il suo sposo!
“La Solanina nel Solanum insanum..ma si può sapere cosa stai studiando, Camilla?” Lucilla restituì il volume rilegato in marocchino all’amica d’infanzia: le due donne erano sedute al tavolino di un caffè alla moda, in Galleria “Solo una patata, Lucilla..” “Patate!Studi le patate!” “Beh, adesso non generalizzare..sto seguendo Botanica..è una materia appassionante!” “Scommetto che è appassionante anche l’insegnante..” “Lucilla, sei un’oca!” “Ma dai, Camilla, lo sai che scherzo!E poi te ne sono piaciuti alcuni che..beh!Forse in quel momento avevi lasciato gli occhialini appesi alla borsetta” “E tu , che mi insegui un principe del Foro di Milano?” Lucilla arrossì “Non farmelo ricordare!Mi sono sentita una stupida..chissà cosa è andato a pensare..già di donne in Università siamo quattro gatte..e tutti quei maschi che ti guatano..per loro le donne dovrebbero stare solo a casa, a fare la calza!” “Anche a Medicina..mi sento un po’ isolata: è per questo che ho deciso di frequentare le lezioni di botanica..mi sento più rilassata..e non è detto che cambi..” “Faresti molto male: tu sei un medico nato..ti ricordi?Lo diceva sempre mio padre” “Quello che non capisco Lucilla..” “Dimmi” Camilla posò bruscamente sul tavolino la tazza di cioccolata calda “Perché non ti sei iscritta a Medicina?Ne ero quasi certa..” “E fare la crocerossina a vita?No grazie..ne ho avuto abbastanza con l’esimio dottor Riberi!” “Tuo padre era un ottimo medico e un chirurgo eccelso” “Lo so..e so anche di avergli dato un dispiacere..la sua unica figlia..che si rifiuta di scegliere la sua carriera!Non me la sentivo, Camilla; è stato più forte di me..e poi voglio diventare un avvocato, un magistrato e difendere i deboli, gli indigenti, fare in modo che possano avere una vita migliore ..” Camilla l’interruppe “Lo so quali sono le tue idee..ma non credi di esagerare?” “Esagerare?Pensa solo al lavoro delle operaie nelle filande, agli orari massacranti, ai miseri salari, in condizioni igieniche spaventose..pensa Camilla, a come queste povere donne siano in balia del padrone..” Camilla si fece pensierosa “Sono stata l’altro giorno ad una riunione dell'Unione Femminile Nazione , sai l’associazione fondata da quella Ersilia Bronzini di cui ci parlava Angela , la settimana scorsa..” “La conosco; ha sposato un avvocato vicino alle posizioni dei socialisti. So che collabora con la Ravizza nella guardia medica gratuita per le donne povere ..” “Ho incontrato in quella riunione una donna fantastica..si chiama Anna Kuliscioff” “Ah!” “Sai chi è?” “E’ una ebrea russa, molto vicina alle idee dei nichilisti.. mi hanno detto che tiene contatti con anarchici e si prodiga per gli esuli politici del suo paese” “Ha parlato benissimo..lo sai che sta per laurearsi in medicina? “Si e vuole diventare il dottore dei poveri., qui a Milano, prestando orecchio ai diseredati, ai disperati nei quartieri più poveri della città “ “Anche a Milano ce n’è di miseria.. violenze, sopraffazioni, povertà ai limiti della sopravvivenza” “Carolina le ha trovato casa, in via San Pietro all'Orto..alla riunione c’era anche Turati” “Sapevo che aveva avuto una figlia da Andrea Costa, quel deputato socialista ha appena fondato l'"Avanti!" “ “Si sono separati l’anno scorso..e credo che ne abbia sofferto molto” “Ah, l’amore!” E Lucilla ripensò alle parole della madre..a quell’amore incredibile ed appassionato che aveva travolto l’esistenza di Fabrizio ed Elisa...l’amore!Aveva ascoltato il racconto con incredulità, come davanti ad una bella fiaba....un amore contro tutti e contro tutto..e poi...che tragedia..e si trovò a pensare come Alessandro, tanti anni prima,se ne fosse valsa veramente la pena..Valeva la pena rovinarsi l’esistenza per amore? Eppure, qualcosa dentro di sé le diceva che per amore, solo per amore, lei stessa avrebbe dannato la sua anima…
“E’ una serata bellissima, non trovate?” Eleonora non aveva più freddo ora: avvolta nella giacca di Pietro, camminava lentamente lungo la sponda del fiume che ora non sembrava più invitarla tra le sue acque.. “Si..le stelle sembrano brillare così vicine..” L’uomo alzò lo sguardo verso il cielo “Ho sempre pensato che le stelle da lassù ci guardino e ridano dei nostri affanni!” Eleonora continuò a camminare, in silenzio “Siete più tranquilla, ora?” “Più rassegnata, forse..dovete scusarmi..non è mia abitudine piangere in quel modo” “E di che?Capita a tutti noi un momento di sconforto..ma poi ci si ripiglia!Basta avere vicino degli amici, no?” “E voi lo siete stato, anche se per me non eravate che uno sconosciuto, un passante che ti sfiora nella sera..” “Se non ci si fa coraggio tra di noi, che mondo sarebbe?” “Avete ragione e di ciò vi ringrazio: di avermi ridato un po’ di fiducia in questo mondo” “E spero anche di avervi ridonato un po’ di calore!” Eleonora rise “Certamente, quella bevanda mi ha riscaldato ; aveva un così buon odore ed era cos’ buona!Però, vi dirò: io non avevo mai bevuto vino..ed è stata la prima volta” “Me ne sono accorto: eravate un po’ troppo allegra dopo!E continuavate a sorridere, così..come adesso..Sapete?siete bella quando sorridete” Eleonora arrossì; l’uomo proseguì, un po’ impacciato “Scusate se ve l’ho detto, mi prenderete per uno sfacciato o uno stupido moscone..ma lo penso!E una signorina come voi non dovrebbe piangere e disperarsi..” “Vi ringrazio ma purtroppo, amico mio ,con la bellezza non si risolve nulla…” “Vorrei potervi aiutare” “L’avete già fatto: non mi avete lasciato sola” “Non avrei potuto..ve l’ho detto!Non sopporto vedere una giovane donna disperata” Eleonora restò in silenzio e si strinse nella giacca…
Non avrebbe dovuto dirle che era bella: in quel momento lei si era come retratta ed era tornata nel suo mondo, così lontano dal suo! Ora non trovava più niente di cui parlare e si sentiva così impacciato, mentre l’accompagnava verso casa, camminando rasente al muro dell’argine
Nel salotto di casa Ottoboni, in fondo alla sala, nel gran specchio inclinato sul caminetto, la donna si specchiò un istante per assicurarsi che la stella di brillanti fosse ben ferma tra la chioma dai riflessi bluastri ;un’ansietà acuta sembrava balenarle suo malgrado negli occhi che, mobilissimi, si volgevano quasi timorosi verso la porta d’ingresso del salotto . Improvvisamente, al suono delle voci che provenivano dalla stanza accanto, divenne pallidissima, quasi di una sfumatura livida . Le voci divenivano sempre più vicine...in un attimo un gruppo di uomini e di donne riempì come in un giocoso gioco danzante il locale: gli uomini nei vestiti neri e dagli sparati bianchi si confondevano tra le gonne arricciate e elaborate, con complicati panneggi e applicazioni, delle dame..nel contrasto con le ampie e ricche gonne, i corpini delle dame delineavano toraci stretti e vita esilissime , donando a quelle donne un non so che di languido e di efebico.. Fabrizio si fece innanzi, un fiore all'occhiello della giacca, fermandosi più volte tra la folla a baciar la mano alle signore o a salutar gli amici che gli si facevano incontro , ridenti e vocianti ; poi ,improvvisamente , il suo sguardo scoprì, nel vano di una finestra , la donna che si era prima specchiata .. un lieve aggrottar di ciglia ne segnalò il disagio..ma fu solo un attimo..ed eccolo ritornare sorridente tra gli amici.. lisciandosi con un gesto meccanico i baffi , quasi a dissimulare una ruga sottile che ora si disegnava all'angolo della bocca.. La giovane donna lo guardò un istante come trasognata, sbattendo le palpebre; si disegnò su quel viso delicato , un sorriso pallido e stentato Risate argentine , squillavano intanto in mezzo al brusìo e alle chiacchiere della sala, nel va e vieni degli invitati che, a piccoli gruppi , tra un fruscìo di seta e un luccicare di gemme, scambiavano futili conversazioni.. “Mio caro Fabrizio!” “Marchesa..” Fabrizio si inchinò deferente per il baciamano davanti ad una dama dallo sguardo arcigno e dalla scollatura un po’ troppo profonda “Non vi siete fatto vedere all’ultima rappresentazione alla Scala..vi aspettavo.” “Mia cara..ve l’avevo detto..odio Verdi e soprattutto i suoi ultimi lavori!” “Siete ben strano, amico mio- la dama agitò il ventaglio, adagio adagio, muovendo lentamente le mani scintillanti di anelli – ci sarete solo voi in tutta Milano a non provare un minimo di trasporto per la musica del sommo maestro..” “Che volete..per me altri sono gli autori..” “Un giorno dovrete suonarmi qualcuna delle vostre romanze preferite!” “Non mancherò, signora, ma ora dovrete scusarmi , anche perché non ho ancora salutato la padrona di casa!” E con decisione raggiunse una dama attorniata da un gruppo di garruli amici “Eccovi, dunque..cominciavo a disperare!” “Giuliana carissima!” “Fabrizio..siete sempre il solito..vi piace fare il prezioso,eh?” “In che senso, cara amica?” “Nel senso che diventa un po’ difficile avervi a qualche manifestazione mondana o in un salotto alla moda..voi fate disperare tutte queste donne che non vedono altro che potervi invitare alle loro feste.”
|
|