EDR 6

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    Il tempo scorre..lentamente..ma scorre, dentro la clessidra del tempo..il tempo passa anche per Rivombrosa .e per i suoi abitanti; sono passati solo dieci anni, ma è come se fosse passato un secolo.....è ancora una calda estate piemontese, tra le colline che circondano il palazzo dei Ristori...


    ESTATE DEL 1859

    La giovane donna ristette davanti al cancello; poggiò la borsa da viaggio per terra e alzò lo sguardo , oltre il cancello che le si apriva innanzi:un giardino curato, l’erba delle aiuole ben rasata..rose..grandi cespugli di rose...e in mezzo a tutto ciò una fontana. che lanciava i suoi zampilli, nel caldo pomeriggio estivo..Risalendo con lo sguardo, ecco il palazzo,a cui si doveva accedere dalle due scalinate...un corpo centrale e le due parti laterali...Nella calma del meriggio il sole sembrava giocare, tra i mille spruzzi d’acqua, con i suoi raggi...
    La donna si riscosse , sospirò, riprese la sua pesante borsa da viaggio e si avventurò lungo il vialetto che costeggiava la fontana, fino ai piedi della scalinata di destra..risalì con calma i gradini di pietra che rivelavano la loro età, corrosi dal tempo e dalle intemperie e arrivò così alla terrazza sulla quale si apriva la facciata del palazzo.
    Visto da vicino questa era ancora più imponente,ma guardandola con più attenzione,ora notò che vi era in essa una certa trascuratezza: molte finestre erano sbarrate con degli assi...alcune tegole smosse dal vento non erano state rimesse più al loro posto...anche l’umidità doveva aver fatto dei danni...poca cosa,certo..ma stringeva un po’ il cuore...

    Si rivide nel boudoir della contessa di Belgioioso ,qualche settimana prima...
    “Ho letto le vostre referenze..direi che sono più che valide..”
    “Vi ringrazio, madame..”
    “Dichiarate di aver esperienza nella vostra professione..scusate, ma vi vedo così giovane!”
    “Faccio l’istitutrice da cinque anni...come avete potuto leggere...e non sono poi così giovane madame..ho quasi trent’anni.”
    “Le famiglie presso le quali avete lavorato vi hanno lasciato delle ottime referenze”
    “Sono abituata a trattare con i ragazzi, anche con quelli più difficili..so ricamare, suonare il pianoforte , dipingere..e conosco sia il francese che l’inglese..mia madre era inglese..”
    La contessa corrugò lo sguardo
    “Qui non si tratta, mia cara , di saper più o meno bene l’inglese o il francese o tanto meno di saper usare il pennello..avrete un duro compito..mio nipote è stato lasciato allo stato brado per troppo tempo..e mio fratello non se ne è curato..l’ho supplicato più volte di lasciarmelo qui a Milano..ma si è sempre rifiutato..bene..credo sia ora solo un piccolo selvaggio..Dovrete con lui avere molta pazienza..”
    “Non temete..quella non mi è mai mancata!”
    “Non avete famiglia...affetti?”
    Carolina arrossì impercettibilmente
    “Sono orfana..ho vissuto con alcuni parenti per molti anni..ho studiato..e poi ho deciso che il mondo dell’insegnamento avrebbe potuto darmi delle soddisfazioni..no..non ho nessun affetto madame..sono libera..”
    “Bene..allora è cosa fatta..partirete al più presto..scriverò oggi stesso alla governante di Rivombrosa e all’amministratore....”
    Alzò lo sguardo, improvvisamente..e sorrise
    “Sapete..vi mando in quello che ho sempre considerato un mondo magico..almeno ..lo è stato per me....e spero che lo diventerà anche per voi..”

    Chissà cosa aveva voluto intendere la gran dama..A Carolina quel palazzo non ispirava proprio nulla di così fantastico e favoloso...solo tristezza..ecco..quella sì.....
    “Vi spiace annunciarmi alla governante?Sono la nuova istitutrice..”



    “Mia cara!”
    La donna l’accolse in uno dei locali al piano terra....doveva essere la stireria; alcune domestiche stavano ripiegando delle lenzuola e in un angolo vi erano i mastelli per il bucato...
    “La contessa mi ha scritto annunciandomi il vostro arrivo!Sarete stanca ed accaldata..venite..andiamo in cucina e ci faremo dare qualcosa di fresco dalla cuoca...”
    “Vorrei vedere il mio allievo..”
    “Oh, per questo c’è tempo..adesso vi riposerete e poi..più tardi , se volete,e soprattutto se lui vorrà.. conoscerete il mio Fabrizio!”

    “Da questa parte vi sono le camere della servitù..non siamo in tanti..il castello è grande..ma di domestici..ne sono rimasti pochi..molti sono anziani..e poi..se non vengono i padroni..è inutile tenere più servitù di quel che potrebbe servire!Lo capisco anch’io..certo che è un peccato..anche perché così questo posto sta lentamente andando alla malora...senza l’occhio di un padrone..è come se Rivombrosa illanguidisse..ma capirete ..capirete ..stando tra queste mura.. capirete cosa intendo..eccoci arrivate!Spero vi piaccia”
    La buona donna aprì la porta...
    “Aspettate , adesso apro gli infissi..qui batte il sole per quasi tutta la giornata..la finestra dà sul cortile interno..Allora?”

    Agli occhi di Carolina apparve una stanza semplice ma dignitosa...una serie di armadi incassati nel muro, una libreria in un angolo..un piccolo scrittoio..uno specchio ovale...il letto...tutto molto semplice ..eppure le piacque, subito, infinitamente..
    “E’ bello qui..sì..mi piace!”
    “Ne sono felice..sapete..questa stanza..sono anni che non viene usata..ma è sempre piaciuta anche a me...”

    “Che bella giornata!”
    Carolina aprì completamente le ante della finestra...e respirò con gioia l’aria fresca del mattino....un buon odore d’erba, appena tagliata....sì, era stata una scelta felice..le avrebbe fatto bene un po’ di campagna.....e l’avrebbe forse aiutata a dimenticare..
    Un rapido bussare la distrasse dai suoi pensieri
    “Avanti!”
    La testa di Domenica, la donna che l’aveva così gentilmente accolta , fece capolino dall’uscio
    “Buon giorno, mia cara..Vedo che vi siete già svegliata....”
    “Mi alzo presto al mattino..è un’abitudine..”
    “Ma siete già anche vestita!Benissimo..cosa ne dite allora di scendere con me in cucina, per la colazione?”
    “Volentieri!”

    Il mazzo delle chiavi attaccato alla cintura della governante risuonava ad ogni suo passo..
    “Mi sa che per oggi dovrete fare a meno del vostro allievo..deve aver subdorato qualche cosa ..ed è scomparso!”
    “Ma non ne siete preoccupata?”
    “E’ un piccolo diavolo quel ragazzino..affettuoso, eh!Per carità..l’ho allattato e allevato io..e mi vuole bene..e anche io gliene voglio..ma il carattere..è quello dei Ristori..superbo e forte..senza paura, né indecisioni...è un piccolo folletto..gli piace sparire nei boschi...o nelle stanze del palazzo..e farmi ammattire alla sua ricerca..e poi, quando meno te l’aspetti..ecco che salta fuori!Lo conoscono tutti nel circondario, tra i contadini e gli affittuari...impossibile da trattenere....sempre libero..mi dicono che in questo ricorda un po’ la madre....”
    Carolina era perplessa
    “Ma quanti anni ha?”
    “Dieci..dovrebbe compierne undici al prossimo dicembre..è nato a Natale!Brutta data..”
    “Perché dite così?”
    “Eh..per questa famiglia..il Natale non porta mai bene..ma sto divagando..A proposito..io mi chiamo Domenica e voi..?”
    “Carolina”
    “Un bel nome..era quello di vostra madre?”
    “Oh..no..lei non si chiamava così”
    “Ah!”
    Domenica guardò di sottecchi l’istitutrice..vabbè, lei parlava troppo..glielo aveva detto sempre anche il buon Gaspare, che Dio l’avesse in gloria, ormai erano più di cinque anni dacchè l’aveva lasciata vedova....ma l’istitutrice..che strana!Si irrigidiva per un nonnulla.. che curiosa ragazza!A monosillabi, parlava...e non una parola di più...però era carina..specie quando sorrideva...e gli occhi...occhi tristi ...di quella tristezza che ,si capiva , ben difficilmente si riesce a mandar via....
    “Beh..potremmo, se non vi sentite stanca, dopo colazione, fare un giro per la casa..almeno comincerete ad orientarvi....al piano nobile, dico..domani invece visiteremo il giardino e , se volete e quel furbacchione di Fabrizio non si facesse ancora vivo, si potrebbe andare al piano alto ..che ne dite?”
    “I dintorni sono stupendi..”
    Carolina si avvicinò ad una finestra..
    “Oh, sì..c’è anche un lago!Sapete cavalcare?Potreste prendere in prestito un cavallo, giù nelle scuderie..e andare un po’ in giro..i dintorni sono tranquilli..non lo erano fino a qualche tempo fa.sapete..qualche sbandato...ma ora..la guerra si è allontanata, così sembrerebbe..chi se ne era andato per paura è tornato a casa..almeno chi ci è riuscito..e gli altri, beh molti si sono arruolati, ..e son lontani..con le truppe....di briganti neanche l’ombra.. insomma.. si può stare tranquilli..Allora..cominciamo dal salone..è il più vicino!”


    “In questa stanza vi sono dei bei ritratti di famiglia....ecco ora c’è più luce!”
    La governante aveva spalancato le imposte..
    “Non apriamo quasi mai..anche perché in queste stanze non viene più nessuno, penso da anni!”
    “Un salone splendido..”
    “Oh..certo!Questo salone di feste deve averne viste tante!Ma da quando ci sono io....”


    Il grande lampadario di Murano con i decori in ambra e i pendagli di cristallo dominava il soffitto del salone, impreziosito da meravigliosi affreschi ispirati a figure allegoriche......alle pareti il ciclo delle storie di Re Arduino, accompagnanti le forme architettoniche della sala, richiamava alla mente le gesta dei popoli che avevano abitato quelle terre.. quel sovrano leggendario, condottiero e primo Re d'ltalia, sembrava ancora alzare la spada affilata e lucente a difesa delle sue genti....
    Lo sguardo di Carolina errava estasiato , dalle pareti al soffitto, al pavimento in marmo policromo..

    Alcuni ritratti facevano bella mostra di sé nelle gallerie laterali ,che si immettevano poi nel salone; alcune graziose dame e cavalieri occhieggiavano dalle cornici dorate..
    “Questi sono gli antenati dell’attuale conte...”
    Domenica si soffermò davanti a due ritratti..
    “La contessa Elisa Ristori e il conte Fabrizio... sembra fossero innamoratissimi l’uno dell’altra... si narra che il conte Fabrizio avesse fatto pazzie per la sua sposa....purtroppo venne ucciso a tradimento....e la povera contessa non ebbe pace finchè non riuscì a scoprirne l’uccisore;dicono che il conte Alessandro, l’attuale conte Ristori, sia molto somigliante all’avo......”

    Carolina contemplò i due ritratti..il sorriso pieno di vita di Elisa, così forte..e tenero nello stesso tempo..Fabrizio, nella sua divisa da ufficiale , la mano sull’elsa della spada...e quello sguardo..vi era in esso la profondità del mare..occhi così belli e fieri...

    “Qui invece la contessa è ritratta con la figlia..pensate , la contessina Agnese aveva pochi mesi quando le fu ucciso il padre..eh, questa famiglia ne ha visto di tragedie!”
    Il grande quadro ritraeva Elisa in piedi, con un’elaborata acconciatura ed un vestito molto più ricco di quello utilizzato nel primo ritratto.e su cui il pittore si era soffermato alquanto; le pennellate ne sottolineavano le pieghe morbide e le nuances rosacee della preziosa cinta..
    Al lato della giovane donna , una bimba si aggrappava a quella gonna...i riccioli biondi, un vestitino bianco, un nastro rosa tra i capelli..una giovane madre e la sua bimba..eppure..come era molto più triste e malinconica ora quella sposa..una mano rivolta verso sinistra e l’altra posata sulla testolina ricciuta.... Dove era finita quella gioia di vivere,la felicità nello sguardo... la certezza d’essere infine amata?
    “Questo è invece il ritratto della contessa Agnese , ormai giovane sposa, del conte Federico d’Agliano e della figlia Isabella....”

    La bellissima bimba si era trasformata ora in una donna tenera ed appassionata..i morbidi capelli fluenti sulle spalle, lo sguardo altero che ricordava tanto quello della madre Elisa....un’altra bimba sorrideva ora in quel ritratto sotto lo sguardo affettuoso d’un padre....una famiglia felice....

    “I ritratti del conte Martino, il figlio primogenito del conte Fabrizio, e della contessa Emilia sua cugina non sono tra questi...ma anche lui era molto bello..aveva preso dal padre, probabilmente..almeno così dicevano i vecchi servitori..”

    Carolina si fermò davanti ad un magnifico ritratto: i raggi del sole l’illuminavano in pieno...era una donna, una giovane donna, dai capelli corvini e il vestito nero di seta a balze..alla vita una fusciacca cremisi...il volto , dall’ovale perfetto, gli zigomi appena accennati ..e sottolineati da una pennellata rosacea..le labbra dischiuse in un timido sorriso,,e gli occhi..bellissimi..e ardenti..sullo sfondo si intravedeva un rampicante, dai purpurei fiori..
    “Bella, eh?”
    “Di chi è questo ritratto?”
    “Oh..io non l’ho conosciuta ..ma dicono che il pittore sia stato bravissimo nel ritrarla..è la madre di Fabrizio..la contessa Virginia Ristori.....e il conte ne era così innamorato..una tragedia..una vera tragedia..”
    La donna sospirò
    “Perché una tragedia?”
    “Morì di parto, mettendo al mondo il figlio...e il conte da allora qui non vuole più vivere..e non torna quasi mai...si è come dimenticato di questo posto..e di suo figlio..Certo, non so dargli completamente torto..non ha più voluto risposarsi....pensate!Io l’ho visto in tutti questi anni una sola volta..è ancora un bell’uomo..eppure...”
    Domenica scrollò la testa
    “Oh, beh..come vi ho detto in questa famiglia di tragedie ve ne sono state tante..venite, ora! “
    “Vi spiace se mi fermo ancora un poco?E’ un ritratto splendido...”
    “Come volete, mia cara., come volete!”

    Carolina si sedette davanti al ritratto..sì, doveva essere stato realizzato da un ottimo pittore..la pennellata viva e ferma..l’uso dello sfumato...cercò la firma, ma non la vide..avrebbe comunque giurato che si trattava dell’opera di un pittore famoso, ....eppure..non riusciva a staccargli gli occhi di dosso .. quello sguardo..era come se la donna volesse dirle qualcosa..era così bella....che tragedia, davvero!
    Al collo un pendente di turchesi sembrava brillare di luce propria..curioso...non era un gioiello comune..forse un gioiello di famiglia..chissà.....una giovane donna felice..certo..doveva essere stata felice..in quel salone..nella sua casa....tra le braccia del suo sposo..e gli occhi di Carolina improvvisamente si riempirono di lacrime..lacrime, per una sconosciuta che le stava sorridendo ..là , da quel dipinto....


    “Era bella la mia mamma..vero?”
    Carolina sussultò a quella voce di bimbo..si girò di scatto...

    Nel mezzo del salone un ragazzetto la guardava, fiero, come la donna del dipinto..i capelli neri ed arruffati in tanti riccioli che dovevano aver conosciuto raramente il pettine..e lo sguardo..che occhi!Di un azzurro cupo , ma scintillante....
    “Si..era proprio bella....”
    Il bimbo si avvicinò al dipinto ..e l’accarezzò..piano con la mano...alzandosi sulle punte , a malapena arrivava al bordo del vestito..
    “Quando nessuno mi vede, vengo spesso qui..e mi siedo..proprio dove sei seduta tu.. la guardo..e lei mi guarda ..e mi parla, sai?”
    Carolina non riusciva a trattenere più le lacrime...Fabrizio si girò verso di lei..
    “Ma tu piangi..la conoscevi la mia mamma?”
    “Oh..no..non l’ho conosciuta...ma anche io sai..non ho più la mamma..”
    “Beh.. allora.. perchè non diventiamo amici..che ne dici? Così potremmo farci compagnia..e tu non piangeresti più”
    Carolina si asciugò le lacrime lentamente....e sorrise a quel curioso ometto; gli sfiorò dolcemente, con la mano, il volto,..
    “Promesso!”


    “Sai..mi piace nascondermi quando Domenica mi cerca..diventa tutta rossa.. e sbuffa!”
    Fabrizio stava trascinando Carolina alla scoperta del suo territorio, l’immenso giardino che circondava il palazzo....
    “Ma giochi sempre da solo?”
    “Beh..non sempre..ci sono i figli dei fattori e dei contadini...ma loro devono anche lavorare..quando ero più piccolo eravamo sempre tutti assieme....andavamo a fare il bagno alle cascatelle...e poi c’era sempre qualche contadina che ci dava qualcosa da mangiare...ma ora alla mia età lavorano già tutti.. nei campi o alla masseria..”
    “E tu allora, come passi le giornate?”
    “Oh, qualcosa da fare la trovo sempre!Vieni..andiamo.”
    E la trascinò verso il limitare del bosco


    “E’ un bimbo particolare...ma vispo..intelligente..”
    Domenica alzò lo sguardo dal lavoro di rammendo
    “Certo che è intelligente...è un vero Ristori!Ed ha una sua morale ben precisa.....è di oro zecchino!.”
    “Qual è il problema, allora?Non capisco..”
    La governante sospirò, alzandosi
    “Il problema è che questo bimbo è stato per troppo tempo solo....è bisognoso di affetto...lo vuole, lo reclama...”
    “E suo padre?”
    “E’ triste da dire..ma penso che di lui il conte non se ne curi affatto...”
    “Non è possibile..è suo figlio..come potrebbe?”
    Domenica la guardò dritta negli occhi
    “Per il conte è colpa sua se la madre è morta..lo capite?La sua presenza..gli potrebbe ricordare solo la morte della donna amata...ci sarebbe solo dolore, non affetto ..non amore”
    “Ma è assurdo! Assurdo.....”
    “Non vi sto dicendo che il padrone abbia ragione..ma lo capisco...è amareggiato..voi potreste perdonare chi vi ha portato via una persona cara?”
    “No..non lo so..ma lui è suo figlio...”
    “Lo so mia cara..ma noi non possiamo farci proprio niente, non vi pare?”



    Carolina si svegliò di soprassalto..ancora un incubo.....si mise a sedere sul letto ...sempre lo stesso incubo, sempre lo stesso....allontanò con rabbia il lenzuolo..ma non sarebbe mai finito?E sospirò..la conversazione avuta con Domenica l’aveva sconvolta..come si poteva non amare un figlio, bello come quello poi..scosse la testa...l’animo umano era contorto....e il destino! Dava a chi aveva tutto e privava anche del poco chi non possedeva niente..... Improvvisamente qualcosa deviò il suo pensiero..era come un rumore..ma lontano.. corrugò lo sguardo..eppure..questo non era un sogno..si..era .lontano..come se venisse da qualche corridoio del palazzo...Carolina avvertiva come un bisbiglio....vi era qualcuno che stava parlando..forse nel corridoio..scese dal letto, si mise di fretta la vestaglia e aprì la porta...alzò il lume, che aveva preso con sé..nulla..non c’era nulla..eppure. Carolina ne era quasi sicura..c’era qualcuno là in fondo..e piano piano, senza timore, iniziò a camminare verso quelle voci..

    C’era una donna che si lamentava..ora ne sentiva l’urlo soffocato..in fondo..dietro quella porta...ma non era possibile!Girò lentamente la maniglia..e si ritrovò nel grande salone delle feste...

    Carolina era come irrigidita , la bocca riarsa,..ora il brusio sembrava precisarsi e divenire più netto... una musica lontana e un chiacchiericcio.. una donna rideva...e il rumore dei bicchieri..dei calici che si incontravano in un brindisi..si girò di scatto..nulla..nulla..tastò il grande tendone del salone, che nascondeva la porta d’uscita...eppure.... trattenne il fiato... quel bisbiglio continuava....
    “Basta!Cosa volete da me?Lasciatemi in pace!”
    E si mise a correre , non sapeva bene neppure lei dove..lontano..lontano da quelle voci sconosciute....



    “Quanti libri!”
    Carolina entrò nella grande biblioteca e alzò lo sguardo sugli scaffali..in alto, tra due grandi mappamondi, pieni di polvere , facevano ancora bella mostra di sé i busti in gesso dei filosofi dell’antichità, che avevano tanti anni prima incuriosito Martino..
    Sembrava aver dimenticato il sogno e l’avventura della notte prima; solo un lieve segno bluastro le contornava gli occhi e segnalava la notte mal dormita....
    “E’ una biblioteca bellissima, ricca di libri di ogni genere.. è famosa in tutta la zona, sapete?
    I conti Ristori sono sempre stati degli appassionati lettori...”
    Domenica terminò di aprire le ante e poi soddisfatta, le mani ai fianchi, si voltò verso l’istitutrice
    “Direi che per le lezioni a quel manigoldo potreste usufruire di questo locale”
    Carolina sorrise...certo, cercare di trattenere bloccato e seduto Fabrizio lì..in quella stanza ..però, almeno, si poteva effettuare un tentativo..
    “Va bene..domani si inizia!”


    “Ma perché devo imparare a leggere?”
    “Perché così potrai sapere cosa c’è dentro tutti questi libri!”
    “Tutti..dovrò leggerli tutti?”
    Il bimbo sgranò gli occhi
    “Ma sono troppi!”
    E cominciò ad agitarsi..Carolina sorrise a mezza bocca
    “Non ti piacerebbe per esempio conoscere la storia della tua famiglia?Scommetto che in quei libri c’è anche quello..”
    Gli occhi di Fabrizio esprimevano profonda disapprovazione
    “Non mi interessa!”
    “E perché mai?”
    “Quello che volevo sapere me l’ha raccontato Clementina..”
    “E chi è?”
    “La figlia del fittabile di Olcenigo”
    Carolina si sporse curiosa verso l’allievo
    “E cosa ti ha raccontato questa ragazzina?”
    “Clementina non è una ragazzina..è grande..ed ha lavorato qui a palazzo!”
    “Dimmi, allora..”
    “Beh....la mia mamma era una marchesa..lei veniva da lontano..da un isola in mezzo al mare..ha conosciuto mio padre e si sono sposati.... poi lei è morta,..e il mio papà se n’è andato..”
    “Lo sai dove?”
    “Mah...Clementina dice in guerra..lontano..è per questo che non torna!”
    “Ma tu vorresti che tornasse?”
    Fabrizio la guardò perplesso
    “Certo!”
    “E allora..sai cosa faremo?Tu imparerai a leggere e a scrivere..e manderemo una bella lettera al tuo papà!Gli dirai che l’aspetti...e lui così sarà costretto a tornare..che ne dici?”
    Fabrizio la guardò ammirato
    “Va bene..ma tu mi aiuterai, vero?”
    “Si , Fabrizio..io ti aiuterò..sempre!”


    MILANO- Palazzo Belgioioso

    “Spero Sofia che tu abbia avuto una buona idea”
    Il dottor Riberi guardò affettuosamente la moglie: il tempo era stato con lei clemente....Sofia era sempre bellissima...
    “Del resto, Lorenzo, non potevo lasciare quel povero bambino ancora per molto tra le mani della sola servitù; per carità..Domenica è fidata..è una brava donna..l’ha allevato..ma Fabrizio è un Ristori..è il futuro conte di Belgioioso...e se Alessandro non se ne cura, mi sento in dovere di pensarci io:.in fondo è pur sempre mio nipote!”
    “Hai fatto bene....a proposito, hai notizie di tuo fratello?”
    “Lo sai anche tu che è pericoloso scrivere lettere di questi tempi...comunque le ultime notizie lo davano ancora con Garibaldi e i suoi Cacciatori...dovrebbe trovarsi verso Varese..”
    Sofia chiuse con un rapido movimento il ventaglio
    “Lorenzo..lo so di chiederti una cosa impossibile..ma ti prego!Promettimi che non andrai alla riunione politica di questa sera!Non hai più l’età per certe cose..e poi..a malapena sei riuscito ad evitare di essere arrestato, il mese scorso!Senza di te , come potrebbero fare all’ospedale?E non pensi a me?Cosa farei senza di te?E poi ..lo sai che c’è il sequestro dei beni per i patrioti..”
    “Ma Sofia..come potrei mancare?”
    “Ormai che bisogno c’è di riunirsi ancora?La guerra è stata dichiarata,..e questa volta gli austriaci dovranno fare i conti anche con la Francia , visto che Cavour ha chiesto aiuto all’imperatore!.. se Dio vuole non torneranno più..non succederà come l’altra volta...Ero stata così felice di vederli uscire da Porta Romana!”
    “La guerra non terminerà tanto presto, Sofia..”
    “Ma questa volta non ci sarà bisogno di una rivoluzione, Lorenzo!...”
    “I patrioti però sono ancora necessari;tanti sono partiti per la guerra e molti raccolgono fondi per l’esercito..”
    “Come se non lo sapessi! Laura Solera Mantegazza e Adelaide Cairoli si sono messe in testa di fondare un comitato di patriote, per far curare i feriti e sostenere le famiglie dei morti in battaglia...”
    “Amore mio..vedi che allora non tutto è finito?”
    “Oh, lo so bene Lorenzo..ma non ne posso più..dieci anni di sofferenze..dieci anni di morti , feriti, torturati, esiliati..ti ricordi quel giorno?Eravamo così convinti di averli finalmente vinti..e invece..dolore e sangue..solo quello....voglio un po’ di pace, di felicità...”
    “L’avremo, anima mia, l’avremo..”
    “Sì.... ma quando Lorenzo..quando?”

    I VOLONTARI DI GARIBALDI

    Già nei primi mesi del 1859 numerosissimi fuoriusciti sia dal Lombardo-Veneto che dai vari ducati in cui era suddivisa l’Italia, erano affluiti in territorio piemontese ,desiderosi di essere arruolati sotto la bandiera del Regno Sabaudo: allo scoppio delle prime ostilità più di 40000 volontari erano stati arruolati, chi nel Regio Esercito, soprattutto i più giovani,chi appunto tra i Cacciatori delle Alpi, comandati dal generale Garibaldi.
    Alcuni ufficiali dell’esercito sabaudo e lo stesso generale Cialdini avevano partecipato al reclutamento e alla preparazione delle truppe.
    Alessandro Ristori, reduce delle battaglie della prima guerra d’indipendenza, aveva chiesto ed ottenuto,come ufficiale dell’esercito piemontese , di raggiungere i Volontari, con il compito di fungere da collegamento tra Garibaldi e le truppe regolari.
    L’obiettivo di Garibaldi e delle sue truppe era quello di spaventare gli Austriaci e di costringerli ad impegnare una parte dell’esercito verso un fronte secondario ; il generale era riuscito benissimo per il momento nel suo intento... anche se l’ armamento era piuttosto antiquato, senza artiglieria,..... ma le guide a cavallo, istruite nella guerriglia, erano in grado di stanare gli austriaci a distanza..
    Azioni di guerriglia..ecco cosa voleva Garibaldi..del resto era il suo modo di combattere..ed i risultati lo confermavano!
    Alessandro si alzò sulle staffe, guardando indietro, verso la fine della compagnia..
    “Sergente!Cercate di far rinserrare le file..là in fondo!”
    “Subito capitano...ehilà..”
    E l’uomo spronò il cavallo, portandosi in fondo alla colonna...

    Alessandro imprecò.....spostarsi..tutti i giorni..su e giù per quei boschi!In quel momento poi...c’era da perdersi nell’intrico della vegetazione..i raggi del sole riuscivano a malapena a filtrare nel sottobosco; inoltre .il sentiero andava sempre più restringendosi....Accanto a lui due ufficiali stavano esprimendo ad alta voce i suoi stessi dubbi..

    “Come si chiama questo posto?”
    “Ci troviamo più o meno nei dintorni di un luogo che i contadini chiamano Golasecca.....eppure..si vede lo scintillio dell’acqua..quelle sono le rive del Ticino!”
    “Mi sembra il posto ideale per un agguato..guardate come si infittisce il bosco!”
    “Non vi sembra che ci stiamo avvicinando troppo al confine? Dovevamo raggiungere le colline intorno a Varese, secondo gli ultimi ordini del Generale....qui rischiamo di smarrire la strada e di farci sorprendere dagli austriaci..”
    Alessandro sorrise e si girò verso i due uomini..
    “Difficile, signori,..molto difficile:Garibaldi sembra avere le antenne..fiuta il nemico....e lo evita , abilmente!”

    “Signore..signore!”
    Il graduato stava risalendo velocemente la fila dei soldati
    “Ebbene?”
    “Ordine di fermarsi!Il generale ha detto che dobbiamo arrestare la marcia per attendere l’arrivo di un gruppo di volontari da Arona..sta per arrivare il battello dall’altra sponda!”
    “Bene, allora portiamoci sulle rive del fiume...compagnia..alt!”
    L’ordine venne ripetuto lungo tutta la colonna ....i soldati arrestarono la marcia ; gli uomini a cavallo ne approfittarono, avvicinandosi all’acqua , per far bere le bestie.
    Anche Alessandro smontò da cavallo...
    “Volete bere, capitano?”
    L’attendente gli allungò la borraccia
    “Grazie...speriamo di averne per poco..non mi piace..non mi piace questo posto!”
    Carlo Solari si guardò intorno incuriosito
    “Non vi piace?Eppure c’è una pace..un silenzio..”
    “Appunto..troppo silenzio..Se aveste gli anni di servizio che ho io , capireste..mah.. forse sono diventato troppo sospettoso.”
    “Il generale..”
    “Garibaldi non conosce questi posti..io sì!”
    “Siete lombardo, capitano?Vi facevo piemontese..”
    “La mia famiglia è di Milano...e da queste parti ci venivo da bambino...mio padre aveva una tenuta,.proprio in questa zona..più avanti..”
    L’uomo lo guardò di sottecchi...il capitano Ristori parlava raramente di sé..e in tutti quei giorni forse quella era stata la sua conversazione più lunga..chissà poi perché era sempre triste..ed imbronciato..sembrava ce l’avesse col mondo...eppure era un bravo ufficiale..preparato, serio..e ci teneva ai suoi soldati...
    “Da quanto tempo siete nell’esercito?”
    “Dieci anni..”
    “Dieci anni....con Garibaldi?”
    “Oh, no..con l’ esercito piemontese..dalla battaglia di Novara in poi...”
    “Capperi!..oh, scusate..non volevo..ma a casa non siete più tornato?Dico..a Milano?”
    “La mia casa... Milano..no non ci sono più tornato..”
    E bruscamente ridiede a Carlo la borraccia, allontanandosi verso il fiume..



    Il battello, con il suo carico , risaliva la corrente;sulla tolda, ammonticchiati tra barili, colli di merci e materiali di ogni genere e tipo, i volontari aspettavano di poter scendere finalmente all’imbarcadero..una cinquantina di uomini, venuti da ogni parte d’Italia..che avevano lasciato a casa gli amori più cari..per un’avventura. e .forse per non ritornare mai più!.Il sordo rumore delle pale riempiva il silenzio del luogo..ed ecco che improvvisamente uno dei volontari intonò un canto..prima lento, poi sempre più alto..ed altre voci si unirono .. .. un canto.triste...ma così bello!

    Addio, mia bella, addio,
    che l'armata se ne va,
    e se non partissi anch'io
    sarebbe una viltà.
    E se non partissi anch'io
    sarebbe una viltà
    ..........................
    Ma non ti lascio sola,
    ma ti lascio un figlio ancor:
    sarà quei che ti consola,
    il figlio dell'amor.
    Sarà quei che ti consola,
    il figlio dell'amor

    Passò tra i soldati, che aspettavano sulla riva, come un fremito.. molti pensarono alle case lasciate..alle spose..alle madri..a quei fazzoletti agitati in un saluto lontano.. Molti di quelli che stavano cantando e loro stessi ..avrebbero trovato ad attenderli solo la morte, su qualche lontano campo di battaglia... eppure, come sarebbe stato bello perdere la propria vita per un ideale..per l’Italia, finalmente libera dallo straniero!


    Alessandro guardava , senza vederli veramente , gli uomini che affollavano il battello...e sentì dentro di sé sciogliersi qualcosa...una tristezza infinita..e due lacrime scesero lentamente sul suo bel volto..


    RIVOMBROSA

    Carolina a volte disperava di riuscire nel suo intento... come quel mattino!
    Fabrizio voleva apprendere..era un bimbo particolarmente ricettivo ed in poche settimane aveva fatto progressi incredibili..ma tenerlo fermo!Era un’impresa....dopo poco che era seduto cominciava ad allungare il collo verso la finestra e i mille rumori del giardino...
    “Fabrizio!Vuoi stare attento?Cosa ho appena detto?Avanti ripeti!”
    “Oh..Carolina..dai..è di più di un’ora che siamo qui!”
    “Veramente sarà a malapena passata mezz’ora..”
    “Ma la giornata è così bella..che ne diresti se andassimo a pescare?Se vuoi ti insegno!”
    “No..dobbiamo studiare!”
    “Uffa!”
    “Ti sei già dimenticato la promessa?”
    “No..ma..insomma..io sono stufo!”
    “Fabrizio!”
    “Scusa ..non volevo..”
    Fabrizio guardò di sottecchi la ragazza..
    Carolina sorrise..era difficile anche tenergli il broncio..
    “Ascolta..terminiamo di leggere queste poche righe..e poi facciamo una pausa....che ne dici?”
    “Va bene..però poi vado in giardino!”
    “E se invece andassimo a fare un giro nel palazzo?Fa troppo caldo fuori!”
    “Se vuoi andiamo nelle cantine...se te la senti..”
    “Però poi si torna qui..a studiare!”
    “E va bene..”


    “Com’è buio , qua sotto!”
    Carolina alzò il lume, un po’ perplessa
    “Oh, non devi preoccuparti..non c’è niente di cui aver timore..non hai paura dei topi, vero?”
    “Beh..preferirei non vederli..non mi piacciono un granchè..ma cosa stiamo cercando?”
    “Niente di particolare..ma c’è sempre qualcosa di interessante in tutti questi scatoloni..e poi potremmo trovare un tesoro...”
    “Certamente!E ci aspetta sepolto da qualche parte..”
    “Non mi prendere in giro”
    “Non ti sto prendendo in giro, Fabrizio..sai quando ero bambina mi piaceva immensamente curiosare nella soffitta della mia casa..mi sembrava di entrare in un mondo sconosciuto e fiabesco..che era solo mio..solo mio...”
    “Vieni, allora..partiamo alla scoperta!”


    IL GENERALE

    Garibaldi si era fermato con il suo stato maggiore nella radura, di fronte all’imbarcadero
    Con lui vi erano Bixio, Cosenz, il colonnello Türr , suo figlio Menotti e gli altri comandanti.; il generale voleva riflettere con calma sulle prossime mosse.....
    “I croati del generale Urban dovrebbero essere accampati nei dintorni di Varese..è stato facile sorprendere il presidio austriaco di guardia a Sesto Calende..lo sarà un po’ meno con queste truppe”
    “I patrioti vi aspettano in Varese, generale!Abbiamo ricevuto già loro messaggi che vi invitano ad entrare in città..”
    “Se c’è una cosa che odio ,caro capitano , è dover stare alla difesa d’una città; noi non abbiamo così tante truppe da poter sostenere un’assedio...e poi si perde quella mobilità indeterminata, occulta, che costituisce la nostra forza..noi abbiamo il compito di punzecchiare i fianchi del nemico e di infastidirlo, anche!Un gigante così sollecitato perde lucidità..e diviene più facilmente aggredibile..non trovate?”
    “La popolazione vi aspetta..non potete deluderla..i cittadini di Varese aspettano il generale Garibaldi e gli uomini della divisione..”
    “E allora non dobbiamo farli aspettare troppo..vuol dire che cercheremo di tenere alla larga questo austriaco...Comandante De Cristoforis: voi con la vostra compagnia resterete in questa zona e manterrete le posizioni; io , con il grosso delle truppe , mi porterò a Varese. Attendetevi comunque qualche sorpresa da parte del nostro generale austriaco..non mi fido delle sue prossime contromosse e non vorrei avere brutte sorprese..doveste essere attaccato, cercherete di sganciarvi e di raggiungermi”
    Emilio Visconti-Venosta sorrise
    “Certo generale ..e io verrò con voi..per evitare che promettiate troppo a questi insorti!”
    “Mio caro Emilio...vorrei che non mi ricordaste così spesso di essere la mia spina nel fianco, speditami dietro da Cavour!”


    Parente sia di Vittorio Alfieri che di Cavour, per parte di moglie, la bellissima Maria Luisa Alfieri di Sostegno, Emilio Visconti-Venosta aveva avuto il compito dal famoso ministro, che non amava troppo quel generale così poco manovrabile, di accompagnare nella campagna appena iniziata il generale Garibaldi, con l'incarico di regio commissario dei territori che sarebbero stati occupati; in effetti il suo compito era molto più delicato e subdolo ..doveva evitare che l'elemento rivoluzionario presente tra quegli uomini prendesse il sopravvento...Italia unita, si, libera..ma sotto i Savoia..sotto il Re!
    Cavour era stato molto chiaro
    “Vostro compito come commissario regio sarà quello di riordinare i municipi conquistati, mettendoli sotto la direzione di uomini sicuri e cioè patrioti con principi monarchici!”
    Quindi il diplomatico era visto come fumo negli occhi dal Generale.....

    “Bene, signori..allora..direi che possiamo riprendere la marcia!”



    “Il comandante De Cristoforis ha detto che dobbiamo fermarci in questi luoghi, mentre il resto della compagnia andrà direttamente a Varese..ci aspetta signori un’azione di disturbo..e sono sicuro che ne sarete più che in grado..Per questa notte direi che possiamo raggiungere uno spiazzo erboso ed accamparci..”
    “E se gli austriaci si fanno avanti?”
    “Diamine..amico mio!Non avrete paura di quelle giubbe bianche?”
    Alessandro girò lo sguardo sui suoi uomini: c’era decisamente un po’ di tutto......pochi, male armati...qualche faccia patibolare...e qualcuno che viceversa non doveva in vita sua aver visto molto del mondo....
    “Signori..sono sicuro che nessuno si avvicinerà questa notte..ma se ciò succedesse..ebbene..vedrete che quelle giubbe saranno sì bianche..ma per la paura!”
    Gli uomini si misero a ridere e piano piano si allontanarono, rientrando nei ranghi
    “Siete così sicuro che nessuno ci attaccherà, questa notte?”
    Carlo Solari scrutò il volto di Alessandro
    “Mio caro..io non sono sicuro di nulla...ma questi uomini dovevano essere rassicurati..e l’ho fatto”
    Carlo era ammirato
    “Dovete aver partecipato a molte battaglie, capitano”
    “Troppe, amico mio..troppe..e non c’è peggior nemico della paura, del terrore che ti attanaglia quando vedi un moschetto puntato verso di te..e tu non hai in mano nulla se non una pistola scarica....ma adesso lasciamo perdere queste cose..cosa aspetti a montare la tenda?Che venga notte?”
    E se ne andò, lasciandolo di stucco..

    IL PASSATO RITORNA

    La villa si stagliò improvvisamente davanti ai loro occhi..una villa bellissima, una maestosa dimora di campagna,arricchita da un magnifico giardino all’italiana, a terrazze, percorso, fra statue e fontane, da una splendida scalinata.
    Il comandante De Cristoforis guardò con attenzione la casa...vi era una strana quiete..eppure il nemico non doveva essere così lontano..forse era il caso di fermarsi e di cercare provviste..alzò una mano...e la colonna si fermò.
    Carlo caracollò vicino ad Alessandro
    “Che facciamo?I soldati sono stanchi..è da questa mattina che si marcia..stiamo girando a vuoto, capitano!”
    “L’ordine era di seminare il nemico, tenercene lontano..e l’abbiamo fatto...Non mi ricordo chi abiti qua..ma penso che il comandante voglia fermarsi per chiedere ai proprietari un po’ d’acqua e delle provviste..non dovrebbero esserci problemi..”
    Alessandro guardò con attenzione..non si vedeva nessuno..nè nel giardino, né in prossimità della stessa villa..era strano..a meno che fossero scappati tutti..eppure il suo sesto senso non l’aveva mai ingannato...qualcuno li stava osservando...
    “Avanti..e mano ai moschetti....voi..seguite gli altri soldati verso la villa..io vi farò coprire ..”
    Aveva appena terminato di parlare che si udirono dei colpi di fucile..e qualche nuvoletta di polvere si sollevò vicino a loro
    “Ehi!Qualcuno ci sta sparando addosso!”
    “A terra..a terra...non muovetevi!”
    Alessandro si gettò dietro la spalletta della fontana ...i tiri erano imprecisi e rari..non si trattava certo di truppe regolari..
    “Guardate!”
    Alessandro si arrischiò ad alzarsi oltre il bordo di marmo....ecco chi sparava!Erano servitori, contadini...pochi ma disperati che cercavano di opporsi alle truppe...
    “Non sparate..non sparate!”
    Poi a voce bassa impartì velocemente gli ordini..bisognava scivolare di lato..e sorprendere quei difensori improvvisati alle spalle..in un attimo questi vennero così bloccati e resi inoffensivi...

    I soldati a questo punto, senza aspettare alcun ordine, inferociti per l’attacco,si scagliarono alla conquista della villa ....


    “Signori!Come si permettete..vigliacchi..siete solo dei vigliacchi e dei briganti!”
    La giovane dama appoggiata alla ringhiera dello scalone incurante del pericolo si parò innanzi alla marmaglia...
    “Ma guarda..”
    Qualcuno iniziò a ridere...e il più audace le si avvicinò..
    “Fermi!Tutti fermi..il primo che si azzarda a metterle le mani addosso si ritroverà un foro in fronte!”
    Un ufficiale era comparso nell’androne..
    “Noi non siamo briganti!E non lo saremo mai!..avanti via di qui..fuori!”
    I soldati, confusi, arretrarono, anche i più scalmanati..
    I due si ritrovarono così soli sulla scala..
    “Signora..”

    “Alessandro...Alessandro di Belgioioso..non è possibile..”
    Alessandro guardò la donna..e lentamente un vago ricordo si fece strada in lui..
    “Giulia..Giulia di Corbara..ma cosa ci fate voi qui?”
    “E’ la mia casa, conte..”
    La donna sorrise
    “Sono passati tanti anni, sapete?La ragazzina che vi vedeva arrivare a palazzo Corbara è cresciuta..Ma voi siete rimasto come un tempo...quando facevate il matto con Alfredo.. a Milano!”
    Alessandro la guardò..lo sguardo improvvisamente duro..
    “No, Giulia..quell’uomo non c’è più, da tanti anni, ormai!”

    Giulia scese gli ultimi gradini , gli posò una mano sulla spalla e poi alzò lo sguardo su di lui
    “Lo so..lo so Alessandro..è vero.. sono passati tanti anni e sono accadute troppe cose..ma lasciatemi ricordare una vita felice..che non tornerà mai più ..!”

    Alessandro aveva seguito Giulia nel salone della villa
    “Non sapevo vi foste sposata...Alfredo non me l’aveva detto”
    “Oh, non sono tanti anni sapete?E’ successo dopo che..”
    Giulia si sedette su una delle poltroncine e sembrò prendere tempo, come se fosse improvvisamente interessata più alle pieghe della grande gonna che alla conversazione...
    Alessandro la guardò ora attentamente; ricordava appena la sorella di Alfredo..del resto era così piccola, una bambina...dai grandi occhi color pervinca ..la bimba era sbocciata ora, in una splendida donna..eppure, vi era come una piega amara su quel viso,bellissimo, ma triste..Alessandro scosse il capo..un anno terribile quello..Isabella, Alfredo..e poi..quel Natale..
    Si riscosse ..non voleva pensarci..non poteva..

    “Il duca mio marito ha raggiunto il Gyulai..e non so dove sia...”
    “Perché non siete rientrata allora a Milano?O a Varese?Non avevate una proprietà laggiù?Mi ricordo di esserci andato con Alfredo, una volta..”
    Tacque, improvvisamente, ricordando che in quell’occasione lui ed Alfredo si erano particolarmente divertiti con un gruppo di ballerine..gli dava fastidio anche solo il pensarci..che follie!Davvero, la vita era strana..
    “E perché mai, Alessandro?Quando tornerà mi troverà qui, nella nostra casa..ad aspettarlo.”
    “E’ pericoloso. Lo sapete che siete proprio al limite del campo di battaglia?”
    “Oh, ma se tutti i comandanti garibaldini sono come voi..non vedo qual è il problema..”
    “Giulia, ascoltatemi....nel ricordo di Alfredo, vi prego, ascoltatemi:lasciate la villa..vi farò scortare almeno fino a Varese.. sarete in una cittadina..e non qui in mezzo alla campagna!”
    “Ci sono i miei contadini..e i miei servitori..non sono sola!”
    “Andiamo, su..non siate sciocca.... e testarda, come lo era vostro fratello..datemi retta.!Non mi sentirei tranquillo a lasciarvi qui”
    Giulia giocherellò con le frange del suo scialle..e poi sembrò decidersi..sorrise..un sorriso così simile a quello di Alfredo e lo guardò , ridente ...
    “Ebbene..proprio perché me l’ordinate voi..Alessandro!In ricordo dell’amicizia che vi legava ad Alfredo...farò come volete!”




    LA BATTAGLIA DI VARESE

    A capo di una brigata , il generale Garibaldi era giunto intanto a Varese ed era stato accolto con entusiasmo dalla popolazione e dal Podestà Carlo Carcano, nel municipio cittadino.
    Come sede del suo quartiere generale gli venne offerta villa.Ponti una splendida costruzione residenziale settecentesca, seminascosta tra le essenze preziose di un vasto parco; il generale sapeva bene che gli Austriaci non si sarebbero certo rassegnati così velocemente alla perdita della città, troppo vicina a Milano, e che poteva costituire una pericolosa testa di ponte per l’esercito piemontese..
    Organizzò quindi immediatamente le sue truppe per rispondere all’assalto dell’esercito austriaco e, oltre a dislocare i Cacciatori delle Alpi sulle strade che uscivano dalla cittadina,fece costruire anche una grande barricata all’ingresso di Biumo Inferiore, alle porte di Varese.

    Non si era logicamente sbagliato: il generale Gyulai, comandante delle truppe austriache , aveva ordinato al maggiore Urban e alle sue truppe, forti di seimila uomini e di tredici cannoni,di stringere Varese in una morsa e di eliminare i garibaldini... Garibaldi saputo dell’avanzata dell’Urban da Como, decise di prevenirlo e agì come suo solito, sconvolgendo i piani dell’austriaco..attaccò per primo..

    La carrozza che trasportava Giulia, sotto buona scorta, entrò in Varese proprio in quella mattinata del 26 maggio, così perigliosa per la città....

    “Eccellenza..eccellenza..”
    La carrozza si fermò davanti ad una casa gentilizia sulla piazza centrale di Varese
    Giulia scese con calma dalla carrozza , mentre un anziano uomo trafelato,che era uscito di corsa dal portone del palazzo, si inchinava togliendosi il cappello
    “Mio caro don Raffaele!Come vedete ho deciso infine di venire a farvi visita....scusate se non vi ho scritto prima per annunciare il mio arrivo..ma ho dovuto lasciare la villa un po’ precipitosamente..Spero che questo non vi procuri dei problemi..”
    La donna entrò nella penombra del vestibolo sorridendo; si avvicinò alla bellissima specchiera e iniziò a sfilarsi i lunghi guanti di seta...
    “Oh, signora duchessa ...che la me scusi...in un attimo farò preparare le vostre stanze dalla servitù...ma proprio oggi..vedervi arrivare..insomma..c’è Garibaldi, in città!”
    “Ebbene?Non vedo che problema ci sia...ho già avuto modo di conoscerne le truppe alla villa”
    “Sembra che tra breve qui ci sarà battaglia!”
    Giulia rise
    “Insomma ma questo è’incredibile..lascio la mia villa di campagna per evitare disordini ..e mi ritrovo spettatrice di una battaglia..!Ebbene, caro amministratore.... vorrà dire che farò buon viso a cattivo gioco ....come diceva mio fratello.... non bisogna opporsi al destino!E non fate quella faccia..cosa volete che sia .....almeno avrò qualcosa di interessante da ricordare nella mia esistenza!”
    E terminò tranquillamente di togliersi il vezzoso cappellino di paglia


    Garibaldi non aveva perso tempo; come un lampo aveva organizzato gli uomini e li aveva lanciati contro gli austriaci..sapeva perfettamente da quale parte questi sarebbero arrivati, grazie alle sue guide..L’avanguardia austriaca che cercava di rioccupare Varese si trovò così improvvisamente la strada sbarrata da un nugolo di cavalieri garibaldini; una grandinata di palle di piombo si abbattè sulle giubbe bianche..agli uomini Garibaldi aveva detto di fare fuoco, vista la scarsità di munizioni, solo quando gli austriaci fossero a tiro..e i garibaldini obbedivano coscienziosamente all’ordine..

    Un fuoco d’inferno si scatenò d’ambo i lati..i comandanti garibaldini si slanciarono poi con i loro uomini all’assalto, sguainando le baionette..e gli austriaci, presi dal panico fuggirono..L’Urban dovette far suonare la ritirata per evitare ulteriori danni..
    Garibaldi viste le truppe in fuga, mandò a inseguirli verso Malnate una parte dei suoi, il corpo dei Carabinieri genovesi....

    Bixio risalì velocemente la china della collina
    “Avanti..avanti!Non fermatevi..non lasciamoli scappare!”
    Il gruppo , capitanato dal garibaldino, giunse in vista del ponte sull’Olona
    “Capitano..capitano!”
    Una delle guide mandate in esplorazione raggiunse ansante il comandante
    “Gli austriaci..la retroguardia..sono in piazza..stanno per riorganizzarsi e attaccare!”
    “Non gliene daremo il tempo!”
    E spronando i cavalli si gettarono nelle acque del fiume, risalirono la ripa, assalirono le attonite sentinelle e irruppero nella piazza del paesello ..la sorpresa , il timore che questa non fosse niente altro che l’avanguardia delle truppe di Garibaldi, spinse gli atterriti austriaci ancora alla fuga, verso S.Salvatore...
    I sibili e il fracasso delle pallottole si confondevano con le grida degli ufficiali, i lamenti e i rantoli dei feriti.... I Carabinieri genovesi attaccarono la retroguardia austriaca munita di cannoni..lo stesso Garibaldi, sguainata la spada si slanciò nella mischia...e gli austriaci, incredibilmente, iniziarono ad arretrare..ed infine vennero posti definitivamente in fuga!

    “Abbiamo vinto..abbiamo vinto!”
    Gli abitanti di Varese uscirono nelle piazze e nelle vie festanti...si aprirono porte e finestre..si accesero fiaccole e lanterne...nel tripudio generale pochi si resero conto che sì, gli austriaci erano per il momento vinti..ma che il pericolo di un loro ritorno non era poi così lontano...

    Garibaldi, circondato dai suoi ufficiali in festa, meditava....Il maresciallo Urban , leccate le ferite dell’orgoglio, sarebbe di sicuro ripartito all’attacco, se non altro per evitare la giusta ira del comandante in capo, quel Gyulai di cui si raccontavano solo atrocità e vendette..bisognava battere l’austriaco sul tempo e prevenire le sue mosse..

    Nei saloni della grande villa ,sede del comando garibaldino, gli ufficiali , i nobili di Varese e i maggiorenti della città, che parteggiavano per il Savoia , avevano deciso quella sera di festeggiare la vittoria...
    Giulia di Corbara si appoggiò allo stipite della finestra, aperta sul grande parco, la coppa di champagne tra le mani....e scrutò, senza vedere, nel buio della notte , solo illuminata da una falce di luna...quanti anni..troppi!L’alta figura di Alessandro le si parò innanzi..ne era sempre stata affascinata..l’amico più caro del fratello..quel giovane ardimentoso e così bello... ne ricordò la risata contagiosa, là nei giardini del palazzo....l’aveva amato, subito, incondizionatamente..ma Alessandro non l’aveva mai sfiorata, neppure con lo sguardo..e lei si era ritrovata ad adorarlo da lontano..e poi!Come sa essere tragica la vita..la morte di Alfredo..il matrimonio di Alessandro..e lei per disperazione ..e per rabbia , stupidamente, aveva deciso di sposare il duca....di darsi a quel vecchio gentiluomo gaudente e depravato!
    Rise, amaramente...pazza, stolta!Ed ora?...cosa ne era stato della sua vita..dei suoi sogni?Eppure..doveva essere il vino..o forse l’allegria che quella sera sembrava circondarla....lei era giovane, bella...ricca, anche... cominciò improvvisamente a pensare che forse non tutto era perduto..se ne sentì convinta .. per lei c’era ancora una possibilità forse,d’essere felice..veramente..come tanti anni prima , quando l’aveva visto per la prima volta, là nei saloni della sua casa..il suo sguardo..quegli occhi di velluto..e il suo sorriso!Alzò il bicchiere avanti a sé..e si vide nella grande specchiera che sovrastava il caminetto..gli occhi scintillanti...e pieni d’ardore..

    “Non è tutto finito, Giulia..no..non è finito...non può essere...e ora che l’hai ritrovato.ebbene...lo costringerai ad amarti e sarà solo tuo..tuo per sempre!”
    .

    Carissima Sofia
    quando leggerai queste mie poche righe sarò già lontano da te ,amore mio!Non disperarti ...non disperarti per me, sai che ti amo e che sarai sempre per me l’unica ragione della mia vita!Ma so altresì che ti opporresti con tutte le tue forze a sapermi su un campo di battaglia..Eppure!Mi sono però reso conto, anima mia ,in questo momento così terribile, di poter ancora dare qualcosa alla mia bella patria.. mi sei venuta in mente tu, unico mio bene.. quel giorno, là sulla barricata.... E ho capito che per questi giovani che per noi combattono, vi può essere certo più bisogno della mia professione che del mio moschetto.. Non sono così riuscito a restare insensibile agli appelli , alle richieste pressanti che da più parti si sono levate verso di noi in tal senso .cercano medici, chirurghi...ed infermieri..là su quei campi ormai rossi di sangue.. e il povero Bertani, che segue con le sue ambulanze le truppe di Garibaldi, non sa più cosa fare..è disperato!Parto, quindi mia diletta...ma non temere, non sono solo!Trascino in questa impresa tre dei miei migliori allievi......sono entusiasti di partire e di servire così l’Italia!Spero di ritrovare in questo modo anche Alessandro e di stargli vicino, nel periglio..un bacio amore mio..amore mio grande!
    Lorenzo


    “Stupido..stupido uomo!”
    Sofia sgualcì il foglietto....ma poi l’avvicinò alle labbra e pianse.



    SAN FERMO

    Il 27 maggio, il giorno dopo la vittoria di Varese, le truppe di Garibaldi lasciarono la cittadina per portarsi verso Como, col proposito nascosto di impadronirsi di S. Fermo, il monte che dominava il lago ..Il generale aveva richiamato le truppe della compagnia di De Cristoforis alle quali apparteneva anche Alessandro e si era slanciato in avanti sulla strada per Como, verso Cavallasca
    Il piano del generale Garibaldi prevedeva un attacco partendo da punti ben precisi e che la notte prima aveva studiato sulle sue mappe: lungo lo stradone e per due vie .
    L’attacco avrebbe previsto una diversione, attuata dalla colonna del capitano Cenni, un attacco di sfondamento con il reggimento del colonnello Medici e infine l’ultima carica con il gruppo del capitano Vacchieri.
    De Cristoforis avrebbe nel contempo attaccato gli avamposti austriaci con la sua compagnia,iniziando l’offensiva al rumore di uno sparo, da parte delle guide in avanscoperta, mentre il reggimento del colonnello Medici doveva assalire i nemici sul fianco e tentare di tagliar loro la strada di una possibile ritirata; Garibaldi era un fine stratega!
    Purtroppo anche il piano più accurato può non giungere a buon fine..visto che vi è sempre quello che potremmo chiamare l’imponderabile.. nella fattispecie caso volle che un gruppo di austriaci sbandati , incrociate le guide spedite innanzi dal Generale, per difendersi iniziò a fare fuoco.
    Il capitano De Cristoforis, certo che quei colpi di fucile fossero il segnale per partire all'attacco, uscì allo scoperto sullo stradone e venne preso di mira dai nemici appostati....

    “Maledizione!Riparatevi dietro quel casale..presto!”
    Alessandro scese velocemente dal cavallo e imbracciò il fucile..Fra una tempesta di palle, De Cristoforis portò la sua brigata al coperto...ma era una situazione precaria, quella..
    Dal campanile di S.Fermo quel gruppetto di austriaci che vi si era asserragliato li avrebbe tenuti in scacco..e se non si poteva avanzare sullo stradone..come si poteva procedere per Como?.In quale modo poter evitare il nemico?Alessandro febbrilmente cercò di spingere più in là lo sguardo..forse, aggirando l’ostacolo sulla destra..sarebbe bastato un buon tiratore..per tirarli giù ad uno ad uno da quella torretta..
    Anche De Cristoforis doveva essere giunto alla stessa conclusione: in quel modo non si poteva certo procedere..eppure Garibaldi era stato chiaro.
    "Capitano, appena udrete i colpi di fucile, oltrepassate il muro della chiesa e caricate ...alla vostra maniera...Mi fido di voi..solo così passeremo!"
    Il capitano era giovane, irruente..e questo gli fu però fatale..
    Senza riflettere, come invece stava facendo in quel preciso momento Alessandro, vide solo la strada sbarrata e la necessità di liberarla..e si alzò improvvisamente...la spada sguainata, in alto..
    “Volontari....a me! Viva..”
    Si girò per invitare i suoi uomini a caricare il nemico..ma un colpo di moschetto gli troncò a mezzo la frase.. E fatti pochi passi cadde ,colpito al ventre...

    “Comandante, comandante!”
    Alessandro si slanciò ed raccolse tra le sue braccia gli ultimi rantoli dell’uomo
    “Ristori..amico mio..ora tocca... a te..vai!”
    E il capitano De Cristoforis giacque immoto, per sempre.

    Alessandro strinse i denti...e poi rabbioso si girò verso gli uomini che , attoniti, avevano assistito alla scena..
    “Ebbene, signori..avete sentito cosa ha detto il nostro capitano?Facciamogliela pagare a questi austriaci!”
    “Viva l’Italia!”
    “Viva!”

    La compagnia di Alessandro, pur sotto il fuoco nemico, non indietreggiò, di un sol passo.. in suo soccorso accorsero altri volontari da ogni parte ..
    Alessandro Ristori si batteva come un leone, contro le truppe austriache..e con lui tutta la brigata..I volontari non diedero tregua al nemico , fino a quando ,quasi con il loro ultimo respiro, non riuscirono a prendere il campanile , a sloggiarne i tiratori scelti....e infine a mettere in fuga i soldati austriaci..
    Di corsa, di corsa fino a Como...e qui, grazie alla fortuna, all’ardimento e molto anche all’ignavia dell’Urban , che mai si sarebbe aspettato quella carica infernale e micidiale, venne sorpreso il nemico che si trovò costretto ad un’ignominiosa fuga, lasciando dietro di sé ogni ben di Dio..fucili, artiglieria, munizioni e provviste....cercando riparo verso Monza!

    “E anche oggi abbiamo vinto..questo Garibaldi mi sembra un po’ Napoleone..”
    Alessandro, stanchissimo, si buttò sul giaciglio che il suo attendente in fretta e furia gli aveva preparato in una stamberga che l’esercito aveva sequestrato a Como...Tutti gli altri suoi compagni stavano festeggiando, bevendo in piazza con gli abitanti che avevano accolto con alte grida di giubilo l’esercito garibaldino..
    Carlo Soleri si affrettò ad aiutarlo e a togliergli gli alti stivaloni di cuoio...curioso!Alessandro non festeggiava mai le vittorie..anzi!Sembrava sempre più cupo, dopo ogni battaglia..quasi ne fosse scontento..eppure..Carlo lo sapeva ligio al dovere e pronto a scendere in campo..
    “Dammi quella bottiglia..e poi vattene..voglio stare da solo!”
    “Si, capitano...ma..scusate..”
    “Che vuoi?”
    “Si può sapere perché bevete così?Non mi sembrate poi tanto allegro..non so..”
    “E a te cosa interessa?Mi sembri la mia vecchia balia..non ho bisogno di nessuno..io..di nessuno.Ti ho detto di toglierti dai piedi!.”
    E Alessandro si girò verso il muro..
    “Si, capitano..scusate..me ne vado subito..”
    Guardò quell’uomo ..che strano..anche se lo trattava sempre così male..Carlo non riusciva ad odiarlo..anzi aveva per lui quasi affetto..stravedeva in fondo per quell’uomo di cui intuiva la pena infinita..chissà cosa lo rodeva..perchè Alessandro doveva soffrire per qualcosa o per qualcuno..di questo Carlo ne era ormai certo..; ristette un attimo sulla soglia..
    “Carlo?Sei ancora lì?”
    “Si capitano..vado via subito..”
    “No..non è per quello..scusa....non volevo offenderti..io..accetta le mie scuse, ti prego...non volevo essere scortese...ma a volte..io..”
    “Non preoccupatevi, comandante..non preoccupatevi..signore...buona notte..e cercate di riposare..”
    E lentamente chiuse dietro di sé la porta...
    Alessandro continuò a piangere ora senza più ritegno, il volto affondato nel cuscino..



    RIVOMBROSA

    “Sono secoli che nessuno viene più qui sotto..”
    Fabrizio saltellava tra le balle e i sacchi che ostruivano le scale ..
    “Io ogni tanto ci vengo però..ma non lo sa nessuno”
    “Sei proprio un coraggioso!Io avrei fifa..qui al buio..da sola..”
    “Figurati!Dai....cominciamo dall’ultima stanza, là in fondo..


    Carolina procedeva adagio in mezzo a tutto quel caos, vecchio di decenni....Un odore di stantio e di muffa veniva fuori da tutte quelle cose, accatastate senza molto criterio....Alzò il lume, mentre Fabrizio, con alte grida di giubilo si infilava tra una serie di scatoloni impilati ed un divano dalla seduta sfondata che doveva aver conosciuto tempi migliori...vi era un silenzio..Carolina si sorprese a pensare che se si fossero persi lì in mezzo nessuno li avrebbe più trovati... il tempo nella vecchia cantina sembrava essersi fermato..
    La luce della lampada illuminò una serie di tele , dei vecchi paesaggi che qualcuno doveva aver eliminato dai piani nobili, non ritenendoli più alla moda, certamente...
    “E’ un peccato...quasi quasi li porto nella mia camera, li pulisco e li appendo..tanto..Fabrizio..mi ascolti?”
    Una voce argentina le rispose
    “Vieni da questa parte, Carolina..guarda cosa ho trovato!”
    Il ragazzino trionfante le indicò un vecchio cavallo a dondolo...era il cavallo a dondolo di Martino che tanti anni prima Fabrizio aveva regalato al figlio....
    “Guarda!E’bellissimo..che ne dici se lo portiamo su..nella mia stanza?”
    “E perché no?Tanto sei tu il padrone..puoi fare quello che vuoi..”
    “Dici davvero?Sembra nuovo..”
    Il bimbo felice si mise a cavalcioni, ridendo....
    Fu un attimo..e Carolina improvvisamente sentì attorno a sé altre voci..c’era una bimba ora che rideva..ne era sicura.. ne udiva la voce.cristallina...
    “Martino..Martino!”
    Un fruscio...Carolina trattenne il respiro..eppure solo lei sentiva quel richiamo..Fabrizio stava controllando, tranquillo, la base del cavallo..
    E poi ..così vicino al suo orecchio..un’altra voce..questa volta...una voce morbida e così dolce..
    “Oh, bambino..bambino mio....”
    Il lume le cadde dalle mani..e si spense!
    “Carolina..ma che ti prende?”
    La giovane si chinò, riprese il lume...la fiammella pian piano si riaccese..Ora vi era solo silenzio in quel luogo...
    “Nulla, Fabrizio..nulla!”

    VERSO LA BATTAGLIA DI LAVENO

    “Vittorio Emanuele II mi ha dato istruzioni e facoltà larghissime, anche per una eventuale difesa della capitale qualora vi potesse esser pericolo d’un assalto imprevisto del nemico e per portarmi, una volta svanito quel pericolo, sulla destra dell’esercito austriaco per un’azione di disturbo. Il Re si fida di me..ed io di lui..ho giurato!”
    Garibaldi percorreva nervosamente il salone del municipio di Como
    “Quindi non vedo come potrei fermare il regio commissario..”
    “Ma sta facendo arrestare dalle nostre truppe i più noti austriacanti, i telegrafisti, i commissari prefettizi, chiunque si sia compromesso con gli austriaci..insomma le carceri di Como sono stracolme!”
    “Lasciatelo fare..è il suo compito!”
    “Ma generale..non lo è per i nostri soldati...qui ci sono italiani che arrestano altri italiani..a certi non pare vero..”
    “E non è quello che è sempre accaduto in tutti questi anni?Su, capitano Simonetta..”
    Il Generale posò una mano sulla spalla del suo attendente
    “Vedrete...sarà per poco e poi..non ci saranno più italiani da dover mettere in gattabuia..ma solo italiani liberi..senza più oppressori!”
    Il comandante garibaldino sospirò, non pienamente convinto..
    “Piuttosto..vediamo qual è la situazione..Morti?Feriti?”
    “Non molti, malgrado i ripetuti assalti alla baionetta..forse è fortuna..o forse questi austriaci sono dei pessimi tiratori..comunque..una cinquantina di morti ..e altrettanti feriti..abbiamo contato invece più di duecento morti tra gli austriaci..e i feriti!Sono tantissimi..i medici non sanno più dove metterli..”
    “Fai sgomberare qualche casa in Como..non siamo barbari!Quelli non sono più nemici, ma uomini!E procura quanto può servire ...”
    “Si, Generale..sarà fatto..ah!Un’altra cosa .. tra i nostri son morti uno dei Cairoli e il comandante De Cristoforis..”
    “Carlo De Cristoforis?”
    “Purtroppo..”
    Garibaldi si passò una mano sugli occhi..un altro amico..che lo lasciava!
    “Volevo dire..ora la compagnia è senza comandante..e nell’attacco a San Fermo si è distinto a detta di molti un nobile piemontese..il conte Alessandro Ristori..”
    “Lo conosco..”
    “Ebbene.....potrebbe essere lui il nuovo comandante... gli uomini ne sarebbero contenti ..che ne dite?”
    “Ristori è un’ufficiale del Re..”
    “Ma è un prode..ed è un veterano, Generale!”
    “Mandatemelo..gli parlerò!”

    MILANO-palazzo Belgioioso
    “E’ veramente increscioso, madame!”
    L’ufficiale austriaco percorse a grandi passi il salone; poi si fermò e scrutò la dama con astio
    “Non vi capisco..qual è il problema?”
    “Incredibili ...voi milanesi siete incredibili!Ebbene..il governatore vorrebbe sapere dove è finito vostro marito, il dottor Riberi!”
    Sofia alzò il sopracciglio, simulando sdegno
    “Non vedo come ciò possa interessarvi..mio marito è libero di andare e venire come più gli piace!”
    “Errore, madame.. errore!Non ci si può allontanare dalla città senza il permesso del governatore..vi ricordo che siamo in stato di assedio”
    “Voi e il vostro stato di assedio!Sono dieci anni che in questa città non si può più vivere decentemente, senza l’assenso dell’imperial regio governo..assurdo!E poi vi lamentate di avere decine di oppositori ad ogni vostra iniziativa!Comunque..mio marito ha lasciato la città per un consulto urgente , presso dei conoscenti..in Svizzera!”
    “Peccato che questo non risulti alla direzione dell’ospedale”
    “La cosa non mi interessa..so dove si trova il dottor Riberi..e ciò mi basta”
    “Bene, madame.. visto che ne siete così sicura....vediamo allora di far in modo che il dottore possa rientrare sano e salvo dal suo viaggio..prima che accada qualcosa di spiacevole a lui, ai suoi amici e anche a voi..siamo intesi?”
    Sofia alzò la testa, esasperata:al diavolo !Come si permetteva quell’ufficialetto, senza alcun titolo., di rivolgersi a lei, alla contessa di Belgioioso, in quel modo ,poi..E quel poco di diplomazia che aveva tentato di utilizzare scomparve come neve al sole..
    “Signore!Voi mi state minacciando...e senza alcuna ragione!”
    “Per carità...mia bella signora..vi sbagliate io non minaccio mai..invano!”
    L’ufficiale si avvicinò , sempre di più., beffardo..Sofia sentì dentro di sé ribollire il sangue dei Ristori! Quell’uomo sembrava poi spogliarla con lo sguardo.....Sofia strinse i braccioli della poltrona.....
    L’austriaco le si portò di lato, si chinò e le sussurrò all’orecchio..
    “E’ inutile madame ....credete forse che io sia uno stupido?..voi e i vostri amici patrioti.....basterebbe una mia parola....e vi ritrovereste in galera, tra ladre, prostitute ed assassine...e parlereste,oh, sì..vi farei parlare e confessare..tutto ..qualsiasi cosa madame..e di sicuro, non sareste certo così altera..dopo.. vedete, mia cara contessa...siamo ancora noi i più forti..”
    Sofia strinse le labbra..e si alzò dalla poltrona, lentamente..
    “E’ vero, signore ..ma credersi il più forte non necessariamente significa anche essere dalla parte della ragione...e poi..potrete certo incutere timore voi e i vostri degni compagni....ma non otterrete così né simpatia e tanto meno rispetto da tutti i milanesi..ma solo odio..!Sì, odio, disprezzo...e morte..”
    L’ufficiale impallidì impercettibilmente
    “E ora, se non vi spiace..questa è ancora casa mia..e quindi.. fuori!”
    L’ufficiale indietreggiò, fino alla porta del salotto...
    “La pagherete cara..signora...pagherete per la vostra alterigia...voi..e tutti i vostri amici..italiani!”
    E se ne andò, sbattendo dietro di sé la porta

    “Oh, Lorenzo..dove sei..dove sei ..amore mio!”



    RIVOMBROSA- Biblioteca

    “Vediamo..ci sono moltissimi libri in questa biblioteca..ma libri di fiabe...non ne vedo...eppure..”
    “Non mi piacciono le fiabe!”
    “Fabrizio..”
    “Sono solo storie..che non hanno senso!”
    “Perché dici questo?”
    “Oh..Domenica quando voleva mettermi a letto mi raccontava sempre delle fiabe..ma non mi sono mai piaciute...frottole!”
    Intanto Carolina, voltate le spalle a quell’allievo così impertinente, faceva scorrere lo sguardo sulle costole dei libri..quanti titoli..romanzi..tragedie..toh!Tutte le opere di Racine..e in un’edizione antichissima... e certamente rara...anche ben rilegata..chissà chi era stato quel rilegatore così provetto!Quei libri.. quante volte dovevano essere stati certamente sfogliati.. eppure.. sembravano nuovi..
    Carolina aveva deciso quella mattina di variare un po’ le letture del suo allievo..forse lì in mezzo avrebbe trovato qualcosa di adatto per la sua età....ecco, finalmente !Girò la chiave e aprì l’anta ..e si ritrovò tra le mani il libro che tanti anni prima Elisa aveva utilizzato per tener compagnia a Martino, là nel capanno..

    “Tutte stupidaggini....e poi nella vita non finisce mai come nelle fiabe..”
    Carolina sentì una nota amara in quelle parole..e si voltò
    “Perché dici così?”
    “Nelle fiabe alla fine tutti vivono felici e contenti, no?Ti sembra la realtà , questa?”
    Il bimbo scivolò dalla sedia e le si avvicinò
    “Secondo te, Carolina..si può essere felici nella vita?”
    La giovane trattenne il respiro...
    “Ma Fabrizio..che domanda!Certo che si può..”
    “E allora..perchè io non lo sono?E neanche tu lo sei..”
    Carolina arrossì sotto quello sguardo indagatore
    “Non sei felice?Qui hai tutto..una bella casa..chi ti vuole bene..ma perché dici così, Fabrizio..?”
    Il bimbo la guardò..gli occhi improvvisamente cupi , tristi...e pieni di lacrime..
    “Non è vero..io non ho tutto.cosa vuoi che me ne faccia di tutto questo?Io sono solo, lo sai anche tu!E non trattarmi come un bambino, Carolina..da quando sei qui..non lo hai mai fatto..e non iniziare adesso!Io..io sono solo..perchè non ho più nessuno che mi voglia veramente bene....non ho più la mia mamma..e come la vorrei. la mia bella mamma...e il mio papà!Perchè non torna..perchè mi ha lasciato qui, da solo?Oh, Carolina...”
    E Fabrizio improvvisamente scoppiò in pianto..
    La giovane donna sentì dentro di sé la pena infinita di quel bimbo ..e l’abbracciò stretto..
    “Lo faremo tornare, il tuo papà..te l’ho promesso!”
    “Giura!”
    Carolina sorrise
    “Ebbene..sì, te lo giuro!”
    E gli sfiorò dolcemente i riccioli bruni..

    UN UOMO...VESTITO DA SOLDATO

    “Mi dicono che siate un coraggioso, conte”
    Garibaldi scrutò l’uomo che aspettava , rispettoso, dietro la scrivania..
    “Faccio solo il mio dovere, generale”
    “Perché siete qui, Ristori?”
    Alessandro guardò l’uomo, interdetto
    “Non capisco..scusate..cosa intendete?”
    “Vi sto chiedendo per quale ragione abbiate raggiunto le mie truppe..e abbandonato per il momento il regio esercito!”
    Garibaldi si allontanò, le mani dietro la schiena, verso l’ampia finestra che dava sul giardino...tra le aiuole fervevano i preparativi per la partenza...Il generale aveva deciso di compiere una manovra diversiva verso Laveno..un colpo di mano per impossessarsi di altre armi e munizioni..gli austriaci ne sarebbero stati certo sorpresi..

    “Sono stato inviato dal generale Cialdini, come ufficiale di raccordo ...”
    “Già..e per spiare le mie mosse, no?”
    “Mai!Generale..io non mi presterei mai a un simile gioco!Non io..vedete , generale..se c’è una cosa che in noi Ristori non difetta è .la lealtà!”
    “Ma voi siete un soldato del Re..”
    Garibaldi restò pensieroso..
    “Vedete capitano..io non vi conosco, veramente..e dovete capire che io posso fidarmi solo dei miei uomini..di chi è con me da anni..in tutte questi anni, senza un tentennamento..”
    “Avete ragione, generale..lo capisco e fate bene .. è vero: io sono un soldato, un soldato del Re ..eppure per prima cosa io sono un uomo........un uomo, vestito da soldato... da molti anni, ormai.. come prima di me, lo sono stati mio padre, mio nonno... il mio bisnonno..ma vi assicuro che uomini o soldati , per noi Ristori, generale, solo due cose hanno importanza... la lealtà e il coraggio... ed è quello che posso offrirvi ,generale!”

    “Bene..”
    Garibaldi ritornò alla scrivania e alzò lo sguardo su Alessandro..lo guardò attentamente , negli occhi..ne soppesò la fierezza dello sguardo, il fisico asciutto e pronto alla battaglia...l’aspetto distinto e fondamentalmente corretto...l’inclinazione manifesta alla disciplina e al rispetto del superiore..e sorrise
    “Mi piacete conte..e voglio fidarmi di voi..sento che posso farlo..e io sbaglio di rado sapete, nel giudicare gli uomini...Il comando della compagnia del povero De Cristoforis è vostro.. fatene degno uso! Avvisate i vostri uomini..si marcia su Laveno!”
    “Si, generale..agli ordini..”

    “Un uomo..sì, perdio!Questo è un uomo!”


    IL CASTELLO DI SANTENA

    L’ampio parco all’inglese che circondava il Castello dei Benso di Santena, accoglieva con le sue essenze il visitatore che si fosse avventurato oltre l’alto cancello di ferro brunito ; la famiglia dell’attuale conte ,frequentemente all'estero, aveva fatto sempre un uso limitato della proprietà di Santena., che era stata quindi per lunghi anni lasciata in condizioni pessime
    Adele di Sellon d'Allaman, sposa giovanissima del conte Michele e dama di compagnia della sorella di Napoleone Buonaparte, la bellissima Paolina Borghese, non aveva amato particolarmente il tetro palazzo di Torino e ,riscoperta la vecchia villa , ne aveva fatto la sua dimora preferita, soggiornandovi spesso ogni anno con le amatissime sorelle, la duchessa Vittoria di Clermont–Tonnerre e la contessa Enrichetta d'Auzers..
    A poco a poco la residenza era così divenuta cara ai Cavour, in particolare a Camillo, il figlio prediletto,che vi aveva mantenuto la sua stanza personale, pur dovendo spesso per gli incarichi di governo risiedere a Torino o spostarsi per il mondo..
    Quella mattina il ministro di Vittorio Emanuele, si trovava proprio a Sàntena , dove l’aveva raggiunto il fido segretario

    Cavour era seduto alla sua scrivania, dal piano di cuoio verde, e sembrava avere un diavolo per capello..
    “Diamine!Il generale Garibaldi continua a chiedermi rinforzi..rinforzi..rinforzi!Come se io potessi tirarli fuori da un cappello magico! Quest’uomo è impossibile!Ed è un pericolo costante..”
    “Perché ,signore?”
    “Ho sempre il timore che facendo di testa sua riesca ad rovinare tutto..e quel Mazzini, poi!Gli soffia sempre sul collo.pericoloso ..è molto pericoloso tutto ciò ..oltretutto .il generale è già irruente di suo..e non sa cosa sia la diplomazia.. l'uomo delle mille battaglie impossibili..così lo chiamano!”
    “E’ comunque molto amato..”
    “Già..e vi è poi una naturale simpatia tra lui e il Re..del resto sono entrambi uomini d'azione, donnaioli e per nulla simpatizzanti della politica. ..per Vittorio Emanuele II i politici, tutti i politici..e particolarmente il sottoscritto sono una massa di perdigiorno, chiacchieroni e infidi..e Garibaldi la pensa allo stesso modo..potesse mi farebbe allontanare dal Re".
    “Ma allora, scusate..perchè ve ne servite?”
    “Mio caro- Cavour alzò la testa dalla lettera che aveva appena terminato e depose la penna nell’artistico calamaio- vi confesserò un segreto..sapete...gli eroi , anche quelli disobbedienti, sono necessari..per vincere una guerra!”
    E ridendo restituì la lettera firmata al segretario.



    ATTACCO AL FORTE DI LAVENO

    Garibaldi aveva riunito i suoi ufficiali per discutere gli ultimi particolari e raccogliere le idee: avrebbero partecipato all’attacco solo due compagnie..il Generale non si fidava di lasciarsi alle spalle l’Urban che poteva da un momento all’altro cercare di riprendersi non solo Varese ma anche Como..il grosso delle truppe avrebbe così atteso , senza partecipare all’azione contro il nemico.

    “L’idea è di tentare un colpo di mano su Laveno , per impadronirci del forte cittadino...abbiamo bisogno di munizioni, fucili, cannoni..e qui possiamo trovare quanto ci è necessario...gli austriaci non si aspettano un attacco in forze..ci sanno sulle rive del lago di Como e non si aspetterebbero mai un nostro riavvicinamento alle sponde del lago Maggiore..ne saranno sorpresi..
    Bixio.. sarai incaricato di appoggiare dal lago l’azione su Laveno ..Avrai così modo di far vedere che alla dote d’esser un bravo militare unisci anche quella d’essere un esperto capitano di mare”
    Qualche comandante sorrise..
    “Generale..siamo sempre sull’acqua..è vero..ma senza navi..sarei un povero marinaio davvero!”
    Garibaldi alzò la testa dalle mappe che ingombravano il tavolo del suo quartier generale
    “Avrai le navi, Bixio..vedrai..e che navi! Le navi della finanza piemontese..dovessi rubarle!”
    “Ho paura, generale...che sarà proprio l’unica soluzione..”


    Il forte di Laveno , circondato da una cerchia di mura, racchiudeva al suo interno una torre. Su questa era stato installato un telegrafo che comunicava con il fortino di Cerro e con le navi all’ancora nel golfo ; la sua importanza strategica era evidente..ma Garibaldi non voleva attaccarlo per questa ragione...l’azione avrebbe certamente richiamato truppe austriache nella zona, lasciando sguarnite le linee verso il Piemonte...lo scopo segreto era quindi di aprire la strada ai francesi e alle truppe piemontesi che si trovavano la strada ancora bloccata al di là del Ticino....

    Alessandro imprecò sommessamente ..la notte era completamente buia e diventava difficile avanzare così sul terreno reso impervio dall’acquazzone ..gli uomini arrancavano tra il fango, verso le mura del fortino....erano pochi..dannatamente pochi...ma l’ordine era di attaccare..la sorpresa avrebbe fatto il resto!Anche il cavallo scivolava ..il terreno non era saldo sotto gli zoccoli..

    Bixio era riuscito intanto ad impadronirsi della vedetta della finanza piemontese, anche se il comandante dell’imbarcazione non era stato molto contento nel vedersi improvvisamente esautorato...nell’aspra discussione che ne seguì, purtroppo , uno dei finanzieri esplose un colpo di pistola...
    Nel buio e nel silenzio della notte l’eco dello sparo risuonò improvviso e mise in allerta il nemico..

    Alessandro decise che non si poteva più aspettare e ordinò l’attacco...

    L’assalto inizialmente diede buoni frutti: gli attaccanti, riuscirono a portarsi sotto le mura ed iniziarono a scalarle..dall’alto di una collina vicina qualche colpo di bombarda tenne in apprensione gli austriaci e diede il modo ai volontari di sferrare l’ultimo attacco..il portone cedette e i Cacciatori si ritrovarono nel cortile del forte..


    MILANO – casa Cairoli

    “Signora contessa..”
    L’uomo si chinò per baciare la mano di Sofia..
    “Enrico ..ho bisogno di voi!”
    “Che accade?”
    “Devo assolutamente mettermi in contatto con Lorenzo..no..vi prego..non ditemi di no..so perfettamente che si è rivolto a voi per raggiungere Garibaldi..e non temete..non ho intenzione di distoglierlo dalla sua opera..ma devo parlargli...è importante!”
    “Potremmo cercare di fargli giungere un vostro scritto..”
    “Mi rimetto a voi..ma sappiate che non vi avrei chiesto questo se non ne avessi urgenza”
    “Fatemi avere la lettera, domani..e Lorenzo la riceverà, ve lo prometto..sulla mia stessa vita!”


    VARESE RICONQUISTATA

    Intanto l’Urban aveva ricevuto rinforzi e decise così di muoversi da Monza a riconquistare le posizioni perdute. Informato dell’improvviso ripiegamento di Garibaldi, egli raggiunse Varese indifesa e libera da garibaldini. ...

    “Duchessa, s..signora duchessa....”
    Giulia alzò la testa dal ricamo, appena iniziato
    “Cosa succede? Giuseppe..siete paonazzo..calmatevi!”
    Il maggiordomo sembrava effettivamente agitatissimo..
    “Sono tornati..”
    “Chi?”
    “Signora duchessa..gli austriaci!Sono tornati!”

    NEI PRESSI DI VARESE- sede del comando austriaco

    “Garibaldi conduce una campagna di guerriglia, mio caro Franz..e noi non possiamo far altro che rispondergli nello stesso modo..con azioni di controguerriglia!”
    “Maresciallo Urban..scusate, ma non mi sembra corretto!”
    “Corretto..corretto..ma mio caro tenente!Dove pensate di essere.. in qualche sala da ballo a fare lo svenevole e il gentile con una dama salisburghese?Siamo in guerra..e la guerra si fa così!”
    “L’onore..”
    “Non voglio sentir neppure parlare di onore..e per chi poi?Per questi italiani pronti a pugnalarti alle spalle?Che paghino..e paghino caro la loro ribellione..li farò pentire di aver aiutato quel bandito..si ricorderanno per un pezzo del maresciallo Urban, stanne certo!”

    Il gruppo di notabili varesini aspettava in silenzio le richieste dell’austriaco
    “Signori..il vostro è stato un comportamento inqualificabile!Vi siete forse dimenticati che appartenete all’Imperatore? Avete collaborato con truppe ostili.. dato assistenza a dei briganti.. munizioni, accoglienza , viveri!
    Bene..non ho intenzione di passarvi tutti a fil di spada..ma pagherete... una punizione esemplare e risonante... Voglio domani a questa ora centomila fiorini..uno sull’altro...altrimenti farò bombardare la città ..e lascerò libere le truppe di saccheggiare le vostre case..”
    “Ma è una cifra esorbitante!Dove troveremo tutti quei soldi?”
    “Affare vostro, signori..affar vostro..

    IL SACCHEGGIO

    La città era nel caos...l’ultimatum dell’ Urban aveva gettato nel panico i cittadini di Varese che, temendo il saccheggio e le inevitabili violenze, cercavano di mettersi in salvo prima che le truppe austriache attaccassero..

    Giulia tentava di calmare la servitù atterrita , ma si rendeva ben conto di essere in un grosso guaio lei stessa..
    “Giuseppe, fate preparare la carrozza....”
    “Ma signora duchessa..ma dove l’andrà?Le strade sono piene di gente in fuga..e gli austriaci circondano la città..non si può uscire..”
    “Beh..almeno proviamoci, no?Fai portare l’argenteria giù in cantina e nascondila..per quel che servirà!E lascia liberi tutti..che ognuno cerchi di cavarsela a modo suo..non preoccupatevi per me..mi basta Ottavio.. e il cocchiere..”
    “Cosa dirà il duca, signora..questa bella casa...tutta la sua roba ..lasciarla andare così!”
    “Oh, caro Giuseppe ..onestamente..me ne infischio!”

    Aprì il cassetto della scrivania..e guardò la pistola...la pistola di Alfredo.. conservata in ricordo del fratello amato..la prese..controllò..sì , era ancora carica e funzionante, almeno sperava.. e la nascose nella borsetta..
    Girò lo sguardo attorno a sé..sui quadri..i preziosi tappeti...le poltrone..al diavolo!

    “Possiamo andare!”


    L’ ASSALTO

    Nel buio della notte Alessandro immaginò più che vedere veramente le giubbe bianche del nemico..troppi..erano troppi!Ed erano anche già sull’avviso..la sorpresa era completamente sfumata ..questa ora era solo una trappola..non ne sarebbero mai usciti vivi!Si girò per gridare, per avvisare i suoi uomini..ma non ne ebbe il tempo...i soldati austriaci aprirono immediatamente il fuoco ..
    “Capitano, capitano!”
    Alessandro si sforzò di mantenersi in sella: l’animale atterrito si era impennato sotto i colpi dei fucili austriaci..e poi..come tante volte aveva sognato....un bagliore più forte di tutti gli altri..una granata , che scoppiò a lato... Alessandro si sentì colpito come da un maglio.. un dolore feroce , che gli tolse improvvisamente il fiato..e il buio..quel buio da lui tanto agognato e cercato , in tutti quegli anni sui campi di battaglia..quel buio misericordioso..finalmente l’avvolse.


    RIVOMBROSA

    “Oggi è una giornata fantastica”
    Fabrizio infilò il remo nello scalmo e iniziò a remare, verso il centro del lago, sotto lo sguardo benevolo del servitore che li aveva accompagnati.
    Seduta a poppa, Carolina lasciava vagare lo sguardo sullo specchio d’acqua e le sue rive..
    Si era lasciata convincere in quel pomeriggio ad attraversare in barca il piccolo lago che si trovava ai margini della tenuta; Fabrizio non aveva voluto sentir ragione...avrebbero utilizzato una delle barche dei pescatori che erano attraccate al pontile e raggiunto la riva opposta..
    Carolina inizialmente non era troppo convinta, ma poi si era resa conto che il ragazzino ne sarebbe stato felice ..perchè negarglielo, allora? Fabrizio era così orgoglioso di poter far notare la sua abilità ai remi...e poi il lago era placido.. non soffiava un alito di vento
    Carolina aprì l’ombrellino di pizzo per ripararsi dal riverbero del sole : le giornate cominciavano ad essere soffocanti in quell’angolo di Piemonte..

    La giovane non era evidentemente abituata a quel clima e la sua pelle bianchissima ne risentiva alquanto..
    “Perché ti ripari sotto l’ombrellino, Carolina?Non ti piace il sole?”
    “Certo..ma una signora deve sempre avere l’ombrellino aperto...così evita l’abbronzatura “
    “Tutte stupidaggini..”
    Carlotta sorrise
    “Perché?”
    “Beh..Domenica non va in giro con l’ombrellino..e neppure Felicetta, la cuoca.”.
    ”Una signora elegante non deve dimenticare, quando esce di casa, tre cose: la borsetta, il ventaglio e l’ombrellino...”
    “Perché?Cosa vuol dire signora elegante?Tu sei diversa dalle altre?”
    Carolina trasalì
    “No..è che.. diceva sempre così .. la mia tata..”
    “Allora.. hai avuto una governante anche tu?”
    “Si..tanti anni fa..”
    “Quando eri una bambina, allora..”
    “Già”
    “E come si chiamava ?”
    “Oh..Elisabeth....”
    “Ma non è un nome piemontese...”
    “No...era inglese”
    “Ah!.... allora parlava con te in inglese?”
    “Spesso...”
    “Quindi lo conosci bene !”
    “Beh, si..un poco..”
    “Dovrai insegnarmi, allora...”

    Carolina sospirò..
    “Per il momento forse sarà meglio imparare a leggere e scrivere in italiano.non credi?!”
    I due restarono per qualche minuto in silenzio..Fabrizio era leggermente imbronciato...Carolina improvvisamente incupita.. quella breve conversazione aveva risvegliato in lei ricordi che credeva in fondo sopiti....

    La barca si cullava lievemente sulla superficie del lago... erano giunti in vista della sponda opposta..

    “Sai, Carolina...quando sarò grande voglio andare via da questo posto...lontano..”
    “Sarebbe veramente un peccato..è un angolo di Piemonte così bello...”
    “Eppure anche tu hai lasciato la tua casa..no?Non ti piaceva?”

    Le ingenue parole di Fabrizio sembrarono turbare Carolina....
    “Oh, no..l’amavo...”
    “E allora, perché te ne sei andata?”

    Carolina allungò una mano a sfiorare l’acqua...

    “Non è così semplice da spiegare..vedi..a volte...e anche se non si vorrebbe, ti ritrovi obbligato a fare delle scelte..e in questo caso ad abbandonare quello che ti è caro..”
    “Insomma..te ne sei andata via..anche tu ..come il mio papà!”

    Carolina trasalì..ma non rispose e continuò a fissare le rive, ormai così vicine..



    DOPO LA BATTAGLIA

    L’eco della battaglia si era affievolito..restava ormai nel buio fitto della notte solo il silenzio cupo della morte..L’acre fumo della cordite prendeva alla gola, così come il nauseabondo odore del sangue e di quei poveri resti abbandonati ...
    Per ben due volte le truppe garibaldine avevano tentato l’assalto al forte e ne erano state respinte con perdite elevatissime..Bixio aveva tentato di intervenire dal lago, ma i tiri erano stati imprecisi, troppo radi ..e le truppe asserragliate nel fortino avevano avuto la meglio sugli uomini di Garibaldi..
    Sul terreno giacevano molti morti e feriti...chi era sopravvissuto all’attacco si era ritirato in fretta, lasciando dietro di sé una lunga striscia di sangue....nessuna pietà per i moribondi ed i feriti gravi ; non vi era stato il tempo di soccorrere alcuno e di rispondere così ai lamenti, alle grida di aiuto di chi era rimasto indietro...La luce della luna illuminava una scena spettrale...uomini ed animali sventrati dalle granate..uniti in un unico groviglio...


    Un uomo incespicò in un cadavere, si rialzò e alla luce fioca della luna cercò di scorgerne le sembianze
    “No, non è lui...”
    Carlo Soleri si era ritrovato ai margini della battaglia, travolto dal cavallo che gli era morto sotto, squarciato da una granata..Con fatica ,anche se tramortito dal colpo, era riuscito a liberarsi dal peso dell’animale ,ma quando ormai la battaglia era persa...aveva visto così, senza poter intervenire,cadere Alessandro..e ora lo cercava, disperatamente tra quei morti , tra i rantoli dei moribondi...gli austriaci non erano ancora giunti a finire quei poveretti..li avrebbero uccisi tutti..non facevano prigionieri, loro!Le truppe di Garibaldi erano solo costituite da banditi..non certo soldati regolari..almeno, questo era quanto sostenevano gli austro-ungarici..
    Alessandro poteva essere ancora vivo..doveva esserlo..Carlo ne era certo..non poteva essere morto..no!

    Eccolo..finalmente!...in un gruppo di soldati morti .. vicino vi era il suo cavallo, ormai irrigidito negli spasmi dell’agonia..
    Carlo si chinò sul suo capitano..
    “Respira..sì,..è ancora vivo..Signore, ti ringrazio!”

    Carlo tentò di aprirgli la giubba, per farlo respirare meglio; ne slacciò i primi bottoni, allontanò il colletto.. e, sorpreso, si ritrovò tra le mani la catena di un ciondolo....un ciondolo di turchesi..ma come..
    Non fece in tempo a pensare ad altro..una mano l’afferrò al collo..e strinse per soffocarlo..


    IN FUGA

    Lo scoppio della granata fu improvviso; i cavalli si imbizzarrirono e la carrozza sembrò piegarsi su di un lato..
    Giulia urlò e si slanciò fuori dal mezzo...il cocchiere stava cercando disperatamente di calmare i cavalli, ma sembrava in grande difficoltà..
    “Signora duchessa..i cavalli..non riesco a trattenerli!”
    “Attento!”
    Giulia con orrore vide l’uomo perdere le briglie, scivolare e finire tra le zampe degli animali atterriti.. Lo stalliere che aveva seguito la carrozza sul suo cavallo sembrava come impietrito in mezzo a tutta quella confusione..gli austriaci stavano bombardando Varese, prima di attaccarla con le truppe.. e il panico aveva travolto gli abitanti...
    “Dammi il tuo cavallo!”
    L’uomo guardò con stupore Giulia ...e la pistola che la giovane gli stava puntando contro.
    “Scendi e dammi il tuo cavallo!”
    “Signora duchessa..ma..”
    “Sbrigati, non hai capito?Voglio il tuo cavallo..e l’avrò, per Dio..dovessi farti saltare le cervella!”
    E l’uomo restò stranito ad osservare Giulia che, in mezzo al caos infernale , tra la gente atterrita e in fuga, saltava sul cavallo, spronava l’animale e spariva oltre l’angolo della strada




    FERITO!

    Alessandro era svenuto per il dolore..la pallottola era entrata con forza sotto la clavicola, aveva attraversato il torace ed era fuoriuscita , frantumando in parte la scapola..un dolore atroce...era così scivolato da cavallo e si era ritrovato per terra, tra le urla degli altri feriti, in mezzo a quei morti...non sapeva per quanto tempo fosse rimasto incosciente..ma qualcosa l’aveva destato improvvisamente.. e si era sentito frugare..addosso..la collana..ah, no!E senza rendersene conto , con uno sforzo immenso, aveva allungato il braccio per aggredire quel ladro, quello sciacallo..

    “Comandante..no..sono io!”
    Carlo , mezzo soffocato, cercò disperatamente di sottrarsi a quella morsa ..Alessandro aprì gli occhi..
    “Tu..sei tu..oh, mio Dio”
    “Comandante..vi prego...ora cerco di sollevarvi..riuscite ad alzarvi?”
    Il dolore a ondate sembrava sommergerlo.... Alessandro non riusciva neppure ad ascoltare le parole di Carlo.. non le udiva più...tutto divenne ancora nero intorno a lui...e ricadde esamine tra le braccia del suo attendente.

    RIVOMBROSA

    Carolina si svegliò di soprassalto...il temporale era scoppiato improvviso sulla tenuta e la pioggia stava flagellando gli infissi..La finestra , rimasta socchiusa, si aprì di colpo, sbattendo con violenza; Carolina si alzò, affrettandosi a chiudere le ante e a tirare le tende..odiava i lampi...e i tuoni, poi....Si mise la vestaglia, ritornò nel letto e riaccese il lume...un altra notte insonne...a ripensare..Carolina chiuse gli occhi e affondò il volto nel guanciale..ma non avrebbe mai avuto fine quello strazio?
    Le bastava abbassare le palpebre..ed ecco... le antiche mura del maniero, a picco sul mare..tra il verde dei pascoli.e il rosa dell’erica.. lo stridio del nibbio, alto nel cielo.il rumore del mare, che rabbioso si infrangeva contro le scogliere...e poi..era come se non l’avesse mai lasciata....lo scalone..il salotto con il grande camino...quei volti amati..e le loro voci..oh.quelle non riusciva a dimenticarle ..e il suo volto....fino a quando..
    Si rizzò ad un rumore improvviso..qualcuno aveva posato la mano sulla maniglia e stava lentamente aprendo la porta della sua camera:ne era sicura...ma chi mai...
    “Fabrizio!”
    “Oh..Carolina non volevo disturbarti ma.... non dormi?”
    “Non riesco ad addormentarmi questa sera....”
    “Forse... ti spaventa il temporale, Carolina?.”
    “Un poco..”
    “Allora, posso farti compagnia?Così non ci pensi...”
    “Va bene..facciamo così..tu ti metti sul letto e io mi siedo qui in poltrona..e ti leggo qualcosa..”
    “Affare fatto”
    Fabrizio si rannicchiò sotto la coperta; Carolina lo guardò intenerita.....un bimbo , era solo un bimbo che aveva paura del temporale....lei , in quelle occasioni ,quando era piccola correva nel letto della sua mamma, a farsi consolare, ma Fabrizio non aveva una mamma....
    “Carolina..mi racconti una fiaba?”
    “Ma come! Mi avevi detto che non le potevi proprio sopportare..”
    “Beh..ma come le racconti tu ..è tutta un’altra cosa..”
    “Allora..vediamo..cosa ne dici di Cenerentola?”
    “Oh, si..è bellissima...mi piace soprattutto quando arriva la fata e trasforma la zucca in una magnifica carrozza....sai vorrei avere anche io una bacchetta magica...”
    “Tutti noi vorremmo averla Fabrizio....ma non è sempre possibile; le fate nascondono con cura le loro bacchette..tocca a noi trovarle..e afferrarle..per non lasciarle più”
    “Tu hai una bacchetta, Carolina?”
    “Non ancora, Fabrizio..non ancora..ma la sto cercando..e quando l’avrò trovata tu sarai il primo a saperlo..”
    Fabrizio era perplesso...
    “Ma Carolina..le bacchette non esistono..”
    “Ma a volte i sogni si realizzano..no?”
    Carolina gli rimboccò le coperte e poi gli accarezzò il volto
    “Vedi, Fabrizio...anche i sogni possono divenire realtà...basta volerlo ..intensamente.. non credi?”
    “Ne sei sicura?”
    “Si..ne sono certa, Fabrizio..”



    L’EREMO DI SANTA CATERINA

    Lo sciabordio dell’acqua contro la chiglia risvegliò Alessandro..la luce della luna illuminava la scia lasciata dalla barca.. doveva essere un sogno..cercò di muoversi..ma il dolore , atroce e lancinante gli strappò un lamento..
    “Zitto comandante..vi prego!”
    Carlo immerse con circospezione il remo nell’acqua scura
    “Se ci sentono..siamo fritti...certo che nella mia vita, ne ho fatte proprio tante..ma anche ladro di barche!Questo mi mancava...”
    Allungò il collo verso la riva
    “Sono troppo occupati per notarci..almeno spero..e qui sul lago di luce ce n’è pochissima..”
    “Dove..mi..stai..portando?”
    “Dobbiamo trovare un medico..avete perso moltissimo sangue..”
    “Lasciami..morire..ti prego!”
    “Voi siete matto..morire..per quello c’è sempre tempo..”
    Carlo ridacchiò e continuò a remare
    “E poi come farei senza di voi..e come farebbe il Generale!”
    “Non ..mi ..interessa..vai..al diavolo..”
    “Mi ci avete già mandato, capitano..ma sapete..io sono testardo..più di voi..e per il momento non andremo dal diavolo..nè io né voi..ma solo in paradiso, amico mio..in paradiso..”

    Alessandro sentì la barca urtare contro la spalletta di un pontile e il contraccolpo gli strappò un gemito.. nell’incoscienza gli sembrò di sentire Carlo discutere ora animatamente con qualcuno... Improvvisamente la luce di una lanterna gli ferì lo sguardo...una voce calma e buona..delle mani attente ma ferme ..si sentì trasportato con cura ..una scala..dei gradini .il soffio del vento...lo stormire delle fronde..un cantico lontano.....e come per incanto si sentì in pace..sì..finalmente in pace con se stesso...

    COMO- comando del Generale Garibaldi

    “Sconfitti..sconfitti!”
    Il Generale misurava a grandi passi il salone
    “Per ben due volte i nostri uomini sono stati respinti dagli austriaci asserragliati nel fortino!”
    L’attendente sembrava temere l’ira di Garibaldi e teneva il capo chino, tormentando l’elsa della spada che gli pendeva al fianco
    “E Bixio?Perchè non è intervenuto a soccorrere quei prodi?Li abbiamo lasciati soli..allo sbaraglio..”
    “Il comandante ha incontrato più problemi del previsto ad impadronirsi totalmente delle barche della finanza sulla riva piemontese e a convincere i militari ad accompagnarlo alla conquista di Laveno..ha perso tempo prezioso..e così..”
    “E così abbiamo perso!Molti dei miei uomini ora sono morti o feriti..”
    Garibaldi interruppe la sua concitata camminata
    “Quanti morti?Quanto mi è costata questa dannata avventura..avanti!”
    L’attendente balbettava, visibilmente a disagio..
    “Ne sono restati sul terreno più di quaranta..ma non posso dirvi generale quanti siano effettivamente morti..gli uomini hanno dovuto abbandonare i feriti..si sono ritirati in fretta..”
    “E Ristori?”
    “Probabilmente morto...dopo il primo assalto..molti l’hanno visto cadere da cavallo..”
    Garibaldi appoggiò la fronte al vetro della finestra..un altro valoroso..quanti ne avrebbe persi prima di terminare quella guerra?
    “Bisognerà avvisare la famiglia..”
    “Ho parlato con i suoi uomini..ma pochi lo conoscevano veramente..e anche il suo attendente è sparito nell’assalto..morto..ferito..non sappiamo..però è curioso..”
    Garibaldi corrugò le sopracciglia
    “Cosa è curioso?”
    “Sembra che Ristori non sia effettivamente un nobile piemontese..un ufficiale sostiene addirittura che venga da Milano.. e sia un esponente della famiglia Belgioioso .... “
    “Belgioioso?Dove ho sentito questo nome...ma certo..Riberi, il dottor Riberi..Lorenzo Riberi..sua moglie è una nobile .. la contessa di Belgioioso..”
    “Forse il conte Ristori è un suo parente..”
    “Fallo cercare..deve essere con Brentani, verso Como..”
    E Garibaldi si immerse nella lettura delle mappe che ingombravano la scrivania.


    EREMO DI SANTA CATERINA

    Alessandro si sentiva come sospeso in una nuvola di fine bambagia;i rumori giungevano al suo orecchio confusi , come un mormorio indistinto e il dolore , anche se non scomparso, si era come attutito..Un tenue odore di lavanda impregnava il lenzuolo e il guanciale.. lo circondava..lavanda..come il profumo preferito di Isabella ..come era bella Isabella..il suo sguardo, così profondo.. il suo sorriso ....era certo un sogno quello...un prato..all’ombra di una quercia..l’argentina risata di sua madre.......seduta sotto l’albero, su una coperta... una giornata della sua infanzia...trascorsa con tutta la sua famiglia..in campagna ... Paolo adorava la campagna, l’odore del fieno appena tagliato, la vita contadina , così diversa da quella vuota e falsa della grande città... e spesso portava la sua famiglia in una tenuta, fuori di Milano, verso Lodi...sì, doveva essere stato così..anche quella volta..i servitori avevano steso la grande coperta su cui Isabella avrebbe disposto le vivande preparate dalla cuoca..un pic-nic all’aperto... quel chiacchiericcio discreto..la luce soffusa del meriggio estivo...Isabella che girava lo sguardo verso di lui...con quel movimento che le era proprio..allungando il collo e gettandolo indietro..Alessandro si rivedeva in quel prato, bambino. a giocare con .gli aquiloni..il suo volava alto nel cielo...e Sofia, divertita, rideva, al limitare della radura...ma ora si metteva a correre verso di lui.... per afferrare il sottile filo di seta..anche Alessandro ridendo correva..non le avrebbe lasciato il suo aquilone..no di certo!Ma Sofia era inciampata nell’orlo del vestito bianco.. ed era caduta..che strilli ! Paolo si era slanciato per raccoglierla...eppure gli strilli..sembravano non aver mai fine..ma non erano strilli questi..erano urla..urla di una donna..e un vagito..
    Adesso non era più un sogno..no, era un incubo..un terribile incubo...e Alessandro sentì il suo respiro divenire sempre più ansante e irregolare..

    NATALE 1849

    Sofia , chiamata da una preoccupatissima Paolina, si era precipitata a Rivombrosa ma aveva tempestato inutilmente di pugni la porta della biblioteca..lui si era negato a tutti..ed era uscito da quel luogo solo dopo tre giorni, quando ormai Sofia si era quasi decisa a far buttare giù la porta dalla servitù,.. per non ritrovare più Virginia , che ormai riposava per sempre sotto la grande quercia..

    Un vento gelido di tramontana soffiava nel parco, tra le alte cime delle betulle, nel grande salone , nei lunghi corridoi.. sul suo cuore infranto..

    “Vado via”
    Sofia, stretta nell’abito da lutto, nel sentire quelle parole,aveva trovato il coraggio di affrontarlo,smarrita
    “Dove vuoi andare, Alessandro?Ti prego, ragiona..”
    “Non voglio più vedere questa casa..questi luoghi..non voglio più vedere tutto quello che me la ricorda..parto domani..e non tornerò mai più”
    “Ma Alessandro...perchè..rifletti..e tuo figlio?”
    “Non voglio vederlo..non capisci?”
    Alessandro l’aveva guardata..una luce di follia negli occhi..
    “Non voglio vederlo...lo odio..”
    Sofia era trasalita ..e si era portata il fazzoletto alla bocca, quasi a soffocare un involontario grido d’orrore..
    “Mi sono arruolato, nell’esercito piemontese.. raggiungerò il mio battaglione, a Pinerolo..e sarà finita così..per sempre!”
    Raggiunse la scrivania e cercò tra le carte che ne ingombravano il piano
    “Ho fatto testamento...ti lascio la tenuta..tutto quello che c’è in questo dannato posto..fanne quello che credi..non mi interessa..non mi interessa più niente... Niente!”
    E con un gesto disperato gettò via, per terra, tutto quello che c’era sulla scrivania....ansimando si appoggiò al bordo , lo sguardo perso nel vuoto...restò così, mentre le ombre della sera calavano lentamente nella biblioteca ....


    MILANO-palazzo Belgioioso

    Sofia guardò fuori dalla finestra;un’ansia soffocata dalla ragione ma pur tuttavia in lei presente, l’agitava dal mattino..si allontanò dalla vetrata sospirando; non capiva, non ne capiva il perché!In fondo la lettera per Lorenzo era stata appena consegnata all’ amico fidato e una risposta non l’avrebbe certo raggiunta a breve..
    Lorenzo doveva essere con Garibaldi verso Meda, aveva detto il patriota, e le strade non erano certo sicure in quell’angolo di Brianza...ma il messaggio avrebbe raggiunto il dottore, in ogni caso!
    Sofia era certa che Lorenzo sarebbe tornato o avrebbe comunque in qualche modo immediatamente risposto al suo appello!Gli sarebbe stato certamente penoso lasciare il Generale e i suoi feriti..ma non l’avrebbe lasciata sola ad affrontare il pericolo..
    Si incupì: dannati austriaci....eppure il nome dei Belgioioso valeva ancora qualcosa alla corte viennese..e in fondo li aveva protetti..anche Alessandro..i suoi beni non erano stati confiscati, benchè ormai suo fratello non abitasse più a Milano da molti anni....e gli austriaci avevano decretato il sequestro dei beni a chi si era rifugiato in Piemonte, per sfuggire al loro governo...Alessandro..chissà dov’era..cosa stava pensando..e contro chi combatteva, in quel momento...gli occhi di Sofia si riempirono di lacrime..oh, Alessandro!E il ricordo del fratello amato la travolse..perchè l’aveva lasciato andare..perchè quella sera non aveva cercato di farlo riflettere, di trattenerlo..e aveva lasciato che il dolore per la perdita di Virginia lo stravolgesse..portandolo lontano da Rivombrosa..
    Non era più tornato..mai più..nè a Milano, né a Rivombrosa..e si era lanciato in ogni battaglia, in ogni scontro possibile..caparbiamente..cercando la morte, Sofia ne era conscia..cercando la morte ..e Virginia!
    “Alessandro..buon Dio, ti prego!Salvalo..e fa che possa tornare..finalmente...in pace,a casa..a casa!”


    .IN FUGA

    Giulia si era fermata ansante contro il muro che cingeva una villa, alla periferia della città...da lontano le arrivavano, portati dal vento, i colpi di moschetto e le urla di chi si trovava ormai in balia della soldataglia.. ancora un tratto..dietro quel muro vi era un largo prato e poi..là, in fondo ..la boscaglia!Non l’avrebbero certo trovata tra il fitto degli alberi ..o per lo meno così sperava e poi.....sarebbero stati occupati in altro.il saccheggio era appena cominciato..e forse, così non l’avrebbero inseguita......ma bisognava uscire allo scoperto, per raggiungere quel bosco....solo qualche centinaio di metri, .al di là del muro...bisognava solo attraversare il giardino e la salvezza sarebbe stata a portata di mano ....salva!
    Strinse tra le mani le froge del cavallo. e gli sussurrò nelle orecchie ,per calmarlo..Aveva approfittato della sosta per togliersi i cerchi che sostenevano la gonna e che le avevano impedito di cavalcare tranquillamente..ma ora il vestito, non più trattenuto, le si impigliava tra le gambe e minacciava di farla continuamente inciampare...
    “Dannazione...”
    Si abbassò e febbrilmente iniziò a strapparne l’orlo..le venne un’idea:avrebbe potuto fasciare con quella stoffa gli zoccoli..così non l’avrebbero sentita mentre passava sull’acciottolato..
    Anche l’animale sembrava aver capito che bisognava muoversi con prudenza ed in silenzio ; pazientemente si lasciò toccare gli zoccoli dalle mani inesperte della donna.....ma lo sguardo era ancora atterrito e le orecchie mobilissime , pronte a percepire ogni più piccolo rumore..

    “Bravo..così”
    Giulia allungò lo sguardo, alzandosi sulle punte, per scrutare oltre il muro..sembrava non ci fosse nessuno..ancora pochi passi e il muro terminava; ora vi era il cancello di ferro....la giovane ne spinse piano un battente ...e il cigolio dei cardini le sembrò risuonare terribilmente nel silenzio...si arrestò , ansante.....e piano piano, tenendo strettamente le briglie nel pugno, si inoltrò nel giardino...

    RITORNO ALLA VITA

    “Finalmente!”
    La voce di Carlo Soleri era ora quasi allegra
    “Ebbene, capitano?Finito di dormire? Come state?”
    Alessandro socchiuse gli occhi..la luce della lampada, posata su un comodino, vicino al suo capezzale, gli dava quasi fastidio..
    “Dove..sono?”
    “Oh, siete in una celletta dell’eremo di Santa Caterina, comandante!E siete in buone mani..quelle dell’abate..che in questi giorni vi ha curato..e salvato!”
    Alessandro gemette
    “Perché?..perchè l’hai fatto..”
    “Sentitelo!E mi chiede anche il perché?”
    Carlo rise, volgendosi verso il monaco che, appoggiato al muro della celletta ,faceva scorrere i grani del rosario tra le mani, in una muta preghiera..
    “Sentite, padre, che cosa dice questo bel tipo?Invece di ringraziarci..chiede perché l’abbiamo salvato!”
    Carlo Soleri rimboccò le lenzuola del malato e poi bonariamente gli passò una mano tra i capelli
    “Caro il mio capitano..mi spiace ma dovrete sopportarmi ancora come attendente per un po’..non mi andava l’idea di cambiare, sapete...voi mi andate a genio!E io sono un po’ stufo di passare da un comandante all’altro...”

    Seduto sulla spalletta del porticato, che si affacciava sul lago, Carlo Soleri guardò senza vedere il brillare delle stelle, lassù nel cielo....ripensava alle parole di Alessandro..a quello che gli aveva detto, là nella barca, mentre lo trascinava verso l’eremo...alla sua frustrazione nel ritrovarsi ancora vivo..
    “Matto..completamente matto!Volevi dunque morire..ma perchè?Oh, amico mio, perché non vuoi più vivere..perchè?”


    MILANO- Palazzo Belgioioso

    “Lorenzo!Tu qui....ma come..”
    Sofia lasciò cadere il lavoro di ricamo..e si ritrovò tra le braccia dell’uomo amato
    “Sofia, amore mio!Perdonami”
    “Ma come è possibile..ho consegnato la lettera a Enrico Cairoli solo ieri..allora non eri partito!”
    Lorenzo guardò la moglie, confuso..
    “Lettera?No..non ho ricevuto nessuna lettera..ero con i medici dell’ospedale, con il povero Brentani alle porte di Como..sapessi quanti feriti, Sofia..e quanti morti..”
    “Ma sei tornato comunque..ci hai ripensato..oh, Lorenzo sono così contenta!Sai..il comandante del presidio austriaco mi ha fatto minacciare..voleva che tu tornassi, non so perché..qualcuno deve aver fatto la spia e segnalato la tua partenza...”
    “Sofia..”
    “Dimmi..Cosa c’è?”
    Lorenzo la guardò, con uno sguardo addolorato
    “Non ci ho ripensato, Sofia..scusami..ma non sono tornato per quello..”
    “Per cosa allora?”
    Sofia guardò negli occhi il marito..e ne lesse l’angoscia , il dispiacere profondo...

    “Non parlare..non dire nulla..”
    “Sofia..mi dispiace.io...”
    “Alessandro..Alessandro..è morto, vero?Oh, mio Dio....no..”
    “Sofia!”
    “Tutte le mie preghiere...perchè...oh..Alessandro..povero fratello mio!”

    E Sofia scoppiò in pianto tra le braccia di Lorenzo


    EREMO DI SANTA CATERINA

    Carlo sorrideva sornione e intanto con rapidi gesti sistemava e sprimacciava i cuscini
    “Bene..bene..oggi va meglio, vero?Allora, comandante , cosa ne dici di tagliare questa barba fluente..anche se ti rende molto più interessante...e più appetibile ad un pubblico femminile? ”
    Alessandro pallido in volto, il braccio sinistro al collo, fasciato dalla spalla fino a metà torace da candide bende, lo guardò stranito..il dolore era quasi passato..ma si sentiva stanchissimo e debole , per il sangue perso....non aveva neanche la forza di rispondere a quell’impertinente..e si limitò a lanciargli un’occhiata irata..che Carlo fece finta di non vedere..
    “Lo sapete che al mio paese facevo anche il barbiere? Cerusico, barbiere, sarto..quando capitava..per mettere insieme pane e companatico..si fa quel che si può..e ora soldato...dietro a Garibaldi..mah!Comunque, quando finirà questa pazzia , voglio ritornare al mio paesello....è piccolo,..ma proprio bello..quattro case, la pieve..è dall’altra parte del lago..diciamo che qui io sono a casa mia, comandante..ecco..fermo...ancora un attimo..”
    Mentre parlava non perdeva tempo e passava svelto sul volto di Alessandro il rasoio, con mano lieve...Alessandro non sentiva neppure la lama sulla sua pelle...
    “Il mio paese si chiama Tapigliano..quando vi sentirete meglio ve lo farò vedere...dalla finestra del convento..si intravede in mezzo al verde dell’altra riva , sopra Arona...oh..adesso si che siamo a posto!”
    E con un sorriso passò una salvietta inumidita d’acqua tiepida sul volto di Alessandro, per togliere ogni traccia di sapone..
    “Adesso siete proprio voi...decisamente!Ah..è inutile che cerchiate con lo sguardo i vostri abiti...li ho presi e lavati..c’era anche qualche buco...ma l’ho rammendato, non temete..insomma ..vi ho rimesso a nuovo..Altrimenti che attendente sarei?E poi bisognerà avvisare qualcuno che siete vivo e vegeto..non vorrei che ci dessero a questo punto per morti..o dispersi..non so voi..ma io a casa ho una serie di donne che mi aspettano....anche se ne farei a meno... non vorrei che pensassero di poter finalmente fare a meno di me..”
    Alessandro non si era sentito mai così impotente..come se fosse tornato bambino ...bambino..oh, poterlo fare.....abbandonarsi così, senza pensare più a niente..a niente...e chiuse gli occhi, sfinito..
    Carlo interruppe immediatamente il suo cicaleccio..come era pallido, Alessandro...eppure bisognava riscuoterlo in qualche modo, anche sommergendolo di chiacchiere inutili e che probabilmente a lungo andare rischiavano di stancarlo...tutto piuttosto che avesse il sopravvento.il suo animo melanconico
    Quell’uomo non era infatti solo ferito nel corpo, ma e soprattutto nell’animo..l’abate che l’aveva assistito in quei giorni , si era tanto raccomandato...Alessandro doveva essere rimotivato alla vita..in qualunque modo.. non doveva essere lasciato solo con i suoi pensieri...nel delirio causato dalla febbre l’uomo di Dio si era reso conto che l’anima di Alessandro soffriva..

    Alessandro riaprì gli occhi e guardò il suo attendente...quell’uomo aveva decisamente una volontà granitica...l’aveva seguito..non l’aveva abbandonato ma al contrario cercato, disperatamente. .aveva fatto .tutto da solo..e, beffando gli austriaci, lo aveva portato via dal campo di battaglia.. solo per lui..solo per lui aveva rischiato la vita..per il suo capitano...per un uomo che in fondo non conosceva e che l’aveva sempre trattato come un semplice sottoposto, spesso sgarbatamente e con alterigia..quell’uomo doveva davvero stimarlo...e forse anche volergli un po’ di bene .... aveva fatto solo quello che gli aveva dettato il cuore..... non poteva certo prendersela con lui se la sorte, ancora una volta, l’aveva risparmiato, contro il suo volere..
    Un sorriso, anche se impercettibile, gli rischiarò il volto.
    “Carlo..”
    “Si?Ditemi, comandante..”

    “Forse..dovrei.. ringraziarti...in fondo.mi hai ..salvato .la vita...”
    Carlo fece finta di sistemargli meglio le coperte....e gli lanciò un’occhiata di sottecchi
    “Beh..vuol dire che quando starete meglio ne troverete certamente il modo, capitano...”

    “Carlo...vorrei stringerti.. la mano..ti prego..vogliamo essere ..amici?”
    E cercò a fatica di muovere il braccio ..
    Carlo lo fermò d’istinto e , con un sorriso, a sua volta allungò la mano, afferrando quella di Alessandro
    “Allora..amici, comandante!”
    E i due uomini ,nel silenzio della cella , si guardarono negli occhi...

    MILANO- palazzo Belgioioso

    Erano anni che non entrava più in quelle stanze..Dalla morte di Isabella, la grande camera matrimoniale era stata chiusa, come a voler sigillare l’ intenso amore che ne aveva segnato l’ esistenza... Sofia si diresse verso la finestra e aprì gli scuri ...un lieve odore di lavanda le giunse alle narici.. era come se dopo tutti quegli anni vi fosse ancora in quell’ambiente la presenza discreta della madre, lì...vicino a lei...e si portò una mano alla gola..oh..come avrebbe voluto averla veramente vicino a sé, in quel momento!Anche se a volte non si erano capite, come spesso si verifica tra figlie e madri...e poi c’era Alessandro.... Isabella stravedeva per Alessandro..e lei ne soffriva..anche se disperatamente l’adorava... adorava il suo bellissimo fratello..... e Sofia ricordò improvvisamente quello schiaffo...quando, al ritorno dal teatro, le aveva rinfacciato di avergli sempre concesso tutto..forse anche troppo.. .e gli occhi le si riempirono di lacrime..oh, come avrebbe voluto comunque riaverla vicino.per poterle dire che l’amava..e che si sentiva persa, senza il suo sorriso, il suo abbraccio..e pianse, appoggiata alla colonnina del baldacchino, guardando senza vedere quel letto in cui Isabella era spirata, tranquillamente....
    “Oh, madre..mi manchi..mi manchi tanto!”
    E lentamente scivolò per terra, chinando il capo sul grembo., singhiozzando...

    Il lungo pianto l’aveva sfinita...e si assopì ..un sogno breve..ma così dolce...
    Era tornata bambina, proprio in quella camera..lei ed Alessandro...Isabella era davanti alla specchiera..si stava acconciando per un ricevimento..Com’era bella!Il vestito di raso bianco, con i gigli impressi.. al collo il collier di diamanti , che Paolo aveva regalato alla sua sposa per la nascita di Alessandro e che lei destinava ai momenti più belli....tra i riccioli color ala del corvo, brillavano poi altri diamanti nell’elaborata acconciatura..Isabella rideva, vedendoli attoniti...una risata argentina e così piena di vita ..senza preoccuparsi della toilette, con disperazione della cameriera, li aveva stretti a sé..i suoi bambini...quelli erano i suoi gioielli!E se ne staccava di rado..per lei erano tutto..i suoi figli e lo sposo..una famiglia felice..poi , quasi con dispiacere, aveva raccolto lo strascico e ,dopo un ultimo bacio, aveva raggiunto Paolo, sulla porta, che la stava sollecitando..si era fatto tardi..ma prima di andarsene si era voltata un’ultima volta ..e li aveva guardati ancora, tra le braccia della governante...Alessandro così piccolo, ma già un ometto dallo sguardo serio..e Sofia, con il vaporoso vestitino rosa ..una bambolina di Tanagra..una preziosa bambola di porcellana...
    Sofia si risentì come avvolta da quello sguardo materno.....e si lasciò cullare dolcemente dal suo ricordo.

    RIVOMBROSA

    Carolina si era arrampicata sulla scaletta della biblioteca; quella massa incredibile di libri la intrigava..volumi di letteratura, opere dei grandi scrittori di ogni epoca, dai classici fino ai più moderni...e poi ancora testi scientifici, preziose edizioni, finemente rilegate..la sua curiosità di lettrice accanita era sollecitata da tutti quei titoli...quel pomeriggio, mentre Fabrizio era alle prese con un brano particolarmente ricco di termini da imparare ,si era lasciata trasportare dal desiderio di leggere qualche testo dei più antichi che qualche bibliotecario previdente aveva sistemato sugli scaffali più alti ...nella penombra i vecchi tomi, preziosamente racchiusi dalle vetrate, sembravano sfidare l’usura del tempo ...
    Nella biblioteca vi era un religioso silenzio. Fabrizio aveva terminato velocemente l’esercizio che la sua istitutrice gli aveva assegnato ed era sceso nelle cucine: qui Domenica stava preparando le conserve per l’inverno e il profumo delle marmellate alla cannella e allo zenzero si diffondeva già per tutto il palazzo, giungendo a sollecitare persino le fine narici di Carolina..
    Fabrizio aveva deciso che forse, con qualche moina ,avrebbe potuto estorcere alla nutrice una gustosa leccornia per la merenda..e Caroline, sorridendo, gliene aveva dato il permesso...Domenica era decisamente anche una cuoca sopraffina e con l’aiuto di Felicetta riusciva spesso a preparare degli ottimi dolci...
    Carolina era così rimasta sola, persa tra le sue letture...le succedeva spesso di perdere, mentre leggeva, il contatto con la realtà e soprattutto di non accorgersi dello scorrere del tempo....
    Trasalì dunque quando l’antica pendola nell’ingresso iniziò a scandire con i suoi battiti le ore..era già così tardi!Alzò lo sguardo dal libro che stava consultando e, sporgendosi sul corrimano, si allungò per risistemarlo al suo posto, là sul ripiano..la scaletta si doveva essere leggermente allontanata dalla libreria ..Carolina si sporse ancora di più..nel movimento toccò inavvertitamente una serie di libri che erano posti in bilico sugli altri...e alcuni libri caddero così rovinosamente sul pavimento..
    Accidenti..era proprio una sbadata!Con un sospiro si affrettò a discendere i gradini..meno male..le preziose copertine erano intatte e così le costole di fino marocchino con le incisioni in oro...però,che strano...tra quei libri che stava raccogliendo ve ne era uno non certo così prezioso come gli altri, ma che comunque doveva esserlo per chi l’aveva nascosto tra le edizioni rare, là sui ripiani...se lo rigirò tra le mani..lo soppesò...quel piccolo libretto la lasciava perplessa: non aveva certo una sovraccoperta preziosa....anzi...il cuoio era ormai quasi a brandelli...e le pagine ingiallite dal tempo..lo aprì e iniziò a sfogliarlo...che scrittura elegante!E antica...la curiosità ebbe il sopravvento e piano piano iniziò a scorrerne le pagine, accoccolandosi sul prezioso tappeto di Bukara, davanti al caminetto spento....


    Quel diario era così avvincente ed intrigante!Carolina ne chiuse con dispiacere l’ultima pagina.....l’aveva letto tutto d’un fiato!E si sorprese a desiderarne una continuazione..terminava così bruscamente..Cosa era accaduto poi ad Elisa.. ad Agnese..e a tutti quei protagonisti che avevano animato il racconto?.....sembrava a Carolina d’aver letto un romanzo avvincente e non la cronaca di un fatto reale....il diario di una giovanetta del secolo passato...
    Le ombre della sera erano ormai calate nella biblioteca ed avvolgevano Carolina ...
    Chissà dove era finito Fabrizio..doveva essere l’ora di cena...strano che nessuno fosse venuto a cercarla..neppure Fabrizio..doveva essersi rimpinzato di dolcetti quel piccolo furfante!
    Carolina si alzò faticosamente, le membra intorpidite per essere stata nella stessa posizione per troppo tempo...si avvicinò al lume e l’accese....si volse verso la porta ..e si arrestò...
    Vicino al camino..non poteva essere ..c’era una donna, che la guardava!
    Sorrideva...la mano appoggiata sul bordo intagliato della poltrona...il volto..quel volto ...Non le era sconosciuto..dove l’aveva vista?..e.poi improvvisamente ricordò....la donna del ritratto..la madre di Fabrizio...no..non poteva essere!
    Ora la sconosciuta sembrava davvero sorriderle....e la giovane sentì un fremito attraversarle il corpo...
    “Carolina!”
    La voce di Fabrizio..
    “Carolina..ma dove ti sei nascosta?Domenica è arrabbiatissima..la cena è pronta..e tu non scendi!”
    Fabrizio si affacciò sulla soglia....e Carolina comprese che quell’immagine evanescente era per lei, per lei solo..lì ferma..ad aspettare... la donna sembrava però ora guardare il bimbo...uno sguardo malinconico..e così triste....
    “Carolina!Ma mi stai ad ascoltare?Come sei pallida..cos’hai?Ti senti male per caso?Su vieni giù con me..andiamo..Felicetta ha preparato un arrosto favoloso..”
    E il bimbo la trascinò via ..
    Carolina voltò il capo...la donna non si era mossa, anche se diveniva ormai sempre più evanescente ..no..non poteva essere...quella donna non esisteva..era solo un’allucinazione....come era possibile...eppure...Carolina l’avrebbe giurato .... su quel bel volto ora scorrevano lacrime....lacrime vere....

     
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  2. andreinai
     
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    mai non le hai più completate? mi piacerebbe leggere di nuovo la fine, sono stupende :)
     
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    Grazie Cinzia come d'accordo te le illustro e impagino
     
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2 replies since 2/7/2012, 22:43   190 views
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