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AGNESE

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    “Agnese!Agnese!..Contessina!Ma dove siete?!”
    La donna spazientita fece schermo allo sguardo con la mano: nel silenzio del pomeriggio agreste si udiva solo il frinire insistente delle cicale, oltre i campi, verso il limitare delle alte querce.Lì invece vi era solo silenzio, come se il cono d’ombra le intimidisse; in alto, sui rami, mossi da un impercettibile refolo di vento , si immaginava un fruscio di foglie, e un gorgoglio d’acqua tanto lontano….

    “Non la trovo; chissà dove si è cacciata!Mi farà morire, quella”
    “Ma chi stai cercando?”
    “La contessina Agnese!L’istitutrice si sta spazientendo: è più di un’ora che l’aspetta”
    “Beh, se ha fretta..lasciala che la cerchi miss manico di scopa..del resto la pagano per quello, no?”
    L’anziana cuoca iniziò a farsi vento, mentre si avvicinava alla marmitta, dalla quale si sprigionava un odorino stuzzicante
    “Lascia perdere, Susanna. Quando avrà fame tornerà..e poi, sono sicura che non è andata di certo tanto lontano”
    “Che bimba strana..sempre in giro, come un monello..”
    “Se conoscessi come me questa famiglia..umh..devo metterci ancora un po’ di sale..se, dico, la conoscessi ..non ti stupiresti.Da quanti anni sei qui a Rivombrosa?”
    “Io..due, direi”
    “Pensa..per me sono quasi cinquanta!Una vita..mi ricordo ancora la prima volta che sono entrata in questa cucina: c’era la vecchia cuoca che mi ha lanciato uno sguardo terribile..mi son sentita morire!I miei erano contadini,sai, verso Confienza..la guerra, la fame..e così si era fatto san Martino e si era venuti via..Tutta sola davanti a una sequela di pentole e pentoloni.. da lucidare..e bene,eh!Altrimenti mi ripassava lei con la lisciva!”
    La cameriera si era intanto seduta affascinata accanto al fuoco
    “E poi?”
    “Eh, grande casa questa!Tanto lavoro, certo..ma il padrone, così gentile!Anche la contessa Virginia, pace all’anima sua”
    “Chi era?”
    “La madre dell’attuale conte!Una gran signora..come non ce ne sono più..peccato..morta di parto..e il conte Alessandro!Impazzito di dolore ....sparito, in guerra, chissà..Il conte Fabrizio era rimasto solo: né padre, né madre”
    “Solo?”
    “Si, come un cane..a me faceva un po’ pena, sai?Ma io ero una bimbetta assunta come sguattera in cucina e ai piani alti salivo proprio poco; veniva giù lui, si sedeva su quella panca a mangiar pane e latte, come un contadino ..e poi spariva!Tutto il giorno in mezzo ai campi, a capo di una banda di monelli..vedi da chi ha preso la contessina?Dal cugino..”
    “Ma poi che è successo?”
    “T’ho incuriosito, eh?Oh, ne son capitate qui di cose..proprio tante!”
    L’anziana donna si pulì le mani nello strofinaccio e nascose un sorriso mentre slacciava il grembiule
    “Facciamo così..adesso tu mi aiuti a sgranare quel mucchio di piselli e io ti racconto una bella storia…”


    “Scacco al re..adesso non direte spero che si tratta della mia solita fortuna!”
    “Caro amico..non mi permetterei mai..certo, che se dobbiamo essere onesti..”
    “Io, caro Francesco posso dire di aver avuto un’unica fortuna nella vita..ed è stata quella di sposare mia moglie”
    “Meno male che almeno questo lo ammette! Udite, udite!Eleonora..sentite cosa sta confessando quell’animale di vostro marito..”
    Eleonora sorrise lievemente e interruppe la conversazione con Giacosa , volgendosi verso i due amici che avevano terminato la partita: il suo sguardo sfiorò l’alta figura dell’uomo con cui aveva deciso di dividere la propria esistenza
    “E’ solo una questione di punti di vista, Francesco ..ma io propenderei per l’intervento del destino”
    Gli occhi dei due sposi si incrociarono
    “Un destino splendido…e perfetto”
    Sir Acton fece capolino dalle pagine del giornale; il lord inglese e la moglie erano ospiti dei Ristori da due settimane
    “Trovo comunque che il destino non possa essere confuso con la fortuna..”
    Il sorriso di Giacosa si perse nella grande barba bianca
    “Diciamo che si completano a vicenda..”
    “E poi il destino si può cambiare..basta volerlo!”

    “La vecchia Paolina raccontava queste storie accanto al camino, adesso, come sto facendo con te; nel silenzio della sera, tra il crepitio dei ciocchi che bruciavano nel camino; io l’ascoltavo affascinata, seduta proprio in quell’angolo, contro l’alare del caminetto. Nessuno sembrava accorgersi della mia presenza mentre la Paolina filava e parlava..”
    “Sembra proprio una favola!”
    “Eh no, cara la mia Susanna..non era una fola..L’Elisa doveva essere davvero bella per aver fatto girare la testa al padrone; e lui poi!Mille dispetti, perché lei sembrava proprio non volerlo neppure prendere in considerazione!”
    “E allora?”
    “L’amore, cara la mia ragazza..solo l’amore..sai la scalinata?Quella che collega il parco con le stanze della servitù, dove si mettono tutti gli attrezzi del giardiniere?Lì il conte s’è dichiarato..e lo scandalo!Pensa..una serva..una serva che diceva di no..e lui!S’è incaponito, è logico..”
    Caterina frugò tra la cenere, pensierosa
    “Poi cosa è successo?”
    “Anche l’Elisa s’è trovata ad amarlo..e son stati dolori, per tutti e due..Un nobile!Cresciuto in mezzo alla piuma..senza preoccupazioni.. voleva sposarla!Pensa..ma così avrebbe perso terre e titolo per lei…”
    “Doveva proprio volerle bene”
    “Di sicuro..la Paolina raccontava che ci si era messa di mezzo ad un certo punto anche una brutta storia..una specie di congiura contro il Re.e i due si erano trovati senza volere coinvolti..avevano dovuto penare non poco, per poterne giungere a capo !Ma alla fine, proprio per riconoscenza, il Re aveva fatto contessa l’Elisa..e i due si erano così sposati..senza scandalo, ormai!E poi..”
    “Ebbene?”
    “Il destino..dopo tutto il penare..e la nascita di una figlia..l’avevan chiamata Agnese, come quel diavoletto della contessina..come la mamma del vecchio conte Ristori..ah, un brutto giorno..la mattina di Natale!Una fucilata nella schiena, a tradimento..!”
    “Morto?”
    “Eh, sì..morto tra le braccia della moglie, dopo che il cavallo l’aveva portato a casa, in groppa...una tragedia”
    “Non sembra proprio vero”
    “Paolina scoppiava a piangere sempre,anche lei, quando raccontava tutto questo..perchè sai, lei quella scena in fondo se la ricordava bene, anche se era una bimbetta…l’aveva vissuta, aggrappata alle gonne della madre..tutti i servitori basiti, sulle scale..e l’Elisa, in mezzo al fango, ad urlare, a gemere..con quell’uomo morto tra le braccia....”

    “Conte, cercate di convincere vostra moglie!E’ veramente testarda”
    “Non è questione di testardaggine..ve l’ho già detto più volte , amico mio!Ho lasciato il teatro..e non ho alcuna intenzione di ritornarvi”
    “Ma è un delitto…scusate, Eleonora!Già più di quattro anni fa vi siete rifiutata di stare solo a sentire il Puccini..”
    “Con questo non mi sembra che Tosca ne abbia risentito”
    “Un successo inferiore alle aspettative, comunque..per Manon invece era stato un vero successo, sia da parte della critica che del pubblico; quello, poi, aveva accolto l’opera in modo tutt’altro che freddo!”
    “Sbaglio o la prima della Tosca venne trattata maluccio dalla stampa torinese?”
    “Non vi sbagliate, Francesco..addirittura il Bersezio aveva affermato che la Tosca non avrebbe lasciato poi una gran traccia nella storia della lirica”
    “Nemo propheta…direi, no?!”
    “Resta il fatto però che questa Madama Butterfly mi stia dando non poche pene”
    “Come del resto tutte le altre opere del Maestro..caro Giuseppe!E’ una vita che vi sento protestare contro Illica e Puccini.. , anzi, ognuno di voi si lamenta sempre degli altri .Non mi sembra che la creazione di quest’opera debba poi essere diversa..”
    “I soliti argomenti, le incomprensioni, le richieste di revisioni del libretto..”
    “A quando la prima?”
    “Non se ne parla per il momento, se non per febbraio dell’anno prosimo, a Milano”
    “E il maestro?Ho saputo che in febbraio ha avuto un brutto incidente”
    “Lui e la sua smania della velocità! Gli ci son voluti mesi per riprendersi..adesso sta trascorrendo l’estate tra l’Abetone e Boscolungo, verso il lago di Massaciuccoli.. e continua a lavorare all’opera, in una villa che ha affittato per la stagione calda..pensate!Si è fatto portare un pianoforte verticale , da Milano, proprio a questo scopo. “
    “Da quando è morto Verdi, direi che l’unico vero Maestro resti comunque solo lui”
    “Rifare, ritoccare,aggiungere, correggere, tagliare, riappiccicare, gonfiare a destra per smagrire a sinistra..sono sei anni che tra l’ uno e l’altro, tra il Ricordi e Giacomo, ho da penare..”
    “Ma il risultato è perfetto, non trovate?”
    Eleonora si chinò verso il poeta piemontese, posandogli una mano sul braccio
    “Sono i vostri versi che rendono unica ogni opera di Puccini..e l’amore da cui essi sono pervasi! Un’ amalgama, unica e irripetibile…amore..e musica!”


    Nella stalla buia il cavallo normanno alzò la testa magra dalla greppia, nitrendo piano,e fiutando verso il mucchio di fieno che il fattore aveva radunato con il forcone al mattino, sul pavimento di ciottoli grezzi
    Alle pareti , immersi nell’oscurità, si immaginavano appesi i vari attrezzi di lavoro: lo sgabello per la mungitura, la striglia, la museruola per i vitelli; in un angolo erano appoggiate invece la forca e la scopa per ripulire la stalla.
    Sopra la mangiatoia, alzando lo sguardo, si poteva scorgere anche la botola dalla quale veniva buttato il fieno per gli animali.
    C’era in quel luogo un silenzio umido e caldo..eppure il cavallo si era agitato; un rumore, un lieve fruscio, l’aveva risvegliato e fatto rizzare le orecchie, anche se non sapeva bene il perché..

    “Forse se ne sono andati..Non sento più la voce della cameriera..Io esco!”
    Il cumulo di fieno tremolò, spinto dall’interno e si aprì finalmente..Un ragazzetto, dallo sguardo furbo, con una giacchetta lisa ed un paio di calzoni con qualche toppa , rotolò fuori dalla paglia
    “Acc..stavo per finire nello scolo del letame!Sbrigati, dai!Non vorrai rimanere lì sotto ancora per tanto!”
    Si udì un risolino soffocato ed una ragazzina comparve tra le fascine di paglia ; tra i riccioli le si erano impigliate come pagliuzze d’oro le festucce di fieno….


    Francesco iniziò a riposizionare i pezzi sulla scacchiera
    “Ho saputo che hai intenzione di entrare in società con Roberto Biscaretti di Ruffia ed Emanuele Bricherasio..”
    “E chi te l’ha detto?”
    “Oh, lo sai che si dice il peccato..è vero?”
    Fabrizio si appoggiò al bordo del grande camino e rivolse uno sguardo distratto al quadro di Elisa
    “E se fosse?”
    “Stai attento, Fabrizio”
    “Non vedo il problema”
    “Mi dicono che vi partecipa anche un ricco proprietario terriero..”
    “.. che risponde al nome di Giovanni Agnelli.Ci ha messo parecchio del suo”
    “E’ affidabile?Già quest’impresa mi sembra molto strana..”
    “Cosa ci vedi di strano in una fabbrica di autovetture sportive?”
    “So che questo signore ne è in questo momento l’amministratore delegato..e si parla di quotare la ditta in borsa”
    “E’ competente, Francesco..e poi nessuno di noi ne era in grado..neppure Emanuele!”
    “Io ti dico solo di stare attento..ricordati che c’è qualcuno che ha ancora con te il dente avvelenato..e non è il caso di suscitare un vespaio per nulla..delle macchine, poi!Siete matti!”
    “ Perché?”
    “Ma scusa, chi vuoi che le compri!Sono carissime..se ne vendete tre all’anno..sarete più che fortunati”
    “Si vede proprio, caro, che sei poco lungimirante..le automobili sono il mezzo di trasporto del futuro!”
    “Mah, se lo dici tu!Io comunque in questa tua esposizione vedo solo dei guai in arrivo”


    “La Paolina era una cuoca eccelsa..comunque anche la Donata..io l’ho conosciuta bene!Era la governante che mi ha preceduta..solo cuoche di un certo livello qui a Rivombrosa!”
    “Anche tu cucini molto bene”
    “Beh..voglio rivelarti un piccolo segreto..”
    Caterina si alzò con fatica dallo sgabello, inforcò il paio di occhiali che nascondeva nella tasca del grembiule e si avvicinò allo scuro tavolo di quercia, attorno al quale da più di cento anni si radunavano per il desco i servitori di Rivombrosa
    “Paolina faceva un bonnet fantastico..anche altri dolci, comunque!Risotti, bolliti..insomma..E scriveva su di un quadernino, un vecchissimo quaderno,le sue ricette!Non che sapesse scrivere molto bene,eh!E neppure Donata..ma almeno gli ingredienti..e il tempo..eccolo qua”
    Il cassetto scivolò a fatica sulle guide ormai consunte
    Le due donne chinarono il capo su quelle pagine diafane e piene di macchie, su quei tratti incerti..
    “Leggere e scrivere a quei tempi era una rarità..ma la Paolina aveva imparato, grazie alla padrona..ed ecco qui!Così, quando devo ispirarmi e sono priva di idee..lo utilizzo.”
    Susanna sfogliò lentamente le pagine consunte
    “C’è proprio di tutto.”
    “Guarda le prime ricette”
    Susanna girò le pagine…e sbarrò gli occhi
    “Ma questa..chi scrive qua?”
    “Eh..me lo sono chiesto anche io…sai, all’epoca..le ricette si tramandavano più che altro oralmente..però..magari..se c’era tra il personale qualcuno in grado..”
    “Pensi sia stata lei?”
    “Ne sono quasi sicura..ascolta”
    E la vecchia cuoca alzò verso la luce il ricettario

    “Non sopporto quella donna”
    Agnese iniziò a scuotere le chiome, per liberarsi dalla paglia
    “Perché?”
    “Si crede così intelligente..è cattiva, invece. Non mi piace”
    La ragazzina si rannicchiò contro la spalliera della greppia e affondò la testa tra le braccia, mentre
    Giovanni restava impacciato in piedi, senza saper che dire, rigirandosi tra le mani il berretto, sporco di terra..
    La guardò di sottecchi e poi si arrischiò
    “Che ne dici se andiamo a vedere la trebbiatura?Francesco mi ha promesso di portare delle fette di polenta da abbrustolire sulle braci”
    “Non ho punto fame”
    “Dai..è tanto per far qualcosa!Non vorrai passare il pomeriggio qua dentro, no?si va a vedere in funzione la trebbiatrice!Oppure a legare i covoni, sull’aia..che ne dici?”
    Agnese scosse la testa
    “Allora..andiamo a nuotare!Fa così caldo..”
    “No”
    “Ma si può sapere che hai?”
    “Ho che non ne ho voglia..ti basta?”
    “Sei proprio strana..un minuto fa ridevi..ed ora..”
    E allungò una mano verso il nastro di taffetà rosso che pendeva malinconico dalle chiome arruffate
    Agnese si scostò irata
    “Ti ho detto che non ne ho voglia!Lasciami stare..”
    “Io non ti capisco proprio”
    “E che bisogno c’è di capirmi?Io sono fatta così..e non ho nessuna intenzione di cambiare”

    “Ero sicuro di trovarvi qui”
    Un ombra nera si stagliò nel riquadro della porta, interrompendo la lama di luce..e i due ragazzi sussultarono sorpresi al suono di quella voce ironica ben conosciuta..


    “Almeno potreste leggere lo spartito e darmi un’opinione!”
    Giacosa si siede ora di fronte al pianoforte e fa scorrere le dita sui vecchi tasti d’avorio ingialliti..
    Una cascata di note risuona nell’ombra fresca del salotto, riempiendo la stanza di echi..il vecchio pianoforte a coda di Sofia..di Isabella..delle donne Ristori che hanno amato e vissuto nella avita casa..
    Fin dal primo vibrare di corde e legno, una musica perfetta e cristallina si insinua tra le antiche poltrone inglesi, sfiorando i grandi tappeti e gli arazzi appesi..
    Ed Eleonora inizia quasi senza accorgersi a modulare la romanza, mentre la luce del meriggio estivo filtra , dolce e soffusa,attraverso le bianche tende che ondeggiano,come spinte da quelle magiche note, nella calma serena della stanza ..


    Caterina leggeva lentamente; la voce incespicava nel tentativo di tradurre con garbo quelle righe tremole e scolorite dal tempo…
    “Addì 24 maggio 1769.. festa grande è oggi per Rivombrosa …e Amelia ha preparato le frittelline di mele così come trascrivo..Monda le mele della loro scorsa e togline il torsolo con un coltello affilato; tagliale a fettine e mettile in vino bianco e zuccaro.Sgocciolate che siano le friggi poi in olio che sia bollente..fai la pastella con latte, acquavite e mezzo di olio, uno scrupolo di sale e la farina che chiede e la lascerai in riposo per ore due… vi è solo allegria oggi in questa casa, perché è tornato il padrone, finalmente.!”
    Susanna sgranava gli occhi nella penombra
    “E ve ne sono altre?Di ricette, dico”
    “Sicuro..vedi qua?Tutta una serie..dovevano farsene di pranzi e feste qui ..chissà che confusione!E quanti dolci..biscotti, pasticcini, torte…e piatti..bicchieri..posate !Tutto da tirar fuori ..lavare..e mettere poi in ordine..ah!”
    “Doveva esser proprio bello vivere a quei tempi..”
    “Mah..erano altri modi di vivere, cara mia..anche se qui si stava bene..e non mancava nulla..vedi piuttosto come la scrittura è ferma?non è certo quella di una povera ignorante..di una sguattera sporca di fuliggine e analfabeta..chi ha tracciato queste righe doveva esser qualcuno che se ne intendeva..che sapeva scrivere e bene…e non poteva esser che l’Elisa..lei aveva studiato..come una signora!La figlia di un povero rilegatore..pensa che fortuna.. l’Elisa..lo diceva anche la Paolina..pensa!Veniva qui..dove siamo noi adesso..seduta sulla pietra fredda del camino.. a confidarsi con la vecchia balia del conte ..a piangere, a farsi consolare..a ridere..ad azzuffarsi magari con la Bianca..pensa..”
    E con il dito, quasi con affetto, sfiorò lo scritto ..e mentre l’oscurità calava nella cucina la voce della vecchia Caterina sembrava divenire adesso sempre più flebile e sognante...



    “Miss Mills ti sta cercando, Agnese..ripulisciti e vai a raggiungerla. Sei proprio una bimbetta impossibile..e tu!Giovanni..alla tua età ancora perso in giochi di bimbi!Guarda come ti sei conciato..la giacca stracciata..e quei pantaloni con le toppe?Sembra che tu ti sia rotolato nel fango! anche tu..cambiati e sbrigati a tornare a casa!Sono arrivate visite ed Eleonora voleva presentarti al signor Giacosa..certo, Agnese, tu costituisci una delusione per Eleonora”
    Agnese a quel tono imperioso era diventata inizialmente pallida; ma ora, mentre Giovanni al contrario, si era mosso di scatto al richiamo secco della voce del fratello , rialzò il capo, fiera.
    “Io non sono una delusione!”
    “Ah, no?Ma come..puoi solo ringraziare la tua buona stella, cara mia..mia sorella ti ha portato qui, a casa sua, ti tratta come una figlia..ti nutre, ti da un’istruzione..e tu come la ripaghi?Sei una ribelle..solo una ribelle..come quella pazza di tua madre”
    “Non ti permetto!”
    Agnese scattò furiosa…e il rumore di uno schiaffo risuonò nell’aria immota della stalla..


    Nelle risaie ferveva il lavoro della monda : centinaia di donne, curve nell'acqua fino ai polpacci, le gambe protette da vecchie calze, per ridurre il danno delle punture di insetti, l’ ampio capello di paglia che le giovani ingentilivano con un nastro colorato, avanzavano tra l’acqua stagnante, levando un canto per alleviare la fatica…
    Dalle sei del mattino alle tredici, curve sotto il sole a togliere erbacce tra le piantine del riso! E per colazione, fette di polenta abbrustolite sulle brace, e da bere, se la borraccia, procurata dai ragazzini che fiancheggiavano sulla ripa le lavoranti, era vuota, restava solo l’acqua della roggia; si spostavano le erbe palustri e si riempiva la scodella..
    L’uomo era appoggiato con fare indolente allo stipite della porta del capanno fatiscente; il manico della lunga frusta sbatteva contro il polpaccio foderato dal cuoio nero dello stivale..
    “Fa caldo; il sole picchia forte oggi”
    “Né più ne meno di altri estati..”
    “Trovate?”
    Il suo interlocutore , un uomo basso, seduto sopra il rialzo del terreno che costeggiava il rivo, si passò sospirando un fazzoletto sulla fronte, posizionandolo poi tra il cappello di paglia e la capigliatura.
    “A San Giovanni avremo finito”
    “Siete un illuso!”
    “Ai primi di luglio inizia la trebbiatura e i contadini si spostano, verso la piana..bisogna terminare per forza”
    “E’ il primo anno che vi occupate della monda?”
    L’uomo rialzò lo sguardo verso la linea dell’orizzonte; sembrava perso dietro i suoi pensieri che non dovevano essere piacevoli; una riga gli si era disegnata in fronte ed una piega amara gli aveva curvato improvvisamente le labbra..Poi sembrò come riscuotersi ..
    “E’ il primo anno, sì..ma ho già amministrato altri poderi prima di questo..Non temete!So il fatto mio”
    Ora il tono di voce era diventato ironico, sferzante
    “Non sono certo un signorino di città, come questi nobili!Ho fatto la mia gavetta..sono anni che mi occupo di far rigare dritti questi contadini..e accontento sempre il padrone!provate a chiedere in giro!Sono temuto e rispettato, più di tanti altri”
    L’uomo si allontanò bruscamente dall’ombra della porta …un raggio di sole lo accecò per un momento e alzò la mano, per riparar lo sguardo dal riverbero del sole del mezzogiorno..
    L’altro sembrava ora a sua volta soprappensiero
    “Mi hanno detto che alla Mirata la trebbiatura si fa ormai sull’aia , con questi macchinari complicati e rumorosi..La trebbiatrice, frantuma i covoni che vengono gettati in una tramoggia nella parte alta della macchina. In basso, da due sportelli sui quali è ancorata la bocca di un sacco, esce il grano; così i sacchi vengono subito portati direttamente nel granaio..si risparmia tempo e fatica..una volta invece tutto la raccolta e la battuta si faceva a mano..quasi tutte donne e bambini erano i lavoranti..ah, il progresso!Sembra ieri..”
    “I tempi son cambiati, signor Montani; e in meglio”
    “Non vogliatemene, ma sono rimasto attaccato alle tradizioni dei miei vecchi..e vederle perdere così! Mi ricordo quando i covoni venivano trasportati nella corte, accatastati in un'enorme cumulo…e noi bambini si giocava nel mezzo..Certo, se lo considerate in una certa ottica, oggi si eliminano certi sprechi e si produce di più..”
    “E non è in fondo questo quello che importa?”
    Una figuretta smilza sbucò veloce dietro l’ultimo filare delle frasche: una ragazzetta dall’aria sveglie, con un gran canestro tra le braccia .
    Alla vista dei due uomini trasalì e accelerò il passo, lo sguardo chino.. un paio di trecce color delle pannocchie sobbalzava ad ogni passo..
    Lo sguardo dell’uomo la seguì, senza parere..
    “E’ la figlia dell’Agnesina”
    Il Montani guardò un po’ incuriosito l’amministratore
    “L’Agnesina?”
    “Massì..il cavalcante dei D’Olivola..bella ragazza, eh?”
    E rise, facendosi vento con una mano
    L’uomo restò in silenzio, mentre la ragazza li superava veloce, senza voltarsi indietro..la seguì con lo sguardo, senza parere, ma poi, ad una svolta, la perse di vista, in mezzo alle piante alte dei pioppi..


    “Sono preoccupata per Agnese”
    Fabrizio alzò la testa dalla pagina del giornale ,vagamente allarmato
    “In che senso?”
    “Non le manca nulla, eppure sembra sempre in lotta con tutti..contro tutti..Questa mattina ha saltato la lezione di miss Mills..”
    “Beh, anche io ai miei tempi..non era facile bloccarmi sui libri sai e farmi studiare!”
    Fabrizio con cura ripiegò il giornale e si avvicinò alla toilette davanti alla quale era seduta Eleonora
    “Non fraintendermi, Fabrizio!Non si tratta di un puro e semplice odio verso qualsiasi tentativo d’apprendere!Lo capisco anche io..alla sua età si ha solo voglia di giocare..”
    “E allora?Qual è il problema?”
    Si chinò tenero verso la moglie e verso l’immagine di lei , riflessa nello specchio
    “Non so..sembra, ti ripeto che voglia condurre una sua battaglia personale contro il mondo..contro di noi..”
    “Stai esagerando, amor mio..in fondo è solo una bimbetta”
    Eleonora sospirò
    “Quando l’ho portata nella nostra casa…nella sua casa..ti ricordi?Sono quasi tre anni, ormai..”
    “Ricordo”
    “Ero sicura che si sarebbe trovata bene, qui..con i miei fratelli..e mia sorella..certo, loro sono più grandi di lei..Riccardo è quasi un uomo..Giovanni e Vittoria..sono ormai degli adolescenti..ma, insomma, io speravo..”
    “Non devi rimproverarti alcunchè; hai fatto per lei molto..e io ti ringrazio!Come avrei potuto altrimenti occuparmi di Agnese, come aveva deciso mia cugina!Lucilla ha voluto che lei crescesse in questo luogo..a Rivombrosa, nella casa dei suoi avi”
    “Io..non so..forse abbiamo fatto male”
    “Ma perché?Cosa ti tormenta, amor mio?”
    “L’abbiamo sradicata dal suo ambiente…lontana dai suoi cari..”
    “Ti stai facendo degli scrupoli inutili, Eleonora: mancando Lucilla e suo marito ..chi avrebbe potuto allevarla se non noi?I suoi parenti più prossimi..e poi, Agnese, l’hai detto tu stessa..avrebbe trovato in questa casa qualcuno che avrebbe potuto comprenderla..e amarla!Sta crescendo, ecco tutto..”
    Fabrizio rise e poi posò la mano sulla spalla della moglie
    “Avessimo avuto un figlio..non avresti potuta trattarla con più amore…non preoccuparti!Vedrai, si sistemerà tutto…e miss Mills ritroverà la sua allieva..anche se ti assicuro che credo di capire perfettamente Agnese; quella vecchia babbiona mi urta terribilmente i nervi quando mi fissa, con quel suo sguardo da cavallo bolso!”
    “Fabrizio!”
    “Ssch..zitta, amor mio..dammi un bacio..mettiti la tua cuffietta da camera ..e lascia che queste beghe domestiche si risolvino da sé”

    “Io non ti capisco”
    “Cosa c’è da capire, Giovanni?”
    “Perché le hai detto così, scusa…è stato orribile”
    “E’ la verità; e non fare tanto lo stupido. Nostra sorella ha fatto anche troppo per lei!E ora, questa storia dell’istitutrice!Un buon collegio sarebbe più che sufficiente…ti sei dimenticato?Noi ci siamo andati per anni dai padri Camaldolesi ..e non siamo mica morti!”
    “Si..però..Riccardo,così mi sei sembrato ..geloso”
    “Geloso?!Geloso, io?!”
    “Se siamo stati sfortunati..beh, non è una buona ragione ..per volere che lo sia anche lei..in fondo , non ha più genitori..come noi, Riccardo..”
    “Sei troppo buono, tu!E adesso spicciati e vai a cambiarti. Se ti vede in questo stato Eleonora ..”

    Sulla riva del fosso pieno d’acqua, gli intrecci di erbe palustri lasciati a macerare nella calura del pomeriggio e i gruppi di canne impedivano spesso il passaggio ; solo a fatica si riusciva a raggiungere quelle acque verdi, dove le rane gracidavano,alla calura di quel luglio, nascoste negli anfratti…Sul luccichio dell’acqua, lento, si lasciava trasportare un filo d’erba, , verso il gorgo , là dove la chiusa si apriva per dare passaggio ai campi..
    Affondata in mezzo a quelle frasche solo un occhio attento avrebbe, e con fatica, intravvisto una figuretta di bimba; più che altro la si poteva solo immaginare. Colpiva il colore vivace della mantellina e quello dei capelli che risaltavano, come una macchia di colore, tra il verde impolverato delle fronde.
    Agnese si era rifugiata nel silenzio della campagna, certa di non esser disturbata in quel cantuccio, in quell’angolo remoto ;la testa china, il volto nascosto tra le braccia, la ragazzina si era ora come assopita dopo il gran pianto, in cui era scoppiata, mentre correva via da quella stalla..Lo schiaffo!Ah, non ci aveva proprio più visto, a quella frase..come si era permesso!La sua mamma…la sua bella mamma!Agnese ne aveva ancora vivido il ricordo.. Lucilla!Lucilla che entrava nella stanza dei giochi e la prendeva tra le sue braccia..e i mille baci..e le carezze..
    Ne risentiva ora il riso, argentino; ne rivedeva lo sguardo attento..Lucilla!
    Soffocò nel ricordo un ultimo singhiozzo; l’aveva colpito, d’istinto, presa da una furia cieca..come una sferzata bruciante..Lucilla!
    “Oh, mamma..mamma .dove sei?Perchè te ne sei andata..perchè mi lasci qui?Vienimi a prendere, ti prego..non lasciarmi sola..non voglio..non voglio..”
    “Ciao; che fai qui?
    Agnese sussultò smarrita…Era una voce gentile, quella…
    Si volse appena e gettò un’occhiata ,a lato, verso l’intrusa, pronta a scappare via

    “Sono un po’ amareggiato, caro mio”
    “Non vi capisco, Giacosa..in che senso?”
    “Sono anni che vado dietro a Puccini..e non vi dico le litigate folli..Io sono un po’ stufo..e poi ho il mio lavoro; non ho tempo da perdere dietro i suoi piagnistei!”
    “Pensavo che vi piacesse scrivere libretti”
    “Ossignore!Quando mi sono trovato in mezzo..è stato un caso!E poi era un momento un po’ particolare..sembrava un lavoro facile facile e veloce..avesi saputo!Ma giuro!E l’ultima volta e Ricordi può pure pestare i piedi..Io non mi ci metto più!”
    I due uomini restarono in silenzio per un lungo tratto, mentre il biroccio avanzava a strattoni lungo il canale di irrigazione, sulla strada appena segnata lungo la riva, tra i platani piantati a filari e coltivati a ceppaia per proteggere dal vento i campi coltivati.
    “Eleonora ha ancora una voce stupenda”
    “Già…ed è un peccato che si sia messa in testa di lasciare il canto per rinchiudersi tra le mura del suo palazzo…”
    “Beh, amico mio..in fondo ora ha tutto dall’esistenza..una casa, una famiglia, un uomo che l’adora..”
    “Si..si..non vi do torto; però il tempo passa e prima o poi si renderà conto che la vita non è tutta lì: comincerà a rimpiangere il bel mondo..la gente..i viaggi.”
    “Io non credo: ha tutto quello che una donna innamorata possa volere.E poi Fabrizio l’adora..Sono stati così tanto tempo lontani l’uno dall’altra..eppure il loro amore non è diminuito; al contrario si è fatto più profondo..non trovate?Vi dirò: ne ho quasi invidia..”
    “Invidia?”
    “Certo..vorrei essere amato così..per tutta la vita”
    E Francesco accese con melanconia l’ennesima sigaretta


    La donna si era appoggiata alla corteccia piena di scaglie del platano alto ed eretto che si protendeva con i suoi rami lunghi verso il rivo verdastro ; colpiva di lei una certa aria distinta che mal si accompagnava ai vestiti indossati, puliti ma lisi ….Tra le braccia stringeva lievemente un fascio di spighe brune ; alla cintura le pendeva un falcetto dalla lama ricurva e lucente , con un lungo manico di legno .
    Agnese studiò per un attimo quel volto; ne soppesò lo sguardo franco e ridente , dato da due splendidi occhi d’un verde brillante..il sorriso appena accennato..il mento un poco aguzzo..le guance rosate ..
    “E tu..tu chi sei?”
    “Oh!Ma guarda…direi che sei un po’ piccola per rivolgerti così ad un adulto, no?”
    Agnese si rizzò guardinga , mentre con una mano asciugava le ultime lacrime che le avevano rigato il volto
    “Mi chiamo Agnese..e non sono più una bambina!”
    “Per carità..non volevo certo offenderti, signorinetta..”
    E così dicendo la donna rise..Un riso argentino..così bello..Agnese trattenne involontariamente il respiro…come quello di Lucilla..gli somigliava davvero tanto!Dimenticò così il suo riserbo e iniziò lentamente ad avvicinarsi a quella strana donna che ora le stendeva una mano, invitandola con il gesto a risalir la proda
    “E dimmi, Agnese..cosa fai così distante da casa?”
    “Non sono poi così distante..Io abito a Rivombrosa”
    “Ah…”
    “La conosci?Ci sei stata?”
    “Si..conosco bene quel posto..da tanti anni..”
    Che strana sensazione..Era come se una nube avesse , per un momento, oscurato il sole..Il sorriso della donna si era come raggelato..ma era stato veramente un attimo..
    “Ci abito con Eleonora e Fabrizio..”
    “Fabrizio?”
    “E’ un cugino della mia mamma…Eleonora è sua moglie”
    “E i tuoi genitori?”
    “Non ci sono più”
    “Era per questo che piangevi?”
    “Io non piangevo affatto!”
    “Scusa,sai..ma mi era parso.”
    “Solo i bambini piccoli piangono”
    “E chi lo dice?”
    “Giovanna..la mia governante..quando ero a Milano..”
    “Piangono anche i grandi, sai?”
    Ora la voce si era fatta soffocata
    “Non c’è un età per piangere, Agnese..tutti piangono se sono tristi..e non bisogna nascondersi..perchè è normale, capisci?”
    Le due donne erano ora sedute, l’una accanto all’altra
    “Tu hai mai pianto?”
    “Tantissimo..non si può essere sempre felici..è normale..davvero!”
    “Io odio piangere..non so.è come se...”
    “Ti sembra così di essere debole, davanti agli altri..ma non è vero, Agnese, anzi! Ed è normale sfogare la propria emotività con le lacrime”
    Agnese abbassò il volto ; curiosamente si sentiva ora come protetta ..e felice..

    “Un nichelino per i tuoi pensieri!”
    Riccardo trasalì , mentre Eleonora con un sorriso avvicinava lentamente il battente della porta della biblioteca. Le piaceva moltissimo quel locale: vi era un’aria così familiare..così vissuta..e tutti quei libri, poi!Si era ripromessa più volte di leggerli con calma, soprattutto le opere francesi che aveva intravisto sugli ultimi ripiani..erano delle edizioni originali e certamente preziose..ma il tempo!E la cura di quella grande proprietà..
    “E allora?Si può sapere cosa hai?Sei stato taciturno tutto il giorno..e non è da te, caro mio!”
    “Nulla..proprio nulla”
    Riccardo chiuse quasi con violenza il libro e l’appoggiò sul piano della scrivania; la luce morente del giorno filtrava a malapena tra i tendaggi pesanti di lino..
    “E’ quasi buio..cosa fai qui?Ti caverai gli occhi a leggere in questo modo”
    “Non me n’ero accorto..Davvero..ero preso nella lettura..e il tempo è passato, velocemente”
    “Sono venuta a chiamarti per il tè..ma..”
    Eleonora si appoggiò al bordo della scrivania; poi con le dita ne ripassò lentamente il bordo dorato, indugiando sui fregi, sugli intarsi di quel capolavoro d’ebanisteria
    “E’ che volevo parlare un po’ con te..da sola..Non hai niente da dirmi, Riccardo?”
    “Non capisco..perchè?”
    “Non so..E’ tutta la settimana che mi sembri..arrabbiato..ecco..direi turbato, non so..”
    “Non ho nulla, davvero; non è il caso che ti preoccupi, sorellina..mai stato meglio”
    Eleonora si protese verso il capo bruno del fratello e con dolcezza gli sfiorò con una mano i capelli
    “Sei così simile a papà, Riccardo!Anche lui..come te…Non avrebbe mai ammesso di aver un problema..Era così caparbio..ma anche così dolce, gentile..”
    “Nostro padre era un uomo unico”
    “Si, hai ragione…a volte..non mi sembra vero che..non ci sia più..sai, Riccardo..mi sembra ieri..e anche la mamma.eppure sono passati così tanti anni!Tu sei ormai un uomo fatto..e Giovanni!Anche lui..è già così grande!Poi Vittoria è diventata una signorina ammodo..Mi ha scritto, proprio ieri. Dovrebbe arrivare per l’inizio d’agosto…ha terminato gli esami e viene a prendersi una pausa qui in campagna, lontano dal caos cittadino. ”
    “Ne sono contento”
    “Tutti assieme..come una volta, Riccardo!Ti ricordi?”
    “Io mi ricordo solo la fame, Eleonora..la fame e il freddo di quella soffitta che tu e la mamma vi ostinavate a chiamar casa”
    “Perché era tutto quello che ci era rimasto. .”
    “Già”
    Riccardo sospirò alzandosi e afferrò le mani della sorella
    “Non voglio fartene un cruccio, Eleonora!Ma io vorrei dimenticare..tutto, mi capisci?Preferirei che tu non ne parlassi più”
    “Vorresti che non parlassi pù neppure della mamma?O di nostro padre?”
    “Mi considererai un cinico, cara…ma penso che dovremmo solo guardare al futuro…e lasciare dietro di noi quello che è stato”
    “Non è così semplice, Riccardo..anzi..per me è impossibile!”
    “Io non voglio..hai capito?Non voglio..più ricordare!”
    Le parole sembravano ora uscirgli con fatica dalla bocca; lasciò d’impeto le mani d’ Eleonora e si avvicinò ai vetri della grande porta finestra; le luci del tramonto sembravano incendiare il cielo..
    “Perché..perchè?Forse..te ne vergogni?Ma di che?..non è stata colpa di nessuno!E’ stato il destino, Riccardo..”
    “Il destino…come fai a dire così!Tu non puoi capire..no..non puoi..”
    E ansante, come dopo una lunga corsa, aprì di scatto la finestra..


    La donna giocherellava con un frutto rotondo e un po’ spinoso che aveva raccolto ai piedi del platano; se lo passava tra una mano e l’altra..Agnese ne seguiva il movimento, come affascinata..
    “Beh..il paese è a qualche chilometro..forse è il caso che mi avvii..e anche tu, non credi?.”
    “Te ne vai?Di già?”
    “Si sta facendo scuro, signorinetta..”
    “Agnese”
    “Giusto..Agnese..non pensi che a casa si stiano preoccupando, non vedendoti ancora tornare?”
    “Io..non credo”
    “Figurati!Scommetto che Eleonora ti sta già cercando..”
    “Si..forse lei si”
    “E allora! Dai, su..raccogli il tuo cestino, da brava..asciugati gli occhi…vieni che ti sistemo il fiocco.”
    “Ma tu..ci posssiamo rivedere?”
    “Lo vorresti?”
    “Io..si..”
    “Ne sei sicura?”
    “Si”
    “Agnese…quando ti sentirai sola..come oggi..basterà solo pensarmi..”
    “E tu verrai?”
    “Certo..te l’assicuro”
    “Giura!”
    “Oh..non è necessario..cara..non è necessario..dammi un bacio..vuoi?Ecco, da brava..e vai!”
    Agnese spiccò la corsa, lungo il sentiero che costeggiava la roggia..poi, come presa da un pensiero subitaneo si arrestò e si voltò verso la donna che doveva essere rimasta là, contro il tronco..ma non vi era più nessuno, ora, all’ombra del platano..solo il fruscio delle foglie smosse dal vento..

    Riccardo restò per un lungo attimo in silenzio, appoggiato alla balaustra , lo sguardo perso nel vuoto , verso gli ultimi alberi che chiudevano il parco; le ultimi luci del sole morente sembrarono sfiorargli la fronte e i riccioli bruni che l’incorniciavano..
    Ah, poter dimenticare, veramente!Dio mio…dal profondo del suo animo piagato, come un urlo di dolore gli salì alle labbra ..il ricordo del padre..il suo volto..quel sorriso buono che gli illuminava gli occhi.... e sentirsi adesso come allora, così impotente e inutile!
    Dimenticare affanni e tristezze..fame e mortificazioni..disperazione e dolore…
    Oh, padre!Come vorrei non rivedere dentro di me il tuo sguardo.. le tue mani, così sicure e forti ..la tua voce, rassicurante ..
    Vorrei poter dimenticare invece..poter dire che nulla di tutto ciò è esistito..cancellarlo dalla mia mente..e invece soffro..e sento, sì, lo sento dentro di me che questa sofferenza che mi tormenta sarà infinita.. .anche se chiudo gli occhi…e fingo di dormire, appoggiando la testa sul mio braccio..perchè tutto è ormai inciso nel mio cuore, per sempre.

    Il fuochista , sporco di fuliggine e grasso, si sporse a controllare con occhio critico la fiancata della macchina, una specie di enorme caldaia mobile dotata di un alta ciminiera metallica, praticamente una piccola locomotiva ferroviaria alimentata con legna e carbone.
    Doveva essere rimasto soddisfatto dall’occhiata, visto che, con una specie di grugnito di assenso, si decise i ad azionare la leva dello stantuffo, dando così il segnale di inizio del lavoro
    Con due lunghi fischi di vapore, tra le grida di stupore dei bimbi che partecipavano sull’aia alla trebbiatura. , lentamente, tra sibili e getti di vapore il gigante di metallo si mise in moto, tra lo sferragliare della trebbiatrice e il ritmo metallico della pressa.
    Il fumo e la polvere iniziarono ad avvolgere i presenti, uomini, donne e bambini, addetti alle operazioni di trebbia: una polvere sottile e vagamente irritante che si infilava tra gli abiti, ricopriva i capelli, imbiancandoli e rendeva il respiro faticoso e sibilante..

    “Per fare l’amministratore ci vuole un po’ di umiltà e di buon senso”
    “Perdonami ma non capisco a cosa ti riferisci”
    “Parlo del nuovo amministratore, Fabrizio. Quell’uomo non mi piace. Ammettto che data la situazione e il poco tempo a disposizione, abbiamo dovuto lasciarci consigliare solo dal Farnese…Io avrei comunque cercato ancora. E poi il mondo è pieno di amministratori terrieri ….Si poteva chiedere anche a Giacosa, no?Anche se lui non ha proprietà..ma in queste zone ci si conosce un po’ tutti..Farlo arrivare così da lontano, invece!E senza poter controllare le sue referenze..”
    “Che erano comunque ottime, mia cara!Non penso che vengano rilasciate così senza ragione..Ti pare?”
    “Non discuto, amore mio…ma avrei preferito conoscere meglio questo Bellentani..e non doverlo mettere immediatamente all’opera, senza un controllo. Tutto qua.”
    “Eleonora..avevamo bisogno urgente di qualcuno che si occupasse della monda e della trebbiatura!Ti ricordo che Rivombrosa è un’azienda agricola..e senza qualcuno che coordini i lavori..Mio padre li seguiva personalmente, ma comunque vi è sempre stato un amministratore qui..anche ai tempi di Elisa..Se vai a leggere i vecchi libri mastri ..”
    “E’ possibile che mi sbagli,caro, ma trovo che quell’uomo non sia adatto a svolgere il suo lavoro.”
    “Diamine, Eleonora!Non posso licenziare una persona così su due piedi solo perché ti è antipatica!”
    “Non mi è antipatico..ecco..forse non mi sono espressa bene..Non mi piace. E’ diverso”

    Agnese sospirò e iniziò a sfogliare svogliatamente le pagine del testo, mentre l’istitutrice la guardava al di sopra delle spesse lenti, severamente
    Le era sempre piaciuto studiare, leggere, interessarsi di ogni cosa; era una bimba curiosa ed era pian piano divenuta un’adolescente dall’intelligenza fervida e attenta..
    Generazioni di Ristori avrebbero riconosciuto in lei con piacere una degna rappresentante della loro famiglia; Elisa stessa ne sarebbe stata orgogliosa…
    Ma in quel momento Agnese avrebbe volentieri preso a freccette quella donna antipatica e scostante che da qualche mese tentava con scarso successo di inculcare in lei semplici nozioni..talmente elementari che in fondo Agnese avrebbe potuto affermare tranquillamente già di sapere!Era questo il problema..Non c’era verso di fare intendere a quella donna scostante che lei, in fondo, non era una contadinotta senza arte né parte..
    Lucilla aveva curato in modo particolare la mente della figlia e già a cinque anni Agnese sapeva leggere , scrivere e far di conto passabilmente, molto meglio di tanti bambini della sua età o più grandi; in quegli ultimi due anni passati nella grande dimora avita aveva iniziato poi a saccheggiare l’immensa biblioteca degli avi, avidamente..romanzi, prose e poesie, avevano costituito le letture e il passatempo di una bimba sola che preferiva rifugiarsi nella letttura o perdersi nei campi della tenuta, nel desiderio di non pensare troppo alle disgrazie passate..al viso dei suoi cari, al sorriso di Lucilla, allo sguardo buono del padre…
    La vita della campagna poi l’attirava ;alla ragazzetta, vissuta in mezzo al caos della vita cittadina, tra le mura tristi e grigie, , non sembrava vero il ritrovarsi di fronte a spazi aperti, al sole, all’aria frizzante..e ogni giorno vi era poi una scoperta nuova , una novità ..
    Amava perdersi tra quelle siepi ed i campi,sognando ad occhi aperti e immaginando di ritrovare le tracce dei suoi antenati: la intrigava pensare che per quei sentieri erano passati forse Fabrizio ed Elisa, in fuga dal perfido Governatore , e tanti altri Ristori di cui Lucilla le aveva raccontato le gesta..
    Le capitava così di immaginarsi duelli e intrighi, amori ed odi, come se tutto fosse solo in fondo una fiaba bellissima , in cui buoni e cattivi si mescolassero e giungessero anche a scambiarsi i ruoli..
    Infine, non l’avrebbe probabilmente ammesso neppure con se stessa, ma la figura del Conte l’aveva affascinata nel profondo : quest’uomo che per amore decideva di lasciare dietro di sé il proprio mondo, senza remore, né tentennamenti, solo per Elisa, per gli occhi teneri di una serva, la lasciava stupefatta e sognante…
    E l’animo romantico che vi era in lei sospirava e si perdeva dietro a realtà per lei lontane e sconosciute..solo intraviste, magari in quelle letture in cui pian piano scopriva un mondo nuovo e strano..
    Sognava così spesso ad occhi aperti, lei!che si era sempre sentita definire una bimba giudiziosa, seria.. di incontrare anche lei un principe dagli occhi profondi color del mare, che l’avrebbe consolata…e protetta.
    In quel momento comunque , davanti a quella pagina di esercizi noiosi e inutili, cosa avrebbe dato per infilarsi il vecchio paio di calzoni un po’ troppo larghi, presi in prestito al buon Giovanni, e per perdersi tra le piante e i sentieri del grande parco!


    “Volevo solo precisare alcune cose. Tutto qui”
    Eleonora richiuse con forza il cassetto della scrivania e si alzò di scatto dalla poltrona; l’amministratore a sua volta si levò tranquillo dalla sedia, rigirando tra le dita le falde del cappello, sotto lo sguardo indagatore di Eleonora.
    Sembrava non essere affatto turbato da quella specie di interrogatorio a cui l’aveva sotttoposto la padrona..Ma ora, proprio mentre Eleonora si era girata, un po’ seccata da quella strana deferenza, verso la finestra , in fondo a quegli occhi vi era stato come un lampo..Era stato però solo un attimo ed Eleonora non aveva potuto scorgerlo….
    “Spero che la signora si sia convinta ora..”
    “Bellentani..io non sono abituata a dover ripetere i miei ordini:e vi avevo raccomandato di non far lavorare i contadini per così tante ore”
    “Se non lo avessi fatto non si sarebbe concluso in tempo; avevamo una scadenza”
    “E poi tutte quelle donne..e i bambini!”
    “E’ l’uso; in fondo dove potrebbero mai lasciarli?Si è sempre fatto così, durante la monda”
    “Lo so ma non mi piace, comunque. La prossima volta voglio che troviate qualcuno che possa guardar loro i figli, al limite..mi sembrerebbe più giusto; anche se vi fossero delle spese in più”
    “Le spese vi sarebbero di sicuro..ma siccome è tutta roba vostra..”
    “Appunto. E mio marito è dello stesso parere..quando una tradizione non è corretta la si può anche cambiare..no?”
    “La padrona comanda altro?”
    “No. E’ tutto, per ora.Ah! Ho saputo che avete fatto iniziare anche la trebbiatura..”
    “Certamente. Vostro marito aveva preso l’impegno con i fattori della Flaminia: così ora i lavoranti sono lì,a giornata..”
    “Vi ricordo però che per San Giovanni dovete comunque far sospendere i lavori : è usanza di queste parti che per questa festa si festeggi, tutti insieme”
    “A San Giovanni..curioso!E cosa dirà il fattore della Flaminia ?Lui si aspetta che i contadini lavorino anche per l’ultima di giugno”
    “ Vuol dire che se non sarà tutto terminato per quella data glieli lasceremo ancora per qualche giorno..senza pagamento, logicamente”
    L’amministratore sorrise..ma era un sorriso strano quello..
    “Logicamente..come volete, padrona”


    “Se ti racconto una cosa..giura che non mi prenderai poi in giro!”
    “Agnese..”
    “Giura!”
    “E va bene..”
    Giovanni rimise a posto con un sospiro il libro
    “Si può sapere che ti piglia?Ieri mi sei sembrata un po’ matta…e oggi anche!Adesso, mi spieghi per piacere..”
    E cercò di metterle una mano sulla spalla
    Agnese si rivoltò, come una bestia ferita
    “Sei sempre pronto a difenderlo!Riccardo è solo cattivo.. mi odia..e io non lo sopporto..è cattivo..cattivo..come puoi pensare anche solo a..?”
    “Agnese..ma è mio fratello..lo so, non si è comportato mai molto bene con te , hai ragione, ma è mio fratello!Non posso certo dimenticarmelo; su , calmati adesso..”
    “E’ che quando fai così..non mi sembri certo amico, ecco!”
    “Agnese..Agnese!Ma come fai a dir certe cose..io..ti sei dimenticata forse?Sono stato il primo ad accoglierti qui!Te lo sei dimenticato, signorinetta?E non si può certo dire che io non faccia tutto quello che vuoi, che non ti venga dietro nelle imprese più assurde..Ti sei dimenticata quello che mi hai fatto passare l’estate scorsa con quella tua folle idea di esplorare la vecchia masseria dei Prunella?”
    “Oh, va bene..di tutto ciò discuteremo un’altra volta..non è di questo che volevo parlarti ..”
    E alzò gli occhi verso il povero Giovanni, sbattendo abilmente le lunghe ciglia..
    Giovanni deglutì, perso..ah, Giovanni!Affascinato da quegli occhi, quasi senza saperlo..
    “Ieri ho fatto un incontro curioso”
    “Ah!In che senso?”
    “Beh..ero arrabbiatissima e mi ero nascosta sulla ripa, verso il Castellaccio..”
    “Un giorno ci scivolerai in quella roggia!E’ pericoloso, le erbe lì ..si sdrucciola facilmente..e anche se sai nuotare, l’acqua è melmosa e gelida..”
    “Uffa!Mi vuoi stare a sentire o no?”
    “Avanti, dai, racconta”
    Agnese sembrò perdersi improvvisamente nel ricordo..Come era bella!Giovanni trattenne il fiato, senza parere..
    “Mi si è avvicinata , senza che me ne accorgessi, una donna..Non una contadina, ne sono certa, non una delle mondine, di quelle donne arse dal sole .Aveva la pelle bianca e curata, una dentatura perfetta..e degli occhi!Verdi, brillanti..adesso, a ripensarci.. era gentile..rideva..e mi parlava ..direi quasi con affetto....non so...Era una donna strana”
    “Strana?”
    “E’ che non so spiegarmi neppure io..Non l’avevo mai vista, eppure..avrei detto di conoscerla da anni”
    “Follie..una sconosciuta!”
    “Vedi?Lo sapevo che non avresti capito…ma non importa!Mi si è seduta accanto ed ha iniziato a parlare..e non so perché sono rimasta affascinata ad ascoltarla..Non che abbia detto niente d’importante..eppure..non so..mi son calmata piano piano..Pensi sia stato una visione?Un fantasma?”
    “O bella e perché?”
    “Sai, più ci ripenso..quando me ne sono andata, di corsa, perchè era tardi..beh, mi son girata per un ultimo saluto, certa di trovarla là contro la pianta..non c’era più nessuno invece, sparita..”
    “Se ne sarà andata anche lei ..”
    “No..no..non so..come faccio a spiegarti?E poi, mentre ero lì, basita ,e la cercavo con lo sguardo lungo la riva, si è levato un vento lieve..come una carezza ..e mi ha scompigliato i capelli ..Pensi sia stata la mia mamma?”
    “Adesso..scusa, ma mi sembra proprio..”
    “E’ che a volte ..vorrei rivederla..almeno per un’ultima volta..”
    “Agnese..”
    “Quando è morta..il giorno che se ne è andata via…sai, io non l’ho salutata”
    “Non capisco”
    “Al mattino, a colazione ci si trovava attorno al tavolo..e lei mi baciava sempre, prima di andare al lavoro.Mi salutava così..e anche mio padre.. Ma quella mattina..ecco..io non avevo voglia di far colazione ed ero rimasta tra le coperte , ancora un poco..Lei aveva fretta d’uscire, ora lo comprendo..e non aspettò nessuno..Ricordo solo la sua voce argentina per le scale..ed io che ero ormai sgusciata fuori dal letto , che l’inseguivo sulla rampa, sporgendomi oltre la ringhiera..Ho solo il ricordo d’un fruscio di vesti e di un riso, nella penombra..E non l’ho più rivista, la mia mamma... Capisci?Non ho potuto dirle niente..neppure che le volevo bene”
    “Lo sapeva di sicuro”
    “Si, ma non è lo stesso. E’ come se da quel momento in me si fosse un vuoto, un mancamento..capisci?E quella donna ieri me l’ha ricordata..non era lei, lo so..ma è come se per un attimo fosse tornata..”
     
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  2. Jacqueline_
     
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    Cinzia....che idea fantastica riportare qui la tua nuova storia!! :D :P Che bella sorpresa!
    EDR8..un'altro stordimento!! Grazie!!
     
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    “Comunque non ti capisco proprio. Perché non ti sposi, invece di lamentarti?”
    “E con chi, scusa?”
    “Oddio, Francesco..adesso mi dirai che non ce ne è una che ti corra dietro..con tutte le donne che hai conosciuto, amato..lasciato!”
    “Appunto, adesso hai detto la frase giusta; che vuoi, ne ho lasciate troppe..e ora sono solo,appunto, come un cane”
    Francesco con calma passò il gesso sulla punta della stecca; poi si appoggiò al bordo del biliardo e socchiuse gli occhi, alla ricerca dell’angolo migliore.
    “Di Eleonore, caro mio, ce n’è solo una!”
    “E adesso cosa c’entra mia moglie?”
    “Dico..una che ti aspetti..anni e anni!E poi che ti voglia ancor bene, dopo tutto ..no?”
    “Stai esagerando, Francesco; in fondo devi solo cercarti una brava ragazza che ti sopporti..”
    Francesco si concentrò e fece oscillare nella mano con calma la stecca di legno
    “Un colpo di sponda incredibile!”
    “Solo fortuna..e come dice il proverbio..”
    “Umh..allora dovrei perdere tutte le partite!Vediamo..scommetto che..bianca in buca!”
    La palla toccò più volte la sponda per poi infilarsi nella buca d’angolo
    Francesco si avvicinò al cursore per segnare il punto; lo sguardo gli cadde inavvertitamente sul quadro che faceva bella mostra di sé sopra la rastrelliera dei punti.
    “Che quadro terribile!Chi è quella donna che piange?”
    “Oh, hai ragione..non lo sopporto neppure io..è un vecchio quadro che mio padre acquistò non so più dove e da quale rigattiere torinese..Raffigura la moglie di Manara che piange sulla sua tomba..Un po’ macabro..”
    “Beh, per ritornare all’argomento di prima..vedi?Io una moglie così me la scordo”
    “Adesso sei proprio fissato, Francesco!”
    “E perché?Pensa..l’amore che sopravvive alla morte..romantico!”
    “Preferisco vivere..e bene! “
    “Direi che non puoi certo lamentarti..hai una moglie..la tua proprietà..”
    “In questo ti sbagli..”
    Il rumore delle palle che cozzavano tra loro per un attimo coperse la voce di Fabrizio
    “Ho mandato in buca tutte le biglie del mio gruppo..”
    “Vedo..ora puoi mandare l’ottava, se ci riesci..cosa intendevi dire, scusa?”
    “La proprietà non è mia ..e lo sai benissimo”
    “Rivombrosa?”
    “Certo:è di Eleonora.Te lo sei scordato?.”
    “Pensavo che..”
    “Pensavi malissimo..Io ho perso la mia proprietà tanti anni fa.e in un modo indegno.E’ quindi giusto che sia sua, solo sua”
    “Certo, però, quando avrete un figlio..”
    “Figlio, che figlio?”
    Fabrizio si fermò, lo sguardo acceso
    “Non ci saranno figli..non più..”
    “E perché mai, Fabrizio?Come puoi esserne così sicuro?”
    “Troppi anni sono passati, Francesco, lo hai detto..troppi e poi…ecco..”
    La voce di Fabrizio sembrò quasi perdersi nella vastità della grande sala del bigliardo
    “In fondo l’abbiamo avuta un’occasione, sai?..un figlio..c’è stato..un’occasione perduta, amico mio..per sempre!Ed Eleonora non può più avere figli..”
    “Ne sei certo?”
    “Si; solo un miracolo, mon ami..solo un miracolo..ma si sa..che i miracoli per i Ristori sono terminati!Che vuoi..sarò l’ultimo della mia famiglia..L’ultimo Ristori..che buffo”
    Una risata amara..Fabrizio si appoggiò alla sponda del bigliardo, come sfinito..dopo tutti quegli anni..il destino!
    Francesco, in piedi, vicino al caminetto lo guardò, confuso
    “Ti sbagli..non è possibile”
    “Lo vorrei, amico mio, non sai quanto ..ma è così..”
    E alzò con tristezza lo sguardo verso un grande quadro che sovrastava il caminetto: ritraeva un vecchio gentiluomo, circondato dai suoi figli..due maschi ed una bimba, avvolta da trine e merletti, tra le braccia di una donna..
    “Era il ritratto preferito da mio padre...”
    “E chi è?”
    “Credo sia del duca di Genova; un bastardo reale..deve essere stato un regalo al mio signor padre..chissà!O forse venne donato a qualche mio illustre antenato rispettoso della potenza dei Savoia..”
    Fabrizio si appoggiò alla stecca
    “Comunque è un uomo felice, non trovi?Guarda come posa lo sguardo sui suoi figli..ne è orgoglioso..Ed io non lo sarò mai..mai!”
    E con rabbia tirò improvvisamente la stecca contro il grande quadro, squarciandone la tela





    OGGI GITA A RIVOMBROSA!!LA SALA DEL BIGLIARDO,DONNE MI HA ISPIRATO..E NON SOLO...
     
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    “Vi dico che è così”
    L’uomo si sporse verso il vicino, togliendosi il lungo sigaro dalla bocca; il tono era quasi eccitato, ma l’interlocutore sembrava più che altro ascoltarlo per educazione.
    “La richesta di veicoli in Italia è aumentata a dismisura per cui le importanzioni non riescono più a far fronte alla domanda; questo costringe tanti piccoli artigiani ed importatori ad improvvisarsi industriali ..E’ in situazioni di questo tipo che si poggiano le basi di grandi fortune ..”
    “Dite?”
    “Certamente!Quel Giovanni Agnelli, vi dico, ha avuto un fiuto eccezionale: vi asssicuro che le ottocentomila lire di capitale sociale versate dai soci davanti al notaio per l'atto costitutivo della Fabbrica Italiana Automobili Torino torneranno centuplicate .. bisogna stringere i tempi se si vuole conquistare una grossa fetta di questo nascente mercato automobilistico..”
    “Ho saputo che tra i soci vi è anche il conte Ristori di Belgioioso”
    L’uomo che aveva profferito quelle parole consegnò con calma cilindro e guanti al cameriere del circolo , accorso subitamente al suo apparire
    Il primo gentiluomo al tono di quella voce, trasalì, inavvertitamente..
    “Luigi? Ma guarda!Dopo tutti questi mesi..sei tornato tra di no, allora?Aveva ragione il Cordero!”
    “Speravi forse mi fossi perso , Manrico?”
    Il tono era strascicato, quasi annoiato..ma all’osservatore più attento non sarebbe sfuggita una nota malevola..
    “Perdonami se ti ho deluso dunque..mi sembra comunque di averti fatto una domanda!”
    “Ehm..parli del Ristori?beh, credo non sia un mistero..dicono che abbia contribuito e con una cifra notevole”
    “Mi chiedo dove li abbia presi”
    “Rivombrosa è una tenuta splendida; credo che alla fine dell’anno dia una rendita più che discreta”
    “Non ne dubito…ma non è sua “
    “E’ della moglie!”
    “ So perfettamente tutta la storia, mon ami!Fabrizio Ristori non è solo una tua vecchia conoscenza, n’est pas?E allora!Veramente poco nobile farsi prestare i soldi dalla moglie..una vera caduta di stile”
    “Non credo proprio che glieli abbia dati lei”
    “Lo credi..o lo sai?”
    “Diamine..Ha chiesto un fido bancario!”
    “Ne sei sicuro?”
    “Sai benissimo che mio padre è nel consiglio di amministrazione del San Paolo..oh, insomma, Luigi, ma si può sapere perché ti interessa?”
    “E chi ti dice che mi interessi?Era solo curiosità..tutto qui!”
    E l’uomo rise, una risata metallica, fredda, che lasciò dietro di sé come un senso di malessere nei due frequentatori del circolo..
     
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    Lo specchio che sovrastava il prezioso canterano rimandava l’immagine di una giovane e piacente donna, intenta ad allacciarsi con cura i nastri rosa di un vezzoso cappellino di paglia di Firenze: la bocca, ben disegnata e piena , ad un tratto si incurvò in una piega di sufficienza mentre da sotto l’ala un paio di begli occhi d’un caldo marrone , ridenti, sembravano ora avvolgere con uno sguardo critico non solo la figuretta dello specchio, ma anche gli ornati che contornavano il bordo del vecchio specchio ….
    “Lasciami indovinare..tra poco dirai che a Parigi c’è di meglio!”
    Riccardo , semisdraiato su di una poltrona , rise ironicamente
    La giovane arrossì e stizzita cercò di ripondere a tono
    “Sei sempre il solito!Quando la smetterai di prendermi in giro..”
    “Cara sorellina!Lungi da me una simile intenzione..è che sono due settimane che non fai altro che sospirare dietro bellurie parigine..Ora, vorrei ricordarti che siamo in campagna, ben lontano da qualsivoglia capitale o posto almeno decente . qui, più che pianticelle di riso, filari d’uva e contadini ignoranti,cotti dal sole, non c’è altro..mi spiace proprio per te e per i tuoi cappellini all’ultima moda!”
    “Non sto rimpiangendo assolutamente Parigi”
    “Sentitela!ma se non fai altro….Guarda che ti conosco bene, Vittoria..e non mi fai fesso”
    “Che modi!Come ti permetti…Invece ti sbagli!Certo, non nascondo che avrei preferito essere a Torino..”
    “Ah”
    “Ma trovo che anche questo vecchio maniero non sia poi male”
    “Cioè questa vecchia bicocca!”
    “Sei..sei …”
    “Su, dillo..!Indegno, irresponsabile..perfido..tanto non ti credo”
    “Ragazzi!”
    Eleonora fece capolino dal corridoio, intenta a sistemarsi uno scialle sulle spalle
    “Volete smetterla di stuzzicarvi, come quando eravate piccoli?Per piacere..Riccardo, alzati da quella poltrona , sistemati la giacca e non borbottare...e tu, Vittoria sei bellissima con quel fiocco rosa..ma adesso smettila di contemplare la tua immagine nello specchio!Dobbiamo andare..siamo in ritardo. Lo sapete che non mi piace fare attendere, soprattutto una vecchia amica come la contessa..”
    Riccardo sbuffò
    “Non capisco perché poi debba venire io ad accompagnarvi!”
    “Non vorrai lasciarci andare sole, no?con la sola compagnia dello chaffeur..Fabrizio è a Torino, lo sai bene..ed io gli ho promesso che avrei parlato alla contessa Ippolita ...Lo sapete che Fabrizio poi si è tanto raccomandato…E’ così preoccupato ultimamente…”
    “Io però non capisco a cosa possa servire una simile visita: non vorrai chiederle dei soldi ”
    Eleonora si girò di scatto, verso Riccardo , irritatissima
    “Ti ho già detto che non devi assolutamente interferire in tutto ciò!E non voglio critiche non ti permetto di disapprovare l’operato di mio marito..e logicamente il mio..E’ forse troppo chiederti un aiuto?Chiedere ai miei fratelli un minimo di comprensione?L’auto è già pronta in cortile, con Giacomo al volante..Se non volete venire..ebbene!Andrò da sola!”
    “Non volevo dire questo”
    “E allora, basta discutere!Sbrigatevi ,tutti e due ..anche perché non ho certo intenzione di perdere ancora altro tempo, né di tornare con il buio..visto che il castello dei R* non è poi così vicino a Rivombrosa !....”
    Ed Eleonora chiuse con forza la porta dietro di sé.
     
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    “Sono mesi che mi assicuravate una visita..Cominciavo a disperare..”
    Le tre donne si erano accomodate in giardino, all’ombra del secolare tiglio e della magnolia che si ergevano ai bordi del vecchio maniero medievale, là dove una volta si trovava il fossato
    “Quando prometto, mantengo, cara amica!E’ che ultimamente la cura della tenuta mi ha un po’ fatto dimenticare gli impegni presi con la buona società..E non solo quelli di passare qualche ora piacevole in vostra conversazione!”
    “Mia cara Eleonora..- la vecchia contessa rise- come se non sapessi che oramai siete diventata un’oculata amministratrice..Conoscevo il padre di Fabrizio, sapete?E credo che quel vecchio birbante avrebbe certamente stimato una simile nuora..e non solo per il suo bel visino!Rivombrosa aveva bisogno di un polso saldo ed energico…Grazie a voi è veramente rifiorita, tornata agli antichi splendori ..Come quando vi erano i vecchi Ristori, che Dio li abbia in gloria!”
    “Siete troppo buona, contessa!Io non ho fatto nulla..”
    “Nulla?Buon Dio..Avete trasformato non solo la vecchià proprietà, ma avete anche riportato sulla retta via quel vagabondo di vostro marito..E non protestate!Ho detto che lo conosco..e bene!Sua madre Virginia. ..povera Virginia!Era una cara amica di mia madre..e so quel che dico, Eleonora..Voi avete fatto tanto..Siete diventata una autentica Ristori..”
    “Contessa..Maria Ippolita...Vi ringrazio..ma non fatemi arrossire..”
    “Siete diventata una vera imprenditrice, Eleonora..Ora bevete il tè..e poi mi racconterete i vostri guai..Perchè se siete finalmente venuta..lo so, lo so …non fate quella faccia!dovete avere una più che valida ragione… Non sono nata ieri, mia cara…ma adesso vorrei sentire da questa graziosa signorina qualche ultimo pettegolezzo parigino, se non vi spiace!”
    E la contessa Maria Ippolita del R*sorrise a Vittoria che sgranò gli occhi, confusa..


    Riccardo lanciò un’occhiata al crocchio femminile ; se c’era una cosa che odiava con tutto il cuore erano le visite di cortesia !Un pomeriggio così bello..E dover rimanere in quel giardino, ad ascoltare stupide chiacchiere ….Sbuffò, impaziente.
    Vi era davvero una vista magnifica da quel poggiolo: da lì si dominava il territorio circostante.e si poteva certamente prevenire un nemico..
    Nei tempi passati molti avevano assaltato e tentato di sopraffar la guarnigione che vi aveva stanza, ma gli assediati erano sempre riusciti ad averne ragione. Il castello dei conti del R* aveva affrontato i secoli ed era ancora lì, ben saldo sulle sue fondamenta.
    Al posto del ponte levatoio , un antenato aveva fatto costruire una ripida scalinata che permetteva l’accesso direttamente al primo piano: l’attuale conte aveva deciso di utilizzare un piano come dimora invernale e quello più in alto, verso il camminamento guelfo, in estate, quando il sole delle Langhe scorticava terra e pelle….
    Il chiacchiericcio là sotto il tiglio era diventato ora un sottile mormorio che si perdeva nell’arsura di quel caldo pomeriggio estivo..
    Riccardo alzò lo sguardo verso la scalinata..Faceva davvero caldo!Forse tra quelle vecchie mura avrebbe trovato un po’ di refrigerio..In fondo era un ospite…Diamine!Non gli avrebbero certo detto niente …e si arrischiò così a salire lentamente quei gradini consunti..Chissà come faceva la contessa a ad inerpicarsi fin lassù!E si ritrovò così ad entrare nella vecchia dimora…
     
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    Faticò a mettere a fuoco nei primi momenti: passando dalla luce viva e violenta dell’esterno al buio di quella prima stanza gli sembrò d’essere cieco per un attimo..Che silenzio..e che pace !Non vi era certo caldo sotto quelle volte: i muri erano spessi e le finestre riuscivano a malapena a far passare una lama di luce ..
    L’ingresso del castello era stato usato nei secoli passati come sala d’arme: sul pavimento a scacchi bianchi e neri i giovani rampolli dell’antica casata si erano preparati a sostenere duelli e battaglie sotto il vigile controllo di un maestro d’armi.
    Per ricordarne il suo antico uso due panoplie con lance ed alabarde facevano bella mostra di sé contro il muro; su di una cassapanca ,ricca di fregi, era stato posato invece un vecchio archibugio, con il calcio in legno roso dai tarli..
    Ma quello che colpì subito lo sguardo di Riccardo fu un’armatura che si ergeva minacciosa , in un angolo, pronta ad affrontare l’estraneo che si avventurava senza permesso nel maniero….

    “Perdonami, ma non capisco Eleonora cosa può centrare tutto ciò con il timore di perdere l’azienda!Dovresti sentire l'amministratore ..”
    “Buono quello..non mi piace..non vedo l’ora di allontanarlo. E’ che siamo nel pieno dei lavori e non posso farne a meno. Eppure, non so..”
    “Insomma, il problema sono i vecchi debiti..”
    “Certo..Fabrizio non ne vuol sapere, ma c’è gente che non aspetta altro...gente che gli vuole male..e ora, poi!Questa nuova idea di cercare un prestito per fondare la fabbrica..”
    “Non è una cattiva idea, però!Ne ha avute di più astruse..”
    “Si, ma si è esposto terribilmente e…”
    La contessa sembrò come improvvisamente accorgersi di Vittoria che in un angolo sbocconcellava con malcelato disinteresse un pasticcino..
    “Comprendo..ma forse è meglio che..Cara Vittoria!Penserai che queste due vecchie signore pensino solo ai loro guai!Non è il caso di angustiarti con tutto ciò e capisco anche che questi nostri discorsi possano interessarti poco..Che ne dici di andare alla masseria, lì in fondo alla salita?C’è una fontana, i fiori..è inutile stare qui ad annoiarti, non ti sembra?”
    Il tono, per quanto gentile, era più di ordine che di consiglio..e Vittoria decise che forse era proprio il caso di lasciare le due donne sole..


    La spada doveva essere quella di un crociato: un enorme spadone, con incisa la croce..Chissà!Forse l’armatura e la spada erano di un antico cavaliere che aveva combattuto per il Santo Sepolcro e poi era ritornato nel suo maniero su quella roccia, il dono dell’imperatore come ringraziamento per averlo accompagnato a Gerusalemme ..
    Le armi avevano sempre esercitato un certo fascino su Riccardo; del resto buon sangue non poteva mentire e il generale l’aveva sempre lasciato giocherellare con le sue pistole d’ordinanza, logicamente scariche, anche se la moglie si era spesso opposta ,..
    Così Riccardo allungò la mano, come ipnotizzato, per toccare la lama..


    Il giardino terminava bruscamente con un basso muretto, che invitava alla sosta e al riposo; oltre vi erano le colline che s ‘inseguivano,l’una dietro l’altra, verdi di prati e di vigneti….
    Vittoria stese con cura un fazzoletto e si sedette sulla pietra, appena sul bordo: arricciò il naso osservando una processione di formiche che dal terreno si spingeva verso una briciola che qualcuno aveva dimenticato lì vicino..Rabbrividì al movimento di una lucertola che. infastidita dalla sua presenza . aveva interrotto il bagno di sole..
    Che noia!Il silenzio di quell’estate iniziava a darle sui nervi..abituata al traffico , ai rumori, alla vita brillante della capitale parigina in cui aveva passato gli ultimi dieci anni ..non riusciva ancora ad apprezzare la calma quieta di quei luoghi..
    Si fece vento lentamente con un fazzoletto..C’era un afa incredibile anche se laggiù, verso il Tanaro si intravvedevano ora delle nuvole basse e scure..Si preparava di sicuro un temporale…In quel momento cosa avrebbe dato per un bicchiere di limonata o di acqua fresca..altro che tè!Doveva esserci comunque un ventaglio nella borsetta…ne era più che sicura ..
    Impaziente,chinò nella ricerca troppo bruscamente il capo..e una folata di vento improvviso, incredibile fino a quel momento, le fece scivolar via il cappello, non più fermato dal grande nodo che si era sciolto…..
     
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    “Maledizione!”
    Il rumore del grande spadone che , rotto il precario equilibrio, raggiungeva il pavimento , sembrò amplificarsi mille volte sotto le volti a botte..
    Riccardo restò in silenzio, trattenendo anche il fiato. Si guardò intorno, vergognandosi moltissimo; eppure, sembrava che nessuno stesse accorrendo, richiamato dal fracasso ..
    Si chinò, lentamente , e ne afferrò l’impugnatura; la ruotò alla ricerca di qualche segno, affascinato dai lampi di luce della lama .. Sul lato piatto della lama, tra le scanalature, tre stelle, sormontate da una corona ducale, ora si vedevano ben incise..Quante vite spezzate, da quel filo di metallo, forgiato da una fucina medievale..L’immaginazione di Riccardo evocò come un turbinio di lotte, duelli all’ultimo sangue, urla rauche di morte, mulinelli di sabbia, oasi incontaminate..e occhi palpitanti, sotto un manto di stelle..
    Un rumore improvviso lo distolse dal sogno ad occhi aperti..e si voltò..
     
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    “Il mio cappello!”
    Vittoria si protese invano oltre il muretto, nel vano tentativo di afferrare almeno i nastri del copricapo …Il vento sembrò volerlo trascinare via con sé, in alto , verso le punte dei pini che circondavano il maniero .. Poi , come se avesse cambiato improvvisamente idea, il soffio di vento si fece quasi impercettibile..ed il cappello, con lente volute, scese verso il basso, lungo il margine della radura, ai piedi della roccia su cui sorgeva il castello dei R.., terminando infine il suo volo accanto al cancello in legno che portava alle stalle, sulla siepe di bosso che circondava il prato..
    La giovane non nascose un gesto di stizza e si volse, come in cerca di aiuto, verso le due donne …ma esse sembravano così prese dalla conversazione all’ombra della magnolia! E non si erano certo accorte di nulla..
    Strinse le labbra..ebbene!Sospirò guardando gli stretti gradini che portavano in basso: in fondo sarebbe stata solo una passeggiata..

    Dall’alto di una scaletta a chiocciola che, in un angolo del salone, si slanciava verso il piano superiore, una giovane donna, dalle forme eleganti , agili e snelle, fasciate dall’abito candido e impalpabile di mussola, si protendeva sul montante della scala , la bocca carnosa lievemente socchiusa..
    Due occhi nerissimi sembravano bucare la penombra e scrutarlo furibondi..occhi brillanti come due carbonchi sotto la nuvola di una chioma corvina!
    ..
    E Riccardo si smarrì…era forse anch’essa un sogno?Restò così attonito, la mano sull’elsa..


    “Supponete troppo, cara!”
    Maria Ippolita girò lentamente il cucchiaino nella tazza, abbassando la voce fino ad un sussurro
    “Non credo..siete voi invece che vi sottovalutate”
    “I Ristori sono sempre stati ben accetti a corte”
    “Via…sapete bene che non è proprio così!per quanto legati ai Savoia hanno sempre mantenuto una fiera indipendenza”
    “Che è costata spesso cara..”
    “Certo, non lo metto in dubbio!Mio suocero era intimo di Carlo Alberto…non posso dire invece lo stesso di mio marito…non ha mai frequentato molto i reali”
    “Del resto, da quando la corte si è trasferita a Roma l’aristocrazia piemontese ha perso il suo Re..”
    “So che conoscete bene Margherita..”
    Maria Ippolita sorrise e il suo sguardo si perse oltre il muretto che circondava il parco, verso le colline all’orizzonte..
    “Dopo la morte del marito, ha dovuto adattarsi al ruolo di regina madre..Non è un bel momento per lei..e non ha neppure molta voce in capitolo, ormai.neppure con il figlio.”
    “Ma è ancora ascoltata, seguita...”
    “Dedica molto del suo tempo ormai ad opere di beneficenza o ad incoraggiare artisti e letterati ; con questo non voglio dire che si sia completamente ritirata dal mondo, però..”
    “La Regina è di animo nobile e sensibile …e una sua buona parola..”
    “Ora l’astro nascente è Elena..perchè non provate ad avvicinarla?”
    “Lo sapete che non ho speranze..una cantante..una donna di teatro..come potrei?”
    “Voi siete ormai una Ristori, mia cara!E i Ristori non hanno certo bisogno di dimostrare alcunchè!”
    “Non so quanto potrebbe apprezzarmi Elena…mi sembra molto diversa
    “Ha certamente uno stile di vita completamente diverso dalla suocera..Margherita è stata per anni costretta ad impersonare una parte di madre, di moglie affettuosa..Tutto falso, sapete? il grande amore di Umberto è stata solo Eugenia Attendolo Bolognini: alta, formosa, occhi blu e capelli neri…la dama di compagnia di Margherita!Elena invece è molto dolce..e ama il marito!”
    “Come io amo il mio..ed è per questo che vi chiedo ancora..aiutatemi, Ippolita!Ho bisogno di voi, del vostro sostegno..non voglio vedere la sua rovina..so che non lo sopporterebbe”
    “Sapete?Vi ammiro..e invidio Fabrizio..I Ristori sono sempre stati amati dalle loro mogli..amori appassionati, unici..fino alla morte…amori spesso tragici..”
    “Io non potrei vivere senza di lui”
    Eleonora si alzò, visibilmente alterata…
    “Proprio per questo potete capire la mia posizione: Fabrizio non mi chiederà mai nulla..piuttosto…”
    “Lo so..lo so.e va bene!Mi avete convinta..”
    “Oh, grazie!Dio ve ne renderà merito..”
    “Non esultate troppo, mia cara Eleonora!Vi prometto solo che cercherò di far leva sulla Regina....e vedrete che così Fabrizio riuscirà a trovare credito per la sua impresa!”


     
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  10. ~ F e d y
     
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    mm...intrigante
     
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    GRAZIE CARA!!!Come vedi ho ripreso..una nuova cavalcata ispirata a Rivombrosa..sempre più vicina al nostro secolo..siamo all'inizio del '900, ormai!Ma l'amore, quello vero, è sempre lì, dietro l'angolo, a sorprenderci con la sua intensità..
     
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    Vittoria non si era mai trovata in una simile situazione ed ora, con la schiena appoggiata prudentemente alla staccionata di legno, continuava a tormentare tra le mani il fazzoletto, quasi a cercare in esso un qualsiasi conforto.
    Non era molto coraggiosa, di questo ne era più che consapevole!eppure , e ne era sicura, anche Riccardo in un simile frangente non avrebbe potuto far di meglio che rimanere immobile e vigile..
    Oh, quell’ essere terribile e così enorme!con uno sguardo cattivo poi e degli occhietti scintillanti che la scrutavano malevoli e sembravano volerla prendere in giro..
    Una orribile bestiaccia, appollaiata, oh rabbia! praticamente accovacciata sul suo cappello!E con nessuna intenzione di andarsene, ahimè!
    Non un adorabile e buffo anatroccolo, come quello delle fiabe della sua infanzia…ma al contrario!Una temibile avversaria…
    Vittoria avrebbe giurato che l’ anatra dal piumaggio pezzato biancoe nero non aspettasse altro se non volarle adosso e beccarla!
    Quella bestiaccia dal corpo tozzo , le zampe robuste e dalla coda rotondeggiante sembrava non perderla di vista neppure un secondo, con quegli occhietti affondati nella pelle rossastra , come se avesse indossato per l’occasione una specie di mascherina luciferina..
    L’anatra muta non sembrava poi per niente intimidita dai suoi inutili tentativi mirati a farla sloggiare dal bel cappellino!
    La giovane non si era sentita mai così impotente…
    Ed era così angosciata che il suono di una voce maschile alle sue spalle la prese alla sprovvista, facendola sobbalzare …


    Edited by pepianov - 12/7/2009, 23:14
     
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    “Riccardo!Cosa stai facendo?”
    La voce di Eleonora risuonò improvvisamente sotto le alte volte della sala d’armi; il giovane sussultò e si voltò verso la sorella che era apparsa sulla soglia.
    “Oh, quel vecchio ammasso di ferraglia..”
    Ippolita del R* avanzò a fatica verso Riccardo e l’armatura
    “L’ho detto un mucchio di volte a mio nipote: un giorno o l’altro cadrà addosso a qualcuno e farà danno..Ma lui niente!Come suo padre, del resto…”
    Un sorriso amaro le illuminò per un istante il volto
    “Dannata superbia, cara Eleonora!Come potremmo mai alienare o vendere al miglior offerente questo cumulo di vecchi mattoni..sarebbe disdicevole, no?E intanto lasciamo pure che questa dimora cada a pezzi, poco per volta..noblesse oblige!”
    Riccardo si era intanto ripreso e cercò di farfugliare una frase di scusa, ma venne subito interrotto dalla nobildonna
    “Non preoccuparti caro!Quella spada è sempre stata in equilibrio precario ed è già finita per terra non so quante volte!Il vecchio capostipite dei Malabaya non pensava certamente di finire in un ingresso, a spaventare i poveri visitatori..”
    Riccardo alzò la testa stupito
    “Malabaya?I famosi Malabaya?Pensavo fosse l’armatura di un vostro antenato”
    “Beh, in un certo senso..In fondo il primo nucleo del castello fu costruito dai suoi discendenti, che fecero tutti però una brutta fine..Così l’imperatore preferì donare terre e dimora ad un mio antenato..Se ti interessa la storia del castello, caro Riccardo, puoi salire in biblioteca..Così potrai passare amabilmente il tempo. mentre cerco la ricetta della conserva di pere per tua sorella,..e senza farti cadere in testa alcunchè!”
     
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    “Non dovete farvi intimorire dalla vecchia Giacomina ..E’ una furbacchiona o almeno crede di esserlo!Ma prima o poi finirà anche lei tra un battutto di verdure di stagione e pomodoro fresco”
    L’uomo si era appoggiato al tridente e sorrrideva apertamente, il cappello di paglia spinto indietro con la mano..
    Vittoria diventò di bragia; come si permetteva…un bifolco...rivolgersi così a lei..ad una signora ?Perchè doveva essere certamente un contadino quello,magari il fattore dei R*,appena uscito dalla stalla, con gli alti stivaloni sporchi di fango , la camicia a quadri dalle maniche rimboccate , aperta sul petto e i pantaloni da cacciatore, stretti…
    La scrutava con un’aria strafottente e piena di sé…Davvero!Che impudente!
    Vittoria però non avrebbe mai ammesso con se stessa che quel contadino fosse anche un bel ragazzo:un fisico asciutto, scattante, gambe e braccia ben definite, un personale armonioso ..e su tutto un volto simpatico, abbronzato dal sole e rischiarato da un paio di splendidi occhi neri , ombreggiati da folte sopracciglia…
    Deglutì e alzò il mento in aria di sfida
    “Io non ho paura; vi sbagliate!”
    “Ah!E allora perché non entrate e cercate di riprendere il vostro cappello?O vi piace rimanere contro il cancello ad ammirare il panorama?”
    “Non siate assurdo!”
    “Bene..e allora, forza. O volete star lì fino a sera?”
    “Voi..se foste un gentiluomo mi aiutereste!”
    L’uomo la guardò curiosamente e poi scoppiò a ridere
    “Così solo un gentiluomo vi aiuterebbe, eh?Beh, allora signorina potete fare a meno di me..”
    “Siete..siete..Oh! Vi prego!Ma insomma, non state lì ..io..”
    Vittoria stizzita e sempre più paonazza in volto aveva ormai decisamente esaurito sia le parole che quel minimo di pazienza che le aveva inculcato Eleonora
    Negli occhi dell’uomo passò un lampo di puro divertimento
    “E va bene, ma solo perché non possiamo rimanere in questa posizione fino a domani..e io devo uscire dal cancello!”

     
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    Il piano nobile era a mala pena illuminato dalla luce che filtrava dai finestroni posti in alto, verso il soffitto ,decorato con fregi e. stucchi; alle pareti vi erano dipinti gli stemmi delle famiglie che si erano imparentate con la casata dei R*..Animali fantastici, trofei floreali e ricordi di passate imprese si alternavano a dipinti di alcuni antenati così scuri che a fatica rivelavano le fattezze di dame e cavalieri..
    Riccardo si perse ad osservare i fini stucchi a rosoni e lo stemma del Casato dei R*, sormontato da una corona comitale che si ripeteva più e più volte , associato ed intrecciato ad altri stemmi e che raffigurava un ippogrifo alato, metà cavallo e metà uccello..
    Le voci della sorella e dell’anziana signora si perdevano ormai in lontananza, distorte dalle volte dell’infilata di stanze che si intravvedevano sulla destra;un mormorio indistinto e che sembrava quasi appartenere ad un altro mondo..
    In fondo alla stanza troneggiava un vecchio biliardo che aveva probabilmente conosciuto tempi migliori; in un angolo, pronti per un’ipotetica partita, il segnapunti e le stecche..ma il piano di panno verde era consunto e in alcuni punti addirittura la trama lasciava intravvedere il legno sottostante..
    Riccardo si sorprese a pensare che se Eleonora sperava in un prestito da quella donna doveva aver fatto male i suoi conti!
    Vi era un odore di muffa in quel salone , un’aria di squallore, di miseria incipiente…
    Riccardo si sorprese, lui così poco romantico ed idealista , ad immaginarlo pieno di dame e cavalieri scintillanti nei loro abiti preziosi, nelle armature lucide e argentate..Chissà quante feste doveva aver accolto in tutti quei secoli ..ed emise un sospiro, inavvertitamente, nel leggere il motto che si ripeteva nei cartigli
    “Ab immemorabilis”..


    “Vi dico che tutto si regge sui finanziamenti e sui pagherò bancari”
    L’uomo parlava avvolto dalla nuvola di fumo di un pestilenziale toscano
    “Quindi basterebbe davvero poco..”
    “Certamente!Sapete anche voi che un’azienda agli inizi può ritrovarsi in difficoltà finanziarie.. fornitori che non pagano o saldano le fatture in ritardo…un incidente che rallenta la produzione..”
    “Siete drastico..mi accontenterei di meno”
    “Ristori non è pratico di queste faccende; è un romantico sognatore e soprattutto non è certo un avveduto filibustiere..Un passo falso e dovrà cedere la sua quota..al miglior offerente..o meglio a chi per primo si farà avanti!”
    “Quell’Agnelli..non vorrei ci mettesse i bastoni tra le ruote.”
    “Oh, se lo conosco bene quello non vede l’ora di far le scarpe ai soci : per il momento si accontenta della carica di amministratore delegato..Comunque è già decisa la quotazione in Borsa della società”
    “Il bilancio della società è in attivo.. Si tratta comunque di un settore di avanguardia e in continua espansione..”
    “E che quindi attirerà al suo apparire gli speculatori di borsa”
    “Scommettiamo una cena che le quotazioni inizieranno a crescere immediatamente e vertiginosamente?”
    “Mio caro amico..è da tempo che con voi non scommetterei neppure un nichelino. Per i miei gusti siete troppo fortunato!”
    "O previdente?"
    "Dipende..."

     
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