RITORNO A RIVOMBROSA- 1831-

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  1. mariaM
     
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    .1831.

    Venezia .
    “Buongiorno Marchesa…” disse con tono gentile e premuroso Ninetta aprendo le finestre della camera della padrona.
    La donna distesa sul letto e ricoperta da lenzuola di seta decorate al centro con lo stemma di famiglia non si mosse.
    La serva, allora, continuò ad aprire le tre ampie finestre della camera che davano tutte sulla laguna lasciando che il sole e la sua potente luce prendessero il posto dell’oscurità assoluta.
    Un abbagliante raggio entrò nell’ampia camera colpendo direttamente il volto della giovane donna che, svegliata dalla luce e da quella voce così amichevole, si portò il cuscino sulla testa.
    “E’ ora di alzarvi…E’ una fantastica giornata…” continuò la serva
    L’esile corpo della nobildonna si mosse in modo plastico cercando un angolo in cui il sole già alto in cielo non fosse ancora arrivato.
    “C’è vostra sorella Anna che vi attende per la colazione…”
    La giovane rispose con un verso che la serva non riuscì a capire.
    Forse un lamento oppure qualcosa da riferire.
    Tutti sapevano che alla Marchesa Elisa Casalegno piaceva fare colazione da sola.
    “Devo forse riferire qualcosa,Signora?” chiese subito
    “Nulla,Ninetta….Nulla…” rispose sottovoce
    “Come volete…Vi sistemo il vostro vestito preferito,allora?”
    Elisa scosse la testa divertita.
    Quando tre anni prima la giovane Ninetta, all’epoca diciassettenne, era diventata la sua serva personale prendendo il posto della madre defunta Elisa aveva inteso quel modo di fare come segno di maleducazione. Ma ben presto aveva iniziato a conoscere quella ragazza, divenuta poi prima di tutto sua amica, e aveva compreso che si trattava di un modo come un altro di mostrarle il suo affetto e la sua gratitudine.
    “Oppure volete quello turchese?”
    Elisa si girò di nuovo su se stessa e rise.
    Era arrivato il momento di alzarsi o,altrimenti, Ninetta avrebbe continuato in eterno.
    “Obbedisco,Ninetta!!Adesso mi alzo… Non cambierai mai,tu!”
    La serva rise mentre si apprestava a passare la vestaglia da camera all’amata padrona.
    “E’ l’unico modo per farvi alzare…”
    “E tu trovane un altro!”
    La serva arrosì imbarazzata.
    “Sto scherzando, Ninetta!” riprese Elisa accarezzando il volto della ragazza
    “Con il vostro permesso,Signora…” abbozzò la serva con un inchino
    “Aspetta,Ninetta…”
    La serva si girò. Elisa le si avvicinò con sguardo turbato
    “Cosa sono questi lividi?” chiese facendo cenno ad alcune chiazze che ricoprivano il braccio della ragazza
    “Nulla,Marchesa…” rispose abbassando lo sguardo
    “E dove te li saresti fatti?”
    “Non saprei,Signora…Ecco…Ah si dimenticavo…L’altra mattina c’eravamo io e Tina a trasportare la cesta del bucato…Era pesante,Signora…Sapete c’erano la biancheria dei Marchesi…”
    “E quindi?”
    “Ecco Marchesa ci è caduta…”
    “E tu ti sei fatta male al braccio…”
    “Si Marchesa…Non ce ne siamo accorte e ci è scappata di mano…Era pesante…”
    Elisa guardò Ninetta che era rimasta ferma davanti a lei senza alzare lo sguardo.
    Era evidente che le stava mentendo.
    “Allora fate in modo che la prossima volta non accada più…Vi farete male sul serio…”
    “Avete ragione, Marchesa…”
    Elisa accarezzò il volto della ragazza che accennò un sorriso
    “Adesso con il vostro permesso…” abbozzò la ragazza inchinandosi per poi abbandonare la camera.
    “Ninetta!”
    La ragazza si fermò davanti alla porta.
    “Se ci fosse qualcosa che non va tu me lo diresti,no?”
    “Certo Marchesa…Vi ho sempre detto tutto…”
    “Lo so, Ninetta…Magari,però…Sai in futuro…Vabbè dai non ci fare caso…Avrai sicuramente da fare e non voglio farti perdere ulteriore tempo…”
    “Come desiderate…”
    Elisa accennò un piccolo sorriso mentre Ninetta continuava a trattenere il respiro sperando che la padrona le avesse creduto
    “Buona giornata…”
    “Grazie,Signora…Anche a voi…” concluse velocemente chiudendo la porta alle sue spalle
    Elisa si sedette davanti allo specchio
    Era chiaro che Ninetta le stava mentendo e non era nemmeno la prima volta che si accorgeva di quei segni sul corpo della ragazza. E da un mesetto la stessa Ninetta non era più lei. Sempre chiusa in sé stessa, sempre taciturna. Aveva perso anche quel meraviglioso sorriso che, ed Elisa ne era sicura, avrebbe fatto di quella ragazza la dama più invidiata di tutte qualora fosse stata nobile.
    Avrebbe dovuto parlarne con Augusto.
    Bè,si forse gli sarebbe interessato poco,forse non l’avrebbe nemmeno ascoltata o le avrebbe risposto che non erano affari da nobili e che lei aveva il cuore troppo debole, troppo popolano per essere una buona padrona di casa.
    Ben presto,però, Elisa scacciò questi pensieri.
    Non sarebbe stato di certo il parere del fratello a farle cambiare idea o a far continuare una situazione di certo spiacevole. Non le piaceva che nella sua casa non ci fosse armonia.
    Avvicinò il volto allo specchio. Lo girò prima a destra, poi a sinistra e sistemò l’ultimo fermaglio tra i capelli.
    In fondo se accadeva qualcosa di brutto tra la servitù lui avrebbe dovuto saperlo e avrebbe dovuto intervenire. A Rivombrosa non aveva mai visto accadere simili cose tra i membri della servitù, tanto meno erano pensabili. Ma decise che questo dettaglio era meglio non dirlo ad Augusto
    Aprì un cassetto e dall’interno di una scatola estrasse la collana di turchese.
    Rimase un attimo a fissarla.
    Quel ciondolo la turbava sempre ma ogni volta le infondeva anche una forza incredibile.
    Ne aveva sicuramente di più belli ma quel ciondolo non avrebbe mai avuto il valore degli altri gioielli.
    Mise la collana al collo e uscì dalla camera.

     
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  2. mariaM
     
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    “Eccoti finalmente!”
    “Edoardo,amico mio!”
    “Che stai cercando fin lassù?”
    “Dei libri…”
    “Questo lo avevo capito…”
    “Un libro di tragedie…Un libro particolare…Ero sicuro che fosse da queste parti ma non lo trovo…”
    “L’avranno spostato i servi mentre pulivano…”
    “Sarà…”
    Il Conte Fabrizio Ristori scese dalla scala che lo aveva portato in cima allo scaffale della biblioteca e abbracciò l’amico
    “Da quanto tempo!”
    “Sei tu che non frequenti più Torino…”
    “Da quando è morta mia madre non ho molto voglia di vedere gente…” disse malinconico
    “Ti capisco,Fabrizio…Però la vita va avanti…”
    “Mi conosci…Sono i miei soliti momenti…”
    “Saranno pure i tuoi soliti momenti ma…Fatti vedere un po’? Amico mio tu urgi di una bella cura capitolina…Guarda che l’invito a trasferirti per un po’ a Palazzo Carignano è ancora valido… ”
    “Ti ringrazio...Ma io sto bene a Rivombrosa… Solo a Rivombrosa…”
    “Come vuoi…Però a Torino ci sono molte persone che ti attendono…La Duchessa,per esempio…”
    “Ginevra, è vero…Me ne sono dimenticato…”
    “A quanto pare lei no…Che aspetti a chiedere la sua mano?Qual è il problema? In fondo si tratta solo di parlare con il Duca Leopoldo Ernesto Enrico Leonardo Squitteri di Torrecana…” terminò con tono ampolloso
    “E ti sembra poco?”
    I due amici risero di gusto
    “Stai parlando proprio tu che ti circondi di donne e non ne sposi nemmeno una…”
    “Deve ancora arrivare quella che farà capitolare il mio cuore principesco…Ma finchè si è in tempo bisogna godere di quello che la vita ci dà,caro mio…”
    “Guarda quando fai così mi ricordi tuo padre Aldo…”
    Edoardo rise mentre gli occhi azzurri, come quelli della madre la principessa Luisa di Casigliano, si illuminarono
    “Ma non parliamo di me…”
    “Meglio…Perché ho ancora negli occhi le lacrime della Contessina Alfieri al ballo alla Reggia…”
    “Ha pianto davvero?”
    “Davvero, sciocco, davvero…Ma tu eri troppo impegnato a pavoneggiarti con la Duchessa Famigli per accorgertene…”
    “Meno male che ci siete voi, impavido e romantico Conte Ristori!Come si dice.. un’ancora di salvezza per tutte le fanciulle maltrattate da galantuomini come me…” esclamò con tono scherzoso Edoardo accompagnando un vistoso inchino
    “Smettila, buffone…” chiuse Fabrizio dando una pacca sulla spalla all’amico
    “Principe…Conte…Mi avete fatto chiamare?” disse Giuseppe entrando nella stanza
    “Vieni avanti…”
    Il servo obbedì al padrone
    “Devi far arrivare questa lettera ai miei cugini a Venezia il più presto possibile…” disse Fabrizio porgendoli la missiva che aveva sistemato sul tavolo
    “Come volete…”
    “Puoi andare…”
    Il servo si inchinò e corse a realizzare la volontà del Conte
    “Cosa è quella faccia?” chiese Fabrizio scorgendo con la coda dell’occhio l’espressione meravigliata dell’amico che stava versando del vino nei due calici sistemati vicino alla terrazza
    “Non pensavo che avessi scritto…”
    “Sono tutto quello che resta della mia famiglia,Edoardo...Non lo dimenticare…”
    “Ma se ti hanno voltato le spalle nel momento del bisogno?!?!”
    “Sono sempre dei Ristori, che lo vogliano o no…”
    “O meglio che lo voglia o no…”
    “Bravo, hai capito…Non vedo perché estraniare Elisa e Anna solo per colpa di Augusto…”
    “Conosci tuo cugino…Il Marchese Augusto Casalegno si ucciderebbe pur di non venire a Rivombrosa….”
    “Augusto potrà fare quello che vuole…Anche se mi dispiacerebbe non rivederlo…”
    “Tu sei tutto strano…Tuo cugino ti odia, ti ha insultato per tutta la sua vita, ti ha offeso non partecipando ai funerali di tua madre e tu che fai? Lo richiami a Rivombrosa…”
    “Semplicemente perché non sono come lui…”
    “Questo lo so…”
    “Edoardo tu non puoi capire…”
    “Non iniziare con la storia della famiglia, dei doveri, dei tuoi nonni eccetera eccetera…Voi Ristori avete questo legame morboso con il passato che vi annebbia la vista sul presente…Siete strani…”
    “Si tratta di sentimenti profondi che legano delle persone per la vita…Proprio non lo capisci?Eppure frequenti questa casa da quando sei nato…”
    “Che ci vuoi fare,io sono un Carigliano! Noi siamo abituati ai giochi di corte e agli interessi dinastici…Si mangerebbero l’uno con l’altro pur di strappare la corona ai miei adorati cugini di Savoia…”
    “E ti sembra una cosa bella?”
    “A me non sembra né bello né brutto…Semplicemente non mi interessa!E non me ne faccio un problema! Affari loro! Perdono tempo dietro simili sciocchezze senza accorgersi di quanto siamo indietro!”
    “Su questo non posso certo darti torto…”
    “Per quanto mi riguarda possono anche uccidersi a vicenda per prendersi quello che vogliono; io ho ricchezze a sufficienza per vivere in eterno…E poi non hanno capito che ben presto perderanno tutto…”
    “Che dici?”
    “Sciocchezze, amico mio...Le mie solite cretinate…Savoia, Carignano, Asburgo…Diventeranno solo nomi…Chissà forse qualcuno un giorno studierà queste cose o magari finiremo tutti nel dimenticatoio…”
    “Non saranno moti organizzati da quattro contadini a far finire delle dinastie…E mi meraviglio di te…In fondo ne va di mezzo anche il tuo interesse, il tuo tornaconto personale…”
    “Suvvia, Fabrizio! Andiamo ancora dietro a simili idiozie mentre non siamo ancora in grado di fare dell’Italia uno stato unitario! Questa deve essere la nostra preoccupazione!”
    “Ai tuoi cari principi di Borbone saranno fischiando le orecchie!”
    “Ma loro a Caserta stanno più che bene…Che li manca?”
    “Infatti…Che cosa manca a loro e a noi?”
    “L’Italia! L’Italia,amico mio!”
    Fabrizio si avvicinò a Edoardo che, serio, si era fermato al centro della camera.
    “Tutto è sempre andato così e non vedo perché lo si debba cambiare proprio adesso…Lealtà e onore…”
    “ E amore, no?”
    “Giusto…Lo avevo dimenticato…”
    “Se leggessi quello che c’è scritto sotto lo stemma della mia famiglia tu non vivresti più!! Ma non ti accorgi di quanto sei ridicolo? Qui tutta va male; non c’è più economia, non esiste un mercato, abbiamo si e no dieci fabbriche e un analfabetismo impressionante e noi che facciamo? Seguiamo scritte poste chissà quanto che ci hanno costretti a imparare a memoria da piccoli!”
    “Ma sei tu o qualcuno che ti assomiglia?”
    “Che trovi di strano in questo ragionamento?”
    “E da quando in qua ti interessi di politica?Se hai appena detto che non ti importa nulla della tua famiglia e del trono…”
    “Ecco quello che ti manca,Fabrizio! A te serve una visione di tutto l’insieme…Invece te ne stai qua…Per carità Rivombrosa è un posto molto bello ma è lontano dal mondo,amico mio…”
    Fabrizio guardò Edoardo incredulo.
    “Staremo a vedere,Conte…Intanto a loro le guerre e le trame di potere a me la ricchezza e il divertimento!”
    “Finalmente sei ritornato in te!”
    Edoardo sorrise all’amico. Era meglio finire quel discorso.
    “Non mi dire che credevi che stessi dicendo sul serio quelle parole?”
    “A un certo punto si…”
    “Amico mio questo è l’ultimo rimedio da me magistralmente orchestrato per intrattenere giovani nobildonne…E farle cadere nella mia rete!”
    Fabrizio sorrise
    “Dovevo aspettarmelo…Comunque, a mio parere, sbagli a parlare così della tua famiglia…”
    “Fabrizio, Fabrizio…Troppo sentimentalismo non porta da nessuna parte! Lo vuoi capire una volta per tutte?
    “Che ad Augusto piaccia o no lui fa parte della mia famiglia…Nelle loro vene scorre sangue Ristori e io non permetterò di allontanarmi da Elisa, da Anna ma anche dalla sua vita…Rivombrosa per loro sarà sempre aperta…E’ quello che mio padre e mia madre hanno sempre fatto con zia Agnese e lo zio Andrea…Ed erano felici insieme…C’era armonia, c’era serenità, c’era amore in questa casa…Tu li vedevi quanto erano convinti che ci sarebbero sempre stati gli uni per gli altri…E io seguirò il loro esempio!”
    “Si… si…Certo…”
    “Che vuoi che faccia? Che chiuda i cancelli alle mie cugine solo perché il fratello odia me e Rivombrosa?”
    “Che poi chissà perché…”
    Fabrizio colpì leggermente il calice dell’amico e lo portò sulla bocca
    “E’ ottimo…Che annata quella del 1827!”
    “Hai ragione…Te ne farò arrivare delle bottiglie a Palazzo Carignano…”

     
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    letto, carissima..si ricomincia!!Evviva!!
     
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  4. mariaM
     
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    ho visto che hai letto..sia di qui, sia di lì.... credo che breve posto il seguito

    Palazzo Casalegno era una delle più antiche e sontuose abitazioni nobiliari di tutta Venezia, famoso per la posizione centrale grazie alla quale si godeva di un panorama mozzafiato sull’intera laguna tanto che i vecchi servi tramandavano ai bambini che gli stessi Dogi dicevano di avere la sensazione di governare Venezia solo quando si affacciavano dall’ampia terrazza del Palazzo che, in occasione del Carnevale, da sempre era il teatro unico e suggestivo delle feste più importanti. Le antiche leggende tramandavano anche che, nelle notti di estate, senza l’umidità, si potevano intravedere le carovane di beduini che arrivavano dall’Oriente. Così mentre l’acqua sembrava accarezzare le fondamenta medievali dello stabile, i suoi nobili padroni riuscivano a scorgere poco più in là, subito dopo una piccola insenatura tra le acque, il Canal grande mentre alle sue spalle, leggermente spostata verso l’oriente la Basilica di San marco e il suo leone.
    Il Palazzo apparteneva alla famiglia Casalegno da quando, a metà XV secolo, venne ereditato dal Marchese Luigi Francesco Ermanno Alfonso Casalegno beneficiario dell’intera eredità del Cardinale Benefitti il quale lo aveva adottato. In realtà a Palazzo si mormorava che il Marchese Francesco era davvero figlio del Cardinale che,essendo nato cadetto, fu costretto a prendere i voti pur perdutamente innamorato della Marchesa Squitteri Lonardi, madre del Casalegno. Tuttavia tra la fine de 600 e l’inizio del 700 la famiglia si era spostata a Torino per seguire il Marchese Andrea,ambasciatore della Repubblica Veneziana nel regno sabaudo, ruolo che poi sarebbe stato ricoperto dal figlio Augusto. Per tanto il palazzo restò chiuso per circa un secolo e fu per questo che, quando si seppe del ritorno dei discendenti del Marchese Andrea nel Palazzo, tutta Venezia ne parlò per giorni immaginando lo sfarzo e le feste che si sarebbe rivissuto.
    Ora se c’era un posto, all’interno di tutto il palazzo, nel quale ci si poteva rilassare dimenticando il trambusto cittadino era il frutteto al centro del quale sorgeva una piccola nicchia con all’interno la statua di Maria Santissima dei Martiri. Così ogni 8 settembre, giorno della festa della Madonna, le porte del Palazzo erano aperte a tutti i marinai della laguna devoti alla Vergine.
    Proprio nel frutteto e all’ombra della nicchia, vicino cui era sistemata una panchina sedeva la giovane Marchesina Anna Casalegno, ultimogenita di Agnese e Andrea.
    La ragazza dalla carnagione chiarissima sfogliava un libro spostando ogni tanto una ciocca dei lunghi capelli sciolti che ogni tanto cadeva sulla fronte. Tutti dicevano che la fanciulla assomigliava alla nonna dalla quale aveva ereditato non solo il nome ma anche l’amore per le arti e il canto che la spingeva a privilegiare più una serata a teatro o un pomeriggio trascorso ad ammirare opere d’arte piuttosto che un pranzo o una cena a casa di suoi pari. Ella stessa dipingeva e suo era il ritratto dei genitori con i tre figli sistemato sulla parete dell’atrio di’ingresso. I critici la ritenevano un talento naturale accresciuto anche dagli studi che la ragazza aveva seguito in Francia e in Inghilterra come avevano voluto i genitori; parecchi mercanti si erano interessati ai dipinti che il fratello Augusto aveva venduto ai migliori acquirenti nonostante il veto della sorella minore a cui poco importava della fama e della ricchezza ma che nulla aveva potuto contro la decisione del fratello. Augusto era riuscito a vendere tramite i suoi uomini di fiducia anche il suo quadro preferito, realizzato in un’estate trascorsa a Rivombrosa quando lo zio Martino era ancora in vita. Ad Anna piaceva molto vedere quel quadro, le dava sicurezza: il grande albero al centro sembrava proteggere tutti gli altri più piccoli che lo circondavano. Ne aveva parlato anche con la zia Emilia che si era trovata perfettamente d’accordo. Così quando i mercanti vennero a prendersi quella tela il suo cuore si strinse in una morsa di dolore e nostalgia.
    La Marchesina chiuse il libro.
    Il caldo non le dava tregua. E si era ancora a Maggio.
    Decise di rientrare nel Palazzo dove magari avrebbe trovato un po’ di refrigerio.
    Allora si alzò, fece il segno della croce davanti alla nicchia e si incamminò sotto il porticato.
     
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3 replies since 3/7/2008, 19:14   350 views
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