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Stellin@_18.
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"Miser Catulle, desinas ineptire,
Et quod vides perisse perditum ducas.
Fulsere quondam candidi tibi soles,
Cum ventitabas quo puella ducebat
Amata nobis quantum amabitur nulla.
Ibi illa multa tum iocosa fiebant,
Quae tu volebas nec puella nolebat.
Fulsere vere candidi tibi soles.
Nunc iam illa non volt; tu quoque, inpotens, noli,
Nec quae fugit sectare, nec miser vive,
Sed ostinata mente perfer, obdura,
Vale ,puella, iam Catullus obdurat,
Nec te requiret nec rogabit nulla.
At tu dolebis, cum rogaberis nulla.
Scelesta, vae te; quae tibi manet vita!
Quem nunc amabis? Cuius esse diceris?
Quem basiabis? Cui labella mordebis?
At tu, Catulle, destinatus obdura".
"Basta con la pazzia, sventurato Catullo.
E ciò che vedi morto impara che è perduto.
Ci sono stati giorni splendidi, nel sole.
E andavi dove lei ti conduceva,
l'amata come non sarà nessuna,
e avvenivano cose deliziose
che tu volevi e lei non dissolveva.
Davvero giorni splendidi nel sole.
Ora non vuole più. Dunque anche tu
non volere. Non inseguire ciò che fugge,
o uomo senza freno, non vivere infelice.
Sii ostinato, Catullo, sii deciso.
Addio, ragazza. Catullo è deciso,
se non vuoi non ti cerca, non ti chiede.
Però ne soffrirai, se non ti cercano.
Sventurata, che vita ti rimane.
Verrà qualcuno? e ti vedranno bella?
E l'amore? Dirai più "sono tua"?
Bacerai? Morderai le labbra amate?
Catullo, sii ostinato, sii deciso".
Adoro questo carme!. -
elen@_.
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Proprio per il ponte del 25 aprile sono andata a vedere la casa di catullo anche se io come autore non lo conosco non avendo mai studiato latino....
Grazie fede che aumenti la mia cultura..... -
NeNi....
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fede sono stata interrogata proprio oggi su catullo, ma il carme era l'11esimo! molto bello anche quello, malinconico, parla dell'addio a Lesbia! . -
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"...Nunc iam illa non volt; tu quoque, inpotens, noli,
Nec quae fugit sectare, nec miser vive,
Sed ostinata mente perfer, obdura,..."
"...Scelesta, vae te; quae tibi manet vita!
Quem nunc amabis? Cuius esse diceris?
Quem basiabis? Cui labella mordebis?
At tu, Catulle, destinatus obdura".
Che meraviglia,questi versi...La sconsolazione per l'amore finito,la rabbia,la passione struggente e la voglia di dimenticare,nonostante ci sia la consapevolezza che sarà una lotta impossibile.
Vi propongo allora il carmen da me preferito e ve ne do versioni davvero interessanti.
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Leggete con la la metrica (seguite gli accenti) e vi renderete conto della musicalità.
"Ìlle mì par èsse deò vidètur,
ìlle, sì fas èst, superàre dìvos,
quì sedèns advèrsus idèntidèm te
spèctat et àudit
dùlce rìdentèm, miserò quod òmnes
èripit sensùs mihi: nàm simùl te,
Lèsbia, àspexì, nihil èst supèr mi
<vòcis in òre;>
lìngua sèd torpèt, tenuìs sub àrtus
flàmma dèmanàt, sonitù suòpte
tìntinànt aurès, geminà tegùntur
lùmina nòcte.
...
Òtiùm, Catùlle, tibì molèstumst:
òtio èxsultàs nimiùmque gèstis:
òtium èt regès prius èt beàtas
pèrdidit ùrbes."
Mi sembra che sia pari ad un dio
se è lecito, (mi sembra) che superi gli dèi,
colui che, sedendoti di fronte, continuamente ti
guarda e (ti) ascolta
mentre sorridi dolcemente, cosa questa che a me misero
strappa tutte le facoltà; infatti non appena,
o Lesbia, ti vedo, non mi rimane più
<un fil di voce (lett.: nulla di voce in bocca)>,
ma la lingua si intorpidisce, un fuoco sottile
si insinua sotto le membra, per un suono interno
le orecchie rimbombano, entrambi
gli occhi si annebbiano
(lett.: gli occhi si ricoprono di una duplice notte).
...
L’ozio, Catullo, ti è dannoso;
per l’ozio ti esalti e troppo smanii.
L’ozio ha mandato in rovina re e città
un tempo felici [oppure: anticamente mandò in rovina re e città]
Questo era Catullo.
Ma ora leggete Saffo nella sua ode di cui quella di Catullo è una libera traduzione:quale e cosa può essere la passione per una donna.
"Mi sembra che sia uguale agli dei
quell’uomo che di fronte a te
siede e (standoti) vicino ascolta (te)
che parli dolcemente
e amabilmente ridi, e questo davvero
mi fa balzare il cuore nel petto,
come infatti io ti vedo, subito
non mi è più possibile dire nulla,
ma la lingua si spezza, sottile
un fuoco subito mi scorre sotto la pelle,
non vedo nulla con gli occhi,
ronzano le orecchie,
un freddo sudore mi avvolge, un tremito
(mi) prende tutta, e più verde dell’erba
(io) sono, e poco lontana dall’esser morta
sembro a me stessa.
Ma tutto si può sopportare, poiché…."
Sconvolgente e dirompente.
BELLISSIMA!!!!. -
mariaM.
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questo è il carme che si rifà al 31 di saffo...a me piace molto più quella di saffo indirizzata probabilmente a una ragazza che lasciava il suo "circolo".... catullo per quanto possa aderire alla poetica dei neoteroi impregna la poesia di alcuni aspetto tipici dell'uomo romano..mentre saffo sbrigiona tutta la potenza delle parole, tutto ciò che prova...STUPENDA . -
ALESSINA 91.
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Pure io ho letto Saffo e Catullo..anche se non li ho studiati approfonditamente come voi...
Adoro sopratutto le righe di Catullo a cui Fede ha dedicato una creazione di Ale e Vitto!!!!!!!!. -
mariaM.
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è molto più bello,però, leggere la lirica greca di saffo...è più coinvolgente...anche per vedere le paroel che usa...la traduzione a mio avviso limita le potenzialità espressive della poesia di saffo....questo perchè la parola greca contiene innumerevoli significati che quella italiana non riesce arendere al meglio....
se non si fosse capito amo saffo!. -
trottola99.
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Vivamus mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum seueriorum
omnes unius aestimemus assis!
soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit breuis lux,
nox est perpetua una dormienda.
da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus inuidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
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Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
e i rimproveri dei vecchi pedanti
tutti insieme non consideriamoli un soldo.
I giorni tramontano e tornano;
ma noi quando cade la breve luce della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.
Donami mille baci, poi ancora cento,
poi altri mille, poi ancora altri cento,
poi di seguito mille, e poi di nuovo altri cento.
Quando poi ne avremo dati migliaia,
confonderemo le somme, per non sapere (il numero dei baci),
e perchè nessun malvagio ci invidi,
sapendo che esite un dono così grande di baci.
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