Non esiste un desiderio semplice

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  1. Stellin@_18
     
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    Non esiste un desiderio semplice

    Parigi, salotto della Marchesa Dumond
    Ennesimo ricevimento, stesse persone. Tutti dicono di invidiarmi per la vita movimentata che conduco qui nella capitale francese.
    Eppure mi manca Rivombrosa. Mi manca casa.
    Mi manca cavalcare per ore interminabilmente pensando alla mia vita.
    A quel che amo.
    A quel che ho.
    A quel che non ho mai avuto e non potrò mai avere.
    Mi manca guardare quelle scritte che per quanto tristi possano essere, mi ricordano che non sono sola.
    Conte Fabrizio Federico Giovanni Clemente Ristori che conosceva Amore e Coraggio.
    Mio padre.
    Quel padre che non ho mai conosciuto.
    Ucciso a tradimento in un assalto. Nel 1773.
    Quando non avevo nemmeno un anno.
    Elisa Scalzi Ristori Contessa di Rivombrosa Tenera e Splendida Moglie e Madre Figlia Indomita di queste terre cui la vita troppo presto sfuggì.
    Mia madre.
    Quella madre che amava essere con me, ma amava ancor di più l’idea di essere altrove.
    Con mio padre.
    Perché ci sono amori che sono più forti della morte.
    “Hai sentito che la baronessa Juliette Binet si sposa con un sottufficiale?”
    “So già cosa diranno mia madre e mio padre quando lo sapranno ma non vedo l’ora di dirglielo. È uno scandalo…”
    Fisso la giovane nobile che civetta con la sua amica.
    Se solo sapessero che mia madre era una serva.
    Se sapessero che mio padre e mia madre avrebbero dato la vita per amore.
    Se sapessero che per lui nulla era importante all’infuori di lei.
    Se sapessero che l’amore fa fare cose che chi non ama non può neanche immaginare.
    Se sapessero la verità sulla storia di Elisa di Rivombrosa e di Fabrizio Ristori…
    Forse mi emarginerebbero per sempre.
    O forse capirebbero che si può amare davvero.
    Ma non sono così fiduciosa.
    I nobili spesso non capiscono.
    Non hanno capito mia madre per anni. Perché dovrebbero capire me?
    Li osservo tutti. Sembrano vivere così superficialmente la propria vita.
    Alla ricerca solo di lusso, piacere e potere.
    Dimenticando l’amore.
    Perché una vita senza amore è una vita vuota, priva di senso.
    Dalla finestra posso guardare le stelle.
    Mi basta poco per trovarla. L’ho cercata tante di quelle notti!
    Che cosa? La stella Elisa.
    Quella stella che fu testimone della loro ultima notte.
    “Pauline, sarà meglio andare…”
    “Maman, vi prego... rimaniamo un altro po’!”
    “Andiamo, Pauline…”
    “Ma…”
    “A casa”
    “Si, padre. Saluto un attimo Marie”
    Il padre di Pauline annuisce e la ragazza si avvicina all’amica chiedendole perdono per la rigidità dei suoi genitori poco inclini e molto annoiati dalla vita mondana.
    La guardo con occhi colmi di invidia.
    Non sa quanto vorrei essere al suo posto.
    Non conosce la sua fortuna.
    Non crede che la stia invidiando quando con un cenno del capo la saluto.
    Ci sono persone che non potranno mai capire quel che provo.
    Non potranno mai capire cosa vuol dire non aver mai visto il reale colore degli occhi del proprio padre.
    Non poter ricordare la sua voce.
    Non poter ricordare altro che una tomba grigia e un’iscrizione.
    Non avergli mai potuto dire nulla.
    Non averlo mai potuto conoscere se non tramite racconti.
    Tramite gli occhi e la voce della propria madre.
    Una madre che era sulla terra per forza.
    Che combatteva con la voglia di morire.
    Che aveva gli occhi spenti.
    Che sorrideva poco. E quando lo faceva era un sorriso triste e amaro.
    Che non si era mai concessa un’altra opportunità.
    E, se mi fermo solo un istante, posso ricordare quando mi diceva che solo quando avrei trovato l’amore, sarei riuscita a capirla.
    Ricordo quando disse a Martino che se non si ama non ci sono motivi per lottare.
    Quanto vorrei averli qui.
    Accanto a me.
    Quanto vorrei non cercarli tra le stelle.
    O tra ricordi opachi.
    Quanto vorrei che questo non fosse il mio più grande desiderio.
    Che fosse qualcosa di più semplice.
    Di più realizzabile.
    Ho sempre saputo che non esiste un desiderio semplice.
    Non per l’unica figlia di Elisa e Fabrizio.
    Non per la figlia del Conte e la Serva.
    Non per la figlia del Peccato. Ma per molti dell’Amore Vero.
    Non per la Contessina Agnese Ristori.
    Non per Agnese.
    Non per me.
    Perché nel mio nome è stato già scritto il mio destino.
    E questo destino non comprende una vita semplice.
    Né tanto meno un desiderio semplice.
    Forse è per questo che ne sono sempre stata consapevole.
    Non esiste un desiderio semplice.
     
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