Ritorno a Rivombrosa 2007

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    Torino, piazza Castello, marzo 2007

    Era una giornata fredda e piovosa, i passanti camminavano veloci alzando il bavero dei loro giacconi o proteggendosi con sciarpe, cercando di ripararsi dal vento di tramontana che soffiava dalla notte precedente. L’automobile grigio metallizzato targata Napoli svoltò in via Garibaldi e arrivò in piazza Castello, dove si trovava la sede della Sovrintendenza ai Beni Culturali del Piemonte. Il guidatore parcheggiò e scese imprecando, desiderando più che mai di tornare indietro nella sua città natale. Il sole era rimasto in Campania, mentre le brume del nord che lo avevano accolto non promettevano niente di buono e fecero cadere il suo morale molto in basso. Andrea si chiese ancora una volta perché aveva accettato quell’impiego..restaurare un vecchio castello nella campagna piemontese..chi glielo aveva fatto fare?!?..poi si ricordò dei contrasti avuti negli ultimi tempi con il padre, il famoso architetto Nicola Molinari; aveva lavorato con lui subito dopo la laurea, ma ora sentiva che doveva darci un taglio e pensare alla sua carriera. Così aveva partecipato al concorso indetto dalla regione Piemonte per il restauro di un vecchio palazzo e inaspettatamente lo aveva vinto..dopo aver litigato con il padre e incoraggiato da sua madre decise di accettare. Trovò il palazzo dove doveva recarsi, salì i gradini e si diresse dalla segretaria.
    “Buongiorno, cerco il dottor Boldrini”, disse Andrea alla donna che lo fissava sospettosa.
    “Ha un appuntamento?”, rispose lei con voce altezzosa.
    “Sì..sono l’architetto Molinari, ci siamo parlati ieri al telefono”.
    “Ah, un attimo prego..bene, mi segua per favore”.
    La donna bussò alla porta di un ufficio in fondo al corridoio ed entrò annunciando la visita.
    “Dottore, è arrivato l’architetto da Napoli”.
    “Oh bene, grazie signorina..lo faccia entrare”, rispose una voce gentile.
    Andrea entrò e si presentò all’uomo basso e tarchiato che aveva di fronte, che lo salutò a sua volta.
    “Benvenuto in Piemonte, architetto. Mi auguro che troverà piacevole il suo soggiorno nella nostra regione”, disse l’uomo in modo amichevole.
    “La ringrazio..lo spero anch’io, anche se l’inizio non è stato dei migliori..c’era un traffico incredibile in tangenziale e poi il tempo..capirà, per un meridionale come me abituato al sole..”.
    “Eh eh..lo so, ma non si preoccupi, vedrà che presto la primavera farà capolino anche qui nel nord..è mai stato da queste parti prima d’ora?”, chiese il sovrintendente.
    “No, mai..e visto che dovrò rimanerci per parecchi mesi, spero proprio che non rimarrò deluso”.
    “Sono certo che presto apprezzerà le bellezze della nostra regione, e tra queste vi è sicuramente il castello che di cui dovrà occuparsi, ad Agliè. Ne ha mai sentito parlare?”, chiese Boldrini.
    “Ho fatto qualche ricerca su Internet, ma non ho scoperto più di tanto; solo che fu costruito nel Medioevo e poi restaurato varie volte nei secoli”, rispose Andrea.
    “Sì, è vero, però solo fino alla fine dell’Ottocento, poi la famiglia Ristori, che lo possedeva, ha avuto varie disgrazie economiche ed è andato in rovina. Nell’ultimo secolo poi gli eredi si sono estinti, l’ultimo conte Ristori si arruolò nella seconda guerra mondiale e morì sul campo di battaglia senza lasciare eredi..così, come da suo testamento, il castello andò allo Stato..ma sa com’è, con le finanze che abbiamo in Italia..negli ultimi 60 anni non si sono mai trovati i soldi per restaurarlo, finchè finalmente con l’ultima finanziaria, il governo si è ricordato anche di questo piccolo gioiello”.
    “Bene, vedremo cosa si può fare per riportarlo agli antichi splendori. Immagino però che non saremo in molti a lavorarci..”, disse Andrea con ironia, sapendo quanto poco lo Stato destinava alle sue opere d’arte.
    “In effetti, avrà solo una piccola squadra di operai a sua disposizione..oltre naturalmente alla restauratrice”, concluse Boldrini.
    “Ah, quindi dovrò accordarmi con un’altra persona su ogni decisione?”, chiese innervosito Andrea.
    “Certo, ma non si preoccupi, la signora si occuperà della parte strettamente artistica..non credo che interferirà nel suo lavoro”, rispose il Sovrintendente.
    Andrea non ne era così convinto, già una volta gli era capitato di aver a che fare con un addetto al restauro e aveva avuto non pochi problemi…
    “La signora Ricasoli viene da Firenze ed è un’esperta nel restauro di vecchi castelli, pensi che ha lavorato persino in Inghilterra, non c’è da preoccuparsi..”, continuò Boldrini.
    “Se lo dice lei..”, concluse Andrea accigliato.
    Il sovrintendente lo rassicurò e per cambiare argomento cominciò a parlare dei vini piemontesi, offrendo all’architetto un bicchiere di Barolo.
    “Bene, signor Molinari..la lascio andare al suo albergo, sarà stanco per il viaggio. Noi ci vediamo domani nel pomeriggio per il viaggio ad Agliè, mentre la restauratrice arriverà domenica”, disse Boldrini alzandosi.
    I due uomini si strinsero la mano e si diedero appuntamento per l’indomani.
    Andrea uscì e si diresse all’albergo lì vicino dove aveva una stanza prenotata per la notte, il suo umore era nettamente migliorato forse anche per merito del vino..





    Il giorno dopo Andrea e il sovrintendente si incontrarono di nuovo in piazza Castello e cominciarono il viaggio verso Agliè, una piccola cittadina di circa 2600 abitanti a nord di Torino.
    Dopo una trentina di chilometri uscirono dall’autostrada a San Giorgio Canavese e proseguirono per qualche chilometro ancora sulla statale.
    Finalmente un cartello annunciò che erano arrivati a destinazione:
    “Benvenuti ad Agliè, terra di vino, tartufi e tragiche passioni”.
    Sotto al cartello, uno più piccolo in legno con una freccia recava l’indicazione “Castello di Rivombrosa, 5 km”.
    Andrea lo guardò perplesso e proseguì per il centro del paese dietro all’auto di Boldrini. Nella piazza della chiesa parcheggiarono le auto e scesero. Era una bella giornata di sole anche se l’aria era fresca, perlomeno la nebbia era sparita e anche il vento era cessato.
    Proprio di fronte alla chiesa vi era il municipio e accanto un barbiere e altre botteghe dall’aria un po’ decadente, ma anche pittoresca. Ad Andrea sembrava di essere stato catapultato nell’Ottocento. Si incamminarono per una stradina laterale e arrivarono all’albergo dove avrebbe soggiornato, l’hotel Miramonti. Era un tre stelle a conduzione familiare, accogliente e informale, la padrona sembrava molto simpatica, si chiamava Amelia e aveva la parlantina sciolta. Quella sera l’architetto verificò che era anche un’ottima cuoca, grazie al cielo.. Poi c’era suo figlio Angelo, il tuttofare, un ragazzo sveglio e allegro, e sua sorella Bianca, una ragazza un po’ scontrosa che si occupava dell’amministrazione e aiutava anche a servire i pasti quando ce n’era bisogno.
    Proprio mentre si registrava alla reception, Andrea si accorse che la ragazza lo fissava imbarazzata..“vuoi vedere che ho già fatto colpo sulla piemontesina?”, ridacchiò tra sé e sé.
    Lo sapeva bene l’effetto che faceva alle donne, da quando era adolescente gli correvano dietro a frotte..in effetti era un bel tipo, molto alto e con i muscoli al punto giusto, gli occhi azzurro mare di Capri (così diceva sua madre, che veniva dall’isola dei faraglioni) e un bel sorriso aperto.
    La cosa strana era che sembrava aver fatto colpo anche su Angelo, anche lui lo guardava in modo strano mentre gli portava le valigie in camera..ma forse era solo perché era un forestiero..un napoletano in una cittadina di campagna del Piemonte! La gente del luogo avrebbe avuto di che parlare nelle settimane a venire.
    Prima di andarsene Boldrini gli comunicò che il giorno dopo sarebbe tornato con la restauratrice e il lunedì mattina si sarebbero recati al castello per un primo sopralluogo.
    “A proposito..ho visto il cartello all’entrata del paese, diceva “Castello Di Rivombrosa”, disse Andrea con tono interrogativo.
    “Già, non gliel’ho detto? E’ così che viene chiamato..è l’antico nome di Agliè, così si chiamava il paese prima del 1900”, rispose il sovrintendente.
    Andrea annuì e salutò l’uomo, poi salì in camera sua a disfare le valigie, sempre seguito dallo sguardo di Bianca, che sembrava non avesse mai visto un uomo in vita sua..



     
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    Il giorno dopo Andrea si alzò di buon’ora e decise di fare una passeggiata fino al castello, era una bella giornata e voleva approfittarne.
    Mentre faceva colazione, sentì per caso Bianca che conversava con sua madre in cucina..
    “Ti dico che è così mamma, l’hai visto anche tu!”, diceva la ragazza eccitata.
    “Bianca, che dici? Sei impazzita..o hai dormito male?”, rispose Amelia seccata.
    “Ho dormito bene e non sono pazza! Insomma, quegli occhi, e quel profilo..prova ad immaginarlo senza pizzetto e con i capelli lunghi..sarà solo una coincidenza, ma..sembra proprio Lui!”, esclamò Bianca.
    “Ma lui chi? Su, non farmi perdere tempo per favore, che oggi ho un sacco di cose da fare”, rispose la donna spazientita e uscì dalla cucina borbottando.
    Andrea si rese conto che stavano parlando di lui, ma non capì il senso del discorso. Scosse la testa e uscì a fare la sua passeggiata.
    Dopo aver camminato per un quarto d’ora scorse in lontananza il castello. Era circondato da un grande parco e un cancello arrugginito dal tempo ne sbarrava l’entrata. Peccato, pensò Andrea, doveva aspettare Boldrini l’indomani per entrarci.
    Guardò attraverso le sbarre del cancello. Una grande fontana circolare era situata nel prato antistante il palazzo. Due grandi scalinate ai lati si congiungevano nel centro, la facciata era ancora ben messa, non gli sembrava così malridotta. Però che strano, gli sembrava di averlo già visto da qualche parte, aveva un qualcosa di familiare..chissà, forse su uno dei libri di sua madre, che era insegnante di storia dell’arte. All’improvviso, mentre una nube oscurava il sole, una serie di immagini gli attraversò la mente: un cavallo bianco..una spada luccicante..una giubba da militare blu e rossa.. Andrea non capiva cosa gli stava succedendo, era come se avesse avuto dei flashback di un tempo remoto, qualcosa che aveva già vissuto. Poi tornò in sé e anche il sole fece di nuovo capolino..assurdo!, pensò rabbrividendo, e scosse la testa.
    Stava per proseguire la sua passeggiata quando sentì rombare una moto. Era Angelo.
    “Salve signor Molinari”, esclamò il ragazzo quando lo vide, “sta facendo un giro di perlustrazione nei dintorni?”.
    “Già, visto che resterò qui per parecchio tempo.. che fai da queste parti?”, rispose Andrea guardando con interesse la motocicletta.
    “Ah, sto andando dalla mia morosa, la domenica di solito facciamo un giro nei dintorni, sa c’è poco da fare in questo paese”.
    “Immagino..infatti mi chiedo che farò nei fine settimana”, rispose Andrea.
    “Beh, qui al massimo c’è il pub del Gatto Nero..le consiglio di andare a Torino a divertirsi, qui uno come lei si annoia di sicuro..una volta i signori del luogo si divertivano con balli e battute di caccia, ma erano altri tempi, e sono secoli che in questo castello non abita più nessuno”.
    “Cosa sai della famiglia Ristori? Erano molto conosciuti qui?”, chiese curioso Andrea.
    “Sissignore, conosciuti e benvoluti. Mia nonna mi raccontava tante storie su di loro..non so quanto c’era di vero e quanto di inventato..comunque ne riparliamo stasera se non le spiace, devo proprio andare!”, si scusò Angelo.
    “Ci vediamo Angelo, buona domenica!”, e si salutarono.
    Andrea proseguì ancora un po’ finchè arrivò ad un piccolo laghetto con una cascata, immerso nel bosco..che pace, che tranquillità in quel luogo..rimase un po’ lì immerso nei suoi pensieri, poi sentì la campana della chiesa che suonava mezzogiorno e fece dietrofront. Era curioso di vedere cosa aveva preparato la signora Amelia per pranzo.

    Dopo un ottimo pranzetto a base di agnolotti fatti in casa e brasato, Andrea andò in cucina a complimentarsi con la cuoca.
    “Se i suoi piatti sono sempre così squisiti, metterò su qualche chilo di troppo”, scherzò l’architetto.
    “Beh, caro signore, non le farebbero male! ma credevo che anche a Napoli si mangiasse bene..”, disse ridendo Amelia.
    “In effetti sì, ma sa com’è..io lavoro troppo e mi concedo pochi vizi”, rispose Andrea. Poi proseguì: “Lei è nata qui immagino..suppongo che sappia tutto dei Ristori e del loro castello, le andrebbe di raccontarmi qualcosa? se ne ha il tempo ovviamente..”.
    Amelia non aspettava altro, prese una bottiglia di amaro alle erbe e due bicchieri e fece segno ad Andrea di seguirla in un salottino lì accanto.
    Gli versò un po’ di liquore e cominciò: “eh i Ristori, che gran signori erano! La mia bisnonna da giovane aveva lavorato al castello, prima che venisse chiuso, e prima di lei i suoi antenati, fin dal 1600, pensi un po’! Quando ero piccola mi raccontava certe storie..chissà se erano vere o no, comunque sono diventate leggenda in questo paese. Soprattutto quello che accadde nel lontano 1769..è diventata una bellissima fiaba che raccontiamo da sempre ai nostri bambini”.
    “E cosa accadde di tanto fiabesco?”, chiese curioso Andrea.
    Amelia si schiarì la voce e proseguì: “All’epoca il giovane conte Fabrizio Ristori si trovava in Francia nell’esercito. Sua madre, la contessa Agnese, era gravemente malata e il figlio venne mandato a chiamare..tornò a casa dopo ben dieci anni! Era davvero un bel ragazzo, c’è il suo ritratto al castello”, e qui Amelia si fermò a fissare Andrea, ripensando a quello che le aveva detto la figlia quella mattina.
    Poi si riprese e continuò: “..insomma, per farla breve, si innamorò della dama di compagnia di sua madre, una bellissima ragazza dagli occhi verdi..però il loro non fu un amore facile, perché lei non era nobile, ma una semplice popolana, capite..e all’epoca i nobili non potevano sposare le serve..per cui dovettero superare non pochi ostacoli, finchè l’amore riuscì a trionfare e i due innamorati si sposarono”, concluse Amelia tirando il fiato.
    “Davvero una bella favoletta”, rispose Andrea un po’ annoiato.
    “Già, ma non è finita. Purtroppo la loro felicità durò poco. Qualche mese dopo la nascita della loro unica figlia, Fabrizio fu ucciso in un duello e la povera Elisa, così si chiamava la sua amata, impazzì dal dolore..non si riprese più e sopravvisse solo pochi anni, quando una malattia se la portò via. Da allora si dice che le loro anime vagano per il castello senza darsi pace..quando i miei figli erano piccoli, andarono con la scuola a visitarlo, e c’è chi giura di aver udito i sospiri di Elisa che chiamava il suo sfortunato innamorato..ma sono tutte sciocchezze!”, concluse la donna ridendo.
    “Beh, comunque questa storia dei fantasmi..mi sembra un’ottima attrattiva per i futuri turisti del castello”, disse Andrea con spirito pratico.
    Amelia si alzò per tornarsene alle sue faccende e Andrea se ne andò in camera a telefonare a sua madre, aveva un paio di cose da chiederle..







    Verso le cinque del pomeriggio il dottor Boldrini tornò all’albergo insieme ad una giovane donna dai lunghi capelli biondi. Quando Bianca la vide spalancò gli occhi per la sorpresa e fece cadere la frutta che teneva in un cesto. Poi andò a chiamare sua madre, che arrivò di corsa.
    “Bianca, è compito tuo accogliere i clienti.. Ossignore benedetto!”, esclamò l’anziana donna.
    Sia Boldrini che la ragazza bionda le guardavano stupiti.
    “Ci scusi sa, signorina..”, disse Bianca riprendendosi, “è che lei assomiglia tanto a..”, e senza finire la frase chiese i documenti per la registrazione.
    “A chi assomiglio scusi?”, chiese la giovane donna curiosa.
    “No, niente..non si preoccupi.. allora, lei è Beatrice Ricasoli vero?”.
    “Proprio io”, rispose lei mostrando un bellissimo sorriso.
    Bianca chiamò il fratello, che rimase imbambolato a guardare la nuova arrivata, finchè la voce di sua sorella lo riscosse urlando: “Angelo! Le valigie!”.
    Finalmente Beatrice potè raggiungere la sua stanza e riposarsi per il lungo viaggio.
    Era partita molto presto quella mattina da Firenze, aveva anche perso la coincidenza a Milano e aveva dovuto aspettare il treno seguente per Torino. L’impressione che le aveva fatto quel piccolo paese era buona, sembrava un posto tranquillo..era quello di cui aveva bisogno, pace e tranquillità..e tempo per pensare al suo futuro.
    Guardò fuori dalla finestra..il sole stava tramontando, e in lontananza scorse il castello. Non vedeva l’ora di visitarlo e vedere i ritratti dei suoi padroni. Boldrini le aveva raccontato un po’ la storia della famiglia Ristori, compresa la leggenda degli sfortunati amanti del 1700.
    Sentiva che le sarebbe piaciuto rimanere in quel posto per un po’ di tempo..

     
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    Poco prima di cena Andrea stava leggendo il giornale nella saletta della televisione. Vi erano anche alcuni scaffali con libri, più che altro romanzi gialli, e riviste popolari..probabilmente Bianca era appassionata del genere, pensò sarcastico l’architetto.
    All’improvviso entrò nella sala Beatrice. Vide Andrea e lo salutò con un flebile “buonasera”, poi andò a sedersi lontano da lui su di un divanetto, cominciando a seguire con attenzione il telegiornale. L’architetto ricambiò il saluto e la osservò attentamente: era una vera bellezza, alta e snella con lunghi capelli biondi e ricci. Aveva un viso dai tratti delicati, e nell’insieme un’aria eterea, non sembrava appartenere a questo mondo.., certamente non a questo secolo. Non aveva niente della bellezza vistosa e a volte un po’ sfacciata, per non dire volgare, di certe ragazze d’oggi.
    Anzi, sembrava uscita direttamente da un quadro..del Settecento!
    “Avrà circa vent’anni, è troppo giovane per me”, pensò Andrea. Come se avesse udito i suoi pensieri, la ragazza si girò verso di lui.
    “ehm..mi scusi, sa a che ora viene servita la cena?”, gli chiese con un leggero accento toscano.
    “Tra pochissimo credo..posso chiederle come mai è qui in questo posto sperduto? E’ in vacanza?”, rispose lui.
    “Non proprio, sono qui per lavoro. Prenderò parte al restauro del castello qui vicino”.
    “Lei è la restauratrice?!?!”, esclamò stupito Andrea, “scusi, mi sembra così giovane, mi aspettavo una donna di una certa età.. Sono Andrea Molinari, l’architetto direttore dei lavori”, le disse alzandosi e porgendole la mano.
    Beatrice si alzò e gliela strinse, poi arrossendo disse: “Sembro più giovane di quel che sono in realtà..mi chiamo Beatrice Ricasoli”.
    A quel punto Andrea notò che aveva un paio di bellissimi occhi verdi..e lei si perse nei suoi occhi azzurri,.. finchè Bianca entrò senza tante cerimonie per avvisarli che la cena era pronta.
    Nella sala da pranzo c’erano solo loro due quella sera, evidentemente la stagione turistica non era ancora entrata nel vivo. Amelia disse loro che, dato che erano gli unici clienti, aveva pensato di farli sedere allo stesso tavolo, così potevano conversare, ma se loro preferivano potevano avere tavoli separati ovviamente.
    “Grazie Amelia, va benissimo così..se la signorina è d’accordo”, disse Andrea.
    Beatrice rispose che non c’era problema per lei, Amelia e Bianca si scambiarono uno sguardo d’intesa e la cena fu servita. In realtà parlarono pochissimo durante la sera, erano occupati a studiarsi l’uno con l’altro. Andrea riuscì a scoprire con stupore che lei aveva quasi trent’anni, era laureata in storia dell’arte con specializzazione in restauro ed era appena tornata dall’Inghilterra, dove era stata negli ultimi sei mesi per lavoro. Era curioso di saperne di più sul suo soggiorno nella terra di Shakespeare, ma lei era piuttosto reticente su quel punto..così lasciò perdere.
    Allora cominciò a fare battute sui napoletani e i piemontesi, imitandone anche l’accento. Beatrice scoppiò a ridere e lui la guardò sorridendo, era deliziosa con quel nasino all’insù e gli occhi che brillavano.
    In quel momento Bianca era in cucina con sua madre.
    “..insomma, non ci posso credere..prima Lui, e adesso anche Lei? Ma ti rendi conto?!? E’ una cosa da pazzi!”, esclamò la ragazza.
    “Bianca, per piacere..ho visto il ritratto di Fabrizio ed Elisa tanti anni fa, e mi pare che ci sia solo una vaga somiglianza con loro..”, rispose Amelia.
    “Invece io me lo ricordo bene, e ti posso assicurare che erano tali e quali ai nostri clienti!Quando la signorina è arrivata anche tu sei rimasta di sasso!”, disse Bianca sempre più infervorata.
    “Sì, in effetti lei è veramente somigliante alla povera contessa..mah”, fece la donna pensierosa.
    Bianca fece un sorriso di trionfo e portò il dolce in sala da pranzo.
    Al termine della cena, Andrea chiese a Beatrice se voleva fare una passeggiata, era ancora presto..ma lei rifiutò, era stanca per il viaggio e l’indomani dovevano alzarsi presto. Così si augurarono la buonanotte in cima alle scale..Andrea si voltò per guardarla di nuovo mentre entrava in camera, lei ricambiò il suo sguardo con un mezzo sorriso..e lui pensò che quella notte avrebbe sognato una fata.


     
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    Il lunedì mattina, il dottor Boldrini tornò per accompagnarli al castello di Rivombrosa.
    Quando arrivarono lì, alcuni operai erano già entrati di prima mattina per tagliare l’erba alta del prato e ripulire il sentiero. L’architetto e il sovrintendente s’incamminarono verso il palazzo, mentre Beatrice lo osservava pensierosa.
    “Che fa signorina, non viene?”, disse Andrea fermandosi.
    “Scusatemi..” disse Beatrice raggiungendo i due uomini, “cercavo di ricordare dove ho già visto questo castello..non mi è nuovo..forse su qualche libro d’arte”.
    “Strano, sa che ho avuto anch’io la stessa senzazione?”, rispose l’architetto, “ero qui davanti ieri e..beh andiamo!”.
    Finalmente arrivarono in cima alla scalinata, dove vi era uno spiazzo dal quale si poteva osservare il parco e la fontana. Boldrini cominciò a raccontare la storia del castello.
    “Il nucleo originario risale probabilmente al XII secolo, epoca nella quale il casato dei Ristori iniziò a dominare questa zona”, disse l’uomo guardando ogni tanto in un fascicolo che aveva portato con sé, “..oggi sono rimaste solo poche mura nell’area nord-est a testimoniare questa origine medievale, le vedremo dopo..”.
    “Verso il 1650 il conte Filiberto Ristori iniziò la trasformazione del castello su progetto dell’architetto Amedeo di Castellamonte”, proseguì Boldrini, “il palazzo fu ingrandito e abbellito nei decenni seguenti dai discendenti, fino ad arrivare al 1730, quando Federico Ristori, il padre di Fabrizio, completò l’opera e il castello divenne più o meno come lo vedete oggi..almeno all’esterno, perché ovviamente gli ambienti interni furono restaurati anche negli anni seguenti”.
    Mentre il sovrintendente parlava, Beatrice si era appoggiata alla balaustra della scalinata per ammirare meglio il parco. All’improvviso il cielo si rannuvolò e la ragazza ebbe un brivido di freddo..come in un film vide delle strane immagini nella sua mente: un cavallo nero..un vestito rosso..un piccolo libro..; le girava la testa e si portò una mano alla fronte cercando di stare in piedi.
    L’architetto se ne accorse: “Beatrice, si sente bene? Che succede?”, le chiese dolcemente.
    “Non..non si preoccupi..è solo stanchezza..”, rispose lei con voce debole sedendosi sui gradini.
    “Signorina, vuole tornare in albergo? Può tornare qui domani se vuole”, disse Boldrini.
    “NO! La prego continui..è passato..”, rispose con veemenza la ragazza, ancora incredula per quello che era appena successo.
    “Bene, allora possiamo entrare nel palazzo..seguitemi, prego” e salirono lo scalone centrale.
    Arrivarono così al primo piano del palazzo dove si trovavano il grande salone delle feste, la biblioteca, la sala da pranzo e altri salottini.
    Il grande salone era ormai disadorno, gli affreschi alle pareti erano in stato penoso a causa dell’incuria degli anni passati. Dal soffitto pendevano grandi lampadari di cristallo di Boemia che un tempo dovevano essere stati magnifici, mentre ora erano carichi di polvere e ragnatele. Alle finestre vi erano pesanti tendaggi di velluto scuro e nel centro della sala erano accatastati alcuni tavoli e sedie del primo novecento ricoperti da teloni. Beatrice osservò con tristezza le pareti della sala, lì c’era molto lavoro per lei..
    “La maggior parte delle stanze di questo palazzo è stata utilizzata fino agli anni Quaranta, poco prima della morte dell’ultimo erede. Vi troverete perciò soprattutto mobili e oggetti del novecento, al massimo dell’ottocento. Sarebbe bene fare un inventario di tutta la mobilia e dei quadri e altri oggetti di valore che il palazzo contiene..”, disse il sovrintendente guardando Andrea.
    “Certo, non si preoccupi, lo faremo quanto prima..vero signorina?”, rispose lui.
    “Come? Ah certo, l’inventario..”, rispose Beatrice pensierosa.
    “La nostra idea è quella di farne un museo didattico permanente per le scolaresche e per quanti sono interessati al modo di vita dei nostri antenati..vorremmo destinare ogni stanza ad un’epoca specifica, con i suoi mobili e oggetti in bella mostra. Purtroppo però temo che non troveremo molti oggetti risalenti al seicento e settecento, anche perché è successa una cosa strana..”, continuò Boldrini sistemandosi gli occhiali sul naso.
    Andrea e Beatrice lo guardarono curiosi.
    “..sembra che la famiglia fece chiudere alcune stanze al piano superiore dopo la metà del settecento, che non furono mai più riaperte.. quindi non abbiamo idea di cosa si trovi in esse”, concluse l’uomo.
    “Ma..non è più o meno il periodo in cui morì il conte Fabrizio?”, chiese Beatrice.
    “Sì in effetti..chissà forse è quello il motivo della loro chiusura..comunque l’ultimo erede non ha lasciato nessuna indicazione in merito, per cui credo che sia giunto il momento di aprirle..chissà potremmo trovare degli autentici tesori”.
    “Beh,” disse Andrea ridendo, “speriamo solo di non far arrabbiare il signor Fabrizio!”.
    Tutti e tre scoppiarono a ridere, ma si bloccarono di colpo quando, all’improvviso, in lontananza udirono una porta sbattuta con violenza.
    “Ehm, sarà il vento..”, disse Andrea guardando fuori dalle grandi finestre.
    “Architetto, non c’è il minimo alito di vento oggi..”, disse Beatrice con voce tremante.
    “Suvvia signorina, non crederà anche lei alla storia dei fantasmi?”, rispose l’architetto.
    “Quale storia?”, chiese Beatrice.
    “Me l’ha raccontata la signora Amelia, sembra che qui ci siano i fantasmi di Elisa e Fabrizio, pensi un po’..”, disse Andrea ridendo di nuovo.
    “Non ci trovo niente di divertente”, disse la ragazza irritata, “..era una bellissima storia d’amore ed è finita tragicamente. Come fa ad essere così cinico?!?!?”.
    “Mi scusi, ma io sono un tipo pratico, non credo a queste sciocchezze.. Boldrini vogliamo proseguire?”, rispose l’architetto accigliato.
    Uscirono dal salone e percorsero il corridoio fino ad una stanza con la porta a vetri, dalla quale si intravvedevano scaffali ricolmi di libri..entrarono in biblioteca senza sapere che vi avrebbero trovato qualcosa di sconvolgente. C’erano un grande divano, poltrone e tavolini ricoperti da teloni, e uno scrittoio con un grosso mappamondo di legno che doveva essere molto antico.
    La parete più larga era occupata da un grande camino, sopra al quale era appeso un ritratto che raffigurava gli sfortunati amanti del 1700.. proprio loro, Elisa e Fabrizio. Doveva essere stato fatto subito dopo il loro matrimonio, Fabrizio cingeva la sua Elisa alla vita, entrambi sorridevano felici. Lui indossava una camicia bianca e una giacca blu notte, Lei un bell’abito ricamato color oro, al collo portava una collana con un pendaglio.
    Ma la cosa incredibile erano i loro volti..soprattutto quello di Elisa. A Beatrice sembrò quasi di guardarsi allo specchio! La giovane contessa Ristori, infatti, le assomigliava come una goccia d’acqua..e il conte aveva molti tratti in comune con Andrea, gli stessi occhi azzurri penetranti e lo stesso profilo nobile, con il naso importante. L’architetto lo fissò con stupore, poi guardò imbarazzato Beatrice, che sembrava ipnotizzata dal ritratto.
    “Beh, è veramente incredibile”, disse Boldrini, che non aveva mai visto il quadro, “signor Molinari, ha per caso dei parenti da queste parti?”, chiese un po’ scherzando.
    “Non credo proprio..e suppongo neanche la signorina”, disse lui guardando Beatrice.
    “..Io..no,..non lo so..”riuscì a dire lei con un filo di voce.
    Poi si diresse alla finestra per aprirla, aveva bisogno d’aria..ma barcollò e cadde su un divano ricoperto da un telo.
    “Beatrice!”, gridò Andrea, “è svenuta Boldrini!”, e prese la bottiglia d’acqua che si era portato, cominciando a spruzzarle gocce sul viso.
    Lei riaprì gli occhi e i due uomini tirarono un sospiro di sollievo.
    “Come ti senti?..meglio?”, disse Andrea preoccupato.
    “Scusatemi, non so cosa mi sia successo..”, rispose lei rialzandosi, “..è che ho avuto un periodo molto stancante e..insomma, adesso questo..”.
    “Già, ora capisco perché Bianca mi guarda in modo strano..e io che credevo di aver fatto colpo!”, disse Andrea cercando di tornare alla normalità.
    “Signorina, forse dovremmo terminare qui la visita per oggi..la prego, torni in albergo a riposarsi”, disse gentilmente Boldrini.
    “No, davvero..non è necessario..”, rispose lei scuotendo la testa.
    “Ma lei è proprio testarda sa?”, disse Andrea con viso serio, “per oggi basta così..io torno in paese e ci viene anche lei, ha capito?”.
    “Chi si crede di essere per darmi degli ordini? Della mia vita decido io!!!”, rispose la ragazza fieramente.
    Il sovrintendente li guardava imbarazzato senza sapere cosa dire. Alla fine si intromise tra i due: “Beh, comunque è quasi l’una, sarete affamati..io direi di andarcene a pranzo e poi decideremo il da farsi”.
    “Buona idea, grazie Boldrini!”, disse Andrea trionfante.
    A malincuore Beatrice li seguì fuori dal palazzo, avrebbe tanto voluto rimanere ancora lì, anche se le accadevano cose strane in quel luogo..








    Tornarono in albergo dove li aspettavano i manicaretti preparati da Amelia.
    Dopo pranzo Beatrice si sentiva molto meglio, per cui decisero di tornare al castello. Lì visitarono il resto del primo piano e del seminterrato, dove vi era una grande cucina e quelle che erano state le stanze della servitù.
    Poi fecero un giro all’esterno del castello, dove videro le antiche mura medievali e le vecchie scuderie. Qui trovarono una vecchia carrozza che doveva risalire all’Ottocento, o forse prima, un calesse e anche un’automobile degli anni Trenta.
    Tornarono così sulla balaustra di marmo davanti alla fontana. Qui anticamente vi era stato un bel giardino all’italiana, come avevano visto in un quadro esposto in uno dei salotti. Decisero così di ricrearlo esattamente com’era stato.
    Erano ormai le sei di sera quando tornarono in paese. Boldrini salutò l’architetto e Beatrice, pregandoli di chiamarlo ogni volta che avessero avuto bisogno di qualcosa, lui stesso sarebbe passato ogni due settimane a vedere come procedevano i lavori.
    Beatrice stava andando in camera sua quando Andrea la bloccò.
    “Aspetti, per favore..le volevo chiedere scusa per oggi, non era mia intenzione darle ordini..ero solo preoccupato, tutto qui”, le disse gentilmente.
    “Grazie, ma non deve scusarsi..me lo dicono sempre che sono un po’ testarda”, rise lei.
    “Beh, comunque pensavo che potremmo anche darci del tu visto che dobbiamo lavorare insieme per parecchio tempo no?”.
    La ragazza rispose che era d’accordo e si diedero appuntamento per la cena. Mentre stava andando in camera vide la signora Amelia che nel salottino accanto alla cucina stava rammendando delle calze.
    “Salve signorina, le è piaciuto il castello?”, chiese la buona donna gentilmente.
    “Dire che mi ha impressionato è poco..signora Amelia, lei sa tutto di questo luogo e dei suoi abitanti..vorrei saperne di più su Elisa e Fabrizio, sulla loro storia..”, disse Beatrice sedendosi accanto a lei.
    “Cara, tutto quello che so e che ricordo lo sa già anche lei, è sempre la stessa storia che ripetiamo da anni ai nostri figli e nipoti, e che a sua volta ci è stata raccontata dai nostri nonni..non ne so molto di più mi creda..”, rispose Amelia scuotendo la testa.
    “La prego Amelia, io voglio sapere TUTTO!!!”, disse Beatrice prendendola per un braccio.
    “Beh, temo che lei sia rimasta veramente impressionata da ciò che ha visto, da quel quadro..certo che è veramente incredibile la somiglianza..comunque, la giovane contessa aveva solo 17 anni quando incontrò Fabrizio, che invece ne aveva già una trentina sa? Era stato in Francia nell’esercito, come lei sa, per ben dieci anni..sembra che fosse fuggito là dopo una delusione d’amore, la donna che amava aveva sposato un altro. Elisa si innamorò subito di lui, e lui anche di lei..ma avevano tutti contro come può ben capire, lei era solo una serva..e poi c’era un altro problema, un intrigo politico o qualcosa del genere..non si è mai ben capito cosa..almeno così mi diceva mia nonna.. comunque Fabrizio aveva dei nemici e qualche mese dopo il matrimonio subì un agguato e..”. Beatrice qui l’interruppe: “Lo so, non dica altro per favore!”.
    “Ah, c’è un’altra cosa..si dice anche che Elisa avesse scritto un diario ma non è mai stato trovato..chissà magari lo troverete voi nascosto da qualche parte nel castello”, concluse Amelia.
    “Magari..sarebbe fantastico!”, rispose Beatrice con gli occhi che brillavano, e ringraziando la donna se ne andò in camera sua.



     
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    Il giorno dopo cominciarono finalmente i lavori al castello. Per prima cosa decisero di fare l’inventario di tutti i mobili e oggetti che trovavano, cercando di datarli e separarli a seconda dell’epoca. Si resero conto che ci sarebbero voluti parecchi giorni, c’erano talmente tante cose da catalogare..anche se la maggior parte erano piuttosto recenti, del Novecento o al massimo della fine dell’Ottocento. Mobili e mobiletti, quadri, soprammobili, libri, tappeti, suppellettili varie..i Ristori forse avevano anche avuto problemi economici, ma certo ci tenevano molto ai loro averi. Beatrice si chiese che fine avessero fatto gli altri discendenti della famiglia, e perché non erano entrati in possesso del castello alla morte dell’ultimo erede diretto, quel Federico che morì nel 1940 nella battaglia delle Alpi Occidentali. Aveva visto l’albero genealogico della famiglia nel fascicolo che le aveva dato il Sovrintendente; Federico discendeva direttamente da Martino Ristori, il figlio che Fabrizio aveva avuto in gioventù prima di conoscere Elisa, dalla quale aveva avuto la figlia Agnese, che aveva sposato un marchese di Casalegno. Anche Agnese aveva avuto figli, quindi sicuramente dovevano esserci i suoi discendenti da qualche parte. Boldrini le aveva detto che c’erano stati dissapori che avevano causato l’allontanamento tra i due rami della famiglia, in seguito al quale Federico aveva destinato tutti i suoi possedimenti allo Stato.
    Beatrice era immersa nei suoi pensieri quando arrivò alle sue spalle Andrea.
    “Allora, come va qui? E’ un bel casino vero?”, le disse spaventandola un pochino.
    “Bene grazie, anche se mi imbarazza un po’ ficcare il naso nelle cose appartenute ad un’altra famiglia”, rispose lei.
    “Allora perché non andiamo a ficcanasare di sopra? Dobbiamo ancora vedere le stanze da letto”, propose lui eccitato.
    “Non so..non sarebbe meglio prima finire qui?”.
    “Fai come vuoi, io vado di sopra!”, e corse via per le scale che portavano al secondo piano.
    “Aspettami!”, gridò lei correndogli dietro.
    Arrivati al secondo piano videro un grande corridoio le cui pareti erano finemente affrescate con bellissimi dipinti che raffiguravano vedute di campagna, anche qui erano purtroppo in cattivo stato..c’erano circa una decina di stanze. Con il mazzo di chiavi che avevano trovato nella cucina il giorno prima riuscirono ad aprirne otto, ma delle due rimanenti non riuscirono a trovare la chiave.
    “Devono essere quelle di cui parlava il sovrintendente, quelle chiuse nel Settecento”, disse Beatrice emozionata.
    “Chiederemo agli operai di far saltare la serratura in qualche modo, senza rovinare le porte spero”, propose l’architetto, “intanto guardiamo in queste aperte”.
    Visionarono le otto stanze una ad una; in quasi tutte l’arredamento era piuttosto recente, della prima metà del Novecento..vi trovarono molti vestiti dell’ultimo Ristori, i suoi libri e oggetti personali, e anche alcune sue fotografie. L’uomo aveva capelli corti e baffetti secondo la moda dell’epoca, anche lui ricordava nel viso il Fabrizio del Settecento, ma non tanto come Andrea, osservò Beatrice.
    Nella camera da letto di Federico era appesa alla parete una spada. Andrea rimase interdetto non appena la vide. Era la stessa che aveva “sognato” il giorno del suo arrivo a Rivombrosa. La staccò dalla parete per vederla da vicino e notò che alla base dell’impugnatura era incisa la data di fabbricazione: 1769. Un vago senso di inquietudine pervase l’architetto, più la rimirava e più si sentiva legato in modo particolare a quella spada, e non capiva perché. Lui, poi, aveva sempre odiato le armi..la rimise sul suo supporto in fretta e proseguì il giro con Beatrice.
    Un paio di camere erano arredate in stile ottocentesco, e una di queste in particolare suscitò l’attenzione di Beatrice. Sembrava la camera di una ragazza, o di una bambina..vi era un bel letto di quelli a scomparsa, un semplice scaffale con giocattoli e libri e un piccolo scrittoio vicino alla finestra. La stanza sembrava uscita da un libro di fiabe. Tra i libri trovò un’edizione di Romeo e Giulietta di Shakespeare e una della Pamela di Richardson, una raccolta di favole dei fratelli Grimm e un libretto di tragedie di Racine..strana scelta per una bambina, pensò Beatrice. Guardandolo meglio si accorse che era simile a quello che aveva visto il giorno prima durante la sua “visione”, fuori sulla scalinata..si concentrò sui giocattoli, dove spiccava una bella bambola con il vestito rosso. La ragazza la prese in mano e si sedette sul letto. Doveva essere molto antica, la esaminò con delicatezza per paura di rovinarla..chissà perché le piaceva così tanto, quella semplice bambola di pezza toccava una corda nascosta del suo cuore..all’improvviso l’architetto entrò nella stanza. Il cuore di Beatrice fece un balzo.
    “Ah, sei qui..carina questa cameretta”, disse lui guardandosi in giro.
    Beatrice ripose la bambolina sullo scaffale e si diresse allo scrittoio, cominciando ad aprirne tutti i cassetti come per cercare qualcosa.
    “Si direbbe che speri di trovare qualcosa in particolare lì dentro”, osservò lui pensieroso.
    “Elisa scrisse un diario segreto, me l’ha detto Amelia..magari è qui..”, rispose lei.
    “Voi donne e i diari segreti! Che ci scriverete mai, dico io…”, disse Andrea ridendo.
    Beatrice lo fulminò con lo sguardo e lui se ne andò al piano di sotto.
    Continuò ad esaminare il resto della stanza, il letto e ogni piccolo angolo che poteva nascondere qualcosa, ma non trovò niente. Ad un certo punto le tendine di pizzo della finestra si mossero per un leggero alito di vento..e Beatrice udì distintamente qualcosa che sembrava un sospiro di donna nella stanza.
    Andò alla porta spaventata e corse al primo piano.
    Andrea la vide arrivare bianca in volto e le chiese cosa era successo.
    “Se te lo dico mi prenderai in giro, quindi starò zitta”, rispose lei reticente.
    “Fammi indovinare..hai visto il fantasma del bel Fabrizio?”, disse lui ironico.
    “Abbiamo un sacco di lavoro da fare, quindi finiscila di fare lo spiritoso!”, e girò sui tacchi.
    L’architetto fece un ghigno e tornò a parlare con l’operaio su come aprire la porta delle “stanze segrete”..decisero che ci avrebbero provato l’indomani.



     
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    Il giorno dopo il tempo era di nuovo peggiorato. Nuvoloni neri carichi di pioggia si avvicinavano minacciosi e il vento aveva ripreso a soffiare. Andrea e Beatrice scesero dall’auto di lui e corsero dentro al palazzo. La ragazza si mise subito al lavoro nel grande salone, voleva cominciare a restaurare un bell’affresco raffigurante un paesaggio rurale, una veduta della campagna piemontese con un ruscello e una chiesetta. L’architetto cominciò il suo lavoro esaminando le stanze al primo piano e decidendo gli interventi di manutenzione di cui avevano bisogno. Si doveva anche rifare l’impianto elettrico, che risaliva agli anni Trenta ed era completamente fuori uso.
    I due ragazzi non si videro per quasi tutto il giorno, finchè Beatrice nel pomeriggio sentì dei rumori al piano di sopra. Corse a vedere cosa succedeva e trovò Andrea che con Giovanni, uno degli operai, stava cercando di aprire una delle famose “stanze segrete”.
    “Potevi anche dirmelo però..”, cominciò lei irritata.
    “Scusa, volevo farti una sorpresa..comunque abbiamo dei problemi, la porta è stata sbarrata per bene e rischiamo di rovinarla e non è proprio il caso! Quindi dobbiamo trovare assolutamente le chiavi mancanti”.
    “E come facciamo? Chissà dove le hanno messe..magari sono state buttate via!”, esclamò Beatrice.
    “Metteremo a soqquadro il palazzo e le troveremo, altrimenti cercheremo un’altra soluzione”.
    “E se invece le lasciassimo chiuse come sono? Forse “qualcuno” non vuole che vengano aperte!”.
    Andrea la guardò ironicamente e sorrise.
    “Bea..per favore, non siamo in un film di Dario Argento!”.
    “Non mi chiamare Bea! Non sono una vecchia zia! Io dico solo che dovremmo rispettare la volontà di chi le ha fatte chiudere, mi sembra giusto così”.
    “E io so che siamo stati incaricati di fare un bel lavoro qui dentro..e non ho paura dei fantasmi!”.
    “Fai come ti pare allora!”, rispose la ragazza e se ne tornò al suo lavoro.
    “Lasciamo perdere Giovanni, cercheremo le chiavi e poi vedremo..”, disse Andrea.
    Quella sera tornarono in albergo rannuvolati come il cielo che avevano sopra di loro.

    Per tutto il resto della settimana continuarono ognuno il proprio lavoro, senza pensare più alle chiavi mancanti. Andrea stava cercando un’altra soluzione con gli operai, e intanto cominciò a dare un’occhiata anche all’esterno del castello, che aveva urgente bisogno di riparazioni.
    Il venerdì sera, Andrea incontrò Angelo fuori dall’albergo.
    “Salve architetto!”, esordì il ragazzo, “finalmente è venerdì..che fa stasera?”
    “Non mi avevi detto che c’è un pub qui in paese?”, rispose lui.
    “Certo, il Gatto Nero! Lo gestisce un mio amico, Giulio, un tipo veramente forte..perché non invita la signorina Beatrice? Lo farei io ma poi la mia ragazza chi la sente?”, rise Angelo, “è davvero bella, vero?”.
    “Chi?..ah, certo Beatrice..non credo di andarle molto a genio, ma forse se ci andassimo tutti e quattro verrebbe anche lei”, rispose l’architetto, “glielo chiederò a cena”.
    “Bene, allora ci si vede qui fuori dopo cena..vado dalla mia ragazza, a dopo!”, e sparì rombando sulla sua moto.
    Andrea andò in sala da pranzo dove Beatrice stava già mangiando. Le chiese se voleva uscire a bere qualcosa dopo cena e lei stranamente accettò volentieri..poi passarono il resto della cena in totale silenzio.

    Verso le nove trovarono Angelo fuori dall’albergo che li aspettava, insieme alla sua ragazza. Percorsero un paio di stradine nel centro del paese e arrivarono ad un piccolo pub con l’insegna di un grosso gatto nero appesa fuori.
    Appena entrati un uomo biondo e alto si avvicinò a loro, salutò Angelo e la sua ragazza e li diresse ad un tavolo nell’angolo. L’uomo si chiamava Giulio, aveva l’aria furba e rideva di continuo, facendo anche un sacco di complimenti alle ragazze.
    Ad un certo punto si avvicinò una bella donna dai capelli neri e l’espressione dolce.
    “Giulio, per favore..vai in cantina, abbiamo finito il vino bianco”, disse rivolgendosi all’oste.
    “Sicuro moglie!”, rispose lui ironico, “vi presento la mia dolce metà, Margherita”.
    La donna salutò gli avventori e si soffermò su Beatrice, guardandola sorpresa.
    “Piacere di conoscervi..quindi siete voi che riporterete il nostro castello al suo antico splendore?”, disse poi ai nuovi arrivati.
    “Speriamo proprio di sì, fantasmi permettendo!”, rispose Andrea divertito.
    “Non c’è niente da ridere architetto..”, disse Margherita seriamente.
    “Oh, finalmente qualcuno che mi capisce”, osservò Beatrice.
    Le due donne si guardarono sorridendo, sentivano che sarebbero diventate amiche..
    Trascorsero una bella serata chiacchierando e ridendo, poi Andrea si fece dare una chitarra e cominciò a cantare canzoni napoletane..era davvero bravo, aveva la musica nel sangue, pensò Beatrice. E gli piaceva esibirsi davanti ad un pubblico, era un tipo esuberante..lo aveva giudicato male, credeva che fosse un po’ superficiale, invece non era così. Era così diverso da lei, sempre controllata e dal carattere timido e riservato..ed era anche diverso da Christopher, molto più simile a lei..per un attimo la ragazza si estraniò dal luogo in cui si trovava, dalla compagnia allegra che aveva attorno, e tornò con la mente ad un mese prima, quando all’aeroporto di Heathrow a Londra aveva salutato con un bacio l’amico inglese, con la promessa di riflettere sulla sua proposta e dargli una risposta quanto prima possibile. Ora che ci ripensava, si rendeva conto che risolvere il suo dilemma sarebbe stato più difficile del previsto.
    “Beatrice! Stai sognando di nuovo il tuo Fabrizio?”, esclamò l’architetto all’improvviso.
    La ragazza si ridestò dai suoi pensieri e tornò alla realtà. Guardò interrogativamente Andrea, che la fissava con un mezzo sorriso sulle labbra.
    “Ah, ma allora sei proprio innamorata persa di lui”, disse poi con una punta di gelosia nella voce.
    “Ma che stai dicendo?!? Non hai la minima idea di quello che..”, rispose la ragazza.
    “Io dico che dovresti vivere il presente, invece di sognare uno vissuto nel ‘700!”.
    “Non sognavo proprio niente, e poi sono fatti miei!”, rispose Beatrice irritata.
    Andrea si alzò per andare al bancone a prendere altro vino, lei lo seguì con lo sguardo e pensò che a volte era veramente odioso. Altre volte invece no..




     
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    Il weekend passò tranquillo, l’architetto voleva fare un giro nei paesi vicini, ma il tempo non era dei migliori, per cui decise di aspettare un’altra occasione. Passò il tempo al computer o al telefono con sua madre e gli amici, mentre Beatrice la domenica pomeriggio andò a trovare Margherita, da cui era stata invitata dopo la sera al pub.
    La donna abitava con il marito in un appartamento sopra al local. Quando Beatrice arrivò la fece accomodare sul divano in salotto e subito un bel gatto nero saltò in grembo alla ragazza cominciando a fare le fusa.
    “Si vede che sei speciale, di solito odia gli estranei!”, disse Margherita sorpresa.
    “Come si chiama?”, chiese Beatrice accarezzando la bestiola.
    “Martino, perché è nato l’11 novembre”, rispose la sua padrona.
    Beatrice sorrise e diede un bacio al micio, che ne sembrò molto contento.
    “E’ un po’ come un figlio per me, io non posso averne”, disse Margherita con tristezza.
    “Mi spiace molto..da quanto siete sposati tu e Giulio?”, chiese Beatrice.
    “Circa tre anni, e prima siamo stati fidanzati per quasi sette..ci conosciamo dalle elementari, lui me lo diceva sempre da piccoli che un giorno mi avrebbe sposato, e così è stato”.
    “A volte il nostro destino è già segnato, non credi?”, disse Beatrice.
    “Forse..e tu invece? Hai qualcuno che ti aspetta a Firenze?”, chiese Margherita curiosa.
    “No, non a Firenze..in realtà sono single, anche se ho un amico “speciale”, se si può dire così..”, rispose la ragazza un po’ imbarazzata. “Sono stata in Inghilterra nei mesi scorsi, per lavoro, e lì ho conosciuto un uomo molto interessante, la nostra è un’amicizia profonda e lui mi ha fatto capire che vorrebbe di più, ma io non sono sicura dei miei sentimenti..per questo ho deciso di venire qui, quando si è presentata l’occasione ho pensato che mi avrebbe fatto bene un cambiamento, avrei potuto riflettere..”.
    “Già, sono decisioni importanti..e che mi dici dell’architetto?”, disse Margherita maliziosa.
    “Che vuoi dire? E’ solo un collega..e non è il mio tipo”, rispose Beatrice con fermezza.
    “Dai, ho visto come ti guardava l’altra sera! secondo me gli interessi, eccome! E poi, voi due sareste perfetti insieme, come Elisa e Fabrizio! Ma lo sai che in paese non si fa altro che parlare di voi due? Vi chiamano il Conte e la Contessa!”, disse Margherita ridendo.
    Beatrice arrossì fino alla radice dei capelli.
    “Margherita, ti assicuro che lui e Fabrizio non hanno niente in comune..certo, non l’ho conosciuto il Conte, ma da come lo immagino doveva essere un uomo forte e duro sì, ma anche romantico e sensibile..e l’architetto invece..a volte è gentile, altre volte mi tratta in un modo..”.
    Margherita scoppiò a ridere. “Beatrice, ne parli come se fosse il tuo innamorato!”.
    “Ma non è vero..”, rispose la ragazza sempre più imbarazzata.
    La sua nuova amica decise di cambiare argomento e cominciò a chiederle dei lavori al castello..

    Una nuova settimana di lavoro era cominciata. Beatrice era impegnata nel restauro dell’affresco nel grande salone, ci stava mettendo tutta la sua passione per farlo tornare com’era stato nel passato. Si immaginava le feste da ballo che si erano tenute lì nei secoli addietro, le dame con i loro splendidi abiti ricamati e i cavalieri che conversavano tra loro di politica e di caccia. Chissà se anche Elisa e Fabrizio avevano danzato insieme lì dentro..chissà dove si erano dati il primo bacio..avrebbe tanto voluto saperne di più, forse nel diario di Elisa..dove mai poteva essere?!?!?
    In quel momento la voce forte dell’architetto risuonò nella sala.
    “Ah, eccoti qui! Volevo informarti che siamo riusciti ad aprire una delle stanze di sopra..”.
    “Cooosa???”, esclamò la ragazza eccitata.
    “Già, e senza fare danni. Non sono ancora entrato, vuoi essere tu la prima a violare la sacra camera?”, le chiese con il suo solito fare ironico.
    Lei non gli rispose neanche e volò al piano di sopra.
    Giunta davanti alla porta si fermò esitante..non aveva il coraggio di entrare.
    Andrea arrivò alle sue spalle e la spinse dentro: “Su, fifona!”.
    Entrarono nella stanza completamente buia. Andrea si diresse verso la finestra e aprì le imposte. La luce del sole inondò la camera, al centro della quale c’era un letto a baldacchino con un copriletto rosso granata. C’erano poi uno scaffale colmo di libri di storia e strategia militare, e uno scrittoio con un candelabro con delle candele mezze consumate. La tappezzeria aveva un fondo blu scuro con dei disegni arabescati color oro.
    Sulla parete di fronte al letto un quadro raffigurava un uomo dai capelli bianchi..
    Conte Federico Ristori, 1705-1755, stava scritto nell’angolo sinistro della tela.
    “Era il padre di Fabrizio!”, esclamò l’architetto.
    L’unico altro mobile presente nella camera era un armadio di legno scuro. Andrea girò la chiave per aprirlo e un profumo di lavanda ne uscì. L’armadio era pieno di vestiti da uomo secondo la moda del settecento..c’era una giacca azzurra, un’altra blu notte come quella del ritratto in biblioteca, altre marrone scuro, marroncino e beige..e tante camicie bianche, e pantaloni degli stessi colori delle giacche. Sul fondo dell’armadio trovarono anche stivali di cuoio e cappelli, tra cui uno da militare. Si resero conto che quella era la stanza del Conte Fabrizio Ristori.
    C’era anche un grosso scatolone bianco..Beatrice lo mise sul letto e lo aprì. Un’esclamazione di stupore uscì dalla sua bocca, quando tirò fuori dalla scatola un completo color panna finemente ricamato..sembrava un abito da cerimonia.
    “E’..il suo..abito da sposo!?!”, disse incredula la ragazza.
    “Potrebbe essere..”, disse Andrea sorridendole.
    “Oh mio Dio..”, sospirò Beatrice con le lacrime agli occhi.
    “C’è ancora qualcosa qui..”, disse Andrea distogliendo lo sguardo dalla ragazza, e tirò fuori dall’armadio una vestaglia da camera color bordeaux a piccoli disegni.
    Beatrice non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere.
    L’architetto la prese tra le braccia cercando di consolarla, ma lei singhiozzava senza ritegno.
    “Ti prego, calmati..non fare così, dai..” e prendendole il viso tra le mani la baciò sulle labbra.
    Lei gli diede uno schiaffo, si divincolò dalla sua stretta e fuggì dalla stanza.
    Andrea si sedette sul letto imprecando contro Rivombrosa e il suo Conte..poi richiuse le persiane e uscì dalla stanza.
    Beatrice uscì correndo dal palazzo, e cominciò a camminare verso il bosco che si trovava lì nelle vicinanze..finchè arrivò ad un piccolo laghetto con una cascata. Si lavò il viso bagnato dalle lacrime con l’acqua fresca e si sedette su di un tronco d’albero.
    Non poteva continuare così, pensava la ragazza, doveva calmarsi, dimostrarsi adulta e non facile preda delle emozioni. Ogni cosa che riguardava Fabrizio la sconvolgeva, ma perché? Cosa aveva di tanto speciale? Un uomo vissuto più di duecento anni prima, in un’altra epoca, con idee e stile di vita diversi dai suoi..probabilmente aveva anche dei difetti, era un uomo come tanti altri..eppure ai suoi occhi era l’Uomo Perfetto, capace di amare profondamente e di mettersi contro tutti per difendere il suo amore, Elisa..avrebbe voluto tanto saperne di più sulla loro storia, forse se avesse trovato il suo diario..dove mai poteva essere? Magari nell’ultima stanza ancora chiusa a chiave.. Beatrice ascoltò il rumore della cascata e guardò la luce del sole che filtrava tra i rami degli alberi..no, doveva smetterla! Stava diventando un’ossessione..doveva pensare al suo lavoro, a svolgerlo nel migliore dei modi come aveva sempre fatto, e doveva scusarsi con l’architetto per lo schiaffo..perché l’aveva baciata? Solo per consolarla?..si alzò risoluta e tornò verso il palazzo.
    Entrata nell’atrio principale chiese a Giovanni dov’era l’architetto, lui la diresse alla sala da biliardo. Era una piccola stanza vicino al salone da ballo, con le pareti completamente rivestite di legno. Proprio sul tavolo da biliardo Andrea aveva dispiegato una mappa del castello e in quel momento la stava studiando. La ragazza si avvicinò e gli si mise di fronte.
    “Io..ti chiedo scusa per prima, mi è scappato..”, balbettò imbarazzata.
    Andrea non disse niente e continuò a fissare la mappa.
    “Non so cosa mi ha preso, mi dispiace..”, continuò Beatrice.
    “Potrei dire la stessa cosa..”, rispose lui senza alzare gli occhi dal tavolo.
    “Allora diciamo che ci siamo entrambi lasciati trasportare dalla situazione, è stato un attimo di debolezza”, disse Beatrice, e fece per uscire dalla stanza ma lui la bloccò per un braccio.
    “Tu credi?!?!”, le disse guardandola negli occhi.
    “Andrea..”, cominciò lei, ma fu interrotta da Giovanni, che aveva bisogno dell’architetto per una questione riguardante l’esterno del palazzo.






     
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    Alla fine della giornata Beatrice se ne tornò a piedi in paese e andò a cena da Margherita, mentre Andrea passò la serata a giocare a carte con Angelo.
    L’architetto stava vincendo tutte le partite a scopone..
    “Certo che ha proprio una fortuna sfacciata stasera!”, si lamentò Angelo.
    “Fortunato al gioco, sfortunato in amore..”, rispose Andrea mescolando il mazzo di carte.
    “Beh, faccio fatica a crederlo architetto..credevo che le donne si gettassero ai suoi piedi!”.
    “E con questo? Non significa che sia quello che voglio..”, sospirò l’architetto.
    “Sta cercando una fidanzata allora? Scommetto che Napoli è piena di belle ragazze”.
    “Ce ne sono tante, sì, ma nessuna è mai riuscita a farmi capitolare..sarà anche colpa mia, lavoro troppo..”, disse Andrea distribuendo le carte.
    “Però qui il tempo libero ce l’ha, e non so se l’ha notato ma c’è anche una bellissima ragazza nelle sue vicinanze..”, disse Angelo malizioso.
    Andrea fece un risolino: “Ma davvero? E tu perché non pensi alla tua di ragazza, eh?!?! Quando vi sposate?”.
    “Ehhhh, calma calma, stiamo insieme da due anni, è presto..e dobbiamo trovare la casa prima. Comunque, certo che lei e la signorina Beatrice sareste proprio una bella coppia, lo dicono tutti in paese, persino quella vipera di mia sorella!”.
    Andrea lo guardò irritato: “Angelo, per piacere, non ti ci mettere anche tu, non mi piacciono i pettegolezzi..e comunque non sono il suo tipo, stiamo sempre a litigare! E non è che siccome sembriamo Elisa e Fabrizio dobbiamo metterci insieme per forza, no?”, disse sbuffando.
    “Ah senti, Angelo..”, continuò cambiando argomento, “sai che abbiamo trovato una macchina degli anni Trenta al castello? Mi stavo chiedendo se conosci qualcuno che se ne intende di motori, vorrei provare a rimetterla in moto..”.
    “Ce l’ha qui davanti architetto!”, rispose Angelo eccitato, “degli anni Trenta ha detto? Wow! Non vedo l’ora di vederla!”.
    Si misero d’accordo che l’indomani Angelo sarebbe passato a Rivombrosa per vedere l’auto.

    Il giorno dopo l’architetto lo passò quasi tutto in Comune ad Agliè, per certi permessi di cui aveva bisogno, così Beatrice decise di farsi aprire l’ultima stanza ancora chiusa, voleva assolutamente vederla da sola e soprattutto trovare il diario di Elisa, così forse poi si sarebbe rasserenata.
    Dopo aver armeggiato un po’ con la serratura Giovanni riuscì ad aprirla, Beatrice lo ringraziò, fece un sospiro e spinse la porta della camera. C’era un forte odore di chiuso..la ragazza aprì le persiane e si guardò attorno.
    Era più grande della stanza di Fabrizio, c’era un letto matrimoniale con un bel copriletto ricamato e un camino sulla parete laterale, sopra al quale spiccava un ritratto di una donna dai capelli grigi, aveva l’aria severa e portava uno scialle di pizzo sulle spalle. Beatrice si avvicinò e vi lesse il nome sulla targhetta sulla cornice: “Contessa Agnese Maria Ristori, 1715-1769”.
    “La madre di Fabrizio!”, esclamò la ragazza.
    Nella stanza c’era anche un grande cassettone pieno di lenzuola pregiate e bellissime camicie da notte di pizzo. Beatrice ne prese una e se la mise davanti, poi si guardò nello specchio lì vicino..s’immaginava Elisa con indosso quella camicia, mentre aspettava il suo amato per la notte.
    Ripose l’indumento nel cassetto e andò al grande armadio di fronte al letto.
    Aprendolo fu investita da un buon profumo di rosa..vi trovò bellissimi vestiti da donna del Settecento, tra cui quello dorato che Elisa indossava nel quadro in biblioteca. Poi ce n’era uno bianco ricamato a fiorellini che era una delizia, e un altro rosso con gli orli di pizzo, lo aveva già visto..c’era anche una mantella con il bordo di pelliccia, e scarpette deliziose.
    Sul fondo dell’armadio c’era anche qui uno scatolone bianco, ma più grande di quello di Fabrizio. La ragazza lo guardò emozionata, immaginando cosa conteneva. Lo pose sul letto e tirò fuori uno splendido abito da sposa finemente ricamato, con un lungo velo e una coroncina. A Beatrice vennero le lacrime agli occhi, ma si impose di non piangere questa volta. C’era anche una scatolina che sembrava un portagioie, e infatti conteneva orecchini di perle, un anello con un sigillo e la collana con il pendaglio che aveva notato nel quadro. Osservandola meglio si accorse che era di turchesi..doveva essere molto antica.
    All’improvviso la testa cominciò a girarle, le mancavano le forze..strinse nelle mani la collana e si sedette sul letto. Un’immagine le attraversò la mente..delle mani maschili sfioravano il collo di cigno di una donna per metterle quella collana..”Elisa..”, sussurrò una voce d’uomo nella stanza..”Elisa..”. Beatrice gridò e si alzò dal letto spaventata, ancora stringendo quella collana nelle mani.
    “Chi sei?!? Cosa vuoi da me?”, disse la ragazza. Rimase immobile al centro della stanza per qualche istante, poi richiuse quello che giaceva sul letto nella sua scatola e lo ripose nell’armadio. Uscì dalla stanza e chiamò Giovanni.
    “Ha capito Giovanni? La deve sprangare in modo che nessuno possa entrarci..NESSUNO! Sono stata chiara?”, ordinò all’uomo.
    “Sì sì, certo, stia tranquilla signorina”, rispose lui scuotendo la testa quando lei si fu allontanata, “mah..prima vuole aprirla a tutti i costi e poi la fa richiudere..ah, le donne”.





     
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    Beatrice uscì dal castello a prendere un po’ d’aria, ne aveva proprio bisogno. Cominciava a preoccuparsi seriamente della propria salute mentale, le accadevano cose troppo strane in quel luogo..era solo suggestione, o c’era dell’altro? Perché si sentiva così coinvolta dall’amore di Elisa e Fabrizio? Era sempre stata una ragazza romantica e sognatrice, ma qui si stava andando oltre..doveva parlarne con qualcuno, ma chi? Margherita l’avrebbe ascoltata o presa per pazza? Non sapeva che fare, e ancora non aveva trovato quel diario..non era neanche nella camera matrimoniale.. sospirò mentre camminava nel bosco, non accorgendosi che stava andando più lontano del solito. Cammina cammina, ad un certo punto si accorse di essersi persa, non era mai stata lì. Non sapeva che direzione prendere, quando scorse in lontananza una costruzione in pietra con il tetto di paglia. Passò in mezzo agli arbusti finchè arrivò ad una radura dove si trovava una specie di capanno, o meglio, i suoi ruderi. La porta a vetri era rotta e così le fu facile entrare. C’era un’unica stanza con un grande camino in pietra, di fronte ad esso un letto di legno che aveva visto giorni migliori, intorno mobili rotti e suppellettili varie, e tante ragnatele. Dalle finestre rotte entrava un rampicante con piccoli fiori rossi. Beatrice li annusò, avevano un profumo delizioso.
    All’improvviso la sua attenzione fu attirata da un vecchio baule di cuoio posto dietro un cassettone malandato..curiosa lo spostò al centro della stanza e lo aprì. Non ci volle molto, il lucchetto era arrugginito e cedette facilmente. Sollevò il coperchio e tirò fuori cosa conteneva: vecchi vestiti da popolana, più che da nobile, dei libri, un fascio di lettere, e sul fondo un vecchio quaderno con la copertina di pelle, chiuso da laccetti. Beatrice lo aprì tremante..la prima pagina recava questa scritta:

    “Diario di Elisa Scalzi, anno del Signore 1769”. Lo aveva trovato!!!
    Beatrice non credeva ai propri occhi, teneva tra le mani le memorie di una ragazza vissuta quasi duecentocinquanta anni prima, una ragazza nata povera che era poi diventata contessa, che aveva amato profondamente un uomo che, secondo molti, non aveva il diritto di amare, e che aveva sofferto..oh, quanto doveva aver sofferto..
    Beatrice cominciò a leggere..

    “1° Gennaio 1769, Castello di Rivombrosa,
    Un nuovo anno è cominciato. La neve ha imbiancato Rivombrosa nella notte di San Silvestro, tutto ha un’atmosfera magica. Ieri sera abbiamo fatto festa con Angelo, Bianca, Titta e gli altri in cucina, Amelia ha preparato un bel cappone e i tortellini. Poi abbiamo mangiato i dolcetti che aveva preparato per i Signori, ma la Marchesa Anna non mangia dolci e la Contessa Agnese non si sentiva tanto bene, così ne sono rimasti tanti, anche se la Contessina Emilia si è rimpinzata! Povera piccola, ho come l’impressione che non sia felice, quando arriva qui da Torino ha sempre l’aria triste, però dopo qualche giorno si riprende e le torna l’appetito. Facciamo dei bei giochi in giardino, sperando che la signora Marchesa non si arrabbi. E’ troppo severa con sua figlia..
    In questo primo giorno dell’anno nuovo rivolgo un pensiero al Signore perché protegga la mia famiglia, la mia cara madre e mia sorella Orsolina, che mi mancano tanto, e tutte le persone a cui voglio bene, compresa la cara Contessa. Le sarò per sempre grata di avermi offerto di lavorare a Rivombrosa, altrimenti starei in qualche bettola a servire..spero che il dottor Ceppi trovi la cura per farla guarire, anche se ha una certa età. Secondo il dottore la sua malattia è dovuta alla solitudine e alla tristezza di aver perso prima il marito e poi il figlio, che se n’è andato in Francia nell’esercito. Chissà se tornerà mai? Speriamo, magari così la Contessa starebbe meglio..”.

    Beatrice sorrise mentre leggeva..certo Elisa non aveva ancora idea di quello che la aspettava..; nelle pagine seguenti raccontava della vita quotidiana a Rivombrosa, delle liti tra Bianca e Giannina, di anziani nobili che facevano visita alla Contessa Agnese, dell’arrivo dell’odioso Marchese Radicati, che trattava male tutti i servi e pure sua moglie..finchè arrivò al 10 aprile:

    “Oggi è venuto di nuovo il dottor Ceppi. La signora Contessa non sta di nuovo bene, è sempre più debole e non vuole mangiare..sono molto preoccupata, così ho deciso di scrivere una lettera al Conte Fabrizio, sperando che gli arrivi e si decida a tornare…sua madre ha bisogno di lui, se ha un cuore non può far finta di niente. Non l’ho detto a nessuno, non credo che la Contessa Anna avrebbe approvato..sembra che non senta il fratello da anni, a parte qualche breve lettera. Chissà che tipo è? C’è un suo ritratto nella camera della Contessa, ma era un ragazzino quando è stato fatto. Ha l’aria orgogliosa e lo sguardo duro..speriamo bene!”.

    A quel punto Beatrice sentì suonare la campana delle cinque del pomeriggio. Quanto tempo era stata lì? Aveva perso la nozione del tempo. Decise di tornare in paese e portare con sé il diario, avrebbe continuato a leggerlo quella sera. Uscì dal capanno e tornò al castello a prendere la sua borsa, non c’era traccia di Andrea. Giovanni le disse che era ancora in paese a sbrigare delle faccende, così anche lei tornò in albergo.
    Aveva una gran fame quella sera, non aveva mangiato niente per pranzo. Amelia la guardava sorridendo mentre divorava l’arrosto. Era così esile e magra quella ragazza, aveva bisogno di buon cibo..e forse anche d’affetto, pensò la donna.
    “Ecco qua, cara..una bella fetta di torta di nocciole, quello che ci vuole”, le disse premurosa.
    “Grazie, Amelia”, disse lei. Amelia?, pensò poi, e Bianca, e Angelo..erano i nomi dei servitori di Rivombrosa al tempo di Elisa..che curiosa coincidenza! Beatrice non sapeva più che pensare..

    Andrea dopo aver sbrigato le pratiche in Comune aveva incontrato Giulio, che lo aveva invitato a mangiare qualcosa con lui. Davanti ad un piatto di spaghetti e ad un bicchiere di vino, i due uomini stavano discutendo di donne.
    “Insomma..te lo dico e te lo ripeto: stai bene attento prima di farti incastrare da una donna!”, stava dicendo Giulio.
    “Ma tu hai una moglie stupenda..Margherita è bella e intelligente, cosa vuoi di più?”, gli rispose Andrea ridendo.
    “Lo so, lo so, me lo dicono tutti che sono fortunato, ciò non toglie che a volte il matrimonio può essere una prigione..ogni volta che vedo una bella ragazza penso alla gioventù andata e a quello che mi sono perso..”, sospirò Giulio.
    “Io non credo che sia una prigione, basta trovare la persona giusta..tempo ne ho!”.
    “beh, certo, e oltre al tempo hai anche il fisico”, disse Giulio con invidia, “a te basta schioccare le dita che arrivano a frotte, giusto?!?”.
    “Può darsi, ma non vuol dire che ci sia anche quella giusta per me in mezzo a loro..”, rispose l’architetto guardando per terra.
    “Ahhh, capisco..ti piace una che non ti vuole, vero?”
    “E tu che ne sai?!?”
    “Avanti, lo sanno tutti..la bella fiorentina non ne vuol sapere di te!”, esclamò Giulio.
    “Giulio, stai diventando pettegolo! Pure tu..ma che avete tutti in questo paese eh? Perché non vi fate i fatti vostri?!?!”, gridò Andrea irritato mentre Giulio scoppiava a ridere.
    Si fecero portare due caffè e poi si salutarono.

    Beatrice aveva finito la cena e stava tornando in camera, non vedeva l’ora di continuare la lettura del diario. Uscì dalla sala e incontrò Andrea che era appena rientrato.
    “Ciao..allora, com’è andata oggi al castello?”, le chiese lui.
    “Bene grazie, tutto ok..e tu che hai fatto?”, rispose la ragazza.
    “Noiose pratiche tutto il giorno, volevo anche parlare con il sindaco, ma oggi non c’era. Comunque, che fai stasera? C’è un bel film alla tivù..con George Clooney”, disse Andrea sperando di interessarla.
    “Ah beh, ecco..ho da fare”, disse lei imbarazzata, “devo..scrivere delle lettere.”
    “Come, non usi Internet? E’ più veloce”.
    “Che ci vuoi fare, sono una ragazza d’altri tempi.”
    “Già. beh, ti saluto..a domani.”, concluse lui con una nota di delusione nella voce.
    “Buona serata, Andrea.”, rispose Beatrice salendo le scale.
    Lui rimase a guardarla mentre saliva e poi entrò nel salotto.

    Beatrice si richiuse la porta alle spalle e andò alla finestra. Osservò il castello di Rivombrosa in lontananza e pensò ad un altro castello, nel sud dell’Inghilterra, dove era stata alcuni mesi prima..le venne in mente il bel ragazzo biondo che lo abitava, e le emozioni che aveva suscitato in lei..si sedette sul letto e sospirò, non si era mai sentita così confusa in vita sua..sperava che venendo lì sarebbe riuscita a prendere una decisione, invece le cose si erano complicate..Andrea le aveva complicate. Erano così diversi lui e Christopher, l’uno l’opposto dell’altro, e lei non sapeva più quello che voleva. Capiva benissimo di non essere indifferente all’architetto, ma lui che voleva da lei? Era solo un’attrazione dovuta alla storia di Elisa e Fabrizio, o c’era di più? Chissà se aveva una ragazza? Non glielo aveva mai chiesto..si rese conto di non conoscerlo affatto. Lo trovava molto attraente dal punto di vista fisico, ma non glielo avrebbe mai fatto capire! Non voleva essere solo una storiella senza importanza per lui, che probabilmente era abituato ad averle tutte ai suoi piedi. Doveva stare attenta..
    Tirò fuori dal cassetto del comodino il diario di Elisa e lo aprì dove lo aveva lasciato nel capanno.
    Dopo i soliti racconti di vita quotidiana, arrivò al giorno del 16 Maggio 1769, che Elisa aveva sottolineato due volte:

    “Oggi è successa una cosa incredibile, è tornato il Signor Conte!!!
    Ero in biblioteca a leggere quando all’improvviso la porta si è spalancata ed è entrato un uomo alto, con una giacca da militare rossa e blu e stivali neri. Si è presentato e mi ha anche fatto l’inchino. Un vero gentiluomo, e così bello..poi siamo andati dalla Contessa Agnese, che era così felice di vederlo che temevo si sentisse male!
    A cena in cucina tutti parlavano di lui, Angelo mi ha raccontato che da piccoli erano sempre insieme, giocavano e andavano a caccia con il vecchio Conte, e Amelia mi ha fatto morire dal ridere con le storie di lei che gli correva dietro quando Fabrizio combinava qualche marachella.
    Beh, sono proprio contenta che abbia letto la mia lettera, spero che d’ora in poi le cose andranno meglio a Rivombrosa..”

    “Questa mattina mi sono alzata di buon’ora per andare dalla Contessa, ma non l’ho trovata..era già in giardino con il figlio! L’ha portata a passeggio sulla carrozzella, così ho scritto alla Contessa Anna del ritorno di suo fratello, speriamo che arrivi presto con Emilia, non vedo l’ora!”..

    “Oggi era una giornata così calda che ho deciso di fare un bagno nel laghetto.
    Ad un certo punto ho sentito dei rami spezzarsi e il nitrito di un cavallo, credevo fosse Angelo, come al solito (che villano!), invece poi lui mi ha detto che era il Conte Fabrizio a spiarmi! Non ci posso credere! Un uomo ben educato e nobile come lui non dovrebbe spiare le ragazze che fanno il bagno! Si dovrebbe vergognare..”.
    Beatrice si mise a ridere.
    “Nel pomeriggio volevo leggere qualcosa alla Contessa,” continuava Elisa, “ma quando sono entrata in biblioteca era con suo figlio..stavo per andarmene, ma lui mi ha chiesto di restare e di partecipare alla lettura. E’ stato molto strano, si è messo a fare strani discorsi sull’Amore e il Destino, e sul fatto che passeggiando tra i boschi incontra bellissime fanciulle che si immergono nell’acqua..che avrà voluto dire??? Non capisco.., poi la Contessa non ha voluto proseguire, si sentiva stanca così l’ho accompagnata in camera sua. Quando esco, chi ti trovo ad aspettarmi? LUI! Voleva che continuassi a leggergli la tragedia di Racine..io ho cercato di evitarlo ma lui insisteva, e così gli ho dato un bel pestone sul piede! Spero non se la sia presa.. La contessa Agnese mi ha messa in guardia, dice che lo devo tenere lontano..e anche Amelia è preoccupata. Teme che possa finire nei guai a causa sua, e ha ragione, in fondo sono solo una serva..”

    “Oggi sono stata a trovare Lucia e le ho raccontato di Fabrizio. Anche lei mi ha consigliato di tenerlo a bada, non vuole che mi faccia illusioni. Teme che possa fare la sua fine, lei è convinta di aver rovinato la vita al Dottor Ceppi, ma io non credo che sia così..lui la ama davvero e ha rinunciato al titolo e alle sue ricchezze per sposarla, anche se era solo una contadina..non si può chiudere la porta in faccia all’Amore quando arriva.
    Beh, comunque Fabrizio non mi chiederà mai di sposarlo..non ci penso neanche! E poi presto ripartirà con il suo esercito, e non lo vedrò mai più.”

    “C’è aria di eccitazione in questi giorni al castello. La Contessa ha deciso di dare un ricevimento per festeggiare il ritorno di Fabrizio, e i servi stanno lucidando tutto da capo a piedi. Intanto è arrivata la Marchesa Anna con Emilia, sono contenta! Almeno con lei mi diverto, facciamo delle belle passeggiate e leggiamo le favole..è così dolce quella bambina.., un giorno spero di avere una figlia come lei.”.

    “Oggi è il gran giorno! Ci sarà una magnifica festa a Rivombrosa. Stanno già arrivando le carrozze dei nobili, le signore hanno certi vestiti! Beate loro, a me non succederà mai. Devo andare, Emilia mi aspetta..”.

    “E’ stata una serata incredibile, ancora non riesco a crederci! Ero con Emilia nel salone da ballo, quando si è avvicinato il Signor Conte e mi ha chiesto di ballare con Lui! Mi ha preso la mano per portarmi al centro della sala, ma tutti hanno cominciato a bisbigliare e a guardarmi storto..poi Lui ha fatto segno ai musicisti di suonare e così è cominciata la quadriglia..che emozione! Non mi sono mai sentita così in vita mia! Lui balla benissimo e poi è stato così galante da farmi arrossire. Mi sembrava di essere Cenerentola mentre mi teneva tra le braccia..poi la musica è finita, mi sentivo così imbarazzata che sono scappata via. Emilia ha detto che mi brillavano gli occhi, oh povera me..non può essere!
    Poi abbiamo sentito un trambusto di sotto, tutti i servi e Fabrizio a cavallo stavano andando non so dove, così sono scesa a sentire cos’era successo. Amelia mi ha detto che all’improvviso è arrivato Ceppi nel salone, era fuori di sé..perché Lucia è sparita! Sono andati tutti a cercarla. Oh Mio Dio! Speriamo che non le sia accaduto nulla di grave..come farò a dormire stanotte?!? Signore, ti prego proteggila, fa che stia bene..”

    Qualche giorno dopo Elisa scriveva queste parole:
    “Sono così triste..è successa una tragedia, Lucia è annegata nel lago e il povero Antonio è disperato. Ma perché l’ha fatto? Non è giusto.. Signore, perché l’hai permesso? Dovevi proteggerla, darle la forza di continuare a vivere seppure nelle difficoltà che lei e Ceppi incontravano ogni giorno..si amavano di un amore vero e meritavano la felicità..invece ora è tutto finito. Quello che è successo mi ha fatto aprire gli occhi: devo dire a Fabrizio la verità sulla mia condizione, prima che sia troppo tardi, non voglio finire come la povera Lucia..”

    “Oggi, al ritorno dal funerale, sono andata in biblioteca a scrivere una lettera, quando è entrato il Signor Conte. All’inizio è stato molto gentile e premuroso con me, mi vedeva triste e abbattuta..poi ho trovato il coraggio di parlargli, di dirgli che sono soltanto una serva, non nobile come lui, e all’improvviso ha cambiato atteggiamento. Era molto arrabbiato perché pensava che volessi prenderlo in giro, ma io non l’ho mai neanche pensato, lo giuro! Mi ha anche dato uno schiaffo..è stato molto brutto. Se penso all’altra sera, quando ballavamo insieme..ora è una persona del tutto diversa. Temo che quel Fabrizio galante e gentile non lo vedrò più, ora c’è solo il Signor Conte che mi comanda..”

    “..vivere a Rivombrosa sta diventando difficile, ora che il Conte sa la verità su di me. Stamattina stavo raccogliendo dei fiori con Amelia quando arriva lui, con il suo modo altezzoso di fare..mi ha preso da parte e ha cominciato a fare allusioni strane, ma io gli ho subito detto che non sono quel genere di serva che lui vorrebbe..se crede di potersi approfittare di me si sbaglia di grosso! Per fortuna la Contessa Agnese mi ha chiamata per la lettura e se n’è andato, ma non so per quanto ancora riuscirò a respingerlo, sta diventando sempre più insistente e temo che non la smetterà finchè non avrà avuto ciò che vuole..”

    “Nella mia vita non ho mai provato una cosa del genere. Oggi credevo di morire..a volte mi sento così turbata che temo mi si legga negli occhi. Lui ha un portamento così fiero, ma diventa goffo a volte..sebbene mi faccia paura per il suo modo di fare sgradevole, non posso fare a meno di sentirmi attratta da lui..ma perché?”

    “..è un bambino viziato, ha un atteggiamento odioso..per tutto il giorno non ha fatto altro che guardarmi e seguirmi passo passo. Mentre leggo Racine sento il suo sguardo su di me, è antipatico e altezzoso..”

    Beatrice ne aveva abbastanza per quella sera. Richiuse il diario nel cassetto e si preparò per andare a dormire, ma non le fu facile prendere sonno. Rigirandosi nel letto pensava ad Elisa e a come doveva essere rimasta delusa dall’uomo che all’inizio le era sembrato il Principe Azzurro, ma che, non appena aveva saputo che lei era una popolana, aveva subito cambiato atteggiamento, diventando prepotente e altezzoso. Povera Elisa..si rese conto di quanto era fortunata ad essere nata nel Novecento, quando le differenze sociali non contavano più come nei secoli passati. Lei con Christopher non aveva mai avuto problemi simili..

     
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    I lavori al castello proseguivano senza intoppi. Grazie ai restauri di Beatrice il salone da ballo stava tornando splendente come lo era stato, mentre Andrea si occupava dell’esterno del palazzo.
    I due giovani si vedevano pochissimo, presi com’erano ognuno dalle proprie occupazioni; Beatrice quando poteva si rintanava in qualche stanza per continuare a leggere il diario di Elisa, che diventava sempre più avvincente. Le sembrava quasi di vederla, mentre proseguiva la sua storia con Fabrizio..

    “..mi sento così scombussolata per quello che è successo oggi..e la notte scorsa. Stavo andando dal Dottor Ceppi per pagargli la visita fatta ieri ad Emilia (povera bimba! Per fortuna ora sta meglio..), quando all’improvviso scoppia il temporale. Il Conte Fabrizio mi ha seguita a cavallo, forse per concludere quello che non è riuscito a fare ieri sera, perché troppo ubriaco..comunque Fedro si è spaventato per un tuono e mi ha fatta cadere, così sono rimasta a piedi. Allora Fabrizio mi ha fatto salire sul suo cavallo e portata in un vecchio capanno di caccia nelle vicinanze, perché nel frattempo stava cominciando a piovere a catinelle. Quando siamo arrivati lì ero bagnata fradicia, nel capanno c’è un caminetto e Lui è riuscito ad accendere il fuoco. Ancora una volta mi ha stupito il suo comportamento, quando ieri sera è entrato in camera mia si è comportato malissimo, voleva approfittarsi di me..invece oggi è stato gentile, temeva che mi ammalassi per l’acqua che ho preso. Così mi ha stretto forte a sé..non so se c’era malizia o no nel suo gesto, fatto sta che io stavo bene tra le sue braccia. Era come se fossimo in un luogo fuori dal mondo, dove non esistono più le differenze sociali, dove una serva può anche innamorarsi del padrone..ma che dico?!?! Aveva ragione la povera Lucia..non devo lasciare che succeda! Eppure quando mi ha baciata mi sono sentita così bene..ma quando mi sono resa conto di quel che stava accadendo gli ho dato un morso e sono scappata. Per fortuna ho incontrato Angelo con il calesse che mi ha portato da Ceppi, poi siamo tornati al castello e Lui era già lì ad aspettarci. Mi sembrava un po’ adirato per averlo mollato di punto in bianco nel capanno, e forse anche geloso..mi ha quasi strappato via la giacca che Angelo mi ha prestato per coprirmi. Ma crede forse che io sia una sua proprietà?!?”

    “Dopo quello che è successo ieri il Signor Conte sta diventando sempre più insopportabile. Mi sta sempre addosso, non riesco a togliermelo di torno. Non so più che fare..forse dovrei parlarne alla Contessa Agnese, ma lei è quasi invalida..e lui fa quello che gli pare.”

    “Oggi è stata un’altra giornata terribile, e non solo per colpa di Fabrizio. Sono andata a trovare mia madre e Orsolina nel pomeriggio, e quando sono tornata ho trovato Lui nella mia stanza che leggeva il mio diario! Mi sono vergognata da morire, ha scoperto quello che penso di lui, e ovviamente ne ha approfittato per umiliarmi di nuovo. Ha deciso di punirmi e mi ha portato di peso nella cantina, chiudendomi dentro..poi pretendeva che lo baciassi per essere liberata. E’ stato veramente odioso! Ma la cosa peggiore è che la signora Contessa si è sentita male. Sono così preoccupata per lei, secondo Antonio è molto peggiorata! Oh povera me..”

    Beatrice era sempre più delusa da quel Fabrizio che descriveva Elisa, non poteva credere che si fosse comportato in un modo così meschino e prepotente.
    Dopo qualche giorno Elisa tornò a scrivere nel diario:

    “Ieri c’è stato il funerale della cara Contessa Agnese, purtroppo Ceppi aveva ragione, c’era ben poco da fare. L’ultima crisi è stata molto grave e la Signora non si è più ripresa. Sono tristissima..le devo tantissimo, era così gentile con me, mi ha lasciato leggere tutti i libri che volevo e mi dava sempre tante cose da portare a mia madre e Orsolina, era davvero una persona di buon cuore..che succederà adesso? E’ grazie a lei se ho trovato un ottimo lavoro in questa casa, ora che ne sarà di me? Dovrò trovare un’altra sistemazione, oppure resterò qui come semplice serva. Non so che fare..l’unica cosa positiva è che il Conte è stato alla larga da me in questi ultimi giorni, spero proprio che la morte della madre lo abbia fatto maturare. L’ho visto oggi seduto in biblioteca a guardare fuori dalla finestra, credo che avesse pianto..non so perché ma mi ha fatto tenerezza. Dev’essere difficile per lui, era appena tornato in questa casa e ora sua madre non c’è più. Chissà se tornerà in Francia?”

    “Oggi è venuto il Notaio Serbelloni per leggere il testamento della Contessa Agnese. Anche noi servi siamo stati chiamati in biblioteca per ascoltarlo, perché la cara Contessa ha lasciato qualcosa anche per noi. A me in particolare ha regalato, oltre al mio caro Fedro, la bellissima collana di turchesi che portava sempre..mi sono venute le lacrime agli occhi quando l’ho sentito! Non smetterò mai di volerle bene! Che riposi in pace lassù in paradiso e che vegli su di noi!
    Purtroppo suo figlio è tornato all’attacco..oggi mi ha proposto di diventare la governante di Emilia, ma io so che la sua offerta nasconde ben altro. Gli ho detto che non sono disposta a sopportare le sue angherie e che cercherò un altro lavoro, spero che la mia amica Margherita Maffei mi potrà aiutare..so che vorrebbe anche lei una dama di compagnia.”

    Beatrice era sempre più immersa nella lettura quando sentì l’architetto che la chiamava in corridoio. Un attimo dopo comparve sulla porta.
    “Ah, sei qui..avrei bisogno il tuo parere per una questione riguardante il..che cos’è quello?”, disse Andrea vedendo che la ragazza nascondeva qualcosa dietro di sé.
    “Niente..scusa, che stavi dicendo?”, rispose lei imbarazzata.
    “Fammi vedere!”, disse lui avvicinandosi. I due ragazzi lottarono ridendo per qualche istante finchè lui ebbe la meglio e riuscì a prenderle il diario.
    “Ahaha! E così l’hai trovato!!! Era in questa stanza?”, disse lui trionfante.
    “No, non qui..ridammelo subito, capito?!?”
    “E allora dov’era? Forse nella camera matrimoniale che hai fatto aprire a Giovanni l’altro giorno?”, disse lui in tono accusatorio.
    “Scusa se non te l’ho detto..ero curiosa. E comunque no, non era neanche lì.”, rispose lei guardando il soffitto.
    “Vedo che hai i tuoi segreti..”, disse Andrea cominciando a sfogliare il diario.
    “Fai piano! E’ un reperto storico!”.
    “Sta tranquilla, non mi interessano le memorie di una servetta innamorata”, disse lui ridandole il quaderno, “piuttosto, che hai trovato d’interessante in quella camera?”.
    “Beh, ci sono tanti vestiti di Elisa, anche quell’abito che indossa nel quadro..e poi il suo abito da sposa..”, disse lei con aria sognante, “e anche dei gioielli, compresa la collana con i turchesi..pensa che gliela regalò la madre di Fabrizio quando morì”.
    A quel punto Beatrice si sedette sul letto pensierosa, le erano venuti i brividi ripensando a quello che era successo in quella stanza.
    “Che c’è? Tutto bene?”, disse Andrea sedendosi accanto a lei.
    “Sì, è solo che..mi è successa una cosa strana mentre ero là, ho avuto come una visione, ho visto le mani di un uomo che mettevano la collana al collo di una donna, e poi ho sentito anche una voce maschile che chiamava Elisa..lo so, penserai che sono pazza..ma è così, te lo giuro! E non è la prima volta che mi succede, anche il primo giorno, fuori sulla balaustra ho visto qualcosa..”.
    Andrea le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi:
    “E’ successo anche a me..il giorno prima che tu arrivassi ero fuori dal cancello e..ho visto anch’io delle strane immagini..”. Beatrice lo guardò stupita.
    “E perché non me lo hai detto? E poi dici che non credi ai fantasmi!”.
    “Infatti, non ci credo..non so che pensare, quindi ho preferito dimenticare la cosa”
    “Invece di dimenticare dovremmo indagare a fondo..voglio dire, perché proprio a noi? Non ti sembra che qualcuno voglia mandarci dei messaggi? Io più leggo il diario di Elisa e più mi sento coinvolta da questa storia..”, disse Beatrice sospirando.
    L’architetto le scuotè le spalle: “Beatrice, per favore! Siamo nel Duemila! E quelle persone sono morte e sepolte da un bel pezzo!!!”
    “Ma quello che hanno vissuto e hanno provato l’uno per l’altra non morirà MAI! Ma non capisci? Io credo che vogliano che la loro storia sia conosciuta da tutti e presa come esempio, loro rappresentano l’Amore Vero, quello Eterno, che supera tutte le barriere!”.
    Andrea si perse negli occhi della ragazza, provava l’irresistibile desiderio di baciarla.. e lo fece. Lei cercò di resistere all’inizio, ma poi si lasciò andare all’istinto. La passione tra i due cresceva, quando furono interrotti da un tonfo. Qualcosa era caduto dallo scaffale..s’interruppero e fissarono entrambi la bambolina con il vestito rosso che chissà come era finita sul pavimento.
    Beatrice la raccolse con mano tremante..
    “Oh mio Dio..come ha fatto a..”, disse poi incredula stringendola tra le mani.
    Andrea si ricompose e la guardò sorridendo: “Beh, sarà un segno..”.
    La ragazza ripose la bambola sullo scaffale, poi entrambi uscirono dalla stanza e tornarono di sotto.
    Ormai era ora di cena, per cui tornarono all’albergo senza dire una parola.

    Dopo cena Beatrice stava andando in camera quando Andrea le prese la mano.
    “Senti, per quello che è successo prima..voglio che tu sappia che non sto cercando di approfittare della situazione, insomma, tu mi piaci veramente..”, le disse imbarazzato.
    “Anche tu mi piaci Andrea..ma io..”, cominciò lei.
    “Tu cosa? Hai già un fidanzato forse?”.
    “No, non ancora..diciamo che ho un amico speciale.”
    “Ah..e quanto speciale?”, disse lui speranzoso.
    “Non l’ho ancora capito con certezza, per questo sono venuta qui, per riflettere..”.
    Andrea sembrava deluso.
    “E tu invece?”, chiese la ragazza.
    “Io cosa? Sono libero come l’aria..non ho mai avuto una vera fidanzata, solo delle amiche..non ho mai voluto impegnarmi e alla fine scappavano tutte..”.
    Beatrice si mise a ridere. “Capisco..”, gli disse guardandolo severa.
    “Ti prego, non pensare che sia un dongiovanni..non è così. E’ solo che..ho sempre pensato al lavoro prima di tutto e non ho mai incontrato qualcuna per cui valesse la pena..”.
    “Va bene, ho capito..senti, che ne dici se ci guardiamo un film stasera?”, propose la ragazza. Andrea rispose che era un’ottima idea e andarono nella sala della tv.
    Guarda caso quella sera trasmettevano “Ghost” con Demi Moore e Patrick Swayze.
    I due ragazzi si accomodarono sul divano..e ad un certo punto lui le mise il braccio intorno alle spalle e lei poggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero così fino alla fine del film, poi salirono nelle loro stanze salutandosi con un bacio sulla guancia.








     
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    Nei giorni seguenti proseguirono i lavori al castello, venne anche il sovrintendente Boldrini a dare un’occhiata a quanto avevano fatto fino a quel momento. Andrea fischiettava allegro tutto il giorno mentre lavorava; a volte faceva degli scherzi a Beatrice, chiamandola “Elisa” e dicendole che era arrivato un bel cavaliere per lei, oppure la spaventava prendendola alle spalle.
    Un giorno le propose di fare la pausa pranzo sulle rive del laghetto che si trovava non lontano da lì, era una bella giornata di sole e Beatrice accettò volentieri. Presero i loro zaini e s’incamminarono verso il lago.
    “La primavera sta arrivando anche qui per fortuna..le temperature si stanno alzando”, disse Andrea.
    “Sì, e tra poco sarà Pasqua..così finalmente me ne andrò a casa un paio di giorni, mi manca la mia famiglia..”, rispose Beatrice.
    “Siete una grande famiglia?”, le chiese Andrea.
    Beatrice raccontò di suo padre che faceva l’ingegnere, di sua madre che era dottoressa e lavorava in ospedale, e dei suoi fratelli più grandi, uno professore di economia e l’altro anche lui ingegnere. Lei era l’unica con un temperamento artistico in famiglia..i suoi fratelli erano sposati e avevano anche due figli a testa, così lei era la zietta di quattro bei bambini..non vedeva l’ora di rivederli!
    Andrea se la immaginò circondata dai marmocchi e sorrise.
    “E tu invece? Torni a Napoli per Pasqua?”, chiese la ragazza curiosa.
    “Per forza, sono obbligato..sennò mi diseredano! Da noi le festività in famiglia sono sacre..comunque penso che andremo a Capri, dove abbiamo una casa da anni..sarà la solita confusione di parenti e amici, come sempre..”, disse lui con tono annoiato.
    “Non hai fratelli o sorelle?”.
    “Ho due sorelle più grandi..sono il cocco di famiglia!”, disse ridendo. “Sono tutte e due sposate..anch’io sono zio di un nipotino e un altro è in arrivo.”
    Erano arrivati al laghetto, così tirarono fuori i loro panini..
    “E cosa fanno i tuoi?”.
    “Mia madre insegna storia dell’arte e mio padre..beh, lui ha il suo studio di architetto”, disse Andrea rabbuiandosi in volto. Beatrice se ne accorse e decise di cambiare argomento.
    “Non sono mai stata a Capri, dev’essere così pittoresca”.
    “Lo era quando ero ancora piccolo..poi le cose sono cambiate, soprattutto d’estate è piena di ricconi che vogliono solo farsi vedere, i cosiddetti Vip..i veri capresi sono quasi scomparsi purtroppo..”.
    Parlarono del più e del meno finchè finirono lo spuntino. Beatrice si alzò dal prato andando verso il lago.
    “Non dirmi che hai voglia di fare il bagno, fa ancora troppo freddo!”, le disse Andrea.
    “Già..altrimenti lo farei volentieri, come Elisa quando Fabrizio si nascondeva dietro un albero e la spiava..lo dice lei nel diario.”
    “Che faceva lui?”, disse Andrea ridendo.
    “La spiava! Roba da matti! Un nobile come lui..”, disse la ragazza accigliata.
    “Lo sai, mi sta diventando simpatico ‘sto Fabrizio!”, disse Andrea con un ghigno sul volto.
    “Stupido!”, le rispose Beatrice lanciandogli un ramo secco. Lui lo schivò e si avvicinò alla ragazza cominciando a farle il solletico. Lei cominciò a ridere come una pazza mentre lui la fece cadere sul prato. Per qualche istante lottarono ridendo finchè lei riuscì a liberarsi e si mise a correre verso il bosco. Andrea le corse dietro..finchè arrivò ad una radura e vide davanti a lui una costruzione in pietra. “E questo, che diavolo è?!?”, pensò stupito. Entrò nel capanno e vide Beatrice seduta davanti al camino..
    “Benvenuto nel capanno fuori dal mondo.”, disse la ragazza con aria sognante.
    “Nel cosa?”, rispose Andrea avvicinandosi a lei.
    “Il luogo dove Elisa e Fabrizio si baciarono per la prima volta..e dove ho trovato il diario”, rispose lei indicando il vecchio baule che giaceva in un angolo.
    “Beh, suppongo che ai loro tempi fosse in condizioni migliori di oggi”, disse lui guardandosi in giro, “il tetto è pieno di buchi..potremmo restaurare anche questo, se ne avremo il tempo”.
    “Io preferirei lasciarlo così com’è..è più romantico”, rispose Beatrice.
    L’architetto si sedette accanto a lei e le accarezzò i capelli.
    “Lo sai che sei proprio bella?”, le disse con dolcezza.
    Lei arrossì e gli accarezzò la guancia.
    “Anche tu non sei niente male..”. Le loro labbra si avvicinarono e i due ragazzi si sciolsero in un bacio appassionato. Quando si staccarono notarono dei piccoli fiori rossi che giacevano davanti a loro sulla pietra del camino.
    “Come sono finiti qui?”, disse Beatrice raccogliendoli, “non c’erano prima..”.
    “Sarà stato il vento..o forse è un altro segno”, rispose lui sorridendole. Poi prese i fiori e glieli mise tra i capelli, baciandola di nuovo teneramente.
    “Dovremmo tornare al castello, non credi?”, disse poi la ragazza.
    “Sì, sarà meglio”, rispose lui. Uscirono dal capanno mano nella mano e dopo aver recuperato i loro zaini tornarono al castello.

    Quella sera Bianca notò che tra i suoi due clienti qualcosa era cambiato, durante la cena non facevano che ridere e scambiarsi gesti affettuosi..
    “Mamma, li hai visti??? Cioè, dico io, sembrano due fidanzatini!”, disse ad Amelia in cucina.
    “Bianca, per favore..non sono affari nostri, no?”, le rispose lei con tono di rimprovero.
    “E’ la magia di Rivombrosa, ha colpito ancora! Eppoi, loro erano destinati!”, continuò la ragazza.
    “Va bene, però adesso porta il dolce in sala..e pensa al tuo di fidanzato, capito?!?”.
    Bianca sbuffò alla frecciata di sua madre e pensò che per lei era molto più difficile che per Beatrice trovarne uno..lei non era mica così bella!

    Andrea e Beatrice si stavano salutando davanti alla stanza di lei.
    Lui l’abbracciò forte e le diede un bacio sulla fronte. La ragazza sentì il buon profumo del suo dopobarba e il calore del suo corpo..stava diventando sempre più difficile resistergli, proprio come successe ad Elisa nei confronti di Fabrizio. Si staccò da lui bruscamente e gli diede la buonanotte.
    “Anche a te, mia bella fata..”, rispose Andrea. L’aveva capito che lei non era ancora pronta a fare una scelta..era meglio non insistere e aspettare, sperando che avrebbe dimenticato “l’altro”.

    Beatrice entrò in camera e si sedette sul letto sospirando. Le vacanze di Pasqua arrivavano al momento giusto, pensò la ragazza, meglio stare lontana da lui per qualche giorno, così avrebbe capito la vera natura dei suoi sentimenti. Era solo una cotta che si stava prendendo, o qualcosa di più? Andrea era così diverso da Christopher, molto focoso e gioviale..aveva una gioia di vivere immensa e poi la faceva così ridere..ma era anche un tipo affidabile? Su questo non ci poteva giurare, non lo conosceva abbastanza..invece era certa che Christopher le avrebbe dato quella sicurezza che cercava. Ma sarebbe stato un enorme cambiamento per lei, lasciare la sua famiglia e il suo paese per vivere in uno straniero..era quello che voleva? Non sapeva se ce l’avrebbe fatta.
    Decise di non pensarci più per quella sera e ritornò a leggere il diario di Elisa..

    “Sono stata a trovare Margherita oggi, che mi ha detto una cosa incredibile. Pare che Fabrizio abbia scritto a suo padre per chiedergli di non prendermi a servizio da loro, e ha fatto lo stesso con le altre famiglie nobili del vicinato! Non ci posso credere..ma come fa a comportarsi così? Non lo sopporto più..quando sono tornata al castello era lì ad aspettarmi, insieme al suo amico, il Conte Drago..non mi piace quell’uomo. Comunque, ha cominciato a prendermi in giro, come al solito..sono scappata in camera mia e lui mi ha seguita. Mentre mettevo i miei vestiti in una borsa mi fissava con uno sguardo così arrabbiato..”

    Nelle pagine seguenti Elisa raccontava della sua partenza da Rivombrosa per tornarsene da sua madre, ma sulla via verso casa era stata assalita dal Conte Drago, e avendolo colpito per difendersi, era stata arrestata. Dopo qualche giorno in prigione era stata liberata grazie all’interessamento di Fabrizio, che aveva addirittura ottenuto la grazia per lei dal re. Così, dopo qualche giorno trascorso con la sua famiglia, aveva deciso di tornare al castello per ringraziare il Signor Conte. Lui le aveva proposto nuovamente di diventare la governante di Emilia, e lei stavolta aveva accettato, anche perché Fabrizio le sembrava cambiato, più gentile nei suoi confronti..

    “Sono belle giornate queste, io ed Emilia ci divertiamo tanto in giardino, quando le lezioni finiscono. Lei è davvero una brava alunna, impara volentieri e si applica..le piace soprattutto il francese. Finalmente sono felice qui, quasi come quando c’era la Contessa Agnese. Fabrizio non mi tratta più male come prima, anzi è diventato così gentile..cosa gli avrà fatto cambiare idea? Forse ha solo capito che con me non l’avrebbe avuta vinta e si è arreso. A volte si ferma sulla porta della biblioteca quando faccio lezione ad Emilia, ci guarda e sorride..e il suo sorriso mi scalda il cuore. Ieri si è anche fermato ad assistere ad una lezione, e poi ha fatto portare il tè con pasticcini. Poi ci ha raccontato di quando era piccolo e faceva disperare Amelia con le sue marachelle, anche se lui dava sempre la colpa ad Angelo! Quando si è alzato ci ha fatto il baciamano a tutte e due..sembra proprio un’altra persona, anzi, sembra tornato il Fabrizio dei primi tempi, quando ancora non sapeva che sono una serva..”

    “E questo è anche il Fabrizio che piace a me!”, pensò Beatrice.
    Nelle pagine seguenti Elisa raccontava di ciò che era successo alla festa di San Giovanni..

    “Oggi ho trovato una sorpresa nella mia stanza, il Signor Conte mi ha regalato un bellissimo vestito rosso! Non credevo ai miei occhi quando l’ho visto, è davvero un vestito da gran signora..ero così felice, poi ho pensato che forse non dovevo accettarlo, perché non è adatto ad una serva, però avevo paura che il Conte si offendesse, e poi in fondo è solo un vestito..così ho deciso di accettarlo e di indossarlo per la festa di San Giovanni, domani! Non vedo l’ora, sarà divertente..ci saranno giochi e balli e chissà, forse anche Fabrizio ci verrà. Una volta i nobili lo facevano, festeggiavano assieme ai servitori l’arrivo dell’estate, anche se ora sono tanti anni che non lo fanno più. Amelia mi ha raccontato di quando il Conte Federico, il padre di Fabrizio, vi partecipava da giovane, portando sempre tanti regali per tutti. Doveva essere un brav’uomo, proprio come sua moglie, la cara Contessa Agnese..”

    “Sono appena tornata dal paese, la notte è fresca e c’è la luna piena..non riesco ancora a credere a ciò che è successo alla festa. Proprio quando meno me lo aspettavo, è arrivato Fabrizio! E quella vipera di Bianca che diceva che non sarebbe venuto..invece lo ha fatto e ha anche voluto ballare con me! Ci siamo divertiti e abbiamo anche bevuto un po’ di vino..forse anche troppo! Ad un certo punto Lui mi ha preso da parte e ha cominciato a farmi complimenti, dicendomi che sono molto più bella di certe nobili signore che conosce, poi gli ho chiesto perché mi ha regalato il vestito e lui ha risposto che è un modo per corteggiarmi. Ora non vuole più comandarmi, l’ha detto lui! E poi..è successo! Mi ha baciata in un modo..molto romantico, è stato così dolce..solo che all’improvviso è sbucata Amelia che ha interrotto tutto! Forse è meglio così, altrimenti non so cosa sarebbe successo..sto così bene quando sono insieme a Lui, come l’altro giorno, quando siamo andati a vedere la vecchia masseria. Eppure lo so benissimo che mi faccio solo illusioni, Amelia me lo dice sempre, ma che ci posso fare? Non riesco a non pensare a quello che ho sentito l’altro giorno.. Lui e il conte Drago stavano parlando in biblioteca, l’argomento era il matrimonio..il suo amico gli consigliava di decidersi perché non lo aveva mai visto così innamorato! E poi quell’uomo mi ha chiamata “cameriera” e Fabrizio si è arrabbiato! Oh mio Dio! ma allora è proprio cambiato!”

    Ma Elisa aveva parlato troppo presto..nelle pagine seguenti raccontava della proposta “indecente” fattale da Fabrizio, quella di sposare Angelo come “copertura”, e di diventare la sua amante. Il Conte non aveva il coraggio di andare contro tutte le regole del mondo in cui viveva, della società nobile e aristocratica che lo aveva abituato ad un certo tipo di vita, non poteva quindi sposare Elisa, ma non voleva neanche perderla..l’aveva rincorsa sulla scalinata e le aveva confessato il suo amore, incurante dei servi che lo stavano guardando. Ma Elisa non si era lasciata convincere, la sua dignità era per lei molto più importante dei sentimenti, anche perchè a quel punto credeva che per Fabrizio fosse solo desiderio, un’attrazione fisica che lo faceva impazzire, o forse solo un capriccio che voleva togliersi. Fabrizio le aveva detto arrabbiato che lei era un’egoista, che pensava solo a se stessa, mentre lui era disposto a dividerla con un altro! Poi era arrivata una sua amica, una Marchesa dall’aria molto altezzosa e sprezzante, Fabrizio le aveva chiesto di suonare per loro e aveva colto l’occasione per umiliarla davanti a tutti. Così Elisa era fuggita piangente nella sua stanza e aveva deciso di sposare Angelo, per ripicca nei confronti del Conte.
    Quella stessa notte si era intrufolata nella sua stanza, come raccontava Elisa il giorno dopo:

    “Ieri notte ho fatto una sciocchezza, sono andata nella camera del Conte per riportargli il vestito e lasciargli una lettera dove spiegavo le mie ragioni. Ma Lui all’improvviso si è svegliato e ha capito che il motivo per cui ero lì fosse un altro! Ha cercato di approfittarne ovviamente, ma neanche stavolta c’è riuscito. Gli ho detto che ho scelto di sposare Angelo perché lui mi vuole bene veramente, anche se io non lo amo..è l’unica cosa da fare, così forse Lui starà lontano da me e io riuscirò a dimenticarlo, prima o poi..anche se non posso fare a meno di sentirmi attratta. Ma come ho fatto ad innamorarmi di uno come lui?!?!? E’ un essere meschino e prepotente, anche ieri notte mi guardava in un modo..è solo il mio corpo che vuole, del resto non gli importa..invece Angelo mi ama davvero, ne sono certa!”

    Nei giorni seguenti Elisa raccontava dei preparativi per le nozze, si stava preparando un bel banchetto per gli sposi, tutto il villaggio li avrebbe festeggiati, e sarebbero andati a vivere nella vecchia masseria che il Conte aveva dato ad Angelo come “regalo di nozze”, senza avere però in cambio quello che sperava. Anche la Contessa Anna era contenta di questo matrimonio e ora trattava meglio Elisa, perché convinta che sarebbe stata lontana da suo fratello. In cuor suo Elisa era sicura di aver preso la decisione migliore. Fabrizio sembrava rassegnato, le aveva donato la collana di turchesi di sua madre come pegno d’amore, sperando ancora che lei cambiasse opinione, ma Elisa ormai aveva deciso, e lui era partito per Torino.
    Il giorno delle nozze si era alzata presto, aveva fatto una passeggiata fino al lago riflettendo sulla sua vita..doveva farlo per il suo bene, solo così avrebbe conservato il rispetto di se stessa e avrebbe avuto quello delle persone che più l’amavano, sua madre e sua sorella, e anche Amelia, e avrebbe onorato la memoria di suo padre. Sperava solo di riuscire a rendere felice Angelo, ma le cose non andarono come previsto. Giunta sull’altare Elisa si era resa conto di non poter fare una promessa in cui non credeva, ad un ragazzo così buono come Angelo..gli avrebbe solo rovinato la vita, perché lei amava il Conte! Così era scappata, con grande scandalo di tutti. Angelo non l’aveva presa bene, l’aveva insultata ed era fuggito anche lui..così a lei non era rimasto altro che tornarsene a casa da sua madre, che l’aveva riaccolta nonostante quello che aveva fatto.
    Dopo qualche giorno ricevette la visita di Celeste, una ragazza povera che viveva nei boschi e che tutti ritenevano una strega, mentre in realtà era solo un’esperta di erbe e dei loro poteri curativi. Raccontò ad Elisa di aver trovato Fabrizio ferito nel bosco, e di averlo portato a Rivombrosa sul suo carretto. Elisa era partita in fretta e furia per il castello, voleva rivederlo sperando che fosse ancora in vita..

    “Da qualche giorno sono tornata a Rivombrosa. Quando sono arrivata Fabrizio stava davvero tanto male, è stato ferito in un agguato e Ceppi gli ha tolto il proiettile dal fianco. Grazie al cielo lo ha salvato! Avevo paura che non ce la facesse, ma lui è giovane e forte..non so cosa avrei fatto se fosse morto, perché io LO AMO! L’ho scoperto proprio adesso, vederlo in quello stato mi ha fatto capire quanto tengo a lui, e credo che anche lui tenga molto a me. Nel delirio l’altro giorno mi ha dato in consegna una lista con dei nomi di nobili, che fanno parte di una congiura contro il re! Mi ha chiesto di nasconderla, ora è in un posto sicuro..sarà il “nostro” segreto. Oggi sono stata di nuovo a trovarlo, l’ho sentito che mi chiamava fuori dalla porta e Amelia mi ha fatto entrare. Sono entrata nella stanza e lui si è svegliato dal delirio..e mi ha chiesto se gli ho dato un bacio ieri o l’ha sognato. Io gli ho risposto che è vero, poi si è accorto che non porto la fede matrimoniale e allora ho dovuto dirglielo..che non ho sposato Angelo. Lui mi ha sorriso e poi mi ha preso per un braccio, mi voleva baciare..ma ci prova pure da moribondo?!??!”.

    Beatrice scoppiò a ridere, questo Fabrizio era veramente un tipo focoso, le ricordava qualcuno..poi chiuse il diario e spense la luce. Era molto stanca ed erano successe tante cose quel giorno..ripensò al bacio nel capanno e si chiese se anche lei per Andrea provasse qualcosa di importante o era solo un’attrazione temporanea, dovuta alla vicinanza e all’atmosfera di quei luoghi..non seppe darsi una risposta. Forse era solo questione di tempo e prima o poi l’avrebbe capito.
    Due giorni dopo partirono entrambi per le vacanze di Pasqua.









     
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    Grazie Pepianov! Comunque è lo stesso che avevo messo sull'altro forum.. :D
    Ecco il continuo..

    Durante i giorni di vacanza Beatrice continuò a leggere il diario di Elisa..

    “Finalmente Fabrizio è fuori pericolo. Ceppi l’ha visitato oggi, ha detto che la convalescenza sarà un po’ lunga ma il peggio è passato, grazie a Dio! Sono stata da lui nel pomeriggio, mi ha fatto chiamare per sapere dove avevo messo quella lista, così gli ho portato il libro di Racine. Mi ha detto che ho avuto un’ottima idea a rilegarla nella copertina. Poi mi ha preso la mano e..sono scappata! Non so che farci, lo so cosa vuole da me, ma io non posso! Anche se lo amo con tutta me stessa, non posso perdere la mia dignità!”

    “Sta diventando sempre più difficile stare in questa casa, dovrei andarmene..ma non ci riesco! La Contessa Anna mi tiene d’occhio, non vuole che mi avvicini a Fabrizio, lo so..e anch’io cerco di stargli lontana. Oggi però ho dovuto portargli una coperta, era fuori in giardino, nel gazebo a prendere un po’ d’aria, e ne ha subito aprofittato. Mi ha preso la mano..voleva sapere cosa avevo deciso di fare riguardo a noi due. Ovviamente gli ho detto che non posso diventare la sua amante, e lui mi ha accusata di non amarlo davvero! Ma possibile che non vuol capire?!? Io voglio vivere il mio amore alla luce del sole, non nascosta dalla società! Lui è convinto di essere l’uomo giusto per me, ma come è possibile se non possiamo vivere insieme? Non so che fare, quando mi ha baciata oggi mi sono sentita così viva, avrei voluto che non finisse mai, invece è arrivata la Contessa Anna a separarci. Signore aiutami tu..”

    Dopo qualche giorno Elisa riprese a scrivere nel diario:

    “E’ successo! Da ieri sono la donna di Fabrizio. Lo so, non avrei dovuto cedere..ma lui aveva deciso di partire con l’esercito, voleva tornare in Francia e io non l’avrei mai più rivisto. All’improvviso il pensiero mi è sembrato insopportabile e gli sono corsa dietro. Per fortuna sono arrivata in tempo! Mi ha portata nella sua stanza e lì..è successo. Lui è stato molto premuroso, lo sapeva che era la prima volta per me. E’ stato come un sogno, difficile da spiegare..quando ti senti tutt’uno con l’uomo che ami è come essere in paradiso. È stata la notte più bella della mia vita..peccato che al mattino è piombata in camera la contessa Anna a svegliarci, era veramente arrabbiata, ma Fabrizio mi ha difesa. Avrei voluto morire, ero così imbarazzata! Ma se dobbiamo lottare contro tutti per il nostro amore, ebbene io combatterò! Non ho paura!”


    Qualche giorno dopo Pasqua, Andrea entrò nell’atrio dell’albergo con la sua valigia, di ritorno da Napoli. Non c’era nessuno alla reception, per cui invece di chiamare Bianca si diresse dietro il bancone per prendere la sua chiave. Nella casella della stanza di Beatrice spiccava una busta di carta lussuosa beige. Andrea la prese curioso e vi lesse il nome del mittente:
    “Lord Christopher Cavendish, Visconte di Exeter, Inghilterra”.
    Sarà lui il famoso “amico speciale”?, pensò l’architetto aggrottando la fronte. Ripose la busta al suo posto e salì in camera.

    Qualche ora dopo anche Beatrice arrivò. Bianca le porse la chiave e la busta scrutandola curiosa..Beatrice arrossì e corse in camera sua. Posò la valigia e strappò la busta estraendone un foglio di carta intestata fittamente scritta con calligrafia elegante. Lesse la lettera con il cuore in gola e quando finì si buttò sul letto sospirando. Christopher non aveva cambiato idea, la amava e gli mancava tantissimo, e le rinnovava la sua proposta di matrimonio, come aveva fatto l’ultima sera della sua permanenza in Inghilterra. Beatrice non sapeva che fare, durante le vacanze aveva pensato più all’architetto che a lui..ma forse stava prendendo un abbaglio. Ancora non era sicura dei suoi sentimenti, e soprattutto di quelli di Andrea. Doveva vederci chiaro, non voleva prendere in giro un ragazzo sensibile come Chris.., doveva decidersi prima possibile.

    Il giorno seguente Beatrice incontrò Andrea a colazione. Notò subito che il suo atteggiamento era cambiato, sembrava più freddo nei suoi confronti..invece di scherzare come al solito si mise subito a parlare di lavoro, e di tutti i compiti che li attendevano nei giorni seguenti. Sembrava quasi che le volesse dare ordini..la ragazza era piuttosto irritata ma cercò di non darlo a vedere.
    Andarono al castello e ricominciarono il lavoro.
    Nel pomeriggio Andrea le si avvicinò per osservare lo stucco che stava facendo nel corridoio del piano superiore. Cominciò a criticare il suo lavoro, che secondo lui andava fatto in un altro modo.
    “Sono io la restauratrice, no?”, rispose Beatrice scocciata dal suo atteggiamento.
    “Ma IO sono il direttore dei lavori qui! La responsabilità è mia prima di tutto!”, replicò l’architetto con lo sguardo furente.
    “Si può sapere che ti prende?!?! Non mi hai mai criticata così prima!”
    “E tu allora?!?!? A che gioco stai giocando, eh?!?!”, rispose Andrea mettendole le braccia contro il muro e fissandola negli occhi. A Beatrice sembrava di vedere il fuoco nelle sue pupille.
    “Di che parli? Lasciami, mi fai male!”, gridò la ragazza.
    “Lo sai benissimo di cosa parlo..prima fai la carina con me, mi attiri apposta in quel capanno, e poi invece..”.
    “Ma che stai dicendo? Non ho fatto niente del genere!”, e pestandogli un piede riuscì a liberarsi di lui. Corse nella camera di Fabrizio e si chiuse dentro.
    “Ahaha, vuoi farti difendere dal bel Fabrizio? O forse aspetti che arrivi il tuo lord inglese a salvarti?”, la prese in giro l’architetto al di là della porta.
    “E tu che ne sai? Non sono fatti tuoi!”, gridò lei arrabbiata.
    “Certo, come no..tanto non ho speranze, a te piacciono i nobili..”, rispose lui sarcastico.
    Beatrice spalancò la porta. Guardò fisso negli occhi Andrea e gli rispose: “Non sto giocando a nessun gioco, sto solo cercando di capire cosa conta di più per me, senza prendermi gioco dei sentimenti di nessuno. Ti chiedo solo un po’ di pazienza, tutto qui”.
    “E’ lui vero? Il tuo amico inglese..”.
    “Sì, è suo il castello dove ho lavorato per sei mesi. E’ un ragazzo molto intelligente e sensibile, credevo di essere solo un’amica per lui, ma poi le cose hanno preso un’altra piega e l’ultima sera mi ha chiesto di sposarlo”, disse Beatrice tutto d’un fiato.
    Andrea la guardò sorridendo: “Beh, lo capisco..impossibile essere solo amico di una ragazza come te”.
    Beatrice arrossì e lui l’abbracciò d’istinto, poi le accarezzò i capelli.
    “Prenditi tutto il tempo che ti serve..io posso aspettare”, le disse baciandola sulla fronte.
    “Grazie..e adesso mi lasci finire lo stucco?”, rispose lei liberandosi dalla sua stretta.
    Tornarono ognuno al proprio lavoro e Beatrice pensò che se lui continuava ad abbracciarla in quel modo, presto avrebbe preso una decisione.

    Era venerdì pomeriggio e Beatrice stava lavorando nel salone. Ormai aveva quasi finito lì, ancora qualche ritocco e tutto sarebbe tornato bello e splendente come era sempre stato.
    Andrea arrivò alle sue spalle all’improvviso e le disse con voce perentoria: “C’è una visita per te!”, poi se ne andò sbattendo la porta.
    Beatrice si girò e fece cadere lo scalpello esclamando: “Christopher!”.
    Un bel ragazzo biondo la guardava sorridendo, era vestito elegantemente e aveva una vaga somiglianza con l’attore Jude Law.
    Beatrice si gettò tra le sue braccia, e lui la baciò sulle guance.
    “Che ci fai tu qui?”, disse la ragazza felice.
    “Mi mancavi tanto, my darling..”, rispose lui con tipico accento inglese.
    “Sono felice di vederti!”, e lo prese a braccetto portandolo fuori nel giardino.
    Si misero a passeggiare nel prato ridendo e ricordando i bei momenti passati in Inghilterra.

    Intanto Andrea li osservava da lontano scuro in volto..
    “Che diavolo ci faceva lì quel damerino? Accidenti a lui!”, pensava l’architetto, “Non poteva starsene tra le brume del suo dannato paese?!?!”.
    Si spostò nell’ala nord del palazzo, almeno lì non li avrebbe visti..
    Finita la giornata di lavoro tornò in albergo per la cena. Beatrice non c’era.
    Bianca lo guardava attentamente e capì che doveva essere molto nervoso.
    “La signorina Beatrice non viene a cena”, disse la ragazza pettegola, “è arrivato un suo caro amico e ha detto che sarebbe andata a Torino con lui..torna domani!”.
    Andrea la guardò irritato e le disse sgarbatamente che non le importava di quello che faceva la “signorina Beatrice”. Poi le ordinò un caffè, dopodiché decise di andare al pub di Giulio.
    L’uomo lo vide arrivare scuro in volto e gli servì un bicchiere di vino rosso.
    “Brutta giornata eh?”, disse Giulio all’amico.
    “Già, piuttosto pesante. Non vedo l’ora che sia finita con questo lavoro! Non ne posso più di questo posto!”, disse Andrea passandosi la mano tra i capelli.
    “Credevo ti piacesse stare qui..ha forse qualcosa a che fare con l’arrivo del lord inglese?”, disse Giulio sogghignando. Andrea lo fissò come se volesse strozzarlo.
    “E tu che cavolo ne sai?!? Chi te l’ha detto, eh?”, rispose irritato.
    “Sai, gli operai..il paese è piccolo, e la gente mormora!”.
    Margherita li vide da lontano e capì cosa stava succedendo, per cui si avvicinò al marito.
    “Giulio, ti chiamano da quel tavolo..vai su!”, disse la donna allontanandolo da Andrea.
    “Non ti preoccupare, dai..vedrai che tornerà presto”, gli disse poi dolcemente.
    “E se invece se ne andasse via con lui?”, disse l’architetto fissando il fondo del bicchiere.
    “Non lo farà, stai tranquillo!”, rispose Margherita stringendogli un braccio.
    “Spero che tu abbia ragione..”, disse Andrea sorridendo debolmente.
    La donna gli versò un altro bicchiere di vino e cominciò a chiacchierare cercando di distrarlo dai suoi pensieri..
    Dopo un paio d’ore uscì dal pub, aveva bevuto un po’ ma non era ubriaco..Margherita lo aveva tenuto d’occhio. L’aria fresca della notte gli fece bene, si sentiva meglio adesso..camminò spedito verso l’albergo.
    Aprì la porta della sua stanza ed esclamò sorpreso: “Roberta! Che ci fai qui?!?!?”.
    Una bella ragazza mora lo stava aspettando seduta sul letto. Quando lo vide si alzò e gli si buttò tra le braccia ridendo. Andrea le stampò un bacio e lei ricambiò.
    Aveva i capelli castani ricci, la pelle abbronzata e due profondi occhi neri. Indossava una minigonna e una maglietta scollata.
    “Sono appena arrivata! Sei contento? Tua madre mi ha detto dov’eri!”, disse lei felice.
    “Sì ma..perché?”.
    “Beh, da quando ci siamo rivisti a Pasqua, non ho fatto che pensarti..e poi mi sono detta, non è mai veramente finita tra noi..e forse qui ti sentivi solo..”.
    “Se non ricordo male dicevi che non ero il tipo giusto per te”
    “E se avessi cambiato idea?”, disse la ragazza stringendolo forte. Lui non resistette più e la baciò con passione. Lei cominciò a sbottonargli la camicia e lui fece altrettanto con lei..si buttarono sul letto e passarono la notte insieme.

    Il giorno dopo era sabato e lo passarono a spasso in giro per la campagna. Andrea portò l’amica a vedere il castello. La ragazza era entusiasta di tutto ciò che vedeva, si trovavano nella biblioteca davanti al ritratto di Elisa e Fabrizio.
    “Accidenti com’era bella! E anche lui non era niente male..hai notato che ti assomiglia?”, esclamò la ragazza.
    “E’ solo la tua immaginazione..”, rispose Andrea guardando fuori dalla finestra.
    “No, davvero! Peccato che io non ho niente in comune con Elisa!”, continuò lei.
    “Ehm..già”, disse Andrea imbarazzato, “allora, andiamo? Ci sono ancora un sacco di cose da vedere..”, e proseguirono la visita del palazzo.

    Domenica sera, Beatrice entrò nella hall dell’albergo carica di sacchetti. Incontrò Bianca che le diede il bentornato.
    “Salve signorina, si è divertita a Torino?”, le chiese la ragazza con tono malizioso.
    “Sì grazie Bianca”, rispose Beatrice cercando di evitarla. Era stanca e voleva solo andarsene in camera sua, sapendo quanto Bianca fosse curiosa, per non dire pettegola.
    In quel momento scese dalle scale Andrea con una ragazza, che aveva un trolley in mano. I due andarono verso l’uscita ridendo. La ragazza diede un bacio sulla bocca ad Andrea, poi salì su di un taxi e partì. Andrea rientrò e fissò Beatrice, che lo fissava a sua volta con sguardo furente. La ragazza corse su per le scale e si chiuse in camera sua.
    “E quella?!?!? Chi cavolo era? E così si è divertito il Signor Architetto!”, pensò Beatrice con le lacrime agli occhi.
    E lei, che aveva appena detto addio ad un ragazzo favoloso..aveva rinunciato ad un uomo che la amava sinceramente, per che cosa poi? Forse aveva appena fatto lo sbaglio più grande della sua vita!
    Beatrice si buttò sul letto e pianse amaramente..dopo un po’ qualcuno bussò alla porta.
    La ragazza si ricompose e chiese chi era. Le rispose Amelia.
    “Signorina, mi scusi il disturbo. Volevo solo sapere se scende per la cena, altrimenti se vuole le porto qualcosa in camera.”
    Beatrice aprì la porta.
    “Sì, grazie signora, gliene sarei molto grata. Non mi sento bene..mangerò qualcosa qui.”
    “Bene, le porto subito qualcosa”, rispose Amelia premurosa, e se ne andò.
    Dopo qualche minuto tornò con un vassoio.
    “Ecco qua..se vuole qualcos’altro mi chiami, mi raccomando!”, disse la padrona di casa. Poi notando che Beatrice aveva pianto aggiunse:
    “Non si dia troppa pena signorina..non è proprio il caso, mi creda!”.
    Beatrice sorrise debolmente, poi salutò Amelia.
    Certo che in quel paese era impossibile farsi gli affari propri!, pensò la ragazza sorridendo tra sé e sé, poi cominciò a mangiucchiare qualcosa..













     
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    Certo, ..però è bellissimo lo stesso!E l'ho riletto con piacere!
     
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    Il giorno dopo Beatrice scese per la colazione, ma non trovò Andrea. Bianca le disse che era appena uscito. Dopo colazione incontrò Angelo, che doveva andare al castello per riparare la vecchia automobile che avevano trovato, così le diede un passaggio sulla sua Jeep.
    “E’ stato un colpo di fortuna sai? Trovare il pezzo di ricambio di una macchina così vecchia non è facile..per fortuna ho un amico che se ne intende di queste cose!”, stava dicendo Angelo.
    Beatrice sorrise..l’allegria di Angelo la metteva di buonumore.
    “A che punto siete con i lavori?”, chiese il ragazzo curioso.
    “A buon punto direi, credo che ci vorranno ancora due o tre settimane”.
    “Ah, così poco..e che farai dopo? Tornerai a Firenze?”
    “Non lo so ancora, sicuramente andrò a trovare i miei e poi..chissà! Magari troverò un lavoro fisso nella mia città”, disse la ragazza pensierosa.
    Ormai erano arrivati al castello. Angelo si diresse verso l’architetto che stava lavorando all’esterno, sull’ala est, mentre Beatrice corse dentro al palazzo. Andò al piano superiore dove stava restaurando gli stucchi nel corridoio e si immerse nel suo lavoro.
    Dopo qualche ora Giovanni la venne a chiamare.
    “Signorina, scusi..l’architetto le deve parlare. C’è un problema sul lato est”.
    “Grazie Giovanni, arrivo subito”, rispose Beatrice pulendosi le mani in uno straccio. Poi fece un bel respiro e si diresse fuori dal palazzo.
    “Finalmente!”, esclamò l’architetto quando la vide arrivare, “guarda un po’ qui, che dobbiamo fare secondo te?”, le chiese freddamente indicandole il muro del palazzo.
    “Beh, secondo me..” e gli diede la sua opinione.
    Quando ebbe finito fece per andarsene ma lui la prese per un braccio.
    “Va tutto bene?”, le chiese poi con tono più gentile.
    “Sì certo, perché?”.
    “Non ti ho vista ieri sera e così..”.
    “Ero solo stanca..sto benissimo, non ti preoccupare”, rispose lei fissandolo negli occhi. E se ne tornò nel palazzo, mentre Andrea la seguiva con lo sguardo.

    Nel pomeriggio l’architetto andò in biblioteca per studiare certe carte che aveva preso in Comune. Lo annoiavano le pratiche ma a volte erano necessarie..all’improvviso entrò Beatrice.
    “Ah, scusa..stavo cercando uno dei miei attrezzi, forse l’ho lasciato qui..”, disse lei imbarazzata.
    “Fai pure..non mi dai fastidio”, disse lui con una strana luce negli occhi.
    La ragazza trovò lo scalpello che le mancava e fece per uscire, ma Andrea si alzò e chiuse la porta alle sue spalle.
    “Che fai? Lasciami uscire!”, gridò Beatrice.
    “No, prima dobbiamo chiarire!”, rispose l’architetto.
    “E cosa ci sarebbe da chiarire? A me sembra tutto molto chiaro!”
    “Se ti riferisci a ieri sera, ti assicuro che era solo un’amica..”.
    “Da come ti ha salutato sembrava più di un’amica..e comunque non mi interessa!”.
    “Quindi non te ne importa niente di me? Strano, allora perché non sei scappata con il tuo lord?!?”.
    “Quando fai così ti detesto! Va’ al diavolo!”, e scappò fuori dalla stanza.
    Corse giù per lo scalone ma l’architetto le corse dietro.
    “Beatrice fermati!..Fermati!!!” le gridò cercando di raggiungerla.
    “Non abbiamo altro da dirci!”, rispose lei furente.
    “Io ho qualcosa da dirti!”, disse lui bloccandola sulle scale, “guardami..Guardami!”
    “Ti guardo!”, le disse lei fissandolo fieramente negli occhi.
    “No, non mi stai guardando, altrimenti vedresti quanto ti amo!”.
    “Tu non mi ami..mi desideri forse..è diverso!”.
    “Sì, ti desidero..ti voglio con tutto me stesso! Dalla prima volta che ti ho vista, da settimane ti voglio, fino a impazzire!”, le gridò Andrea facendola cadere sulle scale.
    “E ti amo! Ti amo! E ti desidero! E ti amo! Potrei urlarlo se vuoi!”.
    Poi si sporse dalla balconata sul selciato e gridò: “Io amo Beatrice!”.
    Nel prato gli operai e Angelo lo guardarono stupiti. C’era anche Bianca che aveva portato il pranzo a suo fratello..anche lei lo guardò a bocca aperta.
    Beatrice si alzò dalle scale e andò verso di lui.
    “Andrea, ma sei impazzito?”, gli disse dolcemente.
    “Sono pazzo di te, che ci posso fare?”, rispose lui con le lacrime agli occhi.
    “Andiamo dentro..ci stanno guardando tutti!”, disse la ragazza prendendolo per mano.
    Andarono nel salone da ballo e si sedettero su un vecchio divano.
    “Senti, Andrea..”, cominciò lei, “anche tu mi piaci, lo sai..però adesso è troppo presto per me. Ho appena chiuso una storia importante”.
    “Gli hai detto di no?”, chiese lui dopo che fu tornato in sé.
    “Sì..è partito e non lo vedrò mai più. Non avrei mai potuto cambiare vita, in un altro paese..non faceva per me. Però ora..”.
    “Ho capito..devo aspettare! Non c’è problema, aspetterò..finchè tu non ti deciderai”.
    “Il fatto è che prima devo imparare a fidarmi di te, capisci?”.
    “Senti Beatrice..”, disse lui sospirando, “Te lo giuro, quella ragazza non conta niente.. la conosco da anni, andavamo a scuola assieme..è stato solo un attimo di debolezza”.
    “Va bene, non parliamone più..”.
    Andrea le prese il viso tra le mani e la baciò, poi tornarono al lavoro.
    Quella sera Beatrice ricevette la telefonata di Margherita, che era stata dal parrucchiere poco prima e lì aveva incontrato Bianca, la quale aveva raccontato a mezzo paese quello che era successo quel giorno al castello.
    Beatrice confermò tutto e invitò Margherita da lei.
    Dopo cena la donna arrivò, e Beatrice si sfogò con lei..le raccontò di Christopher che a Torino l’aveva portata nell’albergo più lussuoso della città e nei migliori ristoranti, e poi a fare shopping nei negozi più belli. Lei aveva cercato di rifiutare i suoi regali, ma lui aveva insistito..e poi aveva dovuto dirgli che non poteva accettare la sua proposta, e non era stato per niente facile. Era rimasto molto deluso ma aveva capito, in fondo se lo sentiva..così era partito. Lei era tornata in paese e aveva visto Andrea con quella ragazza..
    “Ah quella!”, disse Margherita, “sabato sera l’ha portata al pub, dovevi vedere come si strusciava addosso a lui! Ma io l’ho capito subito che a lui non gliene importava nulla..venerdì era proprio triste, voleva ubriacarsi..ma io l’ho tenuto d’occhio!”.
    “Non mi importa quel che ha fatto o non fatto..io ho bisogno di tempo, non posso mettermi con lui adesso”, disse Beatrice all’amica.
    “E fai bene! Bisogna tenerli un po’ sulla corda questi uomini, no?”, concluse Margherita.
    Le due ragazze scoppiarono a ridere e continuarono la serata guardando un film.

    Qualche giorno dopo cominciò a piovere a dirotto. Beatrice continuava il suo lavoro al piano di sopra, mentre Andrea fu costretto a sospendere i lavori all’esterno del palazzo e si concentrò sul primo piano. Andò anche nei sotterranei del castello, dove non erano ancora stati, per vedere se c’era qualcosa d’interessante che valeva la pena “riesumare” per il museo. Un pomeriggio entrò nella cantina, dove vi erano più che altro vecchie botti e file di bottiglie di vino..esaminandone le etichette scoprì che alcune erano di grande valore! Un Barolo del 1932, un Barbera del ’25, e un Moscato d’Asti del ’19! Non era un grande intenditore, ma era certo che potevano valere parecchie migliaia di euro sul mercato. Uscì dalla cantina e si diresse verso un’altra stanza dove vi erano molti vecchi mobili accatastati, quasi tutti in pessime condizioni. Erano di foggia piuttosto moderna, sicuramente del Novecento. C’erano anche dei bauli pieni di vestiti da uomo e oggetti da toeletta, anche questi abbastanza recenti.
    Poi vide un vecchio cassettone seminascosto da un grosso armadio. Provò a spostarlo ma era troppo pesante, per cui andò a chiamare Giovanni e insieme ci riuscirono. Aprì il primo cassetto..c’erano molte lettere risalenti al 1800, e poi vecchi registri con liste e numeri. Uno di questi recava la data dell’ottobre 1770 e in fondo si poteva leggere la firma del conte Fabrizio Ristori! Stava per andare a chiamare Beatrice, quando lei apparve sulla porta.
    “Che fai qui sotto? Brrr..questo posto mi mette i brividi!”, disse la ragazza guardando le ragnatele e la polvere che regnava sovrana nella stanza.
    “Guarda un po’ cos’ho trovato qui dentro!”, disse Andrea porgendole il registro.
    La ragazza fece un’esclamazione di stupore.
    “Oddio! E quante lettere! Ma chi le ha scritte?”, disse lei esaminandone qualcuna.
    Lesse affascinata i nomi dei loro autori..c’erano una Agnese, e una Isabella, e anche dei Federico, Martino, Emilia..e tanti altri.
    Decisero che un giorno o l’altro avrebbero messo mano in quel caos per capirci qualcosa di più.
    Andrea aprì gli altri cassetti, che erano pieni di biancheria, tovaglie e asciugamani consunti.
    Rimaneva l’ultimo cassetto in fondo..l’architetto lo aprì e vide che conteneva una scatola nera. Tolse il coperchio e tirò fuori una divisa da militare probabilmente risalente al 1700, era rossa e blu proprio come quelle dell’esercito francese dell’epoca. Era lacerata in vari punti, ma soprattutto aveva un buco sulla schiena.
    “Sembra un foro di proiettile..”, mormorò Andrea fissando Beatrice.
    La ragazza sbiancò in volto.
    “NO! Oh mio Dio!!! Noooo!”, cominciò ad urlare scuotendo la testa. Gli occhi le si riempirono di lacrime. “Non può essere..Fabrizio!!!..NO!!!”, ripeteva tremando. Poi scappò fuori dalla stanza. Andrea le corse dietro finchè arrivarono in cima alla scalinata. Beatrice si bloccò e guardò fisso davanti a sé con gli occhi spalancati..
    “Era lì..in fondo, sul selciato..era lì per terra, il suo cavallo vicino..”.
    “Cosa stai dicendo? Beatrice..di che parli?!”, disse Andrea preoccupato.
    “Era il giorno di Natale..ma perché..non è giusto..”, disse la ragazza tra i singhiozzi, “non doveva succedere, NO..NON DOVEVA!!!”, e cadde svenuta tra le braccia di Andrea.
    Lui la prese e la portò nella biblioteca, adagiandola sul divano. Le spruzzò in viso dell’acqua come aveva fatto il primo giorno..lei riaprì gli occhi e lo guardò stupita: “Fabrizio..”, mormorò con voce flebile.
    Andrea la guardava teneramente. “Cara..come ti senti? Mi vuoi far preoccupare eh?”.
    Lei si raddrizzò a sedere e si guardò intorno.
    “Andrea..scusami, non so cosa mi ha preso”.
    “Non devi scusarti..hai avuto un’altra visione, vero?”.
    “Sto diventando pazza, ecco la verità”.
    “Non credo che tu sia pazza, ma penso che dovresti parlare con qualcuno di questi fatti, intendo qualcuno che se ne intende, un dottore”.
    “Hai ragione, ma dove lo trovo un esperto?”.
    “Beh, non so se è un esperto, ma Giulio mi ha detto che il medico del paese è molto bravo, e soprattutto è una persona intelligente, si interessa anche di parapsicologia..si chiama Ceppi”.
    “Come si chiama?!?!?”, gridò stupita Beatrice.
    “Antonio Ceppi, perché? Sembra che discenda da un’antica famiglia di qui, erano tutti medici..”.
    Beatrice fissò il quadro di Elisa e Fabrizio, che sembravano guardarla sorridendo.
    Poi si alzò dal divano e prese la mano di Andrea sussurrando: “Andiamo via di qui..”.
    Quando uscirono dal palazzo pioveva a catinelle, Beatrice fece una corsa alla macchina mentre Andrea chiudeva il portone. Si incamminò poi sul sentiero per raggiungere Beatrice, quando sentì qualcosa che sembrava il nitrito di un cavallo.
    “Non è possibile, non ci sono cavalli qui”, pensò stupito.
    Si girò verso il palazzo e lo vide.
    Sul selciato in fondo alla scalinata un cavallo bianco scalpitava avanti e indietro. Andrea strabuzzò gli occhi e il cavallo sparì. Fece di corsa il resto del sentiero, salì in macchina fradicio d’acqua e disse a Beatrice: “L’ho visto. Un cavallo bianco, là in fondo allo scalone..te lo giuro!”.
    La ragazza lo guardò meravigliata, poi disse con voce tremante: “Torniamo in albergo!”. Andrea mise in moto e se ne andarono.






     
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