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RIVOMBROSA
La carrozza si fermò al cancello..Alessandro si sporse e contemplò quanto si apriva davanti al suo sguardo: il castello, il parco, la fontana.. il conte Fabrizio Ristori non avrebbe fatto fatica a riconoscere la sua casa, tutto era rimasto come quando,tanti anni prima, era tornato a casa dalla Francia....... “Avanti, entriamo...” Uno sparuto gruppetto di servitori aspettava l’arrivo del nuovo padrone sulla terrazza, davanti allo scalone d’entrata. “Benvenuto, benvenuto..fatto buon viaggio?” Il vecchio maggiordomo si chinò cerimoniosamente, aiutando Alessandro a scendere i pochi gradini del landò. “Bene arrivato a Rivombrosa, conte..” Alessandro era perplesso “Mi aspettavate?” “L’amministratore ci ha scritto preannunciando il vostro arrivo, conte!Vi ho fatto preparare le stanze..quelle che erano di vostra nonna,.ma se non vi piacciono possiamo cambiare..” “Vi ringrazio, ma penso che andrà tutto benissimo..e spero di non avervi dato troppo disturbo..” “Sono anni che questo posto non vede l’arrivo del padrone..era ora che qualcuno si ricordasse di Rivombrosa!” Alessandro alzava lo sguardo a contemplare la facciata, la fila di finestre, le due torri laterali. “E’ molto bella..non pensavo fosse ancora in così buone condizioni....e anche il giardino..è tutto in ordine” “Da quando mancarono la contessa Agnese e il conte Martino, vostra madre ha sempre seguito, anche se da lontano, le vicende della tenuta..l’amava molto..qui si sono succedute molte generazioni di Ristori..” Il vecchio maggiordomo seguiva con passo affaticato per le scale l’agile andatura di Alessandro “Per di qua conte..queste sono le stanze destinate agli ospiti e qui c’è la vostra stanza..” Alessandro entrò in un ambiente arredato con mobili in stile rococò; un divano, una poltrona, un piccolo stipetto e il grande letto a baldacchino ne costituivano l’arredamento.. “Non sono state effettuati molti cambiamenti nel mobilio.. vostra madre non l’ha mai ordinato..penso preferisse lasciare tutto così com’era...questa era anche la stanza usata dal conte e dalla contessa Ristori..i vostri bisnonni, conte” “I miei bisnonni?” “Avrete certamente sentito parlare della contessa Elisa e del conte Fabrizio..” Il buon uomo si affrettò ad aprire gli scuri che erano ancora accostati..e un raggio di sole iniziò a danzare sul ricco copriletto di broccato. “Comunque, se vi serve ancora qualcosa..ora vi lascio e mando il cameriere, per disfare i bagagli.....” Il vecchio ristette ancora un attimo, la mano sul battente, esitante.. “Conte..siamo veramente contenti di avere tra di noi un Ristori..molti tra la servitù sono veramente affezionati a Rivombrosa..sapete , per noi questa è in fondo una vera casa e la nostra famiglia..vi è sempre stato un intimo legame tra i servitori del Palazzo e la famiglia Ristori..ecco, volevo solo dirvi questo..bene arrivato a casa, conte Ristori!” E lentamente chiuse la porta, lasciando dietro di sé un Alessandro molto confuso e perplesso..
Alessandro aprì la porta della biblioteca: quella mattina aveva deciso di iniziare la visita della grande casa...si era fatto così indicare da un cameriere la strada per arrivare alla biblioteca ,anche perché, confusamente ricordava alcuni racconti della madre su quel locale... Si fermò sulla soglia..quanti libri!Alessandro non aveva mai amato la lettura ma ora vedendo tutti quei volumi preziosamente rilegati si chiese se non fosse il caso di rivedere le sue convinzioni. In quella stanza intere generazioni di suoi antenati avevano letto, riso, pianto, discusso...e amato. Si sedette sulla comoda sedia della bellissima scrivania e passò quasi con reverenza la mano sugli intarsi in bois de rose dello scrittoio. Una serie di piccoli cassetti si susseguivano di lato e Alessandro iniziò ad aprirli, uno ad uno, con curiosità....fogli coperti con una grafia minuta, lettere... una penna d’oca, un timbro per la ceralacca..tutto un mondo sembrava uscire da quei cassetti, un mondo così lontano e quasi fiabesco.....Arrivato all’ultimo cassetto si trovò a dover esercitare più forza, come se il fatto di essere stato per tanto tempo chiuso gli impedisse di scorrere sulle guide di legno; il cassetto improvvisamente cedette e cadde per terra, sparpagliando il contenuto sul tappeto. Alessandro , imprecando, si chinò per raccogliere il tutto e così facendo scoprì con stupore che nello spazio lasciato dal cassetto si intravedeva una leva segreta posta lateralmente: con fatica introdusse una mano nell’angusto spazio e riuscì a farla scattare...si trovò così a rovistare tra altri fogli, lettere, strani documenti, stipati in uno stretto vano...a tentoni riuscì infine ad estrarre dallo spazio anche qualcos’altro,nascosto sotto una serie di contratti agrari, ... si trattava di un piccolo libretto: la copertina di cuoio consunta, il laccio che lo chiudeva rotto in più punti; lo aprì .. “Toh, sembra un diario...curioso..- ne iniziò a scorrere le prime pagine velocemente, poi iniziò a fermare lo sguardo su alcuni particolari.. sempre più lentamente iniziò ad immergersi in quella lettura... “Conte!” Alessandro, sobbalzò e di scatto, quasi si sentisse colpevole, richiuse il diario, rimettendolo in un cassetto.. Il maggiordomo lo guardò di sottecchi “Scusate conte ma il pranzo è servito...E la cuoca odia dover aspettare!” “Bene..- Alessandro non sapeva perché ma si sentiva tornato quasi bambino sotto lo sguardo di quello strano cameriere-allora non facciamola inquietare... !”
Alessandro continuava a sentirsi leggermente a disagio nella grande sala da pranzo; non era certo abituato a pranzare da solo, senza alcun compagno.... gli sembrava poi di essere osservato in ogni suo gesto dal cameriere che, appoggiato contro il muro,aspettava gli ordini ..Che strano. in fondo, a pensarci, questo avveniva anche a Milano;Alessandro era abituato ad essere servito di tutto punto, senza tanti problemi e spesso non si era neanche reso conto di quell’esercito di servitori che obbediva ad ogni suo volere, ad ogni capriccio e che spesso caricava di impropèri...eppure qui tutto sembrava diverso...Si schiarì la voce.. “Ehm..” “Il conte desidera?” “Volevo fare i complimenti alla cuoca..è tutto veramente squisito!” “Ne sarà contenta, conte..sapete Paolina ha voluto farvi assaggiare qualche specialità piemontese..” “E questa salsa verde..cos’è?” “Beh..noi lo chiamiamo bagnetto..accompagna le carni,i bolliti soprattutto...i bolliti misti: testina, lingua, manzo e cotechino.” “Curioso questo....sembra un dolce!” “E’ semolino, conte, semolino fritto...Quello è invece è il salame d'la'Duja ..poi vi sono i tomini, i tortini salati e i peperoni con la bagna cauda....e per ultimo il bonet! “ Alessandro assaggiò cautamente.. “Uhm..buoni anche questi..non li ho mai visti a Milano!” Il cameriere sorrise “Ma qui siamo in Piemonte, conte..e questo è un tipico pranzo piemontese...logicamente per un occasione particolare..i contadini non mangiano certo così tutti i giorni...e neanche i nobili..siamo un popolo parco..nel mangiare e nel dire, conte..siamo dei bogia nèn..” Alessandro corrugò la fronte, mentre portava il bicchiere di vino alle labbra..un barbera squisito! “Cosa vuoi dire?” “Chiedo umilmente scusa, signore.. ma è un termine che è stato coniato tanti anni fa...vuol dire che siamo prudenti, ma anche orgogliosi con un temperamento caparbio, capace di affrontare le difficoltà con fermezza e determinazione.....” “Insomma veramente in gamba, questi piemontesi..!” Alessandro con ironia alzò il bicchiere “Allora brinderò ai miei antenati, così perfetti.....e speriamo di essere degno di loro..!” Il cameriere guardò Alessandro ..e un rapido sorriso gli sfiorò le labbra “Speriamo davvero, conte, che ne siate all’altezza..ve lo auguro!”
Carissima Sofia È solo da qualche giorno che mi trovo in questo bellissimo angolo del Piemonte ma mi sembra di esserci da un tempo infinito..è una sensazione curiosa!Tutta questa gente, non ci crederai, ma sembra provare nei miei confronti affetto, anche se non mi ha mai visto ...Troverai che la cosa è degna di notaTtu hai mai provato questa sensazione con i nostri servitori a Palazzo? Sembrano poi avere una vera e propria venerazione per i nostri avi e per tutto quello che li riguarda; ti vorrei qua anche perché citano nomi e fatti come se io dovessi conoscerli benissimo e ti confesso che la cosa mi ha già procurato non poco imbarazzo..mi sono già pentito più e più volte di non aver prestato la dovuta attenzione ai racconti di nostra madre, ma , ti dirò.. mi erano sempre sembrati più delle favole che racconti reali. La campagna è comunque bellissima:vi sono nei dintorni un lago che mi intriga e una serie di boschi molto tranquilli e , mi dicono traboccanti di selvaggina..può darsi che mi dia alla caccia, mia cara, a quella vera, non temere!Qui di belle donne non ho visto ancora neppure l’ombra..non ho ancora incontrato neppure il nostro amministratore, che tutti mi hanno descritto come un simpatico vecchietto, ma già un buon abate si è sentito in dovere di venire a visitarmi...è un mondo strano, Sofia:sembra che questa gente viva lontano dai problemi e dalle ansie che ci assillano ogni giorno,eppure so per certo che neppure in Piemonte si vive così bene. C’è fame e carestia e so che molti nobili sono scontenti. Vorrei poi fare una visita alla capitale;anche se la vita di corte non mi affascina sembra che a Torino vi siano proprietà dei Ristori....oh, scusa tanto ma qui non mi chiamano conte di Belgioioso..sono per tutti il conte Ristori..e capirai che anche questo mi lascia molto perplesso. Un bacio a tutte voi e saluta, se non ti da noia, anche i miei amici! Alessandro
MILANO- palazzo Belgioioso
Sofia richiuse la lettera, sorridendo: insomma, forse aveva avuto ragione Isabella..Rivombrosa avrebbe esercitato un fascino benefico su Alessandro e chissà che il contatto con un mondo diverso e più pacato a lungo andare non potesse contribuire a far cambiare un po’ il carattere del giovane e a renderlo più riflessivo! Sofia sospirò:avrebbe desiderato anche lei lasciare quella città che in fondo odiava, per raggiungere il fratello a Rivombrosa....A quel nome lei, al contrario del fratello, aveva sempre associato un luogo in cui si potesse finalmente vivere tranquillamente e felici....Una lacrima le scese lentamente sul bel volto..Felice!Ah, ma lei non lo sarebbe stata mai...il suo animo non avrebbe certo conosciuto pace....e amore!Chiuse gli occhi e si lasciò andare contro lo schienale della poltrona. Ci sarebbe stata anche per lei un po’ di felicità? E quando? Stancamente riprese in mano il libro che aveva abbandonato sul tavolino per leggere la lettera del fratello "Cos’è la vita per me? il tempo mi divorò i momenti felici: io non la conosco se non nel sentimento del dolore: ed or anche l’illusione mi abbandona":come queste parole ben si adattavano al suo animo esacerbato, alle proprie angosce e a quella mancanza di serenità nell’esistenza! Sofia non sapeva spiegare il suo disagio e la sua insoddisfazione; si sentiva costantemente alla ricerca dell’essenza stessa della vita......Posò il libro e si avvicinò alla finestra, premendo il volto contro il freddo vetro “Vorrei cambiare il corso degli eventi e andare via, lontano, libera da queste catene che mi avvolgono..vorrei sprofondare nella mia solitudine....” “Sofia” Carlotta, senza far rumore era entrata nella stanza della nipote; affettuosamente le posò le mani sulle spalle “Sono versi bellissimi; di chi sono?” “Oh, sono di un poeta sconosciuto, zia..ma li sento così vicini!” E le due donne restarono a guardare tramontare il sole sulla città
RIVOMBROSA- salotto della contessa Agnese
Il maggiordomo aprì gli scuri, “Ecco fatto, conte!Questa è la stanza che usava spesso la contessa Agnese, vostra nonna...era il suo salottino privato...” Il sole illuminava ora gli arredi dello squisito salotto, rischiarato da due grandi specchiere, bordate da cornici dorate; il camino era sovrastato da una serie di dipinti in cui dame e cavalieri in abiti settecenteschi sembravano occhieggiare, tornati finalmente alla luce..... “I vostri nonni sono mancati durante la grande epidemia di colera del 1835..ne sono morti tanti anche qui a Rivombrosa.....la contessa Agnese era così bella...somigliava tanto alla contessa Elisa, ma anche un poco al conte Fabrizio..” “Voi li avete conosciuti?” Alessandro si avvicinò al ritratto del gentiluomo, che dominava sulla parete, sopra il civettuolo divano di velluto rosso..curioso..quel ritratto..gli ricordava qualcuno.. “Ricordo molto poco dei vostri bisnonni, conte!Io ero un bimbo e vivevo nella tenuta; sono passati così tanti anni...Io sono molto anziano conte ....ormai pochissimi tra noi li ricordano per davvero..Però della contessa Elisa è rimasto in tutti noi forse più di un ricordo..anche lei era bellissima...” “Di chi è questo ritratto, Urbano?” Alessandro sì avvicinò ancora di più al dipinto..ma non era possibile..sgranò gli occhi.. Urbano ridacchiò “Quando vi ho visto scendere dalla carrozza conte..sapete..l’ho subito notato..voi siete identico al conte Fabrizio...guardate..gli occhi, il volto....dovreste solo togliervi la barba..e il gioco è fatto!” Alessandro deglutì..era vero..quel gentiluomo ,a lui identico come una goccia d’acqua ,sembrava guardarlo con sufficienza dal quadro..la mano sull’elsa di una spada, la divisa da ufficiale francese, quell’aria un po’ spavalda che lo contraddistingueva sempre...vi era solo nello sguardo qualcosa di indefinito, uno scintillio sornione....o forse era malinconia ..chissà!Il pittore aveva comunque ben rappresentato il conte Ristori, riuscendo ad evidenziarne il carattere risoluto e lo spirito indomito. Accanto al quadro un altro ritratto colpiva per la sua freschezza ed amabilità: una giovane donna con un corsetto colorato e ricamato, le maniche della camicia che , a sbuffo, uscivano dal corpetto e rivelavano due bianche e tornite spalle, uno splendido paio di occhi verdi che sembravano sfidare il mondo, una folta capigliatura dorata, dai vaghi riflessi tizianeschi..una bellissima donna insomma sorrideva ad Alessandro da quel quadro e sembrava guardarlo con affetto .. “Ecco la contessa Elisa..venne ritratta prima delle nozze con il conte Fabrizio...era bella vero?” “Bellissima” “Il vostro bisnonno fece il diavolo a quattro per sposarla..ma lo sapete certamente.. Alessandro sospirò “Vi devo confessare una cosa che non mi fa certo onore....mia madre mi ha raccontato più di una volta la storia della mia famiglia ma io l’ ho ascoltata sempre ahimè assai poco..e ora me ne dispiaccio....” Il vecchio Urbano sorrise “Elisa era la dama di compagnia della vecchia contessa Agnese; il conte la conobbe e se ne innamorò perdutamente..ma lei non era nobile e il matrimonio era impossibile...eppure si amavano , oh quanto si amavano!” “Una serva...” “Una donna fiera e coraggiosa....che lo aiutò ad evitare una congiura contro il re; questi allora per ricompensa la fece nobile ed Elisa potè così sposare il conte senza scandalo...purtroppo pochi mesi dopo la nascita della contessina Agnese, vostra nonna, il conte venne ucciso in un agguato....e la contessa Elisa ne soffrì moltissimo...fece chiudere tutte le camere che glielo ricordavano ...una vera e propria tragedia..dopo avere tanto amato..una tristezza infinita!” Alessandro guardava il ritratto: cosa restava adesso di quell’amore?ne era valsa la pena, in fondo? Il vecchio maggiordomo , continuò il discorso, la voce bassa, lo sguardo perso nel vuoto.. e sembrò con ciò quasi rispondere alla sua domanda interiore,... “Ma per lei , si, ne era valsa la pena, conte..vale sempre la pena di conoscere l’amore vero..e anche per il conte è stato così..loro si amavano..di un amore vero..che ha sconfitto il tempo conte..il loro amore è eterno e lo sarà per sempre!”
Alessandro alzò lo sguardo verso il muro che fronteggiava i due dipinti “Quella spada..” “E’ la spada del conte Fabrizio Ristori. Con quella il vostro bisnonno andò in guerra e affrontò tutti i suoi nemici. Era uno spadaccino provetto. Purtroppo tutta la sua abilità non bastò nell’ultimo duello; fu ucciso a tradimento,dopo aver comunque eliminato il suo acerrimo nemico.,il duca Ranieri.” “Ha un’impugnatura splendida” “La contessa Elisa l’aveva sempre con sé: era il ricordo dell’uomo che aveva amato. E quando morì il conte Martino Ristori la fece mettere dove vedete....non l’usò mai, non so perché.” “Mia madre l’ha lasciata a mia sorella” “Ad essa è legata una tragedia della vostra famiglia, ma anche una storia d’amore. La contessa vostra madre la considerava certo un oggetto prezioso, forse il più importante...” Alessandro annuì e guardò pensieroso la spada..finalmente riusciva a capire perché la madre avesse voluto lasciarla a Sofia :era in fondo per lei l’ augurio di un amore eterno...
Nelle cucine intanto era scoppiata una piccola tragedia domestica La cuoca, la vecchia Paolina che aveva servito anche sotto Martino ed Agnese era esterrefatta “Come è possibile?Avevo preparato la carne per questa sera..si può sapere chi l’ha presa?Con cosa farò la cena per il signor conte, adesso?” E agitava il mestolo alla ricerca del colpevole; colta da un pensiero improvviso , alzò la coperta che nascondeva le gambe del tavolo.. “Ah, infame!” Una risata argentina scoppiò tra le cameriere che stavano lavando i piatti e rigovernando la grande cucina “Guardalo..ma è una cosa impossibile!” Sotto il tavolo, preso di sorpresa con la bistecca in bocca, un grigio cane da caccia decise che forse era il caso di scappare a gambe levate.. “Brutto..se ti prendo!Vedi cosa ti faccio io....” Inseguito dalla servitù il cane infilò la rampa di scale che dalle cucine portava al piano nobile.. Alessandro, che stava ancora contemplando i due ritratti, sentì improvvisamente un gran fracasso. “Che succede?” Dalla porta entrò un fulmine, che terminò la corsa sotto il divano,.mentre la banda urlante dei servitori si arrestava sulla soglia, armata di attrezzi di cucina. “Eccellenza, scusate, ma quel fetente..oh, scusate ancora..insomma quella bestia..ha portato via la carne..” Un servitore ansimante cercava disperatamente di giustificare l’intrusione. Urbano sogghignò “E’ un cane impossibile, conte!Passa il suo tempo a rubacchiare..ma è un buon cane da caccia..quando vuole..” Alessandro non sapeva se inquietarsi o scoppiare a ridere.. “Va bene, non vi preoccupate..e dite alla cuoca di non prendersela!Adesso ci penso io” E con calma si chinò ad osservare il ladruncolo che si era nascosto nell’angolo più buio..Un paio di rotondi occhi marroni lo fissarono perplessi . Alessandro allungò una mano..”Avanti, esci, se ne sono andati..su. non ti faccio niente..” Il cane doveva essersi convinto che quella faccia nuova non costituiva poi un grande pericolo e , con precauzione,cominciò a strisciare fuori, uggiolando .Alla fine si sdraiò ai piedi del nuovo padrone e iniziò a leccargli la mano con la ruvida lingua . “Ma guarda un po’....adesso mi ritrovo anche proprietario di un cane..da caccia eh?Beh..io e te andremo a fare qualche passeggiata..e vedremo se ho fatto bene a salvarti dagli artigli della cuoca!”
Carissima Sofia Mi chiedi nella tua ultima missiva quando ho intenzione di tornare: sarò franco, non ne ho per il momento nessuna voglia!Mi crederai impazzito, ma questi luoghi e queste terre stanno avendo su di me uno strano effetto....Come un vero e proprio gentiluomo di campagna, seduto davanti ad un fuoco scoppiettante, con un buon bicchiere di vino e in compagnia di un cane, passo le mie giornate tranquillamente e senza affanno; stenti a riconoscermi?Ne ho qualche problema anche io! Eppure è così...a malapena ogni tanto, più che altro dietro sollecitazione del mio maggiordomo, mi trascino in visita a qualche gentiluomo del luogo; secondo Urbano, così si chiama questo brav’uomo, è un tratto di buona educazione, e così deve fare un Ristori! Ho conosciuto in questo modo qualche pacato nobile piemontese e la sua famiglia, ma non ti inquietare:nessuna giovane e virtuosa dama ha suscitato in me tenera inclinazione!Sembra che in questi luoghi poi vi siano solo giovani molto posate e assai poco inclini alle avventure,la maggior parte oltretutto felicemente sposate; non è quindi per questo che mi trattengo in questi luoghi...è per qualcosa che non ti saprei spiegare bene,.anche perché io stesso ho difficoltà a capire ! Passo , e ne sarai incuriosita, le mie giornate a zonzo nel palazzo, tra le stanze del piano nobile, la biblioteca, i lunghi corridoi che uniscono le stanze di questa affascinante dimora, ficcando il naso dappertutto e scoprendo tante cose curiose .., In un’ala del palazzo ho ritrovato anche un magnifico teatro ancora in perfetto stato , dove i nostri antenati avranno certamente fatto rappresentare opere per un pubblico ristretto di amici e di invitati. Ed ora ti devo confessare un piccolo segreto..te ne stupirai, non poco!Durante queste mie ricerche mi sono imbattuto in un qualcosa che mi sta affascinando: non ci crederai ma in un cassetto, nascosto da vari incartamenti ho trovato un vecchissimo diario,che ho iniziato a leggere. Da alcuni particolari sono giunto alla conclusione che deve essere stato scritto dalla nostra bisnonna, quell’Elisa di Rivombrosa delle cui imprese ti ho già parlato in altre mie lettere....ne sono rimasto sconvolto, Sofia:è come se un mondo a me sconosciuto mi parli, direttamente, da quelle pagine ricoperte da una scrittura elegante e minuta allo stesso tempo.. Mi sembra di vedere realmente questi uomini e donne di un altro secolo ; sento di viverne le gioie,le sofferenze, gli amori.. Il tuo spirito romantico gioisce certamente nel sentirmi così poco realista, eppure è la verità! Forse mi sono innamorato di questi luoghi, cara Sofia, ed è per questo che non riesco più a staccarmene;nostra madre ne sarebbe stata contenta... Ti saluto con un bacio Alessandro
Alessandro chiuse gli occhi e interruppe la lettura del diario di Elisa; tutte le volte che lo apriva e ne iniziava la lettura era come se si verificasse in lui un curioso effetto che aveva tentato nell’ultima lettera di spiegare , anche se in modo confuso, alla sorella,.. Era come se quelle persone citate nel diario, Elisa , Fabrizio, Anna... tutta la servitù di Rivombrosa , improvvisamente prendessero vita , sotto i suoi occhi..ecco anche in quel momento la magia stava ripetendosi..., dalla porta- finestra che dava sulla terrazza, una dama vestita di rosso era appena entrata.,così allegra e piena di vita..e il cavaliere sulla scala ,intento alla ricerca di un libro, aveva sollevato il volto innamorato..non era forse una voce argentina e fresca quella che sentiva dentro di sé Alessandro? Era la visione di un amore totale e così bello che sembrava esistere tra quei due giovani..così felici e sorridenti alla vita! Alessandro si riscosse e continuò la lettura, mentre una folata di vento iniziò a muovere le tende della finestra....
“Fantasmi?Fantasmi a Rivombrosa?” Il maggiordomo non credeva alle sue orecchie “Beh, non so..qualche leggenda vi sarà pure stata in tutti questi anni..no?” “Assolutissimamente no, signor conte!Figuriamoci..fantasmi...ma come avete potuto pensare a una simile cosa?” “Oh..niente..così..solo una mia curiosità!”
“Urbano,a chi apparteneva la stanza vicino a quel bellissimo affresco al primo piano?..l’affresco cinese, intendo..” “Ah,..era la stanza usata dal conte Fabrizio Ristori, prima del suo matrimonio con la contessa Elisa:...è una stanza chiusa da tempo.,da quando è morto, penso..Che io sappia credo non sia più stata usata da nessuno...di sicuro, non l’ho mai vista aperta; se volete ne faccio cercare la chiave dalla governante” “Si, grazie..come vi ho detto prima sono un po’ curioso, sapete?Non so perché, ma vorrei vederne l’interno...”
Le finestre erano state aperte e le cameriere avevano velocemente riordinato la camera: quanta polvere..e le ragnatele!Si, Urbano aveva proprio avuto ragione..lì, da parecchi anni nessuno doveva essere più entrato.. eppure ad Alessandro quel posto piaceva...immensamente!Il letto a baldacchino,alle cui colonne tanti anni prima si era appoggiata Elisa, in quella notte dopo san Giovanni, il caminetto con il prezioso specchio settecentesco, il tavolino molto grazioso nell’angolo,accanto al letto, lo scrittoio.....dalla finestra si scorgeva una parte del parco, con la grande fontana a lato. Qui Elisa aveva perso il primo figlio di Fabrizio, qui aveva amato il suo unico bene... “Mi piace questa stanza...trasportatevi i miei bagagli , i miei vestiti!” “Qui? Ma non vi è un armadio, conte...” “Da qualche parte i miei avi avranno pur messo i loro abiti, no?” E Alessandro con lo sguardo cercò e infine trovò la porta di un armadio a muro; tirò con forza la maniglia..l’anta cedette... “Vestiti!Una divisa dell’esercito francese...ma guarda!” “Devono essere ancora del conte Fabrizio....” “Che bello quest’abito di velluto blu..mi piace...il mio antenato aveva un gusto squisito,fine, per niente ricercato..sono ancora perfetti, neppure lisi dal tempo!” Alessandro sorrise “Bene, ho deciso..questa sarà da oggi la mia stanza..del resto è tornato un Ristori a Rivombrosa!”
“Oggi è una giornata magnifica!” Alessandro si sporse dalla finestra della sua stanza: il cielo azzurro era appena velato da qualche nuvoletta trasparente..era effettivamente una calda e soleggiata mattinata di maggio. Perché non andare a fare un bel giro nei boschi, magari in compagnia di Mustach, il vecchio e dispettoso cane da caccia che era un po’ diventato la sua ombra?Erano del resto settimane che Alessandro si riprometteva una giornata così, da passare in mezzo al verde dei grandi boschi che costituivano la tenuta, all’aria aperta.. Con occhio critico guardò l’abito preparatogli dal cameriere “No, ho deciso...oggi voglio mettermi il vecchio vestito da caccia del mio bisnonno....è perfetto e mi sta anche bene. e non fare quella faccia!Al limite chi mi incontrerà penserà che io sia uscito da un libro di cappa e spada..o che il conte Ristori è un eccentrico gentiluomo..Potrò permettermi qualche innocente passatempo..o no?” Il cameriere scosse la testa; tutti matti i signori..eppure doveva convenire che la blusa di fustagno e i pantaloni di Fabrizio calzavano a pennello ad Alessandro e ne sottolineavano la figura distinta e nobile. Chissà come mai non si era ancora sposato il conte Alessandro, eppure doveva averne avute di nobildonne ai suoi piedi!Ma quella giusta forse non l’aveva ancora trovata..del resto anche il conte Ristori non si era poi sposato così giovane e la sua Elisa l’aveva trovata a trent’anni, proprio come Alessandro..chissà....
“Cane idiota!” Alessandro era sicuro di aver colpito la lepre che gli era sfrecciata davanti. Il cane si era slanciato alla sua ricerca; forse era ferita..e nascosta nelle alte erbe.....Oppure lo stesso Mustach se l’era già mangiata...Alessandro procedeva ora con difficoltà in mezzo alle sterpaglie. Diamine!Quel luogo sembrava abbandonato da Dio e dagli uomini..eppure non era poi così distante da Rivombrosa; imprecando allontanò con un gesto brusco gli ultimi rami....e la vide.
Appoggiata alla vecchia porta di un capanno , che sorgeva al limitare della radura, quasi completamente rivestito dall’edera e dalle altre piante rampicanti, vi era una giovane donna;alta, il busto eretto e il portamento maestoso, indossava un abito scuro, dalle ampie balze; la vita ,molto sottile, era sottolineata da una fusciacca in seta finissima,color rosso cremisi e alla quale era appeso un minuscolo orologio d’oro,...Il volto era di una bellezza singolare , illuminato da un paio di bellissimi occhi scuri, grandi e profondi, ombreggiati a loro volta da lunghe ciglia e da folte sopracciglia arcuate;i capelli , colore dell’ala di un corvo e dai riflessi bluastri, acconciati in una grossa treccia,una fronte alta , purissima,.gli zigomi appena pronunciati , le guance rosate , una bocca piena e desiderabile completavano l’aspetto veramente unico e raro della nobildonna, perché solo questo essa poteva essere. Alessandro trattenne il fiato....era forse anch’essa una delle sue visioni ?Come poteva una donna così bella, trovarsi in quel luogo?Eppure, ai suoi piedi ecco Mustasc, fiero di aver trovato una selvaggina speciale.... La giovane, attratta dal fruscio delle fronde smosse dal conte, girò lo sguardo e si avvide di Alessandro. I due giovani si guardarono nel silenzio, rotto solo dal trillo del pettirosso, lassù tra i rami delle betulle.
“Signora – Alessandro avanzò, per la prima volta in vita sua terribilmente a disagio- scusate, se vi ho spaventata” La dama corrugò le sopracciglia “Affatto, signore..è vostro il cane?Deve essere molto affettuoso....ma state tranquillo, non mi ha disturbata ....probabilmente si era perso ed ha preferito così aspettare il vostro arrivo” “E’ un cane intelligente.. e forse ha voluto guidarmi fino a voi...” Un fremito passò sul volto della bella dama che lanciò un’occhiata glaciale ad Alessandro. Il conte si accorse di aver fatto un passo falso e cercò di rimediare “Scusate per queste mie parole..ma quando mi siete apparsa innanzi, così all’improvviso ,mi siete sembrata una divinità dei boschi..qui , tutta sola...” Alessandro avanzò impercettibilmente “Vi siete forse persa, signora?Non vedo il vostro cavallo” “Perché?” “Non mi direte che siete in giro tra questi boschi senza una carrozza o un cavallo!” “Vi sembra così strano?” “Le dame di mia conoscenza avrebbero gravi problemi solo ad attraversare il loro giardino..senza una scorta adeguata!” “Non vi preoccupate- un sorriso anche se ironico si delineò finalmente sulle belle labbra- è mia abitudine errare in questi boschi, senza compagnia..conosco i luoghi..e non mi sono mai persa!” Alessandro non aveva mai incontrato così tanta fatica nel sostenere una conversazione con una bella donna; decisamente stava perdendo tutto il suo fascino galante. “Non credo di aver mai fatto la vostra conoscenza, signora” “Ed io penso lo stesso di voi..con chi ho il piacere..?” “Sono il conte Alessandro Ristori di Belgioioso” La giovane sembrò sorpresa e scrutò attentamente Alessandro, che ebbe per la seconda volta la curiosa sensazione di aver fatto un passo falso... “Ristori? Effettivamente ho saputo che al castello era ritornato un discendente dei Ristori,..venite quindi da fuori regno, conte ?Conosco la storia della vostra famiglia I miei e i vostri avi, conte Ristori, furono un tempo amici, almeno così mi è stato detto. Ma scusate,se non mi sono ancora presentata : sono la marchesa Virginia di Passerano e le mie terre in parte confinano con le vostre, conte; perdonate quindi il mio ardire , oltretutto sono sul vostro territorio....ma non sapevo di avere di fronte il mio famoso vicino, di cui tutto il circondario parla....so che siete in Piemonte da qualche mese..” “Tre, per l’esattezza, marchesa ..ma ormai mi sento più piemontese che milanese, signora!” “Vedo..e, scusate, è vostra abitudine anche cambiare secolo, signore?” Alessandro arrossì: dannata idea..ma non avrebbe mai pensato di incontrare in quell’eremitaggio una donna così bella ed affascinante “Con quei vestiti mi sembrate uscire direttamente dal quadro di Watteau che è appeso nel mio salotto..comunque, non vi preoccupate, anche io sono abbastanza originale nei miei modi ..e sì, apprezzo la scelta...trovo che l’abito vi doni, conte!” “Allora, sono contento di averlo indossato..per voi!” Un rapido sbattere di ciglia e un passo indietro fecero capire ad Alessandro di avere anche questa volta esagerato con le galanterie: diamine, quella donna era più rigida di Sofia..eppure...Alessandro aveva la curiosa sensazione che l’atteggiamento fosse dettato non solo da una naturale ritrosia ma anche da qualcos’altro....La marchesa era stranamente guardinga e non si era poi molto allontanata dalla porta del capanno...la nobildonna stava nascondendo qualcosa, Alessandro ne era quasi sicuro...ma cosa..o chi?
Nel silenzio si udì improvvisamente un lamento,proveniente dal capanno..Alessandro con un balzo fu sulla porta e fece per entrare; la marchesa, che era impallidita ,si trovò stretta tra il conte e la porta... “Cosa fate?” “C’è qualcuno che si lamenta, lì dentro!” “Vi sbagliate!” “E allora? Perché non mi fate entrare..o nascondete qualcosa, signora?” “Non siate ridicolo...vi state sbagliando, ho detto.. smettetela..così mi spaventate per davvero!” Ma Alessandro ormai aveva capito di essere nel giusto:quella donna stava davvero nascondendo qualcuno..oltretutto ferito ! Con impazienza la spinse da parte ed entrò; la poca luce che filtrava dai vetri sporchi gli impedì di vedere inizialmente bene all’interno.....
Un uomo faticosamente si alzò a sedere da un giaciglio, evidentemente approntato in fretta, con della paglia e delle coperte da cavallo; una fasciatura mal fatta e macchiata di sangue gli stringeva il torace..Il ferito, vedendo il conte entrare, cercò di allungare la mano verso il moschetto che gli giaceva accanto. Alessandro lo precedette e per quanto la cosa gli ripugnasse allontanò l’arma con un calcio. Anche Virginia era entrata nel capanno e con un rapido movimento si intromise tra i due uomini “Lasciatelo stare!Non vedete che è ferito?” L’uomo ansimava e infine si lasciò andare sul giaciglio “Chi è quest’uomo?” “E a voi cosa interessa?” Alessandro sostenne lo sguardo furibondo della donna “Beh, diciamo marchesa che siete sulle mie terre.. l’avete affermato qualche minuto fa, vero?Quindi ho il diritto di sapere chi nascondete a casa mia..o sbaglio?” “Vigliacco!”E gli si scagliò contro, come una furia Alessandro l’afferrò per i polsi..i due lottarono per un breve momento... “Virginia....ti prego..diglielo....non fare così!..ormai...” L’uomo si era rialzato e sembrava rantolare, più che parlare.... La marchesa si divincolò da Alessandro “Lasciatemi!” “E allora?” “Cosa potete saperne voi di cosa avviene in queste terre..?Piemontese!Voi non sapete niente di noi....e di cosa accade in Piemonte!” “Chi è quest’uomo, perché è qui?” “Ebbene....è un amico...e come potete vedere è ferito..oltre che ricercato dalla polizia del Regno..non avevo altro posto in cui nasconderlo velocemente..e quando ho sentito il vostro cane abbaiare ho pensato agli sbirri. E ci siamo rifugiati qui.....Avete mai sentito parlare di Mazzini, conte? O di quella che chiamano “Giovane Italia”?Come, siete ammutolito?” Alessandro guardò gravemente i due “Insomma siete dei ricercati..” “Lui lo è, non io...ma non potevo portarlo nella mia casa..” “Già..e così avete preferito lasciarlo nelle mie terre...così ora sono io ad aver nascosto un cospiratore....ben architettato,madame!” Virginia si lasciò cadere sul tappeto di pelliccia , davanti al camino “Non era mia intenzione coinvolgervi..so che adesso non volete credermi, ma è così..questa notte l’avrei portato via, lontano...” “Quest’uomo ha bisogno di un medico” “L’ho curato come ho potuto, ma non sono riuscita ad estrarre la pallottola” Alessandro guardò Virginia ammirato: in una situazione così terribile molti si sarebbero persi d’animo e lei invece aveva addirittura cercato di improvvisarsi medico, per il ferito..quella donna doveva avere un carattere veramente notevole; non era solo bella....aveva un animo forte e coraggioso, fiero e superbo... “Bene, vi aiuterò..no, non ringraziatemi..sto facendo qualcosa di cui sono sicuro mi pentirò..ma non posso lasciarvi in questo guaio..sono un gentiluomo, signora!Cercherò quindi aiuto; quest’uomo non può restare così ancora per molto tempo..” “Ci tradiranno..” “Non credo..conosco un medico che vive nei dintorni:se ne servono spesso i miei servitori ed è un uomo giusto...voi state qui e curate quest’uomo..tornerò tra breve..” Virginia allungò una mano, trattenendolo per il braccio “Non so perché abbiate deciso di aiutarmi..tanti gentiluomini, come dite voi, non ci avrebbero certo aiutati ma al contrario ci avrebbero consegnato molto in fretta e senza tanti complimenti a quella che chiamano giustizia..Mi spiace per prima, conte..ma ero disperata. Ora vi offro la mia amicizia, signore;e vi ringrazio per il vostro aiuto” Alessandro si vide fissato da quei grandi e profondi occhi., così belli e fieri!Un dolce languore iniziò a pervaderlo...Quello sguardo suscitava in lui solo strane emozioni; le prese così la mano, portandosela con lentezza alle labbra. La piccola mano di Virginia sembrava fremere sotto i suoi baci.....Alessandro guardò lungamente Virginia; come era bella....e triste! “Mia cara signora...accetto la vostra amicizia e non temete; anche i milanesi sanno cos’è l’onore!”
Alessandro contemplava le fiamme del camino, riflettendo. Strana giornata quella appena trascorsa; il medico, urgentemente chiamato, aveva curato il ferito ed estratto la pallottola. Virginia aveva assistito all’operazione senza battere ciglio e aveva anche aiutato il medico nell’immobilizzare il ferito. Poi Alessandro aveva procurato cavallo e carrozza e aiutato i due ad allontanarsi indisturbati. Aveva ancora in mente lo sguardo che Virginia gli aveva lanciato, girandosi indietro, mentre la carrozza partiva di gran carriera...doveva rivederla...quella donna gli aveva incendiato il cuore, come poche erano riuscite a fare... Si appoggiò al bordo del camino e posò il bicchiere: rivederla..ma dove?Certo la marchesa non sarebbe tornata a casa tanto presto..e poi vi era il ferito: chi era quell’uomo?Probabilmente un nobile..E lei ne era certo innamorata..!Alessandro si sentiva quasi geloso di quegli sguardi, che aveva sorpreso tra lei e il ferito. .. “Urbano!” Il maggiordomo aprì la porta della biblioteca “Il signor conte ha chiamato?” “Devo chiederti un’informazione..tu sai sempre tutto!” Urbano ridacchiò “Ditemi conte..” “Hai mai sentito nominare una marchesa...una nobildonna che si chiama Virginia, Virginia di Passerano?Chi è, dove abita?” Un’ombra passò sull’anziano volto del maggiordomo “Non saprei, conte..mai sentito..” Alessandro scrutò il volto di Urbano “Urbano, ti avviso che le bugie non le sai dire..e te lo dice un esperto!Avanti, dimmi chi è!” Urbano sospirò..con tutte le donne che c’erano in giro, proprio di questa doveva andare ad incapricciarsi il conte!Perchè di questo Urbano ne era già sicuro:gli anni passati a servizio lo avevano ormai reso esperto in tante cose e, come una volta aveva detto Amelia, sentiva arrivare il temporale da lontano... “I Passerano sono un ‘antica famiglia della zona, conte...almeno lo erano fino ad una ventina di anni fa....rispettati e stimati....” “E poi che cosa è successo?” “Oh..allora..l’ultimo marchese di Passerano era intimo amico del re..di questo re, cioè di quello che una volta era solo il principe di Carignano....erano tempi un po’ particolari, conte! La morte prematura del padre e l'indifferenza della madre che si era risposata con un conte avevano segnato il carattere e la giovinezza di Carlo Alberto; solitudine e ristrettezze economiche, poi ne avevano accompagnato la gioventù trascorsa in Francia....il nostro Re non ha avuto una vita facile, sapete!E il principe aveva anche paura di essere escluso dalla successione, per alcune scelte non adeguate... Insomma, per farla breve, stravedeva per il marchese di Passerano e quando si è trovato nei guai ne ha seguito il consiglio. Per far vedere al Re Vittorio Emanuele I di essere in grado di cavarsela comunque, si è imbarcato così in una spedizione in Spagna,nel 1823, insieme al marchese e a pochi altri gentiluomini....l’eroe del Trocadero l’hanno poi chiamato..mah!Comunque quando sono tornati ,il marchese ha sorpreso tutti; lui, che non si era mai voluto impegnare con nessuna.... una moglie , una moglie spagnola..ecco che cosa si era portato dietro il marchese di Passerano al ritorno della spedizione.....Una donna bellissima e superba, che mal si adattava alle nostre abitudini ed usanze....la condèsa..così la chiamavano a palazzo Passerano.....Il marchese ne era innamoratissimo., ma la condèsa non riusciva ad accettare l’idea di vivere per sempre relegata in un angolo del Piemonte: a lei mancava la vita di corte, le feste, l’atmosfera brillante......forse amava il marito, ma per lei era più forte l’amore per la sua terra, non so; sono passati tanti anni, conte!, ma lo scandalo è ancora ben presente nel ricordo degli abitanti di queste terre. La condèsa una notte sparì!Dicono con un amante, un gentiluomo di passaggio....non si è mai saputo con certezza....e il marchese impazzì improvvisamente. Chiuse le finestre , le porte del palazzo..e diede fuoco a tutto..” “Dio mio!” “Già...i servitori cercarono di salvare qualcosa.....ma il marchese urlava che voleva farla finita....tutto gli ricordava la moglie ...Crollò il soffitto : il marchese , molti servi, tanti morirono in quella notte folle....solo la figlia del marchese, una bambina ,che la condèsa aveva avuto qualche anno prima ,scampò con pochi altri alla tragedia....” Urbano guardò Alessandro “La bambina fu allevata da alcuni parenti, lontano da qui....non l’ho mai vista, ma molti dicono che è il ritratto della madre scomparsa....comunque da qualche anno è ritornata in questi luoghi;il palazzo non esiste più ma so che abita in quella che una volta era la foresteria del castello; le piace passeggiare nei boschi, sempre sola:non frequenta nessun nobile della zona. e non credo che a qualcuno verrebbe mai l’idea di invitarla !”
“E perché mai?In fondo lei non ha nessuna colpa per questa tragedia.” Urbano sospirò.. “Vedete, conte ..questa è una piccola comunità, con le sue regole..e anche le sue tradizioni...scusatemi, ma per tutti noi, non solo per i nobili della zona, il marchese ha fatto una cosa orribile..è stato uno scandalo, conte, per tutti! E quindi la marchesa di Passerano qui non può essere ben vista..” “Stupidaggini!” “Porta sfortuna quella donna, conte, solo sfortuna....” “Non crederai a queste chiacchiere da donnicciola, Urbano!” “Una volta voi mi avete chiesto se ci sono fantasmi a Rivombrosa...beh!Io vi dico che in tanti hanno visto nelle notti di luna piena , una donna, vestita di bianco,cavalcare piangendo nella tenuta dei Passerano...è la condèsa , conte, che è tornata per maledire il marchese.....”
Alessandro terminò di bere il bicchiere di vino che si era fatto portare dal cameriere...che tragedia!E in quell’angolo di mondo poi , che sembrava così lontano da tutto e da tutti..logico che la marchesa fosse un po’ diffidente;non aveva certo avuto una vita facile!..Sola, abbandonata dalla madre e dal padre,con una simile disgrazia alle spalle,doveva aver vissuto una giovinezza e un’adolescenza a dir poco molto tristi, certamente...ecco che si spiegava così quella rigidezza e la ritrosia quasi selvaggia. Eppure, Alessandro non riusciva a dimenticare quei grandi occhi profondi che gli avevano trapassato l’anima.. “Ah, Urbano..mi stavo dimenticando..” “Ditemi, conte” “Questa mattina, per caso ho scoperto un vecchio capanno di caccia ai confini della tenuta..” “Credo vi riferiate al capanno che usava spesso il conte Martino;vi era affezionato..gli ricordava probabilmente qualche evento felice..” “Bene..è in condizioni pessime;vedi di mandarci qualche uomo a risistemarlo. Non vorrei che ne crollasse il tetto! Però, mi raccomando...fai pulire l’interno, ma non buttare via i mobili;mi piacciono, anche se sono un po’ rovinati..e fai togliere l’edera. ma non toccate quel rampicante che si trova a lato della porta., con quei bellissimi fiori rossi:è ancora in buono stato, anche se deve avere tanti anni..” E Alessandro si lasciò andare sulla poltrona, assorto nei suoi pensieri.
Cara Sofia Ultimamente sono stato nei tuoi confronti un pò latitante e me ne scuso!La vita a Rivombrosa comunque scorre sempre tranquilla e senza affanni..o quasi!Ho fatto ultimamente un gradevole incontro; una bellissima dama..ma non ti preoccupare!Credo che avesse altro per la testa che il tuo degno fratellino...Comunque voglio avvisarti che ho deciso di recarmi a Torino; oggi ho parlato con il notaio che ha sempre curato gli interessi della nostra famiglia e ho scoperto l’esistenza addirittura di un palazzo nella capitale. Sembra appartenesse ad una nostra lontana cugina, la marchesa Emilia Radicati di Magliano; morta senza eredi , ha lasciato tutte le sue proprietà a nostra madre. Quindi devo andare a controllare, anche se il notaio mi ha assicurato che in questi anni il palazzo è sempre stato curato da alcuni servitori fidati. Vuol dire che ne approfitterò per vedere da vicino questo famoso Savoia che a Milano è tanto desiderato!Mi hanno detto che è sempre malinconico e poco incline al riso..diamine!Come Re non mi piacerebbe affatto...penso che finirei per rimpiangere addirittura il fedelmaresciallo. A proposito, è ancora vivo? Un saluto affettuoso, sorellina, da quel tranquillo gentiluomo campagnolo che è ormai diventato tuo fratello. Alessandro P.S. questa sera la cuoca ha battuto se stessa: sfogliatina di renette con crema pasticcera e un bonet di zucca incredibile....
TORINO-Palazzo Radicati
“Questo palazzo è bellissimo” Alessandro alzò lo sguardo ad ammirare la volta affrescata del salone “Non capisco perché mia madre non l’abbia almeno affittato..e soprattutto perché sia rimasto chiuso per tutto questo tempo!” L’amministratore , un ometto gentile, strizzò gli occhi dietro le spesse lenti degli occhialini. “Ah, conte..me lo sono chiesto anche io più volte...e ho scritto in questo senso alla vostra signora madre!Un palazzo di questo genere in pieno centro di Torino.......non avete un idea del suo valore!Eppure vostra madre non ha mai voluto neanche sentir parlare di venderlo...” “Mia madre non voleva alienare alcuna proprietà dei Ristori” “Ma questa in fondo non lo era: qui ha vissuto la marchesa Emilia..e vi dirò che neanche lei c’è stata molto!Lo odiava, perchè le ricordava il padre, il marchese Alvise..di cui non aveva un gran bel ricordo, almeno così si diceva ai tempi.. E poi , quando è mancato il conte Martino, ha preferito trasferirsi in campagna, a Rivombrosa.;insomma il palazzo è chiuso da più di dieci anni.....” “Si potrebbe pensare di affittarlo, se non tutto almeno in parte; che ne dite?” “In modo da recuperare le spese per la sua manutenzione......se non volete vendere..” “No,vorrei rispettare il volere di mia madre...” Ah, questi nobili!L’amministratore sospirò “Se vostra eccellenza preferisce agire in questo modo..va bene; non penso che ci siano grossi problemi ..anzi adesso che mi fate pensare..qualche settimana fa ho avuto in tal senso una richiesta da parte di una famiglia nobile del circondario..posso sentire se sono ancora interessati...” “Bene, allora mi affido a voi e al vostro buon senso; sono sicuro che deciderete per il meglio “ E Alessandro sorrise, congedando il brav’uomo.
Quella sera Alessandro tentava di prendere sonno nel grande letto a baldacchino dell’antica camera di Martino; ma per quanto cercasse di chiudere gli occhi, una strana agitazione sembrava prenderlo e gli impediva il riposo “Diamine..è inutile così!” Si alzò, si infilò la veste da camera e ,corrucciato con se stesso ,decise che forse l’unico sistema era cercare di passare il tempo leggendo qualche cosa. Il vecchio diario sembrava attenderlo come un amico fedele, lì sul tavolino ai piedi del letto. Alessandro lo aprì...curioso!Le sensazioni che aveva sempre provato nel leggere quelle righe sembravano ora improvvisamente svanite....alzò lo sguardo..nulla!Perplesso iniziò a sfogliare le pagine del diario di Elisa, alla ricerca degli episodi che più l’avevano colpito e che gli avevano suscitato quelle visioni alle quali ormai si era come affezionato....eppure, per quanto tentasse di leggere e di rileggere i passi più coinvolgenti ed emozionanti, lo scritto sembrava non affascinarlo più di tanto e coinvolgerlo.....Iimprovvisamente capì: in quel palazzo Elisa non era stata felice, non aveva vissuto veramente con Fabrizio la sua storia d’amore...anzi..vi aveva solo provato dolore..e forse tristezza..ed era questa l’unica sensazione che ora quelle pagine sembravano donargli. Il libro gli cadde improvvisamente dalle mani; Alessandro si chinò per riprenderlo..che strano!Il diario si era aperto sulle ultime pagine e il conte notò per la prima volta , con stupore, che molte pagine mancavano; erano state asportate, con un fine taglierino,e non c’erano più. L’ultima pagina del diario non riportava infatti l’indicazione del giorno, così come Elisa era solita fare sempre quando iniziava a scrivere la cronaca della sua giornata; il conte corrugò la fronte....in quelle ultime righe Elisa parlava confusamente di una decisione che avrebbe dovuto prendere..anzi che in fondo era già presa...e che l’aveva angosciata ma che ora sentiva come l’unica possibile...ma il diario terminava bruscamente; la morte era venuta ad interrompere quel dialogo interiore che tanto aveva affascinato Alessandro... Il conte, turbato, si alzò : perché le pagine erano state asportate, chi l’aveva fatto e perché?Forse la stessa Elisa aveva deciso di eliminarle, per qualche oscura ragione..oppure qualcun altro della famiglia, che aveva letto prima di lui quelle righe e che chissà perchè aveva deciso di farle sparire...Alessandro non capiva...picchiettava con un dito sulla copertina, perplesso...Fu così che si accorse di uno strano rialzo nella copertina ..qualcuno aveva rilegato dei fogli tra l’ultima pagina e la tela interna della copertina ..Improvvisamente si ricordò di come Elisa avesse nascosto in questo modo nel libro di Agnese la lista dei congiurati; doveva essere dunque stata lei , anche questa volta: ma perché nasconderli così e soprattutto per quale ragione? Con molta pazienza, prese un tagliacarte e iniziò ad allontanare la sopracarta che foderava l’interno: ed ecco cadere per terra i fogli che Elisa doveva aver deciso di eliminare, ma che poi, per chissà quale motivo, aveva invece pensato di conservare.... Alessandro iniziò a leggere, mentre la luce dell’alba iniziava a baluginare lontano.
Il sole penetrava ora attraverso le vetrate della camera; Alessandro era in piedi , davanti ad esse....si, bene aveva fatto Elisa a far sparire quelle righe..Alessandro l’aveva capita..e forse ancora di più apprezzata; niente avrebbe potuto far dimenticare alla sua amata sposa il conte Fabrizio e il suo grande amore....era giusto così...e prese quei fogli su cui Elisa aveva vergato i suoi pensieri di quel periodo che ora si rifiutava, visto che li aveva volutamente eliminati, persino di ricordare....di quando, in un momento buio della sua esistenza, aveva pensato che forse qualcun altro avrebbe potuto vivere con lei a Rivombrosa.....e portò a termine quello che l’animo, forse ancora tormentato, dell’ava non aveva avuto il coraggio di fare...deliberatamente, li stracciò. Elisa sarebbe stata di Rivombrosa e di Fabrizio..per sempre!
Torino ,così come appariva agli occhi di Alessandro dalle vetrate di Palazzo Radicati, era molto diversa dalla città in cui si erano svolte tanti anni prima le vicende di Elisa e Fabrizio .Molti Palazzi erano stati restaurati o addirittura ricostruiti, le strade lastricate e per la maggior parte illuminate . Un nuovo piano regolatore era stato proprio in quei giorni presentato al vicario della città dal famoso architetto Antonelli ed aveva ottenuto già il beneplacito del Re. Lo stesso sovrano in quegli anni aveva fondato la Biblioteca Reale, la Galleria delle Armi, la Pinacoteca, l’Accademia Albertina..La città comunque, a detta dei suoi abitanti, era ancora come divisa in due parti :due realtà diverse, non tanto ostili tra di loro quanto piuttosto estranee. Da una parte vi erano i quartieri dove sorgevano i palazzi sontuosi,dai giardini curati e ricchi di vegetazione, sui grandi viali ampi ed alberati, luogo prediletto del passeggio quotidiano, al riparo di magnifici portici,sotto i quali si aprivano i locali più alla moda, gli splendidi e famosi caffè, dove si davano convegno i notabili della città e i nobili . Accanto a questa realtà felice vi erano però ancora i i malsani quartieri dove imperava la miseria e la fame,..... Moschino, Vanchiglia, Borgo Dora, zone in cui anche chi doveva mantenere l’ordine pubblico si recava assai malvolentieri. In questi luoghi permaneva ancora un reticolo di vie strette, anguste, delimitate da dimore fatiscenti, maleodoranti. Qui vi si trovava ammassata la popolazione più povera e numerosa in una condizione di degrado estrema: in questa situazione la vita non era certo semplice e spesso la criminalità non tardava a nascere e crescere velocemente. Era in fondo una situazione comune anche alle altre grandi città e in questo Torino purtroppo si era uniformata: la miseria non sembrava tanto un problema da risolvere, quanto piuttosto un delitto da reprimere Per cercare di porre un rimedio a queste situazioni di indigenza e degrado alcuni nobili,benefattori e religiosi si erano comunque impegnati con tutte le loro forze; lo stesso Alessandro , che si era sempre assai poco occupato in vita sua di alleviare le sofferenze del prossimo,aveva più volte sentito nominare, anche nella stessa Milano, il nome dei marchesi Faletti di Barolo come simbolo di sostegno e di aiuto ai poveri, oltre che dei carcerati. A Palazzo Barolo, in via delle Orfane, la marchesa Giulia, alternava ad una brillante vita di società, un’opera caritativa incredibile e rivoluzionaria per i tempi, allo scopo di recuperare non solo le donne traviate che affollavano le carceri di Torino ma anche l’intero organismo carcerario,sfidando coraggiosamente i pregiudizi dell’epoca e sfruttando il prestigio e l’influenza di cui godeva la casata di Barolo. La corte creata attorno a Carlo Alberto era particolarmente sontuosa, ricca di feste e di ricevimenti, anche se il Re non brillava certo per simpatia, come aveva scritto ironicamente Alessandro alla sorella ;prima di salire al trono aveva comunque dovuto subire molte umiliazioni e di questo logicamente il suo carattere ne aveva risentito. Molto alto, più di due metri di altezza! e magrissimo, era fondamentalmente un uomo timido, poco incline alle dimostrazioni d'affetto, ma ,molto intelligente e colto, dedicava moltissime ore allo studio e alla lettura. L'ambasciatore francese aveva così descritto il Re nei suoi resoconti inviati al governo francese :" un carattere triste, sauvage, inquieto, diffidente, non cattivo. Attende agli affari senza entusiasmo, non vede nessuno, non va in nessun luogo; è un solitario chiuso nella cornice del cerimoniale.Carattere chiuso, nulla di gioviale, di aperto; fugge nella conversazione pur essendo amabile, il suo sorriso è melanconico” Alessandro, le mani incrociate dietro la schiena, guardava ora criticamente in strada il traffico mattutino di quella soleggiata giornata di inizio giugno “Bene, ..e adesso vediamo un po’ di conoscere questo Re di cui, se non mi sbaglio, sentirò parlare per un pezzo..”ma il suo sorriso ironico si spense bruscamente,mentre il ricordo di un paio di splendidi occhi scuri si riaffacciava nella sua mente.....
PALAZZO REALE-TORINO
“La regina Maria Teresa è appena entrata, conte!” Alessandrò alzò l’occhialino “Umh!Sembra una donna fredda e austera...adesso capisco il vostro Re; non deve essere piacevole passare la propria esistenza accanto ad una simile virago!” Il duca Ferdinando di Prarolo ridacchiò davanti alla faccia scandalizzata dell’altro gentiluomo che aveva ascoltato le parole di Alessandro “Oh, è inutile che facciate quella faccia, Camillo! Lo sappiamo tutti che il Re frequenta più o meno segretamente Maria Antonietta di Truchsess, molto più dolce e remissiva della regina, di cui è del resto dama di compagnia !Le malelingue dicono che gli abbia anche già dato un figlio... “ “Direi allora che tutto il mondo è paese, duca!Mi sembra di risentire una certa conversazione scambiata con un amico più di quattro mesi fa a Milano.” “Tutti i sovrani hanno sempre delle amanti, conte!” “Se è per questo anche molti nobili..” E i due gentiluomini scoppiarono a ridere “Del resto le piemontesi non sono poi così male...” “Stavo notandolo , duca!Vi sono questa sera molte dame avvenenti; non pensavo che alla corte sabauda vi fosse la possibilità di fare così deliziosi incontri!” “Conte Ristori..vi dispiace se vi chiamo così?” “Fate pure..ancora qualche mese e mi dimenticherò di essere mai stato anche conte di Belgioioso..” “Caro conte, vi devo avvisare: le nobildonne piemontesi sono molto orgogliose e assai poco inclini alle galanterie..” “Oh, non vi preoccupate, di questo me ne sono già accorto...e a mie spese!Ho deciso che rimanderò le galanterie a quando ritornerò a Milano..lì direi che sono più apprezzate!” Nel Salone delle Feste di palazzo Reale ,chiamato anche Salone di Ercole, dalle decorazioni che impreziosivano le pareti della grande sala , stavano per iniziare le danze. Alessandro era riuscito ad ottenere un invito al ballo di corte grazie all’interessamento dell’ambasciatore austriaco; i nomi degli Agliano e dei Belgioioso erano ancora in grado di aprire molte porte sia presso la corte sabauda che presso la legazione dell’Impero asburgico Per i musici vi era una vera e propria balconata a mezza altezza, in modo tale che l’intero salone, abbastanza spazioso ma non enorme come quelli di Versailles e di Vienna, potesse liberamente essere utilizzato dai ballerini. “Guardate là, in quell’angolo..quei due gentiluomini che sono entrati in questo momento e che si avvicinano per parlare al Re” “Chi sono?” “Intellettuali e amici del sovrano; il marchese Cesare Alfieri di Sostegno, primo scudiero e gentiluomo di camera del re, e il conte Massimo d’Azeglio, l’uomo della legalità..il trait d’union del nostro Beneamato con Carboneria e Giovane Italia... .” Alessandro girò la testa bruscamente “Pensavo che il Re fosse ben lontano dal frequentare certa gente, duca!” Il gentiluomo sorrise enigmaticamente “Mio caro conte..sapere cosa passa nella testa del nostro beneamato sovrano..è una follia!Del resto penso che lui stesso non sappia spesso cosa fare, se dar retta quindi ai consigli dei suoi preziosi amici conservatori da un lato, o a quelli dei cosiddetti riformatori dall'altro...e poi lo chiamano”l’italico amleto..”!Vorrei veder loro, in continua tensione tra due partiti opposti, ..logico che finisca per scontentare entrambi.”
Alessandro si fece riempire da un solerte valletto il bicchiere, al tavolo dei rinfreschi ; in mezzo a tutti quei nobili sconosciuti che riempivano le sale del Palazzo Reale si sentiva comunque un po’ a disagio; i due gentiluomini con cui aveva potuto scambiare inizialmente quelle poche parole, si erano ormai allontanati per raggiungere un gruppo di amici .Molti tra i nobili presenti frequentavano abitualmente la corte, chi per interesse e chi perché ricoprendo qualche incarico presso il Re o la Regina, si trovava a vivere praticamente a palazzo...Si conoscevano tutti tra di loro e dalle loro conversazioni questo traspariva facilmente. Lui invece per quella gente era, e se rendeva ben conto, un illustre sconosciuto, un gentiluomo di passaggio, che niente aveva a che vedere con i loro intrighi e dispute. Uno straniero...Eppure Alessandro, passeggiando in quelle sale così risplendenti di ori e di luci ,aveva la curiosa sensazione di sentirsi in fondo a casa propria...lui era uno di loro, era un piemontese!...Lui era un Ristori .. alzò il calice sorridendo..sì, lui era il conte Alessandro Ristori e ne era infinitamente orgoglioso!
Da qualche minuto però aveva anche la spiacevole sensazione di sentirsi osservato ; si girò rapidamente...... Eppure nessuno, tra i numerosi invitati che affollavano la grande sala da ballo, sembrava degnarlo di uno sguardo..Allora, perché questa curiosa idea? Appoggiata allo stipite di una delle porte del salone, Virginia di Passerano , aprì nervosamente il ventaglio, non sapendo bene se rallegrarsi o temere un incontro con quell’uomo che, senza una ragione ben definita, le era rimasto nel cuore...
Alessandro, dall’altra parte del salone, la vide...e improvvisamente tutto sembrò sparire ai suoi occhi..c’era solo lei, là, in fondo, appoggiata alla porta dorata, il ventaglio aperto, la ricca e preziosa mantiglia che le cadeva dal capo, fissata con un classico pettine spagnolo, lei...e il suo sguardo ardente ....Dio, come era bella.....e come sentiva di poterla amare..per sempre!
“Conte Ristori!” Alessandro sussultò e con fatica ritornò alla realtà; si volse e con stupore si ritrovò di fronte proprio il sovrano, quel Carlo Alberto che aveva appena intravisto entrando nel salone. “Maestà..” “Mi dicono che veniate da fuori regno...e che siete il nipote del conte di Agliano!Un buon amico della mia famiglia..e un suddito fedele” Dal gruppo di cortigiani che circondava il re, si levò un mormorio; e più di un gentiluomo indirizzò uno sguardo curioso verso quel giovane interpellato così affabilmente dal sovrano “Vostro nonno ha fatto molto per i Carignano ; e anche un vostro avo, il conte Fabrizio Ristori sì è distinto per la sua lealtà alla corona .....sono felice di incontrarvi; e spero vogliate fermarvi per lungo tempo in Piemonte. Ho bisogno di sudditi fedeli, conte..e i Ristori lo sono stati..sempre!” “Vi ringrazio, maestà.,della fiducia che riponete nella mia famiglia; spero di dimostrarmene degno,..e se in un futuro vostra Maestà avrà mai bisogno di un Ristori, sappia che potrà sempre contare sulla lealtà di un suo suddito!” “Ben detto, conte..ben detto!” Carlo Alberto sorrise..un sorriso malinconico ma, forse anche per questo molto affascinante.. “La Corona ha bisogno di giovani come voi, conte! Si avvicinano momenti in cui bisognerà fare delle scelte, forse anche dolorose, ma necessarie...e vi sarà bisogno di spiriti pronti all’azione e alla battaglia...” Così dicendo chinò impercettibilmente il capo e si allontanò, verso il salone da biliardo.
Alessandro cercò con lo sguardo Virginia......ma la giovane donna era ormai sparita , tra la folla degli invitati.
“Cosa state cercando così disperatamente, conte?” “Oh, duca..non vi avevo visto...stavo cercando una dama..” Ferdinando di Prarolo rise “Vedo che avete deciso di stabilire qualche relazione diplomatica....ebbene!Visto che il Re è stato molto affabile nei vostri confronti....non sarà difficile trovare una dama che non lo sia anch’essa!Ditemi, allora..chi cercate?” “Si chiama Virginia di Passerano, duca..” “La bella spagnola, eh?” “La conoscete?” “Diamine..e chi non conosce la marchesa di Passerano, a corte!Siete proprio nuovo di queste terre, conte....Virginia di Passerano era la figlia di un buon amico del Re e alla sua morte, Carlo Alberto si è interessato a lei e alla sua educazione....per Carlo Alberto è quasi una figlia..un po’ scapestrata..ma bien aimeè! “ “E’ bellissima..” “E sa di esserlo, mio caro!Ma tiene tutti i suoi corteggiatori a bada, con garbo e fermezza.....Dicono che si sposerà tra breve, con un parente un po’ alla lontana..Sapete, la madre, la contessa di Villasor, era l’ultima discendente di una ricchissima ed importante casata spagnola, i Villahermosa,i cui discendenti si trovano anche nelle nostre terre; Grandi di Spagna, latifondisti, ricchi sfondati....è un’ereditiera, la nostra Virginia.!” Alessandro sentì il suo cuore farsi improvvisamente pesante “Si sposa....” Il duca di Prarolo corrugò la fronte “Mio caro...ho paura che la marchesa di Passerano non faccia per voi..scusate se ve lo dico; non vi conosco da molto, ma mi siete simpatico, conte e non vorrei vedervi preda di una brutta delusione ..posso darvi un consiglio?Lasciatela stare..guardate quante dame vi sono in questi saloni. e quante di sicuro sarebbero felici di fare la vostra conoscenza!Lasciate perdere , Ristori....non fa per voi, Virginia di Passerano!”
Cara Sofia Grazie all’ambasciatore e a qualche buona parola di chi ricorda i nostri avi sono stato ammesso ad un ricevimento presso la corte sabauda ; questi piemontesi, quando vogliono sono splendidi e le loro feste non sono poi meno belle di quelle che organizza l’arciduca nel suo palazzo a Milano. Ho fatto la conoscenza del Re; ti dirò..non mi è poi così antipatico come a volte l’hanno dipinto quei cari pettegoli che frequentavano il salotto di nostra madre..è curioso sai come certe notizie vengano leggermente distorte dalla distanza e dal non poterle spesso controllare di persona...Mi è sembrato un re garbato , forse un po’ malinconico...ma ti dirò che mi è piaciuto!Insomma sono diventato un suo fervente ammiratore....Sembra poi che la nostra famiglia, gli Agliano e i Ristori abbiano fatto molto per la famiglia reale e quindi Carlo Alberto mi ha degnato di uno sguardo di favore e , bontà sua , mi ha anche rivolto la parola durante il ricevimento!Non ti dico le occhiate malevoli che mi sono attirato da quel branco di sanguisughe che lo segue passo passo. Ho anche fatto amicizia con due gentiluomini di Torino; il primo è il duca Ferdinando di Prarolo, un brav’uomo simpatico e compagnone, il secondo è invece un conte e si chiama Camillo, se non vado errato ha le sue terre verso Cavour...mi sembra molto più riflessivo del primo e leggermente più sparagnino..un vero piemontese insomma! L’amministratore ha affittato una parte del Palazzo di Torino; ha mantenuto per me solo il primo piano, anche perché vorrei avere comunque un luogo in cui poter stare durante il mio soggiorno nella capitale.Scommetto che ora mi dirai”Ma come, non torni a Rivombrosa?” Certo, mia cara sorellina, appena potrò le mura di Rivombrosa mi rivedranno ospite felice..è che ho ancora qualcosa che mi trattiene qua.. e poi Torino mi piace, più di Milano (non inorridire, ti prego!) anche se sembra una vecchia signora sonnacchiosa e molto ligia all’etichetta! Un bacio allora e fammi sapere tue nuove!Aspetterò con ansia una tua lettera..spediscimela pure a palazzo Radicati. Alessandro
Alessandro voleva rivederla, ora più disperatamente di prima: eppure trovare Vittoria di Passerano, lì a Torino, sembrava rivelarsi un ‘impresa disperata; senza conoscenze nell’ambiente nobiliare e soprattutto non conoscendo le abitudini della giovane, era come cercare un ago in un pagliaio!Ma Alessandro aveva ereditato tra le altre caratteristiche familiari dei Ristori anche una discreta cocciutaggine: non se ne sarebbe andato finchè non l’avesse rivista e parlato..e infine la sua costanza venne premiata..... A Palazzo Granieri, spesso venivano dati dei concerti, a cui partecipava una gran parte della nobiltà torinese, un po’ per mettersi in mostra e un po’ perché i conti Granieri della Rocca riuscivano sempre a proporre dei musicisti particolarmente eccelsi......l’amore per la musica dei Granieri era famoso! Ferdinando di Prarolo lo aveva invitato;non che a lui piacesse in modo particolare la musica, ma quel pomeriggio una certa dama che a lui interessava da un pezzo sarebbe stata presente e così aveva pensato di coinvolgere anche Alessandro.. Il salone della musica di Palazzo Granieri era occupato dalle sedie degli invitati; in fondo il pianoforte a coda era pronto e aspettava il concertista; le signore, sedute per la maggior parte, chiacchieravano amabilmente con i loro cavalieri...Ferdinando, puntata la dama, si scusò frettolosamente con Alessandro e sparì..il giovane sorrise: gli sembrava proprio di ricordare certe sue mosse a Milano..sospirò: oh, come sarebbe anche lui scappato all’improvviso, se avesse visto chi l’interessava! Il concertista entrò..e nella sala, dopo un educato applauso, scese il silenzio......
Le dita del pianista scorrevano veloci sulla tastiera; Alessandro socchiuse gli occhi..diamine!Un vero artista...
La Sonata N. 2 in sol minore di Schumann era bellissima; le note si rincorrevano e sembravano fondersi insieme, come una cascata cristallina, in un ritmo serratissimo, che si infrangeva contro gli ori e i velluti della sala ..e Alessandro si ritrovò al termine del concerto in piedi, come tutti gli altri, ad applaudire freneticamente.....Si volse, per cercare l’amico ..ed ecco!Come un’apparizione....Virginia, anche lei..lì!Le guance accese, ridente...ora o mai più! Alessandro si fece largo tra gli invitati, fremendo d’impazienza; Virginia era infervorata in una conversazione con un’amica e non l’aveva visto arrivare.... “Marchesa....” Virginia trasalì nel sentire quella voce..e si voltò, lentamente.....
“Conte..anche voi in questo luogo!Non vi facevo un appassionato melomane...vi è piaciuto il concerto?” “Immensamente..ma sono felice che anche voi siate qua, con me, ad applaudire!” Virginia alzò lo sguardo....e sorrise. “Siete sempre in vena di galanterie , conte...ma è un vizio!” “Che solo voi potreste guarire” Virginia arrossì “Non esagerate....vi ho promesso amicizia, conte Ristori..ma potrei ripensarci!” “Vi prego..!Usciamo da questa sala..c’ è molto caldo..volete che vi porti qualcosa da bere?” “Siete di una gentilezza squisita..ma non sono sola..sono qui con amici...vi presento la duchessa Alinari e il marchese Del Carretto..” Alessandro chinò il capo in un saluto affrettato e baciò la mano che l’anziana gentildonna porgeva. Come fare per parlarle da sola, senza nessuno intorno...Alessandro fremeva, per paura di perderla ancora... Virginia sembrò intuire la sua pena, sbattè le ciglia e si rivolse ai due nobili che sembravano scortarla “Amici, vi spiace?Penso che il conte Ristori abbia ragione..in questo salone vi è un caldo soffocante..Ebbene, conte proviamo a cercare insieme il tavolo dei rinfreschi..e magari un luogo meno rumoroso..ho visto che i giardini di palazzo sono splendidi..vi spiace portarmici?” “Ne sarò felice, marchesa!”
Virginia passeggiava lentamente nel vialetto ombreggiato; aveva aperto l’ombrellino per proteggersi dai raggi del sole di quel caldo pomeriggio..Alessandro, qualche passo indietro, stava cercando disperatamente le parole, per iniziare un certo discorso..ma si sentiva come un timido studentello e non più come quel gentiluomo navigato e strafottente che a suo piacimento aveva fatto battere il cuore di così tante donne...... Virginia da parte sua sembrava cercare anch’essa il coraggio per parlare......La giovane, giunta nei pressi della fontana che rallegrava con i suoi getti d’acqua il parco, si fermò, chiuse l’ombrellino e affrontò Alessandro “Conte Ristori..è da tempo che voglio scusarmi con voi per quell’inqualificabile episodio che si è svolto tra noi due, nella vostra tenuta....no, vi prego, lasciatemi parlare...non è mia abitudine scusarmi..con nessuno!Sapete io sono molto orgogliosa..e non riconosco facilmente gli sbagli...Quel giorno vi ho apprezzato, tantissimo!In fondo eravamo due sconosciuti..due ricercati, come avete detto voi,..eppure mi avete aiutata, senza chiedere nulla in cambio..e quindi sono giunta alla conclusione che vi devo una spiegazione per il mio assurdo comportamento....” “Voi non mi dovete nulla...avrete avuto le vostre ragioni..” “Vi prego..ho anche io un codice d’onore, conte!E devo farlo..devo..” Virginia si sedette sulla panchina, all’ombra del folto castagno “Allora..forse è meglio cominciare dall’inizio..non so quanto sappiate di me..storie, leggende..la mia figura è un po’ chiacchierata, conte....e non ne sono certo orgogliosa..ma tant’è..non posso farci nulla se i miei non mi hanno lasciato un granchè da difendere.....penso sappiate anche che il Re mi stima e ha fiducia in me.....Il re è in questo momento combattuto tra lo scendere in campo contro l’Austria , iniziando una guerra dall’incerto destino e invece lasciare le cose come stanno, non ascoltando le richieste che da più parti in Italia si levano verso di lui..solo Carlo Alberto può cercare di unire queste terre in un unico popolo, in una unica nazione....ma per far questo deve anche ricevere il sostegno dei numerosi patrioti che vi sono nel regno e non solo in esso..è in una posizione difficile,conte Ristori: da una parte deve tessere legami con chi si oppone all’Austria e, dall’altra rassicurare gli alleati e i nobili pavidi che non accetterebbero facilmente questa impresa....C’è a corte chi lo sostiene in tutto ciò, ministri, amici fidati.e chi invece si oppone e vorrebbe la sua rovina....non sono un’eroina, conte, né una rivoluzionaria, ma una donna che vuole aiutare il suo Re...e quindi cerco , per quanto possibile, di facilitare questi suoi incontri, con i capi delle società segrete in cui si sospira all’unità d’Italia......L’uomo con cui mi avete visto in quel capanno è il capo di una queste società;doveva parlare con il Re, ma qualcuno l’ha tradito..braccato, ferito...e io, che dovevo accompagnarlo con una scusa da Carlo Alberto, ho cercato di nasconderlo..il resto lo sapete..insomma..nessun amante segreto, conte, come avrete certamente pensato!Ma solo un uomo che aveva bisogno di soccorso....ecco, ci tenevo a dirvelo.....” “Virginia...”Alessandro le prese le mani tra le sue “Non ne avevate bisogno....io vi stimo, comunque..” “Fate male, conte!Io sono bizzosa, lunatica, pronta all’ira., e con una reputazione alquanto dubbia.....non sono un’amica facile, conte Ristori!” E lo guardò, arditamente, con gli occhi ridenti Il conte deglutì..e si perse in quello sguardo così invitante.... Le sfiorò il volto dolcemente, con un dito “Come sei bella Virginia...e come sento d’amarti!” E la baciò.
Virginia ricambiò il bacio e lasciò che le forti braccia di Alessandro la circondassero per un attimo, che sembrò ad Alessandro durare un’eternità ..ma poi si allontanò, con molta dolcezza ma anche con fermezza e si sciolse dall’abbraccio....I due giovani si guardarono nel silenzio, rotto solo dal fruscio delle fronde. Virginia abbassò lo sguardo, improvvisamente simile a quello di un animale braccato .e indietreggiò, verso il tronco del grande albero. Lo guardò con occhi ora improvvisamente duri e cupi... “E’ stato solo un attimo di follia Alessandro...ora ve ne andrete e mi lascerete sola, vi prego!” Alessandro interdetto ansimò “Cosa vi succede? Ma se vi ho detto che vi amo..Io non posso vivere senza di voi, Virginia;dal primo momento che vi ho visto ho capito di amarvi più della mia vita..io .ti amo Virginia e senza di te morirei.. tu sei la vita per me! Ti amo e ti desidero spasmodicamente:non mi interessa chi tu sia, né cosa abbiano fatto i tuoi....non mi interessa di niente e di nessuno..io voglio solo te..per sempre...” Virginia si portò una mano alla gola e chiuse gli occhi “Non posso....scusatemi..non posso..” “Perché... perchè mi respingete..Perchè?” “Perché non vi amo, conte....e perché non vi merito..” E Virginia di Passerano scappò via , lasciando Alessandro solo e disperato.
Carissima Sofia Lascio Torino in giornata; non vi è più nulla che mi trattenga qua....torno a Rivombrosa; il tuo fratellino si sente un po’ triste..ma non ti preoccupare!Rivedere casa..sì, casa mia..mi farà certamente bene....Non vedo l’ora di riprendere le abitudini campagnole e di ritrovarmi nella biblioteca del palazzo, davanti al fuoco del caminetto, con un buon bicchiere di vino in mano......sto diventando un po’ orso, mia cara e tutta questa gente mi è venuta a noia! Perché non vieni a Rivombrosa?So che non vuoi lasciare Carlotta e che lei a sua volta ben difficilmente si allontanerebbe da Milano..ma penso che qualche giorno in mezzo alla campagna possa farti solo bene. e vorrei vederti, Sofia!Sai..ho ripensato a quella vecchia conversazione che avemmo il giorno della lettura del testamento;avevi ragione tu , cara sorella!.L’amore vero esiste,l’ho capito..ma come è amaro, a volte! Il tuo Alessandro PS Presto sarà san Giovanni..qui si fa festa e si balla sulla piazza del paese..il conte deve partecipare, per ballare con la più bella..di sicuro saremmo una coppia fantastica..che ne dici?
Alessandro restò per molte ore sveglio, nella penombra della biblioteca, rischiarata solo dalle fiamme del camino, ripensando angosciato agli eventi di quei giorni. Era una notte bellissima : una luna alta e splendida lassù nel cielo illuminava con la sua fredda luce la facciata e i giardini di Rivombrosa..la stessa grande luna che aveva raccolto le pene e gli amori di Elisa e Fabrizio in quella famosa notte... Tutti l’avevano accolto con festa.....il vecchio maggiordomo, le cameriere, la cuoca Paolina ..e persino Mustach..sembrava impazzito..vecchio cane vagabondo! Il diario di Elisa era poggiato sul tavolino; Alessandro lo prese in mano e chiuse gli occhi..e la magia di quelle righe cominciò di nuovo, improvvisamente a rivivere in lui....ecco.....,il rumore della spada di Fabrizio nel duello all’ultimo sangue con Giulio, risuonava nella sua anima.....percepiva persino l’ansimare dei contendenti e la paura di Elisa, lì, ferma, vicino alla scrivania. Alessandro si alzò dalla poltrona e prese un lume; aprì la porta della biblioteca e nel silenzio dei corridoi iniziò a scendere le scale, quelle stesse scale al termine delle quali Fabrizio aveva raccolto Elisa esamine, dopo la caduta...e infine entrò nel grande salone, ora buio e quasi tetro che però sembrò animarsi sotto l’onda dei ricordi..E Alessandro affascinato potè rivivere ,chiudendo gli occhi, il grande ballo dei Ristori..quando Elisa aveva scambiato il primo sguardo d’amore con Fabrizio..e anche l’incontro tra la nonna Agnese e Federico... Sembrava una favola, una bellissima e tragica favola...Elisa e Fabrizio, Martino ed Emilia,Agnese e Federico ..ed infine Isabella e suo padre Paolo..un filo invisibile aveva legato tenacemente tutte quelle esistenze al grande castello e al suo parco..Alessandro alzò il lume , guardando con orgoglio gli affreschi delle storie di re Arduino e della sua gente......no, non avrebbe mai potuto vendere quella terra , quei luoghi..oh, come capiva bene ora Isabella..tutto quello che lo circondava...non avrebbe mai potuto lasciarlo ad altri..perchè era una parte di sé! Le lacrime ora scorrevano sul suo volto “Oh, madre vi prego aiutatemi..io l’amo e la desidero alla follia..voi che avete conosciuto il vero amore..voi tutti vi prego..fate che ella mi ami...mi ami per sempre!”
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