EDR Onore e Passione

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    RIVOMBROSA 4
    27 marzo 1815- serata di gala alla Scala

    Davanti all’entrata del Ridotto della Scala la fila delle carrozze dei nobili si allungava fino all’inizio del corso. Quella sera al grande teatro milanese vi era la prima di una nuova opera del maestro Rossini e gli aristocratici di Milano erano accorsi come al solito numerosi.
    L’ultima carrozza della fila raggiunse finalmente il sottoportico e i valletti si affrettarono ad aprire lo sportello e a sistemare la scaletta, per permettere ai nuovi arrivati di scendere comodamente. La luce degli esili lampioni a olio appena accesi dai lampedée, che con la loro scala sulle spalle passavano ad accendere e spegnere un fanale dopo l'altro , ne curavano il rifornimento e la pulizia, illuminò anche se parzialmente, un piedino , calzato da una minuscola scarpetta rosa, decorata con un bellissimo fiocco bordò,della giovane dama che si apprestava a scendere .
    Un prezioso mantello bordato di pelliccia invece di nascondere sembrava metteva in risalto il personale distinto e aristocratico della giovane; l’ampio vestito, trattenuto in vita da una preziosa cintura, lasciava intravedere una balza di pizzo e di merletto sottostante. La scollatura, molto castigata, così come voleva la moda che aveva voltato le spalle ormai allo stile Impero, contornava delicatamente l’inizio della linea dei seni .
    La dama con un leggero salto raggiunse il pavè di pietra del marciapiede, raccolse il mantello e si volse, per aspettare gli altri passeggeri: la luce del lampione questa volta illuminò un paio di splendidi occhi azzurri...i morbidi capelli neri acconciati alla greque, sottolineavano un volto dall’ovale perfetto , la bocca lievemente rosata, gli zigomi appena pronunciati.
    “Ortensia! Sbrigatevi! O arriveremo in ritardo..sapete che odio arrivare per ultima.”
    “Ma mia cara contessa... è molto alla moda farsi aspettare!”
    “Ebbene.. sapete che sono poco incline a queste amenità.. su!E poi questa sera voglio godermi lo spettacolo; dicono che questo giovane compositore,il maestro Rossini, , sia veramente dotato d’ingegno.. Il suo “Barbiere di Siviglia” ,che questa sera è per la prima volta alla Scala, ha sconvolto il bel mondo parigino..”
    “Avrei preferito un ‘opera del Solliva, anche se i puristi l’hanno tanto criticato perché vi è poco canto e la melodia viene sovente sacrificata all’armonia, ...e poi lo sapete che preferisco Mozart, cara contessa di Agliano!”
    La dama sorrise
    “Ebbene, questa sera mi accontenterete!”

     
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    Il lampadario dalle mille gocce di cristallo della grande sala illuminava le quattro file di palchi e le due gallerie del teatro . La galleria, i palchi e la platea erano praticamente già tutti occupati da una folla di aristocratici e borghesi ; nel loggione si pigiava, sulle dure panche di legno , il popolino milanese.
    Il conte Porro Lambertenghi, alzò l’occhialino perplesso
    “Caro duca, ma chi è quella beltà che è appena entrata nel terzo palco a destra, in seconda fila?Non mi sembra di conoscerla...”
    “Ma come , caro conte, ..non conoscete la famosa bellezza di cui tutta Milano parla? E’ la contessina Isabella di Agliano, la figlia del conte Federico di Agliano.....è stata presentata in società da poco, ma già ha fatto sospirare più di un cuore..”
    “E’ in effetti molto bella....direi che ha un qualcosa di angelico..”
    “Dicono che sia il ritratto del nonno.. il conte Ristori”
    “Ristori? Non mi sembra di averlo mai sentito nominare..”
    “Vecchia aristocrazia sabaudia...i Ristori sono una delle famiglie più vicine alla corte dei Savoia..e fedeli al loro re.”
    “Mi resta difficile da capire la loro presenza qui, a Milano, allora!”
    “Quando il Piemonte è stato occupato dalle truppe francesi , i Ristori e gli Agliano hanno dovuto lasciare le loro terre e per molti anni hanno vissuto a Vienna, presso la corte austriaca ....ma ora che il re è tornato dal suo esilio, hanno deciso di raggiungere le loro terre...La contessa di Agliano è la figlia primogenita della contessa Ristori e del conte di Agliano, e quindi ,anche se in parte ,erede della tenuta dei Ristori ..una tenuta molto bella , che si trova vicino a Torino.”
    “Sarebbe un peccato però che questa sua partenza si verificasse.troppo presto, non credete, duca?”
    Il giovane gentiluomo rise....
    “Mio caro conte Lambertenghi!Ho paura che la contessa vostra moglie non sarebbe molto contenta nel sentire ciò”
    “Oh, se è per questo, caro amico, mia moglie già mi disapprova.......Non tollera che sia appassionato di fisica e che tra le altre cose ,abbia deciso di impiantare una filanda a vapore!Quindi posso permettermi questo e altro!!”
    Un terzo gentiluomo che si era avvicinato ai due aristocratici e aveva seguito la conversazione fino a quel momento in silenzio,intervenne
    “Per essere bella , niente da eccepire....ma deve avere un caratterino orgoglioso e altero!Il marchese di Varenne che aveva tentato qualche avance nei suoi confronti,al ricevimento dei Litta, è stato trattato molto freddamente......è giovane, ma molto decisa la nobildonna in questione!”
    “Ereditiera, bella, orgogliosa, aristocratica.....mi piace!”




    Isabella, attratta dalle luci e dal brusio , si sporse verso la platea e gettò una sguardo sui palchi....quante dame e quanti gentiluomini!Molte signore sfoggiavano parure bellissime e anche i loro accompagnatori non erano da meno, vestiti così all’ultima moda...La giovane sospirò: non si sentiva a suo agio in quella città!Anche se tutti erano così gentili nei suoi confronti, Isabella rimpiangeva moltissimo Vienna e i cari amici che aveva abbandonato là. Del resto aveva passato quasi tutta la sua infanzia e una parte dell’adolescenza in Austria, e si sentiva molto più austriaca che italiana.....e quei milanesi!Erano ancora così entusiasti di quel Napoleone che invece la sua famiglia odiava...!Ora poi che era scappato dall’Elba e ritornato a Parigi ... Nei primi giorni di marzo addirittura erano stati arrestati a Milano alcuni sostenitori del còrso che avevano brindato alla sua fuga!. Il conte di Bellegarde , come governatore e delegato dell’imperatore d’Austria,aveva dovuto istituire una Corte speciale straordinaria con il compito di giudicare i crimini e i delitti contro la sicurezza dello Stato; molti ufficiali dell’esercito poi , per evitare di dover giurare fedeltà al governo austriaco, avevano abbandonato la loro patria e scelto l’esilio.
    Isabella non capiva poi i nobili milanesi; li trovava freddi e interessati solo agli affari e alla politica.
    Milano e la Lombardia, dopo l’effimera esperienza della Repubblica Cisalpina, a seguito delle decisioni del Congresso di Vienna ,erano tornate dall’anno precedente sotto il dominio austriaco...e non tutti ne erano rimasti soddisfatti ; molti nobili si riunivano e cospiravano..
    Si parlava addirittura di costituire un regno Lombardo-Veneto, affidato a Francesco I, imperatore d'Austria : i lombardi avrebbero così perso la loro autonomia , conquistata sotto Napoleone..
    Isabella , anche se non lo ammetteva , in fondo si rendeva conto che non avevano poi così torto...capiva il loro scontento, ripensando a quanto i genitori le avevano sempre raccontato : difficile accettare una dominazione straniera sulla propria terra.!
    Improvvisamente, mentre si sporgeva verso il palco vicino, ebbe la sensazione di sentirsi spiata....: qualcuno, ne era certa , la stava osservando. Aggrottò la fronte..eppure..chi mai....
    Lo sguardo le cadde su un gentiluomo che, dalla platea, aveva puntato su di lei il binocolo da teatro.......che impudente!Come se fosse un fenomeno .....
    Isabella odiava essere controllata nei suoi gesti........Alzò fieramente la testa e sorrise, sarcastica....oh, sapeva bene come l’avevano soprannominata quelle malelingue di dame milanesi.....l’Inavvicinabile, la Signora di ghiaccio...che stupide!Lei era solo una Ristori, una semplice nobildonna piemontese.

    “Avete visto, contessa?Nel palco vicino c’è la marchesa Casati e vi sta salutando!”
    Isabella abbozzò con la testa un semplice cenno; come suo nonno , odiava i ricevimenti e le cortesie. Era fondamentalmente in questo uno spirito libero da convenzioni e restrizioni.
    Quante volte sua madre Agnese l’aveva ripresa su ciò!Anche se poi finiva per ammettere che “..buon sangue non mente” e quindi era follia tentare di cambiare il comportamento di quella figlia caparbia!
    “La contessa Litta domani riceve....dovreste andare, sapete!”
    “E perché mai, Ortensia?Trovo la nobildonna che avete nominato particolarmente boriosa e piena di sé, come del resto chi frequenta il suo salotto!Non vedo perché dovrei rovinare il mio pomeriggio in questo modo!”
    “Contessa.. vostra madre partendo si è tanto raccomandata e la contessa Origo è così gentile con voi.. non vorrete metterla in imbarazzo non accompagnandola al ricevimento pomeridiano di casa Litta!”
    Isabella strinse le labbra......odiava dover dipendere in questo modo dagli altri....ma aveva promesso ad Agnese di assecondare la nobildonna che gentilmente l’ospitava a Milano......
    Agnese era stata molto chiara.
    “Isabella, tuo padre ed io torniamo a Rivombrosa.....ma preferirei saperti ancora qui, per qualche tempo.. le strade sono pericolose,non sappiamo bene cosa troveremo là.....sarei più tranquilla nel saperti al sicuro presso questa mia buona amica.Tra qualche mese, quando la situazione sarà più tranquilla, potrai raggiungerci a Rivombrosa..ma ora resta qua, a Milano, ti prego”

    La porta del palco si aprì e il vecchio barone di Revislate, tossendo, entrò .
    “Mia cara Isabella, scusate se vi ho lasciata tutto questo tempo sola...anche se certo la mia compagnia non può piacervi più di tanto..”
    Isabella sorrise: il vecchio gentiluomo, un amico fidato del padre, si era accollato l’incarico di scortarla e di proteggerla in quei mesi di soggiorno a Milano.
    “Incredibile.....”- il barone sbuffò- non ho mai visto dei testoni simili.. non si lasciano convincere!
    Come dàgh on bescòtt a on àsen!”
    Isabella si mise a ridere
    “Barone , lo sapete che non capisco una parola, quando vi mettete a parlare in milanese!”
    “Oh, scusatemi....ho detto come dare un biscotto a un asino..ecco..vorrebbe dire..che non serve proprio a niente cercare di farli ragionare..tempo sprecato!”
    “Perché?”
    “Carissima...non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare....non capiscono che oramai Napoleone ha fatto il suo tempo...e bisogna adattarsi al nuovo governo!
    Invece mugugnano e protestano...oltretutto il conte di Bellegarde è di una bontà infinita.....anche troppo!E poi sono stati proprio loro, i nobili di Milano, a tradire Eugenio di Beauharnais e a chiamare gli Austriaci., ma senza pattuire nulla in cambio ..asini! Nulla.........dovevano pensarci prima! E quel pover’uomo del Mellerio che si è fatto ridere dietro da tutta Vienna per aver “speso una fortuna” donando stecche di cioccolata a tutte le persone influenti della capitale austriaca?”
    “Stecche di cioccolata?”
    “Vicepresidente del Governo di Milano , consigliere intimo di stato e gran cancelliere ,a quel che dicono quei cari pettegoli dei Belgioioso, del futuro regno Lombardo-Veneto............e distributore di cioccolata per convincere i viennesi che a Milano sono tutti sudditi fedeli.........”
    Ortensia rise e toccò leggermente con il ventaglio chiuso il braccio del barone
    “Voi e i vostri milanesi! Adesso basta, tacete! Sta per iniziare lo spettacolo..!”
    Le luci piano piano si smorzarono.....il tendone si stava lentamente aprendo.
    Isabella però, prima di dedicare la sua attenzione allo spettacolo, cercò con lo sguardo, non sapendo neanche lei bene il perché , nella penombra , il gentiluomo che l’aveva prima osservata.....
    Questi stava chiacchierando con il suo vicino.....l’abito, di taglio perfetto, sembrava modellato sulla sua figura e rivelava il gentiluomo: i calzoni , fermati in vita da una fascia , arrivavano alle ginocchia dove una cinta terminante a fiocchi teneva ben tese le lunghe calze chiare. La giacca, con bottoni dorati e passamanerie ricamate con fili d’argento ed oro, lasciava intravedere un panciotto
    anch’esso ricamato, da cui sbuffavano i pizzi che arricchivano la camicia bianca.
    Il giovane, improvvisamente si volse......ed Isabella si trovò a contemplare un paio di bellissimi occhi verdi che illuminavano un volto maschio ma attraente e che, un pizzetto quasi accennato e un sorriso sbarazzino , rendevano quasi irresistibile....... i capelli biondi ,che ricadevano poi in bande mosse sui lati, completavano mirabilmente l’aspetto del gentiluomo..
    Isabella arrossì, come colta in fallo e si retrasse precipitosamente indietro . Non si era mai sentita così a disagio......e accolse con sollievo l’inizio dell’opera.

    PALAZZO LITTA- salotto della marchesa Paola

    Donna Paola Castiglione Litta non era né bella, né di piacevoli forme ma ,come aveva scritto il Parini, uno dei più assidui frequentatori del suo salotto, e che le era inoltre legato da una profonda amicizia,sembrava "illuminata da quella fine e spirituale intelligenza che è una seconda bellezza". Il poeta ne ammirava l'intelligenza, il brio e il notevole senso dell'umorismo.
    I suoi ricevimenti erano famosi e molto frequentati dalla aristocrazia milanese. La marchesa ,che si era sempre mostrata contraria ai francesi ,era diventata famosa in tutta Milano ai tempi della dominazione francese, per aver osteggiato, e con i suoi modi altezzosi, fatto infuriare più volte, la moglie di Gioacchino Murat, cioè quella Carolina Bonaparte, sorella dell’Imperatore , che aveva tentato in tutti i modi di primeggiare tra le dame milanesi
    In quei tempi donna Paola aveva affittato un’ala di palazzo Castiglione al Consolato d'Inghilterra, tenendo per sé solo una parte e precisamente quella che dava sul grande giardino; inoltre lei stessa aveva fatto riedificare ed aggiornare nella decorazione e negli arredi tutto il piano che si era riservata. I saloni erano stati fatti riaffrescare dall'Appiani e dal Traballesi, ai quali si era aggiunto il Bossi con alcune pregevoli opere pittoriche.
    Donna Paola aveva avuto quattro figli maschi, che purtroppo erano già tutti morti ; lo stesso marito l’aveva lasciata vedova quasi dieci anni prima. Eppure la nobildonna non si era lasciata abbattere da così tante sciagure e continuava a condurre la stessa vita ricca di divertimenti che l’aveva sempre contraddistinta. Anche quel pomeriggio dunque il suo famoso salotto letterario vedeva riuniti molti nobili della città, amici e conoscenti.
    Isabella sedeva su uno dei divani , tra un gruppo di nobildonne, molto annoiata . La contessa Origo aveva insistito e quindi la giovane aveva dovuto accompagnarla, anche se quelle riunioni la tediavano moltissimo.
    “Mia cara !Come sta vostra madre? E’ molto che non la vedo..”
    “Vi ringrazio signora... è partita da qualche settimana per raggiungere i nostri possedimenti in Piemonte , ma spero stia bene e non vedo l’ora di raggiungerla a Rivombrosa, nelle nostre terre!”
    “Vi annoierete di certo senza di lei e i vostri cari...mia cara, darò un ricevimento tra una settimana .e avrei piacere di avervi tra i miei invitati!”
    “Oh, non saprei.. ma vi ringrazio, comunque ...lo farò presente alla contessa Origo....”
    “Mi raccomando,contessa...vi aspetto!”
    In un angolo, il conte Carlo Verri stava commentando ad alta voce le ultime notizie che arrivavano da Parigi..Napoleone con un abile sotterfugio aveva abbandonato l’Elba ..e raggiunto Parigi..nuvole fosche si stavano addensando sul futuro dell’Europa..
    “Venti giorni fa le truppe comandate dal maresciallo Ney , invece di affrontarlo,si sono unite a lui; sette giorni fa è entrato in Parigi, ha varcato il portone delle Tuilleries ...il re e la corte sono scappati in Belgio!”
    “E’ terribile.. eppure la Francia che conta non è con lui...e pochi sono i francesi che lo seguono ancora..”
    “ Signori....posso ricordarvi che solo qualche mese fa molti di voi erano schierati con lui e l’adoravano?Non vi sembra di aver cambiato idea troppo in fretta?”
    Il gentiluomo che aveva profferito queste parole avanzò tra i nobili in un silenzio glaciale...
    Isabella abbassò il ventaglio e guardò il nuovo arrivato, stupefatta; chi poteva avere l’ardire di sostenere l’imperatore in quel salotto chiaramente filo-austriaco?
    Con sorpresa si ritrovò innanzi il giovane nobile che aveva intravisto alla Scala ....

    “Conte!Questo è un insulto!I nobili milanesi , i veri nobili milanesi si sono sempre schierati contro i francesi invasori !E più volte il Direttorio, ai tempi della Repubblica Cisalpina ha riformato con forza il Senato milanese che si era opposto ai trattati commerciali sfavorevoli per Milano”
    “Permettete che ne dubiti conte Verri.....diciamo piuttosto che ve ne siete lavate le mani....come con il povero ministro Prina , che avete abbandonato alla plebaglia, per farne un capro espiatorio! O tenendo il piede in più staffe.........tra francesi, austriaci, russi e papalini”
    Il duca Melzi d’Eril impallidì
    “Non vi permetto di affermare simili falsità conte!Sapete benissimo quale è stata la mia opera nel precedente governo e come io abbia cercato di salvare il regno del principe Eugenio......anche contro la sua stessa volontà!”
    “Non ne dubito, voi avete fatto ciò che vi dettava la coscienza ..ma molti hanno preferito tacere e
    preoccuparsi solo dei propri averi...”
    Il marchese Trivulzio, scuro in volto, fece per sguainare la spada......
    “Signori, signori....vi prego!Non è questo il luogo..- donna Paola Litta era comparsa sulla porta – non accetto simili provocazioni nel mio salotto.....rinfoderate le spade!Conte, mi meraviglio di voi!”
    “Vi chiedo scusa signora.....e se non vi spiace preferirei allontanarmi da questa riunione”
    Il giovane , pallido in volto, lasciò velocemente il salotto, seguito dai commenti astiosi degli altri nobili.
    Isabella si rivolse alla dama vicina
    “Scusate baronessa.. ma chi è quel giovane che ha suscitato questa terribile discussione?”
    “Un giovane dabbene.. ma decisamente troppo impulsivo!E’ il figlio del conte di Belgioioso...il padre è imparentato con la marchesa Litta.....ed è per questo che è stato certo invitato...Sembra che parteggi per Buonaparte...che scandalo!”
    “Ha per lo meno avuto un grande coraggio nel difendere le proprie idee..”
    “Mia cara di questi tempi è meglio non avere idee.. non trovate?”

    PALAZZO ORIGO- salotto della contessa

    “Ma mi state ascoltando , Ortensia?”
    La dama di compagnia, seduta sulla poltrona intenta a ricamare, alzò la testa
    “Certo, Isabella...”
    “Vi sembra una risposta intelligente?....non avere idee!!Mio nonno e mio padre hanno difeso fino all’estremo le proprie idee..Fabrizio Ristori stava per affrontare il patibolo per difendere ciò in cui credeva....! Non ha certo barattato il suo onore con il desiderio di una vita tranquilla!
    E mio padre?Ha affrontato il carcere ..e la forca ! In nome dei suoi ideali!“
    “Isabella, calmatevi!”
    “Oh, come potete dirmi ciò!Non siate irritante! Io morirei piuttosto che dover cedere alla meschinità e all’acquiescenza....una vita senza ideali non è vita!”
    “A volte, bisogna cedere Isabella.....non si può sempre portare alle estreme conseguenze il proprio modo di essere .. come vorreste voi!Bisogna anche mediare.. cercare di essere tolleranti!”
    “Non io, Ortensia, non io.....io morirei davvero...perchè non sarei più io, capite, sarei un’altra persona e non potrei più vivere così..”.

    “E quel giovane?”
    “Oh, sapete, mi è dispiaciuto per lui .. anche se non lo conosco.. ma l’ho stimato.. ha avuto proprio molto, molto coraggio .”
    Isabella guardò fuori dalla finestra....il palazzo ,in stile neoclassico , si apriva su una delle strade principali della città, fiancheggiato da altri palazzi famosi come Palazzo Brentani e Palazzo Anguissola e abitati da famiglie aristocratiche di Milano.
    Il passeggio , data anche la tarda ora pomeridiana, era intenso...nella luce che precedeva il tramonto, le carrozze dei nobili e dei ricchi borghesi si incrociavano , con i carretti dei verdurieri e dei contadini...all’angolo della strada i venditori ambulanti raccoglievano le merci e chiudevano i loro traffici.. La povertà tra questi popolani era quasi palpabile, nei loro modi e abiti; vi erano già le avvisaglie di una carestia che a breve avrebbe da lì a poco affamato la città intera e non solo il suo contado..Cigolii di ruote, schiocchi di frusta e grida sembravano rincorrersi nella calma serale.
    Qualche passante per abbreviare il cammino, e raggiungere più velocemente il centro cittadino,preferiva attraversare i giardini che si aprivano davanti al Palazzo , dall’altra parte della strada;all’angolo una venditrice di fiori cercava di convincere all’acquisto il gentiluomo che accompagnava la sua dama..
    “Odio questa città, Ortensia.....voglio tornare a casa.. voglio tornare a Rivombrosa!”


    MILANO-quartiere Brera

    Isabella seduta nella carrozza della contessa Origo guardava attraverso il finestrino , sconsolata.....non capiva perché ma al solo pensiero di doversi recare al ballo della baronessa Flaminia Crivelli si sentiva veramente giù di morale.....il pensare a tutte quelle gentildonne, così gentili, ma terribilmente fredde, che l’accoglievano con sorrisi glaciali e sussurravano al suo passaggio ..eppure avrebbe dovuto essere abituata ad una simile società! Ma chissà perché le dame della corte asburgica le erano sembrate molto più gaie e solari delle terribili patronesse milanesi..
    Vista dal finestrino , alla luce del sole morente ,poi, la fila delle vecchie case, addossate le une alle altre e che costeggiavano la via, comunicava un senso di tristezza. Le crepe, i logori infissi, le stesse facciate sporche e grigie, la biancheria che pendeva dalle finestre dei cortili, delle case a ringhiera che si intravedevano nella luce crepuscolare, rivelavano uno squallore e una povertà diffusa
    Per la strade, nelle piazze, i venditori ambulanti, di lupini, di cocomeri e di stringhe, smerciavano i loro prodotti .
    Al crocicchio di una strada,vicino a Brera, sotto un grande ombrellone che le copriva il banchetto e il braciere ardente, la venditrice di castagne attrasse l’attenzione della giovane
    “Ferma, ferma...ferma la carrozza ...Menico!”
    Isabella si sporse
    “Brava donna, mi date delle castagne?”
    “Ma certo signora..”
    La donna prese una manciata di castagne e le avvolse in un cartoccino...
    “Vi ringrazio.. e che il Signore vi benedica” – aggiunse, vedendo il soldo che Isabella le aveva fatto scivolare in mano
    “Ma Isabella, ti sporcherai il vestito..!”
    “Oh, Ortensia erano mesi che volevo mangiarne...mi ricordano i boschi e la tenuta in cui ho passato la mia fanciullezza, vicino Vienna....e di boschi di castagni ce ne sono anche a Rivombrosa..”
    E si lasciò andare sospirando sui comodi sedili di velluto.

    In fondo alla strada il palazzo di Brera delimitava la piazzetta sulla quale si apriva palazzo Crivelli.
    Il portone del Piermarini era spalancato e Isabella potè osservare, mentre scendeva ed aspettava le compagne, il cortile centrale del grande palazzo che comprendeva l’ Osservatorio astronomico, la Biblioteca Braidense, l’ Orto Botanico e l’ Accademia di Belle Arti , voluta da Napoleone e arricchitasi sotto di lui importantissime opere d'arte .
    Lo scalone, che si intravedeva sul fondo del cortile ,saliva al primo piano del palazzo , alla Pinacoteca. Nel mezzo del cortile vi era ancora la statua in bronzo di Antonio Canova ,che rappresentava Napoleone , idealizzato secondo gli schemi classici come un giovane dio, nudo, con lo scettro nella mano destra e la Vittoria nella sinistra...Isabella sorrise amaramente....quell’uomo aveva condizionato la sua esistenza e quella dei suoi cari..ed eccolo anche lì....tutto in quella città sembrava ricordarglielo!

    La baronessa Crivelli si fece premurosamente incontro alle sue ospiti
    “Sono proprio contenta di avervi qui...contessa Origo, ..contessa di Agliano....”
    “Vi presento madame Ortensia Parravicini, la mia dama di compagnia..”
    “Madame, benvenuta nella mia casa.. ..Signore, se volete potete accedere al salone delle danze;tra breve i musici inizieranno a suonare.. e vi sono molti gentiluomini che non aspettano altro!”
    “Guardate, Ortensia.. la marchesa Litta!”
    “E’ accompagnata da quel suo grande amico, il colonnello irlandese Gerald; è un protestante, membro del Consolato Inglese , dicono che lei lo voglia assolutamente convertire........non si sa bene a cosa ma......”
    “Isabella...il marchese Trivulzio sta venendo verso di noi.. mi raccomando! Cercate di essere gentile nei suoi confronti...”
    “Si, contessa.. non dubitate..”
    Isabella sospirò, guardando di sottecchi il vecchio gentiluomo che, tutto sussiegoso ,si stava avvicinando a loro....il marchese alla sua venerabile età era in cerca di una moglie e aveva adocchiato la bella ereditiera....ma Isabella non poteva proprio sopportare il maturo spasimante e all’ultimo ballo si era lasciata andare a commenti assai poco gentili sul modo di fare del marchese.



    Nel grande salone da ballo ,affrescato alla maniera dell'Appiani, già molti invitati avevano iniziato le danze; nelle altre sale , ricolme di arredi e stucchi neoclassici , erano stati preparati i tavolini da gioco per chi preferiva al ballo , la nobile arte delle carte ........Molte signore sfoggiavano graziosi copricapi ; cuffie, turbanti e reticelle raccoglievano splendide acconciature"alla Cerere"o "alla Caracalla".... L’abito di Isabella , molto semplice ma elegante, con il segno della vita al di sotto del seno, sottolineato da una cintura intessuta di fili d’oro, si apriva come una rosea corolla, su una sottogonna orlata con prezioso pizzo di Cantù. La pettinatura a boccoli "alla Tito",metteva in risalto l’ovale del volto, nel quale risplendevano gli occhi azzurri di Fabrizio.......

    “Guardate, Isabella ..c’è il barone Belloni....è ricchissimo: pensate che aveva ottenuto alcuni anni fa da Napoleone la gestione del Ridotto della Scala, una vera e propria miniera d'oro perché era il più frequentato dei locali dov'era consentito il gioco d'azzardo....ma sembra che ora, tramontata la stella di Buonaparte, voglia lasciare tutto e trasferirsi a Roma....”
    “Probabilmente prima che qualcuno gli chieda il conto delle sue malefatte!”
    “E’ proprietario anche di palazzo Rocca-Saporiti....”
    La contessa Origo, muovendo lentamente il ventaglio, sussurrava ad Isabella gli ultimi pettegolezzi sui nobili presenti..
    “La baronessa Salviati ha deciso di adottare l’ultima moda inglese.. il suo spencer guarnito di frange è bellissimo!”
    “E quell’ufficiale che balla con la contessa Anguissola..Oh, guarda ma è il colonnello Archinto ; sempre elegantissimo...uniforme completata da un cinturino bianco, spada con impugnatura dorata e dragona, striscia annodata all’impugnatura, in argento misto a seta scarlatta....... “
    “Sembra un vero e proprio cicisbeo!”
    “Mia cara.. dovete smetterla di criticare tutto e tutti.....non è così che troverete marito!”
    “E chi vi dice signora che io voglia trovarlo?”
    “Mia cara Isabella... prima o poi arriverà qualcuno che vi farà cambiare idea!”
    “Ma dovrà essere un uomo speciale, contessa........un uomo che mi ami veramente!”


    Il gruppo di gentiluomini si era radunato nel salone attorno ai tavoli da gioco
    “Conte, se fossi in voi.. rinuncerei a questa mano..”
    Il giovane che aveva così parlato si stava rivolgendo al compagno di gioco che gli sedeva di fronte.
    “E perché mai duca?Le carte vanno e vengono.. è solo questione di fortuna,sapete?.. e io questa sera mi sento baciato dalla fortuna....”
    “Fortunato al gioco.....sfortunato in amore!”
    Qualche gentiluomo iniziò a ridacchiare.....
    “Cosa volete insinuare, duca?”
    “Io? Niente.. assolutamente niente.... perchè?”
    “Cosa c’entra l’amore?”
    “Ma mio caro......lasciate perdere!Era solo un modo di dire.. adesso non vi offenderete per così poco?Cosa avete, la coda di paglia?”
    Il gentiluomo gettò con un gesto nervoso le carte sul tavolo
    “Vi consiglio di cercarvi due amici come secondi ,signore; io vi manderò i miei domani mattina”
    “Ma siete impazzito?Non ho nessuna intenzione di battermi con voi!E perché poi?Non mi interessano certo i vostri problemi sentimentali.......e non ho alcuna necessità di discuterli adesso..”
    “Amici..amici..- un gentiluomo si fece avanti tra il gruppo- ma è mai possibile? Vi lascio soli due minuti ed eccovi subito con le piume arruffate......siete proprio incredibili!”
    Il giovane gentiluomo appena arrivato rise
    “Smettetela....avanti ..datevi la mano...e piantatela!Ma guardate se due amici devono fare ogni giorno baruffa, per cosa, poi?.....A volte mi chiedo se lo fate apposta, per farmi dispetto!”
    Paolo di Belgioioso si sedette al tavolo e iniziò a giocherellare con il mazzo di carte...
    “Si parlava di amore, Paolo!”
    “Amore..amore..cos’è poi l’amore? E vale forse la pena discutere d’amore?Siete forse innamorati?”
    “No..ma..”
    “E allora...guardate quante dame...perchè non parlate loro d’amore?Forse ne sarebbero contente, non credete?E voi occupereste meglio il vostro tempo”
    “Dici bene , tu.....baciato dalla fortuna e dalle donne!”
    “Beh, non esageriamo.....”
    “Perché? Ti sei già dimenticato quella cantante...come si chiamava?”
    “Malibran....Maria Malibran...e come potrei?Il mio amministratore ancora rabbrividisce a quel nome...”
    “Però..onestamente, Paolo..ne valeva la pena:che occhi! E che portamento!”
    “Uhm....se è solo per questo la signora in questione aveva anche altre virtù....ebbene diciamo che sì, ne è valsa la pena.. anche se preferisco non pensare a quanto mi è costata quella superba coppia di sauri per la sua carrozza! ”
    “Guardate....c’è la bella piemontese!”
    “A chi ti riferisci?”
    “A quella giovane dama che è accanto alla contessa Origo..non mi dirai che non hai sentito parlare della glaciale Isabella Ristori?”
    Paolo socchiuse leggermente gli occhi..
    “Mi sembra di averla notata due settimane fa alla Scala, per la prima di quella terribile e noiosa opera di Rossini..sì.. è lei....perchè glaciale?”
    “Si vede proprio che ultimamente ti sei allontanato dalla vita mondana di Milano, Paolo...E’ un’ereditiera piemontese, ottima famiglia, aristocrazia sabaudia.....ma leggermente freddina;disdegna i complimenti e aborre le gentilezze. Ha già sistemato a dovere un paio di giovani e meno giovani aristocratici in vena di piacerle......”
    “Per essere bella.. è bella....però!”
    “Scommetto che non ti degnerebbe di uno sguardo.....”
    “Dici?Io penso che potrei anche avere miglior fortuna...”
    “Una scommessa..! Perchè no?Paolo di Belgioioso parte alla conquista dell’affascinante piemontese....E se perdi?”
    “Io non perdo mai”
    “Uhm.....facciamo così...se perdi saremo autorizzati ad utilizzare tutte le volte che vorremo, per le nostre conquiste, il tuo casino di caccia a Lentate..che ne dici?”
    “Dico che siete proprio dei mascalzoni, amici miei!”



    Isabella si era allontanata dal salone da ballo, in cerca di tranquillità e di solitudine; appoggiata allo stipite di una delle grandi finestre che davano sul parco all’inglese , aveva chiuso gli occhi e si era come estraniata dal mondo che la circondava........Vi erano dei momenti in cui desiderava disperatamente essere come tutte le altre.....affascinanti, brillanti e assai poco riflessive dame dell’alta aristocrazia...Lei si sentiva diversa, si era sempre sentita diversa, anche a Vienna tra le coetaneee con cui aveva diviso l’infanzia e i giochi...quella vita fatua, senza uno scopo apparente,senza ideali degni di questo nome, la tediava terribilmente.....balli, ricevimenti, visite....che senso aveva tutto ciò?Lei avrebbe voluto fare qualcosa di concreto, di importante.. anche di eroico, sì.. e non passare tutta la sua vita in un mondo così vuoto e falso, terribilmente falso!A volte invece avrebbe voluto vivere un’esistenza semplice e felice, fatta di poche e piccole cose, ma non per questo meno degna di essere vissuta...in quei momenti lo spirito forte e concreto di Elisa , la sua indole ribelle e volitiva, si scontravano in lei con le convenienze e le abitudini aristocratiche del mondo in cui era sempre vissuta.
    Un rumore la distolse dalle sue fantasticherie; si girò e si trovò a contemplare un paio di sorridenti occhi verdi......


    I due giovani si scrutarono in silenzio per qualche secondo
    “Vi siete forse perso, signore?La sala da gioco è di là..”
    “Ne vengo adesso.....e non ho alcuna intenzione di tornarci.. per il momento!Vi ho forse disturbata?Se ciò è avvenuto ne chiedo venia, madame. Non è mia abitudine turbare i sogni delle belle donne..”
    ”Se non vi spiace preferirei essere lasciata alla mia solitudine.....e poi non vi conosco....anche se so il vostro nome, signore...e diciamo che ho già avuto il piacere di fare la vostra conoscenza!”
    “Interessante, ci siamo già visti?Come posso non essermi accorto di voi?E’imperdonabile!”
    Isabella sorrise lievemente
    “Possiamo dire così.. ero presente al ricevimento della marchesa Litta alcuni giorni fa.. e ho avuto modo di assistere al vostro scambio di opinioni sulla politica milanese, conte..”
    “Ah! Ma che sorpresa,.. e allora, cosa ne avete pensato?Ardo dal sentire un vostro commento!”
    “Diciamo che ho apprezzato la vostra franchezza signore!Pochi in questi tempi sosterebbero con così tanto ardore le proprie idee.. soprattutto se sono assai poco convenienti !”
    “Sono contento che mi abbiate approvato, allora!”
    “Diciamo che ho apprezzato lo spirito.. non certo le idee”
    “Non vi piace Napoleone, deduco”
    “E come potrei?Grazie a lui e alle sue conquiste non ho mai conosciuto la mia patria....e con la mia famiglia ho vissuto per molti anni in esilio....odio Napoleone, con tutto il cuore”
    “Capisco i vostri sentimenti...ma non posso condividerli.. vedete.. tutta la mia vita invece si è svolta alla sua ombra.. e la mia famiglia è stata sempre legata all’Imperatore!”
    “E’ un peccato che tutto ciò ci divida”
    “Dite?....”
    Paolo di Belgioioso si avvicinò ad Isabella
    “Anche se abbiamo idee opposte potremmo trovare un terreno comune.....”
    Isabella si irrigidì
    “Non vedo quale possa essere, conte!Non credo proprio vi sia qualcosa che possa accumunarci..”
    “L’opera! Non eravate forse voi alla prima della Scala, nel palco della contessa Origo,.... insieme al caro barone di Revislate?”
    “Beh, sì..ma..”
    “Scommetto che vi piace l’opera lirica!Io l’adoro...come del resto tutta la musica, in genere!Vi piace Rossini?
    “Beh..non mi è dispiaciuto poi così tanto..però trovo che Bellini..”
    “Ah, come vi comprendo!Io lo trovo superbo..”
    “Effettivamente...”
    “Visto!Abbiamo gli stessi gusti.....sono riuscito a farvi sorridere , infine!No, vi prego non nascondete il vostro sorriso....è così bello!”
    Isabella , ormai disarmata, rivolse uno sguardo ironico al giovane....
    “Non vi fate certo smontare facilmente, conte!Ma insomma...cosa volete da me?”
    “Innanzitutto sapere il vostro nome e poi......visto che ambedue adoriamo la musica....che ne dite di un ballo?”
    E senza attendere risposta afferrò la mano di Isabella, trascinandola verso la sala.


    “Questa poi......Alessandro!Guarda con chi sta ballando il nostro caro Paolo di Belgioioso........”
    “Ho paura Giuseppe che dovremmo dare l’addio all’idea di soffiargli il suo capanno di caccia!E poi saremmo noi i mascalzoni!”



    PALAZZO ORIGO- stanza di Isabella


    Ortensia entrò nella camera di Isabella e allontanò le tende: la luce calda del mattino inoltrato filtrò attraverso le vetrate e raggiunse il letto, illuminando i serici capelli sparsi sul guanciale.
    Isabella sbadigliò lievemente, immersa ancora nel dormiveglia......infine, aprì gli occhi e sospirò
    “Mia cara!Svegliatevi.. è giorno fatto!Non vorrete rimanere a poltrire sotto le coperte ancora per molto..!”
    La cameriera entrò con il vassoio della colazione;un buon odore di cioccolata e di brioche appena sfornate si diffuse velocemente nella stanza
    “E allora, mia cara Isabella? Vi siete divertita al ballo dei baroni Crivelli.?Vi ho vista ballare con un gentiluomo...”
    “Si, con il conte Paolo di Belgioioso.....”
    “Ah...il giovane di cui mi avevate parlato...è simpatico?”
    “Simpatico!Non saprei..forse più che simpatico lo definirei insistente, fatuo e vanesio, come tutti i gentiluomini che ho conosciuto fino adesso, del resto: pieno di sé .borioso..e poi.. un terribile chiacchierone!Non ha mai smesso di parlare del più e del meno,anche durante tutto il ballo!.”
    “Direi che voleva richiamare la vostra attenzione”
    “Probabilmente....o forse non aveva trovato altre dame ben disposte nei suoi confronti..”
    “Deduco quindi che i suoi modi non vi siano piaciuti..”
    Isabella sospirò, sorseggiando la cioccolata
    “Ortensia , non saprei ..... è stato anche gentile da parte sua cercare di farmi compagnia....... e non è poi così male.... è di piacevole aspetto..Con questo però non posso dire che mi abbia particolarmente interessata.......ma infine, Ortensia.. come potrei mai trovare sopportabile un bonapartista?!”
    Isabella terminò di bere la sua cioccolata e si sedette poi davanti alla chiffonière , lasciandosi acconciare dalla graziosa cameriera.
    Eppure, Paolo di Belgioioso l’aveva veramente colpita : la sua risata contagiosa,gli splendidi occhi verdi, il personale elegante..... i suoi modi che ,anche se formali e alla moda, rivelavano in fondo il gentiluomo onesto e retto; la sua irruenza e quegli stessi ideali così diversi dai suoi, ma degni perché veri...tutto questo aveva intrigato Isabella ........ma non l’avrebbe ammesso neanche con se stessa!


    PALAZZO BELGIOIOSO- biblioteca

    Paolo di Belgioioso sedeva alla magnifica scrivania, intento a controllare alcuni conti...diamine!Come aveva fatto a spendere tutti quei soldi?Il sarto doveva essere improvvisamente impazzito!
    Sospirò e lasciò cadere lo scritto....quella mattina non riusciva proprio a concentrarsi...il ricordo di un paio di magnifici occhi blu cobalto lo perseguitava.
    L’incontro con Isabella, la conversazione che ne era seguita, il ballo...tutto ciò era nato per una stupida scommessa ma si era tramutato in qualche cosa che Paolo non faceva molta fatica a riconoscere...
    “E’ bella, intelligente, molto seria....e mi piace!Mi sto innamorando, come un ragazzino.....è incredibile!Paolo di Belgioioso.... cosa mai ti succede?Dove è finito il gentiluomo brillante e amato da tutte le donne...tranne questa.. che mi piace, oh sì, mi piace alla follia... Stupido, sono stato uno stupido.... L’ho voluta affascinare con i miei modi eleganti.....e ora? Cosa starà pensando di me?Che sono come tutti gli altri....borioso e arrogante!Eppure. .in fondo si è lasciata trascinare al ballo...e mi ha anche sorriso.....forse non tutto è perso.. devo rivederla!”

    Il cameriere bussò alla porta , interrompendo i suoi pensieri
    “Scusate, conte.. ma c’è il duca di Bereguardo che desidera vedervi...”
    “Fatelo passare ..immediatamente .. Gugliemo, finalmente!
    Un giovane alto, vestito con ricercatezza, ma con un paio di lucidi stivali neri che ne rivelavano l’appartenenza ad un corpo militare,entrò con irruenza
    Oh, amico mio- Paolo abbracciò il nuovo venuto- sono proprio contento di rivederti. Dopo tutto questo tempo.. sono mesi che non ti vedo....adesso devi raccontarmi tutto!”
    “E’ stato fantastico, Paolo....siamo riusciti a farla in barba agli Inglesi...Gli abbiamo portato via da sotto il naso l’Imperatore....abbiamo lasciato segretamente l’Elba il 26 di febbraio dopo un ballo di Carnevale che era stato organizzato da Paolina Buonaparte per distrarre il comandante inglese; è stato facile salire sull’Incostant, che era stato preparato per la fuga, nei giorni precedenti.
    Il vento favorevole ci ha permesso di proseguire indisturbati verso Capraia, ....lì abbiamo incrociato tre navi francesi..che nulla sapevano della fuga! E ti dirò che ho tremato....ma Napoleone ci ha rincuorati...e siamo riusciti a proseguire senza problemi..Comunque all'alba del primo marzo abbiamo doppiato Cap d'Antibes e all'una il brigantino ha gettato l’ancora a Golfe Jouan......”
    “Lui come sta?”
    “E’ stanco e un po’ sfiduciato.....ma è riuscito comunque a riorganizzare le truppe...Parigi è in festa, Paolo!I francesi hanno scacciato Luigi XVIII , che è scappato in Belgio e molti dei generali , i suoi generali, sono tornati a sostenerlo.....primo tra tutti il Ney!”
    “Incredibile.. proprio lui.. che lo aveva tradito!”
    “Pensa poi che quando ci siamo avvicinati a Grenoble, alcuni soldati della guarnigione lo hanno minacciato con le armi: lui non si è scomposto, si è avvicinato e ha detto loro "se c'è un uomo che voglia uccidere il suo imperatore, ecco il momento". Un gesto coraggioso...come solo lui sa fare; gli insorti hanno immediatamente fraternizzato con la Guardia e quando è giunto il colonnello Labedoyere alla testa del suo reggimento tutti hanno inneggiato all'imperatore e si sono messi a sua disposizione”
    “Il popolo lo aspettava ancora...”
    “Certo!Dovevi vedere l’entrata in Parigi.. un delirio di folla....l’hanno portato in trionfo fino alle Tuileries!”
    “E ora?”
    “Sta riorganizzando in gran fretta l'esercito, e sta anche cercando in tutti i modi una pace, alla sola condizione di mantenere il trono di Francia ; ma i suoi nemici sono nuovamente coalizzati...... sarà ancora guerra, Paolo!.. e io ci sarò.. accanto a lui, come sempre.....”
    “Verrò con te....sì.. questa volta verrò anche io, a combattere per lui!”



    PALAZZO ORIGO- stanza di Isabella

    Cara madre
    Comincio veramente ad anelare di raggiungervi; non ne vedo l’ora, anche se la contessa d’Origo è di una gentilezza infinita!Vorrei proprio stare con voi, mi sentirei molto più a mio agio!A casa mia, a Rivombrosa!E’ vero, non la conosco ma tutti i vostri racconti e quelli di mio zio Martino e di Emilia, me l’hanno fatta ,in tutti questi anni, sognare e desiderare; mi sembra di esserci sempre vissuta!Vorrei poter passeggiare nel giardino, tra le rose, che staranno certo per sbocciare o meravigliarmi degli intrecci della citroniera.....
    Milano è triste, madre, e gli aristocratici milanesi sono equamente suddivisi tra nostalgici di Napoleone e scontenti del nuovo governo.. in questi giorni poi c’è nell’aria qualcosa che mi inquieta....c’è miseria, molti sono alla fame...e sapete meglio di me che in una situazione di questo tipo, può sempre scoppiare una sommossa...ma mi sembra che questo non interessi a nessuno!Vedo questi nobili assai poco interessati alla realtà che li circonda.
    Ho conosciuto comunque anche qualche persona degna e direi intelligente; al ballo dei Crivelli ho scambiato qualche parola con un giovane educato e direi dabbene....ma prima che possiate preoccuparvi,o, come meglio credo, conoscendovi, questa mia osservazione possa suscitare in voi un sospiro di sollievo, vi annuncio che ahimè si tratta di un accanito bonapartista ..come vedete non sono certo in pericolo di innamorarmi o neppure molto fortunata!Una bacio anche a mio padre e a voi tutti!Aspetto un vostro cenno...... Isabella

    Isabella sospirò rileggendo la breve lettera scritta alla madre.. è vero, non vedeva l’ora di partire e di raggiungere i suoi cari alla tenuta...associava a quel nome una terra promessa, un porto sicuro, una vita tranquilla....eppure,per quanto cercasse di scacciarla dalla mente, l’immagine di Paolo di Belgioioso sembrava sovrapporsi alle poche righe scritte, come per invitarla ad un ripensamento...
    “Che stupidaggini!Come se bastassero poche parole gentili per farmi innamorare......io voglio un amore vero, unico, assoluto....come quello di Elisa e di Fabrizio...un amore capace di travolgere tutto e tutti.....non voglio accontentarmi, voglio che la mia anima risuoni e s’infiammi d’ardore.....ma non esisterà certo per me un amore così, non può esistere........”





    La situazione che Isabella delineava nella lettera e che sentiva presente attorno a sè , non era frutto di una sua personale fantasticheria ma purtroppo un fatto ben reale, causato anche dal ritorno ad usi e situazioni tipiche dell’ancienne régime: lo stesso ripristino di un governo centralizzato e che privava la nobiltà dell’accesso a prestigiose cariche di governo, la caduta di ogni prospettiva di rinnovamento politico, il debito pubblico giunto a dei livelli esorbitanti, il numero di disoccupati e di sbandati che saliva ogni giorno di più , avevano dato da che pensare anche agli stessi governanti della città di Milano.
    A questo si aggiungeva il fatto che la stessa smobilitazione dell’esercito aveva provocato il ristagno di attività come la produzione di armi, munizioni, uniformi e viveri per i soldati che negli anni precedenti aveva invece avuto grande sviluppo.
    Riconvertirsi ad una economia di pace era per la neonata industria una fatica notevole e questo purtroppo aveva procurato disoccupazione e ristagno economico . Infine la sorda ostilità dei numerosi ufficiali dell’ex esercito napoleonico. cacciati dal servizio o collocati in pensione a mezza paga e la protesta contro le nuove leggi fiscali e militari aveva aggravato ulteriormente la situazione; in molti strati della popolazione montava l’insofferenza e la protesta.
    Inoltre l’aumento del prezzo del grano causato da una serie di raccolti a dir poco catastrofici, stava procurando tra le popolazioni meno abbienti notevoli problemi: per molti il pane era un alimento prezioso e da dover difendere.....le basi insomma per una comune ribellione, soprattutto tra i piccoli proprietari, gli artigiani e il popolo minuto, erano così state gettate..
    In quel pomeriggio , Isabella aveva deciso di recarsi dalla modista, per un cappellino che aveva intenzione di far rimodernare; la giornata, particolarmente calda ma arieggiata, l’aveva invitata ad abbandonare l’idea di servirsi della carrozza, anche perché la casa della modista era a soli due isolati da palazzo Origo.
    Isabella era abituata alle passeggiate tra i boschi e i prati e non certo tra le mura cittadine, ma anche così si sentiva più felice e libera....le sembrava di aspirare aria nuova e si sorprendeva ad ascoltare il canto dei passeri e delle cinciallegre che avevano scelto di posarsi sugli alberi del grande parco che costeggiava la strada; con l’ombrellino aperto, uno sguardo curioso e ridente, non sembrava certo in quel momento la fiera e solitaria dama che con il suo scostante atteggiamento tanto aveva scandalizzato l’alta nobiltà milanese.
    Fu così che improvvisamente, svoltando l’angolo della via si ritrovò in mezzo ad un corteo di folla che avanzava nel mezzo della strada .....donne, bambini, molti uomini, con attrezzi dalle forme più varie e disparate tra le mani e dall’aria vagamente minacciosa; una turba urlante ed esagitata che sembrava diretta verso il centro della città....
    All’angolo della strada, dalla parte opposta ad Isabella sorgeva uno dei tanti forni di Milano e che forniva il pane agli abitanti del quartiere, quasi tutti appartenenti alle principali famiglie aristocratiche milanesi.
    Il popolo iniziò a rumoreggiare...Un uomo, aggrappato alla cancellata di un palazzo, cominciò ad arringare la folla.
    “Pane...per i nobili!Non per i poveri tapini, come noi!Per loro il pane c’è sempre...gente, prendiamoci quello che è nostro.....pane, pane per tutti!!”
    Altri uomini, che si trovavano nel corteo, iniziarono ad urlare e così anche molte donne , stravolte dalla fatica e dagli stenti, i figli in braccio o tenuti per mano, .....e in un attimo,la folla ,sobillata dai più facinorosi, diede l’assalto al forno; fu tutta una nuvola di farina, un piglia piglia feroce, madia, attrezzi, filoni di pane, panche, taglieri, tutto venne afferrato e nella fretta frenetica, ridotto in mille pezzi.. il fornaio e i suoi lavoranti , per sfuggire alla folla inferocita,si erano rinchiusi al piano superiore e, dalle finestre, assistevano disperati allo scempio..
    Isabella era atterrita: all’angolo della strada ,in quel turbinio, non sapeva bene che fare e dove andare. Improvvisamente si sentì afferrare alle spalle.. si volse come una tigre , pronta a difendersi con le unghie e coi denti..
    “Zitta, ferma...non voglio farvi alcun male.. bisogna andar via di qui e in fretta!”
    Spinta, trascinata quasi da mani ferme come l’acciaio, si ritrovò all’interno di un portone, al riparo, nella penombra,mentre fuori la marmaglia proseguiva nell’opera di distruzione e di saccheggio. Una mano le chiuse la bocca, soffocando ogni possibile rumore......
    Restarono così,per qualche minuto...Isabella poteva sentire, dietro di lei, il respiro affannoso del suo salvatore; deglutì, trattenendo il respiro.
    “Forse se ne stanno andando.. aspettiamo ancora un attimo...”
    Le urla sembravano allontanarsi.. e anche la morsa che la stringeva ,andava allentandosi, piano piano..
    “Lasciatemi ora...è passato.. non griderò.. vi prego, lasciatemi!”
    E Isabella si voltò , verso il gentiluomo che l’aveva allontanata dalla pericolosa situazione .con stupore si trovò così a contemplare un noto sguardo....
    “Conte..voi?”
    “Isabella.......”
    Paolo di Belgioioso si perse in quello sguardo blu cobalto che aveva avuto il potere di stregarlo e che non aveva fatto altro che sognare in quei giorni........e così, quasi senza accorgersene, prese tra le sue mani il volto della giovane e chinandosi su di lei la baciò.

    Isabella, presa di sorpresa, ricambiò inizialmente quel bacio.....un languore sconosciuto sembrava prendere in lei il sopravvento.. e si abbandonò tra le braccia forti di Paolo.. ma fu un attimo....e il rumore di uno schiaffo risuonò nel silenzio dell’androne.
    “Come vi siete permesso?Vi odio.. vi odio!Non voglio più vedervi..”
    Isabella, le guance infuocate, indietreggiò fino al portone, lo spalancò e corse via nella strada ormai deserta.
    “Isabella......”
    Paolo restò come annichilito nella penombra, una mano sulla guancia, dove Isabella l’aveva colpito; rimase così, per un lungo istante, poi alla fine si riscosse e si portò una mano sugli occhi,......doveva andare via da quel luogo! Cosa aveva fatto.... perchè l’aveva baciata così, in quel modo....aveva rovinato tutto.. e lei ora lo avrebbe sfuggito.....con ragione!In preda a questi pensieri lasciò la penombra dell’androne , attraversando il grande portone,per uscire nella strada...... , nella luce che filtrava dalla strada assolata , sul pavimento dell’atrio, un qualcosa di color bianco colpì la sua attenzione: Isabella nel fuggire aveva lasciato dietro di sé uno dei suoi lunghi guanti.
    Paolo si chinò , lo prese da terra, come se fosse una reliquia,.. e poi se lo portò alle labbra, ritrovando la fresca fragranza del suo profumo di verbena...
    “Isabella....Isabella.....io ti amo”


    Isabella chiuse dietro di sé la porta della sua stanza.. con rapidi gesti si tolse il cappello,gettò sul letto la borsetta e lo scialle..
    Come si era permesso? Come aveva osato.. metterle le mani addosso...e baciarla.....poi!Un mascalzone.. ecco cos’era.. come tutti gli altri.. uno spregevole individuo......Si sedette furibonda davanti allo specchio della toilette.... si guardò in viso, le guance accese, gli occhi umidi di pianto, i capelli scomposti.....deglutì, nervosamente....e allora, perché l’aveva a sua volta baciato, perché aveva ricambiato quel bacio?Cosa le era successo?.....una follia....era stato un momento di follia.....non poteva essere stato altro
    Chiuse gli occhi........“Sono una pazza......io non lo amo.. non posso amarlo, non ha senso.... e allora perché ? Perchè continuo a vederlo dentro di me...il suo volto ..i suoi occhi........basta!Isabella ritorna in te.. non è questo l’amore....non può essere....no”

    “Signora..”
    Timidamente la cameriera bussò alla porta della stanza di Isabella
    “Dimmi.. che vuoi?”
    “Un mazzo di fiori.. per voi”
    “Per me?”
    La donna entrò tenendo tra le braccia un meraviglioso mazzo di rose bianche....
    “L’ha portato un servo.....c’è un biglietto..”
    “Vai pure..”
    Isabella con pochi gesti febbrili scorse il messaggio....e subito l’accartocciò nella mano.. che impudente!Come se bastasse un mazzo di pur splendidi fiori per riparare al misfatto...ma poi., quasi ripensandoci, riprese il biglietto e lo distese, accuratamente, piano piano.....e avvicinando una rosa al volto , ne iniziò ad aspirare lievemente la fragranza......



    PALAZZO CLERICI

    Palazzo Clerici sorgeva nel cuore della vecchia Milano; l’alta e fastosa costruzione che aveva, in tempi migliori, visto nelle sue stanze come ospiti l'arciduca Ferdinando d'Austria e la moglie Beatrice d'Este, rappresentanti dell'imperatrice di Vienna nel ducato di Milano,era di proprietà del duca Francesco che ultimamente aveva però conosciuto una serie di rovesci di fortuna; presto il nobile avrebbe dovuto lasciare quelle bellissime stanze..ma fino a quel momento il duca, ragionando del resto come quasi tutti gli aristocratici del tempo, aveva deciso di continuare a dare feste e ricevimenti, senza preoccuparsi minimamente del tracollo finanziario.
    Anzi, le sue feste erano diventate talmente ricercate e divertenti da richiamare l’ intera aristocrazia milanese.
    Anche quella sera quindi a palazzo Clerici vi era un grande ricevimento a cui partecipavano molti ospiti in vena di divertimenti.
    Nella Galleria Reale detta anche del Tiepolo, per gli splendidi affreschi,gli stucchi ,gli stipiti dorati, le cornici che si fondevano con le boiseries ,intervallate dagli arazzi alle pareti, le porte, le enormi specchiere che riflettevano le mille luci dei grandi lampadari,rivestivano completamente le pareti. Lungo tutto il perimetro della Galleria, poi, interrompendosi solo in corrispondenza delle porte e delle portefinestre, correva tutta una zoccolatura formata da riquadri , con scene di vita militare, dal vago sapore orientaleggiante sui toni dell’oro e del bianco.
    I mobili, che gli avi del duca avevano fatto arrivare dalla stessa Vienna,impreziositi dall’oro e dalle lacche, erano perfettamente inseriti nella ricchezza della decorazione barocca; negli stessi divani, i profili degli schienali sembravano seguire di pari passo l'andamento curvilineo delle sovrastanti specchiere.
    Isabella , mentre aspettava di essere annunciata nel grande salone,contemplava con sguardo critico i quattro preziosi arazzi che foderavano le pareti del vestibolo: sul damasco cremisi, guarnito di galloni d'oro,dai colori luminosi e sfuocati negli sfondi ma vivi e contrastati sui primi piani, la storia di Mosè sembrava quasi prendere vita grazie alle colorazioni rosse, blu, arancio, verdi e marroni, dei filati e dei ricami a punto fiamma.
    La giovane piemontese non aveva mai apprezzato veramente lo stile barocco dei grandi palazzi viennesi e quegli arazzi che sembravano venire direttamente dalle sale di qualche castello o dimora austriaca, ne erano l’espressione più pura; Isabella prediligeva uno stile più semplice, più lineare...e in questo si notava un certo buon gusto, ereditato dalla madre e dal padre.
    “Questi nobili milanesi....come dice il duca di Revislate?Ecco ..sono degli spatuscia.......gli ori......tutti questi stucchi......è il trionfo dell’apparire e non certo dell’essere........-Isabella arricciò il bel nasino- ma cara contessa, non vi pare tutto ciò un po’..esagerato?”
    La contessa Origo sorrise brevemente, controllando il drappeggio dello scialle in una delle enormi specchiere.
    “Mia cara, a volte bisogna proprio apparire....per essere..non trovate?La famiglia Clerici è una delle prime famiglie nobili milanesi e si è sempre distinta nella politica e nel governo di questa città......anche se le sue fortune, che si perdono al tempo del Barbarossa, sembra abbiano avuto origine da vili mercanti....”
    “Pecunia non olet!”
    “Perdonate..non ho capito........”
    “Oh, niente contessa..niente di interessante....solo.una semplice osservazione sull’origine delle fortune dei Clerici!”
    “Ultimamente sembra che il duca abbia avuto dei rovesci di fortuna.....ma guardando il lusso e come ha organizzato questa festa direi che si tratta di voci senza fondamento..”
    “Mia cara signora...nel mio soggiorno milanese ho imparato a diffidare di questo mondo, permettetemi di dirvi, assai falso..e non troverei poi così strano il fatto che le finanze del duca siano alquanto ridotte!Ho notato che molti vivono pericolosamente al di sopra delle loro possibilità.,hanno debiti immensi....e non hanno nessuna intenzione di pagarli!”
    “Del resto si è sempre fatto così:non trovate?”
    La voce di Isabella si fece improvvisamente tagliente.
    “Mio nonno per pagare tutti i debiti contratti non da lui ma dal cognato ebbe gravi problemi .e mia nonna si trovò a perdere per un breve periodo la tenuta.
    Nella mia famiglia i debiti si pagano...........sempre!”



    Nel grande salone da ballo si intrecciavano le danze e le coppie dei ballerini si stavano preparando
    ad affrontare le ultime figure della quadriglia.
    Isabella, iniziò il pas de zephire ,che chiudeva la danza ,soprappensiero ....e così solo all’ultimo si rese conto che il cavaliere al quale stava tendendo la mano per la promenade altri non era se non Paolo di Belgioioso.
    Impallidì. Ma non poteva certo scappare e interrompere il ballo....sarebbe stato un vero e proprio scandalo!Isabella riflettè velocemente........e alzò infine fiera il mento..: l’atavico orgoglio dei Ristori trasparì sul suo volto......... non si sarebbe mai detto che una Ristori avesse abbandonato con disonore un campo di battaglia...anche se questo era in fondo solo un salone da ballo.!
    Paolo era improvvisamente arrossito ; sembrò per un istante esitare nello stringere quella mano così desiderata.....ma poi un timido sorriso rischiarò il suo volto e il suo sguardo innamorato cercò quello di Isabella..
    Le ultime note si erano appena spente; Isabella ritirò la mano e fece per allontanarsi..
    “Vi prego!Solo un attimo madame....aspettate!.”
    “Cosa volete ancora da me, signore?”
    “Voglio chiedervi ancora scusa per il mio imperdonabile atteggiamento dell’altro ieri nei vostri confronti..”
    Isabella strinse impercettibilmente le labbra
    “Ho accettato le vostre scuse, come del resto i vostri fiori... mi avete salvata signore..qualcosa vi debbo infine...”
    “Non è da me signora, mancare di rispetto ad una dama in difficoltà..”
    “Non ne dubito, conte...
    “Vogliamo allora essere comunque amici?Non vi chiedo molto, in fondo..un sorriso..una frase gentile.....”
    E accompagnò queste sue parole con un sorriso,quello stesso sorriso che Isabella, per quanto irata, trovava sempre più irresistibile..
    “Mi perdonate, allora?Non capiterà più....ve l’assicuro..”
    “Chissà a quante donne avrete già detto queste parole, conte....”
    “Mai.....voi siete la prima, signora.....voi siete preziosa per me....e non voglio dispiacervi in nessun modo...”
    “Conte....”
    “Ebbene?”
    Isabella allungò la mano....
    “Ebbene conte..parliamo di armistizio....se volete!”
    E Paolo posò un rapido bacio su quelle dita





    PALAZZO ORIGO- salotto di Isabella

    “L’ho così perdonato....che insistente!E per tutta la sera non ha fatto che seguirmi ..e non solo con lo sguardo, tra le coppie che ballavano, nel boudoir, al tavolo dei rinfreschi...insomma ovunque io andassi ero sicura di trovarlo.....veramente impossibile!Non capisco cosa pensi di ottenere da me..in fondo lui è solo uno stupido bonapartista..lui e il suo Napoleone..non potremmo mai intenderci ...come potrei..che follia!”
    “Ma, Isabella....”
    “Ditemi Ortensia!”
    “Se lo odiate così tanto...perchè continuate a parlare di lui?”


    PALAZZO SORMANI

    Una delle case nobili più belle di Milano era certamente Palazzo Soriani: le due preziose facciate, che lo caratterizzavano rispetto agli altri palazzi aristocratici,prospettavano la prima sulla via che costeggiava il Naviglio , mentre la seconda , realizzata dal celebre architetto piemontese Benedetto Alfieri,sul giardino retrostante .
    La facciata principale era decorata con stucchi e sormontata da un grande orologio, mentre la seconda facciata doveva il suo imponente aspetto a delle grandi lesene.
    Il proprietario, il conte Giovanni Pietro Paolo Andreani, senatore milanese imparentato con la famiglia Sormani, avendo sposato Cecilia Sormani, era un curioso soggetto ma lo era forse di più il figlio , personaggio molto noto nella cerchia nobiliare milanese a causa delle sue incredibili ascensioni in mongolfiera. Era il conte un emulo dei fratelli Mongolfier e se ne vantava un po’ con tutti.
    Al suo celebre salotto quindi era facile trovare artisti, scienziati, attori...ma anche poeti e, come diceva sua madre, in dialetto milanese, anche molti sanguèta e sacranun..cioè tante sanguisughe e gente da .prendere con le molle!Ma il conte non si curava di queste osservazioni materne e continuava imperterrito a ricevere i suoi amici.
    La contessa Origo era buona amica della contessa Sormani e spesso partecipava a questi incontri.
    Così Isabella si trovò quel pomeriggio ad accompagnarla nei saloni affrescati : la contessa riceveva nella sala dei Putti, che prendeva nome dai preziosi stucchi barocchi che impreziosivano l’ alta volta;un grande dipinto del Nuvolone ,realizzato in occasione del passaggio a Milano di Maria Anna d’Austria , era appeso proprio sopra al comodo divano dove la contessa riceveva le amiche più care.
    “Oh, cara amica.. sono proprio contenta di vedervi..ultimamente mi avete lasciato sola soletta...in mezzo a tutti questi pajass...”
    “Cecilia, vi presento la figlia di una cara amica che da qualche settimana si trova presso di me, in visita...la contessa Isabella di Agliano...”
    Isabella accennò una riverenza..
    “Siete proprio una bellezza, contessa..mi avevano già parlato di voi...peccato che quel pantùla di mio figlio abbia altro per la testa..”
    Isabella sgranò gli occhi e nascose un risolino dietro il ventaglio...anche la contessa doveva essere alquanto stramba!
    “Conte, conte..venite..voglio presentarvi un’ aristocratica piemontese!”
    La contessa Sormani si rivolse ad un gentiluomo che in quel momento stava amabilmente chiacchierando con un altro invitato...Paolo di Belgioioso si voltò, chiaramente a disagio...
    “Credo signora di conoscere già la vostra ospite !”
    “Incredibile..! Ma caro conte non è proprio possibile che ve ne sfugga una....”
    Isabella assunse un aria truce...
    Paolo di Belgioioso cercò di sorridere
    “Veramente contessa,....io e la contessa di Agliano abbiamo già avuto più di un incontro...e di uno scontro..!.”
    “Scontro?E perché?Santa pace..pora tusa!Cosa avete fatto contessa per suscitare le ire del conte?”
    “Io veramente non ho fatto proprio niente, madame..-Isabella sentiva di cominciare a perdere quel poco di pazienza che i suoi avi le avevano tramandato.- e non mi sembra del resto che il conte si sia poi inquietato con me ..o sbaglio?”
    Paolo arrossì
    “Cara contessa Sormani avete malamente interpretato le mie parole e comunque..abbiamo deciso di sottoscrivere un armistizio..!”
    E con galanteria si inchinò a baciare la mano di Isabella.
    Isabella ritirò la mano lentamente.... odiava quelle chiacchiere vuote e senza senso....così chinò leggermente la testa e cercò di allontanarsi ....
    “Contessa di Agliano!”
    Paolo l’aveva raggiunta
    “Che avete?Non vi sentite forse bene?”
    “No...vi ringrazio..non è per questo..io...”- Isabella sospirò, per la prima volta in vita sua a corto di parole...
    “Non dovete offendervi.. la contessa è un po’ originale.. ma è una brava donna, sapete? Meglio di tante nobildonne milanesi.....e poi, bontà sua, mi adora..”
    “ Conte....non mi sono offesa.. è solo che questo non è il mio mondo.. Più passa il tempo e più me ne rendo conto.. è come se parlassimo due lingue diverse.. non sono a mio agio, conte, tra questa gente.....io voglio andarmene via, da qui.....da Milano... a casa...voglio la mia casa!.”
    “Volete tornare a Vienna?”
    “Oh...no..non a Vienna, anche se vi ho comunque trascorso anni felici, ma in Piemonte dove già si trovano i miei,.....lì c’è un posto bellissimo e magico, sapete?.. un posto sicuro ,in cui non può succedere niente di male..in cui sarei sicura di essere sempre ben accetta e capita..”
    “E dov’è questo posto? ..ditemi, vi prego..”
    “E’ vicino a casa mia , conte...è a Rivombrosa, nella mia terra!”
    Paolo la scrutò in silenzio
    “Voi siete diversa da tutte le altre..no, vi prego..lasciatemi parlare!Vi conosco da poche settimane eppure ..mi sembra di conoscervi da sempre e di stimarvi, anche...siete una donna coraggiosa e fiera.....molto concreta e con degli ideali, dei principi saldi...è una cosa rara, sapete? Vi ammiro, contessa..”
    Isabella scrutò il gentiluomo......e infine sorrise.
    “Oh...conte .. ma anche voi siete un uomo con degli ideali...vi ho visto lottare per essi ... e anche se non mi sento di apprezzarli... lo riconosco......vi trovo degno di stima ...”
    “Amici, allora?Davvero?Anche se sono un odioso bonapartista?”
    Isabella si mise a ridere
    “Ebbene......conte!Vorrà dire che cercherò di non pensarci.. almeno fino a quando non cercherete di convertirmi alle vostre opinioni....”
    “Sarebbe un’ impresa impossibile, contessa ...ne sono certo!Avete un carattere , se posso esprimermi,leggermente granitico.....”
    E un lampo di ammirazione, mista a qualcosa di ben definito, passò nei suoi occhi.....
    Ma Isabella , che aveva abbassato lo sguardo, non se ne accorse..







    PALAZZO MELZI D’ERIL

    Il cortile di palazzo Melzi si stava rapidamente riempiendo di carrozze che trasportavano i nobili milanesi ad una delle famose serate organizzate dal conte Francesco , che sapeva deliziare ora con concerti , ora con squisite opere teatrali l’alta aristocrazia milanese.
    Isabella, scendendo dalla carrozza si trovò così ad ammirare il porticato del palazzo formato da colonne di stile dorico, complete di metope , il piano superiore ,che presentava come decorazione una fila di basse finestre, e un ulteriore piano a terrazza.
    Lo scalone, che portava al piano nobile , era stato impreziosito da un’ampia passatoia rossa.

    Isabella , mentre la contessa Origo iniziava a parlare con alcune amiche,si sorprese a cercare con lo sguardo, nella folla che riempiva le grandi stanze del palazzo, una figura nota....
    “Stupida..stupida...stupida! Ma cosa ti prende, Isabella....adesso non ti lascerai affascinare da un paio di magnifici occhi verdi.. o da un sorriso....insomma ..da quella magnifica canaglia!.”
    E sospirò.....
    Anche Paolo di Belgioioso stava cercando la bella piemontese....era sicuro che la contessa Origo non avrebbe perso l’occasione per presentare la giovane al conte e alla contessa Melzi, ma per quanto vagasse nei saloni non era ancora riuscito ad incontrarla...
    “Conte!”
    Una morbida voce lo distrasse all’ingresso della sala da biliardo....
    “Conte...siete impossibile..sono giorni che aspetto...vi siete già dimenticato il nostro impegno?”
    La gran dama agitava il suo ventaglio ed intanto indirizzava a Paolo uno sguardo languido..
    “Marchesa....come potrei?E’ che ho avuto ,ahimè ,qualche contrattempo..”
    “Vi conosco troppo bene, caro Paolo, per non immaginare che il contrattempo abbia di sicuro un bel visino...sapete...ne potrei essere gelosa!”
    “Non sia mai , signora. ..come potrei farvi dispetto?Vi stimo troppo...”
    “Ma mi amate forse troppo poco.....direi. Credo proprio che sia il caso di dovervelo ricordare, conte!”
    E la marchesa, con un rapido gesto avvicinò il suo volto a quello di Paolo e lo bacio.
    Isabella dall’altro lato della stanza sbarrò gli occhi.....come si permetteva quella donna...così in mezzo a tutti.. e quel lurido individuo.. non stava certo protestando!Oh, no....
    Isabella impallidi, poi diventò tutta rossa... strinse le labbra..e abbandonò immediatamente la stanza, mentre la famosa ira dei Ristori montava in lei......

    Paolo fece appena in tempo a vederla scomparire in fondo al salone...
    “Oh, maledizione!”

    PALAZZO ORIGO

    “Cara Isabella...non capisco. Ieri siete sparita ..vi ho cercata dappertutto.. e poi, cosa scopro?Che siete tornata a casa con una carrozza di piazza!Se non vi sentivate bene potevate dirmelo..saremmo tornate a casa insieme...!”
    “Dovete scusarmi, signora. Non avrei voluto certo causarvi una pena.,ma ho pensato di non disturbarvi per così poco..........Oggi mi sento meglio, molto meglio .e ho deciso di accompagnarvi al tè pomeridiano della contessa Cusani”
    “Ne siete sicura?Potete stare a casa, se volete. Ortensia vi può fare compagnia!”
    “Oh, no contessa..no..desidero proprio venire con voi a palazzo Cusani..”
    E una luce battagliera illuminò i suoi begli occhi.
    La contessa Origo la guardò perplessa: a volte non riusciva a capire quella ragazza!Scosse il capo, preoccupata.. il povero conte di Belgioioso poi l’aveva cercata per tutto il palazzo.. e sembrava proprio disperato nel non trovarla....beh..oggi sarebbe stato sicuramente presente....ed era un ottimo partito!

    Isabella non riusciva a capire cosa le era improvvisamente successo in quel salone..; in fondo chi era per lei Paolo di Belgioioso?..un uomo bello, anche simpatico, e gentile, e che le piaceva..sì , le piaceva ......ma un uomo che era anche libero di fare quel che voleva. e lei non aveva certo alcun diritto su di lui.. allora, perché aveva improvvisamente visto rosso, quando quella donna l’aveva baciato?Oh, l’avrebbe strangolata, volentieri..ed era riuscita con fatica a padroneggiarsi.. ma era furibonda, veramente furibonda! E quando era uscita... a ripensarci ora si vergognava moltissimo...sulle scale aveva visto quel terribile ritratto di Napoleone che campeggiava con la sua uniforme smagliante, staccandosi dal fondo neutro e spoglio ...quel simbolo di tutte le sue disgrazie!.ecco..era stato un attimo.. aveva afferrato un vaso che si era trovato tra le mani e l’aveva tirato contro il dipinto....se ripensava alla faccia inorridita del maggiordomo! Beh....poi però si era sentita molto meglio.. oh.. sì molto meglio.....
    “Cosa ti succede, Isabella...perchè ti sei comportata così?Cosa è per te, veramente, quell’uomo?”

    PALAZZO CUSANI

    Paolo di Belgioioso non si era mai sentito così a disagio: Isabella sembrava sfuggire di proposito il suo sguardo e tutte le volte che lui tentava di avvicinarsi , ecco!Riusciva a trovare mille occasioni per evitarlo......ora poi sembrava tutta presa da quell’insulso e borioso conte Cusani.....Paolo fremeva.:come si permetteva quel viscido elemento di guardarla in quel modo.. sembrava volesse svestirla con lo sguardo!E lei....ne sembrava compiaciuta in fondo..ah , le donne!
    Finalmente Isabella sembrò accorgersi del gentiluomo
    “Conte..ma cosa fate lì, in quell’angolo?Venite ad ascoltare cosa mi sta raccontando il conte Cusani..”
    “Pensavo signora che non vi interessassero le futilità!”
    “Non siate sgarbato conte....cosa vi succede?Oggi non vi sentite forse al centro dell’attenzione?”
    “Mi sembra che siate voi piuttosto a rivendicare tale ruolo!”
    “Che volete, conte...i complimenti fanno sempre piacere, no?”
    Ed Isabella lanciò uno sguardo languido al grasso corteggiatore
    “Vi spiace, conte?Avrei sete.. sareste così gentile da portarmi una limonata?”
    “Ma certo, mia cara.. per voi questo ed altro:..”
    Isabella rise e agitò il ventaglio
    “Vi aspetto allora....con impazienza..”
    Paolo era impallidito...quella piccola vipera!
    “Signora!”
    “Ebbene,conte?-Isabella chiuse con un colpo secco il ventaglio e alzò il mento in segno di sfida
    “Che vi accade, oggi?”
    “Perché?”
    “Mi sembrate un po’ strana ..non sembrate la dama giudiziosa che io conosco”
    “Non vedo in che cosa io vi abbia deluso, signore....forse perché mi sto facendo corteggiare?Ebbene...a voi cosa importa?”
    E Isabella lentamente si girò verso la grande finestra che dava sul parco....
    “Non mi sembra che questo vi possa sconvolgere più di tanto...o no?Non siete forse abituato all’arte del corteggiamento, conte?O volete avere solo voi il primato in ciò?”
    Paolo impallidì ancora di più....e perse improvvisamente il controllo di sé ...e la strinse, contro la finestra..
    “Io ti amo.. sono giorni.. settimane..che ti amo.....io ti amo Isabella con tutto me stesso. .io ti amo da impazzire.. e non posso fare a meno di te...non mi importa più di niente ormai.. io vivo solo per vedere il tuo sorriso e perdermi nei tuoi occhi.. e ti desidero. sì, ti desidero....pazzamente...ti voglio Isabella...come non ho mai voluto altre donne.. e ti amo.. io ti amo.. e solo questo importa....io ti amo!!”
    Isabella chiuse gli occhi , sconvolta da quell’amore che minacciava di travolgerla....e trattenne il respiro...
    Paolo, ansante, sembrò riprendere il controllo di sé.......le lanciò un lungo sguardo disperato ..e poi la lasciò libera, indietreggiando rapidamente ed uscendo infine dal salotto.


    Isabella seduta nella sua stanza continuava a risentire in sè le parole frementi di Paolo..lui l’amava!L’amava veramente............come lei aveva sempre desiderato essere amata, in modo assoluto e vero......ma lei? Lei lo amava? Con la stessa forza e disperazione ?
    “Cosa devo fare....come posso leggere veramente in me.. e capire se lo amo davvero?O non è il mio solo desiderio o capriccio? Oh, come posso leggere nel mio cuore.. e capire...se è lui l’unico amore per me!”


    Nella penombra della stanza, il bel volto illuminato dalle fiamme del camino, Paolo,semisdraiato sulla poltrona , lo sguardo perso nel vuoto,la camicia aperta, ripensava a quanto aveva detto ad Isabella ......sì, lui l’amava, disperatamente e pazzamente......no, non si vergognava di quello che aveva fatto e detto. ...al diavolo le convenzioni.!.al diavolo tutto....alzò il bicchiere e contemplò il liquore ambrato....forse l’unica cosa intelligente da farsi in quel momento era davvero ubriacarsi......e non pensarci più......
    Un rapido bussare alla porta lo distrasse dai suoi pensieri
    “Avevo detto che non volevo essere disturbato...........”
    “Ha cercato di dirmelo il vostro maggiordomo, ma, per quanto abbia insistito, non è riuscito a trattenermi...io sono piuttosto insistente, quando voglio, lo sapete bene!”
    Paolo, attonito si volse verso la porta della biblioteca..
    La giovane donna che aveva pronunciato queste parole,entrò e sorridendo si tolse con un rapido gesto il cappellino...una nuvola di riccioli biondi le scese sulle belle spalle....
    “Carlotta. .tu qui?”
    “Ebbene, mio caro.. vi siete dimenticato che sarei arrivata oggi?Decisamente avete un modo di fare impossibile....”
    Poi lanciò un veloce sguardo al bicchiere che Paolo stringeva ancora tra le mani..
    “Curioso....non mi sembra questa l’ora per tentare di ubriacarsi..comunque se questa è la vostra intenzione, forse sono di troppo....vuol dire che vi lascerò ....e spero che almeno abbiate fatto preparare le mie stanze o vi siete dimenticato anche di questo piccolo particolare?”
    “Oh Carlotta....”
    “Beh, il vedermi vi lascia così senza parole?Ma insomma...cosa avete?Non siete neppure riuscito a salutarmi in un modo decente!Dove sono finiti i vostri modi da perfetto gentiluomo?O avete deciso che non sono da sprecare per una sorella impertinente?Siete proprio un fratello maggiore impossibile!”
    “Oh, Carlotta sono disperato.....e innamorato!”
    “L’ultima volta lo eravate di quella terribile attrice.....e adesso chi è l’eletta?..no. non ditemelo....una cantante o una bella eterea?”
    Paolo si volse verso la fiamma del camino...
    “E’ una donna bellissima ed affascinante, Carlotta ......e io l’amo...amo il suo sorriso,così tenero, il suo dolce volto , i suoi occhi così profondi....io amo tutto di lei, ogni piccola cosa.........l’amo e la desidero con tutto me stesso..”
    Carlotta poggiò una mano sul suo braccio
    “Mi fate quasi paura, Paolo.. non vi ho mai visto così....”
    “Io l’amo.....capite?E lei non mi vuole.....ed io non so più cosa fare .. perchè io l’amo, Carlotta, e non posso vivere senza di lei....”


    PALAZZO ORIGO –salotto di Isabella

    Isabella seduta sulla poltrona stava leggendo uno dei suoi libri preferiti, la raccolta di poesie di un giovane poeta,che l’aveva sempre colpita e ammaliata....... ma non riusciva a concentrarsi e mai quei versi, che in fondo amava, le erano sembrati così poco affascinanti .
    Il maggiordomo bussò alla porta
    “Scusate contessa..ma una dama ha chiesto di voi..”
    “Una dama ..non aspetto visite...chi è , Giuseppe?”
    “E’ la contessa Carlotta di Bereguardo...dice che deve parlarvi....con una certa urgenza”
    Isabella si stupì; chi era questa dama? Carlotta.......chi poteva mai essere? E cosa voleva da lei?
    “Falla passare....”
    Una giovane dama ridente oltrepassò la soglia..
    “Mia cara..scusate questa mia intrusione..e il fatto che non mi conoscete certo...ma..sono la sorella di Paolo di Belgioioso e spero che questo nome vi sia noto.....”
    Isabella, confusa, chiuse immediatamente il libro e arrossì
    “Ditemi contessa...vi prego sedetevi..faccio portare il tè.....”
    “Non vi disturbate, mia cara .....Isabella, vero? Vi chiamate così...non resterò molto....sapete, non sono una grande diplomatica e neppure molto incline alle preziosità...vengo di mia iniziativa, cara......mio fratello non sa che sono venuta qui da voi.......non l’approverebbe, ma io sono fatta così....”
    E così dicendo prese tra le sue le mani di Isabella
    “Isabella , Paolo ti ama....di un amore infinito e puro..come non ha mai amato.....e ti adora..io credo che morirebbe per te........e ha bisogno del tuo amore per vivere...”
    “Contessa......”
    “No, ti prego, ascoltami!Io credo che ogni donna desidererebbe un amore così.....un amore totale e profondo..che non conosca remore....senza limiti..un amore infinitamente grande, Isabella!”
    Isabella turbata si alzò e voltò le spalle a Carlotta
    “Ma io non posso amarlo......”
    “E perché mai?Perchè vuoi rifiutare questo amore, che ti si offre così. ..”
    “Tutto ci divide..le sue idee... i miei ideali..sono così diversi....non potrei mai rinunciarvi...e neppure lui, del resto lo farebbe..”
    “Ma tu non devi pensare a questo, Isabella....se tu lo ami, veramente. .non esistono ideali che non possano convivere con questo amore. Lui forse si è lasciato influenzare da tutto ciò? L’amore vero Isabella supera queste difficoltà, non si lascia sconfiggere....e lui ti ama , per quello che sei ...e tu lo ami ,Isabella ..te lo leggo sul volto..tu lo ami davvero..come lui ama te..... allora..non lasciarti frenare da questi pensieri...e amalo Isabella....amalo per sempre!”
    Carlotta si alzò e si diresse verso la porta....
    “Un ultima cosa....Paolo sta per partire..lo so, anche se non me l’ha confidato, ma lo so....vuole raggiungere Napoleone e combattere per lui....Isabella. se lo ami, devi andare da lui ..adesso..e dirglielo....così avrà qualcosa che lo sosterrà nella battaglia ....e tornerà per te, Isabella, tornerà solo per te..”


    PALAZZO BELGIOIOSO- biblioteca

    “Scusate, signore. .ma qualcuno vuole a tutti i costi vedervi..”
    “Eppure avevo detto che non volevo essere disturbato..chi c’è ora?”
    “Non siete molto cortese conte....così accogliete le visite dunque?”
    Paolo, al sentire quella voce tanto desiderata , impallidì......
    “Isabella.. voi, qui!”
    “Si, sono qui.....”
    Paolo si alzò, lentamente, una mano appoggiata al bordo del caminetto
    “Sono qui perché devo dirvi qualcosa...........”
    E Isabella si avvicinò al giovane, fissandolo negli occhi..
    “Sono qui perché devo dirvi che vi amo...........io ti amo Paolo e voglio passare la mia vita con te.. perchè ho finalmente compreso che anche io ti amo immensamente.....abbracciami amore mio ..e amami!”
    “Oh, Isabella...”-Paolo, incredulo,le sfiorò con passione il volto..- quanto ho desiderato prenderti tra le mie braccia e baciarti ..così.....mi sembra di impazzire dalla felicità....Amore, amore mio.. solo mio, per sempre!”E iniziò a baciarle le piccole mani....
    “Sì, Paolo ho capito che non posso fare a meno di te......perchè sei tu l’amore della mia vita.....solo tu Paolo, solo tu...e sarò tua ....per sempre, amore mio!”


    PALAZZO BELGIOIOSO- giardini

    Il grande palazzo, dimora dei Belgioioso a Milano, era circondato da un bellissimo giardino, vanto del padre di Paolo, che accoglieva nella bella stagione feste e concerti.....lo stesso Mozart vi aveva suonato, tra le odorose magnolie,i rododendri e le azalee .I colori delicati, le preziose decorazioni e gli stucchi delle sale e dei saloni interni, sembravano quasi trovare naturale continuazione tra i vialetti e le aiuole cariche di fiori dai mille colori.
    Un bel prato all’inglese ,contornato da bassi e leggeri recinti di legno che delimitavano i sentieri, nei quali la minuta ghiaia consentiva di camminare ,senza sporcarsi le scarpine da ballo, si spingeva fino ad uno specchio d'acqua, un piccolo lago, nel quale nuotavano pesci rossi e carpe, e sulle rive del quale,isolato e immerso nel verde del parco, ornato da statue e vasi di pietra scolpita, si ergeva un piccolo tempietto in stile neoclassico.
    Quel pomeriggio molte coppie, vista anche la bellissima giornata, avevano abbandonato i saloni e preferito passeggiare tra i vialetti ombrosi....Isabella, con un pretesto aveva lasciato la contessa Origo nel palazzo e raggiunto inosservata il tempietto, dove l’aspettava Paolo, per un ultimo addio.
    Il conte avrebbe lasciato il giorno appresso Milano, per raggiungere l’armata di Napoleone in Belgio: Isabella temeva quel momento, ma si era anche resa conto che non sarebbe mai riuscita a far cambiare idea all’uomo amato...
    Paolo al vederla si illuminò
    “Amore mio..finalmente ...ti aspettavo con impazienza..”
    E le prese con tenerezza il volto tra le mani, guardandola rapito....come era bella....oh..doverla lasciare...dopo averla avuta tra le braccia, anche se per poco... ed amata!
    “Vieni, siediti qui, vicino a me....lascia che io possa guardare il tuo volto, il tuo sorriso...Isabella,voglio ricordarti così....e portarti con me..ovunque..”
    Isabella impallidì
    “Non dire così....sembra un addio questo, ma per sempre!”
    “No..no..non temere mia adorata ..io tornerò Isabella....credilo amor mio!Tornerò..perchè voglio sposarti e vivere felicemente accanto a te...”
    E così dicendo aprì con un semplice gesto una piccola scatola che teneva tra le mani: uno splendido anello brillò nella penombra del tempietto
    “Era di ma madre ed ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto vederlo al dito della mia promessa sposa”
    Così dicendo lo infilò nell’anulare di Isabella
    “Si può impazzire d’amore, Isabella?E allora io sono pazzo, pazzo di te... io ti desidero come nient'altro e senza di te la mia vita sarebbe inutile, amore mio!”
    Una luce di felicità brillò negli occhi di Isabella; la giovane donna allungò una mano e con le dita accarezzò lievemente il volto di Paolo...
    “Amore mio.. io conterò ogni momento, ogni minuto lontano da te...ricorderò i tuoi baci, le tue carezze..il tuo abbraccio..e ti aspetterò...ma non lasciarmi sola per troppo tempo, amore mio..o ne morirò!”
    “Baciami Isabella.........io sono l’uomo più felice del mondo, perché ho te....e nessuno ti porterà via da me, nessuno...”


    18 GIUGNO 1815- battaglia di Waterloo

    Aspetterà, la gente aspetterà
    in fondo io son l'unico che torna
    mi guarderà con gli occhi di una mamma:
    dov'è mio figlio, l'hai visto a Waterloo?
    E gli dirò: ho combattuto anch'io,
    ......................................................
    Amica mia, stasera niente poesia
    amica mia, il tempo se la porta via,
    amica mia, volevo anch'io crederci ancora un po':
    morir per niente, però tra i fiori di Waterloo.
    Roberto Vecchioni

    “Dura è la notte, prima di una battaglia......difficile dormire..anche se si dovrebbe, non trovi, Paolo?”
    Gugliemo di Bereguardo tese le mani intirizzito verso il fuoco. Pioveva e faceva freddo in quella landa desolata, anche se era giugno ed anche inoltrato.
    “Domani potrebbe essere l’ultimo giorno in cui il sole ci bacerà..o vedremo la rugiada nei campi..”
    “Non ti facevo così riflessivo, Gugliemo!Come, dopo tutte le tue battaglie, proprio tu,sei ancora così amaro, amico mio?”
    “La notte prima di una battaglia, mon ami, è fatta di pensieri, di ricordi...tanti pensieri ti si affollano nella mente..è normale, Paolo. E’ sempre stato così..ad Austerliz, a Jena.....e tu aspetti ....il suono del tamburo, dei pifferi..l’urlo che ti spinge avanti, contro il nemico...che buffo....musica..per un giorno di sangue!”
    “Fa freddo..- Paolo si rannicchiò sotto le coperte- se continua a piovere il terreno si trasformerà in un gigantesco pantano.. come potranno così trascinare l’artiglieria pesante?Rimarremo senza copertura...”
    “Aspetteranno..Napoleone aspetterà che il terreno si asciughi. .ha sempre fatto così.. il problema è che lo sanno anche gli inglesi.....”
    “E’ veramente una notte umida e fredda...non basta la paglia e le coperte a riscaldarci.. abbiamo lasciato il nostro sole...la nostra terra....”
    “Com’è?”
    Paolo corrugò la fronte
    “Di cosa stai parlando?Non capisco”
    Guglielmo si girò verso l’amico....e sorrise
    “Sto parlando della donna che ha avuto il potere di farti veramente innamorare, amico mio!E non dire che non è vero..ti conosco da troppo tempo! E poi ti ricordo che tua sorella non è capace di nascondermi un segreto...figuriamoci una così bella notizia..”
    Paolo fissò la fiamma
    “Avrai detto due parole in tutto il viaggio....e allora, com’è?”
    “A volte penso che non sia una creatura di questa terra..........è bella, sincera, indomita.....e mi ama...ed io l’amo...con tutto me stesso..da impazzire!Non credevo sai che fosse così il vero amore...quando la guardo mi manca il fiato....è tutto per me.. è il mio tormento e l’estasi ... questa donna mi ama....ed è mia... l’ho sentita fremere tra le mie braccia per i miei baci!.Senza di lei la mia vita non avrebbe più senso.......”
    Paolo sospirò
    “Mi sembra di impazzire dalla felicità...se penso alle ore trascorse con lei....Ed ora...cosa starà facendo?Mi starà pensando?Vorrei averla qui.. solo per un momento.. per sentire le sue labbra sul mio volto.. il suono della sua voce.... e addormentarmi tra le sue braccia..”
    “Guarda...le stelle!Il cielo si è aperto....E’ quasi l’alba Paolo......e scomparirà al primo sorgere del sole la stanchezza e la spossatezza di una notte mal dormita.....ma resterà il tuo amore Paolo e la tua voglia di vivere......amala e pensa a lei domani....pensa che tornerai a casa da lei..per sempre.”

    All’alba il reggimento era in assetto di combattimento: al fuoco dei bivacchi, chi nella notte non aveva potuto dormire per il freddo tentava di scaldarsi con caffè e tè che venivano versati da grandi cuccume messe sul fuoco .
    Le tende bianche dell’accampamento sembravano scolorarsi nell’alba che lasciava posto al nuovo giorno...
    “Dovremo aspettare..il terreno è ancora fradicio per la pioggia di questa notte..però se non sorge il sole, è un guaio..e il cielo è coperto..dannato clima!
    “Ieri alcuni soldati dicevano che Boumont ha disertato...ed è passato ai prussiani con il suo Stato Maggiore...”
    “Zitto! E’ vero..ma Napoleone non si sarà lasciato certo scoraggiare per questo......Guardalo!Sta passando..”
    Paolo ebbe la visione di un cavallo bianco lanciato al galoppo tra le tende....
    “Sta raggiungendo quell’altura.....con il suo stato maggiore..”
    “Certo....da lì avrà una visione di tutto il campo di battaglia...........vive l’Empereure!”
    Il grido venne ripreso da mille bocche....e si propagò come un fulmine tra i soldati..
    “Viva l’Imperatore!”


    Alle 11.30 tre colpi di cannone sparati dall’artiglieria della guardia diedero il segnale di via alla battaglia.
    Il piano di Napoleone prevedeva che mentre un attacco di disturbo, affidato al generale Ney contro il castello di Hougoumont ,avrebbe dovuto trarre in inganno il generale Wellington, le altre truppe francesi si sarebbero portate contro le linee nemiche al centro. Le truppe di Ney, nella cavalleria del quale militavano Paolo e Guglielmo, erano comandate dal generale Reille che lasciò il compito al fratello di Napoleone, Girolamo con il preciso compito di attaccare, ingannare il nemico e fermarsi, dopo aver occupato le vie di accesso al castello.
    I francesi attraversarono il fitto bosco che circondava il castello e iniziarono l’attacco...le scariche di fucileria fecero più di un vuoto tra le file francesi..i combattimenti si fecero via via sempre più accaniti: i difensori sparavano attraverso le feritoie dei muri, i francesi rispondevano anche con granate incendiarie...il tetto improvvisamente crollò, travolgendo i numerosi feriti che avevano cercato scampo e riparo...il fuoco si propagò, raggiungendo tutti i piani del castello......moltissimi vennero ustionati dalle scintille portate dal vento....e iniziò un tremendo corpo a corpo tra gli attaccanti e gli assediati che cercavano di uscire per non bruciare vivi...con .la spada sguainata e rossa di sangue, le spalline dell’uniforme spezzate, la divisa lacerata in più punti. Paolo si difendeva nella mischia e con lui l’amico .......fu una carneficina....ma Hougoumont resistette all’attacco dei francesi!
    Più in là, sulla cresta che delimitava l’ampia vallata si scorgevano le lunghe file schierate delle truppe di Wellington..
    Napoleone fermo sull’altura , scrutava con il cannocchiale le fasi della battaglia, sul suo cavallo bianco con la gualdrappa color porpora; al suo fianco scintillava la spada, la famosa spada di Marengo . Da lì nel primo pomeriggio ordinò l’attacco verso il centro dello schieramento nemico......e fu la mischia, che continuò cosi fino alle quattro del pomeriggio, con alterne fortune ora per l’uno ora per l’altro dei due contendenti..
    A quell’ora, dopo che una serie di cariche della cavalleria inglese erano state spazzate via dall’artiglieria francese , la battaglia sembrava per gli inglesi e i loro alleati ormai perduta.. Paolo ansante , si girò a contemplare il campo di battaglia..e rabbrividì...era quasi sera ma i due eserciti si fronteggiavano ancora...e le perdite erano state immense dalle due parti...
    Lo schieramento inglese sembrò ad un certo punto ondeggiare improvvisamente. e ripiegare..Napoleone decise che era qundi il momento di utilizzare la cavalleria del generale Ney e gli fece arrivare l’ordine di muoversi dalle sue posizioni : il generale sguainò la spada e ordinò la carica......una massa incredibile di uomini e di cavalli con un solo urlo si precipitò lungo il pendio della collina della Belle –Alliance, gli stendardi al vento in una carica disperata.....Paolo urlò con gli altri, la sciabola alzata.....ed improvvisamente un lampo terribile illuminò lui e il suo cavallo ..e poi fu il buio e l’oblio...

    Migliaia di uomini e cavalli, morti e feriti giacevano nel fango e tra i campi di segale e di orzo... le linee di Wellington .. ma a che prezzo..avevano tenuto!



    PALAZZO CLERICI

    La notizia della disfatta di Napoleone non aveva tardato a raggiungere anche Milano; era l’argomento di conversazione del giorno, sia tra i bonapartisti ,che logicamente si disperavano al pensiero dell’abdicazione e dell’esilio, e tra chi invece aveva sempre avversato l’Imperatore e il suo potere ed ora gioiva e brindava alla Restaurazione..
    Anche quel pomeriggio quindi nei grandi saloni di Palazzo Clerici non si parlava d’altro. Isabella credeva di vivere in un incubo....Non sapeva a chi e soprattutto come chiedere notizie di Paolo; aveva aspettato per più giorni una lettera, uno scritto, qualcosa insomma che avesse il potere di rassicurarla, ma il tempo passava ..e lei sentiva il gelo avvolgerla.........
    Con il cuore straziato dall’ansia e dal tormento si avvicinava quindi ai gruppi di aristocratici che commentavano l’accaduto, cercando di carpire qualche brano nelle conversazioni, tentando disperatamente di rassicurarsi , per non credere al peggio....
    Ad un tratto colse, passando davanti alla sala da biliardo, il nome più volte ripetuto dei Belgioioso.........Isabella , mortalmente pallida, si fermò ,appoggiandosi allo stipite della porta, ad ascoltare la conversazione tra due gentiluomini.
    “Il genero del conte di Belgioioso....morto!Ne siete sicuro?”
    “Il generale Grouchy, che era stato inviato a distruggere la colonna prussiana ha commesso l'errore di inseguire solo la retroguardia.. i prussiani si sono riorganizzati e hanno raggiunto Wellington.. La carica di cavalleria è stata una carneficina.. tutti morti!Tutti quei ragazzi...”
    “Ho saputo che tra di loro c’erano anche degli italiani....e molti milanesi.”
    “Purtroppo.. Napoleone avrà anche la vita di questi nostri concittadini sulla coscienza.. pensate, c’era sul campo di battaglia anche il figlio del conte di Belgioioso..sembra sia stato tra i primi a cadere, sotto i colpi dei cannoni. inglesi...”

    Il ventaglio le cadde di mano.......
    “No, non può essere, non così, non è vero, non è vero.......amore mio...non puoi essere morto così....morto...morto..!”
    Isabella si sentiva come soffocare..... e tutto improvvisamente diventò confuso e distorto.....incespicò nel tappeto, come se fosse diventata incapace di restare in piedi, si portò una mano alle tempie e svenne.






    Isabella ,dopo una giornata passata in pianto irrefrenabile, sembrava aver perso ogni contatto con il mondo esterno.
    Passava il tempo muta, in silenzio, sdraiata sulla dormeuse della sua stanza, lo sguardo perso nel vuoto, davanti alla finestra.
    Non voleva più mangiare, rifiutava con un diniego qualsiasi cosa le venisse preparata., anche i manicaretti più stuzzicanti che la cuoca di palazzo d’Origo fosse in grado di preparare.
    Al quarto giorno, la contessa d’Origo non sapendo più cosa fare, spaventatissima, mandò a chiamare con urgenza Agnese.
    E Isabella vide così entrare nella sua camera, verso il calare del giorno, la madre amatissima; si slanciò tra le sue braccia, singhiozzando... non avrebbe avuto bisogno di parlare e di spiegarsi;tra le due donne era bastato uno sguardo e Agnese aveva intuito la pena profonda e disperata della figlia.... le carezzò dolcemente i capelli e la strinse a sé....e Isabella si rifugiò nel saldo abbraccio materno.

    A RIVOMBROSA

    La carrozza, carica di bagagli arrancava, trascinata dalla coppia di bai , lungo la strada sterrata che portava verso Rivombrosa.
    Ancora poco e avrebbero attraversato il fitto bosco che circondava il castello , passando, prima di entrare nel grande parco della maestosa dimora, sul ponticello che tanti anni prima aveva visto l’incontro di Elisa con Giulio......
    Isabella allontanò le tendine e si sporse a guardare la verde campagna piemontese: tornava a casa.....ma il suo animo non riusciva a gioire per tutto ciò.. eppure aveva anelato spasmodicamente questo momento.. poter vedere finalmente i cari luoghi che tante volte suo padre e sua madre le avevano descritto......le terrazze, i giardini, la grande vasca......Ed invece tutto ora come le sembrava inutile e vuoto....... perchè non ci sarebbe stato mai più un futuro ,.uno splendido futuro come tante volte aveva sognato potesse esserci per lei tra quelle mura.....
    Ed ecco, superata l’ultima curva, comparire finalmente il castello....la carrozza si fermò per un istante al limitare del giardino......
    “Siamo a casa, Isabella.. sei arrivata a casa”

    Isabella trascorse giorni e giorni chiusa nella sua stanza, quella stessa stanza in cui un giorno aveva abitato Elisa... era l’unica cosa che aveva chiesto al suo arrivo.
    Federico, al vedere la figlia in quello stato, si era preoccupato moltissimo..dove era più la ragazza allegra e gioiosa che con le sue risa argentine aveva sempre rallegrato le stanze del palazzo viennese?
    Agnese ,che aveva ben compreso l’animo esacerbato dal dolore della figlia diletta, aveva tentato di rassicurarlo: lì a Rivombrosa Isabella avrebbe trovato pace..e , lentamente, avrebbe cancellato in parte le sue pene, tornando anche se con difficoltà alla tranquillità di tutti i giorni.... avrebbe così non certo dimenticato ma almeno sopito la sua profonda angoscia....
    Ed infatti Isabella iniziò piano piano a tornare alla vita, anche se il suo bel viso sembrava non essere più in grado di sorridere.....
    Si lasciò quindi convincere ad abbandonare la sua stanza e a visitare il castello ; ritrovò così quei luoghi tanto desiderati e di cui aveva sempre sentito parlare ......la biblioteca che aveva visto il primo incontro tra Elisa e Fabrizio, il grande salone da ballo , il giardino ..tutti i luoghi in cui essi avevano conosciuto l’amore e il dolore.
    Passeggiando tra le aiuole del giardino all’inglese Isabella si soffermava a sfiorare le bellissime rose che fiorivano rigogliose..... e ne ricordava altre che un giorno oh ormai così lontano aveva ricevuto a Milano.......
    Federico e Agnese ne spiavano le mosse, senza farsi notare........e speravano che il tempo avrebbe aiutato la loro figlia amatissima a lenire la pena nascosta....

    IL CAPANNO DI CACCIA

    Carpini, betulle, castani e robinie sembravano quasi avvolgere il capanno di caccia che sorgeva al termine del bosco..l’edera poi aveva conquistato il tetto da cui sporgeva a fatica il camino...
    La giovane donna, le redini del cavallo nelle mani, ristette in silenzio.........il capanno fuori dal mondo..........il capanno sognato, desiderato, amato..era finalmente davanti a lei....e ancora a lato, vicino alla porta d’entrata, vi era il grande arbusto fiorito,carico di fiori rossi..quegli stessi fiori che un giorno Fabrizio aveva colto e donato alla sua Elisa.

    Isabella si appoggiò alla vetrata.....chiuse gli occhi.. e le sembrò di sentire le voci gioiose di un uomo e di una donna che tanto tempo prima in quel luogo si erano follemente amati.. con un singhiozzo represso spinse la porta ed entrò.
    Il capanno di caccia era rimasto così come l’avevano lasciato i suoi occupanti.. vi era ancora il tappeto di pelliccia, il camino, anche se ormai avvolto dalle ragnatele, il grande letto......Isabella avanzò nella stanza e si inginocchiò lentamente davanti al focolare.......allungò una mano , allontanando le ragnatele .......come aveva fatto Elisa tanti anni prima........
    Nel silenzio che avvolgeva quel luogo, lentamente, iniziò a piangere..Le lacrime scorrevano sul suo bel volto .......eppure il sordo dolore che sembrava soffocare il suo cuore nella penombra della vecchia stanza le pareva ora quasi più lieve e meno disperato...
    “Oh, nonna......ti prego.....aiutami tu ....io lo amavo. .come farò ora senza di lui...meglio morire....vi prego, aiutatemi voi.. come potrò farne a meno.. era tutta la mia vita, ormai”
    E chinata la testa , nel silenzio, iniziò a singhiozzare.....infine, stremata ,appoggiata la testa al bordo del letto, si addormentò....e nel sogno le parve di rivedere i suoi cari........Fabrizio ed Elisa...insieme, felici....e si sentì avvolgere da una strana dolcezza.. e fu come se qualcosa dentro di lei l’invitasse a non lasciarsi travolgere dal dolore e dalla pena......ma le facesse balenare invece la speranza di un futuro migliore.....era come se un’intima voce le sussurrasse che .non era tutto finito, per lei, no...


    RIVOMBROSA- camera di Agnese

    Nella penombra della camera di Agnese, le due donne si erano sedute vicine, sul divano di velluto , ai piedi del letto.
    “Voglio donarti qualcosa, Isabella.. qualcosa per me prezioso, più di ogni altra cosa al mondo....”
    Agnese aprì la mano e il pendente di turchese scintillò nell’ombra ..
    “Oh, madre..”
    “Voglio che sia tu, d’ora in poi a portarlo.....così come lo portò mia madre, ed io dopo di lei....è un dono d’amore, Isabella.. ed è giusto che ora sia tuo...perchè anche tu adesso sai cosa vuol dire amare, Isabella..!”
    Agnese guardò affettuosamente negli occhi la figlia
    “Ama Isabella...senza remore, ama....la tua vita non è finita, Isabella.. continua ad amare....amalo nel ricordo, ma amalo....e così resterà sempre vivo in te il suo amore!”

    RIVOMBROSA -biblioteca

    “Vorrei Isabella che tu lasciassi questo lutto che ti sei creata attorno!Figlia mia devi essere coraggiosa e guardare avanti....non devi lasciarti abbattere dagli eventi...anche per te vedrai ci sarà una vita tranquilla, degna di essere vissuta....”
    “Padre...io penso che ormai per me non sia più possibile tutto ciò...”
    “Non voglio forzarti Isabella.....ma tua madre ed io pensiamo che forse dovresti riprendere i contatti con gli altri , le visite, le feste...e vedrai che piano piano il tuo dolore diventerà meno acuto..e tu ritroverai la gioia di vivere...e con essa il desiderio di un affetto profondo, che possa lenire questa tua pena....”

    Federico sospirò..
    “Isabella.. capisco il tuo stato d’animo.. ma ti prego...io sarei molto più contento nel saperti accasata, con un brav’uomo, che sappia capirti e rispettarti.....”
    Le si avvicinò e le sfiorò i capelli...
    “Isabella.. la vita non può finire a vent’ anni.. anche se è stata così crudele,finora, con te.....ripensaci...e capirai con calma che è l’unica soluzione possibile.....”
    Isabella chinò il capo, mortalmente pallida..
    “Si, intendo...forse avete ragione, padre..ebbene..farò come vorrete”


    Isabella aveva così iniziato lentamente a frequentare il mondo semplice ma aristocratico delle grandi case di campagna piemontesi e ad accompagnare la madre ai ricevimenti che vi si svolgevano.
    Il bel volto serio aveva attirato più di uno sguardo tra i gentiluomini del circondario, ma il suo innato riserbo, accentuato dalla tristezza che si scorgeva nei suoi occhi ,avevano creato attorno a lei come una cortina gelida .
    Agnese era preoccupata e spesso si sorprendeva a desiderare il ritorno di Martino e di Emilia che si erano dovuti recare a Torino, presso la corte , per problemi legati alla proprietà della tenuta.
    Sembrava ad Agnese che lo spirito riflessivo ma franco del fratello così come la pacatezza ed il buon senso di Emilia avrebbero avuto il potere di far ritornare nella figlia un minimo di serenità .
    Il tempo intanto trascorreva lentamente nella grande tenuta ed Isabella cominciava ad affezionarsi alla semplice gente del luogo che, memore dei suoi cari, l’aveva subito amata: i grandi e azzurri occhi di Fabrizio l’avevano da subito fatta riconoscere come una vera Ristori.......
    Isabella rimaneva a volte ore ed ore davanti ai ritratti dei suoi cari che erano appesi nelle sale e nei corridoi del castello: la bisnonna Agnese, Fabrizio, Elisa, sembravano guardarla e sorriderle.........
    Amava anche perdersi nel grande giardino e sostare sotto le fronde della grande quercia....là dove la vecchia lapide ricordava un amore lontano ma sempre vivo nei loro cuori......
    Passò così una parte dell’estate; finì giugno con la festa di San Giovanni., alla quale tutta la famiglia partecipò, memore di un’altra festa tanto lontana ed iniziò luglio........

    Erano ormai passate più di tre settimane da Waterloo; la Francia era stata invasa dagli alleati, Napoleone in fuga e prossimo alla resa incondizionata , a Parigi il popolo era in attesa di un re e di un nuovo governo... a Grenoble nei primi giorni di luglio alcune truppe di carabinieri a cavallo, del Corpo di spedizione piemontese impegnato a contrastare la riconquista della Savoia , avevano attaccato le truppe francesi, che fronteggiavano quelle piemontesi per il possesso di quella piazzaforte, mettendole in rotta ; il 15 luglio giunse infine la notizia dell’abdicazione di Napoleone I a favore di suo figlio Napoleone II. e della sua resa a bordo della nave Bellerofont.
    La guerra e la minaccia dei francesi si allontanavano sempre più dal piccolo regno piemontese..
    A Milano, come aveva scritto la contessa Origo, vi erano stati invece tumulti a Porta Ticinese ed era stata saccheggiata la bottega di un certo fornaio Martinelli a causa del prezzo troppo caro e per la scarsezza del pane. ....Isabella ripensò, mentre la madre leggeva ad alta voce la lettera dell’amica , ad un altro assalto al forno ed impallidì...
    Sempre nel mese di luglio ,poi lo stesso congresso di Vienna nella persona dei commissari artistici dei singoli stati italiani e delle nazioni europee interessate, aveva decretato la restituzione delle opere requisite durante il ventennio della parabola napoleonica.
    Tante opere che negli anni bui erano state asportate dalle residenze sabaude sarebbero finalmente rientrate in Italia e restituite ai legittimi proprietari, come scriveva Martino nell’ultima lettera alla sorella “.finalmente questa follia che ha avuto il potere di travolgere le nostre vite non sarà più che un ricordo, doloroso,sì ma solo un ricordo e .presto tutto tornerà così alla sua normalità....”
    Agnese ripiegò la lettera del fratello e guardò di sottecchi Isabella. La giovane , gli occhi chini sul ricamo appena iniziato , sembrava non aver prestato molto interesse alla lettura.......
    “Isabella...c’è una lettera anche per te..”
    Isabella alzò la testa
    “Una lettera...da parte di chi?”
    “Non saprei...ma viene da Milano..”
    E Agnese tese ad Isabella il messaggio....
    Isabella prese la lettera in grembo....un dolore che pensava quasi scomparso sembrò riprendere in lei nuovo vigore...Milano!..La busta era di fine carta e nell’angolo, uno stemma comitale che le sembrava noto rivelava l’origine aristocratica del mittente.
    Si portò una mano alla gola....era come se si sentisse soffocare..
    “Isabella.....vuoi che l’apra io?Se non te la senti..”
    “No..no..scusatemi solo vorrei leggerla nella mia stanza.. se non vi dispiace..”
    Isabella si alzò, pallidissima...
    “Isabella! – Agnese trattenne la figlia e la guardò ansiosamente....
    “Non vi preoccupate madre.. non vi preoccupate...è che tutto ciò mi ha ricordato quello che ho lasciato..ma non vi preoccupate...qualunque cosa essa contenga ...io sarò forte madre!.”

    Nella penombra della stanza, seduta sul letto, Isabella sembrò quasi accarezzare con il palmo della mano la busta......ah...come avrebbe desiderato leggere buone nuove in quel messaggio....ma lo sapeva bene..era follia....... soffocò un singhiozzo e ,preso coraggio, lacerò la busta con un gesto nervoso.....
    Ne cadde un foglio, ricoperto da una minuta scrittura, a tratti scolorita, come se qualcuno avesse pianto nello scrivere le frasi....
    La scorse velocemente, fino alla firma....”Carlotta.....è di Carlotta...oh..Signore!Cosa può volere da me...povera donna anch’essa!”
    E iniziò a leggere...anche se un dolore sordo iniziava in lei a montare..sempre più insistente
    “Carissima.......ho penato in questi lunghi giorni perché avrei voluto parlarti, scriverti da molto tempo...ma ti ho saputo lontana da Milano e quasi irraggiungibile...ho avuto solo ieri dalla contessa Origo, grazie alla mia insistenza il tuo recapito e posso così ora raggiungerti......il destino ha voluto colpirci Isabella negli affetti più cari.....lo sposo adorato, il fratello carissimo...e per te l’unico amore..ci hanno lasciate..e non vi sono più lacrime che possano essere versate.
    A volte mentre passeggio inquieta, nelle notti insonni, nei lunghi corridoi del palazzo , mi sembra di vivere come in un incubo da cui mi sveglierò presto e vedrò il mio sposo che apre le braccia e mi accoglie come sapeva fare lui per consolarmi e ridere delle mie paure......ma ahimè ..poi l’amara realtà mi travolge e mi ritrovo a piangere disperatamente e a chiedermi perché..perchè tutti e due ..perchè..”
    Sulle gote di Isabella le lacrime iniziarono a scendere, silenziosamente..
    “Anche mio padre si dispera.. il figlio amatissimo non c’è più : e lui sembra invecchiato di cento anni in una notte....è chiuso nel suo studio e si nega a tutti ..agli amici, ai parenti ed anche a me.. a sua figlia.....solo nel suo dolore...muto..siamo Isabella due poveri esseri dolenti, travolti dalle miserie del mondo e tanto soli..tanto!”
    Ora lacrime sempre più copiose bagnavano il volto di Isabella....
    “In queste mie notti angosciose, passate senza pace, un’idea sola mi sostiene...voglio ritrovarli Isabella, voglio andare su quel campo di battaglia e cercare anche solo qualcosa di loro, qualcosa che possa acquietare il mio dolore e renderlo meno pungente e profondo....so che è una follia..me l’hanno già detto in tanti., ma mi sembrerà così di averli più vicini. e forse, finalmente mi arrenderò a questa realtà crudele..Io parto Isabella,domani., accompagnata da amici.. Mio padre si è rifiutato e anche se ho bussato disperatamente alla sua porta mi si è negato:lui non vuole accettare questa realtà ..e forse neanche io, ma sento che lo devo fare.. per loro.. per me. ed anche per te ....ecco, questo volevo dirti!Non ti chiedo di venire:lascia pure che questo sia il mio personale pellegrinaggio, cara sorella,....ma volevo solo dirtelo carissima.....perchè voglio riportarli a casa ,Isabella, a casa!”
    Ed Isabella, lasciato cadere il foglio, iniziò a singhiozzare disperatamente......sì.. a casa!



    Federico intanto, seduto alla scrivania della biblioteca, rifletteva sulle parole che qualche giorno prima aveva detto ad Isabella.....e più ci pensava e più vi trovava bontà e ragionevolezza...sì, un matrimonio,anche se combinato,avrebbe portato ad Isabella una nuova vita ed un’ esistenza forse non così felice..ma un’esistenza infine che non si sarebbe mai potuta realizzare così!Tra i tanti figli dei nobili suoi amici si sarebbe trovato sicuramente un giovane giudizioso, di buon carattere che avrebbe potuto farla felice.........
    Era sempre stato contrario ai matrimoni combinati tra famiglie, senza che gli sposi ne avessero il minimo sentore,se non a cose fatte.; ma forse ora sarebbe stata l’unica soluzione...sì. ne avrebbe parlato ad Agnese e l’avrebbe convinta. Un giovane semplice e retto.... certamente l’avrebbe trovato, per lei.


    “Ho pensato, Agnese..che ne dici di dare una gran festa qui.. a Rivombrosa?”
    “Non mi sembra di ricordarti così voglioso di ricevimenti, Federico.....”
    “Siamo tornati, no? Gli Agliano e i Ristori...finalmente assieme..amore mio!Sarà un modo per festeggiare l’inizio della nuova vita., il ritorno all’antico splendore..anche...e la libertà finalmente di vivere in casa propria”
    “Troppe ragioni; ti conosco bene..quella vera non l’hai detta,ma l’intuisco..Va bene, Federico,hai la mia approvazione”


    Iniziarono così i preparativi per il ballo che avrebbe sancito il ritorno, come aveva affermato Federico, delle due famiglie.
    I servi iniziarono a ripulire ogni angolo del vecchio maniero, che sembrò così ritrovare lo spirito dei giorni migliori.........una schiera di giardinieri rimise a nuovo lo stesso giardino e nuovi lavoranti vennero assunti per l’occasione.. vecchie stanze vennero riaperte, sostituite tappezzerie e tendaggi, rinfrescate le stoffe delle poltrone e degli innumerevoli divani......un piccolo esercito passò come un turbine nelle molteplici stanze.....Agnese sembrava aver ritrovato in quel caos tutto il sapore della sua gioventù e si scopriva a lanciare sguardi languidi al marito, ricordando il loro incontro in quella famosa sera nel salone da ballo.
    Isabella invece sembrava indifferente a tutto.......si estraniava, un libro tra le mani, in un angolo tranquillo del giardino o del palazzo, la mente lontana e uno sguardo cupo.....Dall’invio della lettera Carlotta non si era più fatta sentire...ma Isabella era sicura che l’indomita giovane avesse raggiunto il campo di battaglia...e forse era ancora là..tra quei campi ,.alla loro ricerca.,.tra le carcasse dei cavalli e gli affusti di cannone..... Al solo pensiero Isabella inorridiva.,ma almeno avrebbe avuto una tomba su cui un giorno lasciare un fiore..una rosa bianca..così come lui amava..


    RIVOMBROSA

    Agnese aveva insistito quella sera per una toilette particolarmente elegante e che metteva in evidenza le forme della figlia .. forme che ultimamente Isabella trovava non più così tanto acerbe......
    “Madre..non voglio apparire in questo modo....scusate ma mi sento messa in mostra così..sapete che odio tutto ciò!”
    “Tuo padre desidera che questa sera tutti possano vedere come sei bella figlia mia...”
    “Credete che non sappia perché questa sera nella nostra casa si sia radunata tutta la nobiltà della regione?- Isabella si volse, la spazzola nella mano- E’ che mi sento come una merce in esposizione, pronta all’acquisto....”
    “Zitta anima mia!Sai che tuo padre ed io vogliamo solo il tuo bene..non farei mai Isabella qualcosa che possa dispiacerti....ricordati!- Agnese guardò la figlia nello specchio- ma tuo padre ha ragione; convinciti Isabella........è l’unico modo...
    Isabella abbassò lo sguardo.....
    “Madre...”
    “Ebbene? Isabella nessuno ti imporrà niente....ma questa sera sarà un’occasione per conoscere tanta gente....e tanti giovani, come te!Se poi tra questi dovesse essercene uno che ti voglia come sposa..cosa ci sarebbe di male, Isabella?Non puoi respingere la vita, figlia mia....e non gli farai un torto, perché il suo ricordo sarà comunque sempre in te.......!”
    E le carezzò lievemente i capelli....


    Isabella, vicino ad Agnese e Federico, riceveva gli invitati sulla porta del salone da ballo, così come tanti anni prima avevano fatto Fabrizio e la contessa Agnese sua madre.
    Tra gli invitati qualcuno lo ricordava ancora...qualche anziana dama sorrise nel vedere Isabella; era il ritratto del nonno.....anche se il suo sguardo quella sera, il famoso sguardo di Fabrizio così forte ed indomito, era triste,oh sì, tanto triste!
    Lo sguardo ammirato di tanti giovani gentiluomini si era comunque già fermato su Isabella e più di un cuore aveva iniziato a palpitare per la bella ereditiera.......
    Iniziarono le danze e le coppie si formarono, disponendosi nelle figure del ballo; Isabella aveva il suo carnet stracolmo di nomi.....e a poco a poco, si lasciò un poco contagiare dall’atmosfera vivace e ridente della serata; un timido sorriso rischiarò i grandi e bellissimi occhi color cobalto....
    “Vostra figlia è bellissima, conte di Agliano!”
    “Caro marchese! E’ una Ristori.....e ha preso il meglio di me!”
    “Siamo tutti contenti del vostro ritorno.....sapete, in questi anni non è stato così semplice convivere con i francesi e la loro protervia in queste terre.”
    “Non vedevo l’ora di tornare, marchese!Ma mi aspettava una corda, lo sapete bene..e ho preferito rimandare l’evento...”
    I due gentiluomini scoppiarono in una risata
    “Sembra di tornare ai bei tempi, vero Federico?”
    “Mi manca molto Giulio.....è in America, sapete?In questi anni ci siamo scritti più volte. Ha venduto la sua proprietà e si è ormai rifatto una vita laggiù in una terra che si chiama Louisiana”
    “Anche il conte Maffei è laggiù..non se ne hanno più notizie da tanti anni..sarebbe buffo che si fossero incontrati..due piemontesi in quelle terre del Nuovo Mondo...”
    “E Martino?Non vedo il conte Ristori questa sera”
    “Non ha potuto lasciare Torino. Purtroppo anche noi abbiamo avuto seri problemi con la tenuta duca! Possiamo solo ringraziare i Carignano che si sono opposti all’esproprio di queste terre. Martino è presso la corte; vi sono ancora molte carte da firmare per evitare problemi futuri...e per il momento risiede a palazzo Radicati, con sua cugina Emilia ......”
    “Carlo Alberto di Carignano è stato anche creato conte dell’Impero da Napoleone ..”
    “Signori, signori! Evitiamo le polemiche........tanti anni fa, vi ricordate?In questo stesso luogo discutemmo tra quelli quasi favorevoli ai francesi. e chi , assai pochi, si opponeva al loro arrivo...e ora? E’ tutto finito, siamo in pace , finalmente ,e spero lo saremo per anni......”
    “Hai ragione, Federico.. i piemontesi hanno festeggiato il ritorno del re Vittorio Emanuele I., il Tenacissimo...Camillo Borghese e sua moglie Paolina ci hanno finalmente lasciati..che donna, Federico, che donna ..ecco quella meritava una delle tue famose occhiate, mon ami!Insomma,viva la normalità signori!Un brindisi....in onore di tutte le belle donne!”
    Il gruppo di gentiluomini rise brindando....

    Isabella, le guance infuocate, si era allontanata dal ballo......le mancava il respiro; eppure la serata non era particolarmente calda, le grandi finestre che davano sul giardino erano quasi tutte aperte.. un improvviso languore e alcune vampate di caldo l’avevano costretta a raggiungere la terrazza.
    Nel silenzio della notte, la musica sembrava lontana e anche le voci degli invitati, le loro risa......Isabella alzò lo sguardo al cielo..quante stelle e che luna!Enorme e lattiginosa, alta lassù.....
    “Che bella notte, vero?”
    Una voce dietro di lei la fece sussultare
    “Scusate, non volevo spaventarvi....anche voi avete preferito un po’ di calma madame?”
    Isabella si girò .....un giovane, il bicchiere in una mano, un sorriso simpatico e cordiale, era appoggiato al tronco di una delle piante che decoravano la terrazza...
    “Non amo ballare, sapete?E ho preferito starmene un po’ qui.....anche io guardavo la Luna!Mi ha sempre affascinato quell’astro..Non sopporto le feste, ma mio padre questa sera ha insistito..sembrava una questione di vita o di morte questo ballo dei Ristori...mah come se non avessi capito perché mi ha voluto trascinare qui.....lui e le sue idee matrimoniali!Oh, ma scusate!Che sbadato..non ci conosciamo....mi devo presentare. Sono il conte Gustavo di Nomaglio..e voi, signora?”
    “Sono la contessa Isabella Ristori”
    “Santa pace...la padrona di casa! Lo sapevo..riesco solo a fare danno”
    Isabella rise
    “Non vi preoccupate.....sapete.anche io non avevo proprio voglia di partecipare a questo ballo., più o meno per le vostre stesse ragioni....quindi vedete!Siete perdonato”
    “Vi ringrazio....mio padre mi avrebbe ucciso..sono una delle sue delusioni!Mi diletto di fisica, di agraria...ho fatto dei bellissimi studi sui gelsi..non avete idea di come sia bello un baco da seta... e sulla distillazione,..quella delle vinacce è fantastica........ sono in contatto e membro della Reale Accademia delle Scienze.....ebbene, non è contento!Per lui esistono solo la caccia, il vino, i vari piaceri della vita e , scusate, le belle donne!”
    Isabella ora rideva apertamente , fino alle lacrime.....
    “Beh, almeno vi ho fatto ridere, signora..!”
    “Scusate, non volevo, ma avete un modo tutto vostro di esprimervi, signore!”
    “Allora, amici?E non direte a mio padre che ho preferito le stelle alle dame ?”
    “State tranquillo, signore....ma ora che ne dite di rientrare?Comincia a far fresco qui fuori!”
    “Va bene, proprio perché me lo chiedete voi.....signora!”
    E il gentiluomo sorridendo seguì Isabella nel salone.






    RIVOMBROSA-stanza di Isabella

    Cento colpi di spazzola..come diceva Elisa!Isabella soprappensiero, seduta davanti alla specchiera della pettineuse,si spazzolava i lunghi capelli e intanto rifletteva....aveva conosciuto molti giovani aristocratici quella sera, ma di tutti quello che le era rimasto più vivamente impresso era Gustavo..lui e le sue stelle!
    Isabella sorrise, malinconicamente....sì era simpatico, cordiale, non era poi brutto..ma non ritrovava in lei l’emozione provata quando per la prima volta aveva incontrato Paolo.....
    “Quello era l’amore vero, totale, senza limiti....l’ho conosciuto una volta sola e non lo proverò mai più...oh, Paolo!Perchè mi hai lasciata..e ora cosa farò?Dovrò davvero dar retta ai miei e dimenticare...?Mi sembra di tradirti, unico amore della ma vita.. e con che coraggio potrei amare poi un altro uomo, baciarlo, lasciarmi amare da lui...mi sembrerebbe di compiere un’infamia, anche nei confronti di quel poveruomo...eppure...forse mio padre ha ragione... e non mi resta altro..o signore, ti prego, aiutami!Cosa devo fare....”
    E lentamente chinò la testa sul tavolino, singhiozzando.


    CAMPO DELLA BATTAGLIA DI WATERLOO

    Al termine di quella tragica giornata,nella quale Napoleone aveva visto infine tramontare la sua stella,si contarono tra morti,feriti e dispersi più di 48 mila.uomini
    Il campo della battaglia ne era cosparso; le strade, i fossati, i dirupi, le macchie, i prati erano disseminati di morti e di feriti.
    Una massa incredibile di corpi morti in cui vi erano uomini e cavalli, uniti negli ultimi spasimi dell’agonia....Che silenzio e che pace là dove poche ore prima vi erano state solo urla e il rumore delle armi!Una sottile nebbiolina gravava ora su quel luogo, quasi a voler nascondere l’orrore, mentre il gracchiare dei corvi si faceva sempre più insistente..
    Il teatro della battaglia non era però completamente deserto: alcune donne ed uomini, poveri contadini della zona, cercavano febbrilmente di salvare i tanti feriti; anche il personale di soccorso dei due eserciti tentava di prestare un minimo di assistenza a quei poveretti che agonizzavano, ormai da molte ore; alcune ambulanze, più delle vecchie carrette che degli efficienti mezzi di soccorso, vagavano tra i campi per recuperare gli eventuali superstiti.
    Molti di quei feriti non si sarebbero salvati comunque; la cancrena, date le condizioni igieniche spaventose, era praticamente inevitabile.
    Qualche soldato, scampato miracolosamente alla carneficina, aiutandosi con il fucile usato a mò di stampella, cercava di trascinarsi verso i fuochi lontani di una accampamento, anche se nemico, nella speranza di essere aiutato.
    Vi erano poi in mezzo a quell’orrore anche civili che , veri e propri sciacalli ,depredavano e spogliavano i caduti di ogni loro avere, dalle scarpe al fucile.
    Uno di questi, vagando nel campo in cui più cruenta era stata la battaglia e dove la cavalleria era stata falcidiata dalle scariche di mitraglia, sentì improvvisamente un lamento..qualcuno, era vivo, là sotto quel mucchio di cadaveri che circondava gli affusti di cannone....l’uomo esitò....ma poi un residuo di umana pietà lo convinse ad intervenire e a chiedere aiuto.
    “Venite, presto qui ce n’è uno ancora vivo...”
    Qualche uomo accorse e con fatica si riuscì a liberare il ferito che continuava a lamentarsi.
    “Ha una brutta ferita alla testa...”
    “Doveva essere un ufficiale; ha la spada, le mostrine...
    “Portiamolo al campo....forse può cavarsela”



    SULLA STRADA DI BRUXELLES

    La strada che Wellington percorse quella sera, provenendo dal luogo della battaglia, alla luce della luna piena , era cosparsa e resa impraticabile da tutto quello che era stato abbandonato dall’esercito francese; armi, carriaggi, salmerie.. tutto era stato abbandonato alla rinfusa dall’armata in fuga.
    Dovette quindi passare per i campi, fino ad una località chiamata Haie Sainte; e davanti alle migliaia di morti e feriti che vide su entrambi i lati della strada, nelle fattorie e nei boschi la storia narra che disse questa frase. "Una vittoria è la più grande tragedia al mondo, dopo una sconfitta".
    In questo villaggio e in altri vicini, sulla strada per Bruxelles, nella confusione e nel disordine, erano ammucchiati una buona parte dei feriti venuti dal campo di battaglia: pochi medici operavano a ritmo serrato, amputando , senza anestesia e con rozze quanto orribili seghe, per evitare l’insorgere della cancrena. Solo tre cose potevano venire usate da questi cerusici, nel caos generale: alcool per stordire il malcapitato, un pezzo di cuoio da fargli stringere fra i denti e due robusti infermieri per tenerlo stretto durante l’amputazione tra urla dal dolore. Questi posti di medicazione, non certo delle camere chirurgiche degne di questo nome , poste all’interno delle più vicine case o nella chiesa del villaggio erano dei luoghi terribili.
    Le ferite più comuni erano quelle provocati dai proiettili sparati dai moschetti: essi potevano passare da parte a parte gli arti e, nel peggiore dei casi, spezzare le ossa e frantumarle.
    I feriti riempivano le strade, le piazze, la chiesa del piccolo paesino e gli abitanti cercavano in qualche modo di alleviare le sofferenze dei moribondi ,sforzandosi di pulire le ferite, di improvvisare medicazioni e di sistemare alla meno peggio su giacigli di fortuna, con poca paglia, i feriti ,gettati spesso alla rinfusa anche sul suolo.
    Un sacerdote, nella navata della chiesa, piena di morti e di feriti,raccoglieva le ultime volontà dei morenti; e in qualche caso, improvvisatosi infermiere, passava il braccio sotto la testa dei moribondi ,prestando loro almeno un’ultima parola di conforto.

    In un angolo della navata, su un pagliericcio, giaceva l’ufficiale che era stato trovato sul campo dal ladro ; le bende, sporche di sangue,gli avvolgevano la testa, permettendogli a malapena di respirare. Un colpo di moschetto l’aveva colpito , provocandogli una brutta ferita alla fronte.
    .Il sacerdote si avvicinò e si piegò sul ferito
    “Mi sentite? Volete dirmi il vostro nome?”
    Il ferito rantolava.. ma al sacerdote parve di sentire qualche parola...però .quell’uomo non sembrava parlare francese e neppure fiammingo...non era certo inglese...!Ecco cos’era.. italiano! Quell’uomo era italiano. Il sacerdote tentò di fargli bere un sorso d’acqua
    “Monsieur!Ecoute moi....italiano....comment t’appelle..come ti chiami?”
    Ma l’uomo sembrava non capire le poche parole del sacerdote e prese a respirare sempre più affannosamente
    “Forza, coraggio...fatti forza, mon ami; ce la puoi fare! Potrai tornare a casa!”
    E gli prese una mano, stringendogliela.....e sentì, impercettibilmente, che il ferito a sua volta tentava di chiudere la mano
    “Sei vivo e devi rimanerlo.. hai capito, mon ami?Devi tornare nel tuo paese, c’è chi ti aspetta..hai capito?Devi vivere ..non puoi lasciarti andare....c’è qualcuno che ti aspetta mon ami!”



    QUADRIVIO DI QUATRE-BRAS

    “In questo punto la battaglia è stata combattuta tra le truppe del Ney e i prussiani; là vi è il bosco di Bossu. A sud del bosco si trovano due fattorie, il Petit e Grand Pierrepoint, mentre a sud del quadrivio c’ é la fattoria Gemioncourt, vedete? Vicino a quel piccolo ruscello che scorre nel fondovalle. Possiamo iniziare da qui, se volete. Molti contadini hanno vissuto in prima persona le fasi dello scontro e forse potreste sapere qualcosa da loro; ma voglio essere franco con voi madame!Non siete la prima a giungere in queste terre alla ricerca di un parente scomparso nella battaglia: è difficile, molto difficile trovare quello che volete...e anche se ormai sono passate alcune settimane..anche per questo..insomma non aspettatevi un bello spettacolo madame”
    “Signore, vi ringrazio, ma sono preparata a tutto ciò; so cosa mi aspetta...vengo da molto lontano monsieur e non tornerò indietro senza aver tentato di ritrovarli; cercate di capirmi!Non mi resta molto ormai....”
    Carlotta alzò il bel viso, pallido e segnato dal dolore
    “Iniziamo pure da qui, console!”

    Nella canonica di Quatre-Bras ,il parroco guardava Carlotta con un sorriso buono.
    Anche se non capiva molto di ciò che la contessa cercava di spiegargli, l’uomo sembrava comprendere il suo dolore..
    Il console tradusse per il buon vecchio la richiesta di Carlotta.
    Si, certo; avevano seppellito molti soldati, troppi soldati, nelle fosse comuni ..e prima di gettarli in quelle orride buche lui stesso aveva cercato i documenti nelle loro tasche, qualche effetto personale, qualcosa che potesse essere utile per il loro riconoscimento...no, non aveva trovato documenti italiani....erano tutti francesi i morti di Quatre-Bras..ne era sicuro!
    Le avrebbe fatto comunque vedere cosa aveva conservato; aperta una cassa che giaceva in un angolo, tirò fuori tanti piccoli oggetti...Carlotta soffocò un singhiozzo: fazzoletti ricamati, oh quante iniziali ricamate da mani gentili...lettere, biglietti,la miniatura di una sposa che non avrebbe mai più rivisto il suo uomo....
    “Signora, che avete?Vi sentite male?”
    “No..nulla!.Vi ringrazio..ma qui non c’è niente che possa servire alla mia ricerca.Grazie monsieur e che il Signore vi benedica, per quello che avete fatto..”
    E silenziose lacrime rigarono le guance pallide di Carlotta.

    A sud-ovest dell'incrocio i campi e la strada per Bruxelles lasciavano ancora intuire quale grande evento si fosse verificato qualche settimana prima; fucili, giberne, scheletri di cavalli, obici inesplosi, segnavano il terreno sul quale uomini e animali avevano terminato la loro breve esistenza.
    Sul lato sinistro di un boschetto si potevano scorgere i resti del castello di Hougomont dove , tra le fiamme, avevano trovato una morte atroce numerosi combattenti; più in là i neri profili della collina della Belle-Alliance, da cui era scesa la carica di cavalleria del generale Ney..
    Carlotta fece abbassare il mantice della carrozza e contemplò lo scenario del campo di battaglia: solo poche settimane prima i suoi cari avevano visto quelle stesse immagini.. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare il lampo delle esplosioni, i nitriti dei cavalli squartati dai colpi di cannone, le urla, le nubi di mitraglia.....le sembrava quasi di sentir scendere quella marea di uomini dalla collina, il battere alternato degli zoccoli, il tintinnio delle spade.....e le grida “Vive l’empereure”....ed ora questa pace...era incredibile.
    “Quando la cavalleria è scesa dalla collina si è trovata improvvisamente la strada sbarrata da un largo fossato e molti vi sono precipitati dentro alla rinfusa, cavalli e cavalieri,schiacciandosi gli uni sugli altri; contemporaneamente la batteria inglese ha iniziato a sparare: la prima fila alla baionetta , la seconda sparava nel mucchio. una carneficina...quasi tutti morti”
    Il console guardò Carlotta
    “Se erano con Ney...sono qui, in questo fossato..tra questi morti madame!”

    “Vorrei parlare con qualcuno che ha seppellito questi poveri morti, console!”
    “Possiamo dirigerci verso Haie Sainte, madame. So che molti contadini della zona hanno anche caricato i feriti sui loro carretti e li hanno portati lì.: c’è una chiesa dove sono stati ricoverati molti francesi e dove hanno ricevuto i primi soccorsi.”
    “Proviamo, console, vi prego!Sento che in quel luogo qualcuno mi aiuterà”
    “Ma è’ una ricerca impossibile madame, torniamo indietro, volete?.”
    “Io tornerò solo quando saprò, console, solo quando ne sarò sicura..”


    “Certo..ne sono arrivati moltissimi; i più sono morti quasi subito, per le ferite e poi per la cancrena.
    Alcuni erano feriti ma meno gravemente ; li abbiamo portati a Braine-L'alleud, dal canonico, quelli che si potevano trasportare, che potevano reggersi sulle loro gambe, invece direttamente a Bruxelles”
    “Vi prego signore. stiamo cercando due gentiluomini italiani, uno biondo, alto, con gli occhi verdi....l’altro alto ma con gli occhi e i capelli scuri ...ufficiali, ufficiali dell’esercito francese!”
    Il sacerdote guardò la donna in lacrime
    “Italiani eh?Beh, sì c’era un italiano tra i feriti; l’avevano portato dei contadini. Era certo un ufficiale, madame ...”
    “Ebbene,dite!”
    “Non so..aveva una ferita alla testa e le bende gli coprivano la faccia....rantolava quando è arrivato qui. E’ rimasto tra la vita e la morte per parecchi giorni ..”
    “E poi?”
    “Volete vederlo?E’ancora qui....non avevo animo di mandarlo via...dove sarebbe andato, così?”
    “Perché, monsieur?”
    “E’ cieco, signora, è diventato cieco......non parla, e non vuole nessuno, se non me....”
    “Fatemelo vedere, vi prego....”

    Il sacerdote aprì una porta che immetteva su una ripida scala
    “E’ lassù, nella cella campanaria; volete che vi accompagni?”
    “No; lasciatemi andare da sola”
    Il console cercò di trattenerla
    “Carlotta, può non essere lui e sarà per voi solo una crudele disillusione”
    “Lasciatemi andare, console, lasciatemi.....devo vedere quell’uomo, sento che devo vederlo!”
    La donna si arrampicò lungo la ripida scaletta, arrivò ad una stretta porticina e l’aprì...
    Un uomo le voltava le spalle, appoggiato al davanzale della finestra, il capo fasciato; Carlotta entrò lentamente e richiuse la porta dietro di sé.


    RIVOMBROSA –biblioteca
    Isabella si era languidamente appoggiata alla balaustra della terrazza,che dava sui giardini di palazzo Ristori; era quella stessa terrazza da cui Fabrizio aveva dichiarato il suo amore ad Elisa....Giù, nel giardino, alcune dame e cavalieri stavano giocando a bocce; Federico e Agnese avevano, come in altre occasioni, invitato alcuni nobili della zona con le loro famiglie e il loro chiacchiericcio e le risate rompevano la quiete di quel pomeriggio particolarmente afoso di inizio agosto... Isabella avrebbe preferito però di gran lunga rimanere seduta su uno dei comodi divani della biblioteca di famiglia,nella fresca penombra ,e immergersi nella lettura di uno dei tanti libri che occhieggiavano dagli austeri scaffali. La giovane aveva iniziato la lettura di un libro di Racine e l’aveva trovato particolarmente interessante :era quello stesso libro che tanti anni prima Elisa aveva utilizzato nelle sue letture con la contessa Agnese, madre di Fabrizio.
    Isabella ne aveva scorso le pagine, quasi con reverenza, sfiorando con il dito le frasi scritte dal grande scrittore francese....Amava Racine, le era sempre piaciuto...era così bello..e poi raccontava di un grande amore! La giovane sospirò: prima o poi da tutti quei ricevimenti, feste ,balli si sarebbe concretizzata una domanda di nozze; Isabella paventava quel momento, ne era angosciata, eppure più il tempo passava più si rendeva conto che non avrebbe potuto opporre molto alle giuste istanze dei genitori; del resto l’idea di chiudersi per sempre in un convento si era presto scontrata con il suo spirito fondamentalmente agnostico.
    Quello che però la preoccupava di più in quei giorni era qualcosa di non facilmente classificabile: un languore, un mancamento continuo, a volte delle improvvise vampate di calore, quasi sempre attribuite al tempo, allo stato di depressione che del resto sembrava non abbandonarla o a uno stato generale di spossatezza.
    Agnese aveva notato che la figlia era strana, inappetente, svogliata, ma aveva attribuito anche lei questa situazione al dolore provato.
    Un pensiero nascosto, più volte negato, aveva iniziato a sorgere nell’animo di Isabella ma la giovane lo respingeva, negandogli qualsiasi possibilità; guardandosi al mattino nello specchio spesso Isabella si sorprendeva a controllare il profilo, la curva dei suoi fianchi, la rotondità dell’addome.....ma poi rassicurata rideva delle sue paure , salvo ripensarci quando il languore più si accentuava....Non poteva essere, non così, in questo modo..e ripensava a quel pomeriggio quando, fremente tra le braccia di Paolo, sotto i suoi baci e le sue carezze,infine si era data a lui con tutto il suo amore. Non poteva essere così crudele la vita!Un singhiozzo represso le alterò i bei lineamenti....se fosse stato vero, oh Signore benedetto..cosa avrebbe fatto?E a chi dirlo?Lo scandalo sarebbe stato enorme....
    Il ventaglio che stava stringendo nella mano improvvisamente scivolò e con un rapido volo cadde nel giardino, vicino alle aiuole di rose..
    “Piovono ventagli!- il gentiluomo alzò la testa e notò Isabella, confusa e arrossita.
    Gustavo di Nomaglio rise“Signora, volevate forse la mia morte?”
    Isabella si ritrasse, seccata
    Un lampo passò nello sguardo di Gustavo“No, vi prego,.aspettate !Non volevo mancarvi di rispetto:adesso vi riporto il ventaglio....”E così dicendo salì velocemente i gradini, raggiungendo la terrazza
    “Lo sapete che sono solo un goffo gentiluomo..ma vi prego di accettare le mie scuse..ultimamente mi sembra di porgervi solo quelle!”
    Isabella disarmata rise
    “Signore, i nostri incontri sono sempre un po’ particolari!”
    “Che volete!Deve essere il destino. a farci incontrare in questo modo!”
    La giovane arrossì leggermente
    “Oggi niente stelle, conte?Solo dame?”
    “La stella più bella si è allontanata..e le altre non brillano di luce propria come lei..”
    “Mi siete diventato poeta..”
    “E’ la vostra vicinanza contessa...sono i vostri occhi..no, vi prego..non fuggite!- Gustavo prese la piccola mano e se la portò velocemente alle labbra- Nella mia costellazione non può mancare l’astro più bello...e che mi ha rapito il cuore!”
    Isabella arrossì. e si sentì improvvisamente impacciata come non lo era mai stata in vita sua....il suo sguardo incontrò quello ridente di Gustavo....e anche se con la morte nel cuore si sforzò di sorridergli .....disprezzandosi terribilmente!
    RIVOMBROSA –stanza di Isabella
    “Oggi sarà una magnifica giornata!”
    Agnese aprì ridendo i battenti della finestra
    “C’è un sole splendido, Isabella!Su, svegliati..dobbiamo sbrigarci!Ti sei dimenticata che oggi andiamo al ricevimento dei conti di Collobiano? La contessa voleva organizzare un rinfresco in giardino e direi che il tempo l’ha aiutata...allora, ti sbrighi?Basta poltrire..su!”
    Isabella lentamente si alzò dal letto e guardò la madre: cominciava ad essere stanca di tutti quegli impegni .
    “Dobbiamo proprio andare, madre?”
    “Ma Isabella....non sarebbe gentile declinare l’invito della contessa..lo sai che è sempre tanto gentile nei nostri confronti e il conte è un vecchio amico di tuo padre....perchè non vuoi andare?Non ti senti bene?Ultimamente sei strana, Isabella..”
    Isabella arrossì impercettibilmente
    “No, sto bene..è solo che vorrei qualche volta restare con voi in questa vecchia e cara casa...mi è mancata quando eravamo a Vienna. Desideravo viverci tutta la mia esistenza.. “
    “E lo farai, Isabella. Questa casa è tua e lo sarà dei tuoi figli...no!Non mi interrompere...sei giovane, figlia mia e avrai dei figli con un uomo che ti amerà e ti rispetterà..sarai felice anche tu in questa casa, come lo sono stata io e come lo sono state tutte le donne di casa Ristori”
    Isabella sospirò..lei non sarebbe mai più stata felice, né in quella casa nè in altre; ma si lasciò vestire ed acconciare dalla cameriera.
    PALAZZO COLLOBIANO
    Nel giardino del Palazzo dei Collobiano le aiuole di rose colpivano l’occhio con le loro stupende macchie di colore . La contessa aveva deciso che il rinfresco si sarebbe tenuto sul prato ed aveva fatto stendere grandi coperte perché le dame potessero sedersi comodamente:sotto i bellissimi alberi di Roverella, e il loro fitto fogliame, vi era una frescura davvero ristoratrice.!. Alcuni bambini , sfuggiti alle cure dei loro genitori,si rincorrevano felici inseguendo le farfalle...
    Isabella ,appoggiata al tronco di un albero, lasciava errare il suo sguardo ...che pace e tranquillità in quel luogo! Perchè non riusciva a lasciarsene conquistare?Il suo era proprio un dolore senza fine, dunque?
    Sospirò....
    “Sempre triste, contessa?”
    Gustavo si era lentamente avvicinato
    “Anche in una giornata così bella?”
    “Per me non vi sono più belle giornate , conte”
    “Mia cara signora...permettete di contraddirvi: questa è una bellissima giornata e sono convinto che alla fine sarete del mio parere....oh, ecco..è un timido sorriso ma c’è!Sapete che siete bellissima, quando sorridete?Ma chissà quanti ve l’hanno già detto!Vi prego, non distogliete lo sguardo!Vorrei farvi una confessione..da quando vi conosco le delizie delle scienze hanno su di me assai poco peso..Adesso non ridete però;come potrei farvi una dichiarazione se ridete in quel modo!Diamine..voi riuscite a mettere in crisi un povero gentiluomo campagnolo come me!”
    Gustavo prese le mani di Isabella
    “Non sto scherzando, Isabella. Dalla prima volta che vi ho visto ho capito che potevo amarvi; siete splendida Isabella e cara al mio cuore..vi prego!Non girate il capo...Posso sperare di aver fatto breccia nel vostro cuore? Lasciatemi almeno sperare, volete?”
    Isabella guardò Gustavo: non poteva continuare ad illudere quell’uomo..per quanto le costasse forse era meglio una confessione..e si decise a parlare.

    “Io ho già amato Gustavo, un uomo che è morto sul campo di battaglia e lo amo tutt’ora..capite?Non potrei mai amarvi come ho amato lui”
    Gustavo raccolse una margherita e prese a sfogliarla, lo sguardo perso nel nulla...poi un sorriso buono gli illuminò il volto
    “Vedete Isabella non siete l’unica ad aver amato.. pensate che io sia sempre stato così?Perso nelle mie scartoffie scientifiche?.....E’ stato l’unico modo per dimenticare..lei era bella..un angelo ed eravamo promessi ,dall’infanzia..l’amavo, Isabella e mi è stata rapita dalla malattia. l’ho vista spegnersi così senza poter fare nulla.. immaginate il mio strazio.. vederla spegnersi a poco a poco.. mi sembrava di impazzire...lei era tutto per me!”
    Isabella trasalì e si sorprese a guardare con affetto quell’uomo che a sua volta le stava confidando una parte della sua esistenza
    “Vedete quindi, Isabella, non siete stata l’unica a soffrire per amore!Le nostre esistenze sono state piegate dal destino , un destino amaro..Vi chiedo Isabella di unire le nostre vite..diamoci una seconda possibilità Isabella!Ve ne prego..la vita non è finita per noi!”

    PALAZZO BELGIOIOSO

    Carissima Isabella
    La mia ricerca è terminata..ma ahimè l’unica cosa che ho riportato con me dal campo di battaglia ,oltre ad infinite lacrime, è solo la spada di Guglielmo..l’ho trovata là, in quei luoghi terribili che hanno segnato per sempre l’animo mio....Ho pianto Isabella davanti a quelle fosse piene di cadaveri di giovani che avevano creduto ad un ideale.....tra le brume di quelle terre ho capito Isabella che non li rivedremo più .e .l’animo mio è esacerbato da una pena infinita; quanto dolore Isabella!. Quanto dolore e quanta umanità dolente ho incontrato tra quei campi arati dalla guerra!
    Ricorda sempre Paolo e il suo amore!Così come io ricorderò sempre lo sposo amato e rapito a me troppo presto. Che egli resti sempre nel tuo cuore....e così vivrà in te per sempre!
    Carlotta


    Carlotta sparse il talco sullo scritto e chiuse lentamente la lettera.
    Il vestito nero da lutto sembrava renderla ancora più fragile e bella. Alzò lo sguardo, reso lucente dalle lacrime.
    “Ne sei sicuro, Paolo?E’ quello che vuoi veramente ?Lei ti ama..”

    Il gentiluomo al quale si era rivolta, era in piedi, una mano appoggiata allo schienale della poltrona.

    “Non voglio che mi veda così..non voglio che mi ami per pietà....non voglio che si leghi a me in questo modo! Oramai, cosa potrei offrirle..uno storpio, un cieco...preferisco saperla libera..Oh, Carlotta! Come l’amo....lei è tutto per me!Mi sembra di strapparmi a brani il cuore..ma è l’unica cosa da fare...lei non merita tutto questo!”

    PALAZZO RISTORI

    Federico l’aspettava in biblioteca
    “Isabella, volevo parlarti”
    “Ditemi, padre”
    “Penso immaginerai cosa devo dirti......Comunque..questo pomeriggio è venuto a palazzo il conte di Nomaglio e ha chiesto la tua mano, per suo figlio.”
    Isabella chiuse gli occhi
    “E’ un bravo giovane, sai?”- Federico sembrava ora quasi impacciato- “gentile, garbato..uno studioso!Oculato nel gestire la sua proprietà; il conte suo padre non può certo lamentarsi di un figlio cosi!Direi che è quasi più giudizioso il figlio del padre..sarei felice Isabella se accettassi la sua proposta”
    “Padre..”
    “Ebbene?”
    “Devo decidere ora?”
    Federico guardò la figlia..come era bella!Eppure, sembrava così triste..le sollevò il mento con la mano
    “Isabella.io voglio che tu sia felice...se non vuoi gli dirò di no; non voglio costringerti, figlia mia!”
    “Ma non ho molta scelta, vero?”
    “Perché dici così?”
    Isabella alzò lo sguardo verso il padre......e un triste sorriso le illuminò il volto.
    “Dite al conte di Nomaglio che sarò ben felice di sposarlo, padre mio!”
    PALAZZO RISTORI-giardino
    Gustavo trasse dalla tasca un piccolo involto e piano piano lo aprì: due sottili cerchietti d’argento brillarono nella luce morente del giorno. Ad Isabella parve di ritornare indietro ad un pomeriggio di sole, ormai tanto lontano..
    “Isabella, questo è il simbolo dell'amore eterno e duraturo; vedi questi piccoli cerchi?Rappresentano la vita che si rinnova, qualcosa che, ricominciando ogni giorno, si fortifica nel tempo. E’ un segno bene augurale,sai?Non è solo un patto che si stabilirà così tra due sposi. La vita ricomincia, Isabella; per te e per me. Lo so che hai amato,me lo hai detto...ma da domani tutto ritornerà come nuovo, vedrai,Isabella te lo giuro..perchè cercherò di renderti felice,così come tu hai reso felice me!”
    PALAZZO BELGIOIOSO
    Carissima Carlotta
    Ti scrivo queste poche righe per annunciarti le mie nozze con un nobile piemontese. Non lo amo, né credo che lo amerò mai, ma lo devo ai miei e forse in parte anche a me stessa..Il mio cuore ha amato solo una volta Carlotta ed è stato per Paolo!.
    Io sono stata sua , Carlotta e lo sarò per sempre!Eppure..non lo amo ma devo sposare quest’uomo!
    Ah, se sapessi come ogni notte io bagni di infinite lacrime il mio guanciale !Ma tant’è..Ho amato Paolo, disperatamente e totalmente..ma lui non c’è più. Mi ha lasciata sola!Oh, signore..come mi sento sola!.
    Ti invio anche l’anello che Paolo mi diede come pegno d’amore un pomeriggio ormai troppo lontano; so che è un anello per voi prezioso e mi sembra giusto che ritorni nella vostra famiglia...Quante volte l’ho preso tra le mani ed ho pianto amaramente, guardandolo e sognando quello che non è stato e non potrà più essere.
    Addio Carlotta. Prega per me!

    Carlotta lasciò cadere la lettera ed aprì la scatolina che conteneva l’anello: il bagliore vivace del solitario risplendette nella penombra della stanza.. Con calma lo tolse dalla scatola, si alzò e lentamente lo mise nella mano del gentiluomo che sedeva nella poltrona davanti a lei.
    Il bel volto dell’uomo era attraversato da una sciabolata ..ma quello che colpiva di più in lui era la terribile fissità del suo sguardo.....le ciglia e le sopracciglia bruciate..
    “Fratello mio!”
    “Oh- le lacrime iniziarono a scendere sul volto di Paolo- Povero amore mio!Povero amore della mia vita!”


    CHIESA DI SANTA MARTA- Rivombrosa
    Nella frescura della navata centrale i nobili invitati si accalcavano per vedere la sposa avanzare al braccio del padre verso l’altare; petali di rosa e confetti erano stati sparsi sulla passatoia rossa che era stata distesa al centro della navata. Isabella , pallidissima sotto il velo di pizzo che era stato di Elisa,accanto al padre, sembrava scivolare tra le due ali di folla; le note dell’armonium accompagnavano i loro passi.
    “Come è bella la sposa..”
    “Ma come è pallida...forse non sta bene..”
    “E’certo l’emozione..... sono belli e giovani tutti e due!”
    “Avete notato l’abito?Arriva direttamente da Parigi!”
    In fondo, là, vicino all’altare, con in mano un mazzolino di viole, Gustavo l’aspettava, con un sorriso timido sul volto.. il cuore di Isabella cominciò a battere velocemente, mentre tutto sembrava girarle attorno; si aggrappò al braccio di Federico e chiuse gli occhi...era solo un sogno..anzi era solo un terribile incubo...non poteva essere vero...eppure si stava per sposare, con un uomo che non amava e che non avrebbe mai amato!
    Federico, sorridendo si staccò da lei..gli ultimi passi e sarebbe stata accanto a Gustavo.....il cuore le batteva talmente forte da sembrarle che tutti potessero sentirlo...Il giovane le prese la mano..come era fredda!Gustavo la guardò stupito .e cercò con una rapida stretta di rincuorarla.
    Ma Isabella non vedeva più niente né nessuno...si sentiva solo morire. Il sacerdote iniziò la celebrazione e le sue parole sembravano scivolarle nella mente, come rivoli d’acqua,senza lasciare alcuna traccia...: aveva la sensazione d’ essere come un uccellino dentro una gabbia dorata, disperato; si sentiva poi soffocare,come se una mano le stesse stringendo la gola in una morsa quasi mortale.....Il sacerdote terminò il suo discorso e si volse verso di lei e Isabella si rese improvvisamente conto che il celebrante e lo stesso Gustavo stavano aspettando che dicesse qualcosa..oh signore..il sorriso buono di Gustavo!Come aveva potuto solo pensare di ingannarlo? ..no..no....non poteva....lo guardò:l’avrebbe odiata, comunque..e si sentì così disprezzabile e indegna di lui...non poteva fargli questo...non a lui!
    “Non posso..non posso..perdonami. perdonatemi tutti...ma non posso!”
    Indietreggiò tra lo stupore dei presenti, si girò e fuggì via di corsa...

    RIVOMBROSA- stanza di Isabella
    Isabella ansante si strappò il velo e una nuvola di forcine si sparse sulla toilette. Disperata e singhiozzante si lasciò andare sulla sedia..cosa aveva mai fatto!E rivide lo sguardo ferito di Gustavo e quello stupefatto del padre .no, non l’avrebbero mai perdonata!Che scandalo..la figlia del conte di Agliano abbandona sull’altare lo sposo....così, senza una ragione apparente!. Ma non aveva potuto...non era stato per l’amore perduto..no..anche se con lo strazio nel cuore Isabella si rendeva conto che non era stato il richiamo dell’amore provato per Paolo ad impedirle la scelta: improvvisamente si era resa conto che mai avrebbe potuto imbrogliare quell’uomo così gentile e buono che non meritava una simile sorte.....mentire, negare una realtà che sarebbe stata ai più presto evidente..come avrebbe potuto fargli questo!Piuttosto morire...e lasciare questa esistenza così atroce...Pianse disperatamente., la testa reclinata tra le braccia..
    “Voglio morire..oh Paolo..vienimi a prendere..portami via con te; io non voglio più vivere così!”
    La luce del giorno si era fatta sempre più fioca ed Isabella stanca per il lungo pianto si era infine addormentata ; ma ora nel dormiveglia le sembrava di sentire dei suoni, delle grida....
    “Apri, Isabella!Apri questa porta, ti prego, figlia mia”
    Agnese tempestava di pugni disperatamente la porta della camera di Isabella
    “Ti prego, Isabella, fammi entrare.., ti prego!”
    Isabella lentamente aprì la porta...Le due donne si guardarono per un attimo in silenzio.
    “Perché Isabella?Spiegami, perché figlia mia?”
    “Non potevo madre, non potevo fargli torto..è stato più forte di me..”
    “Ma perché?”
    “Perché non lo amo madre e non l’amerò mai ..io..non potrei amarlo, neanche volessi!”
    “E’ per questo dunque..è solo per questo?ma l’amore sarebbe venuto Isabella, dopo la stima e l’affetto..vi sarebbe stato amore..”
    Isabella si volse verso la finestra: ormai la stanza era quasi completamente all’oscuro
    “No. Non è solo per questo madre..anche se è già tanto, per me....c’è dell’altro....”
    “Non capisco..che cosa, Isabella ti ha trattenuto dallo sposarlo?”
    “Oh, madre..” Isabella scoppiò in pianto e cadde in ginocchio, stringendo a sé Agnese..
    “Io non potevo mentire..l’avrei illuso e poi...”
    “Dimmi, cosa ti angoscia?”
    “Aspetto un figlio, mamma..io aspetto un figlio!”


    RIVOMBROSA .biblioteca

    “Uno scandalo..un terribile scandalo!”
    Federico come una furia andava su e giù per la stanza: Agnese seduta sul divano piangeva silenziosamente.
    “Cosa dirà la gente?Andarsene così!Poteva dirlo prima che non lo voleva!Nessuno l’ha obbligata..e ora, con che faccia mi presenterò agli amici?Terribile..non ho mai provato una simile vergogna!”
    “Federico..”
    “Ebbene?Non vorrete difendere quella scriteriata di vostra figlia?”
    “No, non voglio dire questo..ma Federico..”
    “Ebbene?”
    “Ascoltate..credo che dopo quello che vi racconterò capirete meglio tutto quanto.. e che Dio abbia pietà di noi!”

    RIVOMBROSA –stanza di Isabella

    “Ho parlato con tuo padre, Isabella e gli ho spiegato le gravi ragioni per cui hai rifiutato di sposare Gustavo..non ti nascondo che tuo padre è allibito per il tuo comportamento...comunque abbiamo deciso che lascerai Rivombrosa, fino a che lo scandalo non si sarà un po’ acquietato....andrai nelle nostre terre vicino ad Asti..tuo padre ha là una proprietà..è solitaria, lontana da tutto e da tutti..lì sarai al sicuro Isabella..e quando tutto sarà finito..se vorrai potrai tornare..ma solo allora figlia mia..E dovrai prendere una decisione..in merito..oh, Isabella...ti voglio bene!”
    E Agnese abbracciò la figlia mescolando le sue lacrime con quelle di Isabella
    “Io non ti condanno figlia mia..il tuo unico torto è di aver amato...ed io non mi sento di accusarti!Anima mia...ma devi andare....”
    Isabella si asciugò le lacrime ..
    “Madre, solo io ho colpa e pagherò, sì pagherò....ma vi prego vogliatemi sempre bene!Non voglio perdere il vostro amore, né quello di mio padre”
    “E’ irato Isabella..ma gli passerà..e capirà, vedrai capirà e ti perdonerà Isabella!”


    RIVOMBROSA- giardino

    Isabella passeggiava lentamente nel giardino, tra le siepi di bosso; i servitori che passando la sfioravano la guardavano di sottecchi.........lasciare lo sposo sull’altare...doveva essere un abitudine di famiglia!C’era ancora chi ricordava Angelo ed Elisa e quella terribile cerimonia nuziale!
    Le porte della citroniera erano aperte: le piante erano state portate fuori all’aperto ma l’intreccio dell’edera e dei carpini foderava ancora il soffitto e le pareti del lungo locale.
    Isabella entrò nella stanza e alzò lo sguardo verso l’intreccio dei rami..che posto curioso e fantastico....e capì perché la madre l’avesse sempre amato..era un luogo particolare, fiabesco..ma tutta Rivombrosa era una fiaba, una bellissima e incredibile fiaba!Ed ora doveva lasciarla..forse per sempre!Isabella non sapeva bene cosa le avrebbe riservato il futuro; lo vedeva molto nebuloso e in parte spaventoso..cosa ne sarebbe stato di lei?Sua madre era stata molto chiara.. prendere una decisione..ma come avrebbe potuto lasciare il figlio di Paolo a mani mercenarie..abbandonarlo, così? Le sarebbe sembrato di perdere un’altra volta l’amato bene..no..non avrebbe mai potuto..allora, meglio l’esilio..per sempre!Soffocò un singhiozzo, accarezzando lo stipite della porta....in quei luoghi sarebbe potuta essere così felice..perchè, buon Dio, perché..tutto questo dolore..
    Un rumore alle sue spalle la riscosse dai suoi pensieri e si volse.....

    “Gustavo..voi qui!”
    “Ebbene, madame...ci si rincontra dunque”
    Isabella impallidì; poi alzò il mento altera.
    “Non ho niente da dirvi..lasciatemi andare!”
    “Eh, no..signora!Adesso dovrete spiegarvi...o valgo così poco per voi?No, mia cara, mi dovete almeno una spiegazione,per il vostro comportamento assurdo!”
    “E’ meglio così credetemi.....non vi merito”
    “Oh, in questo siamo perfettamente d’accordo.....mi avete lasciato là come un cane..senza una spiegazione, una parola..”
    “Vi dico che è meglio così Gustavo...vi ho risparmiato solo dolore..disprezzatemi se volete..ma io l’ho fatto anche per voi. Per il vostro onore...”
    “Per me!Per me..signora! Voi non sapete cosa state dicendo..voi non sapete neanche cosa sia l’onore....ebbene, io non ho più onore..con che faccia ora andrò in giro..come quello che è stato lasciato sull’altare.da una sposa..che ha dimenticato il suo dovere..signora!E per cosa poi..per un uomo che non vi vuole più Isabella..per un uomo che è tornato ma non vi vuole più ormai..”
    “Voi siete ubriaco!”
    “Mai stato così sobrio, madame...è tornato ..lo capite?E’ tornato ..ma non vi vuole più..e voi per questo uomo avete buttato al vento tutto..”
    “Vi sbagliate..non è vero..lui è morto..morto a Waterloo!”
    “E’ tornato vi dico.., madame!Siete ammutolita?Non mi credete?Perchè non scrivete ai vostri amici di Milano?Lo sanno tutti che il figlio del conte di Belgioioso è tornato miracolosamente da Waterloo.....perchè non mi credete?”
    “Non è vero...perchè dite questo?Perchè volete farmi soffrire?”
    Isabella sconvolta afferrò i risvolti della giacca di Gustavo
    “Non è vero!Ditemi che state mentendo!Ditemelo...”
    Gustavo le prese le mani....
    “No, Isabella, non sto mentendo; lui è tornato......ma è cieco, Isabella, cieco!”

    RIVOMBROSA –stanza di Isabella

    Non poteva essere vero..era un incubo, solo un terribile incubo...Isabella chiuse dietro di sé la porta, stravolta. Gustavo aveva mentito..ma perché avrebbe dovuto?La rabbia, il livore nei suoi confronti..e se avesse detto il vero?Ad Isabella sembrava stesse per scoppiare il cuore.....Si lasciò andare sfinita sul letto e chiuse gli occhi..ecco adesso si sarebbe addormentata e al suo risveglio avrebbe ritrovato la serenità....riaprì gli occhi ...non poteva essere vero.. era tornato..ma non era possibile! E se fosse vero?E perché non cercarla, poi ..era assurdo..lei l’amava!Si alzò dal letto e torcendosi le mani si avvicinò al tavolino della toilette..ed improvvisamente lo vide....il suo guanto!Il suo lungo guanto bianco..il guanto che aveva perso quel giorno della sommossa..era lì!
    Davanti a lei....e sopra ,appoggiato, un fiore rosso..
    “Il capanno..il capanno di caccia....non è possibile..”
    Spalancò la porta, gridando
    “Il mio cavallo..subito!”


    Isabella fermò il cavallo schiumante davanti al vecchio capanno.....era una follia!E lei stessa doveva essere improvvisamente impazzita..Deglutì nervosamente e si appoggiò alla vecchia porta che scricchiolando si aprì....


    Nella penombra della stanza un uomo, appoggiato al vecchio camino,si volse sentendola entrare .....non era possibile! Incespicando, tremante, Isabella si avvicinò, trattenendo il fiato..
    “Sei tu..sei tu..vivo..oh..mi sembra di morire!Non è possibile”
    “Isabella..unico amore della vita mia!”
    E Isabella si lanciò tra le sue braccia
    “Perché, Paolo..perchè non sei venuto da me, subito..io ti ho aspettato..oh quanto ti ho aspettato!”
    “Non volevo che tu avessi solo pietà di me ,Isabella ..di un povero cieco..che non può più darti niente..”
    “Ma non è vero!Come hai potuto pensare tutto ciò..Io ti amo Paolo e ti amerò sempre, così come sei..sempre..!”
    “Sai..ho capito che forse potevo sperare..quando ho saputo che non ti eri più sposata..e allora mi sono fatto coraggio..Guardami Isabella, non ti faccio ribrezzo, così?”
    “Amore della mia vita...cosa vuoi che mi importi?Io ho te..e questo mi basta...io ti amo Paolo..e aspetto un figlio tuo!”
    Paolo sorrise
    “Ora sono l’uomo più felice della terra Isabella!”
    E le loro labbra si unirono in un bacio appassionato

    EPILOGO
    Isabella e Paolo erano seduti sotto il gazebo del giardino; il piccolo Alessandro nella sua culla dormiva silenziosamente, nella pace del meriggio estivo
    ”Isabella..”
    “Dimmi caro..”
    “Potresti farmi portare un bicchiere d’acqua?Ho una gran sete”
    “Subito..e ne approfitto anche per chiamare la balia..non la vedo ed Alessandro tra un po’ dovrà ben mangiare..Torno subito!”
    Paolo chiuse gli occhi, mentre Isabella si allontanava verso la grande casa..Da qualche tempo gli sembrava di notare come un baluginare di luce nella fitta oscurità che lo circondava da quasi un anno..ma non voleva farsi molte illusioni e si era ben guardato dal dirlo ad Isabella. Sospirò...come avrebbe voluto rivederne il volto tanto amato e anche poter conoscere il piccolo Alessandro!Quanto aveva pregato..e sperato..da quelle orribili ore, sommerso dai corpi dei cadaveri, là nella piana brumosa..e poi al suo ritorno..vivo..sì era vivo..ma a che prezzo!Ma Paolo sperava ancora..e pregava disperatamente il buon Dio..la fede ...quella stessa fede che l’aveva salvato e restituito ai suoi, non l’aveva mai lasciato..così come la speranza che un giorno,forse..
    Improvvisamente il piccolo iniziò a piangere; Paolo si allarmò...e cercò piano di raggiungere la culla, spostandosi e tastando il terreno con il bastone..ma la culla era distante dal tavolino..e Paolo non si arrischiava a muoversi senza nessuno accanto.....Alessandro ora urlava, con tutta la voce dei suoi piccoli polmoni....Paolo agitatissimo si sporse , perse l’appiglio e cadde...
    Isabella, che stava salendo sulla scalinata ,sentì il pianto e si volse..vide il marito perdere l’equilibrio e cadere per terra..urlò e fece per slanciarsi in suo soccorso ma poi..fu un attimo...e con stupore vide Paolo che si rialzava e con passo, prima incerto e poi sempre più sicuro ora si avvicinava alla culla, afferrava Alessandro tra le coltri e infine lo sollevava , cullandolo tra le braccia..e ora.non poteva essere vero!..eppure...ecco che l’ alzava in aria, ridendo , verso il fogliame..quasi a mostrargli gli alti alberi che circondavano quel luogo...verso il sole ed i suoi raggi..e il pianto di Alessandro si era trasformato in un riso argentino..e anche Paolo rideva, si..oh..il suo riso..da quanto non lo sentiva, da quanto tempo..Isabella si portò una mano alla gola..non era possibile!Paolo alzò il bimbo di più verso la luce .....e poi si girò, verso di lei..no..no..non era possibile..eppure...
    “Isabella.....ci vedo!Ci vedo!”
    E con il bimbo in braccio le corse incontro, attraverso il prato, mentre il sole iniziava a tramontare dietro le colline piemontesi.

     
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