RIVOMBROSA Vent'anni dopo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Stordita
    Posts
    2,757

    Status
    Offline
    RIVOMBROSA Vent'anni dopo.

    Giugno 1797. Sono passati vent'anni e molte cose sono cambiate a Rivombrosa e in Europa. L'armata di Napoleone ha invaso l'Italia e il Piemonte con la sua promessa di libertà, uguaglianza e fraternità. Ma come spesso accade, l'occupazione militare porta anche povertà, insicurezza e oppressione. A Rivombrosa e nei villaggi circostanti, è nata una leggenda, un gruppo di fuorilegge mascherati si ribella al potere Francese. I nobili e i contadini bisbigliano il nome del loro capo nella paura. Nonostante l'estate ricopre Rivombrosa con le sue sfumature dorate, l'umore non potrebbe essere più nero. E in questo chiaroscuro prende avvio la nostra storia...
    Una carrozza viaggia lungo la strada che porta dalle montagne francesi a Rivombrosa. Sulla carrozza viaggia una bellissima giovane ragazza che guarda con meraviglia ai luoghi dove è cresciuta. Lei è Agnese Ristori, l'unica figlia di Elisa e Fabrizio. Ora è una stupenda ragazza di 23 anni con tutto il fascino e l'avvenenza di sua madre Elisa. Agnese non si cura del libro che tiene tra le mani e continua a osservare il paesaggio fuori dalla finestra della carrozza. Lei chiede al cocchiere quanto tempo durerà ancora il viaggio. In un paio d'ore essi saranno tornati a casa: Agnese è impaziente di riabbracciare i suoi vecchi amici e la sua famiglia a Rivombrosa, soprattutto Martino, il suo caro fratello, che sta per sposarsi tra pochi giorni.
    Mentre Agnese felice pensa al futuro, la carrozza scompare nell'oscurità e i fuorilegge infestano le foreste. Quando la nostra eroina troverà l'amore della sua vita? Lei ancora non sa che il momento giusto è proprio lì dietro l'angolo...
    PRIMA PUNTATA
    Lungo la strada che sfiorando Novalesa scende verso Susa, al termine di uno splendido pomeriggio di giugno dell’anno 1797, avanzava una carrozza, trainata dal trotto sostenuto di una bella coppia di bai; per quanto essa ad un primo sguardo sembrasse molto semplice e sobria , lo stemma comitale disegnato sugli sportelli ne rivelava l’appartenenza ad una delle più antiche famiglie nobiliari piemontesi.
    Appoggiata al finestrino una giovane donna contemplava sorridendo il paesaggio che si apriva ai suoi occhi: sotto l’ala del grazioso cappellino, da cui sfuggiva una ciocca di capelli biondi, due bellissimi occhi verdi guardavano con meraviglia le sfumature dorate dei boschi di castagni e di betulle della campagna piemontese.
    Essa indossava un abito sobrio ed elegante al tempo stesso, di un tenue rosa pastello, guarnito solo di nastri di due colori diversi, un modello tipicamente francese , ma squisito nella perfetta fattura.
    Un libro di poesie giaceva abbandonato sul suo grembo, tra le pieghe del grande scialle di seta che le era scivolato dalle spalle ..
    Sospirando la dama si ritrasse verso l’interno della carrozza , richiamando l’attenzione della compagna di viaggio, una bonaria e attempata dama di compagnia che le sedeva accanto “ Non trovate particolarmente tedioso restare ore ed ore in questa carrozza?…forse sarebbe stato meglio fermarci a quella stazione di posta al valico”
    “ Ma mia cara Agnese, sapete bene che non è il caso di fermarci troppo a lungo per queste strade! Il cocchiere mandato da vostro fratello è stato molto chiaro:il tragitto non è sicuro e dobbiamo arrivare prima di sera a casa”. “ Casa, casa mia………..Rivombrosa!”-la giovane donna si fece improvvisamente pensierosa- sapete , ho solo un vago ricordo della mia infanzia……..un periodo felice…mi sentivo amata…..si!.Mia madre era bellissima,ne ricordo soprattutto il riso argentino , quando giocava con me nel giardino. Di mio padre non ho invece grandi ricordi; morì quando avevo pochi mesi;eppure, ci credereste? a volte ho quasi la sensazione di averlo visto, chino sulla mia culla, se chiudo gli occhi mi sembra di ricordare un volto bruno e un paio di azzurri occhi sorridenti: è un sogno probabilmente…eppure….”
    “ Tra qualche ora potrete rivedere i vostri cari,.vostro fratello ….”
    “ Oh, sono proprio contenta di tornare a casa , Marie, di ritrovarlo e di rivedere Emilia, mia cugina!Sono ormai i miei unici parenti, sapete? Sono stata allevata dai miei zii, dalla sorella di mio padre e da suo marito, il dottor Ceppi ; purtroppo sono mancati pochi anni fa …. “

    Agnese Ristori sospirò ; “ Mi mancano..come del resto mi mancano tutti i miei amici….anche se mi sono trovata particolarmente bene in questi mesi passati a Briancon presso madame Deffage, che era del resto una buona amica di mia zia Anna, …ma non vedevo l’ora di rientrare e di rivederli tutti”
    “ Trovo che madame Deffage sia stata molto gentile ad ospitarci !Considerati i tempi,però non riesco a capire come possa ancora aver voglia di feste e di divertimenti!”
    “ Mia cara Marie , da quando sono nata non sento parlare d’altro che di complotti, rivoluzione , battaglie e guerre…….ben venga ogni tanto una distrazione a tutto ciò! E sono proprio contenta che il conte mio fratello abbia finalmente deciso la data del suo matrimonio! “
    Un violento scossone della carrozza interruppe la conversazione tra le due donne ; Marie venne sbalzata dal sedile ed iniziò ad urlare, mentre Agnese cercava disperatamente di aggrapparsi alle tirelle per non cadere come la compagna. Improvvisamente qualcuno aprì con violenza lo sportello della carrozza ..


    Un secco ed allarmante colpo di pistola riecheggiò nella radura e la carrozza,dopo un ultimo scossone, sembrò uscire dalla stretta strada in terra battuta ed inclinarsi di lato, verso il fosso che la costeggiava.
    Un gruppo di uomini male in arnese circondò con fare minaccioso la carrozza e l’uomo che aveva aperto lo sportello e che sembrava il capo della banda si affacciò al suo interno, tenendo contemporaneamente la pistola puntata verso il cocchiere che qualcuno aveva trascinato via dal proprio posto a cassetta
    ”Ma bene, vediamo un po’ cosa abbiamo qui…” Agnese, pallida ma altera, restò seduta in silenzio , tentando di ricomporsi con calma , mentre Marie continuava a gemere, incastrata tra i sedili.
    “ Bene, signore , il viaggio è momentaneamente interrotto:datemi i vostri gioielli e i soldi, svelte! E non vi accadrà niente”. L’uomo alto, bruno, minaccioso, portava una maschera che gli nascondeva completamente il volto e un tabarro nero che copriva gran parte degli abiti; si intravedevano solo gli alti stivali di cuoio nero adorni di fibbie d’oro. Agnese alzò fiera il mento: non si sarebbe certo piegata davanti alle minacce di un oscuro bandito di strada.
    “ Siete un ladro e una canaglia, non siete certo un gentiluomo ,signore! Come vi siete permesso di bloccare la mia carrozza? Io sono la contessa Ristori e voi non avete alcun diritto..”
    “ Mia cara signora, in questo vi sbagliate! Qui è il mio territorio e voi pagherete il pedaggio…iniziando dal vostro bel medaglione….” E l’uomo allungò la mano per afferrare il ciondolo di turchesi che pendeva dal collo di Agnese; la ragazza si portò istintivamente la mano inguantata al collo e le sue dita si chiusero saldamente attorno all’oggetto.
    “ Mai. Apparteneva a mia madre ed è tutto ciò che mi è rimasto di lei. Se lo volete temo che mi dovrete sparare, perché non vi sarebbe altro modo per separarmene.”
    Con sorpresa di Agnese, il bandito , dopo una breve esitazione, scoppiò in una ironica risata “ Il diavolo mi porti!Per essere giovane e fragile ne avete di coraggio, signora ! Bene, vi lascerò il medaglione…Vorrà dire che mi donerete però qualcos’altro “ e prima che Agnese se ne rendesse conto , l’uomo estrasse la spada e con un abile colpo le recise il ricciolo che sfuggiva dal cappellino. Poi si volse verso gli uomini, che avevano assistito perplessi al colloquio “ Via, prima che arrivino le guardie!”e montato abilmente su un cavallo nero ,che uno degli uomini tratteneva per le briglie, rivolse ancora un lungo sguardo impudente alla contessa “ Al prossimo incontro signora!” e spronò il cavallo.
    Tutto si era svolto così velocemente che Agnese aveva l’impressione di aver sognato…..eppure era tutto vero e lo dimostravano i gemiti di Marie che non si era ancora ripresa e l’espressione mortificata del cocchiere. Quello sfacciato, insolente brigante…come si era permesso..e senza volere si portò una mano al cappello, là dove mancava la ciocca! Aveva salvato il medaglione, ma quell’uomo aveva osato portarle via qualcosa di sé…eppure, anche se le sue gote bruciavano per la stizza, Agnese avvertiva in sé quasi un compiacimento …che la spaventava moltissimo” Che mi succede? E’ follia!” Si riprese velocemente e , dopo aver confortato la compagna, ordinò al cocchiere di riprendere la strada. Tra poche ore, a Rivombrosa , forse con calma avrebbe capito cosa aveva avuto il potere di sconvolgerla.

    SECONDA PUNTATA

    RIVOMBROSA -BIBLIOTECA DEL PALAZZO

    Gli ultimi raggi di sole filtravano attraverso le tende della biblioteca di palazzo Ristori e sembravano giocare sulle costole dei vecchi libri ,accendendo di luce e di riflessi le scritte dorate .
    Accanto al camino, preso nelle sue fantasticherie , il conte Martino Ristori, contemplava il grande ritratto dell’antenato che tante volte gli aveva fatto compagnia nelle lunghe ore di studio passate nella biblioteca di famiglia.
    Il fuoco era stato acceso da poco e la fiamma stentava ad aggredire il ciocco di legno che Titta aveva preparato. Del ragazzo che un tempo aveva servito al Gatto Nero non vi era più traccia, se non per un certo scintillio degli occhi che smentiva l’immagine di serietà e di compostezza sottolineata dagli abiti eleganti indossati dal conte.
    Martino Ristori si era rifugiato nell’unico posto tranquillo del castello; i preparativi del matrimonio fervevano e non c’era angolo in cui i servi non stessero pulendo, rassettando e disponendo per l’arrivo dei numerosi invitati. Agli ordini di Bianca e di Giannina una dozzina di nuovi domestici erano indaffarati non solo nella grande cucina, ma anche nel giardino, dove si sarebbe svolta la cerimonia e il banchetto di nozze.
    Il conte sorrise tra sé : tra breve Agnese sarebbe finalmente arrivata…e avrebbe portato una ventata di vita e di briosità nel vecchio maniero .
    Eppure, Martino non era completamente tranquillo; una strana ansia lo perseguitava da qualche giorno, complice forse un sogno, un incubo che l’aveva tormentato ultimamente. Più che un sogno era forse un ricordo; Martino sospirò ripensandoci……
    In quella mattinata del 10 agosto di cinque anni prima, insieme ai suoi compagni, Martino , che militava come soldato nell’esercito francese, aveva partecipato alla difesa delle Tuilleries; i popolani avevano aperto il fuoco contro i soldati , che erano stati sopraffatti in breve tempo....Martino ricordava ancora il rantolo del suo capitano, colpito da un colpo di moschetto, che si era attaccato alla manica della sua divisa e , nell’agonia , gli aveva ordinato di salvare il Re
    Martino si era slanciato lungo la scalinata, cercando di precedere la marmaglia che montava urlante e che,dopo aver divelto i cancelli, invadeva il palazzo……Correndo lungo i corridoi, tra i cortigiani che scappavano atterriti, gli era capitato di aprire una porta, per controllare che non vi fosse più nessuno, per invitare alla fuga….e l’aveva vista, lì ritta in mezzo alla stanza, con quegli occhi che ti guardavano fisso, come lui stesso da bambino aveva osservato, occhi di ghiaccio….La donna non doveva averlo riconosciuto…e in un attimo era sparita, svanita…sì. Doveva trattarsi di un sogno….solo un incubo poteva fargli immaginare Lucrezia Fanneker viva e tra i cortigiani del re di Francia!

    Un improvviso bussare alla porta della biblioteca distolse Martino dai suoi pensieri
    “ Avevo detto che non volevo essere disturbato.”
    “ Ci avrei giurato Martino; è da te sfuggire la confusione e il disordine…..ero certo di trovarti rinchiuso in mezzo a tutte queste scartoffie”
    Martino rise “ Solo tu potevi infischiartene dei miei ordini….va bene…- e rivolgendosi al cameriere che aveva cercato inutilmente di trattenere il nuovo arrivato-Orlando porta qualcosa da bere per me e il mio amico …”
    “E di quello buono!” rincarò l’altro lasciandosi cadere con poco garbo sul divano.
    Il giovane che aveva così interrotto i cupi pensieri di Martino era un lontano parente del marchese Sorbelloni; lui e Martino si erano frequentati e conosciuti nell’adolescenza e tra di loro si era creata una forte amicizia, anche se di carattere e di aspetto non vi era nulla di più dissimile tra loro; se Martino era fondamentalmente un taciturno, Alessandro di Serveto, così si chiamava il giovane nobile, era chiassoso, pronto al riso e allo scherzo. Ma era anche e soprattutto per Martino un amico fidato.
    “Allora, cosa mi racconti Martino? Non ci avrai ripensato , spero..”
    “ Sempre pronto a scherzare tu….no,no, non ti preoccupare dovrai farmi da testimone, anche se so che non ne sei molto contento…”
    “ Beh, allora si può sapere che hai? Quando sono entrato avevi un’aria da funerale…”
    Martino sospirò e si sedette di fronte all’amico.
    “ Non trovi che l’attuale situazione delle nostre terre sia già di per sé motivo di preoccupazione? Da quando il re è stato costretto a firmare l'armistizio , non siamo più padroni a casa nostra..i miei contadini sono molto spaventati , gruppi di soldati allo sbando percorrono le campagne, uccidendo, rubando ….maledetto Buonaparte”
    “ Veramente, io le maledizioni le invierei a quei fuoriusciti francesi che qualche anno fa hanno ben pensato di venire a rifugiarsi in Piemonte….come il Conte di Artois, sua moglie, i figli e i principi di Condè…Quasi quasi quel Napoleone mi sta simpatico…se non fosse francese e corso, oltretutto…”
    Martino mentre l’amico parlava si era avvicinato alla finestra , richiamato dal rumore di una carrozza…….Ma alle ultime parole di Alessandro si voltò adirato:
    “In questi giorni Carlo Emanuele IV sta ricevendo l’ultimo affronto: la cittadella di Torino è in mano ai francesi, si chiede anche la consegna dell’Arsenale e si minaccia il bombardamento della città ..ti pare poco?..Alessandro io sono un soldato e come tale fedele al Re, anche se i Savoia nei confronti della mia famiglia non hanno mai dimostrato molto interesse,.. non posso accettare queste tue parole! Sei un nobile e non ….”
    Il vibrante discorso di Martino fu interrotto dall’improvvisa entrata di Emilia.
    Il tempo era stato clemente con lei: la ragazzina,compagna di giochi e di studi di Martino, aveva lasciato il posto ad una splendida donna, dall’aspetto calmo e posato.
    “ Sempre pronti a discutere voi due…Martino! E’ arrivata Agnese…”


    TERZA PUNTATA
    “Madame Deffage è stata di una gentilezza infinita, sai Emilia?Mi ha persino accompagnata da una sarta alla moda di Briancon che ha realizzato dei bellissimi abiti per il matrimonio,….solo che non so proprio quale scegliere ..cosa ne dici di questo ?”
    Agnese , aiutata da Emilia, stava aprendo i bauli nella sua camera; Emilia, sorridendo, ascoltava il cicaleccio di Agnese e con calma rassettava gli abiti, sgualciti per la permanenza nei bauli ..
    Nastri, cappellini, grandi manicotti …un intero guardaroba , tutto di ottimo gusto e di grande raffinatezza…o quasi tutto!
    “ Agnese, che cos’è QUESTO?” Emilia aveva sollevato un impalpabile vestito…così trasparente da nascondere ben poco, se indossato.
    “ Oh, Emilia non mi diventerai ora una vecchia signora…..è l’ultima moda di Parigi; vi sono signore molto à la page che vestono così nei loro salotti e anche madame Josephine Bonaparte e madame Tallien..”
    Veramente Agnese ricordava l’ imbarazzo provato nel provare quell’abito così poco consistente, ma si era sentita talmente provinciale davanti alle considerazioni estasiate della sarta ..che si era fatta convincere all’acquisto.
    “ Già, credo di aver conosciuto la signora in questione ,quando però si faceva ancora chiamare Beauharnais…E non mi sembra che madame Carrabus debba essere presa ad esempio da una giovane virtuosa…”
    “Emilia sei sempre troppo seria….Guarda, staresti benissimo anche tu con questo abito ..A parte che sei già così bella!“
    Emilia sorrise; Agnese trovava sempre il modo per farsi perdonare….e per ottenere quello che voleva!
    “ Davvero sei bellissima e mi sono sempre chiesta come mai non ti sia ancora sposata; ricordo perfettamente quando ero bambina lo stuolo di corteggiatori che girava in giardino sospirando dietro di te!Il duca di Chiablese, per esempio, ti ronzava sempre intorno come un’ ape sui fiori e….”
    Emilia l’interruppe “ Se è per questo mi sembra che anche a te non manchino i corteggiatori….”
    Agnese ripensò al suo arrivo del giorno prima e a come fosse improvvisamente arrossito nel salutarla Alessandro di Serveto…peccato che fosse così.. “vecchio”?!
    Chissà anche perché poi ,raccontando l’avventura con i banditi e che tanto aveva preoccupato Martino, si fosse “dimenticata” di come si fosse conclusa....
    Un po’ imbarazzata, riprese, con fare leggero:“ Cara Emilia,veramente non mi sembra di aver ancora visto molti corteggiatori; e quei pochi sono tutti di una noia mortale!Non fanno che parlare di guerra, combattimenti e di politica.. No, no, non credo che vi libererete tanto presto di me e poi- concluse risoluta- mi sposerò solo con l’uomo che amo.”
    Emilia lasciò cadere lo scialle che stava sistemando sulla sedia e si volse verso la finestra…
    ” Curioso sai?.Sono le stesse parole che un giorno dissi a tua madre;le feci promettere che avrebbe dovuto sposare solo l’uomo che amava;.i miei genitori non si amavano, si odiavano e io….anch’io ho sempre pensato che…”
    Improvvisamente Emilia scoppiò in un pianto dirotto..
    Agnese attonita si avvicinò alla cugina e le appoggiò una mano sulla spalla, mentre un vago sospetto per la prima volta si faceva strada in lei..
    ”……e si sposa tra tre giorni…….”
    “ Perché non glielo hai mai detto? In tutti questi anni…”
    “Oh Agnese per lui sono stata solo e sempre una compagna di giochi e poi come e più di una sorella;non ha mai capito i miei veri sentimenti e io non ho avuto mai il coraggio di esternarli…E lei non lo ama, sai? E’ solo un matrimonio di convenienza;lei è giovane, bella, gli darà dei figli… ma non lo ama , non potrà mai amarlo come lo amo io….”
    Ed Emilia disperata si rifugiò tra le braccia di Agnese.


    Appartamento di PALAZZO LANGOSCO

    La donna che lo specchio dalla splendida cornice rococò rifletteva, era di una rara bellezza; i capelli di un rosso tizianesco e che incorniciavano un ovale perfetto appena rosato, erano raccolti graziosamente, alti sulla nuca e con alcuni riccioli ribelli rovesciati sulla fronte. Un'impalpabile "robe en chemise" in tulle color panna circondava le belle spalle, rivelando più che nascondendo il resto del corpo.
    Nei grandi occhi color smeraldo , dal taglio leggermente obliquo,che illuminavano il viso vi era però un qualcosa di rapace e di ambiguo…
    “ Oggi mi sembri particolarmente splendida, ma cherie…” L’uomo che aveva profferito il complimento si allungò indolente sul letto sfatto, sollevandosi su un gomito ; a quelle parole la donna , seduta davanti alla toilette, compiaciuta si volse e gli lanciò un breve sguardo complice ..
    “ Io sono sempre splendida Armande, lo sai!Piuttosto…sei riuscito ad ottenere l’invito per il matrimonio?”
    “ Mia cara merveilleuse….-con fare annoiato l’uomo si alzò dal letto- non hai un’ idea di come mi sia costato chiedere questo piccolo favore ai miei cari e nuovi amici;lo sai che non chiedo mai. Io pretendo….”
    “ E in questo siete di una terribile volgarità , Armande”
    “ Ma per il resto ho buon gusto, n’est pas? “ E la mano dell’uomo iniziò impercettibilmente ad accarezzare la dolce linea del collo…
    “ C’è chi , anche qui, non mi può negare niente, Angelique….Cosa poi, un piccolo favore, per due stranieri, annoiati, ricchi, che vogliono partecipare all’unico evento invitante che si svolgerà in questi luoghi….Comunque, ma cherie, se non ti conoscessi bene…e ti conosco, vero? Molto intimamente..direi che questa tua curiosa insistenza nel voler partecipare al ballo dei Ristori è strana .Perchè ci vuoi andare?”
    “ Mio caro amico, voi avete i vostri segreti, non è vero?E quindi lasciatemi i miei… Sappiate però che quando progetto una cosa, potete avere la certezza che la condurrò sempre a buon termine, qualunque essa sia…”
    Afferrandole la mano, Armande sfiorò le dita con le labbra, un lampo malizioso nello sguardo
    “ Sono lieto di sentirvelo dire.ma….sapete..non vorrei che i nostri segreti si intralciassero a vicenda; sarebbe disdicevole, non trovate?” E giocando con il primo fiocco della vestaglia, lo tirò leggermente, rivelando l’attaccatura dei seni…
    Angelique rise brevemente
    “ Non vi preoccupate, cittadino Armande, non capiterà….mai”


    Cripta dell’ABBAZIA DI LUCEDIO

    Nel buio della notte, solo una piccola falce di luna faceva da compagnia al cavaliere solitario che con furia risaliva l’argine del fiume, spingendo il cavallo verso il sentiero nascosto che fiancheggiava l’argine; il rumore degli zoccoli, risuonava cupamente nella calma della campagna , accompagnato dall’ansito del cavallo .
    Si era intanto levata una sottile brezza che faceva stormire le fronde degli alberi…
    Improvvisamente il sentiero si aprì in una radura ,ai margini della quale un’ombra minacciosa sembrava erigersi:erano le rovine dell’antica abbazia, scansate dai più per superstizione e per le leggende che quelle mura avevano sempre suscitato .
    Il cavaliere scese velocemente dal cavallo, lanciò le briglie ad un servo apparso dal nulla e afferrata una torcia si inoltrò tra i rovi che circondavano la costruzione, fino a raggiungere una stretta apertura : con decisione entrò e si trovò a percorrere una lunga scalinata che portava fino ad una grande stanza dall’ampia volta.
    Nella cripta illuminata da alcune torce, infisse sui cerchi di ferro che circondavano le grandi colonne, un gruppo di uomini mascherati accolse l’ultimo arrivato con un mormorio di sollievo.
    “ Bene, direi che siamo arrivati tutti…” L’uomo che aveva parlato avanzò verso il centro della stanza; la maschera di seta color rosso sangue che gli nascondeva il volto, sotto la luce delle torce sembrava emettere bagliori sinistri.
    “Amici , compagni,fratelli…Mi rivolgo a voi ,ai fedeli sudditi di sua maestà.
    Vi ho voluto convocare perché è ormai ora di prendere una decisione…E’ora di scacciare questi francesi arroganti che non fanno altro che devastare e, in nome della libertà, distruggono anche tutto quello che è sacro.
    Saccheggiano le chiese, depredano i palazzi, rubano mobili, cavalli , oggetti preziosi, stuprano, uccidono….fino a quando li lasceremo fare ? Nizza e la Savoia perse , annesse alla Francia……come se non bastasse hanno avuto dal trattato libera disponibilità di strade e fortezze..
    Eppure a maggio gran parte del Monferrato si è sollevata per le angherie dei francesi……e solo qualche giorno fa a Chieri, gli stessi cittadini hanno reagito ed ucciso non pochi fomentatori di ribellione. La gente di Valpolcevera e di Fontanabuona è insorta, contro chi è venuto a predicare uguaglianza e libertà ma ha portato solo guerra e miseria…Amici! Siamo stati insieme a Millesimo e Mondovi….sul colle della Cosseria , accerchiati da forze cinque volte a noi superiori, ci siamo battuti con coraggio , per un giorno e una notte e abbiamo ceduto infine si ma con l’onore delle armi …Il Direttorio odia la monarchia sabaudia e Napoleone pensa solo di annetterci alla Francia!.E’ ora amici miei di risollevare la fronte ….e di combattere contro questi invasori.
    A morte!.... A morte i francesi!”
    “ A morte!” come un solo grido l’urlo riecheggiò sotto le ampie volte…

    RIVOMBROSA- BIBLIOTECA DEL CASTELLO

    Nella penombra della biblioteca la voce dell’uomo si era ridotta ad un sussurro
    “ La situazione conte Ristori è ulteriormente peggiorata…Dieci giorni fa un gruppo di novatori ha tentato di rapire il Re vicino a Rivoli;.l’assalto è stato respinto e i ribelli impiccati…questo è logicamente un ennesimo tentativo dei Francesi ; senza il Re non vi sarebbero più ostacoli all’annessione del Piemonte con la Francia…”
    “E il principe di Carignano?”
    “ Non può o non vuole assumere un ruolo attivo in questo momento.”
    “ Che cosa proponete?”
    “Armare i contadini, formare delle piccole bande…che assaltino i francesi isolati….e facciano terra bruciata attorno a loro…..il popolo non li segue e non li seguirà mai….
    La Grande Armata è senza scarpe e senza paga da molti mesi; Napoleone ha promesso ai suoi le nostre terre…le pagherà ben care!”
    “ I miei contadini sono allo stremo.. I continui saccheggi nei campi e nelle case da parte dei disertori e degli sbandati hanno aggravato la situazione:l’inverno trascorso è stato terribile e .anche in questa zona la carestia si è fatta sentire… molti se ne sono andati ….ma..tenterò…”
    “ I contadini vi amano….e sono sempre stati fedeli ai Ristori e alla memoria di vostro padre..”
    “ Tenterò”


    GIARDINI DI PALAZZO RISTORI

    “ La citroniera non è mai stata così bella, vero Giannina?”
    Agnese si era alzata di buon mattino e , complice una splendida giornata di sole , aveva deciso di fare una breve passeggiata nei giardini del palazzo, tra le siepi di bosso del labirinto e le grandi aiuole di rose del giardino alla francese ..ma poi , incuriosita, era entrata nella grande serra dove ferveva l’attività dei servi che, agli ordini di Bianca e Giannina, stavano preparando le decorazioni per il grande ballo nel quale il conte Martino Ristori avrebbe presentato a tutta la nobiltà la sua futura sposa..
    Agnese era sempre rimasta affascinata dall’intreccio di rami formato dalle piante e creatosi nell’arco di decenni ….il soffitto, le pareti, anche le grandi porta-finestra che si aprivano sui terrazzi prospicienti i giardini, erano invasi e avviluppati da una foltissima ed intricata vegetazione…..Agnese da bambina non si sarebbe certo meravigliata al veder comparire tra un tralcio di edera ed un ramo di glicine il musetto gentile di una fata………….era il suo luogo segreto, dove si rifugiava quando le prendeva la malinconia e dove si nascondeva fino a quando Amelia, non veniva a snidarla e la trascinava via dopo un bacio affettuoso…….
    Giannina sorrise
    ”Contessina volete aiutarmi ad intrecciare queste ghirlande?”
    “ Sono bellissime…..e dove le metterete?
    “ La contessina Emilia pensava di decorare in questo modo lo scalone…”
    “Staranno d’incanto….…mia cugina ha sempre avuto un gusto squisito.”
    Bianca che ascoltava, disponendo le rose nei vasi, improvvisamente si rabbuiò……ricordava altre mani, altre decorazioni gioiose che tanto tempo prima qualcuno aveva preparato con la stessa gioia e fervore………
    “ Giannina, non ci sono più rami d’edera per chiudere questo mazzo…e le corde..
    .i nastri….dove sono finiti i nastri color giunchiglia? Sono sicura che sono stati ritirati nella mia scatola …giù in cantina…..ti ricordi?”
    “ Va bene, va bene- Giannina affrettatamente interruppe Bianca- vedo di ritrovarteli….con la scatola che li conteneva! ..-esitò- Volete venire anche voi contessina?Scommetto che non avete mai visto le cantine del castello..”
    “ Oh, sì Giannina, con piacere…oggi sono in animo di grandi scoperte..”
    Ed Agnese ridendo e chiacchierando amabilmente seguì la domestica attraverso il dedalo delle stanze della servitù ,dal primo piano giù giù per le ripide scale che scendevano nei sotterranei.
    Effettivamente Agnese nelle sue scorribande non era mai riuscita a mettere il naso in quelle cupe cantine, un po’ perché il buio l’aveva sempre intimorita, un pò perché Amelia ben difficilmente l’avrebbe permesso..ma ora seguiva baldanzosa e incuriosita Giannina che la precedeva con una candela e un gran mazzo di chiavi.
    “ Sono anni che non scendo qua sotto….generalmente ci vengono Titta o gli altri uomini per portare quello che non serve…..vediamo..”E così dicendo aprì una porta di legno sgangherata che rivelò dietro di sé una lunga sequenza di stanze ingombre e stracolme di vecchi dipinti, sedie, mobili che avevano di certo conosciuto tempi migliori ma che , scesi dai piani alti, ora ammuffivano malinconicamente in qualche angolo.
    Agnese era affascinata da tutto ciò e mentre Giannina procedeva in quella confusione alla ricerca della scatola dei nastri di Bianca, si fermava ogni tanto a raccogliere un libro, una stoffa, un soprammobile, a sbirciare dentro a una cassa, levando esclamazioni di stupore ogniqualvolta qualcosa di particolarmente strano le capitava sottomano.
    C’era nella prima stanza un vecchio baule, non particolarmente intarsiato o ricco di modanature,che aveva solleticato la sua curiosità…sembrava ad Agnese di aver ritrovato un vecchio amico..
    Giannina la vide ferma e notò il baule…..” Era di vostra madre”, poi quasi dispiaciuta di quello che aveva detto continuò le sue ricerche, lasciando Agnese nella stanza……
    La giovane si inginocchiò lentamente davanti al baule ed iniziò a sfiorarlo con le dita…”Mia madre..” e poi con ansia, cercò e fece scattare la serratura e l’aprì….un lieve profumo d’altri tempi l’avvolse e la fece trasalire; con gesti inizialmente incerti poi sempre più affrettati iniziò a perlustrarne l’interno, alla ricerca senza saper bene di che cosa…Una serie di corpetti, gonne, sottogonne e grembiuli, scialli , traboccava ora dal baule….più sotto un ventaglio, una parrucca bianca, lettere, dei libri, quanti libri leggeva Elisa!...Lo aveva quasi svuotato quando si accorse di un piccolo libro, meglio , un quaderno dalla copertina di cuoio, chiuso da un laccio dello stesso materiale, che lo avvolgeva più volte,… nascosto in un angolo , proprio in fondo al baule ,sotto una coperta damascata .
    Esitò,.come se stesse per entrare in un mondo non suo e dovesse quasi chiederne il permesso;commossa, ma vogliosa nello stesso tempo di ritrovare qualcosa di quella madre della quale restava in lei solo una tenerezza infinita.
    Giannina intanto, dopo aver passato in rivista scatole e scatoloni, aveva trovato la famosa scatola di Bianca. Sospirò; si ricordava perfettamente quando era stata utilizzata l’ultima volta e sperò ardentemente in una miglior fortuna per quei nastri che mani innamorate avevano intrecciato in ghirlande d’amore…..
    Restò sorpresa, ritornando sui suoi passi , nel vedere Agnese seduta su una vecchia poltrona sfondata, immersa nella lettura di….un qualche cosa che Giannina ricordava benissimo, anche se erano ormai passati più di venti anni.” Oddio..è il diario di vostra madre….l’avete trovato!”
    Agnese alzò lo sguardo….uno sguardo improvvisamente triste e commosso.
    “ Vi spiace Giannina se mi fermo un poco qui? Lasciatemi la candela……e non vi preoccupate!...Vorrei restare sola……per un po’.”


    BIBLIOTECA DI PALAZZO RISTORI

    Al rumore improvviso della porta che si apriva Martino alzò gli occhi , tralasciando le carte e i contratti che stava consultando
    “ Agnese! Finalmente.. dove ti sei nascosta durante tutta la mattinata? Ti ho fatto cercare perché……..” Martino si interruppe bruscamente, guardando con curiosità la sorella…ma dove diavolo era finita? Spettinata, l’abito impolverato…Allarmato , come sempre quando era preoccupato, si alzò dalla sedia e l’aggredì
    ” Insomma si può sapere che cosa hai combinato? Guarda come ti sei conciata!”
    “ Martino…come è morta nostra madre?”
    Il conte Ristori ammutolì…
    ”Perché lo vuoi sapere?”
    “ Non sono più una bambina Martino!Voglio sapere quello che mi avete sempre nascosto….voglio sapere come è morta nostra madre”
    Martino si rivolse verso la grande finestra:. il suo sguardo sembrava perso nel nulla..
    “Dimmi, ti prego..o..”
    “Ero preoccupato perché non l’avevo ancora vista rientrare…non era da lei rimanere così tanto tempo fuori…Sapevo dove era andata….ci andava sempre…anche quella volta ……doveva portargli qualcosa…….la sua spada…e le andai incontro.
    La trovai aggrappata alla lapide della tomba ……..qualcuno le aveva sparato alle spalle………ma non era morta , quando arrivai:… Mi si spense tra le braccia…….e non potei fare niente, né chiamare qualcuno, gridare,……..niente:se ne andò così…Non mi riconobbe, sai?”
    Agnese circondò con le braccia le forti spalle del fratello..
    “Perché dici così?”
    “ Per le sue ultime parole….sorrideva…sembrava felice…..”
    “ Quali furono le sue ultime parole?”
    “ Fabrizio…chiamò nostro padre…Fabrizio”
    E Martino scoppiò in pianto….

    “ Chi è stato?”
    Martino stancamente ritornò verso la scrivania..
    “ Non si è mai saputo con certezza”
    “ Ma avrete avuto dei sospetti…non è possibile….perchè?”
    Martino si sentiva spingere indietro negli anni, verso quel terribile pomeriggio…Si rivedeva ai piedi della tomba di Fabrizio, stretto ad Elisa moribonda…..Disperato l’aveva chiamata più volte ed Elisa aveva aperto gli occhi….ma non l’aveva guardato.. come se stesse vedendo qualcosa dietro di lui… poi si era come illuminata…..e quel nome……..
    “ Non lo so, non lo so- e l’angoscia che l’aveva attanagliato in tutti quegli anni finalmente si manifestava nelle sue parole
    “ Non Victor, no, non Victor, lui l’amava, non le avrebbe mai fatto del male.”.. e se invece fosse stato lui.. per non lasciarla a quell’altro…era un pensiero terribile..
    “Victor?”
    “Victor, Victor Benac….è stato un padre per me Agnese…..tu non puoi ricordare.. eri troppo piccola.”
    “ Ho un vago ricordo di un signore gentile e premuroso…”
    “ Quando trovai Elisa moribonda pensai a lui…ma non è possibile!. Lo cercai in seguito…e lo trovai nel suo studio:si era ucciso con un colpo di pistola…..”
    “ Che orrore..”
    “ Ma non poteva essere stato lui., capisci Agnese, non l’avrebbe colpita alle spalle. .e non lì.. non sulla tomba di nostro padre….Sono vent’anni che questo ricordo mi angoscia……..amavo troppo Victor, non posso, non voglio vederlo come l’assassino di Elisa….Mi farebbe troppo male”

    Si udiva in lontananza il rumore di un tuono…un’.improvvisa folata di vento smosse le tende e aprì con forza la finestra appena socchiusa…

    “Chi poteva allora odiarla così?”
    “ Agnese….io ho sempre avuto un sospetto ma ..è una follia lo so………c’è una donna che ha attraversato molte volte la vita dei nostri genitori, una donna che può anche odiare te, me….e che desidera la morte di tutti noi.. per vendetta….per amore e per vendetta…Pensavo fosse morta…credevo fosse morta…ma cinque anni fa l’ho rivista.. Non so se è ancora viva…ma io la temo…non posso provarlo...ma io credo che sia stata lei……non so come ci sia riuscita…ma solo lei aveva una ragione per odiare nostra madre…perchè amava nostro padre…Stai attenta Agnese, quella donna è il demonio……e se è ancora viva prima o poi tornerà per compiere la sua vendetta”.
    La pioggia iniziò a cadere con violenza …
    Agnese si strinse al fratello..
    “E noi l’aspetteremo…insieme….”


    La lettura del diario di Elisa aveva sconvolto Agnese ed operato su di lei un curioso effetto…..Sembrava ad Agnese di non aver mai visto bene quello che l’aveva sempre circondata dall’infanzia…..riscopriva ora con gli occhi di Elisa i grandi giardini, i lunghi corridoi, le tante stanze del palazzo….e si sorprendeva a volte a sfiorare porte, affreschi, piccoli particolari, su cui sapeva si era soffermato lo sguardo materno…
    Chiese ed ottenne da una perplessa Bianca l’indicazione della vecchia stanza di Elisa e restò per parecchie ore seduta su quel caro letto, senza un particolare motivo…
    Visitò la stanza del padre, quella stanza in cui Elisa aveva conosciuto l’amore e il dolore…E riscoperse così anche una figura paterna…che amò, incondizionatamente, come l’aveva amata sua madre;ne palesò il carattere, i tratti, lo sguardo….
    E pianse…..ritrovando in quel percorso interiore non solo il padre e la madre perduti , ma anche se stessa.


    QUARTA PUNTATA

    RIVOMBROSA

    Il grande lampadario che aveva illuminato il primo ballo di Elisa e Fabrizio rispendeva di mille luci e riflessi; alle pareti i personaggi dei grandi affreschi sulla storia di re Arduino sembravano occhieggiare curiosi gli invitati .
    Agnese aveva indossato un abito di seta color lavanda, di una tonalità quasi identica alla preziosa sciarpa di cachemire che le avvolgeva le spalle ; la scollatura quadrata non lasciava molto in mostra al contrario degli altri abiti da sera sfoggiati dalle dame presenti nel salone, ma Agnese aveva deciso che per quella sera non era il caso di suscitare qualche commento malevole…..Anche i capelli erano acconciati semplicemente à la greque, una parte trattenuta sulla sommità del capo con pettini d’argento e il resto lasciato ricadere in morbidi boccoli attorno al viso…l’insieme, davvero incantevole, sottolineava la sua bellezza e gioventù.
    Emilia in un abito di broccato azzurro, ornato da cascate di trina bianca, molto pallida, vicino ai futuri sposi accoglieva gli invitati…
    Martino era stato categorico “Costanza avrà tempo per esercitare i suoi doveri di padrona di casa; desidero che in questa occasione tu mantenga il ruolo che è sempre stato tuo, cara cugina!”
    Ed Emilia non aveva potuto ribattere alcunchè , anche se si era sentita morire …L’indomani mattina una semplice ma intima cerimonia avrebbe unito Martino alla marchesina Costanza di Mirano…e cancellato tutte le sue speranze…
    La sala da ballo, i corridoi, le stanze…Agnese non aveva mai visto così tanta gente !
    Molte dame , abbandonati busti e crinoline, imbottiture ed eccessivi fronzoli, avevano con entusiasmo abbracciato la nuova moda, lanciata da Giuseppina Bonaparte, con il bustino a vita alta da cui scendeva giù una morbida gonna…Qualche pettegola tra le vecchie matrone sosteneva che per ottenere quel particolare drappeggio che caratterizzava i nuovi abiti, cioè per far meglio aderire i panneggi al corpo, molte donne indossassero addirittura i vestiti bagnati e li lasciassero poi asciugare così! Alcune invece portavano pepli di una mussola così trasparente da lasciar persino intravedere i seni: erano le merveilleuses…Venivano così chiamate in Francia le donne che cercavano di imitare la nuova moda lanciata da madame Tallien, l’amante del conte di Barras, membro del Direttorio, tanto disponibile quanto bella e che, a dar retta alle malelingue, trascorreva buona parte della sua esistenza transitando nelle alcove dei piu' accesi rivoluzionari ……Doveva certamente essere una di queste la donna che languidamente era appoggiata allo stipite della porta della sala da biliardo…e che sorrideva al suo cavaliere intento……..Agnese sbarrò gli occhi…a mordicchiarle amabilmente un lobo dell’orecchio!Chi poteva essere quella coppia sfacciata ……..come se avesse sentito l’intimo commento la donna alzò la testa e fissò Agnese…Uno sguardo cattivo, di ghiaccio che le fece trattenere il fiato ……..anche l’uomo che era con la bella merveilleuse fissò la giovane donna ………Anche quello sguardo era particolare:. sembrava quasi frugarle nell’intimo…
    La donna portava al collo una bellissima collana di smeraldi, della stessa sfumatura dei suoi grandi occhi.e,. poco più in su ,un sottile nastro rosso…L’uomo era elegantemente vestito, le mani particolarmente curate e ad una delle sue dita brillava un grosso diamante
    “Francesi!” Il commento improvviso fece trasalire Agnese” Francesi …approfittatori e sanguisughe….seguono le truppe come avvoltoi, aspettando la buona occasione per arricchirsi alle spalle del nemico….e anche dell’amico.. “
    Il vecchio notaio Sorbelloni era disgustato
    ” Mia cara.. vostro fratello non li ha certo invitati…..devono essere giunti con qualche amico compiacente…..che mondo!”


    Nella sala da biliardo ferveva un’animata discussione.
    “ Rivoluzionari giacobini….ma mio caro marchese!Non sarete così sciocco da pensare che ne esistano…gli unici rivoluzionari in Piemonte sono i borghesi…”
    “Il re ha totalmente sbagliato a tassare in modo spropositato i contratti d'affitto.. adesso poi. sta proprio esagerando…….ma vi sembra logico tassarci anche per i servi, per le carrozze…e la tassa di famiglia? Cosa ne dite conte? Non è una follia?”
    “ Ipotecati e alienati i beni delle abbazie!Mi chiedo cosa ne pensi il buon abate..”
    “In fondo abbiamo conservato l' indipendenza sotto il governo del nostro buon Re, che ci riporterà al pacifico ordine antico non appena la guerra avrà termine….”
    “ Signori…signori…Vi prego!Non è questo il luogo né il momento più adatto per queste inutili recriminazioni…”

    “ Mi chiedo quando secondo voi sarà mai il momento per capire che tutto questo non si risolve con inutili chiacchiere, ma forse solo con un minimo di coraggio….”
    Il gentiluomo che aveva pacatamente concluso con queste parole non aveva dato fino a quel momento l’impressione di ascoltare la discussione, ma se ne era stato in disparte appoggiato alla mensola di marmo del grande camino, lo sguardo fisso sul suo bicchiere
    Le sue parole caddero in un attimo di silenzio e furono ben intese da tutti nella sala.
    Il duca di Rosignano, il giovane gentiluomo che aveva precedentemente protestato per le troppe tasse, seccato replicò
    “ Perché signore? Pensate forse che tutto questo non ci tocchi?”
    “Mio caro Duca.. lungi da me pensarlo….trovo comunque che parlare ma non agire ..non sia poi una grande soluzione..”
    “ Ci giudicate forse degli inetti?’
    “ No,ma certo degli sprovveduti….Napoleone farà di voi un unico boccone……e farà solo bene, visto che state per offrirgli il vostro regno su un piatto d’argento”
    “ Come osate dire ciò?Ci sono dei patrioti anche tra di noi e non solo sulle strade,che in questo momento ……”

    “ Briganti caro duca, briganti ..e non patrioti…… gente che aspetta dietro una rupe o un cespuglio e prende a fucilate gli incauti passanti ,…gente che agisce nell’ombra……..e uccide…non sono certo patrioti questi….Infatti il vostro Re gli ultimi patrioti li ha fatti impiccare, n’est pas?- il gentiluomo francese che aveva colpito l’attenzione di Agnese e che fino a quel momento si era limitato anche lui ad ascoltare, entrò nella sala, un sorriso di scherno sulle labbra….

    “ Signori…signori…….- Emilia improvvisamente apparve sulla porta- mi spiace interrompere le vostre discussioni ma vorrei ricordarvi che siamo ad una festa !Iniziano le danze…non vorrete lasciare le signore senza cavalieri!”
    Pian piano la stanza si svuotò;.restava solo, perso nelle sue fantasticherie e intento a terminare il liquore contenuto nel suo bicchiere, il gentiluomo che aveva provocato lo scompiglio tra i nobili…così assorto da non accorgersi di Agnese, che era entrata lentamente nella sala….


    C’era qualcosa nell’atteggiamento di quell’uomo che attirava Agnese… doveva, lo sentiva, essere in preda ad una rabbia repressa….Alla giovane donna sembrava quasi di riuscire a percepire l’ anomala pressione delle lunghe dita sullo stelo del bicchiere…
    Come se si fosse improvvisamente reso conto di essere osservato, il gentiluomo trasalì, alzò la testa e si voltò di scatto. Agnese si trovò così a fissare un paio di scintillanti e profondi occhi neri…
    Folti ed ondulati capelli bruni incorniciavano un volto abbronzato e scarno,. illuminato dalla luce del fuoco ..
    Un personale accurato, il taglio perfetto della giacca abbinata con buon gusto ai semplici calzoni di camoscio , i lucidi stivali neri , rivelavano un gentiluomo non certo ordinario……Agnese si affrettò ad abbassare lo sguardo, cercando disperatamente qualcosa di innocuo da dire.
    Il gentiluomo scrutò lentamente Agnese, i lineamenti delicati,l’ovale perfetto …. fece scivolare lo sguardo sui biondi capelli …infine sul suo volto passò un fugace sorriso
    “ Volevate forse fare una partita di biliardo, madame?”
    Ad un simile tono sarcastico ,qualsiasi idea di buona educazione abbandonò velocemente Agnese, che riscoprì in sè un ‘animo battagliero…
    “ Sarebbe curioso signore se non potessi muovermi liberamente e come voglio in casa mia, .senza suscitare commenti….”
    I due giovani si guardarono in silenzio.
    “ Scusatemi per come mi sono espresso, non volevo certo offendervi…..deduco dalle vostre parole di trovarmi di fronte alla contessa Agnese Ristori………”
    “ E io chiedo scusa per avere disturbato i vostri pensieri, signore, …non credo di conoscervi….Potrei avere l’onore di sapere il vostro nome ?.’”
    Il gentiluomo rise brevemente..”Se sia un onore o no…….lo deciderete in seguito.. mia cara signora!Il mio nome è Federico….Federico di Agliano .ma ….perdonatemi !..una bella signora come voi non vorrà certo rimanere tutta la serata a contemplare il fuoco…inoltre dobbiamo decisamente approfondire la nostra conoscenza …sareste così gentile da permettermi di accompagnarvi nel salone da ballo ? Potremmo passare molto più gioiosamente il nostro tempo, non credete? ”
    Agnese sorrise debolmente davanti a quell’atto di improvvisa galanteria… anche quando cercava di essere gentile il gentiluomo sembrava possedere un modo di fare decisamente irritante!!Annuì comunque ,con un impercettibile cenno del capo ed accettando il braccio che le veniva offerto si lasciò trascinare verso il salone…


    I ballerini volteggiavano seguendo le complicate figure della contraddanza, mentre le luci delle candele facevano brillare i preziosi gioielli delle dame..
    Agnese, presa dal turbinio della danza e dalla sequenza fissa dei passi, iniziò a recuperare un po’ della sua sicurezza interiore ..che però scompariva pericolosamente tutte le volte che lo sguardo ardente di Federico la sfiorava… mentre i ballerini si scambiavano le posizioni ,per disporsi su più file , Federico di Agliano le afferrò improvvisamente la mano, portandosela alle labbra, per un rapido bacio….

    Alessandro di Serveto corrugò lo sguardo dietro l’occhialino…no, Martino non sarebbe stato molto contento nel sapere con chi stava ballando sua sorella in quel momento!

    Dall’altra parte del salone Angelique, la bella merveilleuse, toccò lievemente con il ventaglio il braccio del suo occasionale accompagnatore
    “ Scusate marchese..potreste dirmi chi è quella giovane signora che sta ballando, con l’abito color lavanda e l’acconciatura alla greque?
    “ Ma è la sorella del conte Ristori, la contessina Agnese…”
    “ Ah!- Angelique socchiuse lievemente gli occhi- interessante, molto interessante..”

    Anche Armande, sorseggiando una coppa di champagne, gli occhi fissi sulle coppie che si disponevano a cerchio per iniziare la courante, sembrava giunto alla stessa conclusione
    “ Interessante…potrebbe essere una buona idea.. perché no?”

    “Mio caro duca, io odio i balli!In fondo che cosa sono se non l’unica occasione in cui avvengono i primi incontri tra i giovani dei due sessi, si dispongono, si misurano e si confrontano le relazioni sociali, si decidono i matrimoni e si discute di affari, politica e strategie..capirete che alla mia età , non è proprio più il caso….” confidava il vecchio marchese Grimaldi di Poirino ad un annoiato aristocratico che sfoggiava un incredibile panciotto corto e una cravatta voluminosa

    Le coppie si girarono di fronte tenendosi per le mani….Agnese si sentiva come avvolta dallo sguardo di Federico e una vertigine piacevole la trascinava ad avvicinarglisi sempre di più.. così da capo , ad ogni giro di danza, fino a quando la melodia improvvisamente non cessò…..

    E si ritrovò con le mani nelle sue ..lo sguardo perso nel suo… un sogno …. Arrossì , si ritrasse e balbettò una scusa, allontanandosi velocemente …

    Federico si voltò per seguirla con lo sguardo tra la folla degli invitati. C’era qualcosa in quella donna che aveva avuto il potere di turbarlo; era brillante e deliziosa, coraggiosa e audace, oltre che bella . Sì, ..gli piaceva.




     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Stordita
    Posts
    2,757

    Status
    Offline
    QUINTA PUNTATA

    Nella penombra della biblioteca Agnese, rannicchiata sul divano, la tazza di cioccolata fumante sul tavolino accanto a lei,ripensava a tutto quello che si era verificato in quello stesso giorno e il giorno prima, durante il ballo.
    Al mattino, con una semplicissima cerimonia, Martino si era sposato…la sposa giovanissima e doverosamente commossa, con un leggerissimo velo di pizzo e tulle, portato sul dietro della testa e fissato da una coroncina di rose e mirto, in tono con lo splendido abito nuziale, in broccato d’argento….. lo sposo molto pallido e serio…ambedue inginocchiati sui cuscini di seta e pronti a ricevere la benedizione nuziale dell’abate...
    Costanza aveva accettato con un appropriato riserbo la collana di perle che Agnese le aveva donato; era la collana indossata dalla nonna di Agnese e che il vecchio conte aveva regalato a sua volta alla moglie per gli sponsali.
    Lei era veramente bella, certo, come aveva sostenuto Emilia…ma lo avrebbe amato? Un matrimonio di convenienza non era poi una scelta così terribile, anche se la giovane donna era andata in sposa all’uscita del convento, assecondando la scelta effettuata a suo tempo dai genitori… Agnese sapeva di matrimoni veramente felici e fortunati avvenuti tra persone che o non si erano mai viste fino a quel momento o appena si conoscevano….eppure anche se si ripeteva questo per convincersi della bontà della scelta di Martino non riusciva a dimenticare cosa ella stessa avesse detto ad Emilia ..sì, lei si sarebbe sposata certo, ma solo per amore..
    E mentre ripeteva in sè queste parole rivedeva un paio di magnetici occhi neri…
    ”Che follia. Come è possibile che mi sia fatta sconvolgere così da.uno sconosciuto?Io sposerò solo un uomo galante, sensibile e generoso…e non un indisponente gentiluomo che mi ha guardata in un certo modo per tutto il ballo……”
    Ad Agnese era stata insegnata la modestia, il rispetto del silenzio, l’essere remissiva e paziente ma tutto questo evaporava come neve al sole se ricordava l’ atteggiamento del suo compagno di ballo…eppure c’era qualcosa di intrigante in quell’uomo…

    Sospirò, guardando oltre la porta finestra, le nubi che correvano nere nel cielo.. sentiva lo stormire del vento tra le foglie e il rumore della pioggia battente sui vetri..
    Anche un altro incontro la rendeva inquieta…. Quando rossa in viso e agitata aveva lasciato il salone in preda a strani sentimenti si era quasi scontrata con quella donna francese, la merveilleuse, che aveva avuto l’ardire di rivolgerle la parola
    “Contessa Ristori! Volevo proprio complimentarmi con voi: è una festa magnifica e i vostri invitati sembrano divertirsi molto….”
    Agnese era trasalita
    ” Vi ringrazio madame ….scusatemi ma dubito di conoscere il vostro nome..”
    “Avete perfettamente ragione.. che sbadata!Eppure, sapete contessa mi sembra di conoscervi da sempre.- la donna aveva riso, aprendo con un secco colpo il ventaglio di seta ; mi chiamo Angelique…Angelique de la Tour …..”
    Forse era lo sguardo di quei magnifici ma gelidi occhi verdi o la piega arrogante della bocca… eppure Agnese avvertiva in sé un malessere, un presentimento..come se quella donna costituisse per lei un pericolo, anche se in fondo le stava sorridendo gentilmente …
    “Siete francese allora..”
    “In parte…sapete sono nata in Francia ma mia madre era piemontese.. come voi…”
    “Siete dunque originaria di queste zone?”
    La donna aveva sorriso lievemente
    ”Lo era mia madre ….è mancata purtroppo alcuni anni fa ma vi assicuro che era molto legata a questi luoghi e me li ha resi cari…..”
    “ Mi spiace che abbiate perso una persona a voi cara…”
    “ Ahimè in questi tempi è molto facile perdere qualcuno….e non più ritrovarlo.”.

    La conversazione era stata bruscamente interrotta da Emilia che reclamava la cugina per presentarla ad un gruppo di vecchie matrone; Agnese si era allontanata, scusandosi, ma guardando dietro di sè impercettibilmente si era accorta che quella donna continuava a seguirla con lo sguardo


    APPARTAMENTO DI PALAZZO LANGOSCO

    Il giovane gentiluomo francese piluccava con malagrazia gli avanzi di una abbondante colazione rimasti sul tavolino.. La bella merveilleuse era intenta dall’altra parte del tavolo a scrivere una lettera.
    “Angelique, ma chèrie…vi siete divertita ieri sera? Mi siete sembrata molto interessata …sia alle toilette delle nobildonne che ai gentiluomini presenti…….soprattutto a questi ultimi direi!”
    “ Siete impossibile Armande…e anche molto volgare…..non sarete per caso geloso?
    “ Oh, lungi da me ….con voi sarebbe fatica sprecata!Dovete conquistare il mondo…altrimenti non ne sareste contenta..”
    “So essere molto affascinante, quando voglio!”
    “ Oh, lo so bene, nessuno lo sa meglio di me ma chèrie…Però per quanto io apprezzi lo sforzo, ecco.. trovo che deve sempre valerne la pena..”
    “Sono d’accordo con voi…. vi posso assicurare mio caro che ne è valsa la pena! E, vi prego, non siate così insistente nei miei confronti. Lo sapete che odio essere controllata da voi”
    “State attenta Angelique…..non tediatemi così spesso…potrei riportarvi dove vi ho trovato..”
    “Se è solo per questo mio caro ..credo che il deputato Barras si stia chiedendo dove sia finito un certo avvocato girondino….”
    Armande trasalì leggermente. .Era veramente difficile pensare di poter nascondere qualche cosa ad Angelique..e per l’ennesima volta il francese si chiese da dove venisse e chi fosse veramente la bella merveilleuse che aveva trovato nella casa di madame Chuchot …
    “Mia cara Angelique..voi e la vostra falsa modestia..ho sempre pensato che come spia avreste avuto ottima fortuna …”
    “ Mai quanto voi Armande, mai quanto voi…”


    PALAZZO DEL MARCHESE FEDERICO DI AGLIANO

    “Noi rispettiamo tutti. E’ nei principi della nazione francese di fare del bene a tutti, ma noi preferiamo i poveri ai ricchi, e se si devono attaccare delle proprietà,sono quelle dei ricchi che noi prendiamo.” – il gentiluomo che leggeva ad alta voce lo scritto si fermò inorridito …
    “ Ma ti rendi conto Federico di cosa questi hanno il coraggio o meglio la tracotanza di scrivere? Devono anche aver perso il senso dell’umorismo…ma mi ascolti?”
    Il sole del tardo pomeriggio, filtrando attraverso gli spessi tendaggi, illuminava il piano della scrivania ingombro di carte e mappe..
    Federico di Agliano aggrottò le sopracciglia mentre leggeva una missiva appena arrivata..
    “Si, ti ascolto..ma cosa stai leggendo??”
    “ Vedi che stai pensando ad altro? E’ una nota del deputato Billaud-Varenne alla Convenzione di Parigi..L’ambasciatore francese ha avuto il coraggio di ripetere queste parole a corte qualche settimana fa…me l’ha scritto il conte di Brancola..”
    “ Beh, cosa pretendi da gente che ha giustificato la condanna a morte di monsieur di Lavoisier dicendo che per governare non vi è bisogno né di sapienti né di chimici.?”
    “ Adesso non ti ci mettere anche tu……questa gente è proprio poco rispettabile.”
    “ Mio caro Giulio…di solito chi aspira al potere non è certo un individuo irreprensibile.. il più delle volte è un vero e proprio criminale….e, come ben sai, le lotte per quella che chiamiamo libertà sono spesso combattute da gente poco rispettabile nel senso convenzionale del termine….”
    “ Sei sempre il solito filosofo!Se non ti conoscessi dalle tue parole sarebbe molto difficile capire da quale parte tu stia..”
    “ Ed è meglio così, non trovi?”
    Federico suonò il campanello “ Beviamo qualcosa..vuoi? E dimentichiamo per il momento ogni discussione..”
    “ Beh, visto che vuoi cambiare discorso…..chi era quella bellissima dea con la quale ti ho visto ballare ieri dai Ristori?”
    “Giulio, piantala …sei il solito chiacchierone!.”
    “Alessandro di Serveto ti guardava .e non mi sembrava molto contento.”
    “Era la contessina Ristori e ti prego di non iniziare con i tuoi stupidi commenti..”
    Giulio Doria di Ciriè scoppiò a ridere
    “E’ incredibile…il grande e inattaccabile Federico di Agliano preso al laccio come uno sbarbatello..”
    “ Piantala!”
    “ Oh, oh..allora la cosa è grave.. Sei innamorato!”
    “No..Si…non lo so….”
    Federico ripensò ai grandi occhi di Agnese, al suo lieve sorriso, alla dolce linea delle sue labbra….
    Doveva cercare di dimenticarla e alla svelta... non era proprio il momento per tutto ciò.

    PALAZZO RISTORI

    “ Titta, hai per caso visto il conte?”
    “ Credo sia uscito a cavallo nelle prime ore della mattina contessina…..”
    Agnese era molto perplessa; da qualche giorno Martino era introvabile. E non certo perchè passava il suo tempo con Costanza!.. Agnese aveva anzi la netta sensazione che i due novelli sposi si fossero ultimamente visti assai di rado…
    Impensierita si diresse verso le cucine e stava per aprirne la grande porta quando si rese conto che tra la servitù qualcuno stava proprio parlando di ciò
    “ Ve lo dico chiaro e tondo – Bianca come al solito parlava senza peli sulla lingua- quella li non sarà mai una vera Ristori….e deve essersene reso conto anche il signor conte….che ultimamente ha deciso di tornarsene a dormire nella sua stanza! “
    “ Ne sei sicura Bianca?”
    “ Certo……proprio un bel tipo la nostra nuova padrona! Fredda , contegnosa, antipatica…ah, se ci fosse stata ancora qui Elisa l’avrebbe sistemata a dovere..e anche Amelia avrebbe avuto qualcosa da dire….; .ma avete sentito come si è .permessa di rispondere alle cortesie della contessina Emilia?Da prenderla a sberle!”.

    Effettivamente anche Agnese era rimasta molto perplessa nel vedere come le gentili parole di Emilia, che aveva invitato Costanza ad una passeggiata in giardino, fossero state accolte….la giovane donna si era rifiutata e con assai poco garbo…..
    Preferì rinunciare ad incontrare la servitù e ritornò verso le scuderie;.forse poteva fare una cavalcata verso il lago. Finalmente aveva smesso di piovere e il sole splendeva…sì. Poteva essere una buona idea….
    “ Martino! Tu qui? Mi avevano detto che eri uscito!”
    “Infatti sono appena rientrato…dovevo controllare alcune fattorie..”
    “ Volevo fare una passeggiata a cavallo..”
    “Agnese, non mi sembra proprio il caso…..ti sei dimenticata cosa è successo alla tua carrozza?”
    “ Perché non usciamo insieme allora, in calesse..vuoi?E’ da qualche giorno che non riesco a parlarti sembri distante e sfuggente..c’è qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa di male o c’è qualcosa che non devo sapere?”
    “ Nulla , nulla, ma cosa ti viene in mente? E va bene ..usciamo…”

    Il calesse procedeva lungo il viale alberato; una splendida fioritura di primule rosse, mughetti, e ciclamini formava bellissime macchie di colore nel sottobosco…Agnese era estasiata ..aveva sempre adorato i grandi boschi che circondavano il castello..
    Martino , scuro in volto, guidava con mano ferma la coppia di bai.
    “Ti sei divertita al ballo o mi sbaglio?’
    “ A cosa ti riferisci Martino? Certo che mi sono divertita..perchè?”
    “ Alessandro di Serveto mi ha riferito di averti vista ballare con un gentiluomo..”
    “ Che pettegolo…..si, certo che ho ballato..ma con più di un gentiluomo…a quale si riferisce il tuo amico?”
    Martino finalmente sorrise
    ” Credo che l’abbia sconvolto vederti ballare con il marchese Federico di Agliano……..Sai Alessandro ha un debole per te….”
    “ Mi spiace per lui ma io ballo con chi mi pare….anche se trovo che il gentiluomo in questione sia un personaggio molto particolare….”
    “ In questo momento, in cui bisognerebbe prendere delle posizioni ben chiare, il tuo signor marchese sembra defilarsi con garbo, evitare ogni possibile impegno o responsabilità…E’ un brutto momento Agnese, .te ne sarai resa conto. I nostri contadini sono alla fame.,.un po’ per i cattivi raccolti e molto perché vessati da soldataglia e disertori che rubano, depredano senza molti problemi le loro case…E i francesi, che Dio li maledica…….cavallette, Agnese, delle feroci cavallette….metà dei generali di Napoleone è formata da veri criminali e l’altra metà è composta forse da gentiluomini ma con una feroce paura di essere indicati come giacobini..e sai dove può portare questo tipo di accusa oggi…….diritto alla ghigliottina..”
    “ Robespierre è stato ucciso”
    “ Certo, ma come lui ce ne sono tanti Agnese, pronti a venderci per poco…….E Napoleone non è meglio dei suoi generali .A Milano in questi giorni promette libertà, uguaglianza e fraternità ma nello stesso tempo vuota le casse dello stato e razzia tutte le opere d'arte. su cui riesce a mettere le mani”
    Martino fermò il calesse: al bordo della radura ,seminascosto dall’intreccio della vegetazione, si intravedeva un vecchio capanno di caccia..
    “ Vieni, ti voglio far vedere un luogo particolare”
    La porta del vecchio capanno si apriva a fatica, ma al suo interno tutto era rimasto come un tempo:l’antico camino, il letto …il tappeto di pelliccia.. Anche il grande rampicante che si protendeva sulla facciata del capanno era carico di fiori..
    “ Sai, per nostro padre era un luogo magico…….”
    Agnese entrò commossa nel luogo in cui Elisa e Fabrizio si erano scoperti , amati e desiderati.
    “ Si, lo so…..è il capanno fuori dal mondo……nel quale può succedere di tutto. .l’ho letto nel diario di nostra madre”
    “ Qui nostro padre ed Elisa mi hanno curato e guarito, quando anche per il dottor Ceppi non c’era più niente da fare …..ricordo con nostalgia quei giorni….sai ci penso sempre e a come mi hanno voluto bene ..e a come si amavano Agnese…loro si amavano veramente…”
    Agnese si inginocchiò davanti al focolare,come tanti anni prima aveva fatto Elisa..
    Martino si sedette accanto a lei
    “ Guarda…qualcuno ha acceso il fuoco, da poco!”
    “ Nostro padre diceva che in questo capanno a volte si fermavano i contrabbandieri che portavano il sale dalla Francia, per non pagare le tasse……….sarà passato qualche sbandato..”
    “E’ un posto bellissimo..”
    “Già….quando avevo più o meno la tua età sognavo di viverci con una principessa dagli occhi belli e dai capelli color crepuscolo…una fata o una dea dei boschi….buffo…per me era un luogo fatato, dove non poteva succedere niente di male”
    Agnese guardò il fratello e comprese la sua pena nascosta; con dolcezza gli accarezzò il volto.
    “E non ci succederà niente Martino……niente finchè tu ed io potremo ritrovarci nel vecchio capanno fuori dal mondo.” .


    SESTA PUNTATA

    STATO MAGGIORE DELL’ARMATA D’ITALIA

    “Cittadino generale..” il soldato semplice esitava a rivolgersi al suo comandante che ultimamente, aveva notato, si irritava per un nonnulla.
    “ Che vuoi, soldato?”
    “ C’è un borghese.. il cittadino Desmoulins che vi vuole parlare”
    Il generale corrugò le sopracciglia.. chi poteva essere questo borghese che si spingeva fino al suo accampamento…il nome non gli era nuovo…forse qualche spia inviatagli da Barras..
    Da quando aveva avuto l’ardire di contraddirlo durante l’assedio di Tolone, il membro del Direttorio lo adorava……stranezze di politici ! Imprecò sottovoce; odiava dover rendere conto ai membri del Direttorio che lo pressavano e gli chiedevano sempre vittorie. e soprattutto soldi per le esauste finanze dello stato…In un momento di esasperazione aveva chiesto ai membri del governo se si aspettassero da lui miracoli….con 7 franchi di paga per soldato!

    “Fatelo passare”
    Armande Desmoulins avanzò tranquillamente verso il centro della tenda
    “ Buongiorno cittadino generale…sono il cittadino Armande Desmoulins.”
    “ Non credo di avere mai avuto il piacere della vostra conoscenza….ci conosciamo cittadino?”
    “ Mio caro generale…direi che abbiamo degli amici in comune, a Parigi ,ça va!”
    “ Non ho molto tempo cittadino; ditemi cosa volete e chi vi manda!”
    Armande rise brevemente
    “ Diciamo che voglio farvi un favore ..e non mi manda nessuno, state tranquillo diciamo che sono qui solo per un mio interesse personale , generale….”
    “ Non sono abituato a ricevere favori, specie da un borghese, monsieur!E generalmente gli interessi degli altri non coincidono mai con i miei”
    “ Oh,oh ma in questo caso credo che potremmo trovare un terreno di intesa;in fondo ,se la memoria non mi inganna, ci siamo già fatti reciprocamente qualche piccolo favore….qualche anno fa ad Antibes, generale…..il 9 termidoro.”
    Il generale trasalì e guardò fisso negli occhi Armand.
    “ Ah, vedo che cominciate a ricordare…….E’ stata un’esperienza disdicevole, n’est pas? Povero Augustin, così giovane…finire ì i suoi giorni in quel modo sulla ghigliottina …voi siete stato invece più fortunato, …non c’erano prove, in fondo . Eravate solo amici….e quindi non potevate certo aver complottato con lui …e con Robespierre…contro la Repubblica!..”
    “ Non c’erano prove, cittadino, se ben ricordate..”
    “ Già, ma ..le prove si possono anche far scomparire, no? Comunque generale, non sono certo venuto solo per ricordare con voi dei fatti così lontani e poco piacevoli per tutti noi..no,no, ripeto sono venuto solo per fare il mio buon dovere di cittadino….”
    “ Se mi ricordo bene voi avete per lo meno un’idea curiosa di cosa sia il dovere e soprattutto l’onore….”
    “Sempre molto diplomatico generale….come vi chiamavano dopo quelle terribili giornate di Parigi? Ah, già il generale Vendemmiaio… però,anche le vostre truppe, se mi consentite, non mi sembrano ultimamente molto inclini a rispettare né il dovere né l’onore”
    “Non fatemi passare per un capo di briganti , cittadino!….ho dovuto giustificare, per necessità e per qualche giorno i saccheggi, perché i miei uomini avevano fame, .Ma ora basta:fucilazione immediata per chi ruba, disonore per i reparti che hanno fatto razzie, destituzione per quegli ufficiali che hanno partecipato ai saccheggi..”
    “ Nessuno meglio di me vi stima e soprattutto conosce il vostro alto senso morale.. , purtroppo a volte i proclami possono restare lettera morta…se non vengono applicati..”
    “ Ho fatto fucilare proprio ieri alcuni soldati e un caporale che avevano rubato arredi sacri in una chiesa”
    “ Bien..avete fatto benissimo…è sempre utile ricordare al nemico ma anche all’amico chi comanda……credo però che dovrete fucilare anche qualche piemontese non ancora ben convinto di tutto ciò…- il gentiluomo francese abbassò la voce- So per certo che alcuni nobili piemontesi stanno organizzando piccole bande di contadini per attaccare e uccidere i soldati francesi. che avete lasciato a presidiare forti e strade delle vostre retrovie”
    “ Voglio quei nomi!”
    “ Ne ero sicuro..ma capirete generale che non è così semplice…questi contadini difendono i loro padroni spasmodicamente…è difficile farli tradire anche se diciamo che di mezzi ne conosco parecchi e molti decisamente efficaci…inoltre credo che il console francese non creda nelle mie ottime capacità….e non abbia alcuna intenzione di aiutarmi!Ho perciò bisogno di uomini fidati per riuscire a trovarli e a prenderli.”.
    “ Li avrete,.ma voglio che questi sedicenti patrioti cadano nelle mie mani vivi…..per farli impiccare davanti alle loro famiglie e ai loro amici; ricorderemo così a questi piemontesi che è vano opporsi al generale Bonaparte“
    “ E quando li prenderemo…….voi confischerete i loro averi...ed io diciamo che approfitterò della vostra generosità, n’est pas?”

    PALAZZO RISTORI

    Il profondo silenzio che regnava generalmente nella biblioteca di palazzo Ristori non era certamente in quel momento sintomo di pace e tranquillità: vi era invece quasi un’atmosfera palpabilmente gelida .
    Martino sollevò con irritazione lo sguardo
    “ Non se ne parla Costanza. Mai, avete capito? E’un discorso chiuso….non accetterò mai una vostra decisione in tal senso. Voi resterete a palazzo, vi piaccia o non vi piaccia.”
    La giovane donna era in piedi, davanti al grande camino, a capo chino , stringendo nervosamente le mani ma alle dure parole di Martino rialzò fieramente il capo
    “ Voi non potete ordinarmi un bel niente..anche se ignoro che cosa voi abbiate fatto per meritare l’imperitura gratitudine dei miei genitori……maledetti accordi dotali! Cosa pretendete da me? Amabilità, discrezione, dignità….? Mi avete solo comprata ..ed io non riesco ad avere per voi cortesia e affettuosa considerazione, .come vorrebbe mia madre”
    Martino impallidì “ Mi odiate così tanto dunque? Perché solo ora reagite in questo modo ai miei tentativi di cercare un’intesa tra noi?”
    “Martino non sarò mai per voi una moglie docile e devota; né una compagna amabile e garbata……non vi amo…e non amo il vostro denaro. Potete tenervelo, voi e la vostra inutile alterigia…”
    Uno schiaffo interruppe l’ultima frase: la giovane donna si portò la mano alla guancia….Martino si prese il volto tra le mani…
    Costanza indietreggiò lentamente, aprì la porta della biblioteca ed uscì

    Agnese , avvisata da Giannina, aveva trovato Martino al buio, nella grande stanza, davanti al fuoco morente ….
    ” Perché hai chiesto la sua mano Martino ? Solo perché era tuo dovere sposarti?”
    “ Ne sono stato attratto Agnese… ho perduto il mio cuore e gettato al vento ogni possibile ragionevolezza, irretito dalla sua bellezza, dalla perfezione del suo viso, dallo sguardo innocente e dalla sua ritrosa timidezza…ero sicuro che con la dolcezza e la pazienza avrei ottenuto il suo cuore .ma questo pomeriggio Agnese mi sono reso conto di essermi totalmente illuso….
    Costanza ha respinto il mio amore…mi disprezza , mi odia ….”

    “ Ed ora cosa farai?”
    “ Vuole andarsene via….ritornare dai suoi….e dimenticarmi per sempre. Oh, Agnese ma io l’amo non posso vivere senza di lei….non lo avrei mai creduto ma l’amo infinitamente e inutilmente..ormai”
    E così dicendo chinò il capo , disperato.

    BOSCO DELLA PARTECIPANZA
    L’imponente bosco della Partecipanza si estendeva in una fitta selva sin dai tempi medievali tra Crescentino e Costanzana; nell’antichità aveva sempre ispirato un sacro terrore alle popolazioni della zona e aveva dato luogo a leggende e dicerie popolari, Il fitto bosco , costituito da querce, pioppi e dall’invadente robinia , era attraversato da una stretta strada che portava al borgo di Robella : era quindi un luogo dove la popolazione della zona poteva facilmente trasportare e vendere o scambiare merci ed ottenere quindi redditi ma anche una occasione per briganti senza scrupoli per poter razziare facilmente i malcapitati viaggiatori. I briganti sfruttavano sia la trama fitta del bosco che un complesso sistema di sentieri nascosti dal sottobosco, così da riuscire a sorprendere i viaggiatori e da poter in seguito disporre dopo la rapina di una rapida via di fuga.
    Vicino ai ruderi dell’abbazia di S.Genuario , che sorgeva ai limiti della selva, un gruppo di cavalieri si era dato appuntamento
    I neri mantelli li rendevano irriconoscibili, ma da sotto di essi il luccichio delle armi era facilmente distinguibile, anche nel buio della notte.
    “ Amici, questa è la strada che verrà percorsa tra breve dai nostri nemici…stiamo solo aspettando il segnale per agire…mi raccomando, nessuna pietà, non devono esserci prigionieri…ricordate Pavia! Le truppe del Generale Bonaparte l’hanno saccheggiata, messa a ferro e fuoco, e nessuno è stato risparmiato, né donne, né bambini…..e a Verona le truppe del Direttorio hanno massacrato gli insorti …Non meritano dunque nulla se non il filo delle nostre spade!.”
    Un fischio si udì nella notte.
    ”Arrivano…..sparpagliatevi….”
    Il carro degli appaltatori di imposte si muoveva lentamente, scortato da una decina di soldati; il comando francese aveva deciso di utilizzare quella strada un po’ fuori mano, per trasportare i soldi delle tasse e tutto quello che era stato requisito nella zona., con cui pagare il soldo delle truppe
    Per tutta la giornata, attraverso i boschi fiancheggianti la strada maestra, il convoglio era stato tenuto d'occhio dai contadini. Ora era il momento di attaccare .
    Si udì uno sparo, seguito da un altro; i francesi tentarono disperatamente di tornare indietro, ma la strada, molto stretta, impediva qualsiasi inversione .Urla, grida, nitriti. .alcuni uomini, abbandonate le armi, cercarono rifugio correndo nella boscaglia, ma furono raggiunti dai ribelli e uccisi…..Un soldato francese, che coraggiosamente tentava di difendersi con la baionetta, fu presto circondato e non ebbe scampo; .nel giro di pochi minuti la scorta venne completamente sgominata.

    “ Presto, svuotate il carro e rovesciatelo. Voi..proseguite per la Robella e nascondetevi; ci rivedremo tra tre giorni se Dio vuole a S. Maria ..Viva il re!”
    Nel bosco ritornò il silenzio interrotto solo dal gracchiare dei corvi.
    PALAZZO SALMATORIS
    SEDE DEL CONSOLE FRANCESE IN PIEMONTE
    Il console Berthier era paonazzo per la collera
    “ E’ una cosa inaudita .L’altro giorno i nostri vengono presi a fucilate mentre cercano di arrestare il prevosto di Cherasco, ,altri sono presi di mira mentre riscuotono il tributo imposto dal generale alla città di Ciriè , a Tortona i contadini si sollevano e uccidono i soldati lasciati nel presidio … come se non bastasse venite a riferirmi che ieri dieci, dico dieci valorosi soldati della repubblica sono stati uccisi e il carro delle tasse sparito, con tutto il suo contenuto …inqualificabile! cosa dirò ora al generale Buonaparte che ha già dei problemi con il soldo delle truppe…e al quale il Direttorio alla sua richiesta di fondi ha risposto di arrangiarsi.?
    Il generale Chabot intervenne pacatamente
    “Il Direttorio sostiene che le casse statali siano vuote “
    “ Io credo che più che altro siano piene le tasche degli appaltatori di imposte, vere sanguisughe, che versano allo stato solo le briciole di cio' che incassano con le tasse “replicò il maggiore Condorcet
    “Signori, signori, è inutile discutere tra di noi ! La situazione è grave; devo assicurare al generale la tranquillità delle retrovie, un continuo flusso di munizioni e vettovagliamento. In questa situazione mi è impossibile mantenere un simile compito!”
    “ E’ comunque vergognoso che i nostri soldati siano depredati e uccisi da volgari briganti di strada”
    .“ In questo caro Berthier credo siate in errore!”
    Il gentiluomo che fino a quel momento era stato in silenzio , seduto sulla poltrona davanti al caminetto si alzò con calma
    “ Cittadino Desmoulin, cosa intendete dire?”
    “ Penso che forse non si tratti di vile plebaglia..come dite voi caro Berthier ma di qualcuno che vorrebbe farlo sembrare….questi attacchi mirati sono ben studiati a tavolino direi e non sono certo basati sull’improvvisazione di una branco di contadini analfabeti . Secondo il mio modesto parere dovreste cercare tra quegli aristocratici scontenti che sobillano e soffiano sul fuoco “
    “Avete qualche idea cittadino Desmoulin?”
    “Più che idee sensazioni…solo sensazioni, ma sapete io mi fido molto delle sensazioni..”
    “ Spero che le vostre sensazioni portino a dei risultati concreti!Vi ricordo che siete in Piemonte solo per espresso desiderio del generale Jourdan…”
    “ Mio caro console….ad ognuno il proprio protettore…e ,visto che siamo in tema,avete .notizie di Madame de Beaumont?”
    “ Signori!Signori!- il generale Chabot intervenne- queste discussioni sono fuori di luogo..dobbiamo intervenire, prima che sia troppo tardi e diventi impossibile gestire la situazione. Console, voi cercherete di ottenere un appoggio a corte; non tutti gli aristocratici piemontesi sono contro la Francia..molti sono addirittura contro lo stesso re! Ricorreremo a prestiti forzosi , nei confronti di quelle città che si sono rifiutate di accogliere i nostri soldati…….e voi Desmoulin fate che le vostre supposizioni diventino realtà !Dobbiamo agire signori e in fretta.”

    APPARTAMENTO DI PALAZZO LANGOSCO

    La giovane donna seduta davanti alla toeletta stava leggendo rapidamente e con uno sguardo corrucciato il biglietto che le era stato appena recapitato
    “Dannazione”- Angelique appallottolò lo scritto e lo buttò nel fuoco…..restò a guardarlo bruciare, lo sguardo fisso….poi meccanicamente allungò la mano a toccare il sottile nastro rosso che le circondava il collo. Non era un vezzo come qualche dama aveva supposto al ballo dei Ristori…in Francia era il simbolo della perdita di una persona cara avvenuta sulla ghigliottina.
    “Questi stupidi aristocratici …e le loro idiote convinzioni! Devo partecipare alla riunione di casa Galleani. E’ troppo importante. Chiederò ad Armande, lui riuscirà a farmi entrare senza grossi problemi..”
    Angelique sospirò:tenere a bada il furbo francese diventava ogni giorno sempre più difficile.
    Non l’amava e del resto neanche lui, probabilmente…....se ne serviva solo cinicamente, come del resto era avvenuto a Parigi; lei attirava facilmente i giovani aristocratici e lui ne approfittava per i suoi turpi traffici.: ricatti, principalmente, tradimenti, soffiate al comando francese…..del resto era la sua professione, no? Lo era al tempo di Saint Just….e ora in fondo era solo cambiato l’uomo per il quale si vendeva.
    La giovane donna guardava cupamente il fuoco: come odiava ricordare il suo passato!..
    E quelle urla alla Salpêtrière, la prigione femminile di Parigi, gremita di disgraziate, di povere pazze e di prostitute, il giorno del grande massacro , preceduto da stupri e da violenze inimmaginabili, compiuto dalla plebaglia assetata di sangue, quando il cittadino Fournier , spogliati i prigionieri , aveva incitato la folla al massacro …..
    Ah quelle urla, quelle urla!! E la povera Principessa di Lamballe, sventrata sopra un mucchio di cadaveri,solo perche' si era rifiutata di gridare "viva la nazione"…e poi la sua testa infilzata su quella picca orrenda e portata in trionfo… ed esibita alla sovrana attraverso le finestre del Tempio!

    Come aveva fatto a non impazzire anche lei, quando l’avevano divisa dalla madre e portata fuori, nuda, al ludibrio popolare?….. Sua madre… Non l’aveva più rivista;solo un lurido carceriere le aveva detto ridendo che era stata portata alla ghigliottina con le altre donne che erano sopravvissute agli orrori di quella giornata. Uscita dalla prigione per errore, per qualche strano caso, cosa le era rimasto se non la strada….e la casa discreta di madame Chuchot.?
    Quando aveva incontrato Armande oh! era stata ben felice di darsi a lui.; del resto cosa aveva mai da perdere? Cosa ne sapevano questi stupidi aristocratici del dolore, della fame, delle violenze,di tutti quegli orrori che lei aveva dovuto subire, solo pochi anni prima……..
    Non avrebbe mai potuto supporre un così tragico destino.; se chiudeva gli occhi rivedeva sua madre, madame de Tourzel , sempre sorridente e bellissima, circondata da dame e cavalieri a corte , a Versailles, dove Madame de Tourzel era stata, per un certo periodo,anche governante dei principi reali.
    Con loro Angelique bambina aveva giocato e riso, fino a quella maledetta fuga, quando il re era stato ripreso e loro con lui, tradotte in quel carcere infernale da cui lei era uscita, si, ma in che condizioni!Ma ora avrebbe ripreso tutto quello che le era stato rubato! E avrebbe portato a termine anche ciò che sua madre prima di morire le aveva fatto giurare di compiere.
    Angelique si asciugò rabbiosa le lacrime che le bagnavano il volto.
    “ Vedrete, madre, sarò degna di voi…..sarò degna dei Fanneker!”

    PALAZZO E GIARDINO DEI CONTI GALLEANI DI SARTIRANA
    Agnese avrebbe volentieri fatto a meno di partecipare al ricevimento dei conti di Sartirana; non voleva abbandonare Martino quel pomeriggio, l’aveva visto troppo angosciato per la situazione familiare e molto preoccupato . Ma lo stesso Martino l’aveva convinta
    “ Vi sono così poche possibilità di divertimento per te Agnese in questo periodo! Voglio che per un giorno tu possa dimenticare i nostri guai….fammi contento, vai; mi farà buona compagnia Emilia..”
    “Vorrei venissi anche tu Martino..”
    “ Preferisco di no, Agnese; quasi sicuramente vi saranno i genitori di Costanza e sua sorella.
    Non me la sento di incontrarli.; è per me un momento troppo penoso”
    Costanza al mattino aveva ordinato la carrozza e fatto caricare i bagagli, rifiutandosi di ascoltare le parole di Agnese, che aveva tentato di far riflettere la cognata. La giovane donna era partita, senza voltarsi indietro ; Martino , dalla finestra della biblioteca, l’aveva vista allontanarsi e con lei le sue ultime speranze..

    L’ampio portico di Palazzo Galleani si apriva verso il cortile quadrato al quale accedevano le carrozze degli invitati; dallo scalone che portava al loggiato del piano nobile si accedeva al salone d’onore , riccamente decorato con affreschi e stucchi, attraverso le preziose porte, con eleganti ornati nei pannelli e nelle cornici.
    Agnese, accompagnata dall’amico di Martino, Alessandro di Serveto, era stata accolta amabilmente dalla padrona di casa,la contessa Gabriella, che per l’occasione sfoggiava un abito di impalpabile seta con un lungo strascico. Tra le dame che frequentavano la corte sabauda Gabriella di Sartirana era la più ricercata ed ammirata, per le sue toilette sempre perfette ma anche e soprattutto per la nobiltà d’animo , la finezza dei modi e l’eleganza del parlare. Aveva in sé ,sebbene non fosse una beltà, l’arte di piacere.
    Tra le tante nobildonne presenti Agnese con sorpresa aveva rivisto Angelique de la Tour, la giovane merveilleuse. Come era possibile che quella donna fosse sempre presente alle feste dei nobili della zona?Agnese non capiva, avvertendo confusamente in quella situazione singolare qualcosa di stranamente spiacevole .
    Angelique le si era avvicinata e con garbo l’aveva salutata, complimentandosi con lei per l’abito di seta francese di fine eleganza.
    Agnese aveva risposto al complimento con fredda cortesia , pentendosene però immediatamente ; per quale ragione doveva essere scortese? Quella donna non le aveva in fondo proprio fatto nulla di male..era straniera, francese, è vero ..ma era forse un delitto?
    Cercò quindi in qualche modo di rimediare.” Mia cara ,se non ricordo male mi avevate detto che i luoghi in cui vive la mia famiglia vi sono cari…..Se lo desiderate potreste venire a trovarmi e con piacere vi accompagnerei in una visita della tenuta..”
    “ Vi ringrazio e verrò volentieri contessa”
    Angelique aveva finalmente ottenuto così l’invito desiderato.
    Nel salone era stato predisposto un palco per i musici , mentre nel giardino era stata per l’occasione allestita ,da parte di una comitiva di teatranti, un’opera di Ovidio, l’“Imbarco per Citera” , rivisitata e trascritta da un certo signor La Motte.
    Agnese mal sopportava le pompose e ridondanti rappresentazioni barocche e dopo il primo atto,al quale per cortesia aveva assistito, molto annoiata , espresse ad Alessandro il desiderio di abbandonare la rappresentazione e di raggiungere invece i giochi d’acqua delle fontane , che si trovavano al limitare del grande parco .
    Alessandro di Serveto trovò l’idea assai poco opportuna
    “ Cosa potrebbero pensare i padroni di casa, Agnese! Non potete andarvene in giro così…sedetevi sotto questo bersò, mentre vado a prendervi un bicchiere di limonata”
    E, malgrado le sue proteste, si allontanò alla ricerca della bibita.
    Agnese sospirò:avrebbe veramente preferito camminare per il viale delimitato da una serie di statue, tra le aiuole e le siepi di bosso , ornate da vasi di agrumi. Il giardino all’italiana era delizioso : oltre le aiuole si estendeva un vasto prato con tigli secolari; una piccola collina,un laghetto e alcuni boschetti , attraversati da viali tortuosi , chiudevano la vista della proprietà.
    “ Cosa potrebbe mai capitarmi, insomma! Alessandro è un uomo impossibile…impiegherà certo un po’ di tempo per trovare il tavolo dei rinfreschi ; lo aspetterò passeggiando”
    Indispettita aprì l’ombrellino: odiava essere trattata come una statuetta di fragile porcellana!
    I vialetti e le aiuole piene di fiori le ispiravano solo idee di pace e tranquillità. di cui sentiva in quel momento una grande necessità; Agnese era angustiata per Martino, capiva il suo dolore e non sapeva proprio cosa fare per alleviarlo..
    Persa nei suoi pensieri si accorse troppo tardi del cavallo e del cavaliere che a tutta velocità veniva al galoppo verso di lei ….
    “ Mio Dio, Agnese! Vi siete fatta male? State bene ? “
    Il cavaliere, lasciate le briglie, era sceso velocemente dal cavallo : Agnese si sentì avvolta dalle forti braccia dell’uomo che la rialzarono da terra…..e si vide ansiosamente scrutata da un paio di profondi e disperati occhi scuri
    “ Federico…”
    “State bene? Ditemi , state bene? Io……”
    Federico di Agliano la stringeva a sé ….Agnese si sentiva trascinata suo malgrado come in un turbine, così come le era successo durante il ballo …. Mentre Federico le accarezzava lievemente i capelli, chiuse gli occhi …era come se , per la prima volta in vita sua, si sentisse protetta, felice, appagata.
    Come era bella!.Federico ,senza una giustificazione né una spiegazione razionale, travolto da una serie di sensazioni per lui totalmente nuove, da quello che non sapeva se chiamare passione , desiderio o amore, si sentiva incapace di resistere all’attrazione che lo spingeva verso di lei.
    E la bacio, lievemente e poi sempre più ardentemente, desiderando perdersi in quel bacio e annullarsi in lei……

    Agnese accettò quel bacio, come se l’avesse aspettato da tanto,inebriata da un’ irrazionale felicità, abbandonandosi tra le braccia di Federico, che l’attrasse di più a sé.
    Il nitrito del cavallo li riportò improvvisamente alla realtà……i due giovani increduli si guardarono negli occhi… e si separarono…..


    SETTIMA PUNTATA
    PALAZZO DORIA DI CIRIE’ -studio del conte Giulio
    “Volevo ricordarti Federico che ho parlato in questi giorni con il conte d’Olivola…..ci ha assicurato il suo sostegno; e per quanto riguarda il duca di Marolles sembra che non vi siano problemi per l’uso della cava sulla Sesia....ma ti interessa o no? Decisamente le feste hanno su di te un pessimo risultato…insomma Federico, non ti capisco, è da ieri che mi sembri stregato da qualche filtro o pozione magica…o sei stato per caso affascinato da una splendida fata?.”
    “Proprio di una fata si tratta: bella e ammaliatrice, incantevole nella sua freschezza e gioventù, irresistibilmente attraente…..”
    Sembrava a Federico di risentire tra le sue braccia il corpo flessuoso di Agnese ; anelava ad aspirarne la lieve fragranza , il suo tenue profumo di mughetto
    “Amico mio, mi spaventi…….non ti ho mai visto così! Travolto dalla passione e completamente privo di senso pratico.. Non vorrei spegnere il tuo ardore sai ma ti ricordo che abbiamo qualche problema in sospeso tu ed io in questi giorni….”
    “ Lo so Giulio che è una follia, proprio in questo momento, lo so, me lo sono ripetuto già più e più volte ultimamente. Ma ho anche capito che non posso rinunciare ad Agnese. E’ come se dovessi rinunciare a me stesso”
    PALAZZO RISTORI- Appartamento di Agnese
    Agnese sognava…. Federico le cingeva le spalle. Le baciava la nuca, il collo, e le ripeteva che l’amava., l’amava da morire , non poteva più fare a meno di lei .Agnese,stretta nel suo abbraccio, avrebbe voluto divincolarsi, ma come vinta da una forza a lei superiore capiva confusamente di non potere, ..era come se non volesse lasciarlo!
    Si svegliò di colpo, matida di sudore; no, non era stato un sogno.
    Federico di Agliano l’aveva veramente baciata ….e l’amava, sì, Agnese ne era quasi certa………ma lei l’amava? Quali erano i suoi veri sentimenti?Non l’aveva forse giudicato un uomo scontroso e indisponente ? Come poteva allora amarlo?E si amava così, dunque, senza limiti, senza remore, senza una ragione apparente?… era questo l’amore quindi, un desiderio che attraeva ed univa….era lo stesso amore che avevano provato sua madre e suo padre? Il vero amore?
    Federico l’aveva lungamente guardata, intensamente, uno sguardo che aveva avuto il potere di lasciarla senza fiato ; poi era risalito a cavallo e se ne era andato , senza dirle una parola……….
    Agnese era rimasta così, lo sguardo perso nel nulla , le vesti scomposte , i riccioli dorati sparsi sulle spalle , i nastri del grazioso cappellino disciolti ….e così l’aveva trovata un esterrefatto Alessandro, al quale lei era solo riuscita a chiedere, con voce tremante, di essere riportata a casa …
    Agnese si guardava riflessa nello specchio, ai piedi del letto. Giannina era entrata per portare il vassoio della colazione e per rassettare la camera..
    “Giannina posso chiederti una cosa?”
    “ Certo, ditemi contessina..”
    “Tu hai mai amato?”
    Giannina rivide improvvisamente il povero Beppo, riverso in una pozza di sangue,sulle scale di Rivombrosa..
    “Cosa volete sapere da me.?”
    “ Cosa è stato per te amare? Cosa vuol dire amare , Giannina?”
    Giannina lentamente si sedette vicino ad Agnese.
    “Sapete, quando vostro padre si dichiarò ad Elisa ero lì vicina., lo ricordo come se fosse oggi! Sembrava impazzito..e di questo parere, ricordo , era soprattutto vostra zia Anna…Gridava il suo amore per lei, su quella scalinata, davanti a tutti, senza paura di uno scandalo……ecco, l’amore è illogico, non ha remore, non si piega a stupide convenzioni.
    Chi ama non ha limiti, non può avere limiti….e vostra madre lo ha amato appassionatamente e disperatamente,. Oh, per lei è stato molto duro all’inizio. Non era compresa, neppure dalla sua famiglia.;li aveva tutti contro e anche tra di noi c’era chi non comprendeva come fosse profonda e unica la sua passione per vostro padre.; eppure non si è mai tirata indietro…..anche quando vostro padre venne ingiustamente accusato : disse che avrebbe preferito morire per amore, piuttosto che continuare a vivere senza di lui.. …..sì, contessina io ho provato l’amore, ma quello che c’era tra loro due era qualcosa di unico….quello era l’amore vero!
    SOTTO L’OMBRA DELLA GRANDE QUERCIA
    Agnese sfiorò leggermente con le dita la scritta incisa sulla lapide di Fabrizio e di Elisa
    Come amava l’ombra rassicurante della grande quercia , il lieve rialzo ondulato della collina, il silenzio e la pace che sembrava avvolgere quel luogo… un luogo che faceva parte di lei, della sua infanzia, dove si era recata tutti i pomeriggi per tanti anni con la madre adorata “a trovare papà”,ricordava ancora le parole di Elisa,. e a portargli un piccolo mazzo di margherite di campo che lei raccoglieva nel prato, mentre sua madre restava in silenzio a guardare quella semplice scritta….
    Martino , alla morte di Elisa, aveva voluto una sola tomba ed un'unica lapide; ed ora, così come erano stati uniti nella vita , Fabrizio ed Elisa lo erano anche nella morte.
    Agnese si accoccolò, le braccia che circondavano le ginocchia, i capelli scomposti da una lieve brezza …nella quiete e nel silenzio di quel luogo le sembrava di poter riallacciare il dialogo interrotto con i suoi cari, li sentiva così vicini e presenti….
    “Cosa posso fare per Martino,…..lui soffre e si dispera…come posso alleviare il suo dolore, trovare le parole adatte per stargli vicino…aiutatemi vi prego …..Madre, ho conosciuto un uomo che forse mi ama come avete amato papà…..credo che vi sarebbe piaciuto ….aiutatemi voi a capire se lo amo davvero..se è lui la mia vita, il mio respiro….oh.. Mi mancate , mi mancate tanto….”
    DINTORNI DI RIVOMBROSA
    Era quasi l’alba. La luce dell’aurora filtrava attraverso le fronde degli alberi ; la rugiada mattutina bagnava ancora i ciottoli del sentiero e tra il fogliame l’allodola cantava..
    Martino aspettava impaziente sotto la grande Croce di S. Andrea che segnava il bivio per Castellamonte. Le briglia del cavallo tra le mani, continuava inquieto a rivolgere lo sguardo verso il sentiero che attraversava il bosco.
    Finalmente si udì il galoppo di alcuni cavalli : due cavalieri mascherati , avvolti in ampi mantelli,comparvero improvvisamente alla curva
    “ Scusate il ritardo conte Ristori”
    Il gentiluomo che aveva parlato era il più alto dei due e dal tono si capiva che non era certo abituato a ricevere ordini, quanto piuttosto a darne
    “ Cominciavo a pensare di aver sbagliato luogo…e ora, signori ! Ho seguito alla lettera le istruzioni che mi avete fatto pervenire nel vostro messaggio. Nessuno mi ha seguito ...e nessuno soprattutto sa dove sono..”
    “ Ne era sicuro conte Ristori, anche perché i miei uomini circondano e controllano questo posto da più di un’ora”
    “ Signore! Non vi fidate di me? Sono dunque stato spiato..”
    “ Semplici precauzioni conte, non temete; i francesi hanno spie ovunque e cominciano ad organizzarsi nei nostri confronti ..quei cani!”
    “ Permettete: generalmente non è mia abitudine parlare a gentiluomini mascherati. Preferirei vedere in faccia il mio interlocutore!”
    “E’ forse meglio per voi , per tutti noi ,conservare l’anonimato, conte e rimandare una conoscenza più approfondita ad altra occasione. I francesi hanno dei metodi molto particolari per ottenere informazioni; quindi, vedete, è meglio che non ci si conosca a vicenda, per la vostra e la nostra sicurezza.. Bene, a noi dunque…..vi propongo un’azione tra tre giorni contro le truppe francesi che occupano in questo momento il forte di Caluso..non vi sono molti soldati, è vero, , ma la posizione è strategica – e il gentiluomo spiegò la mappa , appoggiandola sulla sella del cavallo- vedete.. basterà bloccare la strada che porta a Foglizzo e nessuno potrà giungere in loro soccorso..
    Mi preme comunque dirvi che non sempre tutto potrebbe svolgersi secondo i nostri piani…..per quanto l’attacco possa sembrare facile,si tratta sempre di un’operazione che comporta un certo rischio..”
    “Signore, sono stato un soldato!So cosa sia un rischio e so anche che un contrattempo può costare molto caro…..ma non vi preoccupate.. anche se da tempo mi sono congedato so come si affronta il nemico..”
    “ Ho preferito comunque dirvelo;ognuno di noi ha degli affetti, che potrebbe anche non rivedere più..”
    “Non mi importa….non mi importa più di nulla signore….non ho più niente che mi leghi e non ho più nessuno che mi aspetti..”
    La dolce immagine di Agnese comparve davanti agli occhi di Martino
    ” Ho solo una sorella…ma lei capirà…è una Ristori, è forte , coraggiosa…capirà , sì capirà..”
    “ Se ne siete convinto..bene, allora… non vi è più niente da discutere tra noi.;vi aspetto, voi e i vostri uomini tra tre giorni , a mezzanotte, all’Abbazia di S.Antonino .E’ stato un piacere conte Ristori……buona fortuna!”


    GIARDINO DI PALAZZO RISTORI
    “ Mia cara contessa Ristori! Sono così contenta di aver potuto accettare il vostro invito! – Angelique scendeva con passo aggraziato la lunga scalinata- il giardino è splendido..vedo che amate le rose.. A Parigi erano i fiori che mi mancavano di più”
    Nel silenzio della calura estiva, solo il sussurrare della fontana rompeva la pace del pomeriggio. Agnese ed Emilia avevano deciso di far servire il thè nel gazebo, all’ombra dei grandi platani.
    “ Siete parigina , madame?”
    “ Si, sono nata a Parigi ma ho trascorso gran parte della mia infanzia a corte…mia madre era dama d’onore della principessa di Lamballe e quindi negli ultimi tempi frequentavamo Versailles”
    “Cielo.. avrete avuto dei problemi in seguito a ciò, penso…”
    Problemi!… un lampo passò negli occhi di Angelique..cosa poteva saperne quella donna…..nascondendo l’irritazione, la merveilleuse continuò :
    “ Mio padre era un gentiluomo francese che frequentava la corte , conobbe mia madre, si piacquero, e quindi…Ma mia madre rimpiangeva il Piemonte, la sua terra natale e avrebbe desiderato tornare…”
    Emilia corrugò la fronte mentre ascoltava le chiacchiere di quella donna tanto gentile ed elegante , che, chissà perché, non le piaceva affatto.
    Per quanto cercasse nella memoria poi non riusciva a ricordare un’ amica della madre che se ne fosse andata a vivere in Francia, a parte Madame Chevalier …..certo, lei stessa non aveva sempre vissuto al castello e questa gentildonna poteva aver conosciuto Anna nel periodo in cui lei si era trasferita a Parigi,..eppure un vago senso di incertezza la tormentava.
    “So che è imperdonabile madame, ma scusate..da quanti anni vostra madre viveva in Francia? “
    Angelique rise, un riso particolare che fece venire in mente ad Agnese il rumore di un bicchiere di cristallo in frantumi..” Questo mia cara è un modo molto gentile per chiedermi l’età! Ebbene proprio perché siete voi….e non un adorabile gentiluomo, ve lo confesserò:ho diciannove anni, madame”
    “ Quattro anni meno di me- Agnese rifletteva ad alta voce- Ma alla vostra età siete così spigliata, così…”
    “ Libera?- la voce di Angelique era improvvisamente diventata tagliente- gli eventi della vita possono maturare tantissimo, n’est pas? Io non ho conosciuto mio padre..morì quando avevo solo qualche mese; alla sua morte diciamo che ci siamo dovute adattare…..e le alterne vicende , che volete madame, formano e ti fanno crescere più in fretta..”
    Angelique aprì nervosamente il bellissimo ventaglio di tartaruga “ Ma, piuttosto, ditemi di voi..avete sempre vissuto in questo luogo incantato?”
    “Ho passato quasi tutta la mia infanzia in questo palazzo, madame de la Tour ….a parte qualche breve periodo presso amici o parenti…mentre mia cugina per parecchi anni ha vissuto proprio a Parigi”
    “ Davvero? Interessante..”
    Emilia intervenne “ Mia madre mi permise di frequentare il collegio di Saint Cloud e quindi conosco molto bene Parigi ….almeno, la conoscevo. Ho studiato in Francia fino ai giorni della Rivoluzione, madame..”
    Ed Emilia ricordò la famosa notte in cui Martino, con la divisa lacera, sporca di sangue, aveva violentemente bussato al grande portone del convento della Visitazione, per portarla via , anche contro il parere delle suore, inorridite da quella intrusione, da una Parigi improvvisamente impazzita..; ripensò a come, organizzata la fuga, avessero poi attraversato la città, eluso i posti di blocco improvvisati dai sanculotte che ,dopo l’assalto alle Tuileries, ebbri di sangue e di violenze , cercavano gli aristocratici per ucciderli; ricordava ancora con raccapriccio come fossero passati, travestiti da borghesi, in mezzo al corteo inferocito del popolo che portava sulle picche le teste mozze delle guardie reali ……Nella lunga e pazza corsa di quella notte Martino aveva sparato e ucciso chi sbarrava loro la strada verso la salvezza….e in quei momenti per la prima volta Emilia aveva scoperto dentro di sé l’amore ardente per Martino…
    Pacatamente continuò” Da allora però madame non mi sono più mossa..e trovo che questi tempi non siano certo i migliori per viaggiare…….può quindi essere che le nostri madri si siamo conosciute in quel periodo….”
    Però perché non riusciva a staccare lo sguardo da quegli occhi verdi, di ghiaccio, che sembravano scavarle l’anima?
    In quel momento Martino apparve sulla soglia delle scuderie.
    “ Guardate, c’è mio fratello, il conte Martino Ristori……Martino, ti prego, vieni a conoscere la nostra ospite!”
    Martino si avvicinò lentamente;aveva sempre odiato le galanterie e le visite …ma non voleva dispiacere ad Agnese.
    “ Mie care signore…, scusate se non mi sono fatto vedere prima e non vi ho accompagnato nella vostra passeggiata, ma c’erano purtroppo dei problemi che hanno richiamato la mia attenzione.. Spero madame che vi siate divertita comunque e che abbiate potuto godere dell’ospitalità di Rivombrosa”
    “ Ho apprezzato moltissimo mio caro conte e ho ringraziato più volte vostra sorella, che è stata così gentile da invitarmi e da permettermi di passare uno splendido pomeriggio”
    Martino si inchinò leggermente e prese la mano inguantata di Angelique per un formale baciamano; quando si rialzò, si trovò di fronte lo sguardo scintillante della merveilleuse.
    Trattenne il respiro:..quegli occhi, penetranti e bellissimi .. dove aveva già visto quegli occhi?…un ricordo confuso si fece strada nella sua memoria.. Impossibile! Eppure….
    Angelique strinse impercettibilmente la mano di Martino “ Vi ringrazio ancora conte e spero di rivedervi presto ..”

    VERSO PALAZZO LANGOSCO

    Angelique, seduta sui cuscini di velluto della carrozza scostò con impazienza le tendine.
    Avrebbe dovuto essere contenta, molto contenta.: in fondo il suo sogno si stava realizzando, ancora un poco di pazienza e avrebbe avuto in mano facilmente i Ristori e si sarebbe vendicata… perché allora questo senso di insoddisfazione e di inadeguatezza? Non aveva forse seguito anche i consigli di Armande? Per tutta risposta le balenò innanzi lo sguardo buono di Martino..
    Improvvisamente in Angelique sbocciò un sentimento confuso …..non era possibile, non poteva aver percorso miglia e miglia invano ..e solo perché il conte Martino Ristori l’aveva guardata e aveva trattenuto la sua mano….; un vago senso di rincrescimento sembrava nascere in lei e la spaventò, come l’atterrì l’idea di provare ripugnanza per quello che stava per fare,.
    “ Non posso rinunciare, sarebbe una follia…..”
    Eppure quando aveva guardato Martino aveva provato qualcosa , una sensazione nuova e che pensava non potesse più esistere in lei…..

    PALAZZO RISTORI

    “Agnese, chi era quella donna?”
    “ Si chiama Angelique, Angelique de la Tour..è francese..perchè Martino?”
    “ Io quella donna l’ho già vista..”
    “ Impossibile…..arriva dalla Francia..non è mai stata in Piemonte….”
    “ Eppure Agnese il suo sguardo non mi è nuovo…..”
    “ Anche lei ti guardava…..direi molto interessata!”
    “Non riesco a togliermela di mente…..io quella donna l’ho già vista..”
    “Probabilmente vi è una certa somiglianza con qualcuno che hai conosciuto…..ma è un caso, a volte può succedere ,no?”
    “ Un caso , sì può essere….un caso..”

    APPARTAMENTO DI PALAZZO LANGOSCO

    “Che cosa vuoi dai Ristori, Armande?”
    Angelique si stava spazzolando i lunghi capelli seduta davanti alla pettineuse, mentre la cameriera in ginocchio le infilava ai piedi le babbucce di seta
    E lanciò nello specchio uno sguardo verso il gentiluomo che si era chinato su di lei.
    Il francese sorpreso la guardò “ Non è da te Angelique chiederti il perché delle nostre azioni…cosa ti succede? Non ti riconosco più ma chèrie..dove è finita la mia ragazzina viziata, spensierata e superficiale che ben conosco?”
    “ Non essere sciocco Armande….mi sto solo chiedendo dove vuoi arrivare…..”
    “ Ad essere scandalosamente ricco..n’est pas? Spudoratamente e felicemente…..credevo che questo programma fosse di tuo gradimento….mi sbaglio? Mia frivola merveilleuse…il conte ti ha forse offerto il suo cuore?”
    “Era solo una domanda..e tu non mi hai risposto!”
    “ Anche tu non mi hai risposto, Angelique…perchè ti interessano così tanto i Ristori?”

    SAGRATO DELLA CHIESA DI S.ANNA

    L’uomo poveramente vestito chiedeva l’elemosina seduto sui gradini, davanti alla chiesa di S.Anna,.
    Armande distrattamente si soffermò vicino al portale, come per cercare nella scarsella un soldo
    “Siete il cittadino Desmoulin.?.Avrei da dirvi qualcosa che forse può interessarvi”
    “Dite ..sono tutto orecchi..”
    “Questa notte…verrà tentato un assalto al forte di Caluso…non so chi vi parteciperà ma di sicuro qualche aristocratico in cerca di gloria…Credo sia una buona occasione per prenderli..”
    “Mai elemosina fu meglio ricompensata,mon ami!”



    OTTAVA PUNTATA
    PALAZZO RISTORI- in piena notte
    Distesa su una dormeuse , Agnese cercava di ingannare il tempo leggendo un’ opera di Racine che aveva preso in biblioteca.
    Non riusciva ad addormentarsi; per qualche oscura ragione si sentiva inquieta. Vi era un silenzio irreale nel castello, che l’angosciava…. Neanche il romanzo aveva il potere di distrarla! Gettò il libro in un angolo e sospirò. Martino quella sera era stato particolarmente nervoso: a cena non aveva risposto se non a monosillabi a tutti i suoi tentativi di intavolare una qualsiasi discussione e aveva mangiato pochissimo.
    Anche Emilia se ne era accorta, ma non aveva commentato.; ultimamente sembrava pensare ad altro anche lei…
    Agnese si alzò , si diresse verso la finestra, l’aprì; il frinire dei grilli e delle cicale accompagnava l’afa soffocante di quella notte estiva..
    Improvvisamente ad Agnese sembrò di udire un gemito.. forse era il vento, che si era alzato? Eppure…..no, questo era un vero lamento.. qualcuno stava male, là fuori!
    Prese il candeliere e si precipitò a socchiudere la porta….sì, aveva ragione, qualcuno, forse ferito, si stava lamentando. Tenendo alta la candela, per rischiarare il corridoio, si avventurò fino alla scala che portava alle stanze dei piani superiori.
    “ Martino! Che cosa…cosa è successo? E voi chi siete?”
    Agnese si fermò allibita sul pianerottolo, vedendo il fratello barcollante e sostenuto da un gentiluomo sconosciuto.
    “ Stai male? Oh,no!Ma sei ferito! –gridò improvvisamente vedendo che dalla mano che comprimeva il fianco sinistro filtrava lentamente del sangue.
    “Per carità, zitta!, non chiamate nessuno” implorò il gentiluomo “ Dovete fidarvi di me signora..vi prego….la vita di vostro fratello e la mia sono nelle vostre mani.. aiutatemi a portarlo nella sua stanza…”
    “ Ma è ferito!.. morirà se non chiamiamo un medico…”
    “Non morirà ..ma portiamolo nella sua stanza …..non dobbiamo farci vedere né sentire da nessuno…e poi chiameremo un medico.. ve lo prometto”
    Agnese trattenne un singhiozzo…
    ”Come è successo , perché?”- Emilia pallidissima si affacciò alla porta della sua stanza..
    “Signore vi prego….... ne va della vita del conte.. e anche della vostra”
    “Seguitemi” Agnese sollevò il candeliere , “faremo come volete..”

    Il medico aveva terminato di medicare le ferite di Martino che nell’incoscienza aveva ripreso a lamentarsi….
    “ Non può restare qui..”
    Le luci dell’alba iniziavano a filtrare attraverso gli spessi tendaggi
    “ Se lo trovano i francesi è finita…….e prima o poi qualcuno della servitù potrebbe parlare”
    “I miei domestici sono fidati, signore..”
    “ Voi non sapete quali mezzi conoscano quelle iene per fare parlare un uomo….no, dobbiamo portarlo via di qui, da qualche parte , dove non possano trovarlo”
    Agnese rialzò la testa
    ”So dove possiamo portarlo….c’è un posto in cui non lo troveranno mai”

    PALAZZO DEL MARCHESE FEDERICO DI AGLIANO

    Federico , appoggiato allo stipite della finestra , sembrava guardare lontano, al di la delle siepi di bosso che chiudevano il grande prato……..ma lo sguardo era teso e preoccupato
    Giulio, stanco e impolverato , si lasciò andare sulla poltrona
    “Una donna piena di risorse la tua Agnese, non si è sconvolta più di tanto sai? Sempre fortunato tu …Oh! L’abbiamo portato in un vecchio capanno di caccia dei Ristori, al limitare della loro proprietà.;è ben nascosto dalla boscaglia e penso possa trattarsi di un buon nascondiglio, data la situazione!Iil dottore, un uomo fidato, ha estratto il proiettile e tamponato la ferita; certo, il conte ha perso molto sangue ma dovrebbe cavarsela…..diciamo che per qualche tempo Martino Ristori sarà ..in viaggio!”
    “Non ci crederanno”
    “Adesso dipende tutto da Agnese Ristori……ma credo che saprà tenere testa ai francesi.. almeno, lo spero per lei”


    PALAZZO SALMATORIS- sede del console francese in Piemonte
    L’antico palazzo Salmatoris , nel quale Napoleone aveva dettato al marchese Costa di Beauregard e al barone La Tour le condizioni di resa della monarchia sabauda ,ospitava oramai da qualche mese l’entourage del console francese in Piemonte; nel grande appartamento , utilizzato più di un secolo prima da Vittorio Amedeo I e dalla moglie Cristina di Francia , allontanatisi da Torino per sfuggire la peste e la guerra, si svolgevano gli incontri del console Berthier con i suoi consiglieri .
    Armande Desmoulin saliva lentamente il lungo scalone d’onore, sovrappensiero, lasciando scorrere lo sguardo sugli splendidi affreschi del Taricco che ne decoravano le pareti : l’assalto, tentato nella notte al forte di Caluso, grazie alle informazioni ricevute, era stato respinto, molti degli assalitori uccisi, alcuni feriti e caduti nelle mani della guarnigione.
    Eppure Armande non era particolarmente contento di come si erano svolti gli eventi. I veri capi, quelli che agivano nell’ombra e che avevano organizzato l’attacco, erano sfuggiti, Armande ne era certo.
    Alle stesse conclusioni era giunto anche il console Berthier
    “ Signori, una battaglia è vinta….ma non abbiamo certo sconfitto questi briganti piemontesi; non dobbiamo dare loro il tempo di riprendersi e ricostruire le loro bande. Cosa consigliate, generale Chabot?”
    “ Utilizziamo le truppe e iniziamo a controllare le case e a confiscare le proprietà di questi insorti…vedrete che gli altri si guarderanno bene dal continuare!”
    “ Si potrebbe anche cercare di far parlare i prigionieri….non credete generale?”
    “Cittadino Armande Desmoulin, sapete che non condivido questi vostri metodi , che hanno avuto il potere di farci odiare dalla popolazione; e noi non dobbiamo alienarci le simpatie di questo popolo! Non otterremo niente uccidendo, torturando e impiccando indiscriminatamente chiunque…..io sono un soldato della Repubblica e combatto; non sono un assassino, cittadino Desmoulin!!”
    “Oh, là là, mio caro generale..resta però il fatto che questi mezzi da voi ritenuti così esecrabili ci abbiano permesso ultimamente di ottenere dei risultati…….che voi, con tutte le vostre truppe, non siete riuscito a raggiungere, in questi ultimi mesi, cittadino generale!”
    “ Signori, signori, lasciamo per piacere queste inutili considerazioni!! E’ il risultato che conta, purtroppo, generale Chabot! Lo so, mi ripugna, come del resto ripugna a voi, ma sono d’accordo questa volta con il cittadino Desmoulin…..se non ispiriamo terrore a questa gente non otterremo nulla !
    Va bene , Desmoulin: lo so che avete uomini e mezzi., che vi sono stati dati direttamente dal generale Bonaparte, non so in quale modo e perché , ma che comunque avete ottenuto ….e allora datevi da fare! Vi prego solo di una cosa: ricordo benissimo gli eccessi compiuti in Savoia.
    Quindi,state attento: questa non è la Vandea e questi non sono dei semplici contadini, ma sono degli aristocratici piemontesi e per quanto il re non abbia più molta voce in capitolo, per il momento non possiamo ancora decidere della nobiltà di questo regno…..quindi , siete autorizzato ad indagare, con i metodi che vi sembreranno più opportuni, ma non voglio essere coinvolto in ciò che farete..”
    “ Siete stato chiarissimo console…..a me il lavoro sporco, a voi la gloria, n’est pas? “
    ALLA MADONNA DEL POPOLO
    Il sole del primo pomeriggio faceva risplendere la splendida facciata in cotto della chiesa della Madonna del Popolo ,avvolgendo la costruzione di mattoni rossi in uno splendore dorato.
    Agnese scese dalla carrozza, ed alzò la testa contemplando la grande porta d'ingresso artisticamente intagliata ; con un sospiro si rivolse al suo accompagnatore:
    “ Vi prego Alessandro.. potete aspettarmi fuori dalla chiesa? Vorrei entrare da sola”
    “Agnese, io rispetto i vostri desideri, però vorrei capire perché mai ho dovuto accompagnarvi fino a qui ed ora devo attendervi……..non potreste dirmi che cosa accade e perché Martino è partito senza dirmi niente? Dovevamo vederci oggi per una partita di caccia.. “
    “Alessandro, vi spiegherò più tardi … ma ora vi prego , se siete un amico, non chiedetemi nulla.”
    E così dicendo Agnese spinse la porta della chiesa ed entrò.
    Nel buio, appena rischiarato dalle candele, l'altare maggiore, un vero capolavoro dell'arte barocca, dominava l’abside; le pareti laterali erano impreziosite da una serie di magnifici affreschi , rappresentanti la “Strage degli innocenti”e “L’ultima cena”.
    Agnese si raccolse un attimo in preghiera; era stanca, terribilmente stanca ed angosciata dal pensiero di Martino, sofferente e forse moribondo là nel capanno…
    ”Vi prego, Signore, datemi la forza , fate che io sia in grado di salvarlo da tutto e da tutti……..è mio fratello, non ho più nessuno, mi resta solo lui….mamma, papà, vi prego aiutatemi, non lasciatemi sola “
    Si rialzò e si diresse verso la cappella laterale, impreziosita da stucchi e da statue lignee;si inginocchiò ad uno dei confessionali .
    “Sono la contessa Agnese Ristori, padre. Ho avuto il vostro messaggio”
    La voce dell’uomo nascosto nel confessionale era solo un sussurro.
    “Ascoltatemi bene …..un ferito, uno degli uomini che ha partecipato con vostro fratello all’assalto di Caluso, sotto tortura ha parlato…i francesi sanno che il conte Ristori è implicato
    in una congiura ai loro danni…..verranno certamente questa sera al castello e lo cercheranno..”
    “Non lo troveranno”
    “Ma troveranno voi, vostra cugina, i vostri servi…”
    “Non ho paura dei francesi!”
    “Ma non potete affrontarli da sola……vi minacceranno, vi faranno cadere in contraddizione..”
    “Cosa mi consigliate?”
    “Ebbene…dovrete comportarvi come se nulla fosse, signora!Organizzate una riunione, una festa, qualcosa insomma; devono trovarvi attorniata da amici.. e felice, completamente ignara…….così resteranno disorientati…ad un uomo sotto tortura si può far confessare qualsiasi cosa ..anche informazioni false.. ”
    “ Mi chiedete molto”
    “Penso sia l’unica soluzione…”
    “Tenterò. …”

    NEL CAPANNO FUORI DAL MONDO

    Il fuoco andava spegnendosi : le ultime braci nel camino, simili a delle stelle morenti,brillavano nella penombra della stanza.
    Emilia , seduta sulla vecchia poltrona, davanti al letto di Martino ,era disperata. Il conte continuava a lamentarsi nel sonno, la febbre stava salendo e la giovane donna non sapeva più cosa fare..
    “Martino, ti prego, non morire……..come potrei vivere senza di te?Non mi importa se tu ami quell’altra…ma io senza di te non esisto, non posso esistere…..resisti Martino, ti prego resisti, non morire……..unico amore della mia vita!”
    Ed Emilia scivolò lentamente in terra , inginocchiata, abbracciando Martino con lo sguardo….
    “Perché , perché Martino….le vuoi così bene? da cercare la morte per lei.. non ne vale la pena…lei non ti ha mai amato….come ti amo io .. Oh !Martino.. perchè non ti sei mai accorto del mio amore?….e ora, se tu muori, morirò anch’io perché non vale più la pena di vivere senza di te…” Scoppiò in un pianto dirotto “Vivi amore mio, vivi ….ed io sarò felice anche se non mi vorrai..”
    E mentre le braci del fuoco si spegnevano ad una ad una , lentamente, Emilia si addormentò, sfinita.

    Il trillo solare dell’allodola, alle prime luci dell’alba la svegliò… man mano il chiarore del nuovo giorno si diffuse nella stanza, illuminando infine il volto di Martino..
    Come aveva potuto addormentarsi così ?Lasciandolo solo!Disperata, si chinò sul letto dell’uomo amato.
    ”Martino, Martino rispondimi…!!.”
    “Emilia……”- Martino aprì lentamente gli occhi
    “Dove sono?... Perché stai …piangendo?”
    “Oh, Martino…….Signore ti ringrazio….sei vivo!”


    PALAZZO RISTORI

    Seduta davanti alla preziosa scrivania della biblioteca , Agnese ripensava tremando alla terribile serata appena trascorsa .
    Si rivedeva accogliere nel salone delle feste, appoggiata al marmo del grande camino,con un sorriso sulle labbra, i soldati francesi ed il loro capitano , tra gli amici, i nobili aristocratici e le loro mogli, seduti ai tavolini da gioco e impegnati in partite ai dadi e alle carte o intenti a chiacchierare amabilmente sui grandi divani di velluto rosso della sala da biliardo…… Nell’ombra della sera, rischiarata dal grande lampadario , gli abiti color pastello delle dame erano sembrati brillare di luce propria .Lei stessa aveva indossato una toilette particolarmente elegante, un vestito azzurro cielo che le stava d’incanto……Con notevole sangue freddo, alla richiesta ,da parte del perplesso capitano francese,di un colloquio privato., aveva ostentato grande sicurezza ed alterigia, rifiutandosi di lasciare soli i suoi invitati, anche se per pochi minuti…Per quale ragione ,poi? Per delle stupide ed inutili illazioni sul conte suo fratello, che comunque in quel momento era in viaggio di affari, verso la Francia e presso amici , ben conosciuti e stimati del resto dallo stesso console francese……Cosa volevano dunque da lei? Si trattava sicuramente di un errore e se avessero continuato con quello che era solo un irritante atteggiamento avrebbe avuto di che lamentarsi con l’ambasciatore francese presso la corte sabauda…
    Il capitano francese, abbastanza confuso e perplesso, si era così ritirato in buon ordine.
    Agnese aveva riso, scherzato e civettato con gli ospiti per tutto il resto della serata.
    Ma quando finalmente anche l’ultima carrozza aveva lasciato palazzo Ristori, Agnese era scoppiata in pianto…
    Martino era salvo, per il momento e con lui Rivombrosa!


    Armande Desmoulin era furibondo
    “Giocati, vi siete fatti giocare da quella donna! Incredibile”
    “Ma cittadino, non è possibile..vi è stato sicuramente un errore.”
    “ Il mio errore è stato quello di credervi in grado di tenere testa ad una fragile fanciulla, capitano!Un ufficiale francese preso in giro da una semplice ragazzetta….Il generale Bonaparte avrà sicuramente qualcosa da dirvi e molto presto anche!”
    “Cittadino Desmoulin…”
    “Siete degli incompetenti ….Vi conviene sparire ..e in fretta!”
    Rimasto solo Armande si calmò ed iniziò a riflettere:
    “Sembra proprio che non sarà così facile ottenere dei risultati in poco tempo contro questi piemontesi …il sogno di arricchirmi alle spalle di questi aristocratici Ristori si sta pericolosamente allontanando …,.Devo comunque riconoscere che Agnese Ristori è un nemico intelligente….. hai vinto la tua battaglia Agnese Ristori….ma per vincere una guerra la strada è molto lunga…ed io sono molto paziente. Vedrai, prima o poi riuscirò a portarti via la tua Rivombrosa, …vincerò io Agnese…., parola di Armande Desmoulin!

    CAPANNO DI CACCIA

    Il cavaliere, dopo aver aggirato il podere di Santa Marta, imboccò al galoppo la strada sterrata che si infilava tra i campi e che più avanti sfiorava il lago di Viverone; poi tagliò improvvisamente sulla destra, abbandonando il sentiero e infilandosi nella macchia ancora rada ma che precedeva il bosco di betulle e castagni: il busto verticale e sciolto, l’assetto in avanti sulla sella, verso il pomo, rivelavano un’abitudine e un’ ottima propensione per l’equitazione.
    Il cavallo nel suo galoppo sfrenato si addentrò nel fitto bosco di castagni ,che di tanto in tanto si apriva in scorci suggestivi.
    La magia di quei luoghi risaltava soprattutto in quell’ ora che precedeva il tramonto , con una meravigliosa luminosita' , sfumata nei colori piu' tenui.
    Il cavaliere ridusse l’andatura al trotto e accarezzò con la mano il pelo dell’animale per tranquillizzarlo
    “Bravo Ugo….ora rallenta, siamo quasi arrivati…”
    Il capanno di caccia sembrava disabitato; dal camino usciva però un sottile filo di fumo….
    Il gentiluomo, impugnate le redini con la mano sinistra, scese da cavallo , lasciandosi scivolare fino a terra. Legò il cavallo alla staccionata e poi ,con circospezione, si avvicinò alla porta e tentò di aprirla..
    “Fermo o sparo..chi è là??”
    “Martino..sono io ..Agnese..non vorrai spararmi per caso!”
    Il conte avanzò zoppicando nella penombra della stanza, il cane della pistola alzato.
    “ Vestita in questo modo…..come potevo riconoscerti? Cosa ti è saltato in mente ..vestirti da uomo!”
    Agnese rise e si tolse il cappello: i lunghi capelli biondi le si sciolsero come una nuvola sulle spalle..
    “Mio caro, almeno così non mi hanno certo riconosciuta, né seguita….vedo che stai meglio, altrimenti non avresti avuto il coraggio di rimproverarmi!”
    “Agnese, Agnese..” – Martino represse una smorfia di dolore- cerchi sempre di scherzare ,tu!”
    “ Mio caro fratello, sono troppo contenta , permettimi quindi di manifestare la mia gioia….sei vivo.. ho temuto per te Martino, ho temuto di non poterti più avere vicino….” E Agnese abbracciò stretto il fratello
    “Martino promettimi.. mai più metterai a repentaglio la tua vita, mai più….ti prego; mi sembrava di impazzire……..perchè mi hai tenuto all’oscuro della tua decisione? Non mi vuoi più bene dunque? Non sono forse più la tua amata sorellina?Oh, Martino io ti voglio bene e te ne vorrò sempre, ma ti prego non escludermi dalla tua vita; permettimi di starti vicino, nel bene e nel male.. e di non allontanarmi più come hai fatto in questi giorni.. Io lo so che hai sofferto e che stai ancora soffrendo, ma ti prego, dammi la possibilità di aiutarti a sopportare questo dolore, te ne prego..”

    “ Agnese, un amore è capace di infliggere nell’anima una ferita mortale, più grave di quella che può causare una spada, una ferita che non ti fa sanguinare ma che non va mai via … e una grande rabbia ti rimane dentro…e ti chiedi perché…perché proprio a te? Io amo ancora Costanza, anche se lei mi ha lasciato…..e non so per quanto tempo l’amerò ancora……..forse per sempre ! Ma ti prometto che non mi farò distruggere da questo amore;ho capito in questi giorni che voglio troppo bene a te, ad Emilia per lasciarvi sole e disperate..”
    “Emilia ti vuole tanto bene, sai? Ti ha assistito giorno e notte , fino a quando non ti sei ripreso…”
    “Lei mi ha sempre voluto bene, da quando eravamo bambini e ci nascondevamo sotto il tavolo della sala da pranzo! Mi ha sempre difeso e aiutato…sì, lei mi vuol bene, come una sorella..”
    Agnese chinò la testa…..”Sai io penso che lei ti voglia veramente bene, Martino…….e non come una sorella……..ma tu non te ne sei mai accorto….lei ti ama Martino, ti ama disperatamente e inutilmente, ….come tu hai amato e ami Costanza ..”

    Le ombre della sera erano ormai scese ; nel capanno di caccia Martino, seduto davanti al fuoco acceso nel vecchio camino rifletteva sulla sconvolgente verità che gli aveva appena sussurrato Agnese …e rivedeva ora, oh, in tutt’altro modo, tanti episodi della sua fanciullezza.. da quella prima volta in cui Emilia aveva preso le sue difese contro la madre, alla terribile mattina di Natale, in cui gli aveva regalato quel bellissimo libro di strategia militare che l’aveva conquistato e che ancora conservava tra le sue cose più care insieme alla spada dalla punta stondata , la vecchia spada di Fabrizio, il padre tanto amato ..
    Emilia era sempre stata accanto a lui, in ogni momento della sua esistenza; l’aveva confortato, sostenuto, incoraggiato e difeso, tante e tante volte…..E lui non si era mai reso conto che la ragazzina gentile che per prima gli aveva offerto la sua amicizia, l’aveva anche immediatamente amato ……..
    “Sono stato un folle….avevo accanto a me l’amore e non l’ho riconosciuto……..ed ora, cosa farò?Come potrò ancora guardarla negli occhi ? Oh, Emilia …cosa abbiamo fatto delle nostre vite….solo una lunga agonia…….”




    NONA PUNTATA

    PALAZZO DEI CONTI DEL CARRETTO

    Nello splendido palazzo ,affacciato sul grande parco all’inglese, dai viali costeggiati da alberi secolari, stava per iniziare la grande festa da ballo che avrebbe sancito l’entrata in società dell’ultimogenita del conte Marco del Carretto, la contessina Delfina.
    I Del Carretto appartenevano ad una delle più antiche e importanti famiglie aristocratiche piemontesi, una nobile famiglia della marca aleramica, che poteva addirittura vantare tra i suoi antenati uno dei vassalli del Barbarossa,; il fratello dell’attuale conte aveva partecipato eroicamente alla battaglia di Millesimo a capo delle truppe piemontesi, trovando la morte sul campo.
    Non vi era forse tra gli aristocratici piemontesi una famiglia più fedele al Re.
    Al primo piano, nel salone da ballo neoclassico arricchito dal pavimento a mosaico in marmi policromi, già le prime coppie di ballerini intrecciavano le complesse figure della contraddanza mentre all’ingresso principale, nel sontuoso vestibolo barocco il conte e la contessa Ippolita del Majno ricevevano gli ultimi invitati
    .
    Martino era stato categorico
    “Non posso restare ancora nascosto!Inizierebbero di sicuro i commenti, le illazioni e prima o poi arriverebbero alle orecchie dei francesi, che non aspettano altro per arrestarmi!E’ quindi l’occasione che aspettavamo…..La famiglia Ristori parteciperà al ballo”
    “ Martino, ma tu non stai ancora bene, la ferita non è completamente guarita..”
    “Non ti preoccupare Agnese, chiederò a Titta di rifarmi la fasciatura molto stretta e non si noterà nulla ……vorrà dire che non potrò invitarti a danzare….ma non credo tu abbia dei problemi a trovare un cavaliere di tuo gusto..”
    Agnese arrossì impercettibilmente. ….anche nell’angoscia e nella disperazione di quei giorni più di una volta un paio di profondi occhi neri aveva turbato i suoi sogni……L’avrebbe rivisto, certamente . .e cosa si sarebbero detti? Agnese non sapeva se augurarsi un incontro con Federico o temerlo….
    .”Certo, sono tutti lì ad attendermi!Cosa credi?”
    “Agnese…..-Martino le sfiorò leggermente la guancia con la mano- sai, vorrei vederti felice accanto ad un uomo che sappia meritarti…..Cosa ne pensi di Alessandro? E’ un bravo giovane, ti conosce da tanti anni, ti stima e credo che ti voglia anche bene….”
    “Non lo amo Martino, gli voglio bene, ma non lo amo….ma non ti preoccupare, Martino
    …un marito saprò scegliermelo ….. E quando verrà quel momento mi sposerò solo con l’uomo che amo, e lui dovrà amarmi….infinitamente ed esclusivamente”

    Agnese vagava ,nelle stanze affollate di ospiti, alla ricerca di Federico; ma per quanto cercasse
    non riusciva ad incrociare quello sguardo che l’aveva fatta sognare.
    Anche Martino era alla ricerca di qualcuno e come Agnese non sapeva se augurarsi quell’incontro o temerlo .
    E infine la vide. La giovane donna trasalì nel riconoscere il conte
    .”Costanza! Sapevo di trovarti qui, lo speravo”
    “ Martino…”
    “ Costanza,no, ti prego ascoltami, lasciami parlare, sono giorni che voglio parlarti e cercare di spiegarmi…so di aver sbagliato, di non averti capito e tenuto in considerazione i tuoi sentimenti, ma ti prego, torna da me. Riproviamo, dammi un’altra possibilità…!Farò tutto quello che vuoi, ma ti prego. .Io ti ho amato e ti amo ancora Costanza ….perchè mi fai questo, perché?Che cosa ti ho fatto?”
    Costanza era impallidita: Martino le aveva preso le mani nelle sue …..
    “Ti prego Martino, non facciamoci ancora più male a vicenda…il nostro matrimonio è stato un errore.. un terribile sbaglio…..credimi, ho capito che non posso vivere in una situazione così falsa e inutile…e non ho paura dello scandalo , Martino…..Ho deciso ,non tornerò più indietro….io non ti amo Martino, ti prego, dimenticami...,non potrei vivere con te.. io.. amo un altro uomo, Martino ..”
    E Costanza corse via, piangendo.
    Martino chiuse gli occhi……e quando li riaprì vide dall’altra parte della stanza Emilia…….


    Il diplomatico francese chiacchierava amabilmente con il suo interlocutore “ Vedete generale, Napoleone è convinto che per assoggettare l’Italia bisogna conquistare non solo Torino e Milano, ma soprattutto, ad ogni costo, Roma !Non nascondiamoci poi il fatto che l’Italia può fornire alla Francia un ricco serbatoio di opere d’arte e di grano… I popoli italiani non saranno mai in grado di opporre alcuna resistenza, divisi come sono ,gelosi gli uni degli altri; così come del resto i rispettivi governi, illusi di essere uniti tra loro da un patto , in un vincolo , che non rispetteranno mai”
    Martino girò la testa sentendo le parole del console; come si permetteva quel francese borioso e arrogante di insultare così tutti i presenti…….e fece per intervenire,.ma una mano di ferro gli strinse la spalla, lasciandolo senza fiato.
    “State zitto, conte, tacete - sussurrò Federico di Agliano –vi siete già troppo esposto.. Ma non vi preoccupate; pagherà anche per questo”


    Le grandi peonie vellutate, screziate, rosa chiaro ,cremisi o bianche perfette, adornavano gli angoli del giardino; nelle aiuole ovali , che precedevano l’Orangerie, le rose a piccoli cespugli occhieggiavano con i loro mazzetti di piccoli fiori rosa; il giardino di palazzo del Carretto era veramente curato e degno di un re. Agnese si sorprendeva ad accarezzare le corolle dei fiori, a sfiorarne i petali ….
    Si era infine rifugiata in giardino anche perchè il ballo le era sembrato terribilmente noioso…senza la presenza di un certo gentiluomo!
    Un rumore di passi sulla ghiaia la distolse dalle sue fantasticherie……Federico era lì, davanti a lei……
    ”Mia cara contessa Ristori il nostro destino è incontrarci nei giardini degli altrui palazzi! Ho appena trovato vostro fratello e mi ha confessato dove vi eravate nascosta ..sempre in mezzo ai fiori!.. Del resto voi stessa siete un fiore magnifico e delicato…Vi ho cercata Agnese….perchè devo parlarvi…”
    E così dicendo Federico prese nelle sue le piccole e affusolate mani di Agnese
    “ Oh, Agnese, dovresti vederti quando sorridi,come adesso: il tuo viso si illumina e i tuoi occhi si riempiono di gioia, …dovresti vederti quando sorridi e capiresti perchè ti amo….perchè io.ti amo da morire, Agnese…sei in ogni mia lacrima, in ogni mio respiro, in ogni mio sguardo…sei il mio cielo Agnese....io ti amo più della mia stessa vita…e non posso fare a meno di te…..”
    Agnese si sentiva trasportata in un sogno…
    “Agnese…io ti amo da impazzire…..e in questi giorni ho lottato contro me stesso, perché vedi Agnese, io ti amo..ma in questo momento non sono libero di disporre della mia vita … non posso dirti niente Agnese., né spiegarti . …ma, ecco, io ti chiedo, se mi ami come io amo te, solo di aspettarmi e di avere fiducia in me…...amore mio,amore mio grande non voglio perderti..”


    SULLA STRADA DELLE GRANGE

    La carrozza del console francese , che in quel caldo pomeriggio di agosto seguiva la strada che da Larizzate conduceva a Crescentino,era diretta al borgo di Castell'Apertole ; qui, vicino alle povere case dei contadini, vi era un insieme di edifici in cui venivano allevati i migliori cavalli del Piemonte .
    Il console Berthier aveva deciso non solo di espropriare quelle terre , proprietà personale della corona, ma anche di impadronirsi degli splendidi cavalli.
    Il generale Bonaparte ne aveva urgente necessità ed aveva scritto in tal senso al console, sollecitando un suo intervento presso il Direttorio, ma l’astuto diplomatico si era reso conto ben presto che difficilmente il governo francese avrebbe acconsentito alla richiesta: Napoleone non era talmente amato da poter esigere tutto ciò! Quindi era forse il caso di ottenere un piccolo contributo dal re piemontese…….
    “Mio caro console, continuo a pensare che forse non era il caso di esporsi in questo modo..”
    “E perché mai , generale Chabot ?Dovrei forse avere paura di questi straccioni piemontesi e dei loro capi? Mi sembra che dopo Caluso si siano leggermente ridimensionati….”
    “Vi ricordo che anche voi avete parlato solo di una battaglia e non di una guerra vinta!Quindi trovo questa passeggiata alquanto rischiosa…”
    “I vostri uomini ci stanno scortando……non vi fidate più delle truppe della Repubblica?”
    “Console! Non intendo dire ciò, sono un soldato e so cosa valgono i miei uomini…..ma siamo un po’ troppo lontani dall’ accampamento e in fondo siamo solo in dieci….”
    “Più che sufficienti, non trovate? Un soldato della Repubblica vale a sua volta venti di questi cialtroni…”
    “Caro console voi mi stupite sempre…..Proprio voi ..che qualche settimana fa vi lamentavate degli scarsi risultati ottenuti dalle truppe! E concordavate invece sui miei mezzi, anche se vi sembravano un po’ grezzi, n’est pas?”
    “Cittadino Desmoulin, non fatemi pentire di avervi concesso più di quanto non abbiate meritato…non vorrei deludervi ma non mi sembra che neanche i vostri metodi abbiano dato dei grandi frutti.. “
    “Questi piemontesi sono coriacei console….e poco inclini alla chiacchiera.. anche quando vi dovrebbero essere costretti…..E poi ho avuto qualche difficoltà……..gli uomini del generale sono troppo inclini a credere alle belle donne, non trovate?”
    “Vi avevo avvisato Desmoulin…….non possiamo trattare i nobili piemontesi nello stesso modo in cui lo si è fatto in Francia…..qui purtroppo c’è ancora un re……e soprattutto ricordate che non possiamo mettere a repentaglio lo svolgimento della campagna del generale Bonaparte, provocando problemi nelle sue retrovie!”
    “Resta comunque il fatto caro console che i capi della rivolta sono ancora uccel di bosco….e.fino a quando non saranno nelle nostre mani ho paura che non potrete assicurare al vostro amato generale proprio un bel niente!”


    PALAZZO RISTORI –giardino

    Seduta sopra una panchina del parco, Agnese guardava, senza però vederla realmente, la
    grande fontana posta all’ingresso del giardino all’inglese e che simboleggiava l’incontro tra la Dora Baltea e il Po; la dichiarazione d’amore di Federico , anche se attesa e desiderata, l’aveva sconvolta. E quando Federico l’aveva baciata, oh,… aveva provato delle sensazioni mai avute, una tenerezza e una felicità immensa .
    Il sapere di essere amata così l’aveva fatta piangere dalla gioia; eppure le ultime parole di Federico l’avevano lasciata perplessa…. perchè parlava di attendere e soprattutto di non essere libero nelle sue scelte? Agnese non capiva…..forse si riferiva ad un impegno preso precedentemente…In fondo si conoscevano da poco e Federico di Agliano era un ottimo partito…..eppure Agnese era quasi sicura che le parole di Federico non si riferissero a un simile problema…era come se un presentimento oscuro offuscasse la sua felicità…..Federico era preoccupato per qualche cosa che non poteva essere in fondo di così poco conto……Chissà perché ad Agnese veniva in mente la notte in cui Martino era giunto al castello, ferito….e se anche Federico fosse stato coinvolto nella congiura contro i francesi?L’impegno per quella causa poteva certo scontrarsi con il sogno di una vita tranquilla, accanto alla donna amata….
    “Oh,Signore. .fate che non sia vero…..non potrei sopportare tutto ciò, l’ansia e il terrore di non rivederlo più o di saperlo prigioniero …….Madre, dammi la forza , quella stessa forza che tu hai avuto…. e , se ciò che temo è vero, dammi il coraggio di stargli accanto …e di aiutarlo!”



    BORGO DI CASTELL’APERTOLE

    Il minuscolo borgo di Castell’Apertole era stranamente silenzioso; le poche case di pietra , dai tetti spioventi per fare scivolare la neve e dalle minuscole finestre dalle spesse imposte per difendersi meglio dal vento e dal freddo, addossate le une alle altre e separate da uno stretto e tortuoso sentiero, sembravano disabitate, così come sembrava abbandonata la minuscola chiesa, in parte diroccata, che sorgeva al limitare del paese..
    Il suono di un ruscello che scorreva era l’unico rumore che rompeva il silenzio del villaggio.
    La carrozza del console, scortata dai soldati a cavallo, entrò nel villaggio ,facendo fuggire le gallinelle d’acqua che saltellavano sulla riva della roggia.
    Il console scese per primo dalla carrozza
    “Generale! E questo sarebbe il famoso borgo dove vengono allevati i cavalli più belli del Piemonte?”
    “Scusate console ma le stalle sono dall’altra parte del paese….sono negli edifici di una vecchia cascina , attrezzata per ricoverare gli animali; queste sono le case di chi lavora nella tenuta…”
    Uno sparo interruppe la frase del generale , che si portò una mano al petto e cadde in un lago di sangue!
    “Imboscata, è un ‘imboscata, presto risalite in carrozza console!”
    Il gruppo dei francesi era preso di mira da alcuni uomini armati che si nascondevano dietro i muretti a secco del sentiero; qualche soldato cadde , raggiunto dalle pallottole, altri tentarono di ripararsi dietro i loro cavalli…
    Improvvisamente da dietro le case un urlo risuonò in francese:
    “Arrendetevi! Siete circondati……..buttate le armi, se non volete morire!”
    E alle parole seguì una scarica di fucileria.
    Il console che si era nascosto tra i sedili della carrozza, per sfuggire ai colpi di pistola, trasalì
    “Ma cosa mai …Desmoulin! che cosa sta succedendo?”
    “Vedete, console….in fondo anch’io ho avuto lo stesso pensiero del povero generale...
    Un posto magnifico, per un agguato, n’est pas?E quindi ho preso le mie ,diciamo, precauzioni…”
    I patrioti sopravvissuti venivano intanto disarmati dai soldati di Desmoulin e raccolti brutalmente nella piazza.
    “Bien…vediamo un po’ chi abbiamo qui ..oh, là là..qualche contadino, qualche servo….ma direi che questa volta abbiamo fatto una cattura importante….”
    Desmoulin si avvicinò al gentiluomo mascherato e ferito ad un braccio che i soldati stavano strattonando..
    “Mio caro conte Ristori…….direi che questa volta vi abbiamo preso con le mani nel sacco!Lasciatelo…Ebbene, conte, non vorrete sostenere di essere in viaggio, adesso!”
    Il cavaliere alzò la testa e rise brevemente
    “Credo signore che mi abbiate scambiato per qualcun altro….Mi spiace deludervi! Ma temo che dovrete accontentarvi di me!”
    E così dicendo si strappò la maschera…..

    PALAZZO DEL MARCHESE FEDERICO DI AGLIANO

    “Maledetti francesi,…maledetti, maledetti……”
    Federico di Agliano ,con un colpo violento, frantumò il vaso di cristallo che faceva bella mostra di sé sul marmo del camino
    “Signor marchese, vi prego calmatevi…Non concluderemo certo nulla con la rabbia!Ormai Giulio è nelle mani di quegli uomini e noi possiamo fare ben poco..”
    “ Dove l’hanno portato?”
    “Nelle segrete del castello dei Piossasco di None…quei traditori!”
    “Dobbiamo farlo uscire da lì.; non so come ma dobbiamo farlo uscire ; lo uccideranno altrimenti..
    Piuttosto che parlare e denunciarci, Giulio si farà uccidere!”
    “E’ già tanto che l’abbiano fatto prigioniero, Federico!Generalmente questi cani di francesi uccidono chi capita loro sottomano, senza tanti problemi…non conoscono pietà!Lo tortureranno fino a sfinirlo..”
    “Ascoltatemi bene, voi tutti! Non lascerò nulla di intentato per farlo uscire da quelle segrete ….e forse….ho già un’ idea..!”

    “Lasciatemi, lasciatemi….lasciatemi entrare!”
    Si udiva un tramestio nel corridoio….i gentiluomini riuniti nello studio di Federico si voltarono stupiti verso la porta : questa si spalancò ed entrò, trafelata , una donna in lacrime, che inutilmente un valletto cercava di trattenere
    Il portamento e l’abito ne rivelavano il lignaggio e l’appartenenza alla classe nobiliare.
    “Ditemi dov’è, ditemi che non è vero…dov’è Giulio, dov’è?”
    “Mia cara signora, vi prego calmatevi….chi siete? E perché cercate qui Giulio Doria di Ciriè?”
    “Oh, vi prego, non mentite; so che gli siete amico….e so anche che per lui voi fareste qualsiasi cosa….ma vi prego!Ditemi che non è vero…ditemi che non l’hanno preso i francesi…..”
    Federico abbassò la testa e restò in silenzio
    “Allora è vero……povero amore mio……”- e la donna scoppiò in un pianto dirotto
    “..Scusatemi signora, per questo mio ardire….ma voi chi siete? “
    “Oh, signore…..mi chiamo Costanza…Costanza di Mirano.”



    DECIMA PUNTATA

    PALAZZO RISTORI- biblioteca

    Nella penombra della biblioteca Emilia, appoggiata allo stipite della porta- finestra che dava sul giardino, sembrava guardare verso il grande prato e la fontana …
    “Che cosa c’è , Emilia?” Martino silenziosamente era entrato nella stanza e aveva raggiunto la cugina.
    “Oh, nulla, sai..ero persa nei miei pensieri….”
    Martino seguì lo sguardo della cugina...e sorrise.
    “Ti ricordi quando studiavamo seduti sotto il gazebo ed io cercavo sempre un’occasione per scappare via?Povero precettore!”
    “E’ vero..e io ti rincorrevo sul prato, con i libri che avevi abbandonato …”
    “E quella volta che abbiamo giocato nella tua stanza? Ti ricordi..tutte quelle piume?!!”
    “Già, quella mattina Amelia era proprio disperata……e anche Elisa..”
    Emilia chiuse gli occhi…..
    “Martino…..volevo dirti che. ho deciso di andare via per qualche tempo….sai manco da Torino e da Palazzo Radicati da molti mesi e ..”
    “Perché te ne vuoi andare, Emilia? Perché vuoi lasciare Rivombrosa?”
    Emilia lasciò scivolare la mano sul bordo dorato del divano
    “Forse è meglio così, Martino.. Forse in questo modo riuscirò a riflettere meglio su tante cose….su di me, su di te. ..su tutto quello che ci è successo in questi ultimi tempi.”
    “Perché vuoi allontanarti da me?”
    “Io non mi allontano da te, né da questi luoghi che mi sono cari.; voglio solo riflettere Martino, voglio solo stare un po’ sola con i miei pensieri..”
    “Non voglio che tu vada via…….”
    Emilia sorrise
    “Adesso mi sembri proprio quel bambino che protestava e che voleva avere sempre ragione….”
    “Non andare via Emilia…cosa farei senza di te?”
    “Oh c’è Agnese…ci sono i tuoi amici, Alessandro….non sei solo Martino!”
    “Si, io lo sono senza di te…”
    E Martino prese tra le sue mani il volto di Emilia
    “ Emilia sono stato un folle a non capire…lo so che ti ho delusa troppe volte e che forse queste mie parole arrivano troppo tardi…ma io ho bisogno di te Emilia, della tua pazienza e della tua dolcezza, del tuo sorriso buono e gentile ….della tua serenità ..e del tuo amore …non posso offrirti molto se non un cuore stanco e disperato che ha tanto bisogno di te…ti prego Emilia, non partire, non lasciarmi ..ho bisogno di te…..ho sempre avuto bisogno di te..”
    Martino si inginocchiò davanti ad Emilia e le prese una mano.
    “Emilia ..hai ancora nel tuo cuore un angolo per questo stupido uomo?”


    CASTELLO PIOSSASCO DI NONE- segrete del castello

    Solo una lama di luce penetrava attraverso le solide inferriate nella cella fredda e umida.
    Giulio , seduto sul fetido pagliericcio , si avvolse più volte nel mantello ; anche se si era in piena estate , in quelle celle sembrava dominare l’inverno.
    Tutto l’edificio inferiore del castello era occupato da carceri .Nei grandi cameroni a volta i detenuti stavano in comune, spesso incatenati. Affacciate ai gradini della ripida scala c'erano invece alcune segrete per i condannati speciali: Giulio si trovava in una di queste .Le carceri del castello ospitavano per lo più detenuti politici o persone colpevoli di crimini particolarmente efferati, nonché, nelle più comode parti superiori, esponenti della nobiltà in attesa di riscatto.
    Ogni tanto dalle profondità delle segrete si levava un urlo…il boia sapeva ben usare gli strumenti di tortura, il cavalletto e la corda !
    Il suono dei chiavistelli interruppe i pensieri di Giulio.
    “Ma bene….alors …caro conte! Avete riflettuto a sufficienza? O avete bisogno di una piccola sollecitazione?”
    “Siete un cane e un vigliacco, signore…Mai, non parlerò mai…..”
    “Mio caro amico…se fossi in voi non userei questo tono, né queste parole…..sapete….qui nessuno può dire così….qui prima o poi si parla mon ami!E vi consiglio di farlo autonomamente..mi spiacerebbe privare questo regno di un così devoto suddito di sua maestà, n’est pas?Quindi vi lasceremo ancora il tempo di riflettere, diciamo per un paio di giorni……e poi si vedrà….”
    “Tra un paio di giorni io sarò fuori di qui…appena il re saprà che il conte Giulio Doria è arbitrariamente trattenuto dai francesi., interverrà”
    “Permettetemi di disilludervi…sapete, non credo che il Re abbia intenzione di venire in vostro aiuto…..diciamo che voi siete solo un brigante e quindi, chi aiuterà mai un malfattore? No, ho proprio paura, conte, che la questione si risolverà solo con una piccola conversazione , tra voi e me…
    Chi sono gli altri congiurati? Ditemelo e avrete salva la vita!”
    “Mai!Piuttosto la morte”
    “Ebbene..vedremo di accontentarvi….”

    RIVOMBROSA- dintorni

    Agnese aspettava seduta su una grande pietra, vicino al vecchio fontanile che raccoglieva l’acqua per i campi dei contadini; il cavallo brucava tranquillo l’erba nel boschetto di carpini e aceri che costeggiava il sentiero. Il grazioso vestito d’impalpabile mussola ,che aveva indossato per l’occasione , sembrava aprirsi come una corolla rosa sull’erba del prato. Un grande ed ovale cappello di rustica paglia incorniciava il suo bel volto.
    La sera prima un servo sconosciuto le aveva consegnato un biglietto, che ora nell’attesa continuava a spiegazzare nervosamente tra le mani: Federico la invitava in poche righe ad un incontro segreto, in aperta campagna perché doveva assolutamente parlarle…
    Agnese era riuscita ad uscire dal castello senza farsi notare, ma ora incominciava ad essere inquieta…
    Nel silenzio della campagna ogni minimo rumore veniva amplificato;Agnese, che era sempre stata molto coraggiosa si sentiva inquieta e titubante…..forse aveva fatto male ad uscire così, senza scorta e soprattutto a fidarsi di un anonimo biglietto;per rassicurarsi, con mano tremante, impugnò la pistola di Martino che aveva sottratto quella mattina e che aveva portato per precauzione.
    Il rumore di un ramo spezzato dietro di lei l’allarmò e si girò, il cane della pistola alzato..
    “Sei proprio una donna coraggiosa, Agnese! E’ questo che amo in te!”
    “Oh Federico, Federico…sei tu !!..cominciavo a supporre un agguato…..”
    “Perdonami, amore mio,…ma ho dovuto essere ben sicuro di non venir seguito, in questo incontro,…non voglio coinvolgerti …. E perderti!”
    Agnese si strinse a lui ; Federico le prese dolcemente il mento con la mano e si perse nei suoi grandi occhi, a contemplare il dolce ovale del suo volto;. sfiorò con un dito la linea delle sue labbra…, la dolce linea del collo…..amava tutto di quella donna e il solo pensiero di perderla lo faceva impazzire…Anche solo tenerla tra le braccia era un tormento e un’estasi.
    “Anima mia, devo parlarti…avevo deciso di tenerti all’oscuro di alcune cose ma mi sono ormai reso conto che non posso tacere …e tu hai il diritto di sapere…avrai ormai capito che, come tuo fratello, faccio parte di un gruppo di nobili piemontesi che non si rassegna a perdere la propria libertà….ho giurato Agnese di fare tutto quello che è in mio potere per lottare contro questa gente che è venuta a portarci via le nostre terre , le nostre idee, il nostro mondo!Per questo ho anche ucciso Agnese…..Ma ora il mio più caro amico è nelle loro mani e io devo liberarlo.. glielo devo….Puoi capirlo, Agnese? Non posso lasciarlo in mano a quei bruti.. non posso permettere che gli venga fatto del male”
    “Oh, Federico! io ti amo... voglio vivere con te, per sempre …e non potrei sopportare di perderti;
    se ti succedesse qualcosa , credo che ne morirei……ma comprendo la tua ansia , il tuo dolore…hai ragione, devi andare a salvarlo…..è giusto; lui farebbe la stessa cosa per te.
    Ti prego solo, stai attento e ti prego torna a me ! Io ti aspetterò…sempre, per sempre amore mio!”
    “Agnese io ti amo...e tornerò :Agnese, te lo prometto, tornerò!”


    PALAZZO ORSINI DI RIVALTA

    Il duca Orsini di Rivalta era un vecchio amico del marchese Federico di Agliano; insieme avevano condiviso battaglie e scontri con più di un nemico. Colto e raffinato, il duca aveva fatto del suo castello un piacevole soggiorno per sé e per gli amici , tra i quali molti uomini di lettere e scienziati, che frequentavano e davano lustro al suo celebre salotto e che lui accoglieva nelle grandi stanze arredate con arazzi, mobili pregiati, tappezzerie preziose, specchiere imponenti, nelle gallerie con decine di quadri d'autore e nella fornitissima biblioteca. Erano poi anche frequenti e famose le recite teatrali che venivano spesso organizzate dal duca nei due giardini, uno all'italiana e uno all'inglese, che circondavano il palazzo.
    Federico sapeva di poter contare in questa occasione su di lui e sul suo celebre ingegno.
    “Mio caro amico , trovo che la vostra idea sia poco praticabile, considerando la situazione.. Uno scambio.. è possibile…ma con chi? Con il console Berthier? E’ un’idea pericolosa…e direi irrealizzabile…….difficile trovarlo privo di guardie il nostro console; è troppo furbo , non riuscirete mai a prenderlo di sorpresa.; però, ora che mi fate pensare.. Potremmo fare leva su un piccolo difetto del console….Sembra gli piacciano molto le belle donne…si, lasciatemi pensare…potrebbe essere una buona idea….ma quale donna si presterebbe a tutto ciò? “
    Federico riflettè….perchè no, in fondo…poteva essere una soluzione!
    “Credo di sapere dove trovare questa donna, duca..”
    “Allora….potremmo tentare…..sì!”

    PALAZZO DEI MARCHESI DI MIRANO

    “Costanza.,so che amate Giulio. Ora, voglio proporvi di aiutarlo; sapete,forse esiste una possibilità di farlo uscire da quell’orrore….ma ho bisogno del vostro aiuto!. E quello che sto per proporre forse vi sorprenderà.. potete anche rifiutare , vi capirei”
    “Io farei qualsiasi cosa per salvarlo….una donna innamorata non ha remore, marchese. E morirei per lui…”
    “Non sarà necessario.. bene, ascoltatemi….”

    PALAZZO CARIGNANO- Torino
    I Principi di Carignano costituivano il ramo cadetto della famiglia Savoia. Il loro splendido palazzo patrizio, progettato e costruito ,in mattoni a vista ,da uno degli architetti più in voga della seconda metà del seicento, sembrava accogliere l’ospite in una specie di bomboniera rosa ,grazie all’effetto costituito dalle due ali laterali che si protendevano in avanti a racchiudere il grande cortile .Sulla facciata principale, rendendo un magnifico effetto , le decorazioni anch'esse in cotto, rimandavano ad avventure e imprese compiute dagli antenati, compresa la famosa vittoria in Canadà , a fianco dei francesi contro gli indiani Irochesi :sulle finestre del piano nobile, faceva bella mostra di sé un fregio che raffigurava la testa di un capo indiano .
    I balli, le feste, le cavalcate, la caccia erano di casa a Palazzo Carignano :attorno all’affascinante figura della principessa Josephine di Lorena , sposa amatissima di Vittorio Amedeo quinto principe di Carignano e alla sua corte si raccoglievano le migliori personalità del mondo intellettuale del tempo.
    Educata nel salotto della madre, la contessa di Brionne , la principessa, di corporatura elegante, aspetto nobile, occhi vivi e ridenti, dalla piccola bocca graziosa e sempre incline al sorriso, era lei stessa una fervida studiosa di storia greca e romana ,di filosofia, una sensibile lettrice di poesia e anche un’arguta scrittrice : ..era insomma quella che all’epoca veniva definita una “femme savant “,titolo assai raro tra le belle aristocratiche della corte piemontese.
    Il suo fare disinvolto e spigliato non le aveva però fatto riscuotere presso la corte sabauda grandi simpatie e le aveva anzi inimicato molti rappresentanti della monarchia sabauda ,che vedevano in lei soprattutto una nemica, anche per la potenziale concorrenza alla successione al trono che i Carignano rappresentavano per il Re.
    Josephine di Lorena saggiamente aveva preferito isolarsi dal resto della corte : fiera di carattere, dotata di coraggio e forza di spirito , preferiva la compagnia di chi desiderava divertirsi e passare piacevolmente il proprio tempo e questi certamente non mancavano tra i tanti aristocratici piemontesi : ricevere l’invito per una sua festa a Palazzo era un vanto e un onore per i nobili del tempo.
    Per questa ragione il console Berthier era rimasto piacevolmente sorpreso nel trovare tra la posta del mattino il cartoncino listato d’oro con le insegne dei Carignano.
    “ Sono invitato questa sera, con la delegazione francese, al ricevimento della principessa di Carignano ..”
    “Se fossi in voi non andrei..in questo strano invito c’è qualcosa che mi lascia perplesso..”
    “Cittadino Desmoulin adesso esagerate ! In questi ultimi tempi vedete solo congiure e trabocchetti….la principessa è francese e vi ricordo che i Carignano non sono poi così vicini alla Corona…”
    “Caro console , vi ricordo che l’attuale principe è il nipote della principessa di Lamballe e non credo che sia molto piaciuta ai Carignano la fine della congiunta….inoltre il principe è un fine politico….attua un principio molto caro a questi piemontesi…trama nell’ombra e lascia che siano gli altri ad esporsi…..Comunque , se non vi spiace , vi accompagnerò”.
    I saloni ,splendidamente affrescati e decorati a stucco di Palazzo Carignano, risuonavano anche quella sera dei suoni e delle conversazioni galanti dei tanti ospiti, a molti dei quali la principessa era legata da profonda amicizia.
    In uno dei salotti particuliers , celebre per le tappezzerie orientali, un gruppo di giovani aristocratici sembrava particolarmente impegnato in una discussione molto animata e ispirata alle grazie più o meno nascoste delle diverse beltà presenti.
    Tra questi gentiluomini si distingueva un giovane elegantemente vestito, con la giacca a lunghe falde sul dietro, aderentissima e a doppiopetto, con maniche dai grandi risvolti.
    “Mio caro duca, non trovate che questa sera vi siano delle signore particolarmente charmantes?
    Sarebbe un delitto non approfittarne..”
    “Conte, siete un vero e proprio libertino.. mi risulta che tra breve non potrete più fare liberamente simili commenti….sbaglio o la contessina Grimaldi vi aspetta al varco?”
    L’aristocratico intervenuto sfoggiava a sua volta un paio di pantaloni a vita alta, abbottonati sotto al ginocchio e fermati da nastri. Attorno al collo un'alta fascia di tessuto, rigirata più volte, sostituiva la cravatta.
    Qualche gentiluomo rise a questa uscita; il primo giovane si accigliò” Vi trovo assai poco garbato, duca….in fondo cosa c’è di male?Queste signore non aspettano altro che un’avventura piacevole…non credete?” E così dicendo si volse verso il console francese che in quel momento stava sorseggiando il liquore offertogli da un valletto.
    “ Allora, cosa ne dite signor console? Mi dicono che siete un esperto di beltà femminili!”
    Il console Berthier sorrise” Le dame piemontesi non hanno certo niente da invidiare alle belle parigine.. ..anche se mi sembrano n’est pas un po’ più fredde…e contegnose”
    “Ne siete così sicuro? Diamine, io credo che vi stupirebbero….che ne dite di una scommessa? “
    “Una scommessa?”
    “Mio caro Berthier , scommetto il mio cavallo che riuscirete a conquistare una di queste beltà entro questa sera….”
    “Voi siete ubriaco!”
    “Non sono mai stato così sobrio…! Cosa c’è di male? Al limite perderò il mio cavallo….o temete di non essere in grado di vincere la scommessa?”
    “Signore!”
    “Appunto….mi dicono che Napoleone faccia strage di cuori….come francese non vorrete certo essere da meno, console!”
    “Signori, signori….non è il caso di alterarsi ; stiamo solo scherzando tra di noi..”
    “Io non scherzo mai , lo sapete bene marchese!Allora, cosa ne dite console?Accettate la sfida?”
    “E chi sarà di grazia la preda?”
    “Oh, dunque……..che ne dite di quella bella signora che sta in questo momento chiacchierando amabilmente con il marchese di Racconigi? Non so chi sia ma questo rende la cosa ancora più interessante, non credete? “

    La donna che era stata indicata dal giovane libertino era di una rara beltà; la splendida veste dai motivi floreali sottolineava il suo personale slanciato e una vertiginosa scollatura lasciava assai poco all’immaginazione. Come se avesse sentito su di sé lo sguardo dei due gentiluomini essa girò il capo e lanciò uno sguardo languido verso il francese.
    “Vedete console? Avete già colpito!Ebbene, cosa aspettate?”
    “Continuo a pensare che siate leggermente fuori di senno, ma voglio proprio dimostrarvi che noi francesi siamo in grado di ottenere qualsiasi cosa…Va bene, accetto la scommessa!Potete cominciare a dare l’addio al vostro cavallo”


    La donna che il console Berthier stava intrattenendo dall’inizio della serata ,sembrava conquistata dalle parole e dai modi seducenti del francese….
    Armande Desmoulin dall’altra parte del salone teneva sotto controllo la situazione, senza farsi però troppo notare; sospettava che il console avesse le idee ben chiare su come terminare la serata, ma non riusciva ad essere comunque tranquillo…forse era la presenza di tutti quegli aristocratici boriosi e supponenti, ….ah, come li odiava! Ma sarebbe venuto il momento in cui avrebbero dovuto piegarsi e rinunciare ai loro inutili privilegi……..
    Il console intanto aveva sussurrato qualcosa alla bella eterea,baciandola leggermente sul collo; la donna aveva annuito ridendo; ed ora la coppia si stava lentamente allontanando ……
    “Armande….- la giovane merveilleuse toccò il braccio del gentiluomo- con chi sta parlando il console?”
    “Non saprei….certo, da come la guardava , con la sua prossima conquista…molto bella n’est pas?”
    “Sai, la stavo osservando da qualche minuto ..e mi sembra di conoscerla…”
    “Ti sbaglierai, ma petite….come potresti?Queste sono delle grandi dame e non sono certo avvezze a trattare con gente come noi….”
    “ Ti dico Armande che io quella donna l’ho già vista…Ecco!Ora ci sono: quella è la contessa Ristori!”
    “Non è certo Agnese Ristori., né la cugina del conte….ti sbagli!”
    “Non capisci, quella è la moglie del conte Ristori, ne sono certa…….”
    “Maledizione…”
    Armande si slanciò attraverso il salone, cercando di raggiungere la coppia…..ma per quanto cercasse nelle sale, e in seguito nei giardini, i due sembravano spariti…….
    “Ci hanno giocato Angelique, ho paura che non rivedremo tanto presto il console Berthier!”


    “Mia cara Josephine, vi ringrazio, mi siete stata preziosa:senza il vostro aiuto ben difficilmente sarei riuscito nel mio intento..”
    “Non dovete ringraziarmi, caro Federico……..diciamo che ho voluto accontentare un vecchio amico,che ultimamente mi ha un po’ trascurata…ma credo di sapere il perché!”
    “Mia cara principessa…...”
    “Tacete, marchese, non dite una parola di più…so riconoscere un uomo innamorato…..anche se , ahimè ,non lo è di me!”
    E la principessa soffocò un sospiro.




    LUOGO IMPRECISATO DELLA CAMPAGNA PIEMONTESE

    Il console Berthier era furente: come aveva fatto a cadere in una simile trappola, proprio lui, come un pivello, senza giudizio!..Ricordava di essersi appoggiato allo stipite della porta di un’alcova di palazzo Carignano,verso la quale l’aveva trascinato quella donna affascinante e così disponibile; aveva ancora tra le mani il ricordo delle sue piacevoli forme , discinte nell’abbraccio amoroso…..e poi improvvisamente più nulla…. si era risvegliato e ritrovato incatenato in una cripta umida e fredda , ad una colonna porosa , che sembrava trasudare acqua copiosamente……Imprecando e strattonando la catena che lo teneva ben avvinto al cerchio di ferro che cingeva la colonna, riuscì a raggiungere il mantello che giaceva poco distante e cercò di avvolgerselo intorno al corpo, per difendersi dal freddo pungente….
    Infissa al muro, una torcia illuminava fiocamente l’interno...dove si trovava? Sembrava un’ abbazia…..certo disabitata….
    “Ehi, non c’è nessuno? Mi sentite? Non potete lasciarmi qui..!” il console iniziò ad urlare..
    “Stavo iniziando a chiedermi se non foste passato a miglior vita… ne avete impiegato di tempo per svegliarvi…!Decisamente dobbiamo aver ecceduto nella quantità di sonnifero…”
    Uno sconosciuto, avvolto in un lungo mantello nero, il capo nascosto dal cappuccio, uscì dall’ombra..
    “Signore!Chi siete?E cosa volete da me! Liberatemi….voi non sapete con chi avete a che fare..!”
    L’uomo rise “ Mio caro console…..non vi preoccupate,sappiamo molto bene chi siete… come potremmo non conoscere il famoso console Berthier, pupillo del grande Barras, membro del Direttorio e del Consiglio dei cinquecento, l’uomo che è riuscito a passare indenne attraverso il Terrore, pur essendo un amico di Rosbespierre…….l’uomo che oggi ha il compito di proteggere la campagna del Generale..ed evitargli problemi……l’uomo che ultimamente ha ucciso e fatto uccidere in Piemonte tanta povera gente, l’ha privata di ogni bene e l’ha torturata nelle sue segrete….oh!, non vi preoccupate Berthier …noi vi conosciamo bene…..”
    Berthier ,sotto quelle parole sferzanti, era improvvisamente impallidito e sembrava quasi volere nascondersi, addossandosi il più possibile al muro.
    “Cosa vogliamo da voi? .Se fosse per me , cittadino Berthier, vorrei la tua sporca e inutile vita e godrei nel vederti penzolare dal ramo di qualche albero…..ma a quanto sembra oggi non è possibile, non è il tuo momento Berthier, sei fortunato…da quel che mi dicono sarà per la prossima volta ….quindi Berthier puoi anche rilassarti, ..potrai tornartene ai tuoi piaceri, ai tuoi intrighi, alle tue ruberie…tra breve..quando ti scambieremo con una persona che il tuo consigliere Desmoulin ha in questo momento per le mani….sempre che accetti…..tu che ne dici console? Forse dovremmo insistere…o pensi che il cittadino Desmoulin possa fare questo per te?”
    “Canaglia!”
    “E tu le canaglie, le conosci bene, vero Berthier?-e l’uomo strinse con mano di ferro il collo del console, fino a quasi soffocarlo ….
    “Lasciatemi…..farò quel che volete…”- ansimò il console
    “Bene, sapevo che ti saresti facilmente convinto…ecco qua carta e penna…..scrivi Berthier, scrivi quello che ti detterò,.se vuoi tornare nel tuo bel palazzo….tutto intero!.”




    UNDICESIMA PUNTATA

    PALAZZO LANGOSCO- appartamento di Armande Desmoulin

    Angelique non riusciva a comprendere lo strano atteggiamento di Armande.
    “Ma Armande.! Non capisco!…perché non intervenite?Il console non può essere sparito così!Dovete farlo cercare!”
    “E dove, mia splendida merveilleuse?E da chi, poi? Dai nostri soldati? Nei palazzi dei nobili piemontesi?A corte? Ci copriremmo di ridicolo..il console francese sparito, volatilizzato….n’est pas?No, non vi preoccupate…se conosco bene questi piemontesi patrioti, e comincio forse a comprenderli, anche se non li apprezzo molto, saranno loro a farsi vivi. e a proporre qualcosa.
    E’ chiaro che deve esserci uno scopo:non hanno certo rapito il console per niente….Credo di sapere anche il perché….
    Ma avranno qualche piccola sorpresa, mia cara; non conoscono bene Desmoulin, n’est pas? Scherzano con il fuoco, les pouvres petits! Bene..
    Mia splendida merveilleuse, credo sia il caso di rinverdire la vostra conoscenza con i Ristori.; su fatevi bella , come sapete solo voi…dovrete essere particolarmente charmante, mia bella eterea….voglio che il conte Ristori non abbia occhio che per voi .. anzi, sapete cosa penso? Verrò questa volta anch’io, dai Ristori….credo che avrò un’interessante conversazione con il conte Martino Ristori e con sua sorella….certo, forse l’ho sopravvalutato;in questa impresa il conte non è un capo, ma probabilmente una pedina…., ma non è certo questo un problema, credo che mi sarà utile lo stesso...”



    CASTELLO PIOSSASCO DI NONE- segrete del castello

    “Ebbene? Ha parlato?”
    “Mi spiace, cittadino ma il soggetto è leggermente testardo;abbiamo insistito un po’, ma né la corda né le frustate hanno ottenuto qualche cosa…..se volete possiamo continuare, il medico dice che può ancora resistere per un po’,.. Pensavo di utilizzare il cavalletto”
    “Dov’è?”
    “L’abbiamo sistemato giù nella cella comune, tra ladri ed assassini….una strana compagnia per un aristocratico!”
    “Portatemelo….”

    Giulio Doria,in stato di semincoscienza, si reggeva in piedi a fatica.
    ”Mio caro conte.. …e allora? Abbiamo cambiato idea? Non mi sembrate in buone condizioni….forse sarebbe il caso di parlare,non credete?O volete che continuiamo la discussione nelle segrete ?”
    “Siete…un farabutto… e finirete all’inferno…mai…mai.. no…non ho niente …da dirvi”
    “Un vero e proprio eroe….n’est pas?Ma anche gli eroi muoiono; perché volete morire…per chi non vi merita?Mio caro conte….mi spiace quasi per voi, .. siete qui in questa sgradevole situazione….e c’è chi approfitta della vostra assenza! Sapete,anche se fate tanto il misterioso, credo comunque di conoscere un vostro piccolo segreto…tra gentiluomini ci si comprende, n’est pas? e quindi diciamo che sono rimasto alquanto sorpreso di vedere ultimamente, ad un ricevimento, una signora che vi è cara…in un atteggiamento che credo non vi sarebbe piaciuto affatto”
    “Tacete!”
    “Oh, ma guarda….siete sensibile su ciò.. beh!, allora cosa ne direste se io avessi visto la dama in questione tra le braccia di un gentiluomo ……..che non siete certo voi?? Perché volete morire per una donna e per degli amici che non vi meritano?”
    “Siete una serpe..!”
    “Non mi credete?Fate male, conte….se fossi in voi ci penserei…Portatelo via!”

    “Scusate, cittadino! “
    “Ditemi capitano Cordier ..”
    “ Se vi ricordate, quando abbiamo arrestato il conte Doria, vi erano tra i sopravvissuti all’assalto anche dei servi…..”
    “Ebbene?.”
    “Pensavamo fossero tutti contadini e servi di casa Doria, ma sembra che questo non sia poi completamente vero… Uno di questi ,sotto tortura, ha parlato…..e penso che troverete la sua confessione alquanto interessante….”
    “Mio caro capitano…ho sempre avuto un estremo rispetto per i valorosi soldati della Repubblica!”

    PALAZZO RISTORI

    Agnese , seduta sulla bergère, in un grazioso abito rosa ed amaranto, guarnito da un sottile nastro che riprendeva la tonalità del vestito, ascoltava con la dovuta deferenza i complimenti e le preziosità delle dame e dei cavalieri che in quel pomeriggio estivo partecipavano al ricevimento mensile di palazzo Ristori. Soffocò uno sbadiglio dietro il ventaglio di pizzo: come odiava questi insulsi incontri! Riusciva a capire benissimo Martino, che in tali occasioni spesso spariva , adducendo risibili scuse… Questa volta però aveva dovuto soccombere al suo ruolo di padrone di casa: quel mellifluo e sgradevole francese!Da quando era arrivato, lui e quella donna, Angelique de la Tour, si erano accaparrati la sua attenzione .e Martino era troppo gentile e buono per riuscire a liberarsene! Agnese aveva quasi deciso di intervenire quando qualcosa la distrasse.
    Una giovane donna sembrava guardare ,con particolare interesse, un quadro caro ad Agnese: pallida, il collo elegante, gli occhi grigi penetranti, non priva di una bellezza che sfuggiva ai canoni più comuni ,aveva qualcosa nel portamento e nello sguardo che colpiva l’animo .
    “Scusate madame, vedo che questo quadro ha attirato la vostra attenzione..”
    “ Mia cara contessa..- la dama sorrise- l’uomo ritratto è un vostro parente?”
    “Mio padre, madame, è mio padre, il conte Fabrizio Ristori.. E’ l’unico ricordo che ho di lui; morì quando avevo solo pochi mesi.”
    “ E’ veramente incredibile,sapete? Ho la netta sensazione di aver già visto un simile ritratto.. o perlomeno mi sembra di riconoscerne i tratti ..”
    “E dove lo avete visto , signora??”
    “Oh, scusate se non mi sono presentata: sono madame De Villier, una fuoriuscita francese….mia madre era dama di compagnia della Duchessa di Artois..Mia cara contessa, non vorrei sbagliarmi, ma credo di aver già visto questo gentiluomo riprodotto in un altro quadro; sono quasi sicura di averlo notato nella casa di un’amica di mia madre, in Francia… per essere precisi questa nobildonna era dama d’onore della principessa di Lamballe”
    “La principessa di Lamballe..?”
    “Si, la principessa di Lamballe. Vi ricordate??La povera amica della regina Maria Antonietta, che ha pagato con la vita,l’estrema dedizione alla Corona ,che aveva caratterizzato del resto tutta la sua esistenza.. ….fu uccisa nell’assalto alla prigione della Salpêtrière, a Parigi, e con lei molte dame della corte!”
    Agnese era perplessa; eppure la donna sembrava degna di fede e poi, perchè avrebbe dovuto raccontarle una simile storia? E Agnese ricordava benissimo una certa conversazione che si era svolta solo qualche settimana prima nel giardino.. allora, cosa mai poteva legare una bella merveilleuse francese ai Ristori?



    Angelique aveva superato se stessa :l’abito , molto ricco, di broccato bianco ricamato a fiori e foglie a fili d’oro, con la vita molto alta e sottolineata da un triplo giro di perle , fermate a loro volta da un cammeo , incastonato nel tessuto sotto il seno, sottolineava le sue forme non certo acerbe….Al collo la magnifica collana di smeraldi richiamava il colore dei suoi bellissimi e gelidi occhi….Gli sguardi di molti dei gentiluomini presenti si erano fermati più volte su di lei con evidente piacere, ma l’unico per cui in fondo aveva scelto l’audace toilette sembrava completamente indifferente al suo fascino.
    Il conte Ristori chiacchierava amabilmente con lei, è vero, ma non sembrava certo colpito dai suoi sguardi languidi , che racchiudevano un chiaro messaggio….anzi Martino sembrava molto più attirato dalla figura della cugina Emilia, che si stava intrattenendo con alcune anziane matrone.
    “Mio caro conte, mi deludete…”
    “E perché mai, signora?”
    “Come, io cerco di suscitare in voi un minimo interesse nei miei confronti ed ecco!Non rispondete neppure alle mie domande….”
    “Scusate, sono imperdonabile….dite..”
    “Vi stavo chiedendo di accompagnarmi nel vostro splendido giardino: vorrei rivedere le rose e i lillà che ho ammirato nella mia ultima visita..suvvia conte, siate garbato.. è un piccolo desiderio….non chiedo di più”
    “Come volete madame de La Tour ....ma cosa dirà monsieur Desmoulin..se vi rapisco in questo modo?”
    “Non vi preoccupate….non credo che la cosa gli interessi più di tanto”
    E con una risata argentina si appoggiò lievemente al braccio di Martino


    “Emilia, ti devo parlare..”
    Agnese non fece in tempo a terminare la frase: il cittadino Armande Desmoulin ,che fino a quel momento sembrava aggirarsi senza una meta nel grande salone, l’aveva improvvisamente raggiunta “Mia cara contessa Ristori ! E’ da molti giorni che desideravo parlare con voi...volevo farvi i miei complimenti !Siete una femme très jolie e anche molto coraggiosa...”
    “Cosa intendete , signore?”
    “Vi prego vogliate accettare questo umile complimento! Trovo che poche donne potrebbero essere più interessanti di voi....e anche intelligenti, n’est pas..? Apprezzo sempre questa virtù.....e so riconoscerla molto bene....vorrei però farvi notare che qualche volta l’essere troppo intelligenti può costituire un difetto.. specie se può portare ad una valutazione errata del nemico..”
    “Non capisco, quale nemico?”
    “Oh, mia cara , non vi preoccupate ..... semplici riflessioni ,di un vostro ardente ammiratore che non vorrebbe vedervi mai in imbarazzo,...voilà, perché sarebbe veramente disdicevole una simile eventualità.....non trovate?”



    Martino era leggermente imbarazzato. La bella merveilleuse si stava facendo sempre più audace
    “Mia cara signora....mi lasciate senza fiato ; avete proprio deciso di conquistarmi!Ne sono onorato ma......”
    “ Ebbene conte.....diciamo che mi avete affascinato; e sarei molto felice di approfondire la nostra conoscenza.....cosa ne dite?”
    “Mia cara signora...- Martino tentò di rispondere leggermente- .forse mi avete sopravvalutato.........non sono un gentiluomo così galante come pensate..”
    “Ebbene, perché no? Chi vi trattiene? – Angelique passò il dito sui risvolti della giacca di Martino- Cosa avete da perdere?Secondo me avreste solo da guadagnare.........”E la bella francese rivolse uno sguardo ardente al conte. Che sguardo! Martino trattenne il respiro...
    “Avete uno sguardo molto particolare, Angelique..sapete, la prima volta che vi ho visto mi avete ricordato qualcuno...”

    “Martino!”
    Emilia era comparsa sulla terrazza; Angelique nascose un cenno di stizza
    “Scusate madame....ma gli ospiti reclamano la tua presenza, Martino!”
    “E’ veramente un peccato conte, la nostra conversazione stava diventando sempre più interessante.....vorrà dire che la rimanderemo a tempi migliori..”
    Angelique scoccò un breve sguardo obliquo ad Emilia, allontanandosi poi velocemente.
    “Che impudente! Decisamente non posso lasciarti un attimo , Martino,... e devo anche sorprenderti in intima conversazione con una bella donna!”
    “Emilia, Emilia.......adesso non sarai gelosa!Anima mia...... Vieni qui, abbracciami e dammi un bacio; ti voglio bene Emilia...su non mettermi il broncio, non è da te.....non mi interessano le altre donne...anche se hanno un paio di magnifici occhi verdi ! Io voglio solo te Emilia: solo tu mi sopporti sempre, mi guardi negli occhi e capisci quello che sto pensando. .tu sei l’unica per me Emilia!E voglio da te tutto l'amore che nessun altro è stato capace di darmi; tu sei la felicità che ho sempre cercato e che fortunatamente ho trovato.”
    “Martino sei proprio impossibile......lasciami... i nostri ospiti possono vederci e cosa diranno poi?”
    “Diranno che il conte Martino Ristori è finalmente rinsavito e ha trovato l’unico vero amore della sua vita...ora baciami Emilia....e lascia pure che dicano quel che vorranno ........”



    Un gruppo di nobildonne, riunito nel salottino, scambiava impressioni e pettegolezzi sulle imprese amorose di alcuni aristocratici, tra risate maligne e divertite.
    “Avete sentito dell’ultima conquista del povero barone di Sant’Angelo?Una donna impossibile, quell’attrice francese..Sembra che l’abbia lasciato per un capitano dell’esercito sabaudo.. pensate che scandalo!”
    “E il conte di Sanfront?E’ vero quel che si dice? Mi sembra impossibile...povera contessa!”

    “Sarà anche un grande conquistatore di cuori femminili...ma è un conquistatore impaziente però che si stanca presto quando la resistenza è troppo forte o troppo lunga....”
    “Mia cara marchesa! Dovete conoscerlo bene...per dire ciò”
    “Ahimè, non come vorrei.........purtroppo c’è chi lo conosce meglio di me..”
    “Ho sentito dire che è un vecchio amico della principessa di Carignano..”
    “Oh, si...proprio un vecchio amico..”- la dama rideva dietro il bel ventaglio di pizzo
    “Ma di chi state parlando, marchesa?”
    “Ma come ? Non mi direte che non conoscete almeno di fama il grande Federico di Agliano!
    Il suo sguardo, i suoi occhi neri e profondi hanno fatto palpitare più di un cuore femminile, vero mia cara?”

    Agnese che, alla ricerca di Emilia, si era fermata in quel momento sulla soglia del salotto, , si sentì mancare.........non era possibile !Non lui, non Federico...Chiuse gli occhi.. lui l’amava !O forse l’aveva detto a lei ,come a quell’altra?

    “Agnese, che hai?Sei pallida?Non ti senti bene?”
    “Oh, Martino,scusami con gli ospiti .... portami via di qui, ti prego...”
    E Agnese si rifugiò piangendo tra le braccia del fratello.


    “Lo amo. L’ho amato dalla prima volta che l’ho visto, Martino. Il suo sguardo, la piega delle sue labbra, il suo sorriso....... Sento di non potere fare a meno di lui:è come se fosse una parte di me.”
    Agnese, rannicchiata nella grande poltrona della biblioteca, il fazzolettino appallottolato nel pugno, piangeva, silenziosamente. Martino, le mani dietro la schiena, lo sguardo rivolto verso la grande vetrata, l’ascoltava, nella penombra serale , rischiarata solo dalla brace del camino.
    “Ed ora, cosa posso fare...mi ama davvero o sono stata per lui solo un attimo fugace, una conquista, un oggetto qualunque, da prendere e poi buttare via? Ti prego ,aiutami Martino; come posso capire se è davvero lui l’uomo della mia vita? ”
    Martino si girò verso la sorella, un sorriso buono e comprensivo sul volto; le accarezzò con dolcezza i capelli.
    “Tu lo ami....e allora , Agnese, cosa importa quello che è stato! Difendi il tuo amore Agnese, da tutto e da tutti.......lotta per esso, non arrenderti! E .non lasciarti sviare dal passato. Dalle tue parole intuisco che un grande amore vi lega e questo deve essere superiore ad ogni pettegolezzo, ad ogni malignità. L’uomo che ami, so per certo che ti ama a sua volta e che non può fare a meno di te.. Parla con lui, ascoltalo e concedigli il beneficio del dubbio,......prima di respingerlo e con esso il suo amore! “

    PALAZZO SALMATORIS- sede del console francese in Piemonte
    “Cittadino Desmoulin, mi è stato consegnato questa mattina un biglietto: è per voi”
    “Grazie maggiore Condorcet”
    Armande ruppe con impazienza i sigilli che chiudevano lo scritto e iniziò velocemente a leggere; via via che procedeva nella lettura, una piega di sottile ironia iniziò a delinearsi sulle sue labbra.
    “Notizie del nostro beneamato console, maggiore...sembra leggermente impaziente e voglioso di lasciare gli amici piemontesi ..vuole tornare a casa! L’accontenteremo...a modo nostro, ma l’accontenteremo!”

    ALBERGO DEL LEONE NERO – stazione di posta sulla strada per Torino

    Il gentiluomo sedeva vicino al camino della locanda, interamente avvolto da un lungo, nero mantello con cappuccio, che strisciava sulla pietra d'istria della pavimentazione. Davanti a lui, posata su un tavolino, vi era una scacchiera ; l’uomo sembrava intento a simulare una ipotetica partita,con una serie di brevi e brillanti mosse. Ma a chi l’avesse osservato con maggiore attenzione, gli sguardi furtivi lanciati con frequenza verso la porta, avrebbero rivelato un interesse molto distante dalla posizione dei pezzi
    L’acciottolìo dei piatti di rame e stagno,il tintinnìo dei bicchieri, e il rumore delle posate, le risa e gli strilli non sembravano scuoterlo dalle sue riflessioni.
    Improvvisamente la porta si aprì e una folata di vento fece ondeggiare la fiamma del camino.
    L’uomo che era entrato nella locanda era sicuramente un gentiluomo: lo rivelava il taglio dell’abito, apparentemente molto semplice ma accurato, e i modi signorili
    “Oste!Del vino e un posto accanto al camino!Sono completamente inzuppato d’acqua...che terribile temporale! ”
    E così dicendo raggiunse una delle due panche poste accanto al focolare.
    “Bene...vedo signore che vi interessano gli scacchi...vi spiace?mentre aspetto che i miei abiti si asciughino potremmo fare una partita...che ne dite?”
    “Perché no?A voi i bianchi, a me i neri..”

    “Nessuno ci sta guardando...dite !”
    “E’ tutto organizzato: il console arriverà alla cava tra due ore, in carrozza. Lo scambio verrà effettuato sul ponte, come avete ordinato. I nostri uomini sono disposti intorno, nella boscaglia e nascosti sul greto del fiume; non dovrebbero esserci problemi!”
    “Temo Desmoulin..è astuto, abile ed infido; potrebbe tentare un colpo di mano”
    “Che ci provi!Troverà pane per i suoi denti., questa volta non ci prenderà di sorpresa, marchese..”
    Federico alzò la testa e sorrise
    “Va bene, mi fido di voi, conte...vorrei però chiedervi ancora solo una cosa!”
    “Guardate che un alfiere nemico minaccia la vostra torre, marchese.. ebbene, dite!”
    “Noi questa notte rischiamo la nostra vita; potremmo anche non rivedere l’alba , conte...eppure, ,io devo parlarvi, anche se capisco che non è certo questo né il tempo né il luogo ....ma..io ..”
    Federico si alzò, appoggiandosi al camino e guardando il fuoco
    “Vi ascolto, ditemi pure, senza remore..cosa volete chiedermi?”
    “Io voglio chiedervi la mano di Agnese, conte Ristori! Io l’amo e nel mio cuore vi è per lei solo tenerezza ed amore, più di quanto sia umanamente possibile...anche il solo vederla mi basta, per essere appagato e felice.... Vivo solo del suo sorriso, l’amo con tutto me stesso e voglio dividere con lei la mia vita...ebbene, cosa mi rispondete?”
    Martino mosse l’alfiere sulla scacchiera; e poi guardò Federico, lo sguardo ridente
    “Scacco al re... io ho vinto la partita .. ma voi oggi avete ottenuto qualcosa di molto più importante, marchese! E’ proprio vero.. Il vero amore non ha mai conosciuto né misura né confini!
    Ve l’affido, Federico, perché sono sicuro che la farete felice; anche lei vi ama, non dubitate, per lei siete l’essere più prezioso al mondo., .abbiatene cura ...amatela, e siate felici, voi che potete...”

    CAMPAGNA PIEMONTESE-luogo imprecisato

    La carrozza con il doppio mantice era ferma, al bordo della strada. I due bai, che ne costituivano la pariglia, sembravano attendere l’ordine per riprendere il viaggio, ed ogni tanto raspavano il terreno con gli zoccoli; eppure, a cassetta non si intravvedeva il conducente.
    Nel silenzio della notte si udì un fischio improvviso, modulato su due note:il galoppo di un cavallo che si avvicinava lungo il sentiero sembrò ridestare echi e rumori tra le fronde degli alberi.
    Il cavaliere raggiunta la carrozza, trattenne il cavallo e smontò abilmente ancora in corsa; si affacciò al finestrino e parlò sottovoce rivolto all’interno. Quindi, così come era arrivato, riprese la sua strada, spronando la bestia.
    Lo sportello della carrozza si aprì e ne scesero due gentiluomini: il primo sembrava quasi spinto innanzi dal secondo.
    “Tra pochi minuti ,console Berthier ,potrai raggiungere i tuoi amici...! Guai a te però...se qualcuno tenta qualche scherzo di cattivo gusto ti faccio saltare le cervella...sbrigati,!”
    Il console francese, le mani legate dietro la schiena,iniziò a camminare verso il ponte ed incespicò sui sassi della carraia che, tra orlo del bosco e il margine dei prati, conduceva verso la meta indicata dal suo accompagnatore..
    Dall’altra parte del ponte si intravedevano ,nella leggera foschia notturna, rischiarata solo in parte dalla luce delle lanterne, alcuni uomini, accanto ad un calesse: il console era atteso......Dal piccolo gruppo si staccarono due uomini. Il primo sembrava procedere anch’esso a fatica, forse e più del console
    Come per una tacita intesa, solo il console e Giulio iniziarono ad attraversare il ponte, muovendosi nella direzione opposta: giunti quasi a metà del tragitto i loro sguardi si incrociarono per un breve istante....Giulio serrò le labbra in un sorriso sarcastico...a fatica riusciva appena a trascinarsi, ma sarebbe arrivato dall’altra parte del ponte e senza aiuto alcuno.....avrebbe dimostrato a quei francesi cosa valeva un gentiluomo piemontese.......Il dolore lancinante delle torture sembrava a tratti sommergerlo .....e, quando oramai le forze stavano per lasciarlo del tutto, si ritrovò infine tra le braccia dell’amico .
    “Giulio, amico mio....che cosa ti hanno fatto?”
    “Non ho parlato..sai...non ho parlato..ma ora portami via....ti prego..”
    E così dicendo svenne, mentre veniva caricato sulla carrozza, che si mosse immediatamente, nella notte

    Il console Berthier era allibito
    “Siete impazzito, Desmoulin!Li avete lasciati andare via, senza cercare di fermarli..”
    “Mio caro console, ma riflettete!...siete qua tra di noi ,in buono stato, direi...sarebbe stato molto disdicevole dover riferire a Parigi della vostra ahimè improvvisa dipartita.. Quindi ,se fossi in voi non mi lamenterei più di tanto!”
    “Smettetela di fare lo spiritoso, Desmoulin.....diciamo che avete perso un’ ottima occasione per prendere finalmente i capi di questa congiura!”
    “Se fossi in voi non ne sarei poi così sicuro!Mio buon amico, calmatevi , e non preoccupatevi...siete sempre stato poco incline a fidarvi di me e delle mie idee......allora, vi confesserò che per questa sera la vostra piccola avventura non è ancora completamente terminata!Ho in serbo per voi una sorpresa.....”

    PALAZZO RISTORI – salotto della contessina Emilia

    Le pareti del piccolo bouduar erano rivestite di preziosi arazzi fiamminghi in lana e seta.
    Emilia era intenta a ricamare con Giannina un prezioso drappo per l’altare della pieve;alle sue spalle , appeso al muro, il ritratto di una gentildonna sembrava sorriderle benignamente. Agnese si affacciò timidamente alla porta.”Posso disturbarti Emilia? Avrei bisogno di parlarti”
    Emilia sorrise alla vista della cugina
    “Vieni Agnese....ti senti meglio?Ieri sei quasi fuggita dal ricevimento...vai pure,Giannina e fai portare il thè”
    Emilia ripose il lavoro.”Dimmi, cosa succede?Di cosa hai bisogno?”
    Agnese si sedette su una poltroncina, sospirando
    “E’ da alcuni giorni che voglio parlarti, perché c’è qualche cosa che mi lascia perplessa....ma non so bene come iniziare! Forse avrai notato tra le tante nobildonne,presenti al nostro ricevimento, una fuoriuscita francese, una certa madame De Villier, una giovane donna discreta e riservata....ebbene, questa nobildonna si è molto stupita nel vedere il ritratto di mio padre, anche perché lo ha trovato pressoché uguale, a quel che ha affermato, ad un altro ritratto che era di proprietà, e non ti sembrerà vero, della madre di Angelique de la Tour...”
    “Ne sei sicura?”
    “Madame de Villier ne era più che certa.: parlava della dama di compagnia della principessa di Lamballe e se ricordi Angelique de la Tour aveva accennato al fatto che la madre facesse parte dell’entourage della principessa ;tutto ciò è molto strano, non trovi?.. ”
    “Infatti....sai Agnese, quella donna non mi piace, non mi è mai piaciuta, non so perché ma tutte le volte che la guardo mi ricorda qualche cosa ....un qualcosa di particolarmente penoso ..... ”
    Agnese rabbrividì
    “Credo sia il suo sguardo, Emilia: è di ghiaccio.....sembra leggerti nel fondo dell’anima; e non è uno sguardo buono, ma piuttosto malevolo,direi quasi cattivo.”
    “Eppure Agnese, mi ricorda qualcuno......è da settimane che ci penso.. sai ,anche Martino dice la stessa cosa, eppure non riusciamo a ricordare....”
    “E’ troppo giovane e non è mai uscita dalla Francia.. Come potreste riconoscerla? A meno che tu non l’abbia vista appunto a Parigi!”
    “Quello che non capisco è il ritratto, Agnese! Perché dovrebbe aver posseduto un ritratto di Fabrizio? Non capisco....”

     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Stordita
    Posts
    2,757

    Status
    Offline
    DODICESIMA PUNTATA

    PALAZZO RISTORI

    Agnese guardava con attenzione il ritratto di Fabrizio; il giovane gentiluomo era stato raffigurato con la divisa da ufficiale francese;il pittore aveva fermato sul suo volto, che appariva quasi frontalmente,un sorriso impercettibilmente enigmatico, conciliante ma sottilmente ironico... Il corpo di tre quarti dava un'impressione di movimento, un braccio posato sul bracciolo di una poltrona , la mano destra stretta sull’elsa della spada ; un ciuffo di capelli castani nascondeva in parte la fronte ma metteva così in evidenza, per contrasto, un paio di bellissimi occhi azzurri ,color cobalto, fieri e scintillanti...
    Bianca stava spolverando gli alari del camino, ma di sottecchi scrutava Agnese , leggermente perplessa...
    “Bianca!”
    “Ditemi contessina..”
    “Mi sono sempre chiesta Bianca se questo ritratto fosse somigliante a mio padre.. tu l’hai conosciuto...com’era mio padre?”
    Bianca sorrise...”Vostro padre era un bravo padrone , ce ne erano pochi come lui,..un gentiluomo garbato, certo un po’ irruente..ma un bravo padrone, in fondo! Ed era affascinante, contessa ... Aveva circa la vostra età quando scappò via di casa, disperato, ad arruolarsi nell’esercito francese; a vostra nonna era rimasto solo questo quadro a ricordarle il figlio lontano...e lo guardava sempre..”
    “Mio padre scappato?...scappato per disperazione.. perché?”
    “Oh, io non ero presente al castello in quell’epoca!Ne ho solo sentito parlare da mio fratello Angelo...sapete, li aveva allevati Amelia, tutti e due...C’era tra loro forse più un rapporto di amicizia che quello che dovrebbe intercorrere tra servo e padrone.....comunque , sembra che il conte fosse promesso ad una marchesa bella come un angelo, ma perfida come Lucifero, che lo lasciò, per sposare un altro nobile, più vecchio ma più ricco e potente.......vostro padre l’amava ...e quindi scappò, solo e disperato...”
    “L’amava....”
    “Si, l’amava...ma quando tornò, dieci anni dopo, quell’amore era ormai per lui solo un fantasma del passato....il conte conobbe vostra madre e se ne innamorò perdutamente quando la vide per la prima volta...... L’altra donna non glielo perdonò mai.... lei l’amava ancora , anche se lo aveva lasciato....e per questo odiò vostra madre e cercò anche di ucciderla.....Era un demonio la marchesa Lucrezia Fanneker! Mi sembra quasi di vederla entrare in questo stesso salone, la notte in cui Lucia si uccise..... con il suo bel vestito e la sua splendida parure di smeraldi....”
    Agnese si voltò di scatto, pallidissima
    “Una parure di smeraldi..”
    “Già, sapete è curioso.....Ho ripensato a lei proprio l’altro giorno, durante il ricevimento.....avrei giurato di aver rivisto, certo al collo di un’altra dama, una parure simile, se non uguale.....ai miei tempi ne ero rimasta affascinata.......gli smeraldi erano della stessa sfumatura dei suoi occhi...bellissimi e gelidi....ti guardavano nell’anima , quegli occhi..”

    “E’ Lucrezia!”
    “Agnese, ragiona, non è possibile! Lucrezia, se è ancora viva , come sostiene Martino, deve avere una certa età...non può essere Angelique! Quella ragazza ha detto di avere circa vent’anni......vent’anni..... sono passati vent’anni da quando è mancata Elisa....”
    “Allora è sua figlia, Emilia., .e si spiega tutto:i vostri ricordi, lo sguardo, il ritratto, la parure di smeraldi, la sensazione di averla già vista.......Quella donna è la figlia di Lucrezia Fanneker... ed è venuta in questa casa per vendicarsi.....Anche se non capisco perché dovrebbe! Era sua madre che ci odiava...”
    “Martino , bisogna avvisare Martino.....dov’è?- Emilia agitatissima suonò il campanello- “Titta dov’ è il conte?”
    “Mi spiace contessa, ma è uscito alcune ore fa e mi ha avvisato che ben difficilmente sarebbe tornato questa sera.......un ricevimento credo...”
    Le due donne si guardarono in volto, disperate
    “E’ terribile.. Agnese!, Martino è là fuori, in qualche luogo, con i suoi amici a complottare contro i francesi...oh mi sembra di impazzire!Questa volta lo prenderanno e l’uccideranno!”
    Agnese strinse le mani gelide di Emilia
    “Vado a cercarlo Emilia...lo troverò e lo riporterò a casa; te lo prometto”

    AI PIEDI DELLA SERRA D’IVREA

    La casupola di pietra al bordo dello stagno, circondata dal bosco di faggi, si trovava al termine dell’ampia mulattiera che portava alla Serra e che più oltre si spingeva fino a raggiungere la cresta ; sul candido intonaco della facciata un umile artigiano aveva tracciato una rustica meridiana .
    Martino , le briglie dei due cavalli in mano, aspettava, visibilmente preoccupato, seduto sul bordo di pietra della fontana.
    “Come sta?Cosa ha detto il medico?”
    Federico uscendo dalla casupola aveva chiuso lentamente la porta dietro di sé
    “Cani...l’hanno torturato orribilmente.........ha la schiena piagata, molte costole rotte...e il medico sospetta anche delle lesioni interne...non possiamo certo muoverlo!”
    “Dobbiamo comunque nasconderlo...oramai i francesi sanno chi è e dove si trova...possono tornare a prenderlo quando vogliono!”
    “Tra qualche giorno, quando riprenderà le forze, lo porterò in una mia tenuta, che posseggo vicino ad Asti; lì Giulio potrà curarsi e tenersi nascosto per un po’...almeno fino a quando non riprenderà le forze; a quel punto temo che dovrà andarsene, lontano da casa , fino a quando questi francesi non verranno ricacciati nelle loro terre!”
    “Questa sera , quando ci troveremo con gli altri, discuteremo di tutto ciò e prenderemo delle decisioni in merito: dobbiamo cercare di coinvolgere il re o sarà una battaglia persa in partenza!”
    “Temo conte Ristori che il re non interverrà mai: ha troppa paura di perdere il trono e non capisce che così sta facendo il gioco di questi avidi francesi...Bene, io allora vado avanti ; ci vediamo tra breve, all’abbazia......ah, c’è qualcuno che vuole ringraziarvi conte!”
    E così dicendo balzò a cavallo e si allontanò velocemente lungo il sentiero.
    La porta della casupola si aprì: il fascio di luce che proveniva dall’interno illuminò la figura di una donna..
    “Martino!”
    “Costanza........”
    “Martino io voglio ringraziarti per quello che hai fatto. So quanto deve esserti costato tutto ciò e ti ringrazio, per lui...........e per me!”
    “Costanza, quello che ho fatto, non l’ho fatto né per lui, né per te...ma forse solo per me stesso.....
    Vedi, molte cose sono cambiate da quando te ne sei andata e mi hai lasciato.........ho scoperto che Emilia mi ha sempre amato, in tutti questi anni ed ho così deciso di dividere la mia vita con lei: spero ardentemente di renderla felice....lo merita!Però, sai Costanza.......io non potrò mai dimenticarti...io ti ho amato veramente , Costanza....tu sei stata per me un soffio di vita....uno spiraglio di luce, il sole che cancella i giorni più tristi..... ”
    “Martino....”
    “No, ti prego, lascia che io ti parli..... ricordi, quando ti vidi per la prima volta? Nel chiostro del monastero, tra le novizie...e tu mi guardasti intimorita.. come eri bella sotto il velo di pizzo!.....avrei voluto baciarti in quel cortile, prenderti tra le mie braccia....ti ricordi?E tu cogliesti un fiore , dal cespuglio fiorito e me lo desti, arrossendo....ecco..- e Martino trasse dal taschino del giubbotto un libretto di cuoio, lo aprì......- ecco il tuo fiore, Costanza, l’ho sempre conservato......ma ora te lo rendo.........ricordati di me Costanza...ti chiedo solo questo, ricordati di me e del mio amore”


    ABBAZIA DI LUCEDIO – notte fonda


    L’antico insediamento monastico di Lucedio aveva conosciuto nel tempo miglior fortuna; da quando i monaci cistercensi erano stati allontanati con l’accusa di simonia e addirittura di satanismo, del grande complesso restavano solo pochi ruderi: il chiostro, l'aula capitolare ed il refettorio. Cupe leggende circolavano su quei luoghi ormai sinistri e questo aveva spinto Federico di Agliano a farne il luogo ideale per radunare i congiurati. Nella misteriosa cripta , nascosta sotto alla chiesa di S. Maria, si trovavano in quel momento una dozzina di aristocratici .
    “Amici...questa sera siamo riusciti ad ottenere il rilascio di Giulio Doria di Ciriè! Vi ringrazio, perchè senza il vostro aiuto non saremmo riusciti di certo nell’intento......ma ora dobbiamo essere ancora più attenti e guardinghi;i francesi saranno furiosi e non tarderanno a cercare sul campo una rivincita!Ho quindi deciso che questa sarà, per qualche tempo,l’ultima nostra riunione ...resteremo in contatto tra di noi, non temete, ma è forse il caso di separarci.....”
    Improvvisamente il rumore di un colpo di moschetto lacerò il silenzio della notte
    “Tradimento, tradimento. .i francesi!Sono entrati dai sotterranei!”
    Le urla riecheggiarono sotto le ampie volte della Sala Capitolare. Presi di sorpresa, i congiurati tentarono disperatamente di opporsi e nella mischia più di un aristocratico venne colpito, senza pietà e a morte ,dai soldati francesi. Federico si batteva come un leone e così Martino, ma furono presto accerchiati e disarmati.
    “Ma bene......e allora signori, alla fine, direi che ho vinto io, n’est pas?”
    “Desmoulin....carogna!”
    “Oh....non è piacevole perdere, vero conte?E voi,...ma questa è una vera sorpresa...il famoso marchese di Agliano.....in mezzo a tutti questi patrioti piemontesi .....o briganti? “
    “Vigliacco...come vi permettete?”
    “ Ho la vaga sensazione che per voi due sia finita l’avventura, miei poveri e cari amici....portateli via....Avete visto , console?Vi avevo promesso una piccola sorpresa....che ne dite, vi è piaciuta?”

    PALAZZO RISTORI- biblioteca , prime ore del mattino

    Agnese era sconvolta
    “Oh, Emilia.....l’ho cercato dappertutto.....non sono riuscita a trovarlo! Né alla locanda, né presso i fittabili..... .....Nessuno sa dove sia, neppure i servi, né Titta!Temo che tu abbia ragione......”
    “Dove sarà.? Ho paura Agnese; ho come un presentimento.....”
    “Contessa.. contessa......” Titta entrò nella biblioteca, affannato.
    “Un uomo...chiede di voi e della contessina Agnese; sembra importante....viene da parte del conte Alessandro di Serveto!”
    “Fatelo entrare!”
    Un gentiluomo, cupo in volto e con gli alti stivali neri impolverati ,entrò nella biblioteca
    “Signore....scusate l’ardire; voi non mi conoscete ..sono il conte Gastaldi di Trana, un vecchio amico di vostro fratello, contessina Agnese!Vengo da parte del conte Alessandro.
    Mi spiace , ma non porto buone nuove...vostro fratello e tutti noi siamo stati traditi... qualcuno ha rivelato ai francesi l’esistenza di un cunicolo che collega la vecchia abbazia di Lucedio ad un fiume sotterraneo che si perde nelle campagne vicine....è stato un attimo, ci hanno presi di sorpresa e massacrati....no!..non temete!- il gentiluomo si affrettò ad aggiungere, vedendo Emilia sbiancare.- Martino è vivo e con lui Federico di Agliano..ma sono stati presi prigionieri dai soldati di Desmoulin.......Io sono riuscito a scappare, nascondendomi tra le rovine.. e poi sono corso da Alessandro....”
    “E’ finita, Agnese. lo impiccheranno! E noi non potremo fare niente per salvarlo!”
    Emilia scoppiò in un pianto dirotto..
    Agnese strinse a sé la cugina, il bel volto pallido ma risoluto
    “No, Emilia.....non dobbiamo perdere così ogni speranza!Non voglio perderli! Martino..e Federico.....no!non è giusto..!Non so come.. ma ..ti giuro... non li lascerò morire così....Ditemi, dove li hanno portati?”




    CASTELLO DI CARESANO- le prigioni

    “Vi prego, signore: sono la contessa Ristori. Voglio vedere mio fratello e il marchese di Agliano...vi supplico!”
    Il giovane militare francese era imbarazzato e non sapeva bene cosa rispondere a quella bella dama in lacrime, che si era presentata alla porta delle carceri.
    “Non posso farvi entrare; non ne avete il permesso, signora!Volete farmi fucilare?”
    “Vi scongiuro.. avete forse a casa una sposa, una sorella., una madre?Oh, se così fosse potete certo capire quale sia il mio stato d’ animo in questo momento..!”
    “Ebbene, che avviene?”- Armande Desmoulin era improvvisamente comparso sulla soglia della stanza delle guardie
    “Ma guarda! La contessa Ristori...ebbene ,mia bella signora ..qual buon vento?”
    “Signore.....per pietà!”
    “Pietà? E dov’è ora la vostra aristocratica arroganza, signora?Chiedete pietà ..a me?E cosa mi offrirete in cambio? Come, siete ammutolita? Non siete abituata a chiedere, a supplicare, per ottenere, n’est pas?”
    Agnese alzò la testa, fiera
    “Lasciatemi passare Desmoulin....non avete forse ottenuto quello che volevate? Ora avrete certo come ricompensa per i vostri servigi, soldi, potere, gloria ....insomma tutto quello che avete sempre desiderato, non è vero?.... , E allora, lasciatemi passare,. se vi è ancora nel vostro cuore un minimo di rispetto per la sofferenza umana.... O forse non sapete più cosa esso sia, cittadino Desmoulin? Cosa sia vivere, cosa sia l’amore, la speranza , il dolore ,........Per voi esiste solo il disprezzo, la collera e la rabbia verso tutto e tutti .. cosa ha avuto il potere di farvi dimenticare che esiste anche altro in un uomo, cittadino Desmoulin?Guardate nel profondo del vostro cuore e lasciatemi passare”
    Armande Desmoulin la scrutò, forse per la prima volta, con rispetto...Vi era qualcosa in quella donna, nel suo sguardo appassionato, che aveva il potere di farlo dubitare di sé....
    Si riscosse e parlò freddamente
    ”Come volete.. su, fatela entrare e parlare ai due prigionieri.....ma vi avviso, contessa Ristori: vi lascio solo pochi minuti. Sarà del resto più che sufficiente per dire loro addio, madame!”

    Martino e Federico erano stati imprigionati insieme, in una delle celle comuni, tra semplici ladri di fieno ed assassini; incatenati al lurido tavolaccio, sembravano però prendere la situazione con rassegnazione.
    “Mio caro conte....ho paura che il cittadino Desmoulin abbia perfettamente ragione.....da questa prigione usciremo ben difficilmente vivi.......mi spiace di avervi coinvolto in tutto ciò”
    “Non mi avete costretto marchese, ho scelto di farmi coinvolgere.. ricordate?E poi non è detta l’ultima parola...........nella mia carriera di militare ho affrontato più volte la morte, ma non mi ha mai voluto e quindi non disperiamo !”
    “Temo solo di non rivedere più chi mi è caro.. non ho paura di perdere la mia vita......”
    E Federico chinò il capo....


    “Federico!Oh, amore mio, amore mio grande !Amore della mia vita..!”
    “Agnese, tu qui.?!..Ma come hai fatto, anima mia?”
    “Martino, perché.., perchè.....anche tu....”
    “Non ti preoccupare, sorellina; vedrai.. ne usciremo vivi! ti prego, non piangere! E bacia Emilia per me...e dille che le voglio bene....” Martino si allontanò dalla grata...........
    Agnese si aggrappò alle sbarre e strinse piangendo le mani di Federico
    “Agnese.. Io ringrazio in ogni momento il cielo che ci ha fatti incontrare.. Quanto ti amo, Agnese!Da quando sei entrata nella mia vita nulla è più come prima, ....tu hai rubato il mio cuore e ti sei impossessata dei miei sogni . Sei la mia passione e il mio tormento , sei l’unico motivo per cui non voglio morire.......Credo che nessuno potrà mai dire di averti amato come ti ho amato io. Anima mia!Il mio cuore ti apparterrà per sempre”
    “Signora, mi spiace, ma dovete andare, non posso farvi restare ancora qui.....”
    “Un attimo ancora, vi prego, vi scongiuro!.......”.
    “Oh, Federico , come potrei mai essere felice senza di te?Io sarò tua per sempre.... tu sei la vita per me. Non averti più vicino sarebbe per me solo un lento morire.. Io ho in me solo felicità da quando ti ho incontrato e non voglio perderti!.... farò tutto quello che sarà in mio potere, Federico per farti ritornare a me.. abbi fiducia in me, .amore mio!!
    E Agnese si protese verso Federico, in un bacio appassionato...

    Alessandro aspettava in carrozza, davanti alla prigione, l’uscita di Agnese, scuro in volto e preoccupato...Cosa si poteva fare, per cercare di evitare la logica conclusione di quella pazzia?
    Agnese abbracciandolo, in lacrime, gli pose la stessa domanda
    “Cosa possiamo fare, Alessandro?”
    “Non molto, temo... li impiccheranno Agnese, il re non ha più molta voce in capitolo e sai che i Ristori in fondo,non sono mai stati ben visti a corte...si potrebbe però fare un tentativo.. non abbiamo niente da perdere, a questo punto....potremmo ricorrere all’influenza dei principi di Carignano”
    “I Carignano?”
    “Sì, ..i principi sono molto legati ai francesi......soprattutto la principessa conosce molto bene i membri del governo.e il principe ha il sogno segreto di succedere al nostro re....Quindi complotta contro di lui e ha molti amici tra questi invasori.... “
    Agnese era impallidita.....la principessa di Carignano.....ebbene, Federico doveva uscire da quel carcere e anche Martino, non potevano morire ambedue..no!
    “Mi presenterò a Palazzo Carignano, Alessandro, e cercherò in tutti i modi di farmi ricevere dai principi; credo che Josephine di Lorena conosca molto bene Federico..... mi ascolterà, dovrà ascoltarmi !.”


    PALAZZO CARIGNANO -salotto della principessa

    Le corte maniche a sbuffo del prezioso vestito della principessa Josephine di Carignano terminavano in alto con un rigido pizzo. Al collo due giri di perle, altre perle per gli orecchini e per il diadema, con al centro un grande cammeo:anche per un semplice ricevimento pomeridiano la toilette scelta era certamente raffinata e degna di una gran dama.
    Josephine, dietro il ventaglio con scene di caccia, realizzato da un abile artigiano piemontese, nascose un piccolo sbadiglio; il marchese di Busca voleva a tutti i costi conquistare la sua bella vicina e da qualche minuto tentava di declamare con voce sognante un terribile madrigale!
    Un valletto le porse un biglietto sul vassoio; la principessa scorse rapidamente lo scritto e corrugò la fronte:la contessa Agnese Ristori supplicava in poche righe di essere ricevuta per un colloquio riservato... Josephine era perplessa: cosa poteva mai volere da lei una Ristori?
    “Fatela salire e accompagnatela nel mio salotto privato; e ditele che la riceverò tra qualche istante”


    “Madame...”
    Con un fruscio di seta Josephine di Carignano entrò nel minuscolo ma bellissimo salottino cinese Agnese si era ripetuta tante volte che se era lì lo era per Federico e per liberarlo, ma vedendo la bellissima dama, si sentì come persa ...e arrossì , inchinandosi sotto i penetranti occhi grigi di Josephine.
    “Mia cara contessa......vi prego ,sedetevi! Non credo di conoscervi.. anche se il nome dei Ristori non mi è certo sconosciuto;non ho conosciuto né vostro padre e neppure vostra madre. Ma so bene che i Ristori sono sempre stati dei sudditi fedeli di sua maestà.”
    “Ed è per questo che sono qui, madame! Chiedo il vostro aiuto per salvare mio fratello, il conte Martino Ristori e il marchese Federico di Agliano. Sono stati incarcerati come dei volgari malfattori...con l’accusa di aver complottato contro i francesi, per difendere il loro re!”
    “Federico......Federico di Agliano....è stato preso dai francesi?”
    “Si, madame; e lo impiccheranno, se non verrà liberato..”
    Josephine di Carignano strinse impercettibilmente gli occhi e sembrò valutare con un rapido sguardo la giovane donna.
    “Ho paura contessa che abbiate sopravvalutato le mie possibilità!Come potrei mai intervenire presso il comando francese?Non mi occupo di politica, madame...e non mi permetterei di invischiarmi in problemi che potrebbero intralciare i rapporti tra la corte e il governo francese.. E non vedo inoltre come tutto ciò mi riguardi..”
    “Non vi riguarda? Come potete essere sicura di ciò, signora?Tutto quello che sta verificandosi in questi ultimi tempi deve riguardare qualsiasi aristocratico piemontese che ami la sua terra....”
    “Signora!Vedo che avete preso molto a cuore sia la sorte di vostro fratello che quella del suo amico
    ......ma non posso aiutarvi!”
    Agnese impallidì: quella donna arrogante era la sua unica speranza....come poteva rifiutarsi?
    “Dite piuttosto che non volete, signora...credo che conosciate bene il marchese di Agliano!..Perchè dunque non volete aiutarlo?”
    “Mia cara signora, come osate rivolgervi in questo modo nei miei confronti?Vi sono delle regole non scritte madame...io non posso e non devo interferire nelle decisioni politiche...”
    “Vi prego...- ed Agnese si inginocchiò disperata davanti alla gran dama- siete la mia unica possibilità....io non voglio perderli.. non voglio perdere mio fratello....non voglio perdere l’uomo che amo. .preferirei morire piuttosto che vivere senza di lui!”
    “Contessa Ristori...”
    “Vi supplico......anche voi avete degli affetti e sapete cosa può voler dire non rivedere più una persona cara.....io amo Federico e non posso assistere alla sua rovina! Aiutatemi...voi potete farlo madame...siete l’unica in grado di aiutarlo.......lo so.. e vi chiedo per pietà, se vi è in voi un minimo di umanità di aiutarmi a farlo vivere....”
    “Alzatevi, vi prego contessa- Josephine di Carignano con voce rotta e commossa aiutò Agnese ad alzarsi- ebbene...si.. conosco Federico...il marchese di Agliano è stato in questi anni uno degli amici più fidati e discreti.....saperlo in difficoltà mi sconvolge...e capisco il vostro dolore!Voi l’amate ..ebbene..anche io l’ho amato- Agnese trasalì- Ma non temete, Federico ora ama solo voi...è solo vostro contessa! Vi ama e siete fortunata, contessa Ristori, perché l’amore è prezioso e così raro, ai nostri giorni!E anche Federico è fortunato ad avere un amore come il vostro, così assoluto e vero!Va bene, vi aiuterò, non so come ma vi aiuterò!”



    PALAZZO RISTORI- stanza di Emilia

    Emilia non aveva più lacrime da versare; muta, guardava verso il grande giardino, senza vederlo veramente....
    “Mi sembra di vivere in un incubo, Agnese!Tra tre giorni li impiccheranno ... Tra tre giorni Martino non ci sarà più!”
    “Josephine di Carignano mi ha promesso il suo aiuto, Emilia!”
    Ma la giovane donna sembrava non ascoltarla
    “ E’ come tanti anni fa, Agnese...quando mio zio Fabrizio doveva essere giustiziato sulla piazza di Rivombrosa. .Mi sembra di rivivere l’angoscia di quei momenti, le lacrime di mia madre....Oh, Agnese è un incubo!E io non so cosa fare.. nè qual è il mio dovere.. mi sento terribilmente sola e disperata, Agnese....”
    “Non sei sola. Io sono qui, vicino a te..”
    “Ma cosa faremo io e te , Agnese, da sole? Ci porteranno via tutto.. i francesi sequestreranno tutti i nostri beni!.”
    “Non mi interessa questo, Emilia!...io voglio solo Martino e Federico...cosa potrebbe importarmi di beni e proprietà , se loro non ci saranno più? Perchè vivere , senza il sorriso di Federico?”
    “Oh, Agnese! Non può essere così folle il mio destino.. farmi solo intravvedere la felicità sognata per tanti anni e poi spegnerla crudelmente, così senza appello.....strappandomelo dalle braccia, per sempre...”

    PALAZZO REALE- Torino

    Le pareti della grande galleria che portava alla sala dei banchetti del palazzo Reale di Torino erano ricoperte da enormi specchiere, che riflettevano le figure dei cortigiani che attraversavano in quel momento i lunghi corridoi della reggia; le pareti e il soffitto erano affrescate con soggetti mitologici che esaltavano le virtù dei sovrani di casa Savoia .”Il trionfo di Apollo” e “la Pace che tiene sottomesso il Furore guerriero” sembravano scrutare dall’alto i gentiluomini e le dame della corte sabaudia.
    Scendeva da una delle due rampe della Scala delle Forbici ,che collegava il primo con il secondo piano del palazzo,una geniale realizzazione dell’architetto Juvarra , un gentiluomo francese, il marchese di Lavouillere , in animata conversazione con la principessa Josephine di Carignano

    “Credo che mi dobbiate più di un favore, monsieur de Lavouillere!”
    “Mia cara principessa...ma.quello che mi chiedete è veramente fuori da ogni regola ed è certo inusuale ..avete ben riflettuto?Trovo la vostra richiesta abbastanza particolare..”
    “Spero comunque vogliate accontentarmi, caro marchese.. anche perché potrei sempre raccontare all’ambasciatore francese come siete riuscito a perdere sui tavoli da gioco degli hotel particuliers una buona parte dei soldi dell’esercito francese...Ho paura che tutto ciò non farebbe particolarmente felice il Direttorio!. Cosa direbbe poi il povero generale Buonaparte, sempre alla ricerca di finanziamenti per i suoi soldati!... Ne resterebbe certo sfavorevolmente impressionato..e sono quasi sicura che vi proporrebbe di raggiungerlo....al fronte! .direi quasi in prima linea..........”
    “A quanto sembra non mi avete lasciato molta scelta; mia cara principessa.....penso proprio che non potrò esimermi dall’accontentarvi..”
    “Ne ero certa, marchese, ....ero sicura di poter contare sul vostro senso pratico!Siete un vero gentiluomo, monsieur!”


    APPARTAMENTO DI PALAZZO LANGOSCO

    “Sarete contento, ora, Armande!”
    “Angelique, proprio non vi capisco.....abbiamo ottenuto quello che volevamo!Martino Ristori tra breve penzolerà da una corda e i suoi beni entreranno nelle nostre tasche.....avevate qualche altro progetto nei suoi confronti ,mia bella merveilleuse? Siete strana, Angelique..che cosa passa nel vostro animo.?Avrei giurato che ne sareste stata contenta..”
    “Tacete!”
    “E’ buffo Angelique..sapete forse credo di capirvi...voi odiate il conte e con lui tutti i Ristori.. non so perché e non mi interessa.. eppure.. contemporaneamente lo amate o per lo meno avete nei suoi confronti uno strano sentimento!Che strani scherzi fa la vita ma petite!”
    “Voi non avete capito niente di me, Armande mi fate schifo.. solo schifo.. e vi odio!”
    Angelique afferrò la spazzola, scagliandogliela contro, nel tentativo inutile di colpirlo; Armande evitò l’oggetto e con un balzo la raggiunge, gettandola poi sul letto..” Sei solo una puttana, Angelique , una bellissima e meravigliosa puttana, ma cheriè..”
    “Lasciami..”
    “Solo quando mi piacerà, ma cherie, solo quando non mi servirai più!..”

    PALAZZO RISTORI- salotto di Agnese

    Le prime luci dell’alba avevano sorpreso Agnese ancora sveglia e seduta sulla dormeuse del salotto, in preda ad un’angoscia insopportabile
    “Signora contessa...”
    “Dimmi, Giannina!”
    “C’è una dama che chiede di voi”
    “Avevo detto che non volevo vedere nessuno, Giannina!E poi.. a quest’ora!”
    “Avete ragione, ma madame de la Tour,vuole parlarvi.. dice che è urgente!E’ per il signor conte...”
    “Angelique,..lei qui...Falla passare, Giannina”

    “Anch’io quando sono triste guardo fuori dalla finestra e mi perdo nei miei pensieri...e sogno una vita diversa....aspettando un raggio di sole!”
    “Signora... non vi avevo sentita entrare.. vi prego accomodatevi e..ditemi!Scusate se mi trovate in questo stato.. ma penso sappiate di mio fratello....”
    “Sono venuta per questo, contessa....so che state cercando di farlo uscire dalla prigione, di salvarlo dalla forca! Ebbene, forse posso aiutarvi.. vi prego.. potreste fare giungere un mio biglietto a chi vi sta aiutando in questa impresa?E’ importante e non abbiamo molto tempo..”
    E Angelique tese un foglio ripiegato ad Agnese.
    “Perché fate questo Angelique? Perché fate questo per noi?”
    “Non chiedetemelo.. non lo so neanche io, contessa...ma so che lo devo fare...è l’unica cosa che posso fare....me ne pentirò, lo so. .ma sento che devo farlo!”


    CASTELLO DI CARESANO- le prigioni

    Martino era seduto sul pagliericcio , mentre Federico si era avvicinato alla bocca di lupo che lasciava passare un po’ di aria in quella segreta umida e sporca.
    “Cosa state guardando , Federico?”
    “C’è una luna bellissima, questa sera....”
    “Già....avete ragione.”
    “Domani moriremo, Martino”
    “Sapete, non mi fa paura la morte, Federico.. l’ho affrontata così tante volte sul campo di battaglia! Ma mi si stringe il cuore se penso ad Emilia, povera donna! Mi ha aspettato tanto ed ora ?Ne morirà..............sapete, marchese. .io ho sprecato tutta una parte della mia esistenza; avrei potuto passare una vita felice e tranquilla accanto a lei ed invece.. !
    Sono stato uno stupido, Federico!Potessi tornare indietro...vorrei ritornare bambino ..in questo momento apprezzerei persino quella megèra di Checca e le sue botte.. quante ne ho prese, quando servivo al Gatto nero!Vorrei rivedere mio padre ed Elisa, che mi ha amato e difeso come e più di una madre.........sapete, io una vera madre non l’ho mai avuta!
    E’ stata Elisa a portarmi via da quella bettola .....ed è solo grazie a lei che ho ritrovato un padre.....Mi sembra ieri, quando il conte Fabrizio Ristori ha teso la sua mano per farmi salire sul suo cavallo...,dopo aver pagato la mia libertà con dodici galline e tre bei galli! E mi ha portato a Rivombrosa.....da Emilia!
    Ho amato mio padre...,quando me l’hanno ucciso, ho giurato che l’avrei vendicato.. e l’ho fatto, sapete.. o per lo meno ci ho provato...ed ora?Cosa resta, ora ,della mia vita?”
    “Io non voglio morire, Martino......se penso ad Agnese, non voglio morire!Anche la mia vita è stata vuota e inutile, spesa tra stupidi piaceri e stolti passatempi.. ma quando ho conosciuto vostra sorella ,oh! la vita è diventata per me degna di essere vissuta..........Non voglio perderla Martino, non voglio perdere la speranza in un futuro migliore, passato insieme a lei.!.”


    La porta della cella si aprì, con un sordo rumore di chiavistelli.
    “Ma non è ancora l’alba! Signori, non rispettate neanche l’ultima notte di due condannati?”
    Martino si alzò dal tavolaccio, con fatica.
    “Nella notte ci si sente ancora vivi...prima dell’alba e della fine!”
    Il carceriere lasciò entrare il piccolo gruppo di soldati e l’ufficiale che li comandava
    “Babeuf, togliete loro i ceppi !E voi seguiteci, ....andiamo a fare una passeggiata...”
    “Come siete gentile signore, nei nostri confronti !Onestamente preferirei non venire.. ma non credo di avere possibilità di scelta...”
    Federico si volse verso Martino
    “Mio buon amico.. credo che questo viaggio sarà per noi l’ultimo...ebbene, sia come sia.. Facciamo vedere a questi francesi come sanno morire due gentiluomini piemontesi!

    PALAZZO CARIGNANO

    “Chi ha portato questo biglietto?”
    “Un servo di casa Ristori; ha detto che è urgente!Devo trattenerlo?”
    “No.. non c’è risposta..”
    Josephine rilesse con attenzione le poche righe vergate con una calligrafia minuta da Angelique de la Tour...e un sorriso di trionfo le illuminò il volto
    “E’ incredibile.... Presto, il mio vestito da cerimonia ,Mariette, devo recarmi immediatamente a corte.....è importante..devo vedere l’ambasciatore francese ....e adesso ti ho in pugno, cittadino Desmoulin!”




    “E’l’alba, Emilia..........guarda! Il sole sta sorgendo sul filo dell’orizzonte..è l’alba !”
    “Non è servito a nulla, Agnese...tra qualche ora li impiccheranno sul patibolo...e io non l’avrò neanche salutato per l’ultima volta!”
    “Non disperiamo, Emilia!Io non ho ancora perso ogni speranza! Non è giusto, non può essere giusto tutto ciò...Vedrai , terminerà questo incubo!Li riabbracceremo entrambi!”

    “Va alba , rosea foriera del giorno , va dal mio Amore lontano e portale queste parole, sussurrale piano il mio nome.. lei ha ancora il bisogno di udire che l’amo.. e dille che un figlio da lei l’avrei veramente voluto..”
    “Cosa state sussurrando Federico?”
    “Oh, niente. ..Martino. solo poche parole....solo pochi pensieri ...e frasi non dette !”

    .
    VERSO IL PATIBOLO

    La carretta con i prigionieri , scortata dal drappello di soldati francesi, svoltò lungo la grande strada che portava al ponte sul Po. Le luci dell’alba stavano ormai lasciando spazio a quelle del nuovo giorno , un giorno che i nostri gentiluomini avrebbero difficilmente visto spegnersi.
    A quell’ora mattutina le strade erano quasi deserte: i pochi passanti non si soffermavano certo davanti al quel triste e purtroppo ormai comune spettacolo.
    Nel mezzo della strada un carretto carico di verdura e diretto evidentemente al mercato mattutino , si era rovesciato: i contadini si affannavano a raccogliere la merce che si era sparpagliata per tutta la strada e uno di loro cercava di risistemare la ruota che era sfuggita dal mozzo
    “Spostatevi, dobbiamo passare!”
    “Vedete che è impossibile, sergente..dateci una mano e libereremo la strada anche per voi!”.
    “Va bene..tu ..e tu..andate..e spostate quel carretto...!”

    Martino e Federico si guardarono negli occhi....i soldati si erano distratti e anche il sergente che viaggiava seduto vicino a loro si era in quel momento alzato forse per controllare cosa stessero facendo i sottoposti. Anche se con le mani legate , forse si poteva tentare una fuga.
    Era l’unica occasione per loro..... Martino stava per colpire il graduato che gli voltava le spalle , quando questo improvvisamente fischiò...e dalle strade vicine una torma di contadini, servi, armati alla meno peggio, accorse , aggredendo i soldati francesi della scorta.
    Il sergente francese si rivolse ai due allibiti gentiluomini
    “Presto conte Ristori!. Saltate giù e scappate! In quella strada vi sono due cavalli, prendeteli e andate... Marchese, questa è per voi “- e consegnò a Federico una busta- “Andate ...e viva il re!”


    “Come avevate ordinato, madame...i prigionieri sono riusciti a fuggire.....”
    “ L’ ho appreso, caro marchese. E ve ne sono infinitamente grata.. siete stato un amico prezioso!.”
    “Perdonate!”
    “Ditemi, marchese..”
    “Scusate, ma penso che difficilmente i miei concittadini li lasceranno liberi ancora per molto....e tutto ciò sarà stato vano!”
    “Mio caro amico.. voi avete certamente ragione, ma per una serie di strane coincidenze penso che il cittadino Armande Desmoulin abbia in questo momento tutt’altro per la testa che non i nostri fuggitivi...sì, credo proprio che per un po’ di tempo non sentiremo parlare né di lui, né del nostro beneamato console Berthier.....”


    “Carissimo Federico , troverai insieme a queste poche righe anche dei lasciapassare per te e per i tuoi amici Ristori...usali come vuoi, ma mi sembra di ricordare che Vienna ti è sempre piaciuta...è il mio ultimo regalo per te, Federico, in nome di quell’amore che ci ha legato, tanto tempo fa.e che io non ho però mai dimenticato.....come non dimenticherò mai te, Federico!Sai, sei sempre stato un uomo molto fortunato...Agnese ti ama e in fondo devi a lei e alla sua testardaggine la tua libertà.!Addio, Federico e sii felice!
    Josephine “

    “Grazie, Josephine......anche io non ti dimenticherò mai!”

    “Contessa, contessa.......”
    “Che accade, Agnese? Perché stanno gridando tutti, Titta, Giannina , Bianca, giù nel cortile?”
    “Non capisco Emilia....vado a vedere.”
    La porta della biblioteca si aprì di colpo
    “Martino,....signore benedetto!Sei tu !!Oh, amore mio!”
    Emilia piangendo si slanciò ad abbracciare Martino.....
    “Federico...”
    “Hai visto, Agnese....te l’avevo promesso...sono tornato.....sono tornato!”
    “Ne ero certa Federico....e io ti ho aspettato!”

    “Fuggiti! Scappati!Siete improvvisamente impazzito capitano! Come è possibile?”
    “La scorta è stata sopraffatta da una marmaglia di contadini armati di forconi e vanghe;nella confusione il conte Ristori e il marchese di Agliano sono riusciti a fare perdere le loro tracce....almeno per il momento, cittadino Desmoulin”
    “Bravo, avete detto giusto caro capitano!Preparate i vostri uomini , perché andiamo immediatamente a riprenderli... del resto credo di sapere dove siano andati.”
    “Mio caro Desmoulin, mi spiace contraddirvi ma non credo che vi sarà possibile andare tranquillamente in giro, almeno per un po’....”
    Il gentiluomo che era appena arrivato senza essere notato e che aveva profferito queste parole si stava togliendo con tranquillità i guanti e il cappello
    “Scusate...e voi chi siete?Come vi permettete di rivolgervi così a me?..Non mi sembra di conoscervi monsieur!”
    “Non credo caro Desmoulin che vi ricordiate di me.....del resto siete sempre stato molto attento a sfuggire ad ogni controllo...mi manda Barras, cittadino Desmoulin....Oh, vedo che siete impallidito...bene! Sapete, il nostro caro Barras vi stava cercando da un po’ di tempo ..sarà contento di sapervi in buono stato, almeno per il momento...e anche di chiedervi conto di alcune cose, che avete lasciato in sospeso, cittadino.... quando ve ne siete andato un po’ troppo velocemente da Parigi.....ricordate?.Oh,caro console, anche voi qui!Bene, bene...Anche con voi dovrò fare una bella chiacchierata.....il cittadino Fouchè vi sta aspettando console:.ho proprio paura , sapete, che dovrete tutti e due seguirmi subito a Parigi,...e non facciamo scherzi.. vi conosco molto bene tutti e due e quindi mi sono portato dietro qualche soldato, per sicurezza.. le strade sono così pericolose di questi tempi, n’est pas?”



    RIVOMBROSA- stanza di Agnese

    Il fuoco nel caminetto illuminava i volti di Agnese e Federico.
    Nella penombra della stanza i due giovani erano persi in un abbraccio amoroso....
    “Non pensavo che avrei rivisto un’altra alba, Agnese, ..e soprattutto non avrei mai sognato di vederla insieme a te.....”
    “Ti amo, Federico....e non vorrei più uscire da questa stanza, amore mio”
    Federico le accarezzò con dolcezza il volto
    “Anche io ti amo.. e in quella cella ti ho desiderato pazzamente , Agnese.. non volevo morire senza averti tenuto tra le mie braccia per un’ultima volta”
    “Taci amore mio...non ci saranno più ultime volte.. noi saremo sempre insieme...per sempre , amore mio..”


    “Dobbiamo partire, Agnese......i francesi potrebbero arrivare da un momento all’altro, non possiamo farci trovare ancora qui...”
    “Hai ragione....dobbiamo andare da Martino e da Emilia.....”



    Intanto nella biblioteca Martino stava organizzando il viaggio
    “Bianca, Giannina...voi resterete qui....e niente pianti!Non è la prima volta che i Ristori devono abbandonare Rivombrosa..ma siamo sempre tornati e quindi anche questa volta sarà così.
    Allora, caricate la carrozza con i bagagli che sta preparando Emilia..ah!Titta, questa lettera dovrai portarla ad Angelo.....caro e vecchio Angelo! Dovrà lasciare la sua casa e i suoi nipoti...ritornerà ad amministrare la tenuta, Bianca, come tanto tempo fa.. E’ del resto l’unica persona di cui mi fido e a cui posso lasciare tutto quanto, senza alcun problema.......Non penso che vi saranno dei problemi per voi.. comunque in ogni caso, lascio l’incarico di controllare tutto al conte Alessandro di Serveto..se avete bisogno, per qualunque cosa dovrete rivolgervi a lui...e lui in qualche modo mi avviserà...”
    Ah, finalmente ..Agnese!.....vai da Emilia e vedi se ha bisogno di aiuto..”
    “Federico è appena partito , doveva ancora sistemare alcune cose a casa sua .. ha detto che ci aspetterà alla croce di S.Andrea, tra due ore...”
    “Bene....allora, direi che possiamo andare!”
    “Aspetta Martino...ti spiace?Vorrei andare un’ultima volta alla grande quercia....non starò via tanto......voglio solo stare un poco con loro...torno subito Martino!”
    “Va bene..vai..”

    LA GRANDE QUERCIA

    Avvolta nel lungo mantello che copriva l’abito da viaggio, Agnese Ristori era inginocchiata davanti alla tomba di Elisa e di Fabrizio. Il vento, il primo timido vento autunnale le scompigliava i riccioli d’oro e trascinava con sè le foglie cadute dai rami.
    Come era solita fare tutte le volte che veniva a trovare i suoi cari, sfiorò con le dita la semplice scritta incisa sulla lapide di marmo bianco..”Elisa e Fabrizio.....per sempre”
    “Oh, madre ..sono veramente felice.. e vi ringrazio..per avermi fatto conoscere Federico..è come papà, sapete...buono, coraggioso.. e mi vuole infinitamente bene, proprio come vi voleva bene papà, ne sono certa....padre..vi prego proteggetemi, come avete sempre fatto in tutti questi anni...oh, vi voglio tanto bene....devo andare via, lo sapete, ma tornerò, tornerò da voi, tornerò a Rivombrosa..e non vi lascerò mai più.....mi mancate, mi mancate tanto!”
    Lo scricchiolio di un ramo calpestato la fece trasalire, si voltò..
    “Voi?”
    Angelique de la Tour avanzò verso Agnese, la pistola rivolta verso la giovane, il cane alzato ...
    “Lo sapevo..lo sapevo che sareste venuta........come venne vostra madre tanti anni fa.......”
    “Cosa state dicendo?..Cosa volete Angelique da me?”
    “Si- gli occhi di Angelique sembravano due enormi laghi verdi...- lei venne qui e mia madre la vide.......mia madre era venuta per pregare sulla tomba di Fabrizio ma la vide ..e le sparò...così’ come adesso io ucciderò voi..”
    “Ma perché?.. non ha senso Angelique..non ha senso....E’ passato tanto tempo ..perchè?”
    “Perché l’ho giurato, Agnese, l’ho giurato a mia madre che ti avrei uccisa...-una luce di follia attraversò lo sguardo di Angelique- l’ho promesso a mia madre, a Lucrezia Fanneker. E così sarà finalmente finita tra di noi...tra Lucrezia ed Elisa.....


    “Martino? Che hai?”
    “Non so Emilia.. non sono tranquillo..”
    “Dov’è Agnese?”
    “Oh, mi ha chiesto di poter andare ancora una volta da Elisa...Elisa”
    E Martino ritornò a quel pomeriggio......e rivide Elisa, un mazzo di fiori tra le braccia e la spada di Fabrizio....cosa aveva detto sorridendogli ? “Torno subito, Martino”.. Erano state le sue ultime parole.....come quelle di Agnese!
    “Martino, dove vai, perché corri via ?”
    “Prega Emilia, che non sia troppo tardi..prega!”

    “Venti anni fa....mia madre era incinta di me! E ha ucciso Elisa Ristori..e io ora ucciderò te , Agnese..non avrai l’amore Agnese..non potrai vincere Agnese..vincerò io ...e lei..”
    Lo sparo risuonò nel silenzio della campagna
    Agnese trattenne il fiato......e Angelique cadde, uno sguardo sorpreso, in una pozza di sangue!
    “Martino!!”
    Agnese singhiozzò, tra le braccia del fratello
    “Sei arrivato appena in tempo...”
    Martino si chinò su Angelique..
    “Martino.......- la giovane donna aprì faticosamente gli occhi e la sua mano tentò di afferrare la giacca del conte- Martino......”
    E la bella merveilleuse chiuse i suoi occhi di ghiaccio per sempre


    EPILOGO

    La carrozza si era fermata al limite della radura: I cavalli erano stremati e Martino aveva pensato di fare una piccola sosta prima di affrontare il valico. Anche Emilia era stanchissima e una pausa avrebbe fatto bene a tutti.
    Agnese e Federico si incamminarono lungo il sentiero, verso il boschetto di betulle, che chiudeva la radura ; ma, come di comune accordo, ad un tratto si fermarono , guardandosi negli occhi........Agnese si sedette su un masso , vicino al ruscello.
    Per un lungo momento rimasero in silenzio; poi Federico le prese una mano e sussurrò
    “Sposatemi”
    Agnese sentì il suo cuore sussultare a quelle parole così tanto attese e sospirate ; sorrise, tra lacrime di gioia
    “Perché volete sposarmi, Federico?”
    “Perché vi amo e vi desidero.. perchè non posso fare a meno di voi e poi perché..- e Federico rise brevemente- beh!, questa potrebbe essere una delle tante ragioni.
    E con un semplice gesto estrasse dal taschino l’orologio e ne aprì la cassa...un ricciolo d’oro,avvolto in un nastro rosa, scivolò nel grembo di Agnese...
    “Sposami, Agnese”
    Agnese chiuse gli occhi e trattenne il respiro..
    “Si”

     
    Top
    .
2 replies since 7/7/2007, 18:28   1129 views
  Share  
.