Alessandro è "Don Giovanni" di Molière

regia di Alessandro Preziosi

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  1. lusy66
     
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    Questo è l'articolo di Triscia

    Don Giovanni e il disgustoso fascino della bulimia sentimentale
    Elisabetta De Dominis


    Il suo fascino è ancestrale e immortale, è dentro di noi, è il nostro lato oscuro, ma ognuno di noi deve saperlo uccidere. Nei suoi panni Alessandro Preziosi riesce a metterlo a nudo rivelando che Don Giovanni è solo la parodia di se stesso, perché è un personaggio che recita la vita, inganna e si inganna.

    Ci vuole una vita intera per fare i conti con un Don Giovanni, perché nel nostro cuore non muore mai. Ma lui i conti li ha sempre saputi fare benissimo, perché il suo unico credo è: “Due più due fa quattro”. E tutto quello che ha saputo fare è stato tenere il conto delle donne sedotte.
    Ci vuole una vita intera perché Don Giovanni è dentro di noi, il nostro lato oscuro, donne o uomini che si sia. Il suo fascino è ancestrale e immortale, ma ognuno di noi deve saperlo uccidere, come il Convitato di Pietra, per affrontare la propria vita e le proprie relazioni sentimentali. E capire che sul tavolo della cena si banchetta l’amore, per divorarlo.
    Alessandro Preziosi, attore molto amato per la sua bellezza, è riuscito a farci vedere quanto sia disgustoso il fascinoso seduttore, interpretando Don Giovanni di Molière al teatro Rossetti di Trieste in questi giorni. Preziosi riesce a metterlo a nudo rivelando che Don Giovanni è solo la parodia di se stesso, perché è un personaggio che recita la vita, inganna e si inganna. Davanti ai nostri occhi meschinità, infantilismo, narcisismo, ipocrisia: il seduttore non c’è più. Tanto che viene da chiedersi: e questo ho amato, per questo ho sofferto?
    Un archetipo potentissimo che attrae, secondo lo psicanalista Claudio Risè, soprattutto le donne più intelligenti e fantasiose. Nel suo saggio, Don Giovanni, l’ingannatore. Trappola mortale per donne d’ingegno, uscito una decina d’anni fa, spiega che è proprio la donna intelligente e fantasiosa e cadere nelle sue grinfie. Entrambi sono dei ribelli e vogliono sovvertire l’ordine costituito: si legano in un’oscura complicità, ma alla fine è la donna a farne le spese, perché una volta sedotta viene abbandonata. Perde anima e corpo, lui non perde nulla e si diverte. A Don Giovanni interessa la conquista, come atto materiale e rafforzamento del suo maschile. Infatti è in competizione con il padre e con il mondo maschile nel quale vuole primeggiare. Ecco perché non ha paura di nessuno, è valoroso, si getta con la spada nella mischia. Dando appunto alla donna un’immagine virile che l’affascina. Peraltro il suo desiderare sempre, ognuna, lo porta ad essere tanto desiderato e miete vittime a ogni passo. È un “passante dell’amore”, un nomade sentimentale che non mette mai radici perché è un instabile affettivo. E affascina proprio con il fascino dell’assenza, che permette alla donna di fantasticare sulle sue imprese grandiose.
    Quest’opera scritta nel ‘600, preannuncia l’epoca del consumismo: la donna è un oggetto che va consumato. Don Giovanni vive come ogni consumatore non nel presente, ma nell’istante. È un bulimico dell’amore quanto del cibo, infatti consuma il pasto divorandolo da solo, non è capace di condividere con nessuno. E quando invita a cena la statua del Commendatore, il padre di una donna da lui sedotta e da lui ucciso, lo fa perché sa che non potrà andarci. Ma accade l’imperscrutabile: il Convitato di pietra si presenta, non è lì per mangiare, ma lo invita a cena da lui. Don Giovanni che non ha paura di nulla, si presenta: sfida la morte e viene folgorato. L’ostinazione nel non aver voluto redimersi, cambiare, l’ha condotto proprio a quello che negava nel suo delirio di onnipotenza: la morte.
    Oggi è facile imbattersi in uomini e donne Don Giovanni part-time. Hanno una relazione stabile, ma utilizzano un comportamento dongiovannesco per distrarsi con alcune avventure. Prendono, consumano e via. Spesso si perdono e non si ritrovano fino a che qualcuno o qualcosa non gli presenta il conto.

    Bell'articolo! mi piace la descrizione che fa del personaggio che ritrovo molto attuale:
    "Quest’opera scritta nel ‘600, preannuncia l’epoca del consumismo: la donna è un oggetto che va consumato.
    Don Giovanni vive come ogni consumatore non nel presente, ma nell’istante. È un bulimico dell’amore quanto del cibo, infatti consuma il pasto divorandolo da solo, non è capace di condividere con nessuno. "

    "Oggi è facile imbattersi in uomini e donne Don Giovanni part-time. Hanno una relazione stabile, ma utilizzano un comportamento dongiovannesco per distrarsi con alcune avventure. Prendono, consumano e via. "

    Penso che molti uomini e anche donne abbiano comportamenti don giovanneschi anche inconsapevoli: il vivere alla giornata anche nelle relazioni, io non volersi impegnare, il non voler pronunciare la fatidica frase PER SEMPRE, sostituita da SI VA AVANTI FIN QUANDO C'È L'AMORE... Sono atteggiamenti ormai consueti!

    Edited by lusy66 - 19/1/2015, 14:53
     
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466 replies since 10/9/2014, 22:58   71793 views
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