Vittoria è una gatta sul tetto che scotta

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    Buongiorno a tutti voi

    Vittoria Puccini come Liz Taylor in "La gatta sul tetto che scotta"

    La brava attrice fiorentina, protagonista della celebre commedia americana. Una bella carriera iniziata con "Elisa di Rivombrosa"



    LIVORNO. Quasi un debutto assoluto per La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams, attesa al Teatro Goldoni , martedì 16 e mercoledì 17 dicembre, alle ore 21: dopo l’anteprima di questo sabato ad Albano laziale, la nuovissima produzione realizzata dalla Compagnia Gli Ipocriti - attiva da oltre quaranta anni in campo teatrale - inaugura la Stagione di prosa del Goldoni in collaborazione con Menicagli pianoforti e LEG portando per la prima volta sul palcoscenico di un teatro Vittoria Puccin i, uno dei volti più popolari del cinema e della televisione (undici film e quindici fiction).

    La brava attrice fiorentina, musa cinematografica di registi come Sergio Rubini e Gabriele Muccino, conquistò giovanissima la popolarità con lo sceneggiato “Elisa di Rivombrosa” ed ora si propone in uno dei ruoli immortali della drammaturgia del ‘900, Maggie la gatta, nello splendido testo teatrale che nel 1955 valse il secondo Premio Pulitzer a Williams (il primo nel 1948 gli venne assegnato per "Un tram che si chiama desiderio") e che conobbe subito la trasposizione cinematografica con Paul Newman e Elizabeth Taylor. Accanto a lei, avviluppato nella fitta rete di bugie della moglie, si muove il Brick dell'intenso Vinicio Marchioni, famoso al grande pubblico per la sua partecipazione nel ruolo de “il Freddo” nella serie Tv "Romanzo criminale" di Stefano Sollima.

    "La gatta sul tetto che scotta" narra la storia di una donna, Maggie, che per alleviare la cocente situazione familiare in cui si trova, imbastisce una rete di bugie. Di bassa estrazione sociale, Maggie la gatta, innamorata del marito, ex sportivo ed attualmente infortunato ad una caviglia, teme di dover lasciare lui e la casa, se non riesce a dare alla famiglia di lui un erede. Interamente ambientato nella loro camera da letto, tra giochi passionali e abili caratterizzazioni, guidate con mano sicura dal regista Arturo Cirillo, affiorano a poco a poco tra Brick e Maggie sensualità cariche di sottintesi e di contenuti inespressi o inesprimibili; all’ideale purezza dei sentimenti si contrappone la dura realtà di un mondo familiare e sociale pieno di ipocrisie.

    "In "La gatta sul tetto che scotta" – spiega il regista – si concentra in un unico spazio temporale e fisico l'ossessione di un'idea di amore impossibile, perché troppe sono le rinunce di una famiglia dedita al successo e ai soldi, alla proprietà, in cui la vita appartiene a chi la sa comprare e a chi la vive secondo la più bieca convenzione. Sotto, nascosto da qualche parte ma che scalpita e brucia, c'è il sogno, di due uomini che si innamorano, di una donna che fugge dalla povertà della sua infanzia, di un dispotico e misogino padre imprenditore, fattosi tutto da se, che scopre davanti all'ipotesi della propria morte una fragilità ed una tenerezza per il figlio alcolizzato, sportivo fallito. Ma anche il sogno della moglie di lui, donna abituata a fare di se stessa la rappresentazione vivente di una bugia ma che alla fine non potrà che farsi abitare dalla propria infelicità. Un dramma – afferma ancora Cirillo nelle sue note di regia – di un inquieto scrittore americano, americano ma per fortuna universale e senza tempo nel riuscire a parlarci di noi, nonostante che siano passati molteplici decenni, e che porterà i propri personaggi ad andare in frantumi, facendo molto rumore, anche se ci sarà l'ipocrisia di chi dirà che non ha sentito niente, di chi non si è accorto che c'è una casa che brucia e sopra al tetto che scotta una gatta, che di saltare giù non ne vuol proprio sapere".

    Accanto ai due protagonisti Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni , saliranno sul palcoscenico una compagnia di ottimi attori formata da Paolo Musio, Franca Penone, Salvatore Caruso, Clio Cipolletta e Francesco Petruzzelli. Le scene sono di Dario Gessati, costumi di Gianluca Falaschi, luci di Pasquale Mari, musiche di Francesco de Melis.

    http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronac...otta-1.10496377

    IN BOCA AL LUPO VITTO :D
     
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    grazie louny per aver aperto un topic dedicato allo spettacolo di vittoria
     
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    Michisima Suerte¡¡¡¡¡¡¡¡¡¡ :wub: :wub:

    Seguro que sera un gran Exito¡¡¡
     
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  4. patriziafi4
     
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    Grazie Louny!!!!

    In bocca al lupo V ittoria!!e tutta la compagnia!
     
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  5. «Tea»
     
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    In bocca al lupo a Vittoria
    per questa esperienza sul palcoscenico ,
    per questa nuova avventura ,
    entusiasmante ed emozionante :D .
    elton elton elton
     
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    Non sono ancora riuscita a trovare foto di scena. Ogni tanto, però, Vittoria posta qualche scatto sulla sua pagina ufficiale di Facebook :)
     
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    Questa foto è del 16 dicembre e precede lo spettacolo al Teatro Goldoni di Livorno.
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    Quest'altra è del giorno successivo, sempre a Livorno. Vittoria l'ha accompagnata con un messaggio, nel quale, oltre a ringraziare i suoi fan per il sostegno costante, ha osservato quanto sia bello e curioso il suo mestiere: mentre lei andava in scena a teatro, in TV era in onda "Tutta colpa di Freud".
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    Il 18 dicembre, a Pietrasanta:
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    Grazie Alessandra per belle fotto.

    Finora ci sono poche fotografie dello spettacolo


    fonte: Vittoria Puccini facebook

    La romantica Elisa sale sul palcoscenico e diventa una gatta

    L’attrice fiorentina Vittoria Puccini fra cinema, teatro e tv Dopo aver impersonato la Fallaci recita Tennessee Williams

    Non è più la ventenne romantica che in “Elisa di Rivombrosa” bucò clamorosamente il video nel 2003. Oggi Vittoria Puccini è una donna più consapevole, ha saputo attraversare cinema e televisione facendo sempre scelte molto sagge, passando davanti alla macchina da presa di registi come Pupi Avati, Gabriele Muccino, Ferzan Ozpetek. Non disdegnando la commedia corale (purché intelligente) come nel caso di “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese, nato come film e poi diventato un esperimento televisivo appena andato in onda su Canale 5. E’ stata Anna Karenina e presto la vedremo su Raiuno in “L’Oriana” in cui diretta da Marco Turco si calerà nei panni della Fallaci. Noi lo vedremo in tv a febbraio ma per lei anche il film tv sulla celebre giornalista è già esperienza passata, non chiusa ma passata. Il presente di Vittoria Puccini è il teatro.

    L’attrice fiorentina è alle prime repliche di “La gatta sul tetto che scotta” di Tennessee Williams con la regia di Arturo Cirillo accanto a Vinicio Marchioni. I due attori hanno già fatto coppia nel film di Genovese e in “L’Oriana”, dove lui interpreta quello che fu il grande amore della Fallaci, il greco Alekos Panagulis, eroe della resistenza contro i colonnelli.

    La tournée teatrale andrà avanti fino ad aprile e toccherà molti teatri toscani. Lo spettacolo ha aperto la nuova stagione del Goldoni di Livorno e quella del Comunale di Pietrasanta, poi dopo la pausa natalizia sarà a Empoli, a Grosseto, a Firenze e a Pisa.

    La Puccini ha affrontato il debutto in palcoscenico con grande disinvoltura:«Ci siamo preparati molto e questo mi ha reso sicura poi credo che lo spettacolo cambierà, si plasmerà sulle reazioni del pubblico. Già dopo queste prime rappresentazioni lo sento molto vicino. L’emozione per me è molto forte».

    Perché ha deciso di provare il teatro?

    «Ci pensavo da molto tempo ma non era mai il momento giusto. Ad un certo punto però le cose mi sono apparse chiare: improvvisamente ho capito che era ora di farlo. E’ un tipo di esperienza che mi serve a crescere, come attrice ma non solo».

    Mai provata paura sul lavoro?

    «Certo. Ti prende quel formicolio alla pancia… Ma la paura è un sentimento sanissimo, l’ho provato anche quando ho dovuto affrontare il ruolo di Oriana Fallaci. E’ la paura di mettersi in gioco ed è il segnale che stai vivendo una sfida interessante, è un’esperienza elettrizzante. L’importante è che la paura non ti blocchi e si trasformi invece in energia positiva».

    In “La gatta sul tetto che scotta” lei ricopre il ruolo che nell’ormai lontano 1958 al cinema fu di Elizabeth Taylor. Ha visto il film? Ha rubato qualcosa?

    «Ho visto il film ma no, non ho trovato niente da poter copiare. Il regista del resto ha voluto che ci accostassimo al testo senza alcuna mediazione, seguendo soltanto le parole. Il testo è così bello ancora oggi, così attuale che si può dire davvero che è diventato un classico. E’ un ritratto di famiglia in un interno. La vicenda si svolge tutta dentro la camera da letto di Maggie e Brick che sono sposati ma non fanno l’amore perché lui si rifiuta. Brick non fa che bere angosciato dal senso di colpa per il suicidio di Skipper, il suo migliore amico o forse qualcosa di più».

    È ancora centrale il tema dell’omosessualità?

    «Sì certamente. La nostra società è ancora così: oggi si parla più liberamente di omosessualità, ma con meno facilità si accetta poi in privato che uno di famiglia sia omosessuale. Nel dramma ci sono però anche altri temi. Anche il personaggio di Maggie che interpreto io è di grande modernità e si sviluppa su più piani. E’ una gatta molto istintiva che ha senso pratico, ama Brick per quello che è e per questo reclama il suo diritto alla vita».

    A proposito di famiglia e di attaccamento alla vita, lei per lavoro vive a Roma, ma che rapporto ha conservato con la Toscana?

    «Firenze è il mio luogo dell’anima, il posto in cui ritrovo il mio equilibrio, mi ricarico di energia. Lì ho i miei affetti, la mia casa, che non è proprio a Firenze ma è in collina. Una dimensione che mi piace molto: gli ulivi, gli uccellini… . A Firenze è nata mia figlia Elena e anche lei è molto legata a questa città e ci viene molto volentieri».

    http://iltirreno.gelocal.it/regione/2014/1...atta-1.10535853
     
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    Prima recensione trovata in rete...

    A teatro “La gatta sul tetto che scotta”
    20-12-2014

    Prime date de “La gatta sul tetto che scotta” di Tennessee Williams, nuova produzione Fondazione Teatro della Pergola/Nuovo Teatro con Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Paolo Musio, Franca Penone, Salvatore Caruso, Clio Cipolletta, Francesco Petruzzelli.
    La regia di Arturo Cirillo ci regala una dimensione essenziale del dramma, senza eccessive sottolineature di carattere e di atmosfera, che ha il pregio di comunicarne i contenuti con straordinaria efficacia. La tradizionale camera da letto di Maggie e Brick indirizza la messa in scena verso una delicata pennellata metafisica che pone a contrasto i cromatismi rossi degli arredamenti con le tinte blu delle pareti; il muro frontale ogni tanto si apre rivelandoci quella che potrebbe apparire come una siepe di giardino incolta e ridotta ad una boscaglia, un po’ a somiglianza dell’anima dei protagonisti, sopraffatta dai rampicanti e dai festoni dello smarrimento (Brick), delle ipocrisie (Mae, Gooper) dei falsi convincimenti per non osservare la realtà che si sgretola (Ilda).

    In un gioco drammaturgico di contrasti, dove alla mancanza di figli di una coppia corrisponde una presenza eccessiva e quasi nevrotica di bambini da parte dell’altra, dove due coniugi si torturano per il loro non riuscire ad amarsi, emergono le donne tipiche della drammaturgia di Tennessee Williams, già oggetto di un mio articolo pubblicato nelle scorse settimane. Donne che hanno vissuto la complessità della vita e che si trovano adesso a dover difendere il proprio amore contro un mondo che le offende, le isola, spesso non le ama. Come ci indicano le note di regia di Arturo Cirillo “la gatta Margaret, parente della Blanche di Un tram chiamato desiderio, non si dà pace e non si dà per vinta nei confronti della solitudine di un letto abitato solo da lei, rivendicando con forza il proprio desiderio di felicità con l’uomo che comunque ama, anche per le sue ambiguità”.

    Vittoria Puccini, per la prima volta alle prese con questo personaggio monumentale del teatro di prosa, si getta con generosità fisica e mentale nei tormenti interiori e nella caparbia ostinazione di Maggie, anche se, in molte circostanze, occorrerebbe un più fornito arsenale di sfumature e di intensità drammatica. Nel complesso lo spettacolo riesce a comunicarci “il sogno di due uomini che si innamorano, di una donna che fugge dalla povertà della sua infanzia, di un dispotico e misogino padre imprenditore, fattosi tutto da se, che scopre davanti all’ipotesi della propria morte una fragilità ed una tenerezza per il figlio alcolizzato, sportivo fallito. Ma anche il sogno della moglie di lui, donna abituata a fare di se stessa la rappresentazione vivente di una bugia ma che alla fine non potrà che farsi abitare dalla propria infelicità. Poi ci sono l’altro figlio, avvocato rampante e prolifico di prole, e la sua consorte, arrivati in casa per impossessarsi dell’intera eredità del padre morente, portatori di fasulli nidi d’amore”. Ed in effetti, la feroce critica sociale che Tennessee Williams lascia trasparire, investe proprio quella densa patina di ipocrisia che regola i rapporti umani ed in particolar modo anche i più solidi nuclei familiari. Il concitato dialogo tra Brick e il padre è, secondo la mia analisi di lettura dello spettacolo, il momento culminante di un dramma che sconfessa apertamente questo velo di falsità, dietro il quale i protagonisti si nascondono agli altri e a se stessi: Big Daddy irrompe nella stanza del figlio imponendogli uno sguardo sulla sua penosa situazione di uomo alla deriva. Durante l’acceso scontro verbale, Big Daddy sembra capire il motivo della sofferenza di Brick e sembra, velatamente, intuire cosa lo legasse al compagno Skipper.

    Nel gioco di detto e non detto, non emerge una chiara presa di posizione del padre nei confronti di un altrettanto presunta omosessualità del figlio, ma l’accadimento dirompente è proprio il parlare, il confrontarsi sui tabù che condizionano il vivere quotidiano offuscandolo nelle tentacolari nebbie dell’alcool. Il nodo drammaturgico è intenso perché nella centrifuga esistenziale entra in gioco anche il padre, che mette a nudo l’inconsistenza sentimentale del suo matrimonio e della sua vita. I due uomini, apparentemente divisi da stridori e silenzi, possiedono in realtà la medesima facoltà di leggere le falsità e le meschinità che li circondano, ponendo sul piatto dell’amarezza tutte le pesanti disillusioni regalate loro dalla vita. E’ in questo contesto di reciproca vicinanza e condivisione che Brick può rivelare al padre l’ultima perfida menzogna che “il mondo” gli ha riserbato: il suo male non è una semplice irritazione al colon ma un tumore mortale che gli lascerà pochi giorni di vita. Da segnalare infine la buona l’interpretazione di Vinicio Marchioni, non nuovo al teatro di Tennessee Williams, vista la sua recente interpretazione di Kowalski ne “Un tram che si chiama desiderio”.

    Carlo Da Prato
     
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    grazie a tutte voi ragazze per le foto e gli articoli
     
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  13. triscia
     
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    Nuovo Teatro

    ieri anteprima di #‎LagattaSulTettoCheScotta
    ad Albano Laziale : Arturo Cirillo Teatro
    è un grande regista , ed è riuscito a creare un bellissimo gruppo di lavoro . E' riuscito con serenità e leggerezza a regalare al personaggio di Maggie "la Gatta" una stupefacente e bravissima Vittoria Puccini
    un anima con 100 colori diversi , una debolezza FORTE , Brick interpretato da Vinicio Marchioni
    è un ex campione nella storia ma un campione sul palco , a fine spettacolo gli ho chiesto se aveva veramente bevuto ( il personaggio è ubriaco , era sobrio ! ) il Padre , Harvey è interpretato da Paolo Musio riempie la scena con la sua arte ( mi dispiace di averlo visto per la prima volta in teatro in questa produzione , e me ne faccio grande colpa è bravissimo !! ) La mamma Franca Penone anche lei bravissima porta sulle sue spalle gran parte della storia riuscendo a regalare anche qualche sorriso , i due cognati interpretati da Clio Cipolletta
    e Francesco Petruzzelli , due attori simpaticissimi nella vita , sul palco riescono a dare il massimo dando acidità e antipatia hai loro personaggi , risultano odiosi , quindi bravissimi ! Per ultimo ma solo in queste righe Salvatore Caruso , bravissimo attore spesso presente nei lavori di Arturo è un prete ironico e un medico con poca deontologia anche se a fin di bene ! Quindi bellissimo spettacolo ieri

    http://www.giannipicchi.it/2014/12/cultura...tto-che-scotta/
     
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    ciao triscia grazie per l articolo
     
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    Peccato che l'opera venga rappresentata solo in Toscana..o c'è anche qualche data fuori regione?
     
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