DONNE

tutto quello che le donne devono dire

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    bella notizia...di quelle che ti riconciliano con il mondo...e dici.."ma allora è possibile.."
    Grazie cara per aver postato questo raggio di sole!!
     
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  2. lusy66
     
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    Mi ricorda molto un film che ho visto qualche anno fa ma non ricordo il titolo (ve lo consiglierei) !dopo una lunga storia di amicizia- amore, mille vicissitudini, due vite passate a sfuggirsi e rincorrersi (si incontravano una volta all'anno) i due protagonisti finalmente decidono di fermarsi e vivono alcuni anni felici insieme. Il film però ha una fine tragica, spero che questa storia invece regali tanti anni di felicità e amore a questa coppia! :)
     
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    All'Eur, Federico Leonelli, 35 anni, ha massacrato Oksana Martseniuk, domestica ucraina di 38 anni, all'interno di una villetta. Poi ha tentato la fuga brandendo un'arma insanguinata e i poliziotti hanno aperto il fuoco. Indossava una divisa paramilitare e da alcuni mesi era ospite dei proprietari della casa. L'ipotesi: tentato stupro.
    La sorella: "Perché lo hanno ucciso? Era un ragazzo d'oro... ed era un bravissimo zio, si prodigava con i miei figli di 3 anni e mezzo e 6″.



    Forse un tempo non veniva dato tanto risalto a queste notizie, o forse davvero si sta perdendo il lume della ragione... ormai è un bollettino di guerra: donne, mogli, compagne, figli uccisi ogni giorno in nome di un senso di possesso primitivo che nulla ha a che vedere con l'amore.
    E tutto poi si giustifica con il raptus, ma certe pulsioni covano a lungo e sembra impossibile che nessuno sia in grado di cogliere i segnali... e in quest'ultimo caso sconvolge, al di là del rispetto per l'umano dolore di chi ha comunque perso un fratello, sentir parlare per l'ennesima volta di "ragazzo d'oro"; non sarebbe meglio tacere e chiedersi cosa sia successo nella mente di un uomo che uccide e decapita una donna, a causa (presumibilmente) di un rifiuto?


    Caserta, picchia moglie con mazza da baseball e la riduce in fin di vita. Arrestato

    E questa è notizia di solo qualche ora fa... senza parole.
     
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    Purtroppo dopo aver distrutto la famiglia per un distorto senso di libertà è rimasta solo la difesa del componente del branco puro riflesso tribale quale che siano colpe e responsabilità( che prevedono un grado di civiltà ormai ineistente); così come l'esaltazione trentennale del sesso con componente primaria ed esclusiva del rapporto umano ha distrutto il concetto di amore con le conseguenze che vediamo; ad alcuni sembra progresso a me sembra ritorno alle caverne...
     
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    concordo Gianfranco. In due parole hai detto molto di più di mille trattati filosofici, sociologici e antropologici per bocca e penna di certi soloni salottieri pseudo filosofi, sociologi, antropologi, criminologi ecc ecc.
     
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    CITAZIONE (rivombrosino @ 25/8/2014, 16:58) 
    Purtroppo dopo aver distrutto la famiglia per un distorto senso di libertà è rimasta solo la difesa del componente del branco puro riflesso tribale quale che siano colpe e responsabilità( che prevedono un grado di civiltà ormai ineistente); così come l'esaltazione trentennale del sesso con componente primaria ed esclusiva del rapporto umano ha distrutto il concetto di amore con le conseguenze che vediamo; ad alcuni sembra progresso a me sembra ritorno alle caverne...

    Condivido... le unioni usa e getta, basate sull'attrazione più che su una comunanza di valori e di visione della vita, sono un triste segno di un'epoca dominata dal consumismo in ogni campo; è ovvio che, se un rapporto non funziona, è meglio separarsi che continuare a star male, però vedo troppe coppie che gettano la spugna dopo i primi anni, con figli anche piccolissimi, perché non sono in grado di accettare la routine quotidiana e il passaggio dal batticuore dell'innamoramento ad un sentimento meno esaltante, ma tanto più solido e appagante.
    C'è molto narcisismo e incapacità di crescere, in questo, e nei casi estremi si arriva purtroppo ai fatti di cronaca nera che leggiamo ormai quotidianamente: menti deboli che non reggono il fallimento e che, considerando l'altro non una persona con una propria identità ma un oggetto, lo distruggono...
     
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    Pazzesco... il fanatismo spegne la ragione e alimenta la misoginia di maschi che hanno bisogno di prevaricare e sottomettere le donne per sentirsi uomini.


    Germania, "Donna copriti col velo": le pattuglie islamiche della 'sharia police'
    Per giorni hanno imperversato in una città della Renania. Successo d'immagine per i salafiti guidati da un tedesco convertito

    di ANDREA TARQUINI, Repubblica.it

    BERLINO – Pattugliano la città giorno e notte, li riconosci subito: hanno addosso una giacca fluorescente, come quella che da noi in Italia, qui in Germania o altrove in Europa ogni auto deve avere a bordo per conducente e passeggeri. Ma sulla giacca fluorescente c’è scritto in inglese ‘Shariah police’, polizia della giustizia islamica. E per giorni e giorni, prima che le legittime autorità costituite tedesche si decidessero a muoversi, quei giovani integralisti hanno seminato paura nella pacifica Wuppertal, l’antico, bel centro minerario della Renania che molti cinéphiles ricorderanno per alcune sequenze del mitico film di Wim Wenders im Laufe der Zeit, nel corso del tempo, quando il protagonista e la bambina che ha smarrito la mamma viaggiano nella storica monorotaia.

    In monorotaia o su ogni marciapiede, i salafiti della Sharia police fermavano chiunque a loro non piacesse. ‘Donna, copriti col velo, vestiti in modo decente, non insultare l’Onnipotente e misericordioso!’. ‘Moglie, sii devota, cammina tre passi dietro il tuo consorte e i figli maschi’. ‘Ragazzo, ricorda che l’Islam è la tua fede e la tua identità, piantala con l’immonda birra, bevanda degli infedeli’.

    Un successo d’immagine, soprattutto perché ha confermato quanto siano attivi e ben organizzati i salafiti e altri islamisti ultrà in Germania. L’artefice tra l’altro è un giovane tedesco convertito all’islam fondamentalista, Sven Lau, noto in passato perché fumava spinelli, ora capo della Shariah police. Ce n’è voluto del tempo alla polizia per reagire. “Siamo riusciti ad allontanare le care e cari sorelle e fratelli dall’alcol, da abiti peccaminosi e immorali, dall’inferno infedele di discoteche, locali notturni, case da gioco”, ha detto, citato dalla Sueddeutsche Zeitung.

    Il problema è che le gesta di Sven Lau, uno dei purtroppo molti tedeschi (non solo figli di migranti) convertiti all’islam fondamentalista, pare non si fermino qui. La procura di Stoccarda lo colpì poco fa con un mandato d’arresto di tre mesi per sospetto di suoi contatti coi brutali terroristi assassini del califfato IS, quello che decapita giornalisti, stermina dissidenti e semina il terrore in Iraq e Siria. “Ma no, con la Shariah police volevamo solo fare pubblicità per il progetto di costruire una nuova moschea in un’antica fabbrica”, egli assicura. Bersaglio mancato: i proprietari della fabbrica hanno disdetto il contratto preliminare di fitto, non vogliono centri d’indottrinamento estremista travestiti da luoghi di preghiera. Ma il problema resta in tutta la sua gravità nella Germania con la sua forte componente migrante musulmana.

    La stragrande maggioranza sono pacifici, s’identificano con la Costituzione democratica e la vita moderna. Ma convertiti e cellule ultrà sono attive, hanno pianificato attentati (stragi come quella progettata anni fa alla stazione di Colonia) sventate fortunosamente dalla ‘Difesa della Costituzione’, il servizio d’intelligence interno. E con la shariah police, dopo anni di assassinii di giovani donne musulmane che rifiutavano i matrimoni combinati, gli ultrà hanno compiuto, in piazza e in pubblico, un nuovo tentativo di costruire una società separata auto-ghettizzata nel cuore dell’Europa democratica, un Califfato nello Stato. L’allarme vale per tutti, anche per noi. E in nome della tolleranza e del no all’intolleranza stile ‘shariah police’, la tolleranza zero davvero non guasta.
     
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    i nostri antenati romani che sono stai all'avamguardia nel formare uno stato inclusivo e multietnico già prima dell0avvento di Gesù Cristo avevano leggi precise ad hoc che faremmo bene a ripassare se sei romano o in questo caso europeo le leggi sono quelle dello stato di cui sei cittadino non dell'islam dell'ebraismo o delle tue tyradizioni tribali se no ritorni a casa tua e fai quello che vuoi
     
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  9. lusy66
     
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    In questi giorni la notizia che domina la cronaca rosa è il matrimonio di GEORGE ^_^ .
    Se ne parla così tanto che la evito volentieri ma leggendo questo articolo del "solito" Gramellini ;) ho scoperto che della futura sposa non sapevo assolutamente nulla; pensavo una delle tante top model o attrici. Mi sono stupita e così ve lo propongo :)


    AMALiato

    I matrimoni del secolo mi hanno sempre procurato l’orticaria del millennio. Però devo riconoscere che l’avvocato libanese Amal Alamuddin, che a breve diventerà la signora Clooney, è il simbolo tutt’altro che frivolo di una nuova condizione femminile: la risposta di una società evoluta ai tagliagole maschilisti del Califfato. Dopo avere testato personalmente ogni genere di maggiorata da copertina, George Clooney porta all’altare una donna più intelligente che bella. A conferma che spesso l’uomo comincia a comportarsi da adulto dopo i cinquant’anni. Intendiamoci: Amal è tremendamente affascinante. Ma il suo fascino, ancora più che dai lineamenti troppo marcati, scaturisce dall’energia intelligente del sorriso. Non è frutto di qualche diavoleria chirurgica, ma di una storia. La sua. Quella di un avvocato internazionale specializzato in diritti umani. Colta, indipendente, complessa. Una di quelle donne che hai bisogno di sentire durante il giorno e con cui la sera hai voglia di parlare e poi di farci l’amore. O viceversa, ma senza che una delle due attività escluda l’altra.
    Nelle prossime quarantotto ore, un tempo lunghissimo per la capacità di concentrazione dell’Homo I-Phonicus 6, il sorriso di Amal incrocerà lo sguardo di milioni di persone, molte delle quali confuse e in cerca di modelli, non solo di fotomodelle. Che per una volta la cronaca rosa gliene proponga uno meno avvilente della media, sembrerebbe una buona notizia.
     
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    e meno male che ci sono ancora quelle più intelligenti che belle, che bazzicano nello showbiz, anche se sinceramente questa futura signora Clooney è bella e sicuramente intelligente. bravo George, significa che anche tu, forse in fondo in fondo, sei tra quelli che spupazzano le bionde, le more, le castane, le rosse, le veline, le velone ecc. ecc. ma alla fine scegli una mora..... :rolleyes:
    Mah... chissà se l'avvocato Alamuddin avrà preteso e stilato di suo pugno il contratto prematrimoniale, in questo caso.... caro George, dovesse proprio proprio andare male, puoi venire a dornire sul nostro divano - letto. AUGURIIIIII!!!!!


     
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  11. gabri3
     
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  12. marystone
     
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    ....mi è sempre piaciuto Clooney...come attore e come persona. Mi è piaciuto meno quando stava con la Canalis...che non mi ha mai fatto simpatia....e non ho mai creduto nel loro rapporto.

    Oggi sono contenta per Clooney che abbia sposato una donna molto intelligente...in gamba...che non fa parte del suo "mondo"...ma è anche bella e affascinante....quindi gli auguro un lungo matrimonio e che lei possa....resistere al suo fianco....e penso non sarà una cosa facile!....chissà...a volte i miracoli....accadono!!! :)
     
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    Grande attrice e grande donna... lontana dall' ipocrisia di un certo mondo dello spettacolo

    Virna Lisi: "La Grande Bellezza? L'ho trovato orrendo, una brutta copia de La dolce vita"

    "Devo dire quello che penso? Il film di Sorrentino, La Grande Bellezza l'ho trovato orrendo. Una brutta copia de La dolce vita, senza un solo spunto che fosse originale. Lo so che mi odieranno, ma non me ne frega niente. Dopo essermi sentita dire per una vita 'conta fino a dieci prima di parlare', non ho più recinti né obblighi". Virna Lisi, in una lunga intervista sul Fatto Quotidiano, "stronca" il film premio Oscar di Paolo Sorrentino. "Il peggio che mi può capitare è che qualcuno non mi parli più. Non mi pare grave e forse è persino un contrappasso meritato".
    "A 77 anni finalmente dico un po' quel che mi pare e piace", dice ancora la Lisi. L'attrice confessa di aver "cercato di imbruttirmi tutta la vita perché della bellezza non me ne è mai fregato niente. Che meriti hai per il tuo aspetto?".
    "Non mi piaccio, non sono stata una di quelle attrici che appena dato lo stop corrono al monitori a controllare il risultato. Però ero brava, imparavo la parte senza incertezze e quando le amichette dei produttori, certe belvette che non non avete idea, non si accaparravano la parte in anticipo, venivo anche assoldata. Ero concreta, senza fronzoli".
    Delle tante star con cui ha lavorato, Virna Lisi ricorda Jack Lemmon (adorabile), Tony Curtis (bambolina deliziosa), David Niven (uno straordinario signore) e Frank Sinatra. Sinatra la corteggio? "Neanche un po', stava con Mia Farrow, era gentile, e aveva la voce più bella del mondo. Ma come tipo, insomma, non è che trasmettesse sogni di evasione. Pero' era simpatico e in un mondo in cui gli insopportabili non mancavano, rappresentava comunque un'eccezione".
     
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  14. gabri3
     
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    Virna Lisi: "La Grande Bellezza? L'ho trovato orrendo, una brutta copia de La dolce vita"

    mizzica :blink: l'ho pensato pure io...non sono riuscita a vederlo per quanto mi è sembrato brutto...
    è un piacere sapere che non sono stata la sola :) :) :) pensavo che ero io scema, io che non ci capivo niente..insomma pensavo che era colpa mia...che bello..non sono la sola :) :) :)

    non sono la sola ...non sono la sola ...non sono la sola ... gururun gururun gururun gururun
     
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    Strane coincidenze... gli ultimi post in questo topic parlavano proprio di lei, grande attrice e grandissima donna. Lascio qui una recente intervista, da cui emergono la forza e la schiettezza di una persona la cui bellezza interiore superava la pur evidente bellezza fisica... una donna che non aveva timore di dire ciò che pensava realmente, in un mondo falsamente dorato e ipocrita come quello dello spettacolo.


    Intervista a Virna Lisi

    Le chiamavano esigenze di scena: “Devo farmi coraggio, dare uno schiaffo a Gassman, essere credibile. Allora mi carico, parto e gli mollo una sberla. La troupe esulta ‘brava la Lisi, anvedi Virna’. Da copione, Vittorio avrebbe dovuto restituirmi il ceffone un minuto dopo. Lo fece con gusto proprio quando io me l’ero già scordato. Sentii muoversi i denti, mi arrivò una cinquina mostruosa”.

    Dietro il sipario dei suoi 100 film, le storie di Virna Lisi hanno il timbro ruvido del malanno stagionale: “Ho un po’ di raucedine” e il guinzaglio sciolto dell’età che libera le prudenze: “A 77 anni, finalmente, dico un po’ quel che mi pare e piace”. Ci sono cani e quadri, alberi e poltrone, ricordi e incidenti di percorso che quasi immobile, sul divano, nel contegno di un lungo vestito nero e di un mestiere tenuto ostinatamente diviso dalla realtà, Lisi mette a fuoco senza strabismi: “Oggi se fai l’attore, ma non sei depresso, non vai dallo psicanalista, non ti dai un tono o non hai drammi intellettuali, non sei nessuno. Amavo la semplicità di Mastroianni. Marcello era il mio preferito. Si metteva lì, recitava, aspettava le gamella con le polpette della madre – la gioia sua – e poi nelle pause pomeridiane dormiva felice”.

    Per le sue interpretazioni Lisi ha vinto a Cannes, accumulato David di Donatello e Nastri d’Argento, sperimentato i riflessi dorati di Hollywood sulla sua pelle: “I film a cui partecipavo incassavano molto e io ero prigioniera dell’allucinante logica degli Studios. Gabbia dorata, parrucchieri al seguito, autisti, lusso e isolamento. Non potevo andare neanche al supermercato”. Vincendo il pregiudizio che la voleva splendente e niente più: “Ho cercato di imbruttirmi tutta la vita perché della bellezza non me ne è mai fregato niente. Che meriti hai per il tuo aspetto?”. Virna ha smesso di crucciarsi: “E meno male che non ci ho riflettuto, perché a concentrarmi troppo sulle sciocchezze e sulle rughe chissà dove sarei finita”.

    Dove sarebbe finita?
    Nell’isola dei nevrotici. Ma li avete visti i maschi ossessionati dal loro profilo? Questi che se credono belli e si specchiano tutto il giorno me fanno una gran pena. Negli uomini il narcisismo è parente stretto dell’omosessualità. La donna lo capisce subito, il bluff lo svela in un minuto.

    Suo padre che uomo era?
    Lui era bello davvero. Un marchigiano alto, con il baffo alla Clark Gable, commerciava in caramelle e invitava me e mia sorella a limitare le dolcezze: “Diffidate da chi vi mette una mano sulla spalla”. Sembra niente, ma per decenni, a ogni spalla sfiorata da un estraneo, ci irrigidivamo subito. Un incubo.

    Suo padre osteggiò il suo percorso?
    Lo favorì. Un giorno mi prese all’uscita di scuola e mi portò da un suo amico, il padre di Giacomo Rondinella. Era l’epoca della commedia musicale napoletana, feci dei provini ed esordii nel ruolo di una contadina che si scopre contessa. Si intitolava …E Napoli canta.

    L’ha mai rivisto?
    Mai. Non mi rivedo mai. Non mi piaccio, non sono stata una di quelle attrici che appena dato lo stop corrono al monitor a controllare il risultato. Però ero brava, imparavo la parte senza incertezze e quando le amichette dei produttori, certe belvette che non avete idea, non si accaparravano la parte in anticipo, venivo anche assoldata. Ero concreta, senza fronzoli. Eredità di un’infanzia allegra, pur nelle ristrettezze pazzesche. Nella prima casa romana, dopo un triennio barese, dividevamo l’appartamento con altre due famiglie. Non era esattamente come dividere il set con altre decine di persone. Mi accorsi di poter stare anch’io nella recitazione affrontando Orgoglio e Pregiudizio. Nei primi sceneggiati tv andava tutto in diretta e per l’evento si fermava l’Italia. C’era un’aspettativa enorme. Tremavano e piangevano anche i grandi attori. Io ero serena, vai a capì perché. Pensare che avrei voluto fare la biologa.

    Ricorda la pubblicità di quel dentifricio tedesco, il Chlorodont?
    L’unica che abbia accettato di fare e ancora mi tormentano. Lo slogan era di Gualtiero Marchesi: “Con quella bocca può dire tutto ciò che vuole”. Quando D’Alema ha riesumato la battuta per provocare Renzi ho pensato a una sola cosa.

    Quale?
    È uno che avrà l’età giusta per ricordarsi ’sta cosa, Massimo D’Alema.

    Lei che età si sente?
    Quella in cui pagherei per fermare il tempo. Sapeste quanto me rompe invecchià . Sei più maturo, più consapevole e più esperto. Tutto vero, ma alla fine, che ti importa di essere più consapevole? Sapete cosa mi manca? La febbre di fine anni ’50, la spensieratezza gioiosa dei ’60, non avete idea di quanto tutto fosse più bello. Mio marito lo conobbi proprio allora. Franco Pesci, architetto, ex dirigente della Roma Calcio. Il massimo che si possa desiderare in un uomo. Serietà, senso dell’umorismo, generosità. Era di una simpatia straordinaria, mio marito. Non posso parlare di lui, ci penso sempre. (Si commuove, sospira,
    cambia segno al ricordo, cerca e trova una via d’uscita). Dal contratto con la Paramount mi liberò un suo colpo di genio.

    Racconti.
    Avrei dovuto interpretare Barbarella per la regia di Roger Vadim, ma dei ruoli da bellona svampita, di dire buongiorno e buonasera in presa diretta in una lingua che non conoscevo e dei ritmi deliranti imposti dalla major non ne potevo più. Non mi divertivo. Così dissi no e con gli americani iniziò la rumba. Riunioni, minacce legali, avvocati sul piede di guerra. All’ennesimo consesso aspro, Franco vide una foto sul tavolo del produttore. Una bella famiglia. Moglie, bambini, scenari campestri sullo sfondo. Gli venne l’idea e parlò.

    E cosa disse?
    “Io e mia moglie vogliamo tre figli, ne abbiamo solo uno e da stasera stessa cercheremo il secondo”. Quelli sbiancarono. La discussione si era spostata sull’unico piano che li terrorizzasse davvero. Rimanere incinta significava rinunciare all’attrice e
    interrompere la produzione per molti mesi. Mi liberarono e scelsero Jane Fonda.

    Lei ha avuto un solo figlio, Corrado.
    Peccato. Altri li ho persi e poi purtroppo non son più venuti. Il mondo è strano e come sempre, chi ha il pane non ha i denti.
    C’è chi li fa, i figli, e poi li butta. All’unità dico che sia l’unica soluzione possibile, ma è stata quella che mi somigliava di più. C’era un vero affetto a casa nostra ed esistevano le priorità. Il lavoro non è mai stato l’unico motore dell’esistenza. Certe freddezze che avevo visto a casa di Dino De Laurentiis mi sconvolgevano. Silvana Mangano lo comandava a bacchetta. Lo chiamava per cognome e Dino, sottomesso, rispondeva come se niente fosse.

    Memorie americane?
    Li ho conosciuti tutti, i buoni e i cattivi. I simpatici e gli antipatici, gli sbruffoni, i cialtroni e gli inadeguati.

    Partiamo dai simpatici?
    Jack Lemmon, adorabile. Tony Curtis, bambina deliziosa sempre ammantata dai suoi cento spray. David Niven, uno straordinario signore.Frank Sinatra, circondato dalle guardie del corpo con improbabili cravatte a forma di telefono.

    Sinatra la corteggiò?
    Neanche un po’. Stava con Mia Farrow, era gentile, e aveva la voce più bella del mondo. Ma come tipo, insomma, non è che trasmettesse sogni di evasione. Però era simpatico e in mondo in cui gli insopportabili non mancavano, rappresentava comunque un’eccezione.

    Era insopportabile anche Giorgio Strehler?
    Lui era solo un grande regista dal carattere duro. Non mangiava mai e di conseguenza considerava irrilevante anche la nostra nutrizione. Mia madre, per non farmi svenire, mi portava di nascosto le banane. Giorgio aveva frequenti attacchi d’itterizia, ci tirava le sedie, imprecava, ci diceva di tutto.

    Qualche nome tra gli insopportabili?
    Sul set de La ragazza e il generale, ma già eravamo lontanissimi da Hollywood, Rod Steiger mi spezzò la caviglia con un calcio. Era geloso della simpatia che mi dimostravano i nostri compagni di lavoro e si vendicò a modo suo. Stavamo correndo sul ciglio di un ponte, in mezzo a un freddo cane e Steiger mi colpì per farmi inciampare. Nessuno si era reso conto di cosa fosse successo davvero, io mi feci due mesi di film con il gesso. Ho anche bellissimi ricordi, ma qualche stronzo sul set l’ho incontrato
    pure io. Si è sentito bene stronzo? In caso contrario lo ripeto (ride).

    Si è sentito.
    Qualche compagno di avventura si rivelò sgradevole. Stanley Baker, nei mesi in cui aspettavo Corrado, prima di parlarmi a pochi centimetri dal viso non dimenticava mai di ingurgitare interi spicchi d’aglio. Joseph Losey, il regista di Eva, mi detestava. Anzi, da omosessuale represso e misogino, detestava le donne in generale. La lista dei mostri sarebbe lunga. Anche Eva poi era un film triste. Io avrei fatto solo commedie, ma i registi volevano vedermi piangere.

    Le capita ancora di ridere?
    Al cinema sempre di meno perché quelli che mi facevano ridere non ci sono più. Rimane la grandezza della vecchia scuola.

    Totò, Dino Risi, Tognazzi, Manfredi.
    Ho lavorato con tutti e quattro. Manfredi era bravo, ma dal vivo latitava nei guizzi memorabili. Tognazzi era simpatico. Dino Risi spiritoso, bello e intelligente. Totò invece sembrava estremamente confusionario, dimenticava le battute, andava a braccio. Io avevo studiato e non capivo come potesse presentarsi impreparato e rendere al contrario così tanto

    La vecchia scuola, dicevamo.
    L’altra notte per caso ho visto in tv un frammento di Proietti impegnato a spiegare tra gli imbarazzi il sesso ad alcuni ragazzi. Ho riso fino alle lacrime.

    Nelle vecchia scuola sosta anche Giorgio Albertazzi. “Simmetrica senza scompensi. Non suscita nulla. Annoia come Piero Della Francesca” diceva di lei.
    Ma dimme te, ma che ha detto così davvero? Lui è sempre troppo intelligente. Ama i cappelli, le sciarpe e le massime. A patto che ovviamente siano le sue. Quando arrivano a una certa età alcuni artisti non si sentono apprezzati e fanno di tutto per farsi notare.

    Albertazzi non ha mai nascosto la sua simpatia per la destra.
    E che problema c’è? Io non ho mai votato a sinistra in vita mia. Poi a costo di essere qualunquista vi dico la verità: destra, sinistra, centro, non so. Mi pare che una volta eletti i deputati facciano i cavolacci loro. Vanno in Parlamento e iniziano a mettere i soldi da parte per loro e per le generazioni a venire. Anche se nessuno mi ha mai chiesto cosa ne pensassi, l’ho sempre vista così. Non credo di essermi sbagliata di molto. I tempi sono atroci. Prima gli stupidi si limitavano a tacere. Adesso parlano e quel che è peggio, pensano. Se pensano anche gli stupidi siamo veramente nei casini.

    È vero che le è simpatico Berlusconi?
    Assolutamente no o almeno non in modo particolare. Ha sbagliato tante cose, non si è saputo gestire, si è fatto prendere in giro da chiunque. Mai capito perché uno come lui, uno che poteva godersela veramente, sia sceso in politica andando incontro a processi e controprocessi. Io lavoro da una vita e continuo a lavorare, ma so benissimo perché lo faccio. Non ho messo una lira da parte e non ho alternative. E comunque l’Italia non ce la fa. Così come è ridotta non si riprende più. Siamo pieni di burocrati, di imbecilli che mettono un timbro in ufficio per giustificare la loro esistenza, di persecutori della ricchezza altrui in divisa d’ordinanza. Appena arriva una bella barca in un porto italiano, ecco Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri pronti ad assaltarla in banchina. Poi dicono che i turisti fuggono. Io mi chiedo: perché mai dovrebbero rimanere in un Paese che dimentica di rispettare chiunque, iniziando dai suoi padri nobili?

    A chi si riferisce?
    Prenda Pietro Germi. Uno dei più grandi registi d’Italia, forse il più grande. Un solitario, un eretico, un genio. Gli avessero dedicato una strada, una piazza, un Festival. Niente. Non era comunista, è vero, ma com’è ’sto fatto che se uno è comunista lavora e se non lo è non lavora più?

    Lei con Germi ha lavorato. Il film era Signore & Signori. Vincitore a Cannes nel 1966.
    Gran film e set tutt’altro che divertente. Grandi tensioni, atmosfera un po’ cupa. Mi ricordo dello sceneggiatore Luciano Vincenzoni. Allegro da morire, ma appena c’era una donna in vista potevi star certo che lui le sarebbe saltato addosso.

    A Cannes lei tornò per trionfare quasi trent’anni dopo.
    Merito di Patrice Chèreau. Lessi il copione e in un attimo divenni la Regina Margot. Sedute interminabili di trucco, logorio durante la lavorazione, impegno folle. Anche se ero quasi irriconoscibile, il film di Patrice è una delle scommesse di cui vado più orgogliosa.

    Nella sua seconda vita si è truccata spesso.
    Incontravo registi che mi deformavano. Lattuada, per La Cicala, mi fece ingrassare quasi dieci chili. Vassoi di roba a ogni ora del giorno. Non facevo altro che mangiare. Tra una trasformazione e l’altra, però, non mi è mai venuto in mente di alterarmi i connotati. Fumavo un pacchetto e mezzo di sigarette al giorno e ho smesso, ma dal chirurgo plastico sono stata lontana. Chi varca la porta, si siede e si fa toccare non resta più lo stesso. Non covo narcisismi, ma a vedere la mia faccia e a riconoscermi ancora nella persona di prima, tenevo.

    Dopo 9 anni d’assenza dal cinema e moltissime fiction, il Commendatore dell’Ordine al Merito Lisi Virna torna sul set di Cristina Comencini per Latin Lover.
    Si riderà. Cristina è una forza della natura e anche se sul set è terribile, le voglio molto bene. Terribile come? Ai limiti della nevrastenia. Con i jeans da ragazzina scaciata e la stessa grinta del padre, riesce a essere completamente diversa da come
    è nella vita.

    Luigi Comencini, altro dimenticato.
    Regista sommo. Uomo meraviglioso. Un film così preciso sulla dinamica padre-figlio e sui sensi di colpa come Incompreso , la cinematografia italiana degli ultimi 60 anni non l’ha più prodotto.

    Quest ’anno però con il film di Paolo Sorrentino l’Italia ha vinto l’Oscar.
    Devo dire quello che penso?

    Certo.
    Il film di Sorrentino, La Grande bellezza, l’ho trovato orrendo. Una brutta copia de La dolce vita senza un solo spunto che fosse originale.

    Non crede di esagerare?
    Lo so che mi odieranno, ma non me ne frega niente. Dopo essermi sentita dire per una vita ‘conta fino a dieci prima di parlare’, non ho più recinti né obblighi. Mi sento libera. Il peggio che mi può capitare è che qualcuno non mi parli più. Non mi pare grave e forse è persino un contrappasso meritato.

    Perché?
    Anche io chiudo i rapporti da un momento all’altro. Se sento odore di cattiveria gratuita, cancello dal mio orizzonte le persone – anche quelle frequentate a lungo – e faccio finta di non averle mai conosciute. In questa pratica ho un vero talento. Sono bravissima. E non mi pento mai.


    di Malcom Pagani e Fabrizio Corallo

    Dal Fatto Quotidiano del 28 settembre 2014
     
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