EDR 8

AGNESE

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    “L’ultimo stemma non è stato completato”
    Una voce morbida alle sue spalle..Riccardo trasalì; la ragazza che aveva intravisto sulla scala a chiocciola era apparsa come per magia sulla soglia del salone .
    Appoggiata con indolenza allo stipite della porta settecentesca, le mani dietro la schiena gli rivolgeva ora uno sguardo beffardo e ironico allo stesso tempo
    “Volete saperne il perché?Mi sembravate abbastanza interessato alla storia della casata, giù nell’androne”
    Riccardo ,a disagio sotto quegli occhi attenti, arrossì impercettibilmente;sul viso della donna passò rapido e fugace un sorriso…
    Facendo finta di non notare il disagio del giovane uomo , ella avanzò verso il centro della stanza, con mosse sinuose, che ricordarono a Riccardo stranamente le mosse di una pantera e continuò:
    “La leggenda narra che vi fu un tradimento.. ”
    “Un tradimento?”
    “Già…Sembra che le nozze di Anselmo del R* non siano state consumate..”
    Riccardo corrugò lo sguardo
    “La sera delle nozze la contessa Adelaide venne cercata invano dalle cameriere..sparita, volatilizzata!Si sostenne che fosse fuggita con l’amante..lontano da quel marito non cercato e non voluto..”
    Con il dito indicò il riquadro bianco nell’angolo del salone: spiccava nitido accanto al sanguigno dello stemma comitale
    “Vi è poi un’altra versione , più cruenta: forse Anselmo la sorprese con un altro..o forse, chissà!magari all’ultimo il buon conte deve aver cambiato idea..e l’ha così uccisa, facendone poi sparire il corpo in qualche segreta del castello..Che ne dite?Quale sarà la versione più attendibile?”
    “Io..”
    “Ma come?Non ditemi che non sapete più cosa dire..mi eravate sembrato così ..coraggioso..nell’atrio!”

    “Domitilla!”
    La figura di Maria Ippolita del R* si stagliò sulla porta del salone
    “Dovete scusarla, caro amico!Le piace sconvolgere gli estranei con frasi ad effetto..”
    “Non penso che il signore si sia poi tanto preoccupato..”
    “Comunque preferirei che tu non trattassi in questo modo i miei ospiti: potrebbero pensare male di noi, non trovi?E poi, non è consigliabile raccontare i nostri scheletri di famiglia, così..vero,cara?..bene, .scusate, cari amici …sono stata imperdonabile!Eleonora..Riccardo..vorrei presentarvi mia nipote…Domitilla del R*”




     
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    Il cappello era stato recuperato ma ora giaceva abbandonato in un angolo della panchina; l’anatra Giacomina zampettava terribilmente offesa sul prato, verso la fontana, con qualche piuma in meno, persa per lo spavento..e Vittoria, non sapeva bene come e perchè, si era ritrovata comodamente seduta sul muretto che delimitava il grande spiazzo erboso; tra le mani una pesca sugosa, offerta da quello strano contadino che, per nulla intimidito, le si era ora seduto accanto, con un fine sorriso sulle labbra..
    “Agosto in campagna è considerato un mese tranquillo; la trebbiatura finita, la risaia in pieno sviluppo ma che non necessita di lavori particolari, il granoturco che chiede solo acqua ..e che prendiamo dai fossi che attraversano la proprietà!Capisco ..forse per una cittadina tutto questo non vuol dire nulla..ma la vita può essere piacevole, anche in questa stagione, dalle nostre parti..Siete venuta per villeggiare?”
    Vi era un gran caldo ; da qualche parte vi dovevano essere dei grilli.. se ne sentiva il tenue frinire verso il limitare del parco…Due cigni e un gruppo di anatre ed oche vagabonde si rinfrescavano il becco al getto di una fontanella posta a lato della stalla…più in là una piscina, colma di acqua melmosa ospitava delle ninfee….che pace!
    Vittoria addentò senza rispondere la pesca..il sugo le colò sul mento, ma lei non parve accorgersene..fissava solo quel volto e quegli occhi….e .sentiva dentro di sé come un’arsura..un vento caldo che le rimescolava l’anima…
    L’uomo guardò in alto, verso il cielo
    “Speriamo nella pioggia comunque , anche per rinverdire i giardini ..Portare l’acqua fin lassù è infatti un’impresa…bisognerebbe aggiustare la pompa, ma non c’è mai tempo e non si arriva a tutto…Di dove siete allora?”
    “Io..sono nata a Torino”
    “Torino!Sapete?Vi manco da una vita!Ma qui, vi ho detto, c’è così tanto da fare…se riesco ad andare una volta al mese fino a Castagneto è un’impresa..per il mercato, poi!Abbiamo le serre verso ovest, giù ..a livello del Tanaro..si coltiva un po’ di tutto..e lo si invia ai mercati generali…magari avrete assaggiato la nostra verdura senza sapere!Queste zone servono anche Torino..”
    “Ma..non siete di qui?Io..pensavo…”
    L’uomo rise, gettando indietro il capo..il sole gli illuminò la massa di capelli bruni che gli cadeva quasi sulle spalle, in morbidi riccioli..e Vittoria si sorprese a desiderare di infilar le mani in quella matassa…, un pensiero di cui si vergognò immediatamente diventando di bragia..


    “Caterina!”
    L’anziana cuoca ,con le braccia immerse fino al gomito dentro il vecchio acquaio di pietra scura, si rigirò al suono di quella voce di bimba
    “Signorina Agnese..come mai di così buon ora in cucina?Non avete ancora fatto colazione?”
    “Certo, già fatta ..e digerita, direi!”
    “E la governante dove l’avete lasciata?”
    “Buona quella..per lei non esiste vacanza..estate o inverno, se non si studia non c’è verso!Ma oggi ho deciso..faccio festa..”
    “Uhm..”
    “Dai, Caterina, su..è vero che mi prepari il tuo bonnet?Oppure una torta di mele..è tanto che non ne mangio..di dolci voglio dire..e tu sei una cannonata , lasciatelo dire..neppure il Biffi è così in gamba!”
    La donna ridacchiò mentre si asciugava le mani nello stracco
    “A complimenti non vi batte proprio nessuno, eh?In questo siete una vera Ristori…quante moine, per ottenere qualcosa..e va bene!Ma non ve la mangerete tutta da sola la vostra torta!”
    “Oh, no..pensavo..che ne dici se invito l’Angiolina?Poverina..lei una torta così non l’ha mai mangiata di sicuro!”
    “La figlia dell’Agnesina?”
    La donna restò basita per un istante
    “Ma cosa dirà la contessa?”
    “E cosa vuoi che dica?Io non ho certo amiche qui, se non le figlie dei fittabili..”
    “Ma..”
    “Oh, dai, Caterina non mi farai la difficile proprio tu!E poi, visto che hai detto che sono una vera Ristori….”
    “Certo, certo – l’anziana riprese a rigovernar le stoviglie- ma con questo non vedo perché dobbiate proprio portar nella mia cucina quella….”
    “Quella chi?”
    “Oh..lo so ben io..lo so ben io, davvero!”
    E biascicando parole incomprensibili , Caterina stizzita afferrò il piatto che le era quasi sfuggito sotto il getto d’acqua del lavello..
     
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    “La produzione automobilistica italiana non è certo a livelli dell’industria d’oltre Atlantico!!”
    “Comunque ormai vi sono una sessantina di imprese attive in Italia in questo settore”
    “La maggior parte semi artigianale”
    “E con questo?E’ un’idea splendida..pensate alla fetta di mercato che ci si apre dinnanzi..”
    “Vi saranno seimila auto in circolazione in tutta Italia”
    “E allora?Meglio, caro amico, meglio!Riusciremo a conquistare spazi incredibili di vendita”
    “Siete sempre rimasto un sognatore, Fabrizio!”
    “Un sognatore che ha però un bisogno terribile di trovare finanziamenti”
    “Vi do la risposta che diedi già l’altro ieri a Carlo Biscaretti: vogliamo un piano serio, dei progetti affidabili..e poi si vedrà. La mia banca non concede finanziamenti così; dobbiamo tutelare i nostri soci”
    “Lo sapete che la prima macchina a circolare in Italia è stata una Peugeot?Non vorrete che i nostri cugini d’oltralpe conquistino il mercato italiano!”
    “Beh..”
    “Santa pace..ma che italiano siete se lasciate che questi francesi facciano il bello e il cattivo tempo..!”
    Il banchiere sospirò, abbassando gli occhialini sul naso
    “Allora..facciamo un patto, Ristori: vi concedo un prestito vincolato..diciamo ad un anno. Resta inteso che se non rientreranno i capitali entro tale data la mia banca vi presenterà il conto..e cioè dovrete impegnarvi a ridarci non solo la cifra pattuita ma anche gli interessi sul capitale.”
    “Caro Faccioli..sapevo di poter contare sul vostro spirito umanitario!”

    Nel salottino dal soffitto affrescato , distribuiti simmetricamente lungo le pareti facevano bella mostra di sé curiosi orologi settecenteschi , a cui si affiancavano specchiere e cornici rococò;su una bella credenza genovese erano esposte una serie di fotografie dei Reali, in visita al castello. Un’altra preziosa ribalta ed un comodino a quadrifoglio completavano l’arredo di quella stanza, più che decorosa ; ma, a guardar con attenzione, si sarebbero notate piccole crepe nel mobilio e lo stesso tappeto persiano che ricopriva il pavimento in autentico cotto piemontese era consunto in più punti e rivelava la trama…
    Alle pareti vi erano ritratti di bambini: uno grande, dal tratto seicentesco rappresentava una bimba, dai riccioli d’oro, con una faretra sulle spalle e un arco in mano, in un secondo, a lato, vi era invece dipinto un bimbo, un piccolo cicisbeo in miniatura, con la mano appoggiata all’elsa di uno spadino settecentesco ; in una grande cornice a rilievo dorata,spiccava invece il ritratto di una giovane donna…

    “Vi chiedo scusa,per prima..mia nonna ha ragione.. A volte esagero!”
    “Non dovete scusarvi..è colpa mia..non dovevo toccare quello spadone”
    Domitilla gli si era avvicinata .e il tono ora sembrava molto più amichevole;Riccardo si trovò involontariamente ad incontrare quegli occhi splendidi e vellutati ..Un lieve profumo di gaggiolo l’avvolse..Si sentì la bocca riarsa..e quelle labbra, poi!Sembravano invitare al bacio.e promettere...che cosa? Una follia sembrò pervaderlo improvvisamente, come se fosse preso da una bramosia strana..avrebbe voluto stringere quella donna sconosciuta tra le braccia e baciarla..sentirla fremere contro il suo petto, tra le sue braccia..farla sua!
    Inorridito si passò la lingua ad inumidire le labbra..diamine!Ma cosa mai....
    Esasperato, anche con se stesso , cercò di distogliere lo sguardo da lei e lo posò sul ritratto, posto sopra il cassettone intarsiato..

    “Vi piace?”
    “Come.. scusate..-Riccardo era confuso..
    Oh, quella giovane donna! Riccardo si era sempre considerato un uomo serio, posato e responsabile..ed ora?Era bastato un suo solo sguardo per tenerlo avvinto,dal suo primo apparire .ne era intimamente sconvolto..ed era una sensazione totalmente nuova per il giovane uomo ....
    “Vi state forse riferendo a quel ritratto?”
    “Perché?A cosa altro pensavate?”

    La dama ,ritratta con maestria da un ignoto pittore piemontese , era seduta su di una poltrona in tessuto giallo; sullo sfondo il rilievo di uno stucco bianco disegnava delle figure femminili e di amorini..
    Riccardo sentì caldo e si ritrovò a balbettare
    “E’ che mi ricorda qualcosa..non so”
    La giovane lanciò dietro di sé rapida uno sguardo; ma Eleonora e Maria Ippolita sembravano ancora prese dalla conversazione, sedute sul divano a fiori, vicino al caminetto..
    Sembrò quasi incoraggiarsi e gli sorrise
    “Direi bene!”
    “In che senso?Scusate ma non capisco”
    “Avete riconosciuto in lei probabilmente una certa aria di famiglia..è una Ristori, questa!”
    “Una Ristori?”
    “Adelaide Ristori.ed era una vostra antenata...vi ricordate?La moglie scomparsa.”
    “Ah..veramente curioso!”
    “Voi che ne pensate?”
    “Di cosa?”
    “Della leggenda..insomma, di cosa vi ho detto prima..Cosa pensate sia successo?”
    “Onestamente..non saprei!”
    La giovane donna gli si avvicinò ancora di più..
    “Io non sarei scappata”
    “Ah..”
    “Specialmente se il conte fosse stato ..come voi..”
    E gli scoccò uno sguardo ardente ..


    La cameriera passava con lentezza il piumino sulle cornici dorate dei ritratti;vi era solo una lama di luce ad illuminare i volti dei Ristori nella galleria al primo piano del palazzo .. le pesanti e antiche tende di broccato color palude infatti facevano da schermo alla luce abbagliante di quel caldo pomeriggio estivo che filtrava dalle alte finestre..
    Agnese amava quel corridoio in modo particolare..vi si perdeva spesso, fantasticando davanti a quei ritratti di antenati..
    Un quadro in particolare l’affascinava.. Era il ritratto di una madre con la figlia: la donna era bellissima..i capelli raccolti in una acconciatura semplice ma elegante lasciavano in primo piano un volto che non si poteva dimenticare e in cui brillavano un paio di splendidi occhi verdi..ma vi era un’aria triste negli occhi di quella donna, che stringeva tra le sue braccia una bimba paffuta, dalle gote rosee e dai capelli biondi ..

    “Anche se il tempo passa, l’amore resta in eterno..”
    Sfiorò con le dita il cartiglio che era stato inciso nella cornice in basso e sospirò..


     
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    “Vi piace allora, stare in campagna?”
    “Io..si. E’ così..tranquillo..e rilassante”
    L’uomo le si era fatto più vicino e giocava ora con un filo d’erba tra le mani
    “Beh..forse per voi..ma sapete, in campagna vi è tanto lavoro..e non c’è tempo spesso per apprezzare le bellezze di questo luogo..”
    Quegli occhi..così caldi…e belli..Vittoria sotto quello sguardo si sentiva impacciata, a disagio..però non ne avrebbe fatto a meno..oh, no..per nessuna cosa al mondo..
    Il tempo non esisteva più per lei..vi era solo quel muretto di pietra, il verde del prato..e quel sorriso.

    “Carlo, sei un genio!”
    Fabrizio alzò ammirato gli schizzi dell’amico che tentava di schermirsi
    “Figurati.cosa vuoi che siano..solo fantasie”
    “Vorrei averle io le tue fantasie, come le chiami tu.L’ho sempre detto che sei uno straordinario disegnatore tecnico”
    “E pubblicitario..e paesaggista..fine umorista, giornalista e caricaturista!”
    Francesco richiuse il giornale e si avvicinò a sua volta al piano del tavolo su cui l’amico aveva ora posato i disegni
    “Così questa sarebbe la vostra idea d’auto..umh!E in quanto tempo pensereste di poterla assemblare?”
    “Tra progettazione e realizzazione..non saprei..che ne dici, Carlo?Un mese?”
    “Dunque..trasmissione a catena con differenziale ,motore posteriore,radiatore a serpentina,cambio a tre marce..Se ne potrebbero produrre ..si..direi otto esemplari in tre mesi”
    “Aggiudicato!”
    “E come avete intenzione di chiamare questo bolide?Che sicuramente andrà alla folle velocità di..?
    “L’ingegnere Ceirano sostiene che potrebbe in piano raggiungere 40 Km.all’ora”
    “Incredibile..logicamente la guiderai tu per primo, vero Carlo?Visto che hai preso la patente di guida lo scorso mese..”
    “Scherza pure, Francesco : ma questa vettura sarà solo la prima di una lunga serie..la 3 1/2 HP..ecco come si chiamerà!”
    “Lungi da me capire la genesi di un simile nome..Io avrei preferito Annabelle o Lulù,ma se siete convinti che così attiri meglio i clienti....”
    “Animale..Cosa hai capito..Si tratta della potenza sviluppata dal motore!”
    “Caro Fabrizio!Tu pretendi un po’ troppo da un semplice aristocratico piemontese..e che soprattutto a fatica è in grado di distinguere tra un’ auto e una bicicletta! ”

    “Guardate..il sole sta tramontando”
    Vittoria affascinata alzò lo sguardo verso l’orizzonte…Gli ultimi raggi del sole morente sembravano accarezzare le cime degli alti faggi che delimitavano la tenuta
    “Sono belli i tramonti ..non credete?”
    “Io..si…direi di si..”
    “Ma avete mai visto un tramonto sul mare?”
    “No..mai”
    “E’ un’esperienza incredibile..un momento speciale, quando il sole si tuffa nel mare…una palla infuocata che sembra smorzarsi, a poco a poco..Quando ci ripenso mi sembra di sentire il profumo
    invadente, soave, inebriante del gelsomino; un profumo sensuale, che riconcilia con i piaceri..
    Sapete?Mia madre è nata a Vulcano ..aveva dovuto lasciare la sua terra, sposando mio padre..e ne soffriva.. ne ricordava con malinconia le sabbie nere e i fondali..e l’elicriso, che cresce negli anfratti rocciosi..”
    L’uomo sembrava ora perso nei suoi ricordi..e Vittoria si sorprese a trattenere il respiro…

    Corriamo all'orizzonte, presto, corriamo, è tardi,
    che non ci sfugga almeno l'ultimo obliquo ardore!

    “E’ Baudelaire…non trovate che sia adatto a tutto ciò?”

    Vittoria si portò una mano verso la gola..era come se …
    “Volete dirmi il vostro nome?”
    “Io..io ..Vittoria..”
    “Vittoria…dovete scusarmi..ogni tanto la mia indole di sognatore prende il sopravvento..e mi accorgo anche di non essermi neppure presentato..imperdonabile!”
    Le prese con dolcezza una mano.. e sembrò per un attimo scrutare quelle dita sottili, quasi perlacee .. poi,con lentezza le impresse un bacio sul palmo..
    “Mi chiamo Aymone..Aymone del R*..”

    “Non volevo fare tardi!Ma Ippolita è sempre così gentile..e non volevo dispiacerle..”
    Eleonora si chinò fuori dal finestrino: il cupo maniero dei R* si stagliava contro il profilo delle colline, sul crinale , dietro di loro, nella luce ormai fioca del tramonto.
    “La contessa è una donna garbata ..ma non ha avuto fortuna con gli affetti più cari…ha perso il marito giovanissima e ha dovuto allevare da sola l’unico figlio”
    Lanciò uno sguardo verso i due fratelli: Riccardo era appoggiato al mantice della vettura..sembrava quasi non aver sentito le parole della sorella, perso nei suoi pensieri..e Vittoria..che strano..da quando erano partiti,non aveva più aperto bocca, come spossata dalla visita..
    “Un figlio che le ha dato solo preoccupazioni: si è incapricciato prima di una straniera, una francese molto ricca ,se non ricordo male..una donna bellissima..ma così arida di cuore!”
    “L’ha sposata?”
    Riccardo si era voltato ora verso di lei, l’aria indolente..eppure quasi aggressivo nella voce; sembrava diverso dal solito ..quasi cupo
    Eleonora lo sogguardò incerta e riprese a fatica il discorso
    “Oh, certo.. era impulsivo, arrogante, anche..bizzoso..e fiero!Non avrebbe ammesso un errore..e così ..contro il volere di Ippolita..Ma il matrimonio non durò molto..non so come sia finita; se essa l’abbia lasciato..o sia morta...non so..Ippolita non parla mai della prima nuora”
    “E allora, i nipoti?”
    “Figli di seconde nozze….ma anche in questo caso.non vi è stata molta fortuna per questa famiglia..del resto!.”
    Eleonora sospirò
    “La seconda moglie era una nobildonna siciliana..ricchissima! e portata qui a languire , lontana dalla sua terra.. Il figlio di Ippolita amava viaggiare e si assentava per lunghi periodi dal castello: diceva di sentirsi soffocare in quelle stanze !E lei restava così sola…Non l’ho mai vista, ma doveva essere anche lei molto bella: dicono che Aymone ne sia il ritratto…Domitilla è invece simile al padre…direi anche nel carattere”
    Riccardo arrossì improvvisamente ..ora la sua voce sembrava rauca, quasi impacciata
    “Ne parli al passato..”
    “In effetti..il figlio di Ippolita è morto tre anni fa, lontano dalla sua terra...aveva acquistato un brigantino in Somalia e si era messo in testa di aprire una rotta commerciale, , verso l’Arabia..purtroppo.durante un fortunale, la nave ha fatto naufragio..e non è più tornato.... Ippolita è rimasta di nuovo sola!La nuora immalinconita ha preferito infatti ritornare nelle sue terre, con i figli..ma il castello aveva bisogno di un erede..e sono contenta che infine i nipoti le siano tornati accanto…”
    “La proprietà mi sembra in pessimo stato”
    “I conti del R* sono sempre stati una delle famiglie più legate alla corona; vivono su queste terre, che amministrano con pugno di ferro, da quasi mille anni…ma credo che ultimamente Ippolita versi in gravi difficoltà economiche..i raccolti scarsi..qualche azzardo finanziario..nel naufragio poi sono stati persi sicuramente molti beni ..Non la invidio!E sono certa che sia alla disperata ricerca di un ricco matrimonio per i due nipoti; non vi è altro modo per risollevare le sorti del casato…e anche per assicurare una discendenza ,perché dovranno esserci necessariamente dei figli maschi..”
    “Perché?”
    “Oh, è una cosa curiosa..ma sembra che il mantenimento del titolo sia legato alla nascita di un erede maschio..le femmine non hanno alcun valore per questa famiglia, se non per portare ulteriori ricchezze...solo figli maschi per i R*, altrimenti il tutto ritornerebbe a far parte della corona “
    “E’ una barbarie!”
    “Il figlio deve essere poi del solo primogenito…non può essere adottato…né potrebbe essere figlio di un parente prossimo..no, il titolo si tramanda solo da padre in figlio. Questo ha provocato nei secoli qualche problema..mogli che sono state ripudiate..annullamenti..tutto per la ricerca disperata di un erede!E solo matrimoni di alto censo per i R*..”
    E con queste ultime parole si lasciò andare contro il morbido sedile di cuoio della vettura.

    Lo spazio severo della biblioteca , con le librerie piene di libri, si presentava agli occhi curiosi di Agnese come un mondo misterioso, tutto da scoprire.
    Leggere per lei era lungi dall’essere una punizione, ma era invece un piacere: amava immergersi fin da piccola nei libri, e li divorava, letteralmente..
    Così aveva scoperto nelle sue letture i classici amati da Elisa e dalle donne dei Ristori che a loro volta avevano diviso il tempo tra i problemi domestici della grande dimora e i preziosi tomi rilegati….E aveva così ritrovato lo spirito dei suoi antenati, l’amore per il bello e per la propria terra, l’essere orgogliosamente una vera Ristori..
    Lucilla le aveva parlato più volte del diario di Elisa, ma lei non l’aveva mai veramente letto: era come se un timore reverenziale l’assalisse al pensiero di sfogliare quelle pagine, di scoprire i più reconditi pensieri di quella donna, di quell’Elisa che aveva lottato e vinto un destino avverso..e solo per amore..
    Si perdeva così davanti a quel ritratto..la preferiva immaginarla giovane sposa, con la piccola Agnese..a lei così simile!E non nel grande quadro che sovrastava nel salone, sopra l’austero caminetto..Quella era un ‘ Elisa gloriosa..idealizzata..questa era solo una madre, fiera della sua bimba, ma anche così triste…oh, quegli occhi!Parlavano all’anima..
    “Ero sicuro di trovarti qui!”
    Giovanni era apparso silenziosamente alle sue spalle
    “Quando vuoi trovarti sola con i tuoi pensieri o c’è qualcosa che ti turba, so ben io dove vai a nasconderti!Di sicuro dietro le siepi, lungo la roggia, oppure qua in contemplazione dei tuoi preziosi antenati ..”
    Prese una sedia e le sedette accanto
    “Non trovi che sia bellissima?”
    “Chi?”
    “Elisa..chi altri?”
    “Ah, già..dimenticavo..c’è solo lei per te”
    “Stupido..come fai a non capire..Lei..è ..unica”
    “Voi Ristori..ma è proprio una mania!Certo, è bella..ma come tante altre donne, no?E poi, scusa, guarda per esempio quell’altra..non trovi che sia anche lei molto bella?”
    Indicava un ritratto più avanti, in penombra..
    “Ah, certo..ma quella è Emilia..e accanto vi è Martino..”
    “Ne parli come se li conoscessi da tanto tempo”
    “Ed è così. Tu non puoi capire, Giovanni..”
    “Come se anch’io non avessi degli antenati!Cosa credi..è che..insomma..io di quadri da esibire non ne ho....”
    Agnese annuì, distratta..
    “Quando ero piccola mia madre me ne raccontava le gesta..sai?Come se fossero delle bellissime fiabe..ed io ho imparato ad amarli..e a riconoscerli come degli amici sinceri..a cui affidarsi ciecamente nel bisogno…Per me sono reali..sono tutti qui..e mi vogliono bene”
    “Anche io ti voglio bene..cioè..”
    Giovanni era diventato tutto rosso..ma Agnese sembrava non aver neppure sentito quella dichiarazione d’amore.. lei era solo persa nel suo sogno..povero Giovanni!Trangugiò un po’ di saliva e restò a guardarla adorante..




    “Conosco Eleonora Ristori da molti anni..una cara amica, dai tempi del collegio, quando ancora era una de Robillant..”
    “Ma non è stata una famosa cantante?Mi sembra di ricordarne il nome ..”
    “Certo, hai perfettamente ragione”
    Gli occhi di Ippolita scintillarono nella semioscurità del salotto
    “Eleonora si trovò purtroppo a dover mantenere la sua famiglia.. vi furono dei rovesci economici, almeno credo.. Morti padre e madre..i fratelli ancora in tenera età..si rimboccò le maniche..e in questo fu veramente da ammirare.. una scelta coraggiosa!!Non so se ci sarei riuscita io stessa..
    Ci eravamo perse di vista,da quando dovette lasciare il collegio... Per molto tempo logicamente non l’incontrai.. e poi, un giorno!Fu una sorpresa..ero andata a teatro con vostro padre..una prima teatrale, al Carignano..e me la trovai dinnanzi, lei..proprio lei ..incredibile!La primadonna dell’opera..E quella voce, poi..la voce di un angelo....Ristori ha fatto veramente l’affare migliore della sua vita sposandola..e non solo per i suoi soldi”
    “Non credevo che le attrici guadagnassero poi così tanto”
    “Non essere impertinente, Domitilla!Un vecchio gentiluomo, amico del padre, la nominò sua erede..”
    “Veramente un colpo di fortuna per Ristori!”
    Maria Ippolita depose bruscamente il libro in grembo
    “Non sopporto Domitilla questo tuo modo di rispondere..Non pensi di essere indisponente?”
    “Per carità, nonna..lungi da me criticare la tua amica..però, ammetterai che in fondo per Ristori è stato come vincere un terno al lotto, no?”
    Ma Maria Ippolita sembrò non sentire le ultime parole beffarde della nipote; guardava ora verso la terrazza, persa dietro ai suoi pensieri..
    “Loro si amano così tanto..un amore unico, totale..come quello che c’è stato tra me e vostro nonno…Non so se potrete mai avere un simile amore..che ti prende e ti travolge l’esistenza..ma vi auguro con tutto il cuore almeno di poterlo provare, un giorno.”
    E così dicendo si alzò, lasciando i due giovani soli nella stanza
    Domitilla alzò appena le sopracciglia, annoiata
    “Amore!Bello, certo..e così romantico…ma i soldi non disturberebbero affatto..e renderebbero tutto molto più..appetibile..vero?Che ne pensi Aymone?”
    E si stiracchiò sul divano, lanciando un’occhiata ironica al fratello che, appoggiato al marmo del camino, giocherellava con un mazzo di carte.
    L’uomo esitò ..seembrava non aver alcuna voglia di rispondere alla sorella ; posò lentamente sul tavolino le carte..
    “Penso che noi due in questo momento non potremmo certo concedercelo l’amore... per lo meno un amore disinteressato.”
    “E perché mai?Ammesso e non concesso di trovare qualcuno caro mio che possa mantenermi, non vedo perché non debba cercarmelo un amore, così come intende la nonna!Quindi, prima troverò una sistemazione..e poi, forse, l’amore”
    “Domitilla!Cosa stai dicendo..”
    “Quello che in fondo ci condiziona dalla nostra nascita..e cioè riuscire a mantenere le nostre proprietà e la posizione sociale..lo sappiamo perfettamente che l’unica soluzione è contrarre dei matrimoni con ricchi pretendenti … l’amore!E con che cosa si mangerebbe poi?Pensi di riuscire a risolvere i problemi delle nostre finanze con il tuo lavoro da contadino?Non pretenderai di coinvolgermi, per caso ?Non ho nessuna intenzione di giocare come te al fattore o alla fattoressa…ho un vero orrore della campagna e delle mucche!e quindi, cosa mi resta se non trovare un buon partito e farmi mantenere?Perchè, tu avevi altre idee caro mio?”
    Il buio era ormai calato nella stanza ; Domitilla si stupì di non ricevere una risposta a tono alla sua frase impertinente e si alzò dal divano, cercando di scorgere nella penombra i lineamenti del fratello.
    Aymone sembrò come fare uno sforzo su se stesso..ma un osservatore attento avrebbe colto nel tono della sua voce, per quanto tranquilla e pacata, una disperazione intensa..
    “No..non mi sono mai illuso cara sorellina.. non ti preoccupare ; so perfettamente quale sarà il mio dovere Domitilla..!Perchè non ci sarà mai vero amore ...neppure per me.”


    Per quanto cercasse, andando indietro nei suoi ricordi, dagli anni successivi a quella terribile estate del 1905, Agnese ne aveva solo un’idea confusa..
    Riviveva a sprazzi soprattutto la vendemmia a cui tutti avevano partecipato ; i contadini tagliavano i grossi e neri grappoli d'uva, li sistemavano prima in cesti di vimini e poi in grosse ceste o contenitori più grandi, posizionati sul dorso di muli o cavalli oppure nei mastelli, in conche di legno che poi venivano trasportate dal carro a buoi alla cantina dove avveniva la pigiatura , con i piedi, nelle vasche delle cantine.. il mosto insieme ai raspi veniva messo così a fermentare, per poi venir passato al torchio, per ottenere altro mosto..E dopo quaranta giorni di riposo quel liquido denso e brunastro sarebbe diventato vino..lo stesso vino che tanti anni prima era costato la tenuta a Fabrizio..il vino delle vigne della Doja, di un bel color rosso rubino , con il suo caratteristico odore muschiato e dal gusto morbido e fine

    Le donne, mentre gli uomini vendemmiavano tra i filari, preparavano il pranzo, tra i bracieri posti sullo spiazzo dell’aia.. Tra le pause della raccolta ci si riuniva così a mangiare e a chiacchierare…
    Ad Agnese sembrava di risentire persino in bocca il gusto buono del formaggio con il pane e l’odore dei pomodori passati con le cipolle….
    La sera poi dopo tutta una giornata nelle vigne si suonava e si ballava; era una festa per tutto il villaggio.. padroni e contadini.
    Non mancavano i bambini ..quanti bambini!Sempre tra i piedi nella grande vigna, ad inseguirsi tra i filari..anche lei e Giovanni..e si finiva per mangiare l'uva migliore, nascosti sotto i pampini, per non farsi trovare…Giovanni…


    “E’ da qualche settimana che Vittoria mi sembra avere la testa tra le nuvole..più del solito, veramente!”
    Eleonora alzò gli occhi dal ricamo e guardò interrogativamente Riccardo che stava terminando annoiato un solitario
    “Non trovi?”
    “Uhm..non direi”
    “Veramente..anche tu mi sembri un po’ strano ultimamente ..c’è qualcosa che non va?”
    “Assolutissimamente..no!”
    “Ti annoi, forse?”
    “Guarda che non è proprio il caso di preoccuparti per me, Eleonora! Del resto questa specie di esilio coatto in campagna non mi fa né caldo né freddo”
    “Perché parli di esilio..non ti capisco..”
    “Oh,non stare ad ascoltarmi ..scusami Eleonora..Hai ragione, non era certo quello che volevo dire..”
    “Fabrizio è così impegnato con la fabbrica..ed io qui, bloccata dall’amministrazione della tenuta…forse desidereresti andare a Torino?Che ne dici?Si potrebbe..”
    “Cara..non devi neppure pensarci!”
    Riccardo le si avvicinò..un sorriso sulle labbra..
    “Tu fai così tanto per tutti noi.. è che vorrei aiutarti, ecco..mi sentirei meglio a far qualcosa..certo, non sono un contadino, ma..”
    Le si inginocchiò innanzi, mettendole le mani in grembo, come faceva tanti anni prima, quando aveva un cruccio o doveva farsi perdonare qualche marachella..Ed era così bello averlo vicino, sentirne il tono caldo, affettuoso..ma perché pur abbracciandolo stretto Eleonora aveva la sensazione di sentirlo così lontano e perso?



    “Emilia era la figlia del marchese Radicati e della sorella di Fabrizio..doveva essere una bimba dolcissima..Martino era invece il primogenito del conte Ristori..lui l’aveva riconosciuto come suo figlio qualche mese prima di morire”
    “E la madre, chi era?”
    “Non l’ha mai saputo nessuno, neanche lo stesso Fabrizio..ma Elisa l’aveva accolto come un figlio suo..e l’amava, così tanto!Quando si ammalò..deve esserle caduto il mondo addosso.”
    “Ma poi è guarito?”
    “E’ stato un miracolo..ed io credo che l’amore faccia miracoli..non pensi?E quando Elisa morì…fu lui che protesse da allora in poi Agnese..”

    “Doveva volere molto bene alla cugina..”
    “Pensa..solo dopo essersi sposato con un’altra ..un terribile sbaglio.. capì d’amarla nel profondo del suo cuore…Emilia l’aveva aspettato, per tutti quegli anni…”
    I due ragazzi restarono seduti davanti ai due ritratti in silenzio..poi. lentamente, Giovanni si arrischiò a posarle un braccio sulle spalle e Agnese inclinò la testa verso di lui, mentre le ombre della sera iniziavano a calare lente in quell’angolo del castello..

    https://www.youtube.com/watch?v=5XwIecpHAI0&feature=related


    Quel mattino, nella fabbrica di via Dante 30 era riunito il consiglio di amministrazione della fabbrica: all’ordine del giorno la revisione dei libri contabili e l’impostazione di una nuova strategia nei confronti del mercato.
    “L’idea di fondo è tentare di superare il sistema di produzione artigianale e costruire un’impresa capace di realizzare grandi volumi produttivi in serie”
    “Un po’ come la Ford negli Stati Uniti”
    “Certo, intendo proprio quello come modello di riferimento”
    “Resta il fatto , caro Giovanni , che vi è fondamentalmente il problema della ristrettezza del mercato nazionale.. In Italia l’automobile è un bene di lusso..e lo sarà per chissà quanti altri anni!”
    “Per questo motivo la nostra impresa deve cercare di collocarsi in mercati esteri, per esempio negli USA ..oppure si potrebbero sviluppare rapporti con Francia, Austria, Regno Unito e Australia per l’esportazione della produzione”
    “Non vi sembra di correre un po’ troppo, Agnelli?Abbiamo appena iniziato, ci sono problemi di solvibilità con le banche..e volete espandervi all’estero..gli Stati Uniti, poi!Che idea..direi che lì di fabbriche d’auto ce ne siano di già..e molto più quotate di noi”
    “Mi avete chiesto un parere..e poi, scusate, mi avete eletto amministratore dell’azienda ..”
    Agnelli si alzò e guardò fuori dalla vetrata che si apriva sull’interno dell’officina meccanica: molti operai erano impegnati attorno agli scheletri delle auto da assemblare..
    “Ebbene..io ho un sogno..un grande e nuovo stabilimento, sul modello dello stabilimento della Ford di Highland Park ..l’ introduzione della catena di montaggio,basata sull’organizzazione lineare dello spazio produttivo e sul flusso sequenziale delle lavorazioni…”
    “Questo per risparmiare sui costi..geniale!”
    Fabrizio si alzò dal tavolo attorno al quale si era riunito il consiglio e strinse calorosamente la mano di quell’uomo che aveva fino a quel momento parlato con evidente passione del futuro..
    “Mi piacciono le vostre idee, Agnelli..e perdio!Cercherò di darvi una mano a realizzarle..vi do la mia parola..la parola di un Ristori”

     
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    “Sono proprio contenta di vedere che almeno ogni tanto ricordi di avere una casa..e qualcuno che ti aspetta!”
    Eleonora sospirò, piegando con garbo il tovagliolo
    “Amore mio..hai ragione; ma ti confesso che mi sto facendo prendere dall’entusiasmo.Vedere nascere e crescere un qualcosa di speciale e di così diverso..a cui stai contribuendo..ecco..è fantastico!”
    “Non ne dubito”
    Qualcosa nel tono della moglie lo costrinse a guardarla con più attenzione
    Eleonora aveva fatto colazione quasi di malavoglia..e a ben pensarci, anche la sera precedente, aveva proprio piluccato e lasciato nel piatto metà cena..
    E poi, sembrava proprio preoccupata..o forse un po’ seccata?Fabrizio sentì dentro di sé rimordere la coscienza; l’aveva quasi dimenticata, in quell’ultimo periodo..perso dietro quell’avventura ..e.le aveva lasciato così sulle spalle il peso dell’azienda.. proprio nel periodo peggiore, poi, quando vi erano così tanti problemi da affrontare!Il raccolto..i contadini..i rapporti con i fittabili..e il nuovo amministratore..
    Però ..però..aveva sentito anche qualcos’altro nella sua voce..come se..
    “Non ne sarai per caso ..gelosa?”
    “Gelosa?Gelosa io?E di che?Di una macchina, di un’azienda?Non essere assurdo, Fabrizio..è che..non so..”
    Eleonora allontanò la sedia e si alzò di scatto
    “E allora?Cosa ti turba, amor mio?Perchè..lo so..lo sento..c’è qualcosa che non va vero?Ci sono forse stati dei problemi?E’ successo qualcosa in mia assenza, che non mi hai detto?”
    “Oh, no..no..niente di tutto ciò..è che..non saprei neppure io, ma mi sento....Hai ragione, Fabrizio...io mi sento inquieta, ecco. E da più giorni, anche. Come se dovesse verificarsi una catastrofe improvvisa”
    Fabrizio si protese leggermente turbato verso la moglie
    “Diamine, Eleonora..è la prima volta che ti sento parlare così!E quale ne è la ragione?Dimmi!”
    “Te l’ho già spiegato, caro..non c’è proprio niente di concreto…del resto la vendemmia è terminata, il raccolto venduto, anche a buon prezzo direi…eppure, c’è qualcosa che non va”
    Eleonora corrucciata si era avvicinata alla grande porta- finestra che dava sulla terrazza..La stessa finestra a cui Elisa aveva aspettato il ritorno di Fabrizio , in quel terribile pomeriggio di Natale..
    “Non ti capisco, darling..non sarà solo..magari sei un po’ stanca ..”
    “Ti assicuro che non sono isterica, Fabrizio!”
    “Non volevo certo dire..”
    “Mai..mai in vita mia..eppure..non so..non so..ti assicuro che non capisco..eppure sono angosciata, te lo assicuro”
    “Se hai questa sensazione, deve comunque esserti successo qualcosa”
    “Nulla, ti dico!”
    “Magari..che ne so..un fatto sgradevole..un brutto sogno..un incubo!Oppure..non è che sei preoccupata..che ne so..magari per Agnese?”
    “Oh,no..per carità!No..no..ultimamente poi..sembra addirittura che si sia calmata..Figurati !L’ho sorpresa in biblioteca ,immersa nella lettura; ultimamente preferisce restare in casa…frequenta le lezioni dell’istitutrice, senza protestare…”
    “E allora?”
    Fabrizio la prese tra le braccia, con passione
    “Sono tutte ubbie, amor mio!Sai cosa faremo invece? Lasceremo tutti questi problemi veri o irreali dietro le spalle e andremo a Torino..voi donne in giro a far compere..ed io con i tuoi fratelli a scoprire le bellezze della meccanica.. magari riesco ad appassionarli ai motori!Del resto gli studi in ingegneria di Riccardo saranno ben serviti a qualcosa!”
    “Riccardo..adesso che ci penso..sai, sembra un animale in gabbia, da qualche tempo!A volte è capace di sparire per tutta la giornata.lui e il suo cavallo per ore e ore, persi chissà dove..e quando torna,sempre più tardi, non c’è verso di fargli spiaccicar parola..risponde a monosillabi alle domande!E Vittoria ,poi..mangia pochissimo e piange in continuazione..”
    Fabrizio rise
    “Diamine, Eleonora!Sono giovani..e magari..chissà! Amore della mia vita.,dalla descrizione che ne hai appena fatta.. beh, sembrano due innamorati!”
    “Innamorati?E di chi..impossibile!”
    Eleonora chiuse gli occhi…effettivamente..come aveva potuto non accorgersi..
    E ripensò a quel pomeriggio, da Ippolita..


    “Giovanni di Robillant..smettila di sbirciare sotto la mia gonna e cerca di avvicinare invece di più questa dannata scala!”
    “Io non sto ..”
    “Si..si..dai!Così non riesco a raggiungere l’ultimo ripiano”
    “Certo che di tutte le tue idee balorde, questa è una delle migliori!Attenta..guarda che cadi!”
    “Uhm..spingi e taci, uccello del malaugurio”
    “E poi..si può sapere almeno cosa cerchi?”
    Giovanni esasperato si appoggiò al montante della scaletta, mentre Agnese lassù, in bilico sull’ultimo gradino, si protendeva sempre di più verso la fila dei vecchi libri impolverati..
    Fu un attimo..un movimento brusco..e alcuni dei preziosi tomi, sfuggiti alla sua presa, si ritrovarono per terra, sul bel pavimento in cotto piemontese della stanza..
    Al fracasso, seguì un minuto di preoccupato silenzio..Agnese si precipitò dabbasso, con il cuore in gola..
    “Giovanni!Ti sei per caso fatto male?”
    Il giovane le rispose un po’ stizzito, in mezzo al polverone che i libri avevano provocato
    “Grazie per l’interessamento!.. potevo rimanerci secco..tu e le tue..”.
    Ma Agnese sembrava non ascoltarlo più: si era inginocchiata per terra, tra i fogli sparsi e i libri aperti..
    “Guarda che disastro,!..Chi la sente adesso Eleonora….E questo?nella caduta si è anche rotto la copertina..che peccato!”
    E indicava un tomo antico, rilegato in cuoio rosso..
    “Se mi avessi ascoltato..”
    “E quella cos’è?”
    Una strana lettera sporgeva dalle pagine del libro..
    “E’..una pergamena..guarda!Ci sono anche dei timbri in ceralacca rossa..”
    “Sarà un antico atto..un documento notarile..”
    Agnese aprì con lentezza il foglio ripiegato..il tempo ..quanto tempo!vi aveva lasciato certo le sue tracce..ma la scrittura era ancora abbastanza nitida..una scrittura strana, piena di svolazzi, inclinata..che Agnese iniziò a decifrare, piano..

    “Allora è esistita davvero”
    “Chi?”
    “Lucrezia..Lucrezia Fanneker..la marchesa..”
    “Non capisco..a chi ti riferisci?”
    “Alla donna che odiava Elisa..perchè aveva saputo conquistare l’animo di Fabrizio, dell’unico uomo che lei avesse veramente amato..e per questo ha mentito..ed ucciso..”
    Agnese accarezzò con un dito, commossa, quei nomi..La lista!la famosa lista che era costata così tante sofferenze a Fabrizio e ad Elisa!Quanto sangue per il suo possesso..e lotte..e tradimenti..
    Lucrezia Fanneker..
    “Una donna cattiva”
    “No..solo una donna innamorata, disperatamente..e quando l’amore ti dilania l’anima ..a volte..ti può portare a scatenare l’inferno..”


    “Ad aprire i giornali ultimamente, c’è quasi da aver paura..”
    “Qualche brutta notizia ?”
    Fabrizio ed Eleonora stavano facendo colazione nel grande salone al primo piano
    “Sembra che il terremoto in Calabria abbia fatto parecchi morti.. un paese interamente distrutto..Si mette in evidenza la necessità di inviare personale specializzato per puntellare gli edifici pericolanti..più di dodici case ..”
    “Terribile”
    “Urgono tende, medicinali, viveri e muli per i trasporti…E’ crollata anche la cattedrale”
    “Dove si è verificato, precisamente?”
    “Un paesino della Calabria..non è indicato…”
    “Deve essere un’esperienza sconvolgente..non trovi?”
    Fabrizio distratto annuì
    “Vi sono notizie tragiche anche dalla Russia, comunque..sembra vi sia stata una rivolta , in seguito a uno sciopero generale..anche nelle campagne..e guerriglia!Si parla di un certo Lenin, come capo di un nuovo partito ..Lo Zar avrà qualche problema da risolvere..”
    “In questi casi è facile trovare una soluzione: i rivoluzionari vengono mandati a morte, torturati, imprigionati o esiliati”
    “Eleonora!”
    Fabrizio lasciò cadere il giornale stupito
    “Oh, caro scusa…ma mi sembra che ultimamente il mondo intorno a noi sia come impazzito!Che bisogno c’è di lottare così..per ottenere in fondo migliori condizioni di vita!”
    “Adesso mi diventi..socialista??”
    “Amor mio…vorrei che vi fosse nel mondo pace e giustizia, ecco!E invece trovo che gli uomini siano solo delle bestie feroci e violente….”

    “Il conte Alessandro più di trent’anni fa ha fatto rifare il tetto e risistemare l’interno, almeno così mi ha detto questa mattina Caterina..dovrebbe essere abbastanza sicuro, quindi..”
    “Agnese, dove mi stai portando?”
    “Ti ho promesso che ti avrei fatto oggi una sorpresa, no?E allora, fidati di me..”
    La porta girò scricchiolando sui cardini consunti, sotto la spinta di Agnese..

    “Vi è ancora una calura soffocante, in questi giorni..eppure è ormai settembre inoltrato..”
    Eleonora si fece vento con il giornale mentre la cameriera serviva il tè nelle preziose tazze di Sevres
    “Forse, più che questo liquido bollente sarebbe stata più indicata una granatina..che ne dici Vittoria?”
    Restò in attesa di una risposta della sorella, ma Vittoria sembrava persa nel suo ricamo, la testa bassa, sulle volute astratte dei fiori..l’ago scorreva veloce sul velo fragile e prezioso..
    La cameriera si era discretamente ritirata, lasciando le due sorelle sole..
    “Ricamare è un lavoro quieto, ma non solitario..chi ricama accetta compagnia: delle persone, della musica…”
    Vittoria si riscosse e alzò lo sguardo verso la sorella
    “Cosa ti succede, Vittoria?”
    “Io..nulla..perché?”
    “Sono tua sorella, cara..come puoi pensare che non me ne sia accorta..cosa ti succede?”
    “Nulla..nulla!”
    “Sono giorni che mi sfuggi..sei turbata, lo sento..”
    “Non è vero”
    Vittoria appoggiò con violenza il lavoro sul cuscino
    “Ti dico che non ho nulla..è che sono stanca…ecco..solo questo”
    Eleonora le si inginocchiò innanzi
    “Capisco che questa vita non è forse quello che ti aspettavi..In tutti questi anni..ho pensato solo al tuo futuro, Vittoria!E forse, lasciarti così tanto tempo lontano da casa..non ho fatto il tuo bene”
    “Ma no..perchè dici così?”
    “Perché è chiaro che questa vita è per te noiosa, troppo tranquilla..vorresti certo stare in mezzo alla gente..ai divertimenti..lo posso capire..alla tua età..avrei ..”
    “Alla mia età lavoravi per mantenerci tutti!”
    “Era diverso, cara..non puoi paragonare la mia situazione alla tua..ho sbagliato!”
    “No..tu non hai..sono io.non darti pena, Eleonora.”
    “Ho parlato con Fabrizio,sai?E abbiamo pensato di recarci a Torino,.magari la prossima settimana ..che ne dici?”
    “Non è il caso..davvero, Eleonora..”
    “E poi.devi andare in società..conoscere gente..stare in mezzo ai giovani della tua età..e trovare qualcuno, con cui..chissà..”
    “Non vorrai cercarmi marito, adesso?”
    “E perché no?Sarebbe naturale..non ti sembra?non hai desiderio di mettere su una famiglia?Dei figli?O forse ..dimmi..hai altre aspirazioni?Non hai certo bisogno di lavorare, ma se vuoi..”
    “Non voglio..non voglio conoscere nessuno..nè tanto meno voglio che tu ti dia da fare per ..”
    “Ma è naturale che io ci pensi..sono tua sorella..e vorrei il meglio per te!”
    “Quando sarà quel momento..ci penserò, da sola”
    “Vittoria!Non fraintendermi! volevo solo..ecco..aiutarti..scusa se forse..Io ti voglio bene..tu , Riccardo, Giovanni..siete tutto per me..”
    “Oh, Eleonora!”
    E Vittoria scoppiò in pianto, tra le sue braccia..


    “Non deve’essere entrato nessuno da chissà quanto tempo..guarda le ragnatele!”
    Si intravvedeva appena nella penombra, sul fondo della stanza, un grande letto di ferro, dalla testata ricca di volute..
    Agnese si inginocchiò davanti al camino, sognante.. e raccolse lentamente nell'incavo della mano un piccolo pugno di cenere fredda
    “Questo è un luogo fantastico..non trovi?”
    Giovanni era perplesso
    “Fantastico?”
    “L’acquazzone li aveva colti all’improvviso, inaspettato…”
    “Chi?”
    “Oh,Fabrizio ed Elisa…e anche quel pomeriggio il camino era pieno di cenere..Poi Fabrizio accese il fuoco..e per un certo tempo restarono ambedue a guardare le fiamme ….”

    “Non è possibile..ti sbagli!”
    “Ne sono innamorata, ti dico..”
    “Vittoria..ragiona!Vi siete visti per un attimo..non ci si innamora così!”
    “E come, allora?”
    Eleonora cercò di ribattere
    “Non basta uno sguardo per innamorarsi..”
    Uno sguardo!E d’improvviso ricordò un pomeriggio di sole al Valentino..un prato verde brillante..e un fazzoletto..

    Giovanni si piegò in avanti, con un movimento un po’ nervoso, afferrando un cuscino ricoperto di stoffa giallo chiara
    “E poi?”
    “Elisa era una serva..come avrebbe potuto mai sposarla? I nobili non sposano serve, né serve i nobili…Tutti stupidi pregiudizi..il fatto d’esser lui nobile, un soldato fedele al suo Re ... e lei una ragazza povera anche se con una grande nobiltà d’animo…. Sembravano impedimenti insuperabili!Eppure loro si amavano veramente..”
    “E la lista?”
    “Riportava tutti i nomi dei nobili coinvolti nella cospirazione contro la Corona ; era fondamentale per i cospiratori impadronirsene. Alla congiura partecipava anche la contessa Lucrezia Fanneker, moglie del consigliere del Re e amante del duca Raineri… una donna bella come un angelo ma perfida come il demonio.. la stessa donna che Fabrizio in gioventù aveva amato e per la quale si era allontanato dalla sua terra.”
    “Ma una volta sconfitti i congiuranti, gli intrighi e i pregiudizi..”
    “Elisa e Fabrizio poterono sposarsi e coronare così il loro sogno..e dimostrare a tutti che quello era amore vero, l’amore che sfida le convenzioni e la morte stessa…”
    E Agnese chinò il volto tra le braccia, mentre le lacrime iniziarono a rigarle lentamente le guance..

    Uno sguardo..e non era forse bastato uno sguardo tra lei e Fabrizio, per decidere di tutta un’esistenza?Era forse esistito altro, oltre a quello sguardo, se non un’implicita promessa d’un legame..un legame.. per sempre?Tutta una vita racchiusa e decisa in funzione di quell’unico incontro…
    Il destino , complice un piccolo ladruncolo e il freno malfunzionante di una bicicletta ,l’aveva attesa al varco in quel pomeriggio, al Valentino..
    Eleonora d’impulso si piegò verso Vittoria, le afferrò le mani e la strinse in un abbraccio…E le due donne restarono così, senza parlare , mentre cadevano in quel salotto, veloci, le ombre scure della sera..

    “Perché hai nascosto la lista, Agnese?Perchè non l’hai consegnata ad Eleonora?”
    “Oh…non so..forse è perché non avrebbe capito, sai?”
    “Cosa?”
    “La sua importanza..l’avrebbe solo vista come un semplice foglio..dei nomi sconosciuti….”
    “Mia sorella è una Ristori, proprio come te..Come potrebbe non averla considerata degna di attenzione e di rispetto?”
    Agnese si avvicinò ancor di più alla soglia del grande camino, lo sguardo perso nella penombra..
    “O forse è per quello che disse tanti anni fa la figlia di Lucrezia, come mi hai raccontato?Accennò ad una sorta di maledizione, no?A qualcosa di oscuro..e legato a tutto quello che era accaduto tra di loro..”
    “Mia madre mi raccontò che lo zio Fabrizio rifiutò in un primo momento di ricevere come legato da mia nonna, il diario di Elisa..lo chiamava..il mio tormento..Sosteneva che i Ristori fossero collegati in un modo misterioso al diario..e ne subissero gli influssi..Ma come può spaventare l’amore, Giovanni?Un amore vero, splendido, sincero…un fuoco che ti arde dentro e ti illanguidisce..tormento ed estasi..”
    “La maledizione di Elisa”
    Giovanni si appoggiò al bordo di marmo
    “No..io non credo sia una maledizione..al contrario..è un angolo di paradiso in terra…l’unica cosa per cui valga vivere e lottare, per sempre!”
    “Che dici?”
    Il tono di voce di Agnese si fece ancor più sognante
    “Erano qui..come io e te..davanti a questo caminetto..alla brace che ardeva..sai cosa disse Elisa ad un tratto?Si potrebbe stare qui in eterno..basta così poco per stare bene”
    “E Fabrizio?”
    “Oh..la guardò..e le sussurrò..basta volerlo”

    “Insomma, siamo sull’orlo della catastrofe”
    L’uomo si morsicò un labbro, avvilito, mentre Maria Ippolita allontanava la sedia dal tavolo
    “Non mi permetterei mai di affermare una simile cosa, signora contessa!”
    “Oh, insomma!E’ inutile voler nascondere la realtà: i conti parlano chiaro, signor Narni..Si poteva ancora sperare nella vendita del raccolto, ma così..”
    “Ha iniziato a tempestare..in un attimo..chicchi grossi come uova, in piena notte..pioggia battente, tuoni e fulmini..ed è andato tutto in malora, vigneti e seminativi..”
    Ippolita si tolse lentamente gli occhialini e sospirò
    “Non ve ne faccio certo una colpa..è che con il raccolto c’era da pagare i contadini per il lavoro, rifare il tetto, saldare una parte dei debitori..e come se non bastasse..”
    “Il bestiame..il signor conte ha chiamato il veterinario ma non credo vi sia altra soluzione, se non abbattere tutti i capi..e poi bruciare tutto.. maledetta afta..”
    “Già..”
    “Cosa possiamo fare, signora contessa?”
    Ippolita si alzò lentamente
    “Nulla, caro Narni, voi avete fatto tutto quello che era possibile..”
    Gli voltò lentamente le spalle, si avvicinò alla finestra e ne aprì le ante..l’aria fresca della notte l’avvolse..
    “Vi è solo un’ultima possibilità…ma non dipenderà ormai né da voi né da me..”

    “ Se penso che non sopportavo vivere in questo luogo..lo odiavo, con tutto me stesso!”
    “Ed ora?”
    “Ora non potrei farne a meno..davvero!”
    Fabrizio si sporse dal parapetto della terrazza che si apriva sul grande prato verde; il temporale della notte aveva ripulito , rinfrescato l’aria e il cielo , ceruleo e cristallino, era privo di nubi..
    “Deve aver comunque fatto danno la rinfrescata : di certo deve aver tempestato nelle vicinanze..fa persino freddo questa mattina “
    Eleonora , sorridendo impercettibilmente, terminò di versare il tè nelle tazze
    “Sai..ieri ripensavo al nostro primo incontro..ti ricordi?”
    “E come potrei mai dimenticarmelo, anima mia?”
    “Eri così buffo su quella bicicletta!”
    Fabrizio rise e strinse improvvisamente la moglie in un abbraccio
    “Attento!Verserò il tè in questo modo ..potresti scottarti!E’ bollente..”
    “Scottarmi?Eleonora…oramai…a volte penso tu sia una strega”
    “Addirittura!E perché mai?Sentiamo”
    “Perché è bastato solo il tuo sorriso..ed io non ho capito più nulla!Ma forse, anzi..ne son certo..ecco!Una fata..sei una fata bellissima..e mi hai lanciato un incantesimo, confessa!”
    “Fabrizio..ti prego..ci possono vedere..”
    Ma Eleonora rideva, persa in quell’abbraccio



    “Il primo incontro tra un uomo ed una donna può avvenire in mille maniere..e quello tra Elisa e Fabrizio..”
    “Quando avvenne?”
    “Nella biblioteca..lui era appena ritornato..dieci anni..dieci anni lontano dalla sua terra..da sua madre..dagli affetti più cari..solo per colpa di Lucrezia!”
    “Ed Elisa?”
    “Era stata lei a richiamarlo..perchè la vecchia contessa Agnese, la madre di Fabrizio, era ammalata..e sospirava per quel figlio così lontano..”
    Agnese tacque e tra i due giovani sembrò passare quel ricordo..un giovane ardimentoso, bello, fiero..ed una giovane dolce ma risoluta, bella da mozzar il fiato..lì vicini..come loro..intenti a scambiar il loro primo bacio..

    Eleonora terminò di spazzolarsi i lunghi capelli , davanti alla specchiera; cento colpi di spazzola, come una volta diceva Elisa!
    Sorrise alla sua immagine riflessa nello specchio, un’immagine ancora giovanile, in fondo..e sospirò; Fabrizio in fondo alla camera iniziò a slacciarsi il gilet..
    “Fabrizio!”
    “Dimmi, amore..”
    “Sai, forse avevi ragione..Credo che per Vittoria e Riccardo sia meglio lasciare per un po’ di tempo questi luoghi”
    “Non capisco..hai insistito tanto perché venissero qui da noi!Hai detto che volevi riavere tutta la tua famiglia riunita..cosa è successo, per farti cambiare idea?”
    “E’ che vorrei stessero di più in mezzo al loro mondo..loro sono così giovani..e noi non possiamo offrir molto, se non una quieta vita campagnola!Non è giusto..devono poter avere una loro esistenza, non trovi?”
    “Insomma, se traduco in parole i tuoi pensieri, vorresti accasarli, no?Ma sono ancora così giovani!..e poi..resterai sola.:sei stata così tanto tempo lontana da loro..”
    “Certo ma ..ecco.ho riflettuto in questi giorni..; ho capito che sarei solo un’egoista a trattenerli qui, non farei certo il loro bene..”
    “Va bene..vuol dire che porterò con me Riccardo nel mio prossimo viaggio in Torino..potrei proporgli la collaborazione con qualche mio socio.. Inizierebbe a frequentare i salotti aristocratici..ci sono un mucchio di belle signorine in cerca di marito che sarebbero affascinate da lui e dai suoi begli occhi!”
    “Ah..tante signorine?”
    “Cos’è?Adesso mi fai davvero la gelosa?”
    Fabrizio rise, mentre Eleonora chinava la testa , insistendo con la spazzola
    “Vuol dire che non l’accompagnerò..e mi dedicherò solo ai motori..anche se questo mi porterà un po’ lontano da casa..e da te”
    “Ti ho già detto che non importa..E poi ci sono comunque Giovanni..Agnese..non resterei sola, anche in tua assenza!”
    Fabrizio si avvicinò lentamente alla moglie che sembrava interessata solo ad inserir forcine tra i capelli..
    “Amore..ti ho già detto che sarà solo per poco..Appena la dittà sarà ben salda, non sarà necessaria la mia presenza: ho dei soci in gamba!”
    Le passò dolcemente un dito sotto il mento
    “Sei la più bella delle mogli, amor mio..sei dolce, soave, unica..ed io non potrei mai, ti dico mai più vivere lontano da te, lo sai bene, Eleonora..perchè tu sei tutta la mia vita..e senza di te non varrebbe più la pena di esistere”
    E la baciò , appassionato….


    “Mi hai fatto chiamare, nonna?”
    Aymone si appoggiò al bordo della scrivania: nel cono di luce della lampada le dita sottili della contessa sembravano quasi diafane..
    “Si: ho bisogno di parlarti..siediti per piacere”
    Tra nonna e nipote calò un silenzio cupo; poi Aymone sembrò quasi farsi forza
    “Ho appena visto l’amministratore”
    “Quindi immagini quello che ho da dirti..”
    “In un certo senso..siamo rovinati, vero?”
    Maria Ippolità sbattè le ciglia e sospirò lentamente
    “E’ inutile nasconderlo, Aymone!Speravo nel raccolto, almeno per cercare di tacitare i creditori, le loro richieste più pressanti..e invece!Non maledico tuo padre, Aymone..come potrei?Era un amatissimo figlio..maledico la sfortuna, la sorte..chiamala come vuoi!Se non avesse perso tutto nel naufragio..la vita..la sua e la nostra fortuna..non saremmo certo a questo punto. Comunque, queste recriminazioni sono inutili e sterili, no?”
    Gli occhi di Aymone si confondevano con l’oscurità della stanza
    “Cosa pensi di fare, nonna?”
    “Lo so di chiederti ..di chiedervi..tanto!Ma non c’è rimedio..Devi sposarti, caro…e con una donna che possa portarti una dote non da poco”
    Maria Ippolita rialzò la testa
    “Le mogli non si trovano così facilmente in campagna, però..e soprattutto con questi requisiti”
    “Il tuo è un cognome antico e prestigioso, Aymone..ogni famiglia di queste terre sarebbe più che onorata dal solo imparentarsi con noi!Ti chiedo solo di collaborare, ecco..in questa mia ricerca..lo so di chiederti forse troppo..”
    “Nulla di cui non fossi già a conoscenza, in fondo”
    Il tono di voce era ora quasi soffocato
    “Lo so già da tanto che non vi sarebbe stata altra strada, per me…E quindi non preoccuparti, nonna..non sarà un sacrificio troppo grande...”
    “Avrei voluto così tanto Aymone allontanare da te questa …”
    “Non dartene pena..farò quello che vorrai..quello che per te sarà più giusto”
    E Aymone lentamente accarezzò le mani della nonna..

    Mille pensieri attraversarono le loro menti in un silenzio che sembrò durare un’eternità…
    Fabrizio..bello ed arrogante, uso ad aver tutto dalla vita .. aveva persino fatto ricorso, invano, ai suoi privilegi di padrone pur di piegare quella donna alle sue voglie.. quella donna che gli aveva fatto bruciare il sangue nelle vene…Elisa!Così fragile, eppure così forte…colta, gentile…e bella!
    E lei?Pur lusingata,blandita, costretta, umiliata.. aveva resistito inizialmente a quella passione..a quel sentimento al quale lui aveva cercato di forzarla, persino con la violenza..e in cui alfine si erano annullati a vicenda, l’uno tra le braccia dell’altra…immemori dei giorni e delle notti….ebbri di felicità e di passione…
    Cosa rimaneva ora di quell’amore?Dopo tutti quegli anni, in cui il tempo era scivolato via lentamente, come la sabbia dentro una clessidra…Era forse svanito nel nulla, perso nell’oblio del tempo?
    Ma può forse terminare così un amore?Un amore vero?Un amore che ti brucia dentro ..una luce che infiamma e ti consuma..per sempre?

    La marchesa Cotta di Brusasco si sporse verso l’ospite più vicina
    “Si, mia cara..è l’ultimo pettegolezzo che circola da qualche giorno!Sembra che Maria Ippolita del R* sia alla ricerca di una dote ..per rimpinguare le finanze!”
    “Del resto deve pure accasare quei due figlioli..”
    “Certo..ma che diamine!Sembra quasi offra il nipote al miglior offerente..”
    “E la nipote?”
    “Uh…l’ha spedita di corsa dalla cognata, a Torino, dai Carretto di Valle Bormida..nella speranza che la marchesa le trovi di certo un buon partito!”
    “Comunque, amica mia..che male c’è?In fondo, da che mondo è mondo è l’usanza cercare di combinare un buon matrimonio..e Maria Ippolita è solo una nonna premurosa”
    “E interessata..vi dico che sarebbe anche disposta a sceglier come moglie per il nipote una di quelle borghesucce rimpannucciate..pensate!Basta che sia ricca..e chi vorrete saprà mai resistere ad una simile tentazione..un titolo così noto..e antichissimo!”
    “Da inorridire..veramente!Ma non arriverà certo a tanto..”
    Un’altra nobildonna che era stata fino a quel momento solo a sentire l’interessante conversazione, intervenne, sussurrando
    “Io ho saputo che sono proprio al lumicino..”
    “E chi ve l’ha detto, Adelaide?”
    “Sembra che debbano soldi un po’ a tutti..ed hanno anche ipotecato il castello..l’ho saputo da mio suocero…”
    “Incredibile!Dove andremo mai a finire!Ma ci pensate?Una borghese che diventa una del R*! Da svenire..che tempi!”


    Agnese si rannicchiò ancor di più, affondando il viso nelle pieghe dell’abito e chiuse gli occhi; si sentiva come sospesa tra passato e presente, in quell’angolo buio e così quieto…
    Una dolcezza interna la cullava , la tranquillizzava..perchè, ne era certa ora, niente sarebbe potuto mai succederle di brutto..fino a quando avesse avuto un posto così, un angolo sicuro in cui rifugiarsi, come un manto materno, lontano dal dolore, dalle avversità, dalle amarezze di un mondo che iniziava a fatica ad affrontare per la prima volta…
    Chiuse gli occhi, immemore , per un attimo, della presenza accanto a lei di Giovanni e sognò…

    La scalinata…Fabrizio ed Elisa..là sui quei gradini..lei fremente, furibonda, per quella proposta orribile..e lui a sua volta furioso..ma così innamorato..addirittura pazzo d’amore!
    Le sembrava addirittura di sentire quelle voci..

    “Si, ti desidero, ti voglio con tutto me stesso dalla prima volta che ti ho visto…. ti desidero!
    da settimane ti voglio…. fino ad impazzirne…..e ti amo, io, ti amo! io ti amo e ti desidero…. e ti amo…Potrei urlarlo se vuoi… te lo giuro! Si, ti giuro…Perché nessuno, nessuno potrebbe dirmi che devo vergognarmi: io amo Elisa!"

    Agnese sgranò gli occhi..eppure..
    “Giovanni..non ti sembra che..”
    “Taci!”
    Agnese si sentì improvvisamente sollevata e trascinata contro la parete, nell’ombra del grande rampicante che si addossava alla porta a vetri del capanno, mentre una mano brutalmente premeva sulla sua bocca, impedendole ogni parola..
    Ed un sussurro..angosciato..
    “Zitta..c’è qualcuno..”
    Giovanni ..ora ne percepiva l’ansito, così vicino..Qualcuno?Ma chi poteva mai..in quel luogo così sperduto…
    E poi anche lei l’intese..la voce di un uomo..e di una donna…fuori..sull’uscio!!


    Eleonora si affacciò alla porta del salone: si guardò in giro per un attimo, perplessa.
    Due cameriere stavano lavando il pavimento di marmo , mentre un’altra spolverava con cura le cornici dorate dei quadri.. Tormentò per un momento la maniglia ,si morsicò nervosa un labbro, sembrò quasi ripensarci, ma poi si decise e rivolse la parola alla donna che le era più vicina
    “Susanna.. hai per caso visto la signorina Agnese?E’ da questa mattina che la cerco..e anche mio fratello Giovanni..”
    “No, signora contessa, mi dispiace..non saprei..la signorina Agnese è un piccolo folletto..sarà in giro per il giardino, sicuramente..e magari il signorino Giovanni è con lei..sono ragazzi, si sa..e saranno in giro a combinar disastri..non preoccupatevi!Piuttosto, perchè non provate magari a chiedere a Caterina, giù in cucina?.Magari sa dove sono!”
    “Hai ragione..non ci avevo pensato !Questa mattina mi sento così nervosa..Il conte e mio fratello Riccardo sono partiti di buon’ora per Torino ed io..certo, hai ragione..mi sto proprio preoccupando per nulla..!Scendo in cucina, a parlare con Caterina ..e così ne approfitto , anche per rivedere la lista dei menù per la settimana”
    Sorrise alla ragazza e richiuse dietro di sé la porta
    Susanna restò con lo straccio in aria pensierosa: certo, Agnese aveva deciso di far perdere le proprie tracce di proposito.
    “Povera contessa, però!E’ così dolce..quella senza giudizio dell’Agnese la farà morire d’apprensione”
    “Non dire corbellerie Maria…è come tutti i Ristori, no?Ribelle, ma con un cuor d’oro..e vuole bene alla padrona, non credere”
    “Sarà…intanto si vedeva bene che era in pena..”
    “Secondo me non è tranquilla anche per altro, non trovate?”si inserì la terza cameriera”E poi, quando manca il padrone..sembra che alla signora manchi l’aria!”
    “Sono così innamorati..“
    “Già..peccato che non abbiano figli..”
    “La signora ha i suoi fratelli”
    “Non è lo stesso..non trovi?Un figlio le riempirebbe l’esistenza..e mi dispiace per la padrona, comunque…”
    E la serva che aveva pronunciato quelle parole, strizzò con vigore lo straccio, riprendendo il suo lavoro.

    Il Caffé Burello , uno dei più antichi e famosi caffé di Torino ,era situato in uno dei principali luoghi di passaggio e d'incontro per i passeggeri in arrivo o partenza, alla Stazione di Porta Nuova: nei suoi locali, ad ogni ora del giorno non era certo difficile incontrare i commercianti della provincia che giungevano a Torino per l'acquisto di carrozze o per la vendita di cavalli.
    Alla “pantalera” di madame Burello, così come veniva anche chiamato il rinomato caffè, era uso trovarsi il fior fiore della buona borghesia cittadina,che considerava il locale una tappa obbligata per chi rivolgeva le sue attenzioni al mondo dei cavalli e delle scommesse.
    L’interesse della clientela in quei primi anni del secolo però era rivolto soprattutto al mondo dell’automobile, il nuovo mezzo che iniziava a conquistare l’animo di tecnici e aristocratici in vena di nuove sensazioni; di conseguenza in quelle sale erano usi a incontrarsi ed a stabilire nuove strategie od anche alleanze, valenti ingegneri come Ceirano e Faccioli, aristocratici come Bricherasio , i primi rappresentanti delle industrie torinesi, come Lanza, tutti accomunati dalla passione per i motori .
    Quel pomeriggio quindi Fabrizio Ristori, spingendo le porte girevoli del caffè, era più che sicuro di incontrare in quel locale alla moda, davanti al bancone in marmo, qualche amico legato alla nascente passione per il mondo dell’automobile, a cui presentare un annoiato Riccardo che l’aveva seguito con assai poca voglia in quella visita torinese

    “Emanuele..lo sapevo che ti avrei trovato intento ad avvelenarti con le terribili misture di Giovanni..”
    “Fabrizio!Vecchio imbroglione!Quando si nomina il diavolo..Parlavo proprio di te ieri con Aristide..dobbiamo trovarci a breve, per decidere qualche iniziativa..che ne dici di organizzare una corsa di macchine?Sarebbe una magnifica pubblicità per noi..”
    “Riccardo..ho l’onore di presentarti Emanuele di Bricherasio..un caro e vecchio amico..frequentatore di salotti mondani.. un vero tombeur de femmes!!Ma anche un genio della finanza e del mondo dei motori”
    “Troppo buono , carissimo..quando fai così, mi aspetto sempre qualche tiro mancino…e chi è questo tuo giovane amico?”
    “Mio cognato..Riccardo de Robillant. Vorrei che tu lo introducessi un po’ nel nostro mondo..e gli presentassi qualcuna delle tue ultime conoscenze..femminili!”
    “Vedo che sei sempre il solito, mon ami!Cosa penserà di me questo giovane amico? Che sono solo un gran farfallone!Lo sai perfettamente che ultimamente frequento anche salotti in cui si parla di politica..”
    Fabrizio rise
    “Riccardo, mi raccomando..ascoltalo solo se parla di donne: direi che in questo caso è un intenditore! Lascialo discutere di cavalli e automobili, ma chiuditi le orecchie quando cercherà di coinvolgerti nelle sue idee socialiste …non per niente lo chiamano il conte rosso!”
    “Tutta invidia, mio caro, per la mia attività imprenditoriale! Solo pettegolezzi salottieri…”
    “Va bene..e allora andiamo a trovare l’affascinante madame Burello…e a parlare di donne, mon ami!”

     
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    Eleonora si appoggiò al battente della grezza porta di quercia, che ruotò senza rumore sui suoi cardini: nel buio della cucina spiccava il fuoco acceso del camino che Caterina si ostinava a mantenere..
    Per lei si doveva cucinare ancora così, come ai vecchi tempi, sulla brace.. e si era rifiutata di introdurre nel suo regno qualsiasi diavoleria tecnologica..Tutti attrezzi senza arte e costrutto..buoni solo per imbrogliar la gente: perché era la buona cuoca che faceva un buon mangiare!E senza alcun artificio ..solo con fatica e pazienza!Con molta fatica aveva accettato una vecchia stufa di ghisa, ma brontolando contro i tempi moderni..
    Eleonora in fondo la capiva..era quasi un delitto cambiar qualcosa di quel mondo..le fiabe devono rimaner fiabe e non diventar realtà!E quello era certamente un luogo di fiaba..
    Eleonora aveva imparato in quegli anni ad amare Rivombrosa, come se fosse sempre stata casa sua..il giardino, il grande salone con le storie di Re Arduino…i lunghi corridoi, la scalinata del parco..e anche quella cucina, con la volta a botte,l’aveva immediatamente conquistata..perchè vi era tra quelle mura un’atmosfera così intima e familiare, riposante e quieta…
    Sospirò avanzando nel crepuscolo della stanza; Caterina era tutta indaffarata a mondare un cumulo di verdure, sparpagliate sul piano del tavolo e che un fittabile aveva appena consegnato al castello.
    “Caterina…”
    “Signora..non vi avevo sentito..scusatemi!”
    Caterina si pulì le mani nel grembiule, rossa in faccia
    “Scusa se ti disturbo..è che..non hai per caso visto Agnese e mio fratello Giovanni?Li sto cercando da questa mattina..”
    Caterina serrò le labbra rannuvolata
    “Susanna mi ha detto che forse tu..”
    “No, signora..qui non ci sono proprio stati..mi dispiace”
    Eleonora si sedette sulla panca di legno
    “E’ che sono un po’ preoccupata..tutto qui”
    “La signora non deve darsi pena più di tanto..non è la prima volta che la signorina Agnese si diverte a nascondersi , in giro per i campi!”
    “Lo so....”
    “Piuttosto, però bisognerebbe controllare con chi si accompagna, a volte”
    Eleonora sgranò gli occhi
    “Caterina..cosa stai dicendo?”
    “Oh, non mi riferisco certo al signorino Giovanni, padrona!Anche se ai miei tempi..ma si sa, i giovani d’oggi..No, parlo dei figli dei fittabili…la signorina Agnese dovrebbe passare il suo tempo con ragazzine ammodo, e non con quella ciurma! ”
    “Ma..Caterina..cosa stai dicendo?!”
    Eleonora non sapeva se ridere o arrabbiarsi
    “Lo so che in giro non ci sono poi tante signorine, come una volta., con cui accompagnarsi .ma..insomma!Non sta bene che una Ristori come lei..”
    Eleonora riuscì ad inserirsi in quel torrente di recriminazioni
    “Caterina!Non ti sembra di esagerare?Non pretendo certo che Agnese frequenti solo le figlie dell’aristocrazia ..Tra i contadini e i fittabili ci sono famiglie rispettabili..forse e di più di tante famiglie della buona società! E poi, visto che l’hai ricordato , non è forse vero che i Ristori hanno sempre avuto una predilezione a frequentare come dici tu i propri contadini?E non ci vedo niente di male, nel continuare questa tradizione!La contessa Elisa in fondo non era forse una serva?Quindi..”
    “L’Elisa!Che Dio l’abbia in gloria .ah...lei non aveva proprio nulla della serva:quella era nata signora,..e non avrebbe avuto niente da spartire con questi disgraziati contadini, che popolano ora il nostro borgo..Era onesta, fiera, con una dirittura morale.. come lei ce ne erano poche..ed è così bella, quando ti sorride”
    “Da come ne parli..sembra quasi che tu l’abbia conosciuta!”
    Caterina si interruppe di botto, come spaventata dalle sue stesse parole..
    Eleonora incuriosita si sporse in avanti, verso la donna che ora, braccia conserte e testa china, si confondeva nell’ ombra della stanza
    “Caterina..dimmi..tu l’hai vista..per davvero?E’ questo che vuoi dire?”
    Caterina taceva, gli occhi bassi..
    “Sai..ho sempre pensato… In fondo ogni cosa qui parla di lei ,non credi?A volte penso che la sua anima non abbia mai veramente abbandonato questi luoghi dove fu così felice..dove incontrò l’amore, l’unico uomo che l’abbia veramente amata..il suo Fabrizio…”
    Eleonora sospirò,lo sguardo perso nel vuoto, quasi dimentica della donna che aveva innanzi..
    “La contessa Elisa…. una donna rara, , dall’animo adamantino, ma caparbia.. una donna per la quale onestà e rettitudine, senso dell’onore e del dovere non sono state solo delle parole vuote..è vero!Ed è certamente tutto questo che ha stregato il conte e l’ha fatto perdutamente innamorare.. .. Eppure, quando guardo il suo ritratto, su nel salone..mi chiedo..come sarà la mia esistenza..gli anni che mi aspettano?Sarò capace di esser come lei ?Di difendere la mia famiglia..questa terra...così come ha saputo fare Elisa?Forse sono folle..eppure.. mi sembra di sentirla, a volte, così vicina!Come una cara amica… lei ..che ha provato la gioia più grande ..ma anche il dolore più profondo...”
    Eleonora si alzò lentamente dalla panca
    ”E’ come se fosse lì..pronta a consolarmi..a ripetermi che nulla potrà mai accadermi di male, in questo luogo..A dirmi che l’unica ragione d’essere nella vita è amare..incondizionatamente..per sempre..fino all’annullamento..perchè solo questo è importante..”
    Nel silenzio che ora era caduto tra le due donne, si udiva lo sfrigolio del fuoco morente….
    Caterina sembrò infine riscuotersi..e si chinò, per aggiungere un ciocco di legno..Restò così, ginocchioni sul focolare di marmo grezzo, come affascinata dalle lingue rossastre che scaturivano dalle braci e che venivano richiamate dal vento, nella cappa..
    E fu un sussurro il suo, mentre Eleonora stava ormai uscendo..ora il tono della voce della donna era più calmo, quasi dolce.
    “Questa era la sua casa, padrona..Rivombrosa .. e lo sarà per sempre”

    Due voci..un uomo e una donna…
    Agnese ansimò a sua volta , mezza soffocata da quella mano implacabile che le serrava le labbra..e se fossero..se fossero stati loro..oh, gran Dio!
    Giovanni sembrò leggerle nella mente …e le sussurrò nell’orecchio..poche parole, appena percettibili..
    “Sono due estranei..taci!”
    Il tono di voce della donna era quasi beffardo..dell’uomo Agnese distingueva un mormorio confuso..irato..
    “Le promesse si mantengono..altrimenti, che signore sareste?E le cose devono per forza sistemarsi..dovete capire che giunti a questo punto non potrei accettare delle scuse!O forse volete tirarvi indietro?”
    “Io non mi tiro mai indietro: e non capisco perché mi avete fatto cercare così..ve l’avevo detto che mi sarei assentato per qualche giorno.non sono certo scappato..”
    “Qualcuno lo sosteneva, proprio l’altro ieri in paese”
    “Vi dico che vi siete sbagliata ..E per quello che dicevate prima.. non se ne parla! ho preso una decisione e voglio anche chiarire una cosa..Non accetto minacce!nè da voi, né da quegli straccioni che vi stanno intorno..”
    “Minacce?Io non vi minaccio..ma cosa direbbe la padrona se le andassi a riferire tutto?Pensate che avrebbe per voi ancora un occhio di riguardo?O non vi metterebbe alla porta senza pensarci troppo?Non vi conviene minacciare..proprio nessuno..”
    La donna si era appoggiata ora alla porta del capanno, la mano sul battente, come se avesse voluto entrare..I due ragazzi si strinsero ancora di più contro il muro..
    La voce dell’uomo era ora cauta, il tono più ragionevole
    “Non vedo perché dovremmo arrivare a questi estremi, via!”
    “Ah..vedo che ora si può parlare.. Vediamo di concludere allora e alla svelta..Quello che voglio lo sapete bene..non chiedo altro”
    “Possiamo metterci d’accordo, no?”
    “Decisamente siete molto più ragionevole!”
    “E non è il caso di andare a rinvangare certe faccende…”
    La donna rise..un riso malevolo..
    “Anche perché di cose da raccontare ne avrei..a iosa!”
    Si udì in lontananza il nitrito di un cavallo..
    L’uomo sembrava ora preoccupato
    “Forse sta arrivando qualcuno;tronchiamo questa conversazione, per il momento!non è certo il caso di farci trovare qua”
    “Vi dispiacerebbe, vero?”
    “Non siate assurda..penso che anche per voi..”
    “Io non ho molto da perdere..voi sì”
    “Ma ora che ci siamo messi d’accordo, non sarebbe conveniente neppure per voi farvi vedere in mia compagnia..Ritroviamoci alle cascatelle tra due giorni,allora, al mezzodì..e fisseremo gli ultimi accordi”
    “Va bene..e non provate a cambiar opinione..perchè vi assicuro che ve ne pentireste amaramente!”
    Le voci si affievolirono..ed uno scalpiccio di passi ,dapprima lento e poi più frettoloso, che si allontanava da quel luogo , fece comprendere ai due giovani che quello strano colloquio si era interrotto..

    “Non ci crederai caro mio, ma si è alzato almeno di dieci centimetri , sulla pista!”
    “Emanuele, piantala di raccontar panzane!”
    “Si, si ridete pure..tutti voi!Ma vi assicuro che ho misurato..e vedrete che al prossimo volo riusciremo a fargli percorrere tranquillamente tutto il percorso”
    “Non ti bastavano le automobili, eh?Adesso pure gli aerei!Ti schianterai..in mille briciole..”
    “Tricicli a motori, biciclette… cuscinetti a sfera e motori..ma quando ti fermerai, Bricherasio?”
    “Quando troverò qualcuna per cui ne varrà la pena, mon ami!”
    E l’aristocratico alzò ridendo il bicchiere , tra il brusio di quel salotto mondano torinese


    Eleonora rigirò perplessa tra le mani la busta color crema che la cameriera aveva depositato sul vassoio ; ne riconobbe immediatamente la calligrafia..e ,prima di aprirla, guardò di sottecchi preoccupata la sorella che, seduta in un angolo del divano, sfogliava un vecchio numero di una rivista di moda..
    Vittoria dopo quella confessione disperata, sembrava esser ritornata in fondo se stessa.. Ma la giovane , ed Eleonora ne era più che certa, non aveva dimenticato l’incontro con Aymone..
    “E’ una lettera di Maria Ippolita”
    “Ah..e cosa dice di bello?”
    Il tono sembrava volutamente annoiato..ma Eleonora avrebbe giurato di aver visto Vittoria impallidire, leggermente…
    “Niente di particolare, direi..parla del raccolto..qualche pettegolezzo sui vicini..”
    Si fermò sulle ultime righe..e bruscamente richiuse il foglio..


    “Antica nobiltà e sostanzioso patrimonio..di questi tempi non vanno molto d’accordo, mia cara”
    “Forse pretendo troppo, zia..ma non trovate che sarebbe l’ideale?”
    “Domitilla!I tempi delle fate, se mai ci furono, sono passati da un millennio!E, per quanto tua nonna Ippolita abbia di me così buon ricordo, non ho certo l’arte di far miracoli!Tua nonna ha espresso un desiderio…ma i matrimoni , i buoni matrimoni sono ultimamente merce un po’ rara…”
    “Così rara da rendere impossibile un tale evento?”
    “Sarò molto franca con te, cara..forse anche un po’ brutale: non hai totalmente dote..e credo che sia un boccone un po’ amaro da far trangugiare a questi nobili torinesi…Però hai un bel musino, ottima educazione e un nome che fa palpitare i cuori…Quindi cercherò di accontentarti ..a volte la sorte arride agli audaci, no?Questa sera potremmo andare dai Lanza..”
    “E chi sono?”
    “Uh…tua nonna arriccerebbe il naso ma..Sono degli industriali..Il cavalier Lanza deve la sua fortuna alle candele e ai saponi”
    “Non vorrete farmi sposare ..”
    “No..no..diciamo che una simile possibilità sarebbe proprio l’ultima..in mancanza d’altro!No..è che tutte le sere a casa Lanza si riceve…lì si può incontrare l’aristocrazia che conta in Torino e non solo!Un posto in cui mettersi in mostra.. in un certo senso..che ne dici?”
    “Dico che in qualche modo bisogna pur iniziare, cara zia”

    “Quello là , con quel terribile papillon rosso, è il cavalier Ceirano..ottima persona, l’Ernesto, come tutti i suoi fratelli del resto: determinati, litigiosi e testardi, chiusi nei loro sogni e nei loro progetti..ed incapaci di andar d’accordo tra di loro e con il mondo..insomma una ottima pasta d’uomini..”
    “E l’uomo con cui sta parlando?”
    “Oh..è il figlio del padrone di casa..il signor Lancia..L’Agnelli lo può proprio ringraziare: senza di lui non sarebbe certo entrato in società con noi..”
    “E perché?”
    “Tutte ubbie, caro mio!Di questi ipocriti nobili piemontesi..ti stupisce che ti parli in questo modo?”
    “Non più di tanto..quando mio padre ebbe bisogno di aiuto..davanti a lui le porte degli amici..dei suoi pari..si chiusero tutte..”
    “Beh..Lanza, che non è un aristocratico, bada bene, riteneva inopportuno escludere Giovanni Battista Ceirano dalla società, visto anche che era un esperto meccanico, per mere questioni di rango….E quindi si è ritirato dalla società! Parte della quota azionaria destinata a Lanza è stata rilevata quindi dall’Agnelli e da un suo amico..alla faccia degli altri!Mah..oh, ecco un gruppetto interessante..vieni, Riccardo..a proposito.tuo cognato mi ha detto che sei laureato..”
    “Si, in ingegneria..è circa un anno..qui a Torino..”
    “Bene..perchè non ci aiuti, allora?E’ un mondo nuovo, in piena espansione..e ti dirò, se la cosa ti interessa , che c’è anche da guadagnare parecchio..certo, ci vuole un po’ di coraggio”
    “Quello non mi manca”
    “Ottima risposta mon ami….ehm!Signori scusate se interrompo la vostra conversazione..ma vorrei presentarvi un mio amico carissimo, appena giunto dalla provincia…Antonio di Grangesis..Edoardo di Camerana….l’ingegner Riccardo de Robillant, cognato del conte Ristori di Belgioioso..”
    “De Robillant!!Ma come è piccolo il mondo..”
    Riccardo trasalì al suono di quella voce, alle sue spalle…
    “Non mi sarei proprio aspettata di ritrovare qui il mio esperto di armi medievali..come state, carissimo?”
    E Domitilla del R*, gli occhi ironici e scintillanti , levò la sua manina verso il giovanotto..


    Vittoria girò l’interruttore posto sul muro, lateralmente al montante della porta, e la luce abbagliante le ferì per un attimo gli occhi..
    Si odiava per quello che stava per compiere..ma doveva sapere..doveva..
    Eleonora conservava la corrispondenza che le arrivava in biblioteca, nella scrivania; anche quell’ultima lettera, dunque, era certamente lì…
    Si avvicinò allo splendido mobile che troneggiava nell’angolo della stanza, si sedette sulla poltrona che tante volte il conte Fabrizio aveva utilizzato e iniziò a cercare..Aprì tutti i cassetti, febbrilmente, rialzando vecchi manoscritti, tra lettere , contratti..Nulla!
    Esasperata rialzò lo sguardo sul prezioso piano in bois de rose, sulla carpetta in cuoio di Cordova.. La aprì..e poi i suoi occhi caddero su una scatola di legno, intarsiata, posta in un canto, tra il calamaio antico e l’orologio di bronzo che aveva scandito in quella stanza tutte le ore tristi e quelle liete…
    “Deve essere qui..per forza!Ah..è chiuso!”
    E la serratura resisteva, ad ogni sforzo..
    In un lampo..afferrò il fermacarte ed introdusse la lama nello spazio…ed infine, un colpo secco..
    “Aperta!”
    Eccolo quel foglio, sopra a tutti..

    “Chi potevano essere?”
    “Ah..non saprei proprio!”
    “Non hai riconosciuto la voce?Magari l’intonazione..un particolare..”
    “Agnese, dai!Ti pareva forse possibile..anche se..”
    “Dimmi!”
    “No..no..non ne vale la pena , ti dico!Non abbiamo alcun diritto del resto ad interessarci ai fatti altrui..e quindi, prima dimenticheremo tutto, meglio è!”
    ”Che spavento, comunque..potevano entrare..ci avrebbero visto”
    “E allora?Non stavamo facendo proprio nulla di male”
    “Certo..certo..hai ragione, Giovanni..Però in fondo ti sei spaventato anche tu, no?Altrimenti non mi avresti afferrata in quel modo..lo sai che mi hai lasciato dei lividi sul polso?”
    E alzò imbronciata il braccio, sotto i suoi occhi..
    Giovanni restò perplesso per un attimo, diventò tutto rosso..ma poi, quasi con timore, si arrischiò..e prendendole delicatamente la mano , si chinò ad imprimerle un bacio, là dove la pressione le aveva arrossato la pelle, diafana…

    “Non credevo proprio di rivedervi”
    “E perché mai?”
    Domitilla rise..un riso argentino…come il suono di mille campanelli…Riccardo trattene il respiro..Dio!Quella donna..che sensazione curiosa..
    “E allora…vi siete ripreso?”
    “Cosa fate qui a Torino?”
    “Beh..potrei chiedervi la stessa cosa, no?Su..non siate così scontroso..mi sembrava avessimo fatto pace al castello…siete a Torino con vostra sorella?”
    “No.”
    “Da solo?”
    “Con mio cognato..perchè?”

    L’amore è come un frullio d’ali ..nasce improvviso e ti travolge..ti porta in alto, verso le nubi..verso la felicità più vera…
    L’amore vero è limpido, profondo, tenero..e non ha mai fine..

    “Si sposa..”
    La lettera le cadde dalle mani..Vittoria annaspò, come se le fosse mancata improvvisamente l’aria..
    “Non è possibile..non è vero!”
    Si alzò dalla sedia, incespicando nel tappeto persiano..con un gesto inconsulto spazzò ogni oggetto che si trovava sulla scrivania, come improvvisamente impazzita..
    “Non è giusto..non può essere così..no, mio Dio no!Io ti amo..lo capisci?Tu non puoi..non devi..perchè?Dio..perchè..”

    Giovanni lasciò che la preziosa pendola Luigi XV del salotto lasciasse risuonare l’ultimorintocco..Con la coda dell’occhio sbirciò dietro di sé, senza decidersi del tutto a scendere per lo scalone che sembrava per il momento completamente deserto..
    Pareva proprio il momento adatto…
    I domestici dovevano essere tutti radunati giù in cucina, alle prese con i preparativi del pranzo..Eleonora era in biblioteca , a scorrere la corrispondenza..Vitttoria ..curiosa quella!Giovanni l’aveva vista stravolta al mattino, come se non avesse chiuso occhio..Eppure alla sera non era accaduto proprio nulla che potesse alterarla in quel modo..ah!le donne…adesso era praticamente scomparsa da qualche ora..e Agnese..beh!Certo,era stato un po’ difficile ingannarla.. ma alla fine doveva essersi convinta, visto che non aveva insistito più di tanto e non aveva più accennato alla conversazione sorpresa là al capanno . almeno , Giovanni lo sperava ardentemente!
    Anche perché non avrebbe certo voluto portarsela dietro in quell’impresa.. aveva deciso infatti.che a mezzogiorno, alle cascatelle, , nascosto dietro un cespuglio,ci sarebbe stato anche qualcun altro …

    Il vecchio giardiniere tirò indietro il cappello, perplesso
    “Ehi!Giuseppe!”
    “Che succede?”
    “Ma hai visto quella?”
    “Quella chi?”
    “Ma sei proprio orbo, allora!.. la signorina, no?..ancora un po’ e finiva in mezzo alle rose..non hai visto come andava di corsa?”
    “E perché correva?”
    “Diamine..ma sei proprio tonto !Cosa vuoi che ne sappia?Però sembrava avesse mille diavoli alle calcagna”
    “Io dei signori non me ne curo..sono tutti strani”
    “Già, perché sei normale tu!Oh, insomma, prendi quella cesoia, che dobbiamo regolare un po’ la siepe di bosso, verso il prato di nord-ovest..”

    “Voglio un cavallo”
    “Scusate, signorina..ma onestamente..non saprei proprio cosa sellarvi!Oggi nelle scuderie non vi sono molti cavalli adatti a delle passeggiate...”
    “Ti ho detto che voglio un cavallo..e se non gli vuoi mettere una sella vorrà dire che lo cavalco a pelo!”
    “Signorina!Per carità!E’ che questi sono cavalli da carrozza..di bestie come Dio comanda ce ne erano persino troppe con il vecchio padrone..ma il signor conte..ultimamente ha altro per la testa che le sue scuderie.. però, ora che ci penso ..qualche cavallo che possa andarvi bene ci sarebbe..per esempio Gioella ,..mordicchia ma non è cattiva..oppure Susena.. è un pò irrequieta ma aggraziata e leggera..”
    “Dammi quello che ti pare, ma fai veloce!”

    “Insomma, siete venuto a Torino per restarci..almeno per un po’”
    “Vi dispiace?”
    “Affatto!Anzi…cosa ne dite se domani vi propongo di farmi da cavaliere al Valentino?”
    “E’ che..domani..”
    “Oh, non mi fate il difficile adesso! scommetto che cavalcate benissimo e che non avete impegni per domani..adoro quell’angolo di Torino..e mia zia ha nelle scuderie una cavalla che non aspetta altro che d’essere montata..e poi..che ne dite?Potremmo parlare un po’..rinnovare la nostra conoscenza..approfondirla anche, se lo desiderate..non ditemi di no, suvvia…,su..su..non fatevi pregare..non scontentatemi, così!”
    E Domitilla alzò gli occhi ridenti verso Riccardo..

    Agnese si sporse dal balconcino, nascosta tra l’edera rampicante che spingeva i suoi rami sulla facciata, ad osservare Giovanni atttraversare con fare circospetto il grande prato, attenta a rientrare se il giovane si fosse improvvisamente voltato..
    “Gli uomini..credono d’esser i più furbi..e invece!”

    Vittoria si appoggiò al fianco della cavalla, ancora ansante per la corsa sfrenata tra i campi e i boschi; tra le mani, ben strette, le briglie di cuoio..
    Non aveva un piano ben preciso in testa; aveva agito d’impulso, d’istinto…Aymone si sposava..come era possibile tutto ciò!lui non poteva.no..non poteva farle questo...perchè lei l’amava disperatamente , con tutta se stessa !..eppure.... che stupida..ma certo, come non averci pensato prima ..ma lui non lo sapeva..non poteva saperlo..sicuramente!E allora, come fare mio Dio…come fare perché potesse saperlo?Non si sarebbe certamente sposato così..E se lei glielo avesse confessato?Perchè no?Se ne sarebbe reso conto in questo modo ..ed era l’unica soluzione.. avrebbe capito che non poteva sposarsi con un’altra..che non l’amava, che non l’avrebbe mai amato come lei..
    Eleonora sarebbe inorridita ad ascoltare un simole ragionamento..e così anche Fabrizio..e Riccardo, Giovanni..ma non poteva esserci un’altra soluzione possibile…no, anche se non stava bene, di sicuro, che una signorina di buona famiglia prendesse un’iniziativa simile..anche all’inizio di quel secolo, così moderno..e che rifiutava qualsiasi tradizione, spinto al modernismo..ma quel pensiero l’aveva ormai allontanato, sepolto in un angolo della sua coscienza..
    Perchè lei l’amava..e solo questo contava ormai…e iniziò a camminare lenta, lungo il sentiero appena accennato che portava al castello dei R*, trascinandosi dietro l’animale..


    “E così la piccola Domitilla vi ha colpito particolarmente, eh?”
    Emanuele di Bricherasio, sprofondato nei soffici cuscini del salotto di casa Ristori-Belgioioso, una delle stanza del piano nobile del palazzo di Emilia che il conte Fabrizio era riuscito a salvare dalla rovina finanziaria,lanciò una nuvola di fumo verso il soffitto, assaporando il suo sigaro cubano..
    Riccardo arrossì, sulla difensiva
    “Perché?Qualcosa non va?”
    “Per carità, carissimo..avete un’età per cui qualunque consiglio sarebbe certo rifiutato, da qualunque parte provenga..anche dal Gran Pascià!E per quanto Fabrizio si sia tanto raccomandato e vi abbia lasciato a balia al sottoscritto..beh!Non ho alcuna intenzione di mettervi i bastoni tra le ruote..”
    “Quindi?”
    “Quindi vi accompagnerò..calma!Non è il caso di guardarmi con quell’aria truce….volevo aggiungere che il mio migliore amico, il capitano Federico Caprilli, primatista mondiale e campione olimpico di equitazione,è guarda caso fidanzato con mia sorella Sofia.
    Sono settimane che mi chiedono a gran voce di accompagnarli in una passeggiata al Valentino!Vorrà dire che li accontenterò..per poi dimenticarmene subito dopo..così voi avrete i vostri chaperon, l’etichetta sarà salva..e Fabrizio non potrà proprio obiettare nulla..che ne dite, mon ami?”

    “Certo che dopo tutta questa fatica.. fa veramente rabbia, non trovate padrone?”
    Aymone sospirò, appoggiandosi al forcone che aveva infisso nel terreno
    “Hai ragione Guglielmo..sconforto, rabbia..non so più cosa provare..comunque sembra purtroppo che non ci sia più niente da fare..”
    “E così è andato tutto in malora.”
    “Sembra che ultimamente la malasorte si sia accanita contro di noi,no?”
    “Si dice che le disgrazie non vengano mai da sole..”
    “Cos’altro potrebbe capitare?Un anno orribile questo…e tutto è iniziato con la morte di mio padre..e ora? Perso il raccolto…eliminate le bestie..cosa resta ormai?”
    L’amarezza nella sua voce mosse a compassione l’uomo che si arrischiò a posare una mano sulla sua spalla, per confortarlo..
    “Padrone..non lasciatevi andare così!Avete sempre la terra..e questa è casa vostra, da centinaia d’anni…Nessuno vi potrà mai cacciare via!”
    “Ti ringrazio..e spero tu abbia ragione, amico mio..voglio crederlo ardentemente..”

    Giovanni smosse lentamente il fogliame che , chiudendo la macchia, gli impediva di scorgere la riva del ruscello..
    L’acqua scorreva veloce, formando piccoli gorghi e cascatelle tra le rocce frastagliate e i massi, incuneandosi nelle fenditure, rodendo i bordi, insinuandosi tra le radici degli alti alberi che costeggiavano le rive , tra gli intrichi di vegetazione bassa e profumata che si spingeva verso il rivo .. limpida, cristallina, incontaminata…
    L’autunno aveva iniziato a colorare anche quell’angolo di bosco: d’oro e di rosso le foglie, gli alberi di un giallo brillante..una bellezza che ti riempiva il cuore di nostalgia e di ricordi..

     
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    Il parco del Valentino si estende tutt’oggi , vicinissimo al cuore cittadino, sulla sponda sinistra del Po, che scorre maestoso e placido, a ridosso della collina torinese; all’inizio del secolo i suoi viali, i boschetti, le vallette artificiali e i bacini d’acqua erano ancora, come adesso del resto, un’amena oasi di naturale e incontaminata bellezza della vecchia Torino, romantica e aristocratica..
    Era il luogo in cui si era soliti passeggiare e dove era facile fare amicizie e saldare vincoli d’affetto..e non era certo cambiato molto da quando, in un angolo di prato, Eleonora e Fabrizio si erano incontrati..
    Alla mattina il tempo non era stato clemente :un violento acquazzone aveva bagnato e inzuppato viali e prati, ma questo non aveva certo scoraggiato i cavalieri dal passeggiare lungo i sentieri..
    Una cortina continua di alberi e di siepi separava il percorso destinato a chi amava cavalcare dallo spazio lasciato per chi invece desiderava tranquillamente passeggiare sotto le fronde..
    “I tuoi amici si sono persi!”
    Domitilla si chinò ridente sul collo del cavallo, trattenendone la corsa; Riccardo si volse indietro..effettivamente della coppia di fidanzati non c’era traccia dietro di loro..
    “Forse hanno rallentato”
    “Forse..che ne dici di fermarci anche noi?Là per esempio”
    E Domitilla accennò con la punta del frustino ad una radura tra le betulle, attraversata da un ponticello..


    Aymone sparò il primo colpo e poi con attenzione ricaricò il fucile..diamine!Era proprio il colmo..Neppure una lepre era capace di riportare a casa, quel pomeriggio..Veramente aveva deciso di uscire a caccia, anche se non ne era proprio così appassionato, solo per cercare di distrarsi e pensare ad altro..L’idea della catastrofe incombente lo angosciava ..
    Si fermò contro un platano, appoggiò il fucile con il calcio a terra e rivolse uno sguardo perplesso verso la macchia..C’era soltanto un merlo su un ramo in alto che fischiava..e cantava, felice..il resto del bosco sembrava addormentato …


    La donna era seduta su un masso, di spalle, vicino al rivo..Giovanni non riusciva così a scorgerne il volto; doveva essere giovane però, almeno lo si poteva arguire dalla treccia bionda che le scendeva sulle spalle.
    Indossava un vestito liso, nero..un abito da contadina; unica nota di colore delle applicazioni floreali, ricamate a mano , che le ravvivavano il grembiule ..
    Era comunque inquieta: guardava fisso verso il bosco, attenta ad ogni piccolo rumore, e continuava a tormentare le frange dello scialle..



    “A cosa pensate?”
    “E’ buffo..”
    “Perchè?”
    “In fondo non ci conosciamo, veramente..non trovate?Eppure siamo qui, voi ed io..come dei vecchi amici..”
    “Non ne siete contenta?”
    Domitilla chinò il capo , nascondendo il volto sotto la falda del cappello
    “Ebbene, non saprei....piuttosto, perchè non mi parlate un po’ di voi?Per esempio..mi piacerebbe sapere cosa vi piace e cosa vi dispiace..oppure conoscere i vostri pensieri..perchè per esempio siete in questo momento così taciturno?Non sembrate molto contento di essere qui in mia compagnia…”
    Riccardo si protese verso Domitilla
    “I miei pensieri?Vi interessano così tanto?Bene..ultimamente sono tutti rivolti verso una bellissima donna..”
    “Ah!E chi sarebbe?La conosco, per caso?”
    “Adesso siete curiosa..O.. forse.. gelosa?”
    “Come vi permettete!Gelosa io..e perché dovrei?Supponete un po’ troppo, signor mio..”
    “Vi dispiacerebbe?”
    “Non posso comandare ai vostri pensieri”
    “E se vi dicessi..che quella donna siete voi?”
    “Adesso ..”
    “Siete in collera?”
    “Non vi sembra di esagerare?Dove sono finite le vostre buone maniere?”
    “Suvvia..mi perdonate?”
    “Io..non potrei mai essere in collera con voi”
    “E ora state anche sorridendo..Domitilla, pur di vedervi sorridere ..io sarei capace di fare o dire qualunque cosa”


    Rialzò il cappello e diresse lo sguardo verso le cime degli alberi: le foglie tremolavano sotto il soffio del vento..lontano…così lontano!si immaginava il suono dell’acqua di un torrente..
    Aymone chiuse gli occhi…. come sarebbe stato meglio essere pianta, albero, filo d'erba o cespuglio!Senza più pensieri. …senza ragionamenti o domande..nel silenzio…


    “E poi?”
    “Cosa vuoi sapere?”
    “Dico..ti ha detto così..e tu cosa hai risposto?”
    “Ah..nulla…ho chinato ancor di più il capo ..poi mi ha preso una mano e l’ha baciata”
    “E lo dici così!”
    Domitilla strinse a sé il cuscino e ripensò all’incontro con Riccardo, ai suoi occhi così caldi e ridenti…a quel bacio che, al ricordo, bruciava ancora sulla pelle…


    Un fruscio distolse improvvisamente Aymone dai suoi pensieri e lo fece ripiombare nella realtà: forse, chissà!non tutte le speranze erano poi perse..si sarebbe accontentato anche di un misero fagiano in quel momento...insomma, qualcosa da infilare nel carniere!
    Sorrise e si appoggiò al tronco di una betulla, attento a nascondersi tra le fronde....
    Adesso il rumore era più vicino ..e si rese improvvisamente conto che non poteva certo trattarsi di un animale..
    Decisamente un essere umano si stava facendo largo tra la vegetazione che chiudeva il sentiero…Chi poteva mai essere?A quell’ora, in quel posto, poi..forse un cacciatore di frodo?O un vagabondo?E poi in quella parte della tenuta non si poteva entrare senza permesso....vi erano anche i cartelli che segnavano più avanti l’inizio della proprietà!Corrucciato armò il fucile e poggiò l’arma sulla spalla, pronto ad accogliere al varco l’intruso…

    “Vittoria?”
    Aymone era sbalordito
    “Ma..cosa fate voi qui…da dove siete passata?”
    “Aymone…”
    “Non avrei mai pensato…stavo per spararvi!Se non vi avessi intravista in mezzo al fogliame..”
    “Io..non speravo di trovarvi qui..sapete, vi devo parlare!”
    “Mia cara.ma voi tremate..cara..datemi la vostra mano..Voi avete la febbre!”
    “No..no..vi prego..”
    Vittoria gli si aggrappò contro..come era bello!Un sogno..sì..era tutto un sogno..e senza rendersene conto iniziò a piangere, lentamente..

    Io penso a te
    quando dal seno del mare il sole sorge
    e i suoi raggi dardeggia;
    io penso a te
    quando al chiarore lunare
    l'onda serena biancheggia.
    Io penso a te
    quando sale la polvere lungo il lontano sentiero,
    e nella notte oscura,
    quando al passeggero sul ponte
    il cuore balza di paura…


    Nella penombra della stanza si avvertiva appena il chiacchiericio soffocato delle due ragazze
    “Lo ami allora!”
    “No..non so..Anna, ti prego!”
    “Confessalo, dai!A me lo puoi dire..sono tua cugina, no?Non hai più fiducia in me?.”
    “Non è per questo, sciocca..è che non lo so neppure io!”
    La cugina le si fece appresso,ridente, rotolando vicino a lei, sul grande letto di ferro
    “Domitilla!Direi che questa è una dichiarazione in piena regola?Dovresti esserne lusingata e felice..”
    “Trovi?Non credo che mia nonna ne sarebbe poi così contenta”
    “Scusa, ma adesso non capisco..”
    “Lo sai perfettamente perché sono a Torino”
    “Ebbene..”
    “Mia nonna si aspetta un ricco matrimonio per risollevare le sorti della famiglia..”
    Domitilla sospirò
    “Ti confesso che Riccardo mi piace..è simpatico, nobile, pieno di entusiasmo..e mi ama..”
    “E allora?Non è certo senza un soldo no?”
    “Di sicuro avrà qualche proprietà..e poi sua sorella ha un cospicuo patrimonio..e anche suo cognato....ma non è quello che si aspettano da me, capisci?”
    “Che ti importa, Domitilla…se lo ami..”
    “L’amore!Non si mangia con il solo amore, non credi?”
    “Io non ti capisco..mi sembravi contenta..allora non lo ami davvero!”
    “Non so..forse non lo amo abbastanza da sacrificare tutto per lui..…”


    “Non voglio vedervi in questo stato..calmatevi, vi prego!”
    Erano così vicini , ora, seduti per terra, sulla sua giacca, distesa sul terreno umido,e le teste, la bruna e la bionda si confondevano, una accanto all’altra…..
    “E allora?Volete dirmi cosa vi turba così tanto?E perchè ,soprattutto , vi siete spinta così lontano da casa.?vi prego..non vi fidate di me?Vittoria..io..”
    Le passò un dito sotto il mento, guardandola dritto negli occhi, quegli occhi splendidi ancora umidi di pianto….e poi,con dolcezza,con il pollice, le sfiorò le labbra….
    Si era fatto silenzio in quell’angolo di bosco..Vittoria sentiva il proprio cuore martellarle in petto…così forte..così veloce….mentre Aymone la baciava, per la prima volta..


    Né la donna, né il giovane si accorsero dell’uomo sbucato all’improvviso dalla boscaglia..
    Con orrore, in una frazione di secondo, Giovanni intravvide il luccichio di una lama di coltello …ed essa scese, veloce, a lacerar le carni della donna..e solo il suo grido d’agonia, mezzo soffocato, nascose l’urlo di terrore del ragazzo ..


    “Amore mio..”
    Vittoria si sentiva come cera tra quelle braccia salde e forti,contro il suo petto, sotto la pressione di quelle mani che con dolcezza le accarezzavano il volto..e poi le spalle…Socchiuse gli occhi, nell’illanguidire della passione, immemore del luogo, senza più alcun freno..

    “No!”
    Si ritrovò improvvisamente lontana da lui, boccheggiante, gli abiti discinti, i capelli sciolti sulle spalle, senza capire bene il perchè..
    “Aymone..”
    L’uomo si era alzato; le voltava le spalle, le mani sui fianchi, ansante, come dopo una lunga corsa..
    “Non posso..hai capito, Vittoria?Non posso farti questo!Non è giusto”
    “Perché?…non capisco..che accade?.”
    Aymone si voltò..e Vittoria si trovò a contemplarne il volto..un volto asciutto, contornato da ribelli ciocche di capelli neri, abbronzato dal sole dei campi..e quegli occhi!Gli illuminavano il volto..Dio, come era bello..e come l’amava....Sentì come un groppo in gola…
    “Io ti amo, Vittoria..io ti amo troppo, più della mia stessa vita..non so cosa tu mi abbia fatto: è come se avessi lanciato su di me un incantesimo ..perchè sei entrata in me, nella mia anima con forza , con prepotenza…Dio!Come vorrei che i nostri respiri si confondessero tra loro ...per essere un’unica cosa, tu ed io..”
    Vittoria era confusa, stranita…e in quella nebbiolina dorata in cui si era sentiva immersa, da quando Aymone l’aveva presa tra le braccia, finalmente realizzò che anche lui quindi l’amava…certo!L’amava…cosa le impediva allora di farglielo sapere?Di mettere a nudo il suo cuore, di offrirgli tutta se stessa..
    “Anche io ti amo Aymone .l’ho scoperto così, come è capitato a te, .quando ci siamo visti per la prima volta..io non so come sia avvenuto, né il perché, ma è per questo che sono venuta..per dirti che ti amo.immensamente e che voglio passare tutta la mia esistenza al tuo fianco..perchè non posso vivere senza di te”


    Giovanni si morsicò le dita della mano ..l’uomo non doveva avere sentito il suo urlo, perso com’era a lacerare, a squartare con ferocia..quanto sangue!La donna doveva essere ormai morta..
    Giovanni ne vedeva il fagotto informe, le braccia tese in avanti verso il bordo del torrente, in un disperato e inutile tentativo di difesa..
    Il sangue aveva iniziato ad intridere il terreno, a scivolare lento verso l’acqua..
    Doveva andarsene di lì e in fretta..prima che l’assassino avesse sentore che purtroppo per lui c’era un testimone..che l’aveva visto in faccia!


    “Vittoria..”
    Oh, quella mano , così calda ..sul suo volto!Chiudere gli occhi e lasciarsi andare…
    “Io..io ti amo..ma..non potrei mai sposarti”
    Perché ora il tepore di quella splendida giornata sembrava averla lasciata, improvvisamente?
    Levò gli occhi verso quel viso, così vicino..
    Un’espressione stranita..terribile ..come se soffrisse intimamente..
    “Non capisco..ma tu mi ami, l’hai appena affermato..e allora?Perchè mi dici questo Aymone?E’ assurdo..anche io ti amo..e allora?Perché?”
    “Perché ho fatto una promessa, Vittoria.. ho promesso..e non posso tornare indietro..non chiedermelo”
    Come sembrava diventato tutto più buio ora, intorno a lei…s’era anche levato un vento umido di pioggia..e da lontano..un brontolio…si,doveva essere il tuono… Smarrita si tirò su, incespicando nell’orlo della gonna, cercando il suo braccio, per un appoggio..Annaspò, fino ad appoggiarsi al tronco di una betulla..
    “Io..continuo a non capire..davvero”
    E poi ripensò alla lettera …
    “E’ forse perché hai bisogno di soldi, Aymone?Tua nonna..la tenuta…lo so..siete in gravi difficoltà…Ma io..io posso ..davvero, potrei aiutarti!...non ho molto di mio, ma Eleonora, sicuramente...”
    “Amore della mia vita…mi odierei ogni istante!”
    Vittoria sbattè le palpebre…le sembrava di essere piombata improvvisamente in un incubo..
    “Aymone..io non capisco..perchè?Perchè non vuoi?”
    “Credi che non ci abbia pensato? Questa tenuta è un pozzo senza fondo, Vittoria..non basterebbero i soldi della tua dote o quelli di tuo cognato..ed io mi vergognerei così tanto, a chiederteli, giorno dopo giorno..”
    “Io te li darei con gioia..”
    “Non potrei accettarli..non da te!”
    “Preferisci che sia allora un’altra a darteli? Una di cui non ti importi nulla…alla quale poter chiedere in cambio di un titolo..come se fosse un contratto..solo uno sporco contratto, senza amore..è per questo che mi rifiuti, Aymone?”
    “Sono indegno di te, Vittoria..ed è perché ti amo troppo..e nello stesso tempo mi disprezzo che ti dico..vai via!Scappa!Lasciami solo…non voglio più vederti, Vittoria..mai più!”

    Accecata dalle lacrime, zuppa per la pioggia che le flagellava il corpo, piegata sulla groppa del cavallo, Vittoria piangeva, ormai senza ritegno…
    Rifiutata!E senza un vero motivo… un perché…no.non può essere vero….sto sognando…perché mi scacci, anima mia?Io ti amo..più della mia stessa vita..sei un’unica cosa con il mio respiro, i miei pensieri..voglio morire..perchè, senza di te, è forse vita questa che mi aspetta?
     
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    Giovanni iniziò a retrocedere lentamente, sperando che il rumore cupo dell’acqua che scorreva riuscisse a nascondere il fruscio dell’erba smossa; tratteneva anche il respiro, pregando dentro di sé che quell’uomo, ormai sconvolto, non si voltasse....

    “La strada non si vede più!”
    “Dannata pioggia..ci mancava anche il vento!Spinge le foglie contro il parabrezza!”
    “Non credi sia il caso di fermarci, Fabrizio?”
    “Adesso?E qui in mezzo?Siamo quasi arrivati, Emanuele..ancora qualche tornante ..”
    “E finiremo contro un albero..non vedi come è scivolosa la strada?Ad ogni curva le ruote fanno un rumore terribile”
    “Manca veramente poco..si dovrebbe iniziare a vedere il viale ..e in fondo il cancello”
    “Sarà..ma io vedo solo secchiate d’acqua..e pensare che a Torino c’era il sole!”
    L’auto inchiodò bruscamente facendo slittare per qualche metro le gomme.
    “Ehi!Ma sei impazzito a frenare in questo modo?? Stavo volando fuori dal finestrino!”
    “E’ che..guarda!Ma è un cavallo..stavamo per travolgerlo..”
    “E c’è una donna, lì, sulla strada..in mezzo al fango!”


    L’uomo si rialzò, inebetito, passandosi una mano sugli occhi…Ora che tutto era finito però , invece di sentirsi più rincuorato, provava l’impressione di avere un macigno sul cuore..
    Eppure era stata l’unica soluzione!Ci aveva pensato più e più volte, in quei lunghi giorni…era stato costretto..sì, obbligato a quel passo..sgualdrina!Come si era permessa..un ricatto..solo uno sporco ricatto..e neppure tanto velato!Un banale e scontato ricatto..
    Si era illusa , stupidamente, di poter sfruttare la situazione a suo vantaggio..Aveva fatto molto male i suoi conti,però!E lui era stato al gioco..
    Lanciò uno sguardo dietro di sé, verso la macchia di felci che contornava la radura: mentre lottava con la ragazza gli era sembrato di sentire un rumore, alle sue spalle..Doveva essere stato qualche animale..forse..


    “Mi stai facendo impazzire Domitilla!”
    “Davvero?”
    “Sono giorni..anzi, settimane..da quando ci siamo ritrovati qui a Torino che giochi con me, un po’ come un gatto con il topo!”
    “Adesso esageri, Riccardo”
    “E perché mai?Tu hai capito i miei sentimenti, te ne ho parlato...non vedo quindi perché dovrei nasconderli!”
    “Ti ho spiegato che per il momento..insomma..Io non sono libera di prendere una qualsiasi decisione,caro”
    “E allora?Vuoi che vada a parlare con tuo fratello?O a tua nonna?”
    “Per carità!”
    “Perché?Cosa avrebbero da obiettare?Il mio è un nome onorato..la mia famiglia ha terre, proprietà..sono in grado di mantenere una moglie,trattandola come una regina!”
    “Non ne dubito..ma la situazione è tale che..”
    “Domitilla!L’unica cosa importante…mi ami davvero?”
    “Riccardo..certo che ti amo”
    “E allora?Non ha proprio senso aspettare..”
    “Io non vedo cosa ci sia di male, invece..e poi, scusa, perchè non migliorare nel frattempo la tua situazione economica?Così mia nonna non potrebbe obiettare alcunchè..lo sai qual è il problema di fondo…”
    Domitilla alzò gli occhi verso l’uomo che, impaziente, si appoggiava alla spalliera del divanetto
    “E poi, proprio tu mi hai detto che hai ricevuto una così buona offerta dai soci di tuo cognato..in fondo..sarebbero pochi mesi..al più tardi un anno…Io ti aspetterei..”
    “Giuralo!”
    “Adesso..”
    “Giurami che mi aspetterai, qualunque cosa accada..Perchè io non voglio perderti, Domitilla, hai capito?E non cercare di ingannarmi, non potrei sopportarlo da te”


    “Ehi!ma si può sapere dove stai correndo?Gesù..hai visto per caso un fantasma?Sei bianco come un lenzuolo..Giovanni, sto parlando a te !Che ti succede?”
    Agnese…perché era lì?Perchè gli era venuta dietro..Dio..Giovanni si voltò di scatto verso la radura…quell’uomo..adesso sembrava essersi voltato verso di loro..l’orrore lo travolse!Se si fosse accorto..bastava un attimo, un nulla…doveva proteggerla..lei non sapeva, non c’entrava nulla..doveva scappare, fuggire..portarla lontano..prima..prima che..Oh, Signore!.e febbrilmente decise: l’afferrò per le braccia e iniziò a trascinarla via ..
    “Smettila, mi fai male così!Sei improvvisamente impazzito?”
    “Non urlare, ti prego e seguimi!”
    “Io non ho alcuna intenzione di obbedirti!Cosa è successo, perché stai scappando?Insomma, non scutere la testa..e dove sono quei due?Perchè sei andato all’appuntamento vero?Pensavi me ne fossi scordata?Insomma, dì qualcosa!”
    “Oh, Agnese..ti prego..non dire nulla..vieni via , presto…corriamo verso casa..e non voltarti indietro.ti scongiuro, .per nulla al mondo..!”
    E riprese a correre, disperatamente, trascinandola tra la sterpaglia..

    Eleonora sospirò richiudendo la porta della sua stanza, dopo aver rimandato la cameriera che voleva prepararle la stanza per la notte: come poteva anche solo pensare di riposare?Era così preoccupata e quel senso di angoscia e di disgrazia incombente che l’aveva asssalita al mattino sembrava non aver termine…
    Per primo la sparizione di Vittoria..dove poteva essere andata, buon Dio?Aveva chiesto a tutti…alle cameriere, ai giardinieri..al personale delle stalle ..Sua sorella sembrava volatilizzata dal pomeriggio..e ormai era buio pesto!Inoltre il vento si era levato..sembrava si preparasse una bufera..
    E poi..uscita a cavallo..e se l’animale l’avesse disarcionata?Poteva essere ferita, impossibilitata a ritornare..sola....più ci pensava più aumentava la pena..Aveva mandato i servitori a cercarla, fino oltre il parco..e anche in paese, dai vicini..si torse le mani..almeno ci fosse stato Fabrizio!Lui avrebbe saputo cosa fare..lei si sentiva solo impotente..completamente!E alla cena , poi?Attorno al tavolo..come si erano comportati curiosamente anche Agnese e Giovanni..lui così serio..e pallido, da far paura..e Agnese..sembrava ammutolita anch’essa..e, Eleonora ne era quasi certa, non era per l’angustia di non sapere nulla di Vittoria…doveva esser successo altro, di sicuro.


     
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    “Giovanni di Robilant ..se non mi racconti cosa ti è successo là nella radura, giuro che non ti parlerò mai più!”
    “Non c’è nulla da raccontare..davvero”
    “Non ti credo”
    “Fai malissimo, perché è la verità”
    “Tu le bugie non sai proprio raccontarle, sai?Sei proprio come il mio papà..mamma riusciva sempre ad accorgersene se lui tentava di raccontarle una fola..come stai facendo adesso tu!”
    “Io non sto mentendo..perchè dovrei, poi?”
    “Già, appunto..non c’è una ragione..a meno che..”
    Agnese gli si pose innanzi, le mani sui fianchi, battagliera
    “Pensi forse che io sia solo una bambina, pronta a confidare a chiunque un segreto?Ti sbagli di grosso, caro mio!Puoi fidarti di me..Non racconterei nulla a nessuno..”
    “Continuo a pensare che non ci sia proprio nulla da dire”
    “Sei solo un bugiardo, Giovanni!perchè devi mentire?Non ti capisco..e ti odio, ecco, ti odio!”


    . Sconvolto l’ordine delle cose
    anch’io mi rannicchierò
    in una conchiglia…
    e rimarrò lì, sulla battigia…
    dove solo le onde della mia anima
    mi potranno accarezzare
    …perché la vita mi scorre accanto
    come indecifrabili labirinti di vento
    che seguo…
    ad occhi chiusi
    ascoltando solo il suono del mio cuore…
    per non scivolare….



    “Contessa..contessa!”
    Un bussare frenetico alla porta la distolse dai suoi pensieri..e il senso d’angoscia che l’aveva oppressa per tutta la giornata tornò improvvisamente a travolgerla..Vittoria!Doveva essere successa una disgrazia a Vittoria, certamente..oh, Signore benedetto..ti prego..non potrei sopportarlo..
    “Che accade?”
    “Signora..ci sono sotto alcuni contadini..dicono che è urgente..io non volevo venire a disturbarla…ma..”
    “Non preoccuparti, Susanna..hai fatto benisssimo.Dì loro di pazientare un momento; il tempo di infilarmi una vestaglia e scendo”

    Nel buio della notte le torce resinose lanciavano bagliori sanguinosi , illuminando a malapena la scena..
    “Ebbene?”
    Un uomo si fece avanti,staccandosi dal gruppo; impacciato, rigirava tra le dita la falda di un vecchio cappello di panno, cercando di farsi coraggio..Si capiva che non era certo uso a parlare in pubblico..
    “Dovete scusarci padrona..è per il fattore della Prunella,signora contessa!”
    Eleonora rabbrividì mentre una folata di vento gelido si infilava tra le colonnine dello scalone, soffiando contro gli stipiti delle porte, in alto, e portando con sé l’odore bagnato della pioggia…
    Si strinse meglio nello scialle e li scrutò, uno ad uno: dovevano essere una ventina, male in arnese la maggior parte..contadini, affittuari..gente abituata a lavorare nei campi, cotti dal sole, uomini di poche parole..e, si vedeva bene, molto nervosi..
    “Parlate..e spiegatevi bene; cosa è successo al fattore?E perché siete venuti fin qui?”
    “Avevamo pensato di chiedere l’aiuto del conte”
    “Mi spiace,ma mio marito non c’è..è fuori, in viaggio..però, se avete bisogno..potete dire a me, comunque!”
    “Padrona..è che..insomma..quel pover uomo non trova più sua figlia!”
    “Non capisco”
    “E’ che non le è mai successo di mancare da casa per così tanto tempo…”
    “Non potreste spiegarvi meglio?”
    “Hai sentito?”
    “E allora?”
    “Cosa è successo in quella radura, Giovanni?Perchè non vuoi dirmelo?”
    Giovanni si sporse tra le colonnine, senza risponderle;cupo, una ruga in fronte, sembrava quasi non voler perdere una parola del dialogo tra la sorella e i fittabili che si svolgeva nel grande atrio..
    Folate improvvise di vento, dispettose, si insinuavano tra le pieghe degli arazzi che decoravano le pareti dello scalone..un vento che proveniva da oriente, dalle rive del lago… che alzava la polvere del cortile e la trascinava con sè.. un vento freddo , cattivo, che non guardava in faccia a nessuno e soffiava, gelido..come in inverno…
    Agnese rabbrividì e allungò una mano verso Giovanni


    “ Deve esserle successo qualcosa”
    “Magari si è persa”
    “O è caduta nel lago”
    “E se l’avessero portata via?Magari qualche forestiero..”
    “Così non si risolve proprio nulla…vi prego!Ascoltatemi tutti!Vista la situazione è il caso di cercarla in tutta la tenuta..Susanna, vai a chiamare tutta la servitù ; organizziamo una battuta , insieme a questa brava gente..”

    “E’ morta, vero?”
    La voce di Agnese era ormai un bisbiglio, quasi impercettibile..
    Giovanni trasalì ma non si voltò; al contrario si aggrappò ancora più strettamente alla balaustra, come se avesse paura di allontanarsi da lì …
    “Giovanni..ti prego..se sai qualcosa di questa brutta storia..ti prego…scendi le scale..e diglielo a quella brava gente..Giovanni!Mi senti?”
    No..Giovanni non sentiva..ma sembrava scrutare , gli occhi sbarrati, affascinato, le luci, le facce…perché era tutto un sogno..sì..solo un sogno..o un incubo?

    Intanto in cucina la cuoca imprecava in dialetto, mentre , nel caos che si era creato nel grande locale fumoso, cercava di preparare velocemente qualcosa di caldo per i soccorritori; almeno una tazza di brodo..perchè faceva così freddo, là fuori!
    “Disgrazie!Solo disgrazie..Lo sapevo che quella gente può solo suscitar problemi e attribuirne la colpa agli altri!Non trova più una figlia, eh?Come se non si sapesse..uhm…boccaccia mia!I propri interessi però li sa fare molto bene, no?”
    “Caterina, ma che dici?”
    “Dico, cara mia che il fattore della Prunella può solo incolpar se stesso se si ritrova problemi in casa..Poca libertà e più controllo!Ecco cosa ci voleva, con tutte quelle donne!Ma già..cosa poteva fare lui..sempre nei campi..come se non lo sapessero tutti, cosa succedeva invece in quella casa..tra quelle mura!”
    “Cosa sapevano?Cosa, Caterina?”
    “Eh, lo so ben io..ma adesso son tutte santarelline, no?Anche l’Assuntina, quella specie di madonna infilzata, con tutte le sue moine e gli occhi bassi..per lo meno quando non le passava un paio di pantaloni davanti!Tutte così le figlie del Prunella..pronte a vendersi per un tocco di pane!”
    “Gesù, Caterina!Ma tu straparli!”
    “Vabbè..io straparlerò, come dici tu..però lascia che ti dica una cosa..e poi non dire che non vi avevo avvertiti !Qui a Rivombrosa le disgrazie, quando iniziano non vengono mai da sole..”


    La macchina affrontò il viale di ghiaia,tra scrosci d’acqua e folate di vento, mentre le ruote slittavano sul terreno, imbevuto d’acqua, e ormai trasformato in fango ; il guidatore con difficoltà riuscì a sterzare alla prima curva , per cercare di ridurre la velocità.
    Il pericolo era dietro l’angolo, pressante: bastava poco per uscire fuori strada in quelle condizioni e scivolare lungo la scarpata, nel bosco…
    Come Dio volle, finalmente il terrapieno venne raggiunto, il vecchio cancello superato; la macchina si inerpicava ora lungo il passaggio , dal grande prato verde che aveva visto i giochi di Emilia e di Martino, fino al terrazzo su cui si ergeva il castello, lì dove una volta si era fermata la carrozza di Lucrezia ..
    E la luce gialla dei fari illuminò così improvvisamente la piccola folla che , ai piedi dello scalone, si era radunata, pronta a iniziare la ricerca: tutti si volsero stupiti così verso chi stava arrivando, in mezzo alla tempesta..


    “Siate sincero, dottore, vi prego….guarirà?”
    Eleonora scrutò angosciata il volto pallidissimo di Vittoria, mentre il vecchio dottore riponeva con cura lo stetoscopio nella sua borsa di cuoio.
    “Non posso negarvi la gravità del suo stato, contessa; la febbre è molto alta e sospetto un interessamento polmonare..ma è giovane, la fibra è forte..”
    “E’ tutto così assurdo”
    Eleonora chiuse gli occhi ….Vittoria! ..con la testa posata sulla spalla di quel gentiluomo..svenuta..la gonna di velluto verde fradicia e incrostata di fango,gli stivali da cavallerizza pieni d’acqua, ..e i capelli!le ricadevano sul volto,disordinatamente..Per un attimo le era sembrata morta…aveva sceso gli ultimi gradini singhiozzando, incurante delle parole rassicuranti di Fabrizio..oh, Vittoria!
    “Non preoccuparti, cara..vedrai se la caverà, non temere”
    Era la voce di Fabrizio, questa..ed Eleonora iniziò a piangere, silenziosamente, lasciandosi circondare dalle sue forti braccia.

     
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    “Spero non riteniate la mia visita inopportuna, conte”
    L’uomo strinse la mano che Fabrizio tendeva con garbo, sorridendo appena
    “Per carità…in fondo me l’aspettavo…è che ..credo l’avrete di certo saputo..siamo tutti un po’ preoccupati, per mia cognata. Sta molto male”
    “Spero che la signorina possa riprendersi velocemente”
    “E’ quanto ci auguriamo”
    “Bene..devo farvi davvero i miei complimenti, conte Ristori ; questa casa è splendida!”
    “I miei antenati avevano gusti squisiti..e anche le possibilità e i mezzi ..”
    “Certamente, concordo con voi..i tempi sono cambiati!Oggi non sarebbe possibile costruire e mantenere un simile fabbricato”
    Fabrizio aprì e tese verso l’ospite la scatola di sigari: l’aroma del tabacco si diffuse nella stanza
    “Volete?Sono perfetti ..”
    L’uomo accettò con un cenno del capo e si portò il sigaro alla bocca; lo accese, con lentezza e ne aspirò alcune boccate..
    Tra i due uomini calò per qualche attimo il silenzio..
    Fabrizio sospirò e si protese infine verso lo sconosciuto
    “Sentite..brigadiere..voi non siete certo venuto fin qui per farmi i complimenti per la dimora o per apprezzare i miei sigari cubani..Vogliamo arrivare al dunque?”
    Gli occhi dell’uomo ridevano ora, ironici
    “Penso siate a conoscenza di quanto avvenuto qualche giorno fa , nelle vostre terre”
    “Certamente, anche se ..dovete scusarmi, ma non ..”
    L’uomo riprese, come se non avesse sentito l’interruzione
    “Una delle figlie del fattore della Prunella,conte, di uno dei vostri affittuari , un certo Aristide Agnesina...lo conoscete?.uccisa..assassinata con particolare ferocia…con dieci pugnalate..quasi tutte mortali, come ha del resto ben specificato il medico nel suo referto..e tutto questo ai limiti della vostra proprietà, verso il torrente, in una zona del parco che , correggetemi se sbaglio, gli abitanti chiamano le Cascatelle..”
    Fabrizio inavvertitamente alzò il tono della voce, quasi sulla difensiva
    “Scusate..ma volevo solo precisare, brigadiere, che non conosco..non conoscevo, vista la situazione, né la donna né suo padre..Vi sembrerà strano che io non conosca i miei lavoratori..Ma vi ricordo che solo da pochi anni sono ritornato ad occuparmi delle terre dei miei, visto la mia permanenza all’estero per molto tempo..E inoltre, vorrei anche correggervi: questa non è più casa mia!Terre e proprietà sono di mia moglie..”
    “Certo..certo..signor conte. Lo so perfettamente..E non mi stupisco che diciate ciò.”
    “E allora?Cosa posso fare per voi?”
    “Un fatto delittuoso ..non vi preoccupa sia accaduto così vicino a voi?”
    “Diamine..certamente!Ma non è la prima volta e temo non sarà l’ultima..fatti simili ahimè si possono verificare in ogni luogo.”
    “Sono d’accordo con voi, signor conte..e proprio per questo è importante arrestare il colpevole..prima che il fatto si verifichi nuovamente”
    “Non penserete..”
    “Oh, no..non credo che tra i boschi di Rivombrosa si nasconda un maniaco, pronto a sgozzare giovani donne ..probabilmente il delitto è stato causato da una necessità impellente..”
    “Non capisco”
    “Generalmente quando si verifica un fatto di questo tipo basta cercare vicino, signor conte; un marito geloso..un amante respinto..oppure… un ricatto..”
    “Un ricatto?”
    L’uomo si chinò verso Fabrizio
    “Assunta Agnesina era gravida..al terzo mese almeno ..e non vi è un marito ..quindi!Inoltre ,sembra che ultimamente si accompagnasse con un uomo ben preciso..Un fidanzato?Il padre non ne sapeva nulla..Eppure lei parlava di matrimonio, con le amiche..con le sorelle..almeno, lei ne era sicura..insomma..deduco che volesse in qualche modo costringere il responsabile .Deve avere insistito troppo..”
    “Ah..”
    “Vedete, conte…-la voce del brigadiere si fece più roca, quasi insinuante- Assunta Agnesina non era una stupida..sapeva che stava giocando con il fuoco..e che poteva succederle anche qualcosa di brutto, vista la situazione..In previsione ha lasciato un biglietto, ad una delle sorelle..ed è per questo che sono qui!”

    “Ma ti rendi conto?”
    “In che senso?”
    “Oh, Emanuele..quel tanghero di poliziotto sospetta uno di noi!Sembra che in questo scritto vi sia una precisa indicazione che coinvolga chi risiede nel palazzo!”
    “Bubbole…figurati..avrai equivocato!A meno che...beh..hai qualche scheletro nell’armadio, Fabrizio?”
    “Per carità!Non ti ci mettere anche tu, ora!Credi che passi il mio tempo a sedurre contadinotte?”
    “Hai perso il senso del ridicolo, mio caro..in fondo cosa ci sarebbe di così scandaloso?Era prassi normale quasi un secolo fa!E scommetto che qualche tuo antenato si è dato molto da fare..anche i miei del resto..”
    “Emanuele piantala di scherzare. Non è il caso”
    “E va bene…comunque tu un alibi ce l’hai, no?Eravamo a Torino..e anche tuo cognato Riccardo..in questo momento deve avere altro per la testa!”
    “Ma tu non vuoi capire!Secondo lui potremmo aver pagato qualcuno per eliminarla…”
    “Addirittura..E poi, scusa..eliminare che?Come se non vi fossero figli bastardi sparsi dappertutto…”
    “Intanto mi ha chiesto il permesso di investigare qui al castello”
    “E tu lascia che chieda, si informi!Un atteggiamento d’altro tipo, susciterebbe di sicuro in lui sospetti, farebbe supporre che tu abbia qualcosa da nascondere..Vedrai, non troverà nulla..e se ne andrà, con la coda tra le gambe..”
    “Io sono preoccupato”
    “E fai malissimo…piuttosto, goditi questo posto..Non mi avevi detto che fosse così bello e rilassante!Da quando sono tra queste mura mi sembra di vivere in una specie di sogno…”
    “Basta che non si trasformi in incubo!”
    “Fabrizio..te l’ho mai detto che a volte ti comporti come un terribile menagramo,??”


     
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    Eleonora non riusciva a staccare lo sguardo dal volto della sorella; Vittoria nell’incoscienza si lamentava..un gemito sottile…così triste..chissà in quale mondo lontano era sprofondata!Non poter fare nulla, se non bagnarle la fronte, per cercare di abbassare la febbre che la divorava o cercare di bagnare le labbra riarse.. poche gocce d’acqua..
    Eleonora si sentiva impotente mentre riviveva dentro di sé quei terribili giorni in cui si era vista scivolarle via dalle mani l’amata madre..
    Chiuse gli occhi , stringendo i braccioli della poltroncina.. oh, mamma!Ti prego..non portarmi via Vittoria..lei..ti assomiglia tanto..e quando la guardo, è come se ti vedessi ancora vicino a me..non lasciarla andare via..con te..

    Il verde dell’edera e il rossicicio dorato dei pampini della vite americana , lassù sulla volta, parevano intarsiati l’uno sui contorni dell’altra, in un gioco mutevole di luce e di ombra.
    Nel groviglio di rami e di foglie il fascio di luce che proveniva dai finestroni della serra, riflesso di un pallido sole che si era fatto largo a fatica tra le nuvole, sembrava stendere un velo trasparente sugli alberi, le piante , gli arbusti....ultima sentinella di un sole autunnale che ormai inclinava verso il brusco inverno..
    Fuori, le foglie degli alberi imperlate di brina , sembravano brillare di luce propria..fantastici diamanti della natura…
    “Hai mai letto I pirati della Malesia?”
    “No..”
    “La prima volta che sono entrata qui, ho pensato che così deve essere la giungla..un groviglio di liane impazzite..e nell’ombra i ventagli verdi delle foglie di una pianta esotica o il brillare purpureo delle grandi orchidee selvagge..”
    Agnese alzò lo sguardo verso l’alto, lì dove si incontravano gli ultimi rami
    “La mia mamma parlava a volte di questo locale come di un luogo fantastico e delizioso…”
    “Agnese..”
    “Dimmi, caro”
    “Io..vorrei spiegarti... perché non ho potuto...”
    “No..taci, Giovanni..non voglio più sapere ..se ti sei comportato in questo modo avrai avuto le tue buone ragioni”
    “Io non volevo coinvolgerti”
    E il ragazzo restò così, in contemplazione silenziosa di un giallo ananasso , dalle foglie spinose a rosetta, simile a un gigantesco fiore , che sbucava tra il verde cupo e folto..


    “Sono preocccupato, signora contessa;la febbre persiste alta e il polso è agitato”
    Eleonora si riscosse, gli occhi arrossati dalle notti mal dormite al capezzale di Vittoria
    “Questa mattina si è lamentata più volte..ma non ha mai ripreso conoscenza veramente..e respira a fatica”
    “Finchè la febbre non accenna a scendere siamo impotenti : proviamo con le spugnature e il ghiaccio…”
    “E se non dovesse calare?”
    “Non dovete perdere la speranza, contessa!”
    “La speranza…”
    Eleonora restò come spossata, le spalle contro la porta della stanza..la speranza!Restava davvero solo quella?Deglutì a vuoto, mentre l’anziano medico, dopo un’ultima raccomandazione, si allontanava con discrezione…
    Restò annichilita, la mano posata sulla maniglia, persa ….perchè, Vittoria?Perchè vuoi morire?Resisti, ti prego..hai tutta una vita davanti…non può finire in questo modo..non è giusto..
    Aprì la porta, lentamente, accecata dalle lacrime che le scorrevano sul volto…Vittoria…non ne vale la pena, sorella mia!No..non ne vale la pena..
    Nella penombra a malapena riusciva ad intravvedere il letto su cui giaceva la malata… le tende di velluto schermavano gli ultimi raggi del sole morente; era sera ormai..
    Sbattè le palpebre mentre le lacrime velavano il suo sguardo ..…..che strano..non doveva esserci nessuno nella stanza: non la cameriera, che stanca per la lunga veglia , si era ritirata da un pezzo..eppure…Eleonora ebbe improvvisamente la sensazione di non essere sola in quel momento…un’ombra lieve....un ‘ombra femminile, dai delicati contorni..ferma contro il vetro della finestra..una mano sul bracciale della tenda..una donna!Chi era quella sconosciuta che le voltava ora le spalle, intenta a guardar fuori, verso il cortile ?
    Fece per parlare..chiedere chi fosse..curioso!le parole sembravano fermarsi in gola..e lì morire…


    “Tu sai chi è stato..è per questo..tu hai visto”
    La voce di Agnese era diventata un sussurro
    “No, non so chi sia”
    “Non è vero…”
    Gli posò una mano sul braccio
    “Perché non vuoi dirlo?Tu non devi difendere nessuno..un fatto così orribile..hai paura, forse?Paura che lui..”
    “No!”
    Giovanni balzò in piedi..gocce di sudore gli imperlavano la fronte..
    “Non devi aver paura , Giovanni..non devi aver paura della verità!”


    “Ho saputo che parti”
    Domitilla sciolse lentamente il nastro del cappellino
    “Si, questo pomeriggio..mia sorella Vittoria..sta malissimo!E mio cognato ha inviato un telegramma per avvisarmi…. devo rientrare”
    “Mi spiace..comunque sono venuta anche io a salutarti..devo assentarmi da Torino,ma solo per qualche giorno: mio fratello si sposa.”
    “Non sapevo fosse fidanzato..”
    “Oh..è stato organizzato tutto molto in fretta..lei è la figlia di un industriale di Milano..”
    “Tua nonna ne sarà felice”
    “Già”
    Riccardo la guardò affascinato sistemarsi con impazienza, davanti alla specchiera, alcune ciocche scompigliate …
    “Domitilla..”
    “Uhm..”
    Distolse lo sguardo , mentre il desiderio di lei si faceva sempre più acuto
    “Perché non ne approfittiamo?insomma..per comunicare le nostre intenzioni..che ne dici?Potrebbe essere una buona occasione, no?”
    “Ti ho spiegato…più e più volte!Anche in queste condizioni sarebbe un no..ne sono sicura”
    “E’ solo perché non mi ami..altrimenti..”
    “Invece ti amo..e se vuoi te lo dimostro!”
    A Riccardo si mozzò il fiato: ora Domitilla era davanti a lui..una luce particolare nello sguardo..
    “Stai scherzando”
    “Io non scherzo mai...e tu mi piaci Riccardo…mi sei piaciuto, dalla prima volta che ti ho visto…e tutto questo non mi lascia molte alternative, no?”
    E con una studiata lentezza iniziò ad accarezzargli il volto. A far scivolare le dita lunghe ed affusolate sulle sue palpebre..mani eleganti e cariche di anelli che lui afferrò e portò alle labbra…..


    Il silenzio era palpabile nella stanza..irreale..tutto era così..mio Dio!
    Eleonora si portò una mano sulla bocca:la donna ora si era voltata e la guardava..uno sguardo così triste e dispiaciuto..come se non ci fosse …
    Senza sapere come, avanzò verso l’apparizione…sembrava diventare sempre più nitida ora..una giovane donna.. l’andrienne drappeggiata sul corpo sinuoso ..i capelli raccolti e rialzati sulla nuca, un ovale purissimo…e quegli occhi..bellissimi.. di una sfumatura verde smeraldo…..
    “Aiutami..ti prego”
    Era una follia, solo una follia..se ne rendeva conto..eppure..
    “Tu puoi aiutarmi, io lo so..è mia sorella!Anche tu..anche tu ne avevi una..e non l’avresti mai lasciata andare via così..senza lottare…fino all’ultimo ..vero?”
    E allungò una mano, verso l’apparizione..verso quell’immagine sottile che si confondeva ormai con le ultime luci del tramonto..
    Ebbe la sensazione di sentirsi avvolta da un’onda di calore…da un senso di pace profondo..
    Singhiozzò, scivolando lentamente sul tappeto prezioso , a capo del letto, stringendo a sé il plaid che le copriva le gambe….
    E così la trovò Riccardo che si era precipitato a Rivombrosa, dopo qualche ora..


    “Io non ho paura di parlare!”
    “E allora?Cosa ti frena?”
    “E’ che..io non sono sicuro..non voglio coinvolgere un innocente”
    “Allora non l’hai visto bene!”
    “Si..no..non lo so..io ero lontano.”
    Giovanni si passò una mano sugli occhi..e quella scena..terribile!che lo stava perseguitando da qualche giorno..eccola, davanti a lui..
    Agnese gli posò una mano sulla spalla
    “Noi non possiamo sapere come e perché chiunque sia stato abbia deciso di giungere a tanto; magari non e' tutta colpa sua..”
    “Sei matta?Giustificheresti forse un assassinio?”
    “Doveva essere alla disperazione..ed ora è ancora più solo..è un uomo, vero?”
    “Si, lo è”
    Agnese sospirò e poi guardò Giovanni
    “Tu sai chi è stato; non avresti detto così, altrimenti..oh, Giovanni!Io non ti tradirei mai, lo sai”
    Giovanni abbassò la testa e si sedette sul cordolo di una siepe, chinando il capo; Agnese gli si inginocchiò davanti…e poi lo abbracciò, all’improvviso..
    Fu troppo per lui: l’ansia, il terrore, l’angoscia che l'avevano oppresso come una cappa in quei giorni , si scontrarono con un senso di inadeguatezza profondo che le parole di Agnese aveva solo acuito..e scoppiò in un pianto liberatorio , contro il suo petto.
    Domitilla lasciò scivolare per terra la sciarpa e si guardò curiosamente nella specchiera che sovrastava l’antico caminetto...Questa le rimandò l’immagine di una giovane donna che la scrutava a sua volta..
    “Ebbene, Domitilla del R*..sei contenta adesso?Ora è che tuo, per sempre..rispondimi!Ne valeva la pena?Averlo illuso così?Avergli fatto credere di essere innamorata..perchè lo hai fatto, ma cheriè?A te non importa nulla ..nè di lui..nè di altri..sei solo un essere indegno, Domitilla..e lo sai!”
    E con un gesto di rabbia scagliò contro la lucida lastra il primo oggetto che le capitò tra le mani, un pesante calamaio di cristallo….
    Il vetro si frantumò in mille pezzi, mentre i suoi occhi si velavano di lacrime…

    “Sono solo un codardo, Agnese”
    “Stai dicendo qualcosa di terribilmente stupido!Tutti possono avere paura..è umano”
    “Non è vero..perchè tu..io sono sicuro tu non hai mai ..”
    “Io?Cosa credi?Che io non abbia mai avuto paura?Tu ed io…ognuno di noi ha provato cosa sia avere timore..perchè,ti sembra normale questo mondo?A me fa paura ogni giorno di più..non hai la sensazione che possa capitarci improvvisamente qualcosa di brutto? Non hai un desiderio di chiuderti, di difendersi, di non pensare, di non lasciarti invadere da tutto quello che viene da fuori? Io per anni ho avuto una paura terribile, Giovanni..e rimanere soli è la cosa peggiore..”
    Agnese sospirò, ricordando quella mattina, quando aveva compreso che né la madre e tantomeno il padre avrebbero riaperto la porta di casa; si era sentita morire e tutto era diventato più cupo attorno a lei..perchè era ormai solo una bimba senza la sua mamma..
    “Tu sei un uomo ormai Giovanni..un uomo che sa ragionare con il cuore e con la testa”
    Gli prese una mano e se la portò sul volto…
    “Io ti voglio bene Giovanni..così come sei..perchè tu non sei un vile,davvero!Lo troverai il coraggio di denunciarlo..io so che lo farai”
    “Agnese..”
    “Ti ricordi del conte?Pensi che non abbia avuto paura anche lui?Quando si è trovato solo..senza la sua Elisa..quando nella prigione ha avuto tra le mani la prova che lei non c’era più..non pensi si sia sentito solo e disperato?Eppure..”
    “Io non sono come lui”
    “Non è vero!Ed io ne sono certa…Fabrizio ha ritrovato il suo coraggio, Giovanni!Anche quando tutto gli è stato contro: il cognato, gli amici..la donna un tempo amata!Eppure ha vinto,..e tu puoi farcela, Giovanni..come lui”
    Giovanni le si inginocchiò davanti..e capì improvvisamente che non avrebbe mai potuto deluderla..
    “Va bene..farò come vuoi tu”
    “Non te ne pentirai..”
    Giovanni le sorrise e la guardò fisso negli occhi
    “Pentirmi?Oh, Agnese..cara..sai?di una cosa non mi pentirò davvero mai..di volerti terribilmente bene”

    L’uomo si rialzò, pallido ..e iniziò a scivolare contro il muro, silenziosamente..Non sapeva se ringraziare o no il destino ed una stringa slacciata..perchè senza di quella non si sarebbe certo fermato e ascoltato la conversazione ....Ed ora vi era un’unica soluzione..e doveva agire in fretta..


    Vittoria, avviluppata da una serie di coperte di lana e plaid, tentò di rialzarsi a fatica dalla chaise-longue su cui l’avevano sistemata le cameriere; si sentiva stanchissima..ogni minimo sforzo aveva il potere di mozzarle il poco fiato rimasto..
    Secondo il medico era stato un miracolo..eppure lentamente, ma inesorabilmente la febbre era scesa, abbandonandola del tutto..c’erano voluti giorni..settimane..ma era viva..viva?Ricacciò indietro le lacrime..viva!Per quale ragione..Dio..perchè mi hai fatto vivere, comunque?Il mio cuore sanguina..e il ricordo..un onda di dolore sembrò sommergerla…meglio morire..si, sarebbe stato meglio morire..che saperlo..
    “Vedo che finalmente avete abbandonato le vostra stanza..me ne rallegro, Vittoria..posso chiamarvi così?Non vi disturbo?”
    L’immagine di un uomo si fece strada tra il velo di lacrime che le si stendeva sullo sguardo..oh..doveva essere l’amico di Fabrizio..e arrossì penosamente, al ricordo..era lui che l’aveva portata in braccio, fino alla stanza..ne ricordò improvvisamente il buon odore di tabacco e di colonia..
    “So che siete ancora stanca e provata..però forse scambiare qualche parola può essere di conforto!E’ una giornata bellissima, non trovate?E’ ormai inverno inoltrato ma quando spunta il sole..E poi questo posto è così bello!Sapete, me ne sono innamorato..come se fosse una bella donna!Certo, ora che vi vedo meglio, direi che anche voi contribuite alla bellezza del luogo”
    Un pallido sorriso le illuminò il volto..lo sguardo franco, ridente..la mascella volitiva..
    “Siete troppo gentile..”
    “Chiamatemi Emanuele, vi prego!Mi sembra di conoscervi da una vita..Fabrizio era preoccupatissimo, sapete?E vostra sorella..è di una bontà infinita!Pur presa da voi non mi ha certo fatto pesare nulla..una padrona di casa perfetta!Direi che Fabrizio ha vinto un terno al lotto, sposandola..”
    “Già”
    “Oh..bene..almeno vi ho fatto sorridere!Erano tutti preoccupati qui..anche la servitù!Sembrate tutti una grande famiglia..mi fossi ammalato io..molto probabilmente il cameriere ne avrebbe approfittato per scappare via con il mio portafoglio!Vedo che ho raggiunto l’ intento…almeno una risata sono riuscito a strapparvela, seppure a fatica..”
    “Io..devo ringraziarvi..”
    “E di cosa?Di avervi intravista in mezzo a quel diluvio?Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque, Vittoria..”
    Si appoggiò allo schienale della sedia e lanciò un’occhiata intorno..
    “Siete amico di Fabrizo..”
    L’aria iniziava a farsi frizzante; Vittoria cercò di sistemarsi meglio le coperte.
    “E anche compagno nella sua ultima impresa..Il mondo dei motori…affascinante!Ma ammetto anche di avere una discreta conoscenza del mondo brillante e mondano di Torino…Non ricordo però di avervi mai vista in società..e sono sicuro che non avrei potuto scordarvi facilmente...”
    “Sono nata a Torino ma ho passato una parte della mia esistenza all’estero..Sono tornata qualche mese fa da Parigi”
    “Parigi! Interessante.la ville lumière!Ah…certo, lasciare Parigi per rientrare..deve esservi costato alquanto...”
    “Sono tornata a casa…per sempre”
    Emanuele le prese improvvvisamente la mani: erano ghiacciate..Vittoria trasalì..
    “La propria casa è dove abbiamo gli affetti più cari..deduco che non abbiate lasciato nessuno lassù..altrimenti non ve ne sareste andata..Scusate..ma sapete?Ne sono contento…no..vi prego..non ritirate le vostre mani..permettetemi..sono così fredde!Permettetemi di scaldarle un poco tra le mie,Vittoria”


    “Credo che non sarà difficile coinvolgere Agnelli..quando si renderà conto che ne avrebbe solo un utile e non certo una perdita!”
    “Trovo queste trame molto rischiose..”
    “E perché mai?In fondo a Roma non aspettano altro”
    “Cosa dice Giolitti?”
    “Oh, cosa vuoi possa dire un politico!Soffia sul fuoco ma nel momento in cui ci esporremo negherà anche solo di conoscerci..”
    “Io però non capisco..perchè vuoi estromettere Ristori?Cosa ti ha fatto?E non rischierai così di compromettere il buon nome della società?”
    “Se è per questo..vedrai..ci sarà solo da guadagnare..e per tutti!Ristori…vuoi sapere perché..da dove venga questo accanimento nei suoi confronti..beh, a me personalmente nulla..ma ti sei dimenticato che la mia famiglia è imparentata con la migliore società romana…e a Roma c’è qualcuno che non ha scordato..vedi, anche Ristori ha fatto un errore!e pagherà per questo..pagherà”


    “Odio il ricamo!”
    Agnese lasciò cadere con stizza il fazzoletto di tela di lino, decorato sui bordi, e iniziò a succhiarsi il pollice
    “Ti sei punta?”
    Eleonora sorrise lievemente, mentre terminava di completare una timida violetta a punto croce; Agnese allungò lo sguardo, stizzita ma nel contempo ammirata davanti al piccolo capolavoro ricamato da Eleonora: un motivo floreale a cinque nodi si prolungava a forma di stelo, inframmezzato a tratti da semplici fiorellini.Ad una estremità si intravvedevano tre ramoscelli con tenere foglie ed un pappagallino giallo che occhieggiava tra il verde brillante
    “Già..decisamente il ricamo non fa per me!Tu sì che sei in gamba..ma come fai?”
    “Mi hanno insegnato le monache ..e anche la mia mamma”
    “Alla mia invece piaceva certo di più leggere..non l’ho mai vista prendere in mano un lavoro di cucito!Magari sono come lei , visto che preferisco un buon libro all’ago ..di gran lunga..”
    “Le signorine di buona famiglia ricamano, suonano il pianoforte, conoscono un po’ di francese..”

    Riprese in silenzio il ricamo, abbassò la testa sul lavoro
    “Agnese..”
    “Sì?”
    Esitava, dubbiosa…
    “E’ che..insomma..”
    La ragazzina la guardò incuriosita: Eleonora sembrava così impacciata…
    “Voglio raccontarti un fatto …incredibile, certo..ma..”
    Sembrò prendere infine coraggio
    “Solo tu puoi capirmi..lo so..ne sono certa”
    Mise da parte il ricamo
    “Io l’ho vista”
    “Chi?”
    “E’ stato la settimana scorsa..ero disperata!Vittoria non si riprendeva, ed io non sapevo più..insomma…Ho pregato il buon Dio..perchè non poteva portarmela via così..sarebbe stato ingiusto..e quando sono rientrata in camera, dopo la visita del dottore..Non sono folle..eppure io ne sono convinta..l’ho vista..c’era una donna nella sua stanza, ne sono certa..una donna incredibilmente bella..eterea…eppure..così reale.”
    “Elisa..”
    “Io..non so..somigliava moltissimo al ritratto che c’è in galleria.. quello con la figlia..”
    “Ti ha parlato?”
    “Oh..no..ma è come se lo avesse fatto, sai?Perchè mi sono sentita in pace..rassicurata..e ho compreso che Vittoria si sarebbe salvata..però..”
    “Che cosa è successo?Dimmi!”
    “Ecco..oh, Agnese.. era venuta a prendere Vittoria,ne sono certa, ma davanti al mio dolore..è come se avesse avuto pietà di me.. però era triste..tanto triste..non ha detto nulla…ma io ho compreso.. “
    “Eleonora…”
    “La mia pena è stata solo rinviata..tornerà, Agnese, tornerà..e mi chiederà di rinunciare….di rinunciare a qualcuno che mi è caro…e ne sono così angosciata!Sento il mio cuore farsi lentamente a brani..un dolore acuto..insopportabile..”
    “Ti sbagli..certamente!Elisa ..lei ci vuole così bene..e ci protegge!Come potrebbe mai..è assurdo!”
    “Certo, hai ragione, mia cara..continuo a ripetermelo…ma ho anche compreso, guardando il suo viso angosciato che a volte non può nulla contro il male, Agnese..solo pregare..e starci accanto..”

    “Non trovo Aymone..l’hai per caso visto, nonna?”
    L’anziana donna interruppe la conversazione con una coppia di amici e scosse la testa alla domanda di Domitilla..no, lo sposo sembrava proprio sparito; al termine della cerimonia , dopo essere arrivato nel salone per salutare gli invitati, si era eclissato, chissà dove..anche la sposa sembrava cercarlo da qualche minuto con lo sguardo..
    “Prova in biblioteca, Domitilla..lo sai come non sopporta la confusione!Magari ha voluto estraniarsi un momento”
    Domitilla si morsicò il labbro, per soffocare una risposta pungente.Le due donne si affrontarono per un attimo, incrociando gli sguardi…Lo sai nonna, vero?Lo sai benissimo perché Aymone ha dovuto per un attimo sparire..sarà da qualche parte a tormentarsi, pentito per essersi lasciato convincere da te, e di essersi così infilato in una situazione a dir poco orribile..disperato per non essere riuscito a rifiutarsi..come del resto non ne sarei capace io stessa..
    Cosa ci hai fatto, nonna..perchè sei stata così crudele con noi..solo per un titolo..per queste quattro mura rose dall’edera e dall’umidità?E tutto solo perchè la nostra famiglia non può certamente scomparire nel nulla, dopo tutti questi secoli..ma ne valeva la pena? Ne valeva veramente la pena di rovinare l’esistenza di tutti noi?Come hai fatto del resto con te stessa..
    Distolse lo sguardo e senza profferir parola lasciò il salone, alla ricerca del fratello……



    “Vittoria è una cara ragazza”
    Fabrizio guardò sorpreso l’amico
    “Effettivamente..”
    “Mi chiedo..”
    “Cosa?”
    “Che ne dici se la chiedessi in moglie?”
    “Sei improvvisamente impazzito?Tu?Il grande Emanuele di Bricherasio..l’uomo al quale non resiste nessuna donna in Torino..il brillante frequentatore di salotti!Con una ragazzetta appena uscita dal collegio..non è possibile!”
    “Che c’entra..”
    Emanuele sembrava a disagio sotto lo sguardo stupefatto di Fabrizio
    “Prima o poi dovrò pur mettere la testa a posto, no?Siete andati avanti a ripetermelo tu e tutti gli amici non so per quanto!Beh?Che ci sarebbe di male?Lei è così carina..”
    “Non ne dubito: è bella, educata, una signorina aristocratica e a modo..anche troppo!Non è la donna per te, Emanuele!”
    “Non ti capisco”
    “Tu hai sempre condotto una vita assai poco irreprensibile”
    “E allora?Perchè..tu cosa hai fatto?”
    “Non cambiare discorso, ora!”
    “Scusa..non mi sembra che tu ti sia comportatao poi così bene in questi anni..ed Eleonora,..”
    “Appunto..Vittoria non è Eleonora..lei ha capito, compreso..e sopportato!E’ una donna magnifica..ha perdonato..ed ha avuto comunque alle sue spalle una vita diversa..Vittoria è ingenua, sincera, non conosce le brutture di questo mondo..sarebbe impreparata a dividerle con te!E poi è troppo giovane!”
    “Insomma..io per te non sarei un marito adatto per una ragazza di buona famiglia!”
    “Non ho detto questo”
    “Scusa, Fabrizio ma da tutte le tue parole è quello che si intuisce..bell’amico!Hai proprio una grande stima di me..”
    “Non hai capito!”
    Ora Fabrizio era proprio esasperato
    “Come faccio a spiegarti...tu hai vissuto intensamente per tutti questi anni;lei non potrebbe comprenderti..e soprattutto siete su due mondi nettamente diversi!.”
    “Ti sei spiegato benissimo..non sono degno quindi di chiederne la mano, a seguire i tuoi ragionamenti..Per carità!Non discuto..magari avrai anche ragione..così sarei pericoloso per una giovinetta, eh?Ho sbagliato a chiederti un consiglio, Fabrizio!In fondo.non ho certo bisogno del tuo assenso..e neppure di quello di tua moglie..Vittoria è maggiorenne e può decidere, liberamente...tu non ne sei neppure il tutore, vero?E quindi vuol dire che rivolgerò la richiesta direttamente a lei..sarà Vittoria a decidere, non ti pare?E se devo ricevere un rifiuto..beh!almeno ci avrò provato..”

    “Sei ubriaco”
    “Certamente, sorellina..perchè?Hai qualcosa da obiettare?”
    Domitilla richiuse dietro di sé la porta e si appoggiò al battente..
    “Sei impazzito?Lascia giù quella bottiglia!”
    Aymone sorrise, sarcastico
    “E non me ne pento, sai?Era l’unica cosa intelligente da farsi,oggi.. non ti pare?”
    “Ubriaco fradicio!Incosciente..tua moglie ti sta cercando…e prima o poi .non puoi farti trovare in questo stato..cosa penserà di te?!”
    “Perché mai, sorella?Hai paura forse che non mi voglia più?Sarebbe un’ottima soluzione..”
    “Tu sei pazzo”
    “Mai stato così savio e lucido..io non la voglio”
    “Dovevi pensarci prima, Aymone..ora è troppo tardi”
    “Troppo tardi…troppo tardi!”
    Aymone iniziò a singhiozzare, la fronte china contro il marmo del caminetto..e il bicchiere che stringeva tra le mani rotolò sul tappeto persiano..

    “Non vi capisco”
    “Caro amico..suvvia!Siete troppo intelligente per non afferrare che una simile situazione vi porterebbe solo dei benefici!”
    “E a voi, cosa verrebbe in tasca?”
    “Beh..diciamo che si tratta solo di una scommessa”
    “Una scommessa?In queste transazioni finanziarie….parlare di scommessa, mi sembra una presa in giro! “
    “Via, Agnelli..avete abbastanza spregiudicatezza, talento, energia e denaro da riuscire nell’impresa, anche senza il mio modesto intervento”
    “Appunto…quindi vorrei vederci chiaro: e poi..secondo me avete fatto male i vostri conti..Ristori e gli altri sono dei nobili, proprio come voi, che state per tradirli..e hanno un mucchio di conoscenze a corte..conoscenze politiche!Cosa pensate ne dirà per esempio Giolitti?In fondo sono tutti amici suoi”
    “E cosa volete che possa interessare a quel vecchio politico…e proprio perché è un fine politico.non dirà nulla, ecco..e voi sarete libero di prendervi la Fiat in un boccone..ne diverrete l’unico proprietario ed azionista..che ne dite?”
    “Non sono convinto..perchè poi fate questo?”
    “Oh, ..io in fondo vi faccio solo un piccolo favore..a voi..e a me..”


    “Mia cara Eleonora!”
    “Maestro Toscanini..è passato così tanto tempo..ma vedo che non mi avete dimenticata”
    “E come si potrebbe mai dimenticare l’unica , sublime e perfetta interprete di tante opere?Quando ho saputo del vostro ritiro dalle scene, ho avuto un soprassalto..ditemi..ma non avete rimpianti?”
    “Caro maestro…e come potrei?”
    Eleonora rise e porse la mano guantata al direttore d’orchestra..il brusio della sala ..il grande lampadario di cristallo..quanto tempo!Era la prima volta che avrebbe assistito ad una prima ma questa volta da un palco e non dalle tavole di un proscenio…
    Fabrizio aveva così insistito!per una volta..e lei si era lasciata convincere a lasciare Rivombrosa per un breve soggiorno milanese..la prima di un’opera di Puccini alla Scala..
    “Già..so che adesso vi siete rinchiusa in campagna..e lasciate a noi poveri cittadini le brutture di questo mondo..”
    “Per carità!E cosa mi dite invece della Madama Butterfly?Sono curiosa di sentirla”
    “Una tragedia giapponese in due atti..Puccini ne è entusiasta”
    “Voi no?”
    “Mah!sapete..sono un po’ fatalista..e non mi piace vendere la pelle dell’orso prima di ucciderlo!”
    “Sarà di sicuro un successo..il Maestro è così bravo..”
    “Oh, se è per questo si è documentato minuziosamente su ogni particolare..Pensate!Come certamente ricorderete è un maniaco in questo senso ..Si è fatto persino descrivere usi e costumi giapponesi dalla moglie dell’ ambasciatore nipponico qui in Italia”
    “Il libretto è di Giacosa”
    “Fatto e disfatto centinaia di volte..e anche con Ricordi!Quante discussioni!”
    Nel retropalco intanto Fabrizio era intento ad un’animata discussione con vecchi amici
    “Ti dico che è incredibile ma Almerico è riuscito a portare a termine la costruzione”
    “Davvero incredibile!”
    “So che queste cose ti affascinano..e volevo scrivertelo..ha superato difficoltà tecniche, delusioni, impegni finanziari ingenti,scetticismi e problemi di tutti i tipi..ma alla fine il primo dirigibile italiano prenderà il volo, si pensa in primavera”
    “Il governo e lo stesso Ministero della Guerra non hanno fatto alcun passo concreto per appoggiare il progetto”
    “Solo la regina Margherita ne era entusiasta e ha sovvenzionato il lavoro del conte!”
    “So che Almerico voleva parlarvi per alcune migliorie da apportare al motore..”
    “Ne sarò felice: ditegli di scrivermi..oppure si potrebbe ritrovarsi ..è sempre a Schio?”
    “Abbarbicato alla sua tenuta!Un po’ come te del resto..”
    “Signori..signori!Un po’ di silenzio..inizia il primo atto!”

     
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    https://www.youtube.com/watch?v=1woH96ROG-c&feature=related

    Vittoria , pallida in volto , richiuse dietro di sé il battente del retropalco e si avviò verso le scale che conducevano al foyer, mentre le note dell’ultimo atto sembravano inseguirla da lontano..
    Si afferrò al passamano di corda e guardò giù, lungo la passatoia rossa ..bastava un piede in fallo..e sarebbe rotolata fino in fondo..immaginò la scena al rallentatore..e si vide contro la balaustra , ai piedi dello scalone..oh..
    “Vittoria!”
    Strinse convulsamente tra le mani la borsetta di corallo
    “Vittoria..mi giro e non vi trovo più seduta sulla vostra poltroncina..perchè questa decisione improvvisa?Non vi piace l’opera?Certo,concordo con voi, il soggetto è un po’ rischioso, ma trovo che la musica di Puccini sia sempre splendida..parla comunque al cuore.non trovate?”
    Emanuele..caro Emanuele..così gentile..amabile..salva per una seconda volta…un vero angelo custode..
    Le parole uscirono a fatica
    “La musica è affascinante..ma..”
    “Ma?”
    “Ecco..è tutto così triste, non trovate?”
    “Triste?”
    “Si”
    “Mia cara ragazza…non ci sono solo Pinkerton nel mondo..”
    Prese le mani di Vittoria tra le sue..come erano gelide!
    “Lo credete veramente?”
    “Vittoria….ne sono certo..nel mondo non vi sono solo uomini che illudono una donna ..ve ne sono invece tanti che amano per tutta una vita ..e aspettano un solo cenno..come quel principe giapponese..mia cara..posso chiedervi..? ”
    “Ditemi..”
    “Se io..se io vi facessi quella domanda….quella stessa …no, vi prego!Non girate il capo…perché sono giorni che tento di parlarvi da sola..così…Vittoria.. rispondereste come Cio cio san?O mi direste di sì?”


    “E’ orribile…ti prego, Vittoria, rifletti”
    “Non vedo perché dovrei cambiare idea”
    “Tu..non puoi..tu non devi rifare il mio stesso errore!”
    Eleonora si torse le mani, esasperata; Vittoria iniziò lentamente a togliersi il cappellino ..la specchierà le rimandò il gesto..ma era proprio lei quella donna così seria e pallida?Lei..come era cambiata in pochi mesi..solo pochi mesi, eppure sembravano anni..
    Eleonora la prese improvvisamente per le spalle e iniziò a scuoterla..vi era rabbia..ma anche tanto dolore nelle sue parole..
    “Cosa credi? Che non abbia vissuto ogni giorno della mia esistenza nell’angoscia e nel tormento?Anni e anni della mia esistenza, Vittoria!. Che non mi sia giudicata spregevole per averlo fatto soffrire?Dio..Dio..richiudo gli occhi e lo vedo..così..come quella mattina, sulla banchina del porto..la disperazione e il dolore in quello sguardo..Ti prego, Vittoria..ti scongiuro!Ripensaci..non è giusto..non è necessario tutto ciò!Troverai un altro uomo, a cui potrai donare il tuo cuore..ma non adesso, non..non in questo modo indegno!”
    Vittoria si divincolò; era così fredda..gelida..anche le sue parole..ad Eleonora pareva d’impazzire..
    “Non vedo perché ti debba preoccupare così tanto. Emanuele mi rispetta, è generoso, onesto..è un vero..un vero cavaliere..”
    “Non è per questo che ci si sposa!Non così..non così!”
    “E come allora?Solo perché tu hai sbagliato tanto tempo fa..non è detto che avvenga anche per me..Io non ho poi i tuoi scrupoli..e uno o l’altro…è uguale”
    “Non è lo stesso..tu non puoi dire questo!E’ una pazzia”
    Vittoria si girò verso di lei..ed Eleonora la guardò sgomenta: non era Vitttoria quella donna, ..non poteva essere il suo sguardo, quello...
    “Una pazzia?”
    Vittoria scoppiò in una risata, terribile..
    “E ti sembra vita questa?Perchè non sono morta?”
    La risata si trasformò in un singulto..ora Vittoria piangeva, accasciata sulla poltrona, nella penombra…
    Eleonora si portò la mano verso la bocca..non poteva esssere..oh, mio Dio..no..no..non Vittoria.. “Perchè?Senza Aymone..come vuoi che sia la mia vita?E se non posso averlo..l’uno o l’altro..davvero,non importa, Eleonora..perchè, capisci? non mi importa più di nulla..non mi importa più di esistere..di vivere..sposerò Emanuele, sorella mia..e che Dio mi perdoni”


    https://www.youtube.com/watch?v=_x6XoCL1ytM&feature=related

    Fabrizio ripiegò il giornale
    “Fatto a fettine il tuo Puccini, cara Eleonora!Dovresti leggere le critiche del Corriere di questa mattina!Non bastano i fischi di ieri sera..terribile!”
    “Quando la compagnia si e' presentata al proscenio, ci sono stati pochissimi applausi ma soprattutto fischi e qualche grido dal loggione..Eppure Puccini ha creato un personaggio affascinante e scritto pagine musicali immortali”
    “Hai ragione Emanuele..ti spiace passarmi il burro?..ma Eleonora, non dici nulla?Non sei d’accordo con Emanuele?Ieri ti avevo visto entusiasta!Hai cambiato opinione?”
    Eleonora sembrava persa dietro ai suoi pensieri
    “No..scusa, caro..hai ragione..si è trattato certamente di un dispetto nei confronti del Maestro”
    “Certo, forse i due atti erano un po’ lunghetti..e la storia!Oddio.. Non fraintendermi , Eleonora ma voi donne a volte non vedete la realta' dei fatti quando siete innamorate…povera Cio cio san!”
    “Forse, più che non vederla, ci rifiutiamo di vederla..è diverso, non credete, Fabrizio?”
    Vittoria , la testa bassa, terminò di imburrare la sua tartina, mentre il silenzio seguito a queste sue parole si fece quasi palpabile attorno al tavolo della colazione
    “Beh..probabilmente avete ragione, Vittoria..ma si può sapere cosa hai questa mattina, Eleonora?Non stai bene?”
    Eleonora alle parole del marito trasalì
    “No..no..non so..forse è l’emicrania che mi perseguita da ieri sera…da quando siamo tornati…non so..Deve essere la maledizione del samurai”
    Emanuele scoppiò in una risata, ma Fabrizio corrugò lo sguardo..c’era qualcosa di strano nell’atteggiamento di Eleonora..e anche in quello di Vittoria.
    L’unico tranquillo e rilassato sembrava Emanuele..
    “Se non ti senti bene..potremmo abbreviare il nostro soggiorno qui a Milano!Veramente pensavo di fermarmi una settimana: anche perché ci sono alcune questioni che riguardano Agnese e la sua eredità da seguire, ma se non vuoi rimanere..”
    “Potrei tornare da sola, che ne dici?e tu rientreresti in seguito”
    “Se lo desideri, cara.però non ne vedo la ragione!Sono mesi che non ti prendi una vacanza!Hai lavorato tantissimo: grazie a te Rivombrosa non è mai stata così fiorente..non trovi che ti farebbe bene lasciare per qualche tempo a qualcun altro i conti e i problemi?.”
    “E’ che..sono preoccupata per Giovanni e Agnese”
    “Preoccupata?Ci sono un mucchio di domestici ai loro ordini..e poi c’è Riccardo.. aveva promesso che mi avrebbe aspettato , in modo da rientrare a Torino insieme..”
    “Non so come spiegartelo..ma è che..ho come una sensazione spiacevole..”
    “Direi che di tragedie ne abbiamo ultimamente avute abbastanza, cara!In questo caso ti sei solo lasciata influenzare dalla sorte di Butterfly, ammettilo!”
    “Sarà come dici tu..probabilmente…”

     
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    Giovanni scrutò da dietro la finestra lo scendere lieve della neve a ricoprire i tetti , il giardino e i viali del parco…bene!Non vedeva l’ora di tirare fuori la slitta che aveva trovato durante le sue ricerche nella vecchia rimessa, con Agnese..
    Agnese!Si morsicò un labbro..le aveva promesso..e le promesse si mantengono, Giovanni!
    Sospirò..doveva assolutissimamente parlare con il poliziotto. L’aveva intravvisto nelle settimane precedenti intento al suo lavoro..aveva interogato, chiesto, insinuato, suscitando lo scompiglio tra la servitù ..non parliamo poi della cucina!Era mancato poco che la cuoca gli tirasse in testa il mestolo forato..
    Ma non aveva concluso molto..certo, di pettegolezzi ce ne erano stati e parecchi..ma un nome..un nome..un’accusa ben precisa non si era concretizzata e i più avevano alzato le spalle , infischiandosene..
    L’uomo non aveva mai ferma i due ragazzi, anche se più volte essi si erano trovati sul suo cammino ; Giovanni e Agnese avevano sbirciato il suo andare e venire, il suo intrufolarsi nelle stanze alla ricerca..alla ricerca di che?Di un indizio?Giovanni strinse le labbra..lui non aveva un indizio, ma una certezza..
    “Cosa fate qui, signorino?”
    Non si era accorto della cameriera che era entrata nella camera per far ordine
    “Oh, nulla..stavo guardando..inizia a nevicare..”
    “A Natale neppure un fiocco..ed ora..se va avanti così prima di sera sarà un problema arrivare fino al cancello!”
    “Susanna,,”
    “Ditemi!”
    “Ma quell’uomo..sì..dico..il poliziotto.. non viene più?E’ qualche giorno che non lo vedo.”
    “Oh, quello!Non vi preoccupate..peggio di una cimice..non si stacca certo fino a quando non si è convinto..e ce ne vuole!”
    “Dicevo..non sai se verrà oggi?”
    “Con questo tempo?Non credo proprio..”
    “Perché..volevo sapere..ha interrogato proprio tutti?”
    “Se non mi sbaglio gli manca il cavallante e Menio, il giardiniere..e poi, sì penso abbia finito, se Dio vuole..”
    “Ha parlato anche con te?”
    “Certo!Mi guardava fisso come se dovesi dirgli chissà che..”
    “E tu cosa gli hai detto?”
    “Io?E perché volete saperlo?Nulla..nulla..non c’era nulla da dire..Perchè mi avete fatto questa domanda?”
    “No..no..niente..così”
    “In tutti questi anni non mi ero mai sentita così in imbarazzo!E per quella poco di buono dell’Assunta Agnesina..le sta solo bene!”
    “Susanna!”
    “Oh, insomma..dico solo quello che pensano tutti, signorino Giovanni..se se ne fosse stata tranquilla a casa sua, senza grilli per la testa, ora non sarebbe al cimitero..e noi in queste ambasce!Un omocidio a Rivombrosa..non si è mai sentito..veramente!Ne son successe di cose qui..ma ..così mai..almeno..”
    Giovanni voltò il capo verso la finestra;doveva in qualche modo riuscire a parlare con quell’uomo..e poi..improvvisamente..perchè non ci aveva pensato prima!


     
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    “Si vede che non vi intendete molto di Borsa”
    “Veramente..io sono sempre stato un possidente”
    L’uomo si accese con lentezza un sigaro e tirò alcune boccate
    “Questo non vuol dire!Del resto vi siete fatto promotore con gli altri di una cordata finanziaria allo scopo reperire le risorse sufficienti per concretizzare una produzione industriale.”
    “Tutto merito del Bricherasio..e di Ristori!”
    “Già”
    “Che cosa avete intenzione di fare, allora?”
    “Oh, io non molto..diciamo che lo farà per me il mercato azionario!”
    “Continuo a non capire”
    “Inizialmente immetterete sul mercato una serie notevole di azioni..”
    “Io?”
    “Voi..dopo aver persuaso i vostri colleghi della bontà dell’operazione..Non fate quella faccia!Vi dirò io come fare.e poi..”
    “E poi?.”
    “Vedrete!Credo che Ristori ne rimarrà molto sorpreso”

    Alla Stazione dei Carabinieri di Castellamonte vi era un gran subbuglio : qualche giorno prima era stato assassinato il sindaco di Mazzè e si era sulle tracce dell’assassino..Il brigadiere Cebrari e l’appuntato Morelli non avevano avuto perciò un solo minuto di tempo libero: quel mattino poi alcuni contadini avevano avvisato d’aver visto l’Alessandri, cioè l’uomo che in un momento di follia aveva sparato a bruciapelo al povero D’Amico. nei dintorni della cascina di Stanadio .
    I due carabinieri avevano chiesto rinforzi, ma questi tardavano a raggiungerli e quindi coraggiosamente, lasciata in caserma solo una giovane recluta a far da guardia, si erano recati direttamente sul posto e con coraggio avevano affrontato il folle che si trovava effettivamente nascosto nel fienile.
    L'assassino si era difeso, tirando più e più volte con il fucile verso di loro; ma i due un po’ per fortuna un po’ per aver visto il luccichio dell'arma, si erano gettati a terra evitando d’esser colpiti .
    Infine l’appuntato Morelli era riuscito a mirare all’uomo, cogliendo nel segno…
    I due carabinieri erano quindi ritornati alla caserma stanchissimi e con in testa altri pensieri che non Rivombrosa e la povera Assunta Agnesina..
    Il brigadiere Morelli si tolse stancamente il cappello..Che giornata!E pensare che in quell’angolo dimenticato da Dio e dagli uomini non succedeva mai nulla…incredibile!
    “Signor brigadiere!”
    “Che vuoi?”
    “E’ che..in vostra assenza qualcuno ha chiamato..”
    “Una chiamata?”
    “Si..ma la conversazione si è interrotta..sembrava urgente..”
    “Chi era?”
    “Non lo so..han chiesto comunque di voi..sembrava un ragazzo..”
    “Un ragazzo?”
     
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