Ritorno a Rivombrosa 2007

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  1. valedr
     
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    Dopo la cena in albergo andarono insieme al pub del Gatto Nero.
    Appena fu libera dal lavoro Margherita andò a sedersi con loro, cominciarono a parlare del tempo pessimo di quei giorni, finchè Andrea non ce la fece più ed esclamò:
    “Sapessi che giornata abbiamo avuto! Non indovinerai mai cosa abbiamo trovato nei sotterranei del castello!”.
    “Andrea, per favore..non me lo ricordare!”, disse Beatrice.
    “Scusa ma io non ce la faccio a tenermi tutto dentro, come fai tu! Insomma, succedono cose veramente strane in quel posto..non è normale!”.
    “Insomma, che avete trovato?”, chiese Margherita curiosa.
    Andrea glielo disse, e poi gli raccontò anche della strana visione del cavallo. Margherita lo guardava sempre più meravigliata.
    “Oh mio Dio! Ma stai scherzando?”, disse la donna con gli occhi spalancati.
    “No, Margherita..non scherza”, rispose Beatrice, “e non è tutto, e successo anche altro..”, e le raccontò delle sue strane esperienze.
    “Ragazzi, dovete assolutamente parlare con Antonio..Ceppi, il dottore. Si interessa di questi fenomeni da parecchi anni, da quando circola questa storia dei fantasmi.. qualche anno fa fece delle ricerche al castello, parlò anche con dei ragazzini che giuravano di aver visto cose strane durante una visita a Rivombrosa, ma non è riuscito a cavarne molto. Sono sicura che sarà molto interessato ai vostri racconti! Ora gli telefono”, e si alzò per andare a prendere il suo cellulare.
    Dopo cinque minuti tornò eccitata.
    “Fatto! Sarà qui tra un quarto d’ora..non vede l’ora di ascoltarvi! Sentite, perché non venite di sopra a casa mia, staremo più tranquilli..qui c’è troppo casino”.
    In effetti il locale si stava riempiendo, per cui i tre si alzarono e andarono nell’appartamento di sopra. Margherita fece il caffè e insieme aspettarono il dottore.
    Dopo dieci minuti il campanello suonò, Margherita si alzò e fece entrare un bell’uomo sui quarant’anni, con i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri e vispi. Aveva un’aria simpatica e molto intelligente. Margherita fece le presentazioni e il nuovo arrivato strinse la mano a Beatrice e Andrea. Poi si sedette di fronte a loro e li guardò fisso negli occhi.
    “Allora..Margherita dice che avete qualcosa di molto interessante da raccontarmi”.
    “In effetti, è così..”, cominciò Andrea, “e credimi, per uno scettico come me è difficile parlare di certe cose, ma non riesco più a tenermi tutto dentro..”, e gli raccontò tutta la storia degli strani fenomeni accaduti al castello da quando vi erano arrivati, dalle loro visioni alla bambola caduta, ai fiori rossi comparsi all’improvviso, e il cavallo bianco di quel giorno..
    “Finora ho tentato di far finta di niente ma le stranezze continuano e sono preoccupato, più che per me per la qui presente signorina..”, concluse Andrea guardando Beatrice, che abbozzò un sorriso.
    “Certo, capisco che non è facile quando si parla di fenomeni paranormali. Anni fa, subito dopo la laurea, ho cominciato ad interessarmi di parapsicologia..poi sentii parlare di strani avvenimenti accaduti al castello da visitatori occasionali, e collegando a questo la storia della famiglia Ristori..beh, non è difficile capirne il motivo”, disse il dottor Ceppi.
    “E quale sarebbe secondo te?”, chiese Andrea al dottore.
    “Come sapete l’amore tra Elisa e Fabrizio fu bruscamente interrotto a causa di un agguato subito dal Conte..è probabile quindi che le loro anime siano tornate per portare a compimento ciò che è stato loro impedito nella vita precedente, ciò trovare quella felicità che gli è stata tolta ingiustamente nel lontano 1700.”
    “Ma perché hanno preso di mira proprio noi due?”, chiese Andrea.
    Antonio si schiarì la voce.
    “Mai sentito parlare di reincarnazione? Siete liberi di crederci o no, ma esistono studi molto seri e oserei dire prove certe di casi realmente accaduti, di persone che ricordano particolari di una vita precedente..esiste il famoso caso di un bambino scozzese che dice di essere stato un marinaio del ‘600 perito in mare. Questo bambino ricorda con esattezza episodi di vita sulla nave, lui che non ha mai neanche messo piede su una barca..addirittura canta a memoria delle canzoni da marinaio che non può assolutamente aver imparato da nessuno che gli sta attorno, e ci sono altri casi del genere.”
    “Mi stai dicendo che Elisa e Fabrizio si sarebbero reincarnati in noi due?!?!?”, esclamò Andrea.
    “Data anche la forte somiglianza tra voi, io direi che è più che probabile”, concluse Antonio.
    Beatrice era stata zitta fino a quel momento.
    “E’ così. Me lo sento che è così..”, disse la ragazza, “da quando sono arrivata qui mi sento particolarmente attratta da questi luoghi, e dalla storia di questa famiglia, ed ogni accenno alla morte di Fabrizio mi fa stare male..oltre la misura!”.
    Margherita le strinse la mano.
    “E non è solo questo..leggendo il diario di Elisa ho scoperto che molti dei suoi amici, o delle persone che conosceva, hanno tratti in comune con gli abitanti di questo paese, addirittura il nome! Ci sei anche tu Margherita, e il tuo Giulio mi ricorda tanto il Conte Drago, l’amico di Fabrizio! E poi i servitori di Rivombrosa, Amelia e Angelo e sua sorella..e infine tu Antonio!”.
    Ceppi si mise a ridere. “Beh, in effetti hai ragione, il mio antenato medico visse proprio in quell’epoca. Si chiamava anche lui Antonio ed era molto stimato e intelligente, direi all’avanguardia per i suoi tempi. In famiglia conserviamo i suoi diari e le sue ricerche..era davvero un uomo eccezionale. Ma non ebbe figli, io discendo da un suo cugino..”.
    Andrea si era alzato e guardava fuori dalla finestra. Aveva smesso di piovere e la luna brillava alta nel cielo stellato. All’improvviso si girò e chiese al dottore:
    “Antonio, cosa possiamo fare? Vogliono qualcosa da noi, questo è chiaro..”.
    “Forse potreste fare in modo che la loro storia venga conosciuta e in qualche modo il torto che gli è stato fatto, il male che hanno subito, sarà ripagato..”.
    “E’ quello che pensavo anch’io!”, esclamò Beatrice, “la gente deve conoscere questa storia incredibile, c’è tutto nel diario di Elisa..non possiamo lasciare che tutto questo cada nel dimenticatoio un’altra volta!”.
    “Beh, ragazzi..una cosa c’è che potreste fare..”, disse il dottore pensieroso.
    Tutti lo guardarono incuriositi.
    “Perché non passate una notte al castello? Se Elisa e Fabrizio hanno un messaggio per voi, la notte è sicuramente il periodo migliore per dei fantasmi no?”, disse un po’ scherzando.
    “E’ un’idea magnifica!”, esclamò Beatrice eccitata, “mi vengono i brividi solo a pensarci!”.
    “Non se ne parla neanche!”, rispose Andrea accigliato, “che razza di idea!”.
    “Ma perché scusa? Invece mi sembra la cosa migliore da fare, e poi forse ci libereremo da questa ossessione!”, rispose Beatrice infervorata.
    “Ragiona per favore..non c’è luce né acqua corrente nel palazzo, e poi può passare qualche sbandato di lì..è pericoloso!”, continuò Andrea.
    “Cos’è, hai paura dei fantasmi forse?”, lo prese in giro Beatrice, “io ho deciso, se tu non vuoi farlo peggio per te! Non mi fermerai!”.
    “Tu e la tua dannata cocciutaggine!”, esclamò l’architetto furioso.
    Margherita e Antonio li guardavano imbarazzati.
    “Dai Andrea, che c’è di male? Non esagerare..e poi se proprio credi che sia pericoloso, potremmo venire anche io e Giulio a farvi compagnia, ci sono tante stanze al castello no?”, propose Margherita.
    “Ma sì perché no..e invitiamo anche Angelo e Bianca, così facciamo un bel pigiama-party a casa Ristori! E voglio proprio vedere se quei due si faranno vivi di nuovo! Con tutta ‘sta gente in casa scommetto che gli faremo girare le scatole..”, disse Andrea sarcastico.
    Tutti scoppiarono a ridere.
    “Ok, era meglio se stavo zitto”, disse alla fine Ceppi.
    “No, Antonio..forse hai ragione. Potrebbe essere un modo per esorcizzare la faccenda..forse è proprio quello che vogliono”, disse Andrea tornato serio.
    “Infatti, sono sicura che è così!”, aggiunse Beatrice, “vedrai che poi ci lasceranno in pace”.
    Andrea la guardò sorridendo..ripensandoci non era poi una cattiva idea, loro due soli di notte in quel castello. All’improvviso vedeva i lati positivi della situazione..
    Dopo aver salutato Antonio e Margherita, i due ragazzi tornarono in albergo.
    Davanti alla porta della camera Andrea augurò la buonanotte a Beatrice.
    “Allora facciamo domani notte? Ci sarà la luna piena, così avremo più luce..”, propose l’architetto.
    “Sì, va bene..prima è meglio è.”, rispose Beatrice, e si separarono.

    Il giorno dopo proseguirono i lavori al castello come se niente fosse. Era una giornata soleggiata che faceva ben presagire per la notte.
    Verso le sette tornarono in albergo per la cena, poi andarono nelle loro stanze a riposarsi..probabilmente avrebbero dormito poco quella notte. Alle undici e un quarto Andrea bussò alla porta di Beatrice. La ragazza prese il suo zaino e uscì. Senza dire una parola si diressero alla macchina di Andrea e partirono per il castello..
    Quando arrivarono davanti al portone, Andrea la guardò e le disse:
    “Sei proprio sicura di volerlo fare?”.
    “Sì, sicurissima, è quello che vogliono Loro, ne sono certa!”, rispose lei con veemenza.
    “Allora andiamo..”, disse lui aprendo il portone. Poi se lo richiuse alle spalle e insieme salirono la scalinata. Il palazzo era avvolto nel buio, per cui i due ragazzi accesero le torce che si erano portati.
    Salirono in biblioteca e decisero di passare il tempo lì aspettando la mezzanotte. Cominciarono ad esaminare i libri sugli scaffali, prima non ci avevano fatto molto caso, presi com’erano dal lavoro.
    Beatrice accese dei candelabri per avere più luce, e l’atmosfera nella stanza divenne veramente particolare..le venivano i brividi! Dalla parete del camino il ritratto di Elisa e Fabrizio risplendeva alla luce delle candele..ora sembravano più vivi che mai.
    “Guarda qui, ci sono testi di filosofia e letteratura che risalgono al 700, forse anche prima..sono degli autentici tesori!”, esclamò Andrea indicando lo scaffale che aveva davanti.
    “E allora questi? Sono romanzi originali dell’Ottocento, ci sono Jane Austen e le sorelle Bronte..e anche “I Promessi Sposi”! Chissà quanto valgono?”, disse Beatrice eccitata.
    Il campanile della chiesa parrocchiale battè la mezzanotte. Beatrice e Andrea si guardarono negli occhi. L’ora dei fantasmi. C’era tensione nell’aria..la ragazza si sedette sul divano pensierosa. Andrea si sedette accanto a lei.
    “Che facciamo ora? Andiamo di sopra?”, propose l’architetto.
    Beatrice annuì. “In quale stanza vuoi dormire?”, gli chiese poi.
    “Non saprei..magari in quella del conte Federico, è la più recente e quindi anche la più comoda”, rispose lui.
    “Va bene..io andrò nella cameretta con i giocattoli, mi sento al sicuro là”.
    Stavano per uscire dalla biblioteca, ma si bloccarono quando udirono dei rumori che giungevano dal corridoio. Dei passi concitati. Rumore di stivali. Poi una risata argentina di ragazza. Si dirigevano verso il salone delle feste..Andrea e Beatrice rimasero immobili trattenendo il fiato. I rumori cessarono. Tutti i candelabri nella stanza si spensero all’improvviso, solo le due torce davano luce.
    “Com’è possibile? Le finestre sono chiuse!”, gridò Andrea incredulo.
    Beatrice tremante gli si gettò tra le braccia.
    “Hai sentito? Sono Loro!”.
    “E va bene..a noi due Conte Ristori! Vieni con me!”, disse lui trascinando Beatrice verso il salone.
    “NO! Andiamo di sopra!”, disse lei spaventata.
    “Ma come, non volevi incontrare Fabrizio? Finalmente è giunta l’ora!”, e spalancò la porta.
    Nel buio assoluto Andrea agitò la torcia puntandola in vari punti del salone. Non videro niente di strano, tutto era come l’avevano lasciato il giorno stesso. Gli attrezzi di Beatrice giacevano in un angolo, i tavoli e le sedie al loro posto..ma una delle grandi porte-finestra era aperta. L’aria fresca della notte agitava la tenda..Andrea guardò fuori sul terrazzo, ma non vide niente di strano.
    “Sai che ti dico? Che qui qualcuno ci sta prendendo in giro, altro che fantasmi!”, disse l’architetto irritato, “scommetto che qualche buontempone del paese ci sta facendo un bello scherzo!”.
    “Non è vero! Erano Loro, ne sono certa! E le candele allora? Come hanno fatto a spegnersi, eh?”, rispose Beatrice con gli occhi che brillavano.
    “Ci sarà qualcosa nell’aria..io me ne vado di qui, chiaro?!?”.
    “Non vorrai lasciarmi qui tutta sola!”
    “Fai come ti pare! Io ne ho abbastanza!”, e andò verso lo scalone.
    “Andrea, no..ti prego..resta qui con me! Non avrò pace finchè non avrò scoperto la verità..ti supplico, non voglio stare qui da sola..”, disse Beatrice buttandosi tra le sue braccia.
    L’architetto la guardò intenerito.
    “E va bene, hai ragione..dobbiamo scoprire cosa c’è sotto una volta per tutte!”.
    Chiuse la finestra ed uscirono dal salone per andare al piano di sopra.
    “Allora, adesso tu stai qui e ti chiudi dentro a chiave, capito?” le disse poi davanti alla porta della cameretta.
    “Guarda che i fantasmi passano attraverso i muri..”, rispose lei ridendo.
    “Al minimo rumore o movimento strano mi chiami, ok?”, continuò lui.
    “Sì sì, non ti preoccupare..vai nella tua stanza!”, disse la ragazza sottovoce.
    Andrea girò l’angolo ed entrò nella stanza del conte Federico. Posò la torcia sul tavolino e il suo zaino per terra, e la osservò più attentamente. Alla parete sopra il camino c’era un ritratto di un uomo sulla trentina, biondo e con il naso pronunciato: Conte Martino Ristori, 1759-1815, diceva la targhetta sulla cornice. Evidentemente quella era la stanza del figlio di Fabrizio in precedenza.
    Andò verso lo scaffale che conteneva alcuni romanzi del Novecento, appartenuti a Federico, e cominciò a sfogliarli senza sapere quale scegliere.
    Intanto Beatrice si era distesa sul letto e aveva tirato fuori dallo zaino il diario di Elisa, con l’intenzione di continuarne la lettura..ormai l’aveva quasi finito. Era arrivata al punto in cui Fabrizio era stato catturato da Ranieri e rinchiuso in carcere, stava per essere processato per l’omicidio del consigliere Beauville ed Elisa era stata chiamata a testimoniare.
    Beatrice era immersa nella lettura, sempre più presa da quella storia avvincente, quando vide dalla fessura della porta una luce fioca provenire dal corridoio. Chiuse il diario e si mise a sedere tendendo l’orecchio, in attesa di qualche rumore..ma non sentì niente. Si alzò e socchiuse la porta. La luce era adesso nella stanza del conte Fabrizio, la cui porta era leggermente aperta. La ragazza prese la torcia tremando, pensò di chiamare Andrea ma cambiò idea e uscì dalla camera, diretta verso la stanza del Conte.
    Entrò con il cuore in gola..sullo scrittoio era posata una candela accesa, ma non vide niente altro di strano. Restò lì qualche istante pensando al da farsi, quando sentì una mano sfiorarle i capelli..qualcuno la stava accarezzando! Alle sue spalle si diffuse un alone di luce, Beatrice si girò e..davanti a lei il Conte Fabrizio Ristori la guardava sorridendo, nella sua divisa da ufficiale dell’esercito! Beatrice arretrò spaventata, non riusciva a dire una parola, poteva solo fissare quell’uomo che sembrava uscito da un quadro, e dai suoi sogni..
    “Elisa..amore mio..”, sussurrò Fabrizio alla ragazza incredula.
    “Fa..brizio..”, riuscì a dire Beatrice con un filo di voce.
    “Sei qui..Elisa..”, continuò lui dolcemente.
    Beatrice allungò una mano per toccarlo, ma Lui scomparve all’improvviso..la candela si spense.
    La ragazza corse fuori dalla stanza e gridò: “Andrea!!!”.
    L’architetto stava cercando di leggere un romanzo di Pirandello, senza riuscire a concentrarsi, quando sentì Beatrice che lo chiamava. Spalancò la porta e la ragazza gli si buttò tra le braccia agitata, dicendo frasi sconnesse: “La candela..Fabrizio!!!.. nella stanza..mi ha toccata!”.
    “Cosa? Che è successo?”, tentava di capire Andrea.
    Beatrice si calmò un pochino e gli raccontò l’accaduto. Andrea la strinse forte tra le braccia.
    “Beh, non sei contenta? Finalmente l’hai incontrato!”
    “Non riesco a crederci..sembrava così vero!!!”
    “Certo, avrei preferito essere presente..ma forse è stato meglio così, sarei stato di troppo!”, disse Andrea ironicamente.
    “Sciocco!”, gli disse Beatrice, “Sei forse geloso di un fantasma?”.
    “Io? E perché dovrei? Senti, andiamo in quella stanza, voglio vederci chiaro” e uscì dalla camera.
    Entrarono nella stanza del Conte, dove tutto era come l’aveva visto Beatrice. Il candelabro era spento sullo scrittoio.
    “Strano, non c’è fumo qui..”, disse Andrea esaminando la candela.
    “Ti assicuro che prima era accesa!”, disse risoluta Beatrice.
    “E va bene, mi sa che hai ragione, era proprio Lui. Adesso possiamo anche andarcene di qui, no?”
    “Come sarebbe? Io non me ne vado, non credo sia finita qui!”
    “Vorresti dire che ora tocca a me? Che la bella Elisa mi verrà a fare visita? Magari!!! Saprei io come accoglierla!”, disse ridendo Andrea.
    “Quanto sei stupido!”, gli rispose lei irritata.
    “O forse speri che il bel Conte ti faccia un’altra sorpresa? Ahaha, lo so io che vuoi fare con Lui..”
    Beatrice cominciò a tempestarlo di pugni sul petto.
    “Ma la vuoi finire di dire scemenze?!?!?”.
    Andrea la buttò sul letto cominciando a lottare con lei ridendo, cercava di tenerla ferma ma lei si dibatteva e scalciava..non voleva dargliela vinta.
    All’improvviso si bloccarono. Dalla porta entrava la luce fioca di una candela dal corridoio. Si guardarono e balzarono in piedi. Misero la testa fuori dalla porta e videro che la luce si era spostata nella camera matrimoniale.
    “Ok, vado io..tu resta qui!”, disse Andrea. Beatrice annuì.
    L’architetto entrò nella stanza dove Elisa e Fabrizio avevano vissuto i giorni felici del loro matrimonio, tutto era in ordine perfetto, ma anche qui un candelabro acceso era posato sul cassettone.
    “E va bene..fatti avanti, chiunque tu sia!”, disse Andrea con voce ferma. Niente.
    Si sedette sulla sponda del letto in attesa, ma non succedeva niente. Dopo qualche istante si alzò per andarsene, ma sentì una carezza sulla nuca. Si voltò..e davanti a lui la Contessa Elisa Ristori lo guardava sorridendo, vestita nel suo bell’abito rosso con gli orli di pizzo, teneva le mani giunte in grembo e i capelli sciolti e biondi risplendevano alla luce delle candele.
    “Fabrizio, amore mio..sei qui..”, sussurrò la Contessa dolcemente.
    Andrea non credeva ai propri occhi, non sapeva che pensare..era ancora più bella di come appariva nel quadro, i suoi occhi avevano una luce particolare..e un colore incredibile..erano come quelli di Beatrice. E i suoi capelli dorati, e il suo sorriso..erano uguali! L’architetto la guardava incantato senza poter dire una parola, aveva la gola secca.
    “Sei tornato, finalmente..”, continuò Elisa.
    “Io..contessa..”, furono le uniche parole che riuscì a dire Andrea.
    Elisa sparì all’improvviso. Andrea si accasciò sul letto incredulo, prendendosi la testa tra le mani. Quando si riprese vide Beatrice sulla porta della camera che lo guardava preoccupata.
    “Andrea, tutto bene?”, chiese la ragazza.
    “Non saprei..ho appena visto la donna più bella del mondo, oltre a te naturalmente.”
    Beatrice sorrise.
    “Era Lei?”
    “Sì”, e le raccontò cosa gli aveva detto Elisa.
    “Che facciamo ora?”, disse poi Andrea, “credi che per questa notte sia finita qui?”
    “Forse, chissà..ho come l’impressione che manchi qualcosa ancora. Non so cosa con esattezza, un messaggio oppure..non so”.
    “Usciamo di qui”, disse Andrea prendendola per mano.
    Tornarono nella stanza dei giocattoli. Sul letto qualcuno aveva posato la collana con i turchesi che Beatrice aveva trovato nell’armadio qualche settimana prima..era intrecciata con i piccoli fiori rossi che crescevano nel capanno di caccia. La ragazza li strinse in mano mentre Andrea l’abbracciava.
    “Beh, voglio vedere se hanno lasciato qualcosa anche per me!”, disse l’architetto.
    Andò nella sua stanza e trovò sul comodino il libro di Racine, sul quale erano posati gli stessi fiorellini rossi che aveva trovato Beatrice.
    Andrea sorrise a Beatrice che lo guardava con gli occhi che brillavano.
    “Che dici, saranno dei messaggi per noi?”, le disse stringendola.
    “Penso proprio di sì..”, disse lei affondando la testa nel suo petto.
    “E cosa credi che vogliano dire?”, disse lui con voce rotta dall’emozione.
    “Che tu sei il mio Fabrizio e io la tua Elisa!”.
    Andrea la baciò con passione, Beatrice rispose stringendolo ancora di più.
    All’improvviso lui si bloccò e la guardò seriamente.
    “Se deve succedere..è perché lo vogliamo NOI, e non due fantasmi!”
    Beatrice lo guardò sorridendo, poi lo prese per mano e lo portò nella stanza matrimoniale.
    Andrea si richiuse la porta alle sue spalle e cinse la vita di Beatrice, poi la baciò sul collo.
    “Sei la mia dolce ossessione..”, le sussurrò in un orecchio.
    La ragazza si voltò con gli occhi che brillavano e lo baciò teneramente.
    “Ti amo tanto..”, gli disse poi emozionata.
    “Anch’io mia bella fata..”, rispose lui facendola sedere sul letto.
    Finalmente i due ragazzi si lasciarono andare alla passione che avevano a lungo trattenuto, a quel sentimento che entrambi avevano provato fin dall’inizio l’uno per l’altra e che con il passare del tempo e con l’approfondirsi della loro conoscenza era cresciuto.
    Poi si strinsero tra le braccia e rimasero così finchè alle prime luci dell’alba il sonno li colse.











     
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  2. Stellin@_18
     
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    ho appena cominciato a rileggerlo...
    ed è sempre bellissimo :D
     
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  3. valedr
     
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    Allora ecco un'altra parte... :D

    Il campanile della chiesa battè le nove del mattino. Andrea aprì gli occhi e si guardò intorno stupito. Gli ci vollero alcuni istanti per rendersi conto dove si trovava....poi ricordò tutto: la notte passata al castello, con gli incredibili incontri che lui e Beatrice avevano avuto..la ragazza dormiva tranquilla accanto a lui con il sorriso sulle labbra. Addosso avevano una vecchia coperta trovata nel cassettone, i loro vestiti erano sparsi per la stanza....
    Andrea diede un bacio a Beatrice che subito si svegliò e lo abbracciò sorridendo.
    “Buongiorno Bellissima!”, esclamò Andrea.
    “Buongiorno a te! Allora non è stato un sogno....è tutto vero?”, disse lei.
    “Dipende a cosa ti riferisci..ai fantasmi o..al resto?”, rispose lui.
    “Entrambe le cose!”, disse Beatrice ridendo, “che facciamo ora?”.
    “Beh, prima di tutto usciamo di qui e torniamo in albergo a fare colazione....ho una fame! Oggi è sabato, per fortuna! Poi penso che dovremmo andare da Ceppi e raccontargli quello che è successo stanotte..beh, non proprio tutto!”, disse Andrea con un ghigno sul volto.
    Beatrice gli lanciò un cuscino e Andrea per vendicarsi cominciò a farle il solletico.
    “No dai..smettila!”, diceva la ragazza ridendo, “abbi pietà!..E quello cos’è?!?!?”. Aveva visto qualcosa sul cassettone di fronte a loro.
    Si alzò e si infilò una delle vestaglie di Elisa, poi andò verso il mobile. Vicino al candelabro c’era un fazzoletto bianco con l’orlo di pizzo e le iniziali “E. R.” ricamate, e anche un nastrino di velluto nero. Beatrice sapeva che era usato nel 1700 dagli uomini per legare i capelli lunghi..
    “Guarda!”, esclamò facendo vedere ad Andrea gli oggetti trovati.
    “Un altro regalino dei nostri amici? Allora sono entrati qui mentre noi..”, disse lui con un tono da finto arrabbiato.
    Beatrice scoppiò a ridere, poi entrambi si rivestirono e uscirono dal castello per tornare in albergo.
    Dopo la colazione decisero di passare la mattina rilassandosi. Beatrice telefonò a Margherita per dirle di organizzare un incontro per il pomeriggio con Ceppi. La donna era molto curiosa di sapere cosa era successo quella notte, ma Beatrice si trattenne.. le avrebbe detto tutto dopo pranzo.
    Verso le tre i due ragazzi si incamminarono verso casa di Margherita.
    Quando arrivarono il dottore era già lì, non vedeva l’ora di ascoltare il loro racconto. C’era anche Giulio..Beatrice cominciò a raccontare gli avvenimenti della notte precedente e quando finì l’uomo esclamò: “Non credo una sola parola di quello che dite!”.
    “Giulio, è tutto vero..te l’assicuro!”, rispose Andrea, “Sono io il primo ad essere incredulo, eppure è successo davvero!”.
    “Sì, e queste sono le prove!”, continuò Beatrice mostrando il fazzoletto e il nastrino.
    Intanto Antonio li osservava sorridendo.
    “Beh, ragazzi..finalmente il destino si è compiuto. Ora credo proprio che Elisa e Fabrizio riposeranno in pace..”, disse il dottore.
    “Sì davvero..”, aggiunse Margherita, che aveva intuito cosa era successo tra Andrea e Beatrice, “..che storia incredibile! E così romantica..".
    Poco dopo gli amici si separarono, Andrea e Beatrice avevano voglia di restare soli..

    Il lunedì seguente Andrea e Beatrice tornarono al lavoro come sempre. Era evidente che qualcosa era cambiato tra di loro, adesso erano una coppia. Lavoravano meglio insieme, dal momento che si conoscevano di più, le tensioni iniziali erano sparite anche se i loro due opposti caratteri, entrambi forti e un po’ egocentrici, a volte le facevano riaffiorare. Andrea era sempre molto affettuoso nei confronti della sua ragazza; a lei questo faceva piacere anche se a volte avrebbe preferito mantenere le distanze quando si trovavano in pubblico. Il lavoro è lavoro, il piacere è un’altra cosa.. diceva Beatrice. Andrea rispondeva a malincuore che aveva ragione, bisognava essere professionali.
    Un giorno che aveva finito presto di lavorare, Beatrice scese in cantina. Voleva esaminare più attentamente quelle lettere che avevano trovato qualche giorno prima nel cassettone, forse avrebbe scoperto qualcosa di più sulla famiglia Ristori e i suoi discendenti.
    Entrò nella stanza polverosa e aprì il primo cassetto..il pensiero di quello che conteneva l’ultimo cassetto la faceva stare male, ma cercò di non pensarci e continuò risoluta nel suo intento.
    Tirò fuori un pacco di lettere legate da un nastrino verde. Erano tutte datate intorno al 1850.
    Sofia di Belgioioso scriveva al fratello Alessandro, conte Ristori, dicendogli quanto le mancava ora che lui aveva lasciato Milano per stabilirsi a Rivombrosa, e gli raccontava la vita quotidiana nella città ormai assediata dagli austriaci..Beatrice ripensò all’albero genealogico della famiglia e ricordò che questi erano i figli di Isabella, ovvero la nipote di Elisa Scalzi.
    Prese altre lettere..questa volta la data era all’incirca la fine del ‘700. Emilia Radicati scriveva al cugino Martino Ristori, erano parole d’amore che andavano al di là del semplice affetto tra cugini. Beatrice sapeva che i due erano stati sposati con altre persone, pur essendo innamorati l’uno dell’altra, ma in seguito alla morte dei loro consorti avevano potuto amarsi e anche avere un figlio, dal quale discendeva il Federico del Novecento.
    Beatrice si chiese ancora una volta che fine avesse fatto l’altro ramo della famiglia.. prese altre lettere e gli diede un’occhiata. Erano più recenti, della prima metà del Novecento. Non c’era niente di interessante in esse, le solite descrizioni di vita quotidiana e notizie di persone sconosciute, ma che dovevano avere un qualche interesse per il Conte Federico, che era il destinatario di quelle missive. Stranamente, tra di esse vi era anche una lettera scritta dallo stesso conte, ma che evidentemente aveva poi deciso di non inviare, visto che si trovava ancora lì. Era indirizzata ad una Suor Lucia del convento di Santa Maria Novella a Firenze. Beatrice fece un balzo sulla sedia nel leggere il nome della sua città.
    La lettera era datata 15 Aprile 1940 e diceva così:

    “Illustrissima Suor Lucia,
    mi chiamo Federico Ristori e sono Conte di Rivombrosa, oggi chiamata Agliè, in Piemonte.
    Sono venuto a conoscenza di fatti riguardanti la mia famiglia e che vedono coinvolto il suo convento. Cercherò di esporli nel modo più chiaro possibile.
    Nel lontano 1875 il mio antenato Fabrizio di Belgioioso, conte Ristori, sposò una borghese di nome Marianna Sandretto, figlia di un mercante di tessuti. Il matrimonio non fu dei più felici, vi erano molti problemi economici, dovuti in gran parte alla dissennata gestione del patrimonio da parte del Conte, che sperperò molti denari al gioco e in operazioni poco redditizie. Inoltre, dopo qualche anno la povera Marianna si ammalò gravemente e in breve tempo lasciò solo il marito con una bambina di tre anni. Fabrizio cadde in grave depressione e un brutto giorno, in preda alla disperazione, si uccise. La bambina, di nome Elisa, aveva un unico altro parente, il Conte Vittorio Ristori, che era anche mio padre. Purtroppo tra i due rami della famiglia non vi erano più legami da alcuni anni, mio padre e prima ancora mio nonno non approvavano la condotta di Fabrizio nella gestione del patrimonio, per cui i rapporti si interruppero e fu deciso che la piccola Elisa sarebbe stata data in adozione. Così, nel 1880 fu contattato il vostro convento, che mio padre conosceva attraverso un amico, e la bambina fu da voi mandata. Da questo momento la famiglia non ha più avuto sue notizie.
    Scrivo questa lettera il giorno prima di partire per la Francia, con il battaglione del generale.... .
    Come lei comprende non so se tornerò vivo dalla guerra, per questo motivo vorrei in qualche modo riparare al torto che è stato fatto a quella bambina, che è stata privata dei suoi diritti ereditari.
    È molto probabile che non sia più in vita, sono passati sessant’anni..ma forse Lei sa dove si possono trovare i suoi eredi, se ne ha.
    La prego di inviarmi quanto prima sue notizie, o dei suoi figli, a questo indirizzo..,” seguiva il nome di un battaglione e i saluti finali del Conte Federico.

    Beatrice fece un sospiro e rilesse quanto aveva davanti agli occhi. E così c’era stato un altro erede..era chiaro che Federico avrebbe voluto riparare al danno fatto dai suoi antenati, che avevano estromesso la piccola Elisa dalla famiglia per il solo fatto di non avere più i genitori. Ma poi, chissà perché, il conte non aveva spedito quella lettera.. forse se ne era solo dimenticato o forse aveva avuto un ripensamento..Beatrice non poteva saperlo. Fatto sta che Federico non era più tornato dalla guerra e Rivombrosa era finita nelle mani dello Stato. Eppure forse..chissà se quella Elisa era rimasta tutta la vita nel convento, o magari si era sposata e aveva avuto figli. Beatrice era decisa a scoprirlo. E per farlo sapeva perfettamente dove andare a cercare.

    Quella sera Beatrice disse ad Andrea che voleva andare a casa per un paio di giorni.
    “Cosa c’è? La tua famiglia....?”, le chiese preoccupato.
    “Tutto bene, sta tranquillo..si sposa mia cugina, sai..”, mentì la ragazza. Preferiva non dirgli il vero motivo per cui tornava a Firenze, almeno finchè non avrebbe scoperto qualcosa.
    “Ah capisco..allora divertiti e torna presto! Mi mancherai tanto..”, le disse lui abbracciandola....


    Firenze, Convento di Santa Maria Novella.

    Beatrice suonò al portone e dopo qualche minuto venne ad aprirle una piccola suora che la condusse subito dalla Madre Superiora, Suor Maria Giovanna.
    Entrò nel suo ufficio e le spiegò il motivo della sua visita, raccontandole di come aveva trovato una lettera che la conduceva lì. La Madre superiora la squadrò dall’alto in basso e le disse che non era facile reperire informazioni su una persona che era stata lì più di un secolo prima. Ciò nonostante aveva deciso di aiutarla, aveva capito che ci teneva tanto se era venuta fin lì apposta dal Piemonte.
    La condusse in un’altra stanza che era una specie di archivio. Sugli scaffali vi erano molti registri divisi per anno, che contenevano le informazioni riguardanti tutti i bambini abbandonati che il convento aveva ospitato nel corso degli anni. Beatrice si mise all’opera. Prese il registro che portava scritto l’anno 1880 sulla copertina e cominciò a sfogliarlo.
    Alla fine della lettura aveva trovato tre bambine di nome Elisa che quell’anno erano arrivate al convento, ma due avevano cognomi diversi da Ristori ed era indicata anche la loro provenienza: Lucca e Pisa. La terza Elisa era seguita da una lettera R. e dall’indicazione Piemonte.
    “Deve essere lei!”, pensò Beatrice con un brivido.
    Ora doveva capire cosa era successo a quella bambina.
    Aprì lo schedario che conteneva informazioni sugli ospiti del convento e cercò alla lettera R. Finalmente trovò la scheda di Elisa R., proveniente dal Piemonte. La bambina era rimasta nel convento solo due anni, poi era stata adottata dalla famiglia Lorenzi di Firenze. Beatrice si fermò pensierosa..aveva già sentito quel cognome, ma dove?
    Guardò di nuovo il fascicolo e trovò una lettera scritta dalla stessa Elisa alle suore del convento. Era datata 1900 e con essa Elisa ringraziava le suore per tutto quello che avevano fatto per lei nei due anni che era stata lì, e comunicava loro con gioia la notizia del suo prossimo matrimonio con un giovane fiorentino di nome Giovanni Ricasoli!
    Beatrice rilesse incredula quel nome..era lo stesso del suo bisnonno! Era lui o un suo omonimo che Elisa Ristori-Lorenzi aveva sposato? Beatrice non sapeva più che pensare..
    Fece una fotocopia dei documenti trovati e uscì dall’archivio.
    Ringraziò la Madre Superiora e si scusò per il disturbo, poi corse a casa dei suoi genitori, che la stavano aspettando per la cena.
    “Oh, eccoti qui..cominciavo a preoccuparmi”, le disse la madre quando entrò in casa.
    “Scusa, ho avuto da fare..mamma, papà, vi devo parlare..”, rispose Beatrice sedendosi sul divano.
    “Che c’è cara? Hai una faccia..", le disse suo padre guardandola preoccupato.
    “E’ una questione delicata e molto importante..papà, ti ricordi tua nonna?”
    “Quale delle due? Non le ho mai conosciute purtroppo, non c’erano già più quando sono nato”.
    “Sto parlando della moglie del bisnonno Giovanni..non ne avete mai parlato, come si chiamava?”
    “Ah, vuoi dire Elisa!”, disse suo padre imbarazzato.
    Beatrice ebbe un tuffo al cuore nel sentire quel nome.
    “Beh, vedi..”, proseguì il signor Ricasoli, “non se ne parlava volentieri in famiglia, mio padre diceva che era una persona molto timida e riservata..era rimasta traumatizzata da piccola da certi avvenimenti che le sconvolsero la vita, pare che fu adottata da una famiglia fiorentina ma non era toscana di origine..di più non so. Perché ti interessa tanto?”.
    A Beatrice girava la testa e le mancava il respiro. Si alzò barcollando e andò alla finestra che dava sul terrazzo.
    “Cara che hai?”, le chiese sua madre preoccupata, “non ti senti bene?”.
    “Io..credo di aver scoperto la vera origine della mia bisnonna..”, rispose la ragazza guardando fuori in giardino.
    Tornò a sedersi sul divano e raccontò ai genitori tutta la storia, dal suo arrivo in Piemonte agli strani avvenimenti che le erano accaduti a Rivombrosa, fino al ritrovamento della lettera di Federico e alla sua visita di quel giorno al convento.
    “Capite adesso?!?! Se Elisa Lorenzi era la mia bisnonna significa che....io sono la discendente di Elisa Scalzi e del conte Fabrizio Ristori!”, gridò Beatrice con gli occhi che luccicavano.
    “Oh Mio Dio!”, esclamò sua madre.
    “Ma non è possibile! Cara, ti stai sbagliando..non può essere! La nostra famiglia è toscana da generazioni!”, disse suo padre scuotendo la testa.
    “Non TUTTA la nostra famiglia a quanto pare!”, rispose Beatrice tirando fuori dalla borsa i documenti che aveva fotocopiato nel convento.
    Suo padre li esaminò e poi prese il telefono.
    “Chi stai chiamando?”, gli chiese la moglie.
    “Mia madre....forse ne sa qualcosa di più”.
    L’anziana donna ci sentiva poco per cui non capì bene al telefono cosa voleva suo figlio. Decisero che sarebbero andati a trovarla dopo cena.
    Verso le nove si misero in macchina per andare in un paese fuori Firenze dove viveva la signora Ricasoli.
    “La mia Beatrice!”, esclamò sua nonna non appena vide la nipote, “quanto tempo!”.
    La ragazza l’abbracciò forte e cominciò a raccontarle del suo nuovo lavoro.
    “E così sei finita in Piemonte? Credevo volessi tornare in Inghilterra....”, disse sua nonna.
    “Ci stavo pensando, ma poi si è presentata questa occasione e ho deciso di provare....”.
    “E ti piace quel posto? Spero che tu abbia fatto delle amicizie e non ti senta troppo sola....”.
    “Sì, ho degli amici..”, rispose Beatrice imbarazzata. Avrebbe voluto raccontarle di Andrea ma non era ancora il momento.
    “Senti nonna....ti devo chiedere una cosa. Ti ricordi della bisnonna Elisa?”.
    “Chi? Ah, la moglie di Giovanni..certo che me la ricordo, era bellissima! Mai vista una bellezza così nella nostra famiglia, era quello che diceva tuo nonno! L’ho conosciuta quando mi sono fidanzata con lui, era molto gentile ma anche timida, non parlava quasi mai....un po’ strana a dir la verità”, disse la donna aggrottando la fronte.
    “E qual’era il suo cognome da signorina?”, le chiese il figlio.
    “Si chiamava..com’è che si chiamava?..non me lo ricordo..ah sì..Lorenzi! Era una famiglia molto perbene, lui era avvocato..ma non era nata in quella famiglia, fu adottata!”, disse a Beatrice come se le stesse confidando un gran segreto.
    “Tuo nonno mi disse che sua madre non amava parlare del suo passato, perché fu abbandonata da piccola dalla sua vera famiglia e portata al convento di Santa Maria Novella..però ci rimase poco, dopo un paio d’anni fu adottata dall’avvocato Lorenzi. Una bella fortuna no?”.
    “Già..”, disse Beatrice sorridendo. Sua nonna si alzò e prese una scatola di metallo da un vecchio comò, poi la porse a sua nipote.
    “Ecco..aprila, dentro ci sono vecchie fotografie di famiglia..credo che ci sia anche lei”.
    Beatrice sollevò il coperchio e prese alcune foto che giacevano alla rinfusa all’interno della scatola. Su alcune c’erano i suoi nonni da giovani, altre ritraevano zii e prozii che ricordava appena..poi la vide. Una bella signora sui quarant’anni vestita secondo la moda dei primi del Novecento teneva in braccio un bambino paffuto.
    “Quello era tuo nonno!”, disse la nonna di Beatrice ridendo, “e lei ti assomiglia tanto sai? Ma perché ti interessa di lei?”.
    “E’ una lunga storia..”, rispose la ragazza. Fece un bel respiro e raccontò di nuovo la vera storia di Elisa Lorenzi, nata Ristori.
    “Oh santo Cielo!”, esclamò la nonna alla fine, “quindi tu saresti la discendente di una contessa piemontese?!?!?”. Beatrice annuì.
    “Beh, allora dobbiamo trovarti un bel conte!”, disse sua nonna ridendo di nuovo.
    Beatrice arrossì fino alla radice dei capelli e guardò sua madre, che la fissava sorridendo. Sua figlia le aveva detto qualcosa riguardo ad Andrea....

    Il giorno dopo Beatrice ripartì per il Piemonte. I suoi genitori promisero che sarebbero andati a trovarla la settimana seguente, erano curiosi di vedere il luogo da cui proveniva la bisnonna Elisa.
    Per tutto il viaggio Beatrice pensò a quando avrebbe raccontato ad Andrea ciò che aveva scoperto e alla faccia che avrebbe fatto nel sapere che lei discendeva da Elisa e Fabrizio. La ragazza non immaginava di certo che anche Andrea aveva in serbo una grossa sorpresa per lei....














     
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    Durante l’assenza di Beatrice, l’architetto proseguì i lavori all’esterno del castello. Un giorno stava visionando la facciata ovest, quando sentì alle sue spalle una voce conosciuta che lo chiamava.
    “Andrea.”
    Si voltò e davanti a lui trovò suo padre.
    “Papà!”, esclamò sorpreso, “cosa fai qui? La mamma....”.
    “Va tutto bene, stai tranquillo..ero solo curioso di vedere cosa stai combinando qui, e da quel che vedo stai facendo un ottimo lavoro”.
    “Grazie, ma non è solo merito mio....”, rispose Andrea imbarazzato.
    “Sciocchezze, lo so quanto sei bravo..comunque volevo anche parlarti di una faccenda molto importante. Possiamo andare in un posto tranquillo?”.
    Andrea s’incamminò verso il palazzo e suo padre lo seguì.
    Entrarono in biblioteca e si accomodarono su due poltrone, poi Andrea gli offrì un bicchiere di Barolo da una bottiglia che teneva lì per le sue pause di lavoro.
    I due uomini si scrutarono per qualche istante, poi Andrea parlò per primo.
    “Allora, di cosa volevi parlarmi? Se ha a che fare con quel progetto che volevi affidarmi, te l’ho detto, non mi interessa....”.
    “No, non c’entra niente....è una questione privata, di famiglia.”
    “Dimmi....spero non sia niente di grave”.
    “Dipende da come la prenderai..io a suo tempo non la presi bene, per questo non ne ho mai parlato prima”.
    L’uomo si alzò e andò davanti al camino, vide il ritratto di Elisa e Fabrizio e rimase qualche istante ad osservarlo.
    “Quelli sono i Ristori, gli antichi proprietari del castello....vissero nel 1700”, disse Andrea.
    “Lo immaginavo..strano, non gli somiglio per niente..tu invece sì”, rispose suo padre.
    “A chi dovresti somigliare scusa?”, chiese suo figlio senza capire.
    Suo padre tornò a sedersi davanti a lui e riprese a parlare.
    “Ti ricordi di tua nonna Camilla? No, certo..era già morta quando tu sei nato. Forse ti ho raccontato qualcosa di lei da piccolo..sapevi che faceva la crocerossina in guerra?”.
    “Sì, ricordo vagamente qualcosa del genere....perché?”, disse Andrea sempre più confuso.
    “Prima di sposarsi mia madre trascorse alcuni mesi in Piemonte, nell’esercito..veniva da una famiglia borghese e voleva fare qualcosa per gli altri, lei che era abituata ad una vita agiata, senza problemi..così decise di partire per la guerra e fu mandata a Torino, ad assistere i feriti del fronte francese. Era la primavera del 1940. Lì conobbe un ufficiale e se ne innamorò, ma il loro amore fu bruscamente interrotto quando lui fu gravemente ferito in battaglia. Fu riportato a Torino dove lei lo assistette amorevolmente, ma purtroppo dopo alcuni giorni di agonia, lui spirò. Tua nonna tornò a Napoli dove conobbe Tommaso Molinari e dopo alcuni mesi lo sposò.”
    “Capisco....povera nonna, deve aver sofferto....”.
    “Già, anche perché dopo poche settimane dal suo ritorno si accorse di essere incinta di quel soldato, e dopo pochi mesi nacqui io”.
    Andrea spalancò gli occhi e fissò suo padre.
    “Quindi..nonno Tommaso non era il tuo vero padre?!?!?”, esclamò incredulo.
    “Infatti..tua nonna me lo confessò solo poco prima di morire, quando avevo 30 anni. L’ufficiale piemontese si chiamava Federico Ristori”, concluse l’uomo fissando suo figlio.
    “Cosa?!?!? Non è possibile! Stai scherzando!”, gridò Andrea alzandosi di scatto.
    “Ti pare che scherzerei su una cosa del genere? E’ tutto vero, te lo giuro..non ne ho mai parlato a nessuno, neppure tua madre lo sapeva. Gliel’ho detto solo poco prima di venire qui..prova a metterti nei miei panni. Mio padre per me era sempre stato Tommaso Molinari, e un giorno vengo a sapere di punto in bianco che in realtà è un altro uomo....per giunta morto in guerra. Come puoi ben capire ho preferito dimenticare la cosa.”
    Andrea andò alla finestra e fissò un punto lontano nel bosco....suo padre proseguì.
    “Ti prego, non avercela con me per non averti mai detto la verità, ma era qualcosa che io stesso non volevo accettare. L’idea di essere figlio di uno sconosciuto mi faceva stare male. Io un padre ce l’avevo già e non ne volevo un altro....”.
    “Non ce l’ho con te, papà, anzi capisco benissimo. E’ solo che mi sembra incredibile tutta questa storia..sono finito qui, in un posto sperduto e mai sentito nominare prima e oggi scopro di essere il nipote del Conte Ristori! E’ semplicemente pazzesco....”, rispose Andrea tornando a sedersi e passandosi una mano tra i capelli.
    “Lo so, hai ragione..è incredibile, eppure è la verità. Quando sei tornato a Pasqua e hai raccontato del castello e dei Ristori, beh....mi è quasi venuto un colpo. Ma ho deciso di tacere, non ce l’ho fatta a dirti tutto..poi l’ho raccontato a tua madre e lei mi ha convinto a venire qui.”.
    “Papà vieni con me, devo farti vedere una cosa”, disse Andrea e alzandosi uscì dalla biblioteca.
    I due uomini salirono le scale al piano di sopra ed entrarono nella stanza del Conte Federico.
    Andrea aprì un cassetto e tirò fuori delle fotografie che mostrò a suo padre.
    “Ecco questo era Federico....”.
    Nicola Molinari si sedette e guardò le foto con le lacrime agli occhi.
    “Beh, non ho preso molto da lui..somiglio di più a mia madre”, disse l’uomo commosso, “invece tu hai molti tratti in comune con i tuoi antenati”.
    Andrea abbracciò suo padre, che gli ridiede le fotografie di Federico. Poi alzò gli occhi e vide la spada appesa al muro.
    “E quella cos’è?”, chiese al figlio.
    “Era la spada del Conte Fabrizio Ristori, un uomo eccezionale....”.
    I due uomini si guardarono sorridendo, poi uscirono dalla stanza e visitarono il resto del palazzo.
    Verso sera il signor Molinari ripartì, doveva tornare subito a Napoli.
    “Che farai ora?”, chiese al figlio prima di salire sul taxi.
    “Ho quasi finito qui..ancora poche settimane. E poi si vedrà.”, rispose Andrea, “Senti, perché non tornate tu e mamma tra qualche giorno? Io e Beatrice vorremmo fare una bella festa al castello quando avremo finito i lavori. Così la conoscerete....”.
    “Molto volentieri..sono certo che tua madre non vede l’ora. Dev’essere una ragazza speciale....”.
    “Lo è! Allora fa’ buon viaggio.”, rispose Andrea abbracciando suo padre.
    La macchina ripartì e l’architetto rimase a guardarla mentre spariva dalla sua vista....

    Il giorno dopo l’architetto tornò all’albergo dopo la giornata di lavoro, e trovò Beatrice nell’atrio. Era appena arrivata....
    “Amore! Sei qui finalmente!”, esclamò Andrea sollevandola e facendola girare intorno. Lei gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
    “Mi sei mancata tanto!”, continuò lui baciandola di nuovo.
    “Anche tu, sapessi!..Cos’hai combinato in mia assenza?”, disse la ragazza scherzando.
    “Beh, ho buttato giù un muro per sbaglio e..ah, ah, scherzo dai..”, poi diventò improvvisamente serio, “senti, ho qualcosa di incredibile da raccontarti!”.
    “Anch’io! Andiamo di sopra?”.
    Andrea prese la valigia della ragazza e insieme andarono nella sua stanza.
    “Allora, ti sei divertita al matrimonio? Spero che tu non abbia conosciuto nessun ragazzo interessante....”.
    “Cosa? Ah, già..ehm..sai, ti ho raccontato una balla. Non c’era nessun matrimonio..”.
    “Come scusa? Mi hai detto una bugia?!?!? Andiamo bene..”.
    “Prima di arrabbiarti, siediti e ascoltami per favore..la vera ragione per cui sono andata a Firenze è questa..”, e tirò fuori dalla borsa la lettera di Federico che aveva trovato nel sotterraneo.
    Andrea la prese e la lesse velocemente, poi fece un’espressione stupita.
    “Non posso crederci....hanno abbandonato una bambina di tre anni!”, esclamò l’architetto.
    “Lo so, sembra terribile..ma devi sapere che il padre di Federico, e suo nonno, vissero molto tempo all’estero per i loro affari, soprattutto in Francia e Svizzera, per cui si disinteressarono della tenuta, e del resto della famiglia....me lo disse Boldrini durante il viaggio ad Agliè”.
    “E così lasciarono Rivombrosa nelle mani di questo Fabrizio che ne causò la rovina..”, concluse Andrea.
    “Già..si vede che non era molto portato per questo tipo di lavoro”.
    “E sei riuscita a scoprire qualcosa di questa Elisa?”.
    “Sì, guarda qui....”, rispose Beatrice dandogli i documenti trovati nel convento.
    Di nuovo Andrea lesse i fogli che la ragazza gli porgeva e poi la guardò interrogativamente.
    Beatrice si alzò e andò alla finestra, da dove poteva scorgere il castello di Rivombrosa.
    “Ancora non riesco a crederci neppure io, ma Elisa Ristori sposò il mio bisnonno!”, disse la ragazza emozionata.
    Andrea la guardò a bocca aperta, poi si alzò e l’abbracciò forte.
    “Quindi tu discendi da Elisa e Fabrizio?!?!?”, esclamò l’architetto.
    “E’ pazzesco vero?!?!?”, rispose lei.
    “E’ ancora più pazzesco quello che sto per dirti....”.
    “Cosa c’è? Dimmi....”.
    “E’ venuto a trovarmi mio padre ieri. Mi ha raccontato di sua madre che durante la guerra faceva la crocerossina, in Piemonte.”, disse Andrea calcando la voce sull’ultima parola.
    Poi si sedette sul bordo del letto e proseguì.
    “Era il 1940, nonna Camilla incontrò un soldato piemontese e si innamorò di lui..ma questi dopo poche settimane morì per le ferite riportate in battaglia. Lei tornò a Napoli e si accorse di essere incinta, poco dopo sposò mio nonno Tommaso”.
    “E allora? Cosa c’entra tutto questo....”, disse Beatrice.
    “Il soldato si chiamava Federico Ristori”, rispose Andrea fissandola negli occhi.
    “CHE COSA??? Oh Mio Dio!!!”, gridò Beatrice sedendosi sul letto.
    “Non so più cosa pensare te lo giuro! Il Conte Ristori era mio nonno....”.
    “Questa storia è semplicemente incredibile! Insomma, è come se qualcuno ci avesse spinto a venire qui, a ritrovarci....sono stati LORO, ne sono certa! Elisa e Fabrizio dall’aldilà hanno fatto in modo che ci incontrassimo....”.
    Andrea abbracciò la sua ragazza e la strinse forte a sé.
    “Tesoro, io ti amo perché sei tu, e non perché lo vogliono i nostri antenati!”.
    Beatrice si mise a ridere: “Già, adesso siamo pure parenti!”.
    “Questo potrebbe essere un problema, se non fosse che oramai sono passati secoli, e la parentela non è più così stretta....”
    “Perché un problema?”, chiese Beatrice ingenuamente.
    “Ehm, niente..”, rispose Andrea baciandola. Poi cominciò a sbottonarle la camicetta e lei fece altrettanto con lui....la passione prese il sopravvento e i due innamorati si persero l’uno nell’altra.
     
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    I lavori al castello andavano avanti spediti senza intoppi. Ormai non mancava più molto alla fine..Beatrice aveva quasi finito di catalogare tutti gli oggetti trovati nelle stanze del palazzo; un giorno arrivò il sovrintendente Boldrini e insieme decisero come sarebbero stati divisi ed esposti quando il palazzo sarebbe stato aperto al pubblico. Ogni stanza avrebbe fatto riferimento ad un’epoca specifica, con i suoi mobili originali. Nelle stanze al piano di sopra avrebbero esposto i vestiti trovati in teche trasparenti. Beatrice non vedeva l’ora di ammirare di nuovo l’abito da sposa di Elisa in tutto il suo splendore.
    Un giorno, nel pomeriggio tardi, la ragazza stava passeggiando nel corridoio del secondo piano osservando gli affreschi che aveva appena finito di restaurare, per assicurarsi che non ci fosse bisogno di ritocchi. Poi andò alla finestra che dava sul lato nord, e vide Andrea che fuori nel prato stava discutendo con gli operai.
    La ragazza sorrise al fidanzato, che la vide e la salutò agitando la mano.
    Poi notò che in lontananza, oltre le mura medievali, si estendeva un piccolo bosco con al centro un grande albero..non era mai stata là, ora che ci pensava..quell’albero sembrava davvero enorme, e doveva essere anche molto vecchio. Beatrice scese le scale e uscì dal palazzo, dirigendosi verso il retro del castello.
    Andrea la vide arrivare e le corse incontro abbracciandola.
    “Sei stanca? Abbiamo quasi finito qui....tra poco ce ne andiamo”.
    Erano quasi le sette di sera e il sole stava tramontando.
    Beatrice si diresse verso il boschetto mentre la voce dell’architetto la raggiunse.
    “Ma dove vai? E’ pieno di rovi da quella parte....sta’ attenta!”.
    Lei proseguì in mezzo all’erba alta e agli arbusti, finchè arrivò al grande albero che aveva visto dalla finestra. Era davvero enorme, chissà da quanti anni era lì....
    All’improvviso notò delle pietre rettangolari che giacevano lì vicino..si avvicinò e vide che riportavano delle scritte, e dei numeri.. Non si potevano leggere interamente, poiché erano rovinate dal tempo, ma alcune parole si capivano:
    “Fabrizio Federi..Ristori 1738, 177..amore..coraggio....”, era riportato sulla prima delle pietre.
    A Beatrice vennero le lacrime agli occhi, aveva davanti la lapide del Conte!
    Osservò emozionata l’altra lapide, sulla quale poteva scorgere questa scritta: “Elisa Scal..Ristori 175....178.... moglie..madre....”.
    “Oh mio Dio!”, gridò Beatrice. Una mano si posò sulla sua spalla.
    “Beatrice.”, disse la voce dolce di Andrea.
    La ragazza si voltò e si buttò tra le sue braccia.
    “Sono LORO! Sono QUI!”, disse singhiozzando.
    “Mi stavo proprio chiedendo l’altro giorno dove fossero sepolti..li hai trovati! Non piangere su....ora sono felici, sono insieme per sempre!”.
    “Sì....per sempre!”, mormorò Beatrice sorridendo.
    I due ragazzi si alzarono e si fecero il segno della croce davanti alle tombe, poi tornarono verso il castello....

    Finalmente i lavori al castello erano terminati. Era arrivato il sovrintendente Boldrini a visionare il tutto e ne rimase molto soddisfatto.
    “Beh, complimenti davvero ad entrambi. Non avete avuto moltissimo tempo per completare l’opera e neanche tante risorse, ma avete fatto un ottimo lavoro secondo me!”, esclamò felice Boldrini.
    “La ringrazio..adesso che succederà? Quando sarà aperto al pubblico?”, chiese Andrea.
    “Ora verrà nominato il curatore del museo che si occuperà dell’esposizione degli oggetti e dei mobili....speriamo di aprire il palazzo per settembre”.
    “Magnifico!”, disse Beatrice contenta, “non vedo l’ora di tornare qui per la visita guidata....”.
    Andrea si mise a ridere: “Perché, hai bisogno di una guida? Ne sai di più tu....”.
    “A proposito, su suggerimento della signorina Beatrice verrà allestita una mostra degli abiti e oggetti personali dei Conti Fabrizio ed Elisa ritrovati nelle camere..per la maggior parte saranno posizionati nel salone da ballo, gli altri nelle stanze al piano superiore. Ci sembra il modo migliore per far rivivere la storia dei Ristori, e anche l’unico, dato che all’epoca non esistevano fotografie o altro..abbiamo solo il quadro nella biblioteca e gli altri ritratti di famiglia.”, disse Boldrini.
    “Già, è vero..però io ho trovato il modo di far conoscere la storia d’amore tra Elisa e Fabrizio..”, disse Beatrice sorridendo, “ho un’amica che lavora in una piccola casa editrice: le ho fatto leggere il diario di Elisa e lei mi ha promesso che lo farà pubblicare!”.
    “Davvero? E’ fantastico!”, esclamò Andrea. Anche Boldrini era d’accordo con questa idea.
    “Perfetto signorina, forse questo invoglierà ancora più persone a venire qui a visitare il castello. Tra l’altro penso che l’originale del diario lo debba tenere lei, in fondo erano i suoi antenati.”
    “Grazie, signor Boldrini....è molto gentile da parte sua”.
    “Ma fin dove arriva nella storia il diario?”, chiese Andrea.
    “Beh, si interrompe il giorno prima delle nozze di Elisa con Fabrizio..chissà perché poi non ha più proseguito. Forse nel suo nuovo ruolo di contessa e moglie si sentiva diversa, aveva nuove responsabilità...e non aveva più tempo per scrivere..chissà.”, rispose Beatrice.
    “Già, dev’essere così..senta Boldrini, cosa ne direbbe se facessimo una festa qui al castello sabato prossimo? Ci piacerebbe invitare la gente del paese, così potranno rivedere per primi il loro castello, prima che arrivino i turisti.”,disse Andrea.
    “Ottima idea....fate pure, dopotutto qui è anche un po’ casa vostra.”, rispose il sovrintendente sorridendo.
    Poi salutarono l’uomo e tornarono in albergo a telefonare alle loro famiglie, invitandoli a Rivombrosa per quel sabato.
    Chiamarono anche Margherita e Giulio e fecero appendere nel loro pub una locandina che annunciava una grande festa aperta a tutto il paese al castello.
    Intanto Amelia e Bianca si diedero da fare in cucina per preparare un buffet degno di un banchetto reale....

    Il sabato della festa era arrivato.
    Il giorno prima i genitori e fratelli di Andrea e Beatrice erano giunti in paese e le due famiglie si erano conosciute, fraternizzando subito come se fossero vecchi amici.
    Dopo un pranzo leggero tutti quanti si avviarono al castello per partecipare alla visita guidata condotta da Beatrice. C’erano anche Amelia e i suoi figli, Margherita e Giulio e le famiglie degli operai, e ovviamente il dottor Ceppi.
    Quando arrivarono in biblioteca e videro il ritratto dei Conti Ristori, tutti fecero un’esclamazione di stupore, notando la somiglianza con i due ragazzi che avevano restaurato il castello.
    “Beh, era proprio destino!”, disse felice la madre di Andrea guardandoli.
    Già la sera prima aveva deciso che Beatrice era la ragazza giusta per suo figlio, ed ora ne era più che mai convinta.
    Dopo la visita gli ospiti furono liberi di girare per il palazzo e il giardino a loro piacimento, mentre Beatrice e le ragazze predisponevano i tavoli per il buffet della sera....ci sarebbe stata anche un’orchestrina che avrebbe suonato nel salone delle feste.
    Ad un certo punto Andrea si avvicinò alla sua ragazza e le sussurrò in un orecchio: “Seguimi!”.
    Poi la prese per un braccio trascinandola fuori dal palazzo.
    “Ma dove andiamo?!?!?”, chiese Beatrice.
    “Ora lo vedrai..su, cammina!”, rispose l’architetto con un tono che non ammetteva repliche.
    Uscirono dal cancello e s’incamminarono sul sentiero che portava nel bosco.
    Dopo qualche minuto arrivarono davanti al capanno di caccia.
    “Ah, il capanno..me n’ero quasi dimenticata!”, esclamò Beatrice.
    Andrea spalancò la porta ed entrò, seguito dalla ragazza....che si guardò intorno stupita.
    “Ma....cos’è successo qui?!?!?”.
    La polvere e le ragnatele erano sparite e sul pavimento di pietra c’erano dei vecchi tappeti che avevano visto nel sotterraneo del castello. Davanti al camino c’era anche uno dei divani del salone.
    Anche il tetto era stato riparato, così come le finestre rotte.
    “L’ho fatto ripulire l’altro giorno..ti piace?”, le disse Andrea sorridendo.
    “Sì, è bellissimo! Grazie!”, rispose lei stampandogli un bacio.
    Lui le prese il viso tra le mani guardandola teneramente, poi la fece sedere sul divano.
    A quel punto tirò fuori dalla tasca la collana con il pendaglio di turchesi di Elisa.
    “Credo che questa appartenga a te!”, le disse emozionato mettendole la collana.
    “Andrea....ma sei sicuro che possiamo tenerla?”
    “Certo sta’ tranquilla, ho il permesso!”, rispose lui, “Sei bellissima!”.
    “Grazie amore....”, disse lei con le lacrime agli occhi.
    “Beatrice, non posso più stare senza di te! Vuoi sposarmi?!?!?”.
    “Sì! Lo voglio Signor Conte!”.
    Entrambi scoppiarono a ridere, poi all’improvviso Andrea la baciò appassionatamente..

    Dopo circa un’ora tornarono al castello, dove la festa era in pieno svolgimento. Erano arrivati anche parecchi abitanti del paese, l’orchestra suonava e diverse coppie ballavano nel grande salone. Altri ospiti preferivano abbuffarsi con le buone pietanze preparate da Amelia.
    Anche Andrea e Beatrice ballarono un valzer, poi quando la musica finì l’architetto andò al centro della sala e disse con voce imperiosa:
    “Ehm, scusate..vorrei la vostra attenzione. Ho un annuncio da fare..questa splendida ragazza mi farà l’onore di diventare mia moglie!”, disse emozionato.
    Subito tutti i loro parenti e amici si avvicinarono a loro per fare le congratulazioni..
    “E dove vi sposerete?”, chiese Margherita felice.
    “Beh, non ne abbiamo ancora parlato ma..se fosse possibile potremmo farlo qui a Rivombrosa!”, disse Beatrice guardando Andrea.
    “Secondo me si può..vedremo, sarebbe stupendo!”, disse lui eccitato.
    Poi tutti quanti fecero un brindisi in onore dei futuri sposi..

    Ormai era quasi mezzanotte e quasi tutti se ne erano andati a casa.
    Beatrice era sul terrazzo e guardava fuori nel parco del castello, pensando a come sarebbe cambiata la sua vita nei mesi a venire..dovevano decidere dove andare a vivere e cosa fare nel futuro, ma ci avrebbero pensato con calma.
    All’improvviso nel buio della notte vide due luci in lontananza, andavano verso il retro del castello e la ragazza le fissò come ipnotizzata..poi ebbe come una folgorazione. Corse nel salone e chiamò Andrea.
    “Vieni con me! Subito!”, gridò la ragazza.
    “Perché? Che succede?”.
    Entrambi corsero fuori dal palazzo verso il lato nord.
    Le luci stavano andando verso il boschetto con il grande albero....
    “E quelle cosa sono?!?!?”, esclamò Andrea.
    I due ragazzi si addentrarono tra i rovi finchè giunsero davanti alle tombe.
    Beatrice si aggrappò al fidanzato che la strinse stretta a sé.
    Entrambi non osavano fiatare..davanti a loro e dietro le lapidi Elisa e Fabrizio li guardavano sorridendo..poi Elisa alzò la mano in segno di saluto e Beatrice fece altrettanto. Le due figure eteree scomparvero..e Andrea e Beatrice si diedero un bacio. Poi tornarono silenziosi verso il castello.

    A settembre di quell’anno Andrea e Beatrice tornarono a Rivombrosa per sposarsi. Avevano ottenuto il permesso di celebrare il matrimonio civile al castello, prima che fosse aperto al pubblico.
    Boldrini regalò ad Andrea l’anello con il sigillo che era appartenuto al Conte Fabrizio.
    Intanto erano andati a vivere a Roma, dove Andrea aveva accettato un incarico al Ministero dei Beni Culturali....mentre Beatrice si era presa una pausa, dal momento che era incinta. L’anno dopo nacquero due gemelli, che chiamarono, indovinate un po’.., Fabrizio ed Elisa!
    Il diario di Elisa fu pubblicato e divenne il caso editoriale dell’anno. Rimase per parecchi mesi in testa alle classifiche di vendita, finchè un famoso produttore cinematografico decise di farne un film, che ebbe un successo strepitoso. Grazie ad esso migliaia di persone andarono in Piemonte per visitare il luogo dove si era svolta quella bellissima storia d’amore.
    La magia di Rivombrosa era tornata.
    Andrea e Beatrice andarono anche in televisione per parlare della loro incredibile storia..e quando i gemelli furono grandi abbastanza li portarono a Rivombrosa per fargli conoscere il luogo dove i loro genitori e i loro antenati si erano innamorati.


    FINE












     
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    ho terminato di rileggerla questa sera..è troppo bella, cara!E ti ringrazio ancora di avervi inserito qualche tratto della mia EDR6 e 7..non so..mi sembra che così sia tutto più..vero!
    un bacio
    cinzia
     
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  7. valedr
     
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    grazie Cinzia, adesso aspettiamo le tue varie EDR anche su questo forum...
     
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21 replies since 9/4/2008, 21:20   671 views
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